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FRANCESCO TORRISI

Funzionalità e bellezza …..alleate?

Accade in Islanda un Paese noto per i suei paesaggi da favola.

Che cosa si sono inventati per rendere ….”all’altezza” i tralicci elettrici?

Hanno coinvolto l’inventiva degli architetti per affrontare e risolvere il problema, e quello della foto è lo splendido risultato.

  

Chapeau !

E se seguissimo la stessa strada? Non è che il …”buffo stivale” sia da meno quanto a paesaggio….

La bellezza è una “prescrizione” che potrebbe entrare nei requisiti delle nuove opere no?

FRANCESCO TORRISI

09 Nov 2017 in Ambiente

6 commenti

Commenti

  • Grazie Francesco di averci fornito l’occasione di soffermarci un attimo sulla ‘necessità’ di bellezza che è in tutti noi, seppure in ciascuno diversa, e che era già emersa, in un altro contesto, parlando dell’ architettura dei centri commerciali.
    Se è vero che il cercare di coniugare funzionalità e bellezza è un problema vecchio di un secolo come minimo, è soprattutto in questi ultimi decenni che si è fatto più pressante: la necessità di sfruttare fonti energetiche alternative ha comportato un ripensamento sul nostro uso delle risorse del pianeta con la conseguente adozione di soluzioni nuove, ma è indubbio che tali soluzioni abbiano un violento impatto sul paesaggio. In Italia ci sono circa 200 parchi eolici per un totale di 6484 aerogeneratori. Questi parchi sarebbero dovuti essere costruiti nelle zone più ventose della penisola, in quanto necessitano di venti costanti ed un minimo di 2800 ore di vento annue, ma in realtà i criteri di scelta delle aree sono stati altri. Così abbiamo un parco eolico a ridosso della Valle dei Templi di Agrigento, un altro alla periferia di Matera – patrimoni UNESCO – e ancora altri, quali quello di Apecchio e quello di Mercatello sul Metauro sui colli tra Umbria e Marche, che con i loro pali e le loro pale feriscono a morte la bellezza del paesaggio. Senza contare che nel nostro paese questi generatori sono sottoutilizzati: solo il 40 / 50 % sono accesi. Fortunatamente qualcuno si è reso conto della ‘grande bruttezza’ di tali pali e ha trovato soluzioni alternative: probabilmente di minor potenza – ma il problema potrebbe essere risolto, forse, installandone un numero maggiore, dato che le apparecchiature proposte sono di dimensioni ridotte – ma, secondo alcuni, meno impattanti sul piano estetico.
    Tra le alternative una delle più apprezzate dagli addetti ai lavori è l’ Arbre à Vent, che “dovrebbe” somigliare a un vero albero, ma al posto delle foglie ha microturbine eoliche di color verde.
    https://www.greenme.it/images/stories/Energie/albero_vento2.jpg
    Senza contare i danni che i generatori recano all’ avifauna, sia diretti ( per collisioni) sia indiretti ( per modificazione degli habitat e disturbo continuo). E dagli scarsi esiti mi pare la soluzione proposta da alcuni ricercatori di un’ Università britannica di dipingere i generatori con vernici colorate per renderli più gradevoli e per tener lontani gli insetti, che costituiscono il cibo dei volatili, e che, a quanto pare, sono particolarmente attratti dal bianco. Se sui crinali vediamo le pale, in terra ci sono i pannelli fotovoltaici. Dove un tempo c’erano gli ulivi, gli agrumi, i pomodori, le viti e gli alberi ora ci sono i pannelli fotovoltaici. Che belli non sono, utili forse, costosi di certo. Per quelli posati sui terreni agricoli l’estetica può non essere prioritaria, ed ecco allora che sono apparsi progetti ed idee alternative per i pannelli destinati all’ uso urbano. Dall’ ‘albero’ (un altro!) presentato alla The Greenergy Design Exhibition, nei cortili dell’Università degli Studi di Milano (2008)
    https://inhabitat.com/files/solar-tree.jpg
    al ‘girasole’ che costituisce la copertura dell’ edificio centrale dell’ Eden Project (Cornovaglia), in cui i pannelli sono disposti come i fiori interni del girasole, secondo la sequenza di Fibonacci.
    http://c7.alamy.com/comp/B4TYKP/pv-panels-on-roof-eden-project-st-austell-cornwall-uk-B4TYKP.jpg
    Per quanto riguarda i tralicci, mi unisco al tuo Chapeau ! agli islandesi.

  • Non so, Francesco, se in Islanda abbiano coniugato funzionalità e bellezza (a me quei tralicci sembrano dei mostri).
    Quello che so – e mi riferisco all’analisi di Elena – è che in Germania e nei Paesi scandinavi si vedono pale eoliche ovunque, mentre in Italia, ogni volta che si propone di collocare delle pale eoliche insorgono gli ambientalisti.
    Sarà che in altri Paesi la classe politica è più attenta a coniugare funzionalità e ambiente (non ho alcuna conoscenza nel merito), sarà perché a noi forse non arrivano gli echi delle proteste d’oltralpe degli ambientalisti, ma è un fatto che l’obiettivo dell’energia pulita viene perseguito con determinazione.
    E’ troppo per l’Italia, una volta che si tratta di prendere decisioni che hanno un impatto ambientale, chiedere un tavolo con le associazioni ambientalistiche? O questo è già una prassi?

    • In Germania e nei Paesi scandinavi non solo le pale eoliche sono disseminate dappertutto ma anche le centrali nucleari sono ovunque. Non mi risulta che la popolazione abbia mai protestato più di tanto, mentre in Italia come sappiamo c’è stato un referendum e gli italiani, almeno per una volta, sono stati i primi della classe: hanno detto NO, grazie.

      Certo nel 1987 abbiamo agito tutti sull’onda della tragedia di Chernobyl. Credo tuttavia che anche oggi bocceremmo il nucleare che, in tutti questi anni, si è rivelato una pratica fallimentare tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello degli impatti ambientali e della pericolosità per la salute. Un fallimento dimostrato inequivocabilmente dal fatto che quasi tutti i paesi maggiormente sviluppati tecnologicamente hanno smesso d’investire in questo senso e una grande parte delle 439 centrali nucleari esistenti nel mondo non verranno sostituite quando a breve smetteranno di essere in esercizio. Un fallimento dimostrato dal fatto che nessun paese al mondo ha la benché minima idea di come gestire le scorie radioattive che verranno lasciate come un’eredità di morte sulle spalle delle future generazioni. Un fallimento dimostrato dal fatto che perfino il più banale incidente all’interno di una centrale atomica rischia di essere prodromico di un disastro di proporzioni inenarrabili.

      Il mantra di certa politica che vorrebbe l’energia più costosa perché non abbiamo il nucleare ormai non “tira” più. Basta guardare attentamente la bolletta: se il costo totale è 10, il consumo è 4 (se va bene) e 6 sono le tasse. L’energia in Italia costa di più (come tutto il resto) perché le aziende che la vendono sono dei predatori lasciati liberi di colpire.

      Quanto alle renne-traliccio islandesi credo stiano bene in Islanda dove ci sono spazi infiniti e paesaggi primordiali. Ma in Italia, dove ogni cinque metri c’è un condominio, un ecomostro targato Coop, un raccordo anulare, macerie di aree dismesse, o terremotate, non farebbero la stessa figura. Sarebbero scheletri tra altri scheletri. Meglio ancora le pale eoliche.

    • In quanto a mascheramenti si può far di meglio. Purtroppo la mia bilocazione abitativa mi porta a magnificare a ogni ritorno quanto si fa nell’una o nell’altra residenza, ma comunque nella “mia baia terronica” il ripetitore della TIM è un bellissimo albero al vertice del crinale collinare. Per le paole eoliche ho sentito parlare di torri del vento (vedi caso stesso concetto di quelle orientali) con la turbina interna coassiale. Certo, si perde in efficenza, ma quante di più se ne potrebbero fare, anche per uso domestico, coerenti con il paesaggio? Somiglerebbero alle ciminiere per le cotture ad alta temperatura di una volta. E qualche imitazione di mulini a vento, sempre per appassionati e piccole produzioni, no? Romanticismo e produzione… con qualche costo in più e una resa a livello familiare o di ristorazione, azienda agricola. Tutto spazio per la creatività di giovani ingegneri! Ne facciamo un concorso?

    • I paesi nordici hanno scelto di credere nelle energie alternative e di investire su di esse. Hanno pertanto optato per l’utilizzo dell’ energia eolica, oltre a quella solare, installando le pale in zone opportune, lontano dai centri abitati e da siti monumentali. Inoltre una parte consistente dell’ energia elettrica prodotta deriva dagli impianti off-shore, che in Italia sono del tutto assenti. Bisogna anche riconoscere che in questo sono stati favoriti dalla posizione geografica e quindi dalle condizioni atmosferiche. Inoltre in Germania, in Danimarca, in Inghilterra, una certa frazione, tipicamente il 20% della proprietà degli impianti eolici è per legge offerta in quota alla popolazione locale, a cooperative, ai contadini, i quali così partecipano agli utili di quella produzione di energia. In Italia è capitato che la creazione di parchi eolici fosse uno strumento per coprire affari non propriamente puliti. E poi il problema è sentito e affrontato in sinergia tra governi, enti locali e associazioni ambientalistiche, altrimenti certi risultati, come il fatto che in alcune giornate dell’ estate scorsa la Danimarca aveva visto il 100% della sua domanda coperta da energia eolica e solare, non sarebbero potuti essere raggiunti. D’ altro canto il nostro governo sembra che in questo momento abbia “ben altri” problemi da affrontare …
      Le renne-traliccio mi hanno molto incuriosito ( sono, comunque, una forma d’arte, chiamata ‘electric art’ creata da un’artista bulgara, Elena Paroucheva nel 1999 ). Dopo una breve ricerca ho scoperto che: 1) Le renne-traliccio sono state ideate nel 2012 da un gruppo di designer moscoviti, ma mai realizzate ( le immagini che circolano sul web sono quelle del concept ). Avrebbero dovuto essere utilizzate in occasione delle Olimpiadi invernali di Sotchi del 2014.
      2) Questi designer si erano ispirati alle creazioni di The Land of Giants, degli architetti Jin Choi e Thomas Shine, del 2010, tralicci antropomorfi in acciaio inossidabile, vetro e cemento alti 30 metri studiati per ridurre l’ impatto ambientale degli elettrodotti sugli ampi pianori islandesi . Ma all’ultimo momento il governo islandese, pur apprezzando e premiando il progetto, rinunciò alla sua realizzazione. 3) L’ immagine di sfondo del titolo del post di Francesco è il rendering di tale progetto.

  • Grazie, Elena, per le preziose informazioni.
    A proposito di coinvolgimento delle associazioni ambientalistiche, mi viene in mente la lunga contesa del progetto cava al Pianalto.
    Lo chiedo a Franco che ha seguito personalmente, come appartenente a una associazione ambientalistica, il caso, chiedo: la Regione Lombardia, o meglio la Provincia, ha coinvolto – e come – dette associazioni?
    Se non ricordo male, no perché sono state queste associazioni che hanno fatto ricorso e in prima istanza hanno avuto vittoria.

    E chiedo a Elena di aiutarci, visto che conosce bene le esperienze di altri Paesi, di suggerire delle idee utili quando si dovranno affrontare casi analoghi: la nostra mission (non mi stanco di dirlo) è quella di contribuire a risolvere positivamente i problemi della nostra comunità, anche il non facile connubio tra funzionalità e bellezza.
    Il nostro territorio ha una bellezza che dobbiamo salvaguardare.

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