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FRANCESCO TORRISI

La Legge sulla cittadinanza

Il post di rita@rame (al secolo Rita Remagnino) dal titolo “Ius soli?” ha suscitato molto interesse nei bloggers ed è indubbiamente tema che merita un’evidenza commisurata alla portata dell’argomento. Per questa ragione ho ritenuto dedicare alla <Legge sulla Cittadinanza> l’evidenza di “editoriale” schematizzando il portato del provvedimento così come è approdato alle ….soglie del Senato:

  • come capita purtroppo troppo spesso la Legge sulla cittadinanza, approvata dalla Camera a fine 2015 da allora è “impantanata”, in attesa di essere esaminata dal Senato (dove la maggioranza ha numeri molto più risicati). Malcostume oramai purtroppo divenuto usuale nelle nostre Camere!
  • La Legge sulla cittadinanza, la n.91 del 1992, che appunto ha citato Rita ( lei la conosce assai bene, per lavoro, la materia) si basa sullo ius sanguinis” : un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Se i genitori sono stranieri, il bambino partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”. Chiaro che escluda per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia, e leghi la loro condizioni a quella dei genitori (il cui permesso di soggiorno nel frattempo può scadere, e costringere tutta la famiglia a lasciare il paese). Dal ’92 poi la casistica connessa con l’esodo di massa dall’Africa, si è ovviamente arricchita , in modo allora del tutto imprevedibile
  • La possibile nuova legge, “parcheggiata” alla soglia del Senato, introduce soprattutto due nuovi criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni: lo ius soli (cosidetto “temperato”) legato al territorio, e, come percorso paralleo, lo ius culturae legato all’istruzione.
  • Lo ius soli “temperato” prevede che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trovi legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve inoltre: 1) avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; 2) deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; 3) deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.
  • Percorso alternativo previsto dalla 91 è quello dello ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.

Gli “interessati” a questo provvedimento legislativo, secondo valutazioni fatte da Istituti specializzati, sono bambini/ragazzi valutabili numericamente sopra il mezzo milione di individui, è chiaro quindi che il provvedimento è più che opportuno che venga valutato attentamente in tutte le sue possibili implicanze.

La strada che però si è (non) scelto di percorrere viceversa è quella del ….non decidere nulla, lasciando che un provvedimento approvato da un ramo del Parlamento (la Camera dei Deputati) si fermasse, in sosta a tempo indeterminato sulla soglia di ingresso all’altro ramo ( il Senato).

FRANCESCO TORRISI

27 Nov 2017 in Società

15 commenti

Commenti

  • Mi permetto di osservare che lo “ius sanguinis” non c’entra nulla con lo “ius soli”. Riguarda, ad esempio, l’argentino che “reclama” la cittadinanza italiana (una volta, adesso non più) in virtù del fatto che il suo bisnonno era un migrante italiano in Argentina. Scatta a questo punto la procedura, assai lunga perché bisogna ricostruire l’albero genealogico della famiglia, e molti documenti nel frattempo si sono persi nel nulla. Se tutto va bene gli adempimenti burocratici del caso, tra apostille e traduzioni consolari, durano anni.

    Che lo straniero nato in Italia debba risiedervi “legalmente e ininterrottamente” fino alla maggiore età mi sembra il minimo. Cosa fa: nasce in Italia, vive in Francia e poi in Bulgaria, infine torna in Italia a chiedere la cittadinanza? Ma, in che film?

    Premesso che mantenere da 0 a 18 anni la cittadinanza d’origine non succede praticamente mai perché il genitore straniero dopo 10 anni di permanenza in Italy riceve la cittadinanza, estesa di default ai figli minori conviventi, resta da scoprire quali sarebbero i fantomatici “benefici” da cui sarebbero esclusi “migliaia di bambini”. Di cosa stiamo parlando, esattamente? Da cosa sarebbero esclusi i bambini stranieri? Scuola? Mense? Sanità? Bonus? Cosa? Si può sapere di che cavolo di “benefici” si sta parlando? I nostri italianissimi figli quali “benefici” avevano più degli altri prima della maggiore età? Noi, che benefici avevamo? Qualcuno è in grado di fare un elenco?

    Lo “ius culturae” come sa qualsiasi “immigrato” da una diversa regione italiana, e non parlo dell’Africa, che è ancora peggio, è un’invenzione del politichese moderno che non significa assolutamente nulla. Mi cito ad esempio: sono arrivata a Crema a diciannove anni, ho frequentato l’università a Milano, ho soggiornato a lungo all’estero, sono tornata a Crema (dove peraltro sto benissimo), adesso vado e vengo, ma sono e sarò sempre genovese, lo è il mio modo di pensare, di mangiare, di essere, di pormi con l’esterno, tutto. Come ben sapevano i saggi di una volta ci vogliono secoli e millenni per fare una “cultura”. Non basta aver fatto l’asilo a Londra per diventare londinesi, o le medie a Parigi per essere parigini. Si può imparare una lingua, ovvio, anche due o tre, ci si può in parte adeguare agli usi e costumi del luogo in cui si è, ma la “cultura” è tutt’altra cosa. La cultura è profonda e pesca nell’animo, non perché l’abbia deciso qualcuno, è fatto così l’essere umano. Prova ne è il fatto che nelle megalopoli di tutto il mondo ci sono città nella città. I vari quartieri etnici mantengono da oltre un secolo le tradizioni della terra d’origine, e guai a chi gliele tocca. I gruppi convivono nella stessa area geografica mantenendo rapporti civili di buon vicinato ma ognuno si tiene stretta la sua cultura, com’è giusto che sia.

    Lo ius soli “temperato” è un’altra cosa che non si capisce dove voglia andare a parare.
    1) il permesso di soggiorno cosiddetto “per motivi umanitari” ormai ce l’hanno in tasca tutti, anche i senza fissa dimora, e di un lavoro naturalmente neanche a parlarne;
    2) avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale significa (centesimo più o meno) di euro 448,07 mensili. E’ chiaro che in questo caso la famiglia di 4-5 persone (meno non sono mai) vive di bonus erogati dallo Stato;
    3) l'”idoneità alloggiativa” prevede, ad esempio, che 6 persone possano vivere in 76 mq., e così a scalare, persone e mq., non aggiungo altro;
    4) conosco molto bene i test di lingua italiana, e anche qui non aggiungo altro. Per non parlare dei giuramenti di cittadinanza ordinari dove lo straniero non riesce neppure a pronunciare “giuro di essere fedele alla repubblica …. ecc. ecc.”.

    Le cose che hai scritto Franco, e, immagino, che hai trovato su qualche sito che “perora la causa” sono già state dette e ridette, sentite e risentite, ma non è che a furia di ripeterle poi stanno in piedi. Sapendo di ciò che parlo, te lo dico col cuore, avrei preferito sentir dire a certi politici che si riempiono la bocca di ciò che non sanno che l'”urgenza”dello ius soli era dettata da motivi politici (che è la sacrosanta verità) invece di assistere a equilibrismi giuridico-amministrativi che possono solo arrecare danno ai cittadini.

    Non vendo il Folletto e non devo essere eletta, perciò non ho la necessità di convincere nessuno. Mi limito solo a ribadire ciò che ho detto nell’altro post: se si vuole davvero sapere come stanno le cose si prendano le informazioni alla fonte, ovvero agli uffici cittadinanza delle prefetture e dei comuni, e si lascino bollire i vari demagoghi e “passionari” delle più disparate associazioni nel loro brodo. E’ la cosa più saggia da fare.

    Fuori dai denti, se vuoi l’opinione di un addetto ai lavori, io credo che l'”urgenza” dello ius soli sia dettata, oltre che dal tentativo disperato di ricompattare il Pd, dalla necessità di “smaltire” una quota consistente di stranieri presenti sul territorio italiano. Lo Stato (doveva pensarci prima) solo adesso comincia a capire che la bomba-stranieri è in procinto di esplodere. Quindi, più stranieri avranno in mano un passaporto italiano e più se ne andranno altrove quanto prima. Visto che il discorso “quote” in Europa è miseramente fallito gli italiani, da buoni italiani, stanno “tirando il pacco” ai cugini d’Oltralpe che, in virtù di Schengen, non potranno impedire a dei cittadini (ormai) italiani l’ingresso nel loro Paese.

  • ….no, Rita, nessun “sito che perora la causa”, la fonte!
    Ho fatto un minimo di “inquadramento” normativo e riportato quanto prevede il disegno di legge ….parcheggiato all’ingresso del Senato.
    Io non peroro un bel niente Rita! E nemmeno ho espresso in questa sede (di redazione) il mio parere in merito.
    A questo proposito, anzi, ulteriormente riporto di seguito il link al documento ufficiale del Senato:
    http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00940816.pdf
    che….”asettico” più di così non si può!
    Tu hai perorato a più riprese, con ampia documentazione anche di vissuto personale: benissimo!
    L”apporto personale dei bloggers, è tutto quello che serve al Blog per approfondire l’argomento. Ce ne fossero di interventi articolati e …dichiarati come il tuo!
    Come redazione , mi ripeto, ho ritenuto utile “andare sui fatti” in discussione, guardandomene bene dal non “perorare” alcunche!!!
    Poi, magari tra i commenti dirò anche la mia….

  • Non mi riferivo alla tua personale posizione, Franco, che legittimamente esprimi come meglio credi, ma proprio al disegno di legge parcheggiato al Senato che, appunto, perora la causa. Tutto è, fuorché neutro.

    Immagino che sia eufemistico definire “asettico” un testo che sostiene che la mancata applicazione del “suo” ius soli “esclude per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati in Italia ….”, eccetera eccetera.

    Da chi/cosa sarebbero esclusi questi bambini?

    Qualcuno può fare un elenco delle …. “discriminazioni” attualmente in atto?
    Per usare una celebre frase: chi sa parli.

    • …mi preme chiarire: il mio obiettivo, Rita, come Redattore del Blog era quello di proporre “asetticamente” il contenuto del disegno di legge fermo all’ingresso del Senato, in modo che ognuno possa esprimersi nel merito con cognizione di causa.
      La “mia posizione” rispetto al disegno di legge, io proprio non l’ho espressa affatto.
      Certamente il disegno di legge è frutto di una serie di “aggiustamenti” politico/partitico/culturali che non lo possono rendere “neutro” rispetto al problema “cittadinanza”!
      Cosa poi persegua, “perori” quell’articolato, frutto ripeto di aggiustamenti e riaggiustamenti nei reiterati lavori di Commissioni parlamentari, è oggetto della valutazione di chi esamina gli atti che, appunto mi è sembrato necessario riportare.

  • Ma certo! Il mio discorso era un altro: non facciamoci “infinocchiare” dal disegno di legge presentato da una ben precisa parte politica per altrettanto ben precisi scopi.

    La cosa migliore in questi casi è guardare alla realtà dei fatti: 1) la legislazione italiana ha già previsto una corsia preferenziale per gli stranieri nati in Italia? risposta: SI; 2) i detti stranieri vengono in qualche modo “discriminati” durante il periodo in cui mantengono la cittadinanza di un altro Stato e risiedono in Italia? risposta: NO.

    Il resto son chiacchiere da Montecitorio in cui i cittadini (una microscopica minoranza, per la verità) si lasciano trascinare. Per alcuni anni questi bambini non possono avere il passaporto italiano (che poi, è questa l’unica cosa che non hanno)? Beh, si può chiedere all’80% degli italiani senza passaporto come si vive senza avere nel cassetto il prezioso libretto amaranto.

  • Io, Rita, ti rinnovo l’invito: sei sei davvero convinta delle tue argomentazioni (perché le altre sono “chiacchiere” e perché non vuoi farti “infinocchiare” dal disegno di legge), ti aspetto questa sera al centro S. Luigi, alle 20,45 ad ascoltare Paolo Bonetti, professore di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca sul tema “L’acquisto della cittadinanza italiana come strumento di inclusione sociale degli stranieri”. In quella sede potrai avanzare le tue argomentazioni.
    Mi piacerebbe davvero assistere a un bel match tra te e il professore di Diritto Costituzionale: magari sarai tu a uscire dalla prigione delle tue certezze incrollabili, o magari sarà lo stesso professore a uscire dalla sua prigione (schiavo, inconsapevole, di qualche Potere occulto?).
    I presenti avrebbero tutto da guadagnare ascoltando “argomentazioni a favore” (e ce ne sono a favore: non è la prima volta che Franco Torrisi elenca le “ragioni” della legge) e le “argomentazioni contro”.
    Così chiariremo meglio le idee. Tutti. Magari anche tu stessa!

    • Piero, non so se tu parli di Heidegger con il tuo idraulico, o se lui parla di sifoni con te, ma non ho dubbi, in tal caso, che le vostre conversazioni siano inconcludenti. Lasciamo pure che il professore di diritto costituzionale tenga la sua lezione (a pagamento?) sulla proposta di legge attualmente depositata in Senato ed esprima il suo pensiero, dopotutto siamo in un Paese libero, ma qualsiasi cosa dirà non può cambiare la semplice realtà dei fatti:
      1) la legislazione italiana ha già previsto una corsia preferenziale per gli stranieri nati in Italia che viene quotidianamente applicata;
      2) i bambini stranieri che per qualche anno (mai più di una decina) risiedono in Italia avendo una diversa cittadinanza vivono come tutti gli altri.

      Se davvero dovessi disputare un match con qualcuno lo farei con un collega, magari più esperto e informato di me, non certamente con una persona che fa tutt’altro nella vita. Non sarebbe onesto. Tu faresti un match filosofico con il tuo idraulico? Perché io dovrei farlo col prof di diritto costituzionale?

      Trovo anche francamente offensivo che mi si dica che “devo chiarirmi le idee” su quello che è stato per decenni il mio lavoro. Sarebbe come se io dicessi a te, Piero, che ti pagavano al liceo per giocare ai birilli. Ma è così difficile capire che le “argomentazioni a favore” e le “argomentazioni contro” il progetto di legge sullo ius soli, comprese quelle del prof vattelapesca, sono politiche e ideologiche?

      Oppure ti aspetti, Piero, che stasera il prof neghi l’esistenza della Legge 91/92?

      Siamo già arrivati al negazionismo?

  • Piero, perché invece di tirare in ballo qualcun altro non cominci TU a esternare la tua opinione? Oppure ti rendi conto, con grande disappunto, che le ferree, precise e taglienti argomentazioni di Rita hanno “ucciso” qualsiasi possibilità di dibattere l’argomento?

  • Mi viene da pensare al mio amico iraniano Dawood, che ha scritto anche sul blog, che fino a 12 anni in Italia andava in parrocchia, senza dar peso alla religione dei genitori. A 14 in più maniere gli è stato fatto pesare il suo “esser diverso”. Se ne è tornato in Iran, e, divenuto professore di ingegneria aerospaziale giovanissimo, parla quattro lingue, fa lo scrittore, è interprete governativo (l’abbiamo ascoltato anche alla RAI), conduttore di emittente televisiva e un sacco di altre cose. Abbiamo perso un ingegno estero e continuiamo a perderne di nostri.
    Quindi sullo ius culturae direi che non ci piove: gli “altri” sono a caccia di gente che ha studiato! Sul resto posso comprendere una certa prudenza, ma i paletti sono già talmente rigidi che non vedo cosa altro si possa obiettare.
    In generale poi ricordiamo che l’Italia è stata grande in quanto ibrida (a Roma girava un milione di abitanti multicolori) e nel suo irrigidirsi sta perdendo la sua grandezza. Ricordiamo che una delle radici più produttive della nostra economia lombarda del boom dopoguerra è stato costituito dalle famiglie miste veneto-campane che spontaneamente si formavano nelle “coree”, alcune proprio nel nostro territorio.
    L’unico limite è l’equilibrio demografico stabile, possibilmente anzi commisurato all’offerta di lavoro, e quindi allo stato deve essere negativo, come dovrebbe essere in tutto il mondo e sempre più così sarà spontaneamente, ma troppo tardi purtroppo.

    • Ma il tuo amico Dawood è iraniano “cientoppeciento”, come diceva Abbantatuono, e giustamente dopo il suo periodo di formazione se n’è tornato in Iran. Lo ius culturae è un concetto che non esiste in realtà, gli hanno appiccicato un termine latino nel tentativo di dargli importanza, ma è fuffa. Ci vogliono millenni per miscelare culture diverse.

      In questi ultimi anni l’Occidente ha addestrato le masse (i motivi sono noti) a rabbrividire davanti alla parola “diverso”, quando invece non c’è maggiore ricchezza della diversità, che è la cosa più vicina a “umanità” che esista al mondo. Ad esempio la nostra “fratellanza”, Adriano, è stata resa possibile anche dal fatto che tu sei napoletano/romano e io genovese e quando siamo insieme “misuriamo” le nostre “diversità” e ne ridiamo. Sarebbe stata la stessa cosa se fossimo stati cloni imbottigliati da una corazza bianca come i soldati di “Guerre Stellari”? Una saga cinematografica profetica. E poi dicono che la fantascienza è un genere che non insegna niente ……

      Per quanto mi sforzi, non vedo similitudini concrete tra i fenomeni migratori Italia-Italia del dopoguerra e l’Italia-Africa di oggi: un tempo i braccianti del sud venivano al nord per entrare in fabbrica; gli attuali ragazzotti di colore arrivano in Italia per accedere al welfare, fare jogging con cuffiette e smartphone, rompere le scatole al prossimo nei parcheggi, spacciare e prostituirsi. Le ragazze semianalfabete che negli Anni ’50-’60 arrivavano nel cremasco dalla provincia di Chieti per convolare a nozze con contadini semplici e altrettanto incolti, avevano ben chiaro in mente un progetto-famiglia, non andavano a battere sulle strade statali per arricchire la mafia nigeriana o slava. Nel primo caso avveniva un processo di aggregazione sociale mentre nel secondo c’è soltanto dis-gregazione. Ecco perché non li si può paragonare.

  • Io, Rita, mi sono permesso di insistere sul “metodo”: il “confronto” (il dialogo non tra sordi come quello a cui normalmente assistiamo tra politici di schieramenti diversi) è salutare per tutti perché ci arricchisce, perché ci fa vedere l’altra faccia della medaglia, gli altri “punti di vista”.
    Personalmente (lo ribadisco) posso dire che CremAscolta mi ha fortemente stimolato a rivedere le mie posizioni su molti temi: proprio grazie all’ascolto del punto di vista degli altri.

    Il professore di diritto costituzionale (non pagato da nessuno!) si è soffermato a lungo sulla legge 91/92 che tu continui a citare (ha dedicato più tempo a questa legge che all’attuale disegno di legge), legge di cui ha sottolineato pregi (è già previsto lo “ius soli” per i figli – nati in Italia – di ignoti e di apolidi) e incongruenze sotto il profilo giuridico e, nello stesso tempo ha pure sottolineato un difetto rilevante dell’attuale disegno di legge (che riguarda la domanda fatta da un solo genitore), difetto che secondo lui potrebbe essere considerato anti-costituzionale.
    La sua analisi, ricchissima anche di flash storici (lo ius soli introdotto dalla Francia dopo la falcidie di giovani in seguito alle guerre dei due Napoleoni, ha fatto letteralmente grande la Francia), è stata pacata, equilibrata, senza risparmiare critiche a nessuno.
    Ti confesso: non ha “infinocchiato” nessuno dei presenti alcuni dei quali gli ha sottoposto gli argomenti contrari al disegno di legge.
    Se fossi stata presente, ti saresti arricchita anche tu.

    • Benissimo, quindi stavamo dicendo la stessa cosa.

      Ho scritto “non facciamoci infinocchiare dal disegno di legge”, non dal prof, che non so chi sia e che, a quanto pare, la pensa come me. O meglio, che conosce la legge.

      Comunque è interessante questo cambio di bandiera: se io dico che lo ius soli esiste già le mie parole vengono messe in dubbio e mi si consiglia di “chiarirmi le idee”, ma se lo dice il prof “pacato ed equilibrato” che viene da Milano, si sa che i prof hanno sempre ragione, allora è vero. Fantastico.

  • “… si sa che i prof hanno sempre ragione …”: personalmente, frequentando questo blog, non mi sono fatto questa idea.

  • ….anch’io, prof!!!!!

    • Era ironico e riferito ai prof che fanno “consulenze” e ci hanno governato, che dio ce ne scampi e liberi. Hanno fatto piu’ disastri le loro teorie di una crisi economica.

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