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RITA REMAGNINO

Alce Nero in Paradiso

Continua l’azione politica di Bergoglio che per bocca dei vescovi statunitensi riuniti a Baltimora propone  l’avvio del processo di canonizzazione di Henàka Sàpa, al secolo Cervo Nero, chiamato dai visi pallidi che sterminarono la sua gente “Alce Nero”. Figlio di uno sciamano e nipote di Cavallo Pazzo quest’uomo, nato intorno agli Anni Sessanta dell’Ottocento nel Wyoming, aveva 12 anni quando si combatté la gloriosa battaglia di Little Big Horn ed era ormai un uomo quando a Wounded Knee si consumò l’olocausto del suo popolo.

Confinati nelle riserve e ridotti in miseria, morale e materiale, i sopravvissuti allo sterminio cercarono di restare a galla come meglio poterono. L’allora ventiquattrenne Alce Nero trovò lavoro presso Buffalo Bill, che lo portò in Inghilterra come “animale circense” e attrazione principale del suo celebre Wild West Show, che venne inserito persino nelle celebrazioni dei cinquant’anni di regno della regina Vittoria.

 

 

Rientrato in patria, se così si può dire, si sposò con una donna della sua tribù che nel frattempo si era convertita al cattolicesimo, e difatti i suoi tre figli vennero tutti battezzati. Dopo la morte della moglie, i gesuiti del Santo Rosario stanziati in Dakota lo battezzarono con il nome di “Nicholas” e lo convinsero a prestare servizio come catechista e a servire messa. Da accompagnatore di Buffalo Bill egli divenne perciò l’accompagnatore ufficiale dei missionari cattolici che percorrevano le riserve indiane in lungo e in largo per diffondere il verbo cristiano. Chi meglio di un indiano poteva convincere altri indiani della bontà di quel messaggio?

 

Questa è a grandi linee la triste storia di un uomo che, calato di colpo in un mondo spietato, cercò di tenersi a galla e sopravvivere. Al posto suo, probabilmente, molti di noi avrebbero fatto la stessa cosa. Tuttavia il periodo americano che assistette alla fine in quel continente di una “vita di pace e armonia”, allo sterminio della propria stirpe e alla definitiva carcerazione dei superstiti nelle riserve, vide ben altri protagonisti distinguersi per coerenza, spirito di comunità e sacrificio, attaccamento alla propria cultura e desiderio di salvaguardia del territorio. Ci furono ad esempio Toro Seduto, Geronimo, Cavallo Pazzo, Conchise, Corvo Rosso, e via dicendo. Nessuno di questi si convertì al cattolicesimo, d’accordo, ma parliamo di grandi uomini che sacrificarono loro stessi per proteggere la propria gente, e cioè di autentici martiri. Non si rivolgeva a loro Bergoglio quando in Bolivia disse: “Vi chiedo umilmente perdono per i crimini commessi contro i popoli indigeni nel corso della cosiddetta conquista dell’America“? Forse ingenuamente, io credevo di si.

 

 

A parte la sua tristissima biografia, emblema del dolore e del disagio di un intero popolo, Alce Nero era un Sioux, e oggi perorare la causa dei Sioux – o, almeno, di quel poco che ne è rimasto – significa principalmente dare una stoccata, l’ennesima, a quel bischero di Donald Trump, che sappiamo tutti non godere delle simpatie di Bergoglio. Premesso che Ciuffo Arancione è stato una delusione in primo luogo per i suoi elettori (con la Clinton, d’altra parte, se la sarebbero passata anche peggio), è chiaro il messaggio: beatificare Alce Nero per colpire Trump.

E’ ancora fresca la notizia del Presidente in veste Generale Custer che impone ai Sioux del Dakota il “passaggio” nella riserva degli oleodotti Dakota Access e Keystone XL. Sostenuti da tanti sinceri ambientalisti, per i quali tutti noi parteggiamo caldamente, i Sioux si sono trovati schierati al fianco pure i cosiddetti “democratici”, coloro cioè che avevano appena perso le elezioni, i quali non hanno esitato a cavalcare la tigre del dissenso. Da ex-ragazzina delle medie che aveva nel cassetto il cult “Alce Nero parla” (proprio grazie al quale in seguito ho approfondito la questione dell’olocausto dei nativi americani), ora io mi chiedo: perché questo improvviso interesse per i Sioux?; non sarà, per caso, che il 45° presidente degli Stati Uniti d’America è particolarmente sgradito al deep state?; non suona stonato che Alce Nero abbia “parlato” al mondo negli Anni Settanta del ‘900 e solo oggi lo si ascolti?; sarebbe stato beatificato lo stesso se non fosse stato un Sioux, e se i Sioux non fossero diventati nemici di Trump?

Chi l’avrebbe mai detto che nel 2017 sarebbero tornati di moda i Sioux.

RITA REMAGNINO

30 Dic 2017 in Senza categoria

53 commenti

Commenti

  • ….bella occasione di riflessione quella ci dai Rita (corredata com’è dall’appassionato inquadramento storico del ….genocidio!) di riandare criticamente alla perversa “full immersion” nei film di propaganda yankee sulla “epopea del west”, che avevano rimbambito noi ragazzi, negli anni 50/60, di “musi rossi” vs “eroici coloni/giacche blù arrivanoinostri”!
    Quanto alla “pensata” di Bergoglio (” el Papa cun sù i scarpun”) di lanciare la beatificazione dell’Alce Nero (fatte salve tutte le tue considerazioni, compreso il mio …. riandare col pensiero al tuo “lasciamolo lavorare”, indirizzato all’epoca al “biondo Donald”!) che rilancia, per buon peso, anche un marchio alimentare bio di qualità, diciamo che ….non miturba più di tanto!
    Il Bergy è un Monarca (per giunta dotato di infallibilità …..mica ceci!) di portata mondiale, nominato regolarmente da uno stuolo qualificato di rappresentanti di Paesi di tutto l’orbe (credo che il Conclave, un volta chiuse le porte e tripla mandata, fosse anche impermeabile ai telefonini e al web!) che decide le sue brave tattiche e strategie di “governo” , e mi sta pure simpatico ( a me laico ) per il suo approccio più ….”umano” che …”divino”!
    Quanto al portato di “Religione” e “Fede” preferisco non occuparmi, magari direi corbellerie!

    • In effetti 150milioni di morti, questo è il bilancio approssimativo dell’olocausto dei nativi americani, il crimine più orrendo di cui si sia macchiata l’umanità del ciclo attuale, è una cifra che fa impressione solo a pronunciarla. Ricordo anch’io i maschietti che giocando a indiani e cow-boy volevano sempre impersonare il machissimo John Wayne e mai l’indiano, ma so che in seguito molti di loro hanno avuto modo di ravvedersi. Non che noi bambine che cambiavamo i vestiti della Barbie fossimo messe meglio, il “messaggio” dopotutto era lo stesso. Se non altro, quando crescendo abbiamo preso in mano per la prima volta “Alce Nero parla” e “La sacra pipa”, lo abbiamo fatto senza sensi di colpa.

      Che Bergoglio sia un uomo politico e non una guida spirituale lo penso dal primo giorno, come del resto moltissimi altri, e il suo percorso pontificio non fa che convincermi di averci visto giusto. In Birmania, l’ultimo viaggio che ha fatto, non era ancora sceso dall’aereo che già stava a colloquio privato con il generale dell’esercito del Myanmar. Non era un mistero per nessuno che fosse andato fin laggiù, in un Paese dove i cattolici si contano sulle dita, per perorare la causa dei mussulmani Rohingya, ma certo è sempre deludente dover constatare ogni volta che l’Occidente cristiano, ormai sul letto di morte, non può contare sulla guida spirituale di cui invece avrebbe un gran bisogno. E lo dico da non credente. Anzi, per essere precisa, sono non credente perché la mia cultura non possiede una guida spirituale. A 19 anni sono persino emigrata in Oriente in cerca di quello che l’Europa non riusciva a darmi. Era un’impresa disperata, e difatti molti non ce l’hanno fatta.

      Quanto a Ciuffo Arancione e alle critiche che addirittura avevano preceduto la sua elezione, è vero, ho detto “calma un attimo, lasciamolo lavorare, vediamo cosa fa”. Purtroppo la scelta era o la Clinton o lui, ed evidentemente gli americani chiamati al voto l’hanno pensata come me: la Clinton era il braccio armato del “deep state” mentre Trump avrebbe potuto contrastarne l’azione. Non c’è dubbio che non ci stia riuscendo. Ciò nonostante è in atto una guerra all’ultimo colpo per toglierlo di mezzo, ci mancavano giusto i Sioux. Prossimamente, forse, toccherà agli alieni dell’Area 51.

      I Papi fanno politica da duemila anni, chi più e chi meno. Ne siamo tutti perfettamente consapevoli. Anche per questo motivo negli ultimi secoli sono cresciuti in maniera esponenziale gli atei e le chiese si sono svuotate. Ma perché tirare in ballo i Sioux, non è abbastanza quello che abbiamo loro fatto?

  • Forse qualcuno non ha capito il Rita-pensiero, che ancora rimane, senza nessun ripensamento, anche il viatico per forze nostrane avallate dallo stesso assunto di un anno fa: lasciamoli lavorare. Mi riferisco, nel caso non si capisse, a certi gruppucoli che userebbero manganellare e purgare anche ai giorni nostri. Nessun cambio di rotta quindi, fino al solito complotto ordito dal deep state e Bergoglio, non tanto per beatificare il bio-pellerossa, che potrebbe benissimo continuare ad incrementare calendari pagani, ma solo per nuocere al Presidente, ordinatore del gran caos mondiale, e lo stesso assunto adattato ai nostri gruppucoli che garantirebbero quell’ordine sconquassato dal sessantotto comunista e rivoluzionario. Insomma: “lasciamoli lavorare!”. Tutti!
    Del resto perchè cambiare opinione rispetto a Trump? Non ha forse detto, nella sua infallibilità (altro che il Papa) che meno male che c’è l’effetto serra così da rendere meno rigido l’inverno a stelle e strisce?
    O non ho capito io? Cari saluti.

    • Mi dispiace deluderti, Ivano Macalli, ma quello che non ha capito il Rita-pensiero sei proprio tu. Forse proietti troppo le tue fissazioni su chi non la pensa come come te. E io, naturalmente, faccio parte di questa schiera. Peccato, ti perdi sempre un sacco di buone occasioni di sano confronto.

  • E’ no Rita Remagnino, ho capito benissimo cosa significava il tuo “lasciamolo lavorare”. E cosa significa “lasciamo lavorare questi di adesso”, che tu velatamente dici e ribadisci. Questo, dal mio punto di vista, esclude categoricamente un “sano confronto”! E difatti lo chiudo qui. Anche se so che mi smentirò.

  • E no Rita Remagnino, non ci sono solo i Sioux. E oltretutto dimentichi cosa sia stato il colonialismo africano e le sue conseguenze, non ultima l’invasione che stiamo subendo. Ma si sa, i neri non sono pittoreschi come i pellerossa o gli indiani. Accidenti, già mi smentisco.

    • Getto la spugna, non c’è speranza.

  • Io invece no, continuerò a commentarti. Nessuno come te mi offre spunti di riflessione.

  • Brava Rita
    porti alla ribalta gli eroi della mia infanzia e i simboli etici della mia matur-sen-scenza: i Lakota o Dakota, di cui i Sioux, come li chiamiamo globalmente, costituivanosolo una delle tribu. Ma la Nazione Lakota aveva le stesse credenziali, e soprattutto la medesima stupidita’ nei rapporti con gli invasori. E allora siamo tutti Lakota, perche’ in quanto a guerriglia e resistenza passiva non abbiamo imparato proprio niente, nemmeno quando ce la fanno palesemente sporca, sotto gli occchi, come adesso, perche’ ci sarebbe ancora da lavorare nella resistenza.
    I Papi? Degli statisti, alcuni eccezionali diplomatici che hanno fatto fare balzi in avanti all’Umanita’ (vedi Gregorio Magno), la maggior parte col frenovavmano tirato, bastardi zozzoni intrallazzatori, pure beatificati nonostante le prove! ma qui non essendoci la regola aurea, si’, stiamo a vedere.
    E che fatica parlarvi da questa tastiera turca! A presto.

    • La “stupidita’ nei rapporti con gli invasori” è una costante degli ultimi secoli. L’uomo moderno, chissà perché, è propenso a credere che il suo vicino di casa (che in genere non conosce) sia un perfetto idiota, mentre il nuovo arrivato è sempre interessante, stimolante, ricco di esperienze e dispensatore di risorse morali. E se poi scopriamo che non è vero, basta non dirlo in giro.

      Purtroppo la malattia del succube è incurabile e il ribellismo individuale che può «salvare» il singolo non salverà la società umana. Anche se, a lungo andare, a furia di denunce, potrebbe procurare quella katharsis capace di rendere uomini e donne più consapevoli e responsabili. L’esperienza di Alce Nero dovrebbe insegnarci a NON CEDERE al «così fan tutti», pena l’essere usati come attrazioni circensi. Non è certo un’idea originale, ma al momento sembra essere l’unica strada percorribile. Le altre sono tutte gravate da una sociologia disperata e disperante che, in fondo, non fa che aiutare il dominio dei mediocri.

      Quanto ai Papi, l’esempio che hai fatto è eloquente: il malaticcio Gregorio Magno non esitò ad assumersi responsabilità militari per difendere Roma dall’invasione Longobarda, e non vado oltre perché il paragone con i giorni nostri è impietoso. Che dire: il mondo si è rovesciato, il buon senso è diventato eresia e l’idiozia ha assunto il ruolo di verità.

      Buon anno, fratellone. Salutami Cipro.

  • Il papa non può estraniarsi dalle scelte politiche…
    Quando l’età non è l’età, è dura…
    Adesso,coi mezzi della tradizione, tutto sarebbe probabilmente diverso…
    Buon anno !

    • Caro Graziano, Buon Anno innanzi tutto, capisco cosa vuoi dire. Tuttavia, io continuo a credere che un presidente della repubblica che vuole fare il papa e un papa che vuole fare il presidente della repubblica siano il sintomo di un male profondo e causa di molteplici sofferenze.
      Tu parli di Tradizione, che al giorno d’oggi non è più un modo di essere ma soltanto un ricordo lontano. E anche questo non è casuale ma una fase logica – quella finale – del processo che ha origine con la Modernità e il rifiuto della Tradizione.
      L’Occidente senza la Tradizione non è Occidente, è Anti-Occidente.
      Non è neppure un concetto geografico ma, tutt’al più, un paradigma di civiltà indipendente dalla geografia che passa dalla virtualità al cyberspazio. L’attuale trans-umanesimo occidentale, ad esempio, è la massima espressione del nuovo network cyber-Occidente-elettronico basato sulla Singolarità: ognuno di noi è un atomo impazzito scollegato da tutti gli altri che vaga nel cyber-spazio.
      Questa singolarità sarà, però, l’ultima «conquista» dell’Occidente come principio metafisico, il passaggio che precede la fine di questa umanità, ovvero la chiusura del Ciclo corrente. Siamo arrivati all’ultimo gradino della nostra discesa all’inferno e il buio è così denso che nessuno ricorda più ciò che la luce sia.
      Non ci sarà d’aiuto neppure la metafisica della Tecnica, che è l’essenza del titanismo e la madre del globalismo. Per cui, faremmo bene a scendere dal piedistallo e cominciare a guardarci attorno. I Cinesi, dai quali probabilmente ri-partirà l’umanità futura, hanno già capito l’importanza cruciale di questo passaggio e si stanno «portando avanti»: non è ogni aspetto della vita dell’uomo a doversi declinare in economia e politica (si fa per dire, politica) ma sono questi due aspetti a doversi conformare a qualcosa di nettamente Superiore.
      Mentre noi facciamo togliere i crocifissi dalle scuole il Ministero dell’Educazione cinese ha inserito nei programmi scolastici lo studio obbligatorio del «canone» confuciano, recentemente adottato anche dalla politica. Non si tratta solo di assicurare banalmente un ritorno alle radici culturali del Paese, è un diffondere tra i giovani concetti morali utili a riempire il vuoto lasciato dal venir meno dei valori occidentali e maoisti.
      Quello che il «canone» insegna ai bambini cinesi è per esempio il rispetto per gli adulti e, in generale, l’idea che solo all’interno della comunità una persona acquista un senso e può svilupparsi in modo compiuto. È l’esatto opposto di quanto viene insegnato ai bambini occidentali, tutti concentrati sulla teoria dell’«io», «mio», i «miei diritti», il «mio piacere».
      Ho parlato troppo, scusa, mi avvio verso il secondo caffè.

  • I mezzi della tradizione sono i sacramenti… Buon cammino.

  • Cervo Nero è un esempio di come, per convertire un uomo, occorra farlo invecchiare un po’ e quindi convertire prima sua moglie. E visto che a convertire prima l’una e poi l’altro sono stati i gesuiti, è logico che proprio nel pontificato di un gesuita il convertito sia beatificato. Certo, il sincretismo religioso del beatificando (fosse vivo, starebbe ancora aspettando la Bufala Bianca, che non c’entra con le fake news) induce a qualche dubbio sull’operazione. Ma solo gli sciocchi, come si usa dire, vogliono “insegnare al prete a dire messa”. Quindi, “scherza coi fanti e lascia stare i santi”.

    Cervo Nero. E chi di noi non ha vissuto il mito dei nativi americani, che letteratura e cinema, nel ventennio tra il 1970 (Soldier Blu) e il 1990 (Dances with Wolves), hanno riabilitato? Non abbiamo più creduto a Stagecoach, Rio Grande, The Searchers. I cattivi erano i buoni, i carnefici erano le vittime. Un’appassionante operazione di revisionismo storico (esistono revisionismi “buoni”?). Chi di noi non ha il libro di Reinhardt negli scaffali? Non parliamo dei viaggi nelle sacred lands (un po’ tristanzuola la Ghost Dance in versione turistica). Per cui, viva Cervo Nero beato, anzi viva Cervo Nero santo. Almeno ci fa sentire ancora giovani. Ancora appassionati.

    Mi permetto di dissentire da Rita sulla mossa bergogliana antitrumpistica. Beatificare Cervo Nero non è uno sgambetto al Ciuffolone. Da tempo le beatificazioni e santificazioni geopolitiche hanno assunto, per motivi evidenti, trend inflattivi. Prima o poi, sarebbe toccato anche a un nativo americano. Prevedibile che la scelta non cadesse su un sakem ma su un uomo di medicina. Divenuto per di più pubere a giochi di guerra conclusi. Uno che per sbarcare il lunario ha dovuto fare il catechista per trentadue anni. Insomma, non ci sono complotti, solo un prevedibile esito statistico.

    E poi, anche nelle operazioni promozionali e motivazionali, ogni Papa esprime il suo carattere, senza bisogno di dietrologie. Borgia, Della Rovere e i due Medici si esprimevano facendo la guerra, e molto bene; Mastai Ferretti era epilettico e ha passato la vita a esprimere da che parte lo giravano; Ratzinger si vedeva subito che esprimeva spleen pontificale; Bergoglio è il Papa perfetto per esprimersi in quest’epoca massmediatica. Tutto quello che fa, anche i beati e i santi, non deriva da macchinazioni ma dai suoi sistemi endocrini, dalle endorfine mediatiche che lo portano sempre a farla da protagonista, anche tra Pine Ridge e Wounded Knee. Il giorno della beatificazione, non mi stupirei di vederlo là, col copricapo di penne in testa, a spiegare ai pellerossa la rava e la fava. Speriamo non si fiondi anche al Little Big Horn, se no rischiamo di trovarci beato pure George Custer.

  • L’affermazione secondo cui il “via libera” dato dalla Conferenza nazionale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti all’avvio del processo per la beatificazione di Alce Nero sia un’iniziativa di papa Francesco per colpire Trump rivela semplicemente non conoscenza tanto delle procedure dei processi di canonizzazione nella Chiesa cattolica quanto degli attuali equilibri “politici” nell’episcopato Usa. Infatti: 1) a promuovere la richiesta formale di beatificazione al vescovo di Rapid City sono stati alcuni discendenti di “Alce nero” e il procedimento, una volta ottenuto il nulla osta della Conferenza episcopale, prevede una fase diocesana, con l’istituzione di un tribunale che raccolga testimonianze e documenti atti a convalidare la candidatura alla santità, poi tutto il materiale viene inviato in Vaticano per il vaglio delle congregazioni romane (in primis quella per le Cause dei Santi) e solo a quel punto servirà il via libera del Papa. Quindi parlare “di Bergoglio che per bocca dei vescovi statunitensi riuniti a Baltimora propone l’avvio del processo di canonizzazione di Henàka Sàpa” non ha alcun fondamento; inoltre 2) come è stato confermato dalle recenti elezioni dei vertici della Conferenza nazionale dei vescovi cattolici degli Usa e più in generale dalle posizioni assunte dall’episcopato nel suo complesso negli ultimi anni, compresi i mesi trascorsi dall’elezione di Donald Trump, la maggioranza dei presuli è, sul versante ecclesiale, fredda, quando non apertamente ostile, nei confronti degli orientamenti sociali del Papa, e, a livello politico, più vicina a Trump che ai democratici.

  • …se fossero rimasti ad Avignone !!?

  • Difatti, sempre di più mi chiedo dove Rita attinga per le sue informazioni, a parte le pagine web dell’ultradestra, che quello è scontato! E lasciamo stare quel fighetto di Fusaro!

    • Puoi dirmi quali sono le pagine web dell’ultra-destra, che magari ci lancio un’occhiata.
      Quanto a Fusaro, è tutta invidia.

  • Premesso che nessuno di noi, qui, ha accesso alle “segrete stanze” e dunque un’opinione vale l’altra, come stanno veramente le cose lo si saprà solo a fatto compiuto, cercherò di rispondere a Pietro e Mauro Castagnaro in una … soluzione unica.

    Nicholas Black Elk, nato Henàka Sàpa, non era un eroe e neppure un santo. Lui stesso dichiarò di avere incontrato il poeta John Neihardt, autore del celeberrimo “Alce Nero parla”, per danaro e negli anni che seguirono lo accusò poi di non aver pagato la cifra pattuita. Tecnicamente il volume di Neihardt è un “falso” non soltanto per quello che descrive, ma soprattutto per quello che tralascia. E’ vero che il neo-battezzato Nicholas cominciò a girare con la Bibbia sottobraccio, non era il solo d’altra parte, nei suoi panni anche noi avremmo cercato di sopravvivere alla meglio, tuttavia continuò a curare il suo popolo con le pratiche dello sciamanismo yuwipi. E’ divenuto celebre l’episodio che lo vide protagonista insieme al gesuita che lo “convertì”, il tedesco padre Lindebner: armato di tamburo e sonagli Alce Nero stava assistendo un ragazzo malato, il gesuita entrò nella tenda senza troppe cerimonie, lo prese per la collottola, gettò nel fuoco i suoi “strumenti di lavoro” e gli urlò “Vattene, Satana!”. A quel punto il nostro eroe andò a sedersi fuori dalla tenda, e disse “ho perduto tutti i miei poteri”.

    Per tutta la vita Nicholas Black Elk si guadagnò da vivere con lo yuwipi. Era un indiano “snaturato”, come purtroppo tutti i nativi che ebbero la sventura di vivere in quel periodo, e chi venne dopo se la passò ancora peggio. Fu “scelto” dai missionari gesuiti per il suo naturale carisma poiché servivano alla “causa”, mi si passi il termine, dei “buoni venditori”. Ma da qui a farne un santo ce ne corre. Quindi, il fatto che 1) a promuovere la richiesta formale di beatificazione di Alce Nero siano stati alcuni suoi discendenti (chissà quante altre istanze giacciono inascoltate!!!) non esclude l’“opportunità politica” dell’operazione; 2) i vescovi Usa siano freddi verso Bergoglio e strizzino l’occhio a Trump (???) non significa granché, visto e considerato che l’ultima parola non spetta a loro.

    Dall’assegnazione dei premi Nobel alla proclamazione dei Santi, tutto è “politica” nel mondo di oggi. O, forse, lo è sempre stato. Non sto dicendo, è ovvio, che chi riceve un Nobel sia un analfabeta e chi viene beatificato sia un uomo/donna empio e disonesto, ma visto che siamo in sette miliardi e mezzo su questo pianeta: perché proprio lui/lei? Perché Alce Nero? Perché un sioux, in questo preciso momento? Se qualcuno conosce la risposta, ben venga.

    Sono perfettamente d’accordo con te, Giacomo, “…se fossero rimasti ad Avignone” la storia dell’Italia sarebbe stata un’altra.

  • Non ho seguito il caso e quindi mi sono imposto di tacere (mai parlare di cose che non si conoscono).
    Confrontando però, Rita, la tua interpretazione “politica” e il commento di Mauro Castagnaro (che su questi temi ne sa di sicuro più di tutti noi), mi pare che le argomentazioni di Mauro smontino letteralmente la tua interpretazione.
    La tua risposta, poi, a Mauro mi pare (questa la mia impressione) non risponda a nessuna delle sue puntuali osservazioni.

    Mi permetto qui solo una considerazione generale (non conoscendo il caso): ho la sensazione che spesso e volentieri in Italia – da destra come da sinistra – si attribuisca un significato “politico” alle parole e all’operato del papa.
    Accade sul tema dei migranti (si arriva al paradosso che degli anticlericali hanno la pretesa di insegnare al papa quello che deve fare un papa!) ed è accaduto sul tema dell’accanimento terapeutico.
    Il papa, quando parla, non parla al… pollaio (chiedo scusa per l’espressione) dei battibecchi politici, ma ai cattolici di tutto il mondo (spesso anche ai cristiani di tutto il mondo e pure a tutta l’umanità): caricare le sue parole di una valenza politica di casa nostra mi pare quanto meno ingenuo.

    Questo non significa che tutti i cattolici, tutti i cristiani, tutti gli uomini la debbano pensare come il papa: un conto è il “messaggio evangelico” (nella specifica versione dei singoli papi) e un conto è il “discorso politico”.

    • Piero tu che studi e queste cose le sai, fai a beneficio di questa piazza un elenco dei Papi che NON hanno fatto politica. Forse Ratzinger, che difatti se n’è andato.

    • Rita, anche i pontefici dimissionari (per scelta oppure per forza, nella maggioranza dei casi per forza), hanno espresso, magari proprio col loro recesso, un gesto politico, da Clemente I a Ponziano, da Silverio a Martino I, da Benedetto IX a Celestino V, da Gregorio XII a Benedetto XVI, non contando poi diversi Antipapi.

      Sui pontefici che invece hanno concluso il loro mandato in coincidenza con la propria vicenda terrena (per cause naturali o per soppressione violenta), sempre in merito al loro impegno politico, non posso che rifarmi al diritto internazionale. Del diritto canonico ricordo il trenta col Giacchi (assistente Fumagalli Carulli) e gli esami di introduzione alla teologia, quindi diversi anni sono passati, per cui mi sono ascritto ai meno sapienti, ai meno competenti. Ma riguardo al diritto internazionale non ci sono dubbi: escludendo i pontefici precedenti alla falsa donazione costantiniana e al periodo dal 1870 al 1929, tutti non potevano e non possono non esercitare poteri politici, in quanto al vertice di uno Stato sovrano.

      Per di più, fino alla falsa donazione e nel periodo in cui erano piantonati dai bersaglieri nei palazzi vaticani, l’esercizio di poteri politici, ancorché non riconosciuto dai trattati internazionali, è stato di fatto esercitato. Non si tratta di ermeneutica evangelica ma di scienze giuridiche e storia delle istituzioni. Anche oggi, dopo i riconoscimenti internazionali del 1929, è così. In effetti, Rita, non vedo il problema. È ovvio che un capo di Stato eserciti poteri politici. Essere a capo di una teocrazia istituzionale non è come essere a capo d’una cooperativa Onlus. O no?

  • Grazie Rita. Su quel che sarebbe successo se la cattività avignonese fosse proseguita, le ucronie sviluppabili sarebbero molte. Anche in riferimento al processo formativo della nazione francese. Mi pare che, in termini canonico giuridici, il dott. Castagnaro abbia ragione. Il che non esclude giocoforza la tua ipotesi, che mi pare basata su possibili scelte di indirizzo generale, non di tipo procedurale istruttorio bensì di genere politico istituzionale.

    Rimane invece la nostra disparità di vedute sulle motivazioni di una possibile sollecitudine papale verso l’iniziativa. Ferma restando la tua impeccabile ricostruzione della vicenda umana del beatificando, personalmente credo sempre meno alle capacità di congiura e macchinazione da parte dell’umanità attuale. E sempre di più al gioco casuale delle fisiologie e delle genetiche individuali, degli sbalzi umorali e neuronali personali, dei maldissimulati protagonismi e dei malsimulati buonismi, delle sempre più incontrollabili frammentazioni organizzative e delle sempre più caotiche dinamiche sociali. Sulle difficoltà del complotto e, più in generale, del “secretum”, in quest’era di occhiuta e pervasiva ICT, il libro postumo di Umberto Eco (che non è peraltro tra i miei autori preferiti) ha un capitolo significativo. Il che non significa essere catastrofisti. A volte i mondi nuovi nascono dal caos, non dall’ordine costituito. Certo, il parto può essere violento, doloroso.

    • Non so se “fare il proprio gioco” possa essere chiamato “congiura e complotto” ma, onestamente, credo di no. Ormai siamo in un mondo che gioca a carte scoperte, dove l’antico “dietro le quinte” si svolge tranquillamente a scena aperta perché, tanto, anche se mi “scopri”, cosa fai? Un tempo chi ordiva un complotto rischiava seriamente la pelle mentre oggi resta lì, al suo posto, immobile, magari gli aumentano pure l’indennità e di sicuro cresce nei consensi.

      Può darsi che io sia una dei tanti peccatori convinti che “a pensar male si fa peccato … ma spesso ci s’indovina”, fatto sta che nessuno è ancora riuscito a dare una risposta soddisfacente circa la decisione della Santa Sede che ha “scoperto” Alce Nero, classe 1863, tutto d’un botto. Un caso? Può essere. Combinazione il 2017 è stato anche l’anno in cui “chioma bionda” (era chiamato così anche il soldato a stelle e strisce sconfitto a Little Big Horn, altra coincidenza) ha deciso di riprendere la costruzione degli oleodotti che in Dakota attraversano la riserva dei Sioux, i quali, giustamente, hanno promesso di dare battaglia. Una pubblicità “negativa” di sicuro eco mediatico che va ad aggiungersi a tutte le altre e fa massa.

      Non so se Mauro Castagnaro sia un esperto di diritto canonico (suppongo di si, visto che Piero dice che “su questi temi ne sa di sicuro più di tutti noi”) ma, sinceramente, non vedo cosa c’entri poiché io ne ne ho fatto per niente una questione giuridica. Come mi sembra, Pietro, tu abbia perfettamente capito. Qui non si tratta di valutare se la cosa in sé è legale o meno, giusta o sbagliata, corretta o scorretta. Da oltre duemila anni la Santa Sede, che è uno Stato sovrano, fa ciò che vuole quando vuole, e (visto che può) ci mancherebbe altro. La mia era una considerazione più ampia, di carattere generale, stavo per così dire seguendo un “percorso”, mettendo delle bandierine sul mappamondo e riflettendo “a voce alta” in questa piazza sulla questione. Mi pare di esserci riuscita, visto che avete avuto la bontà di controbattere dandomi la possibilità di ampliare il mio orizzonte.

      Nonostante la domanda “perché proprio Alce Nero?” resti senza risposta.

      Non è che fra le centinaia, o migliaia, di cause in sospeso o in istruttoria il Vaticano, quando decide di fare un nuovo santo, bendi gli occhi a una bambina e poi le faccia pescare a caso la pallina come si fa dal bussolotto del Lotto. Almeno su questo, credo che siamo tutti d’accordo.

    • Trovo interessante, Rita, la tua osservazione per cui i complotti non servono più, visto che una volta certe macchinazioni si nascondevano per decenza mentre oggi l’impudenza è tale che non ci si cura più di nascondere le malefatte. Farla franca alle spalle degli altri non è più una cosa censurabile ma è ormai un titolo di merito. In effetti, è inutile congiurare. Anzi, diventa controproducente, visto che fregare il prossimo è premiante. Se è così, l’assenza di sanzione può generare una mutazione antropologica essenziale. E l’evoluzione della specie viene orientata verso l’Homo Impunitus. Credo che la nostra generazione abbia dato a questo sviluppo biologico un contributo fondamentale.

    • Grazie. Un buon regalo, Rita.

  • Ci siamo simultaneamente sovrapposti, Piero, nella risposta a Rita. Sono d’accordo con te sul fatto che c’è chi, di queste cose, sa molto più di tutti noi. Mi ascrivo subito ai meno sapienti. E sono pure d’accordo con te sul fatto che un’istituzione sovranazionale come quella in parola abbia necessariamente un bacino d’utenza e un’audience geopoliticamente internazionali. Il fatto stesso di queste beatificazioni e santificazioni ne è un’ennesima riprova.

    Ciò posto, a volte accade che anche i più nobili ed elevati discorsi possano avere, a livello meno alto, di singoli gruppi sociali e specifiche comunità umane, significativi impatti politici ed economici. Non sempre l’ambientazione evangelica corrisponde a quella secolare. Il che ci porta alla questione delle sovranità, delle attribuzioni, delle competenze. Perché il problema, da sempre (conosci meglio di me il De Monarchia), è questo: del chi dev’essere portatore e diffusore di superiori verità religiose cosmiche, senz’altro, ma anche del chi deve decidere qui ed ora in merito alla vita civile della gente di quaggiù e, mi si consenta l’inelegante particolare, del chi paga.

    Naturalmente, sono d’accordo con te pure sul fatto che nessuno debba insegnare al Papa come fare il Papa. Anche perché non mi sembra che quello attuale ne abbia bisogno o necessiti di incoraggiamenti. Il problema mi pare un altro: che in Italia qualcuno faccia quel che dovrebbe, come rappresentante dello Stato e del popolo italiano.

  • Concordo, Pietro.
    Ognuno deve svolgere il proprio ruolo: credo che papa Francesco, col suo attivismo e con la sua apertura internazionale lo svolga bene, mentre la classe politica avrebbe bisogno di un colpo d’ala per prendere misure che vadano oltre il consenso contingente.

  • Ovviamente dei fatti ognuno è libero di fare le valutazioni che crede. Ma per essere almeno plausibili tali valutazioni devono fondarsi, appunto, sui fatti (intesi qui nel significato intuitivo del termine, senza entrare in discussioni sulla falsificabilità del reale, ecc.). E nel momento in cui si è di fronte alla decisione di una Conferenza episcopale nazionale, dire che “la Santa Sede ha ‘scoperto’ Alce Nero, classe 1863, tutto d’un botto” o riferirsi all’ipotesi retorica che “fra le centinaia, o migliaia, di cause in sospeso o in istruttoria il Vaticano, quando decide di fare un nuovo santo, bendi gli occhi a una bambina e poi le faccia pescare a caso la pallina”, vuol dire travisare i fatti, poiché in questo caso la Santa sede non ha scoperto nessuno e il Vaticano non ha fatto nessun nuovo santo. Qui siamo semplicemente al via libera dato da una Conferenza episcopale nazionale all’inizio di una procedura – che per tutta la prima fase (normalmente di qualche anno) si svolge a livello locale – finalizzata a dire che la candidatura alla santità della persona in questione non è infondata. Quindi richiamare la procedura non è un vezzo da leguleio, ma elemento indispensabile per determinare con precisione il fatto che si intende giudicare. Certamente, infatti, “che a promuovere la richiesta formale di beatificazione di Alce Nero siano stati alcuni suoi discendenti non esclude l’’opportunità politica’ dell’operazione”, ma questa andrà, se è vero quanto sopra, messa eventualmente in conto alla Conferenza episcopale Usa e non al Papa (e l’assunto alla base del ragionamento era di essere davanti a “l’azione politica di Bergoglio che per bocca dei vescovi statunitensi, ecc. ecc.”) . D’altro canto – e al di là del ruolo da ventriloquo assegnato a Bergoglio rispetto ai vescovi Usa – è contraddittorio affermare prima che questa autorizzazione è un “atto politico” (contro Trump) e poi sostenere che la simpatia politica (pro Trump) di quanti lo compiono è irrilevante perché “l’ultima parola non spetta a loro”! Anche la domanda “perché proprio Alce Nero?”, visto che “chissà quante altre istanze giacciono inascoltate!!!” trascura il fatto che le cause di beatificazione attualmente aperte ai vari stadi sono migliaia, alcune da decenni, che solo Francesco ne ha portate a conclusione oltre 800 in meno di 5 anni di pontificato, che negli ultimi anni si sono moltiplicati quelle di esponenti di popoli vittime della colonizzazione in tutti i continenti (dagli indios latinoamericani agli aborigeni australiani) e alcuni, come Kateri Caterina Takakwitha, la prima santa pellerossa d’America, beatificata da Giovanni Paolo II nel 1980 e canonizzata da Benedetto XVI nel 2012. sono arrivati a conclusione. Naturalmente che la scelta di elevare qualcuno/a agli altari abbia in alcuni casi anche una valenza politica è del tutto ovvio: basti pensare ai preti uccisi durante la guerra civile spagnola o la guerra cristera in Messico e dichiarati martiri. Ed è indubbio che anche la canonizzazione di Alce Nero, se e quando arriverà (certamente dopo la fine della presidenza Trump, visti i tempi del procedimento), avrà anche una dimensione politica, ma non nel senso di esprimere l’ostilità – ripeto, per ora eventualmente dei vescovi Usa e non del Papa – verso l’attuale inquilino della Casa Bianca, ma di contribuire con un gesto tipicamente ecclesiastico (ma anche ecclesiale) alla rivalutazione di un popolo schiacciato. Un po’ come avvenne nel 2002 con la canonizzazione del mexica Juan Diego Cuauhtlatoatzin o nel 2007 (63 anni dopo l’avvio della causa) con la beatificazione dell’araucano Ceferino Namuncurà, che intendevano indicare la possibilità dell’inculturazione del cristianesimo nelle tradizioni amerindie (implicitamente riscattandole da quel giudizio di “opera del demonio” che era servita a legittimane la distruzione), ma non per questo esprimere un’appoggio alla politica indigenista dei governi messicano o cileno o sposare le rivendicazioni degli zapatisti o delle organizzazioni mapuche.

    • Ecco, mi fermerei alla saggia affermazione “naturalmente la scelta di elevare qualcuno/a agli altari ha in alcuni casi anche una valenza politica, è ovvio”, sulla quale mi trova perfettamente d’accordo. Non sono, a differenza sua, una profonda conoscitrice di “cose vaticane” e quindi sono all’oscuro delle biografie delle persone assurte agli onori degli altari (oltre 800 in meno di 5 anni di pontificato? Caspita, un record!), ma non dubito che ognuna di loro abbia “un peso” socio-politico rilevante nell’ambito territoriale di appartenenza. Come smagatamente ha osservato Piero: non c’è da insegnare a un Papa a fare il Papa.

      Apprezzo la sincera difesa d’ufficio di Bergoglio, e può darsi benissimo che lei abbia ragione: questo pontificato ha deciso di “privilegiare” gli esponenti di popoli vittime della colonizzazione e Alce Nero è nient’altro che uno dei tanti. Perché no, in fondo. Resta tuttavia lo strano gioco delle coincidenze: la proposta di santificare un sioux proprio nel momento in cui ciò che resta di quel povero popolo si oppone a Ciuffo Arancione, malvisto da più parti, tra cui il Vaticano, che non ne fa mistero.

      Cosa vuole che le dica, avrò letto troppi gialli di Agatha Christie in gioventù, mi riservo comunque di riconsiderare la questione quando lo Stato del Nebraska, che deve autorizzare il prolungamento del Keystone XL attualmente bloccato, si pronuncerà definitivamente sulla questione, e allora riprenderanno le proteste di ambientalisti e Sioux, ai quali si aggiungeranno tanti opportunisti dell’ultima ora.

      Disgraziatamente viviamo in un mondo di tutta apparenza e poca sostanza e, mi perdoni il francesismo, sputtanare l’avversario può risultare più efficace e potente della sua stessa eliminazione fisica. Basti vedere cosa sta accadendo con l’affair delle molestie sessuali: se vuoi togliere di mezzo qualcuno, dichiara pure che ti ha molestato; quando poi, fra qualche anno la giustizia emetterà la sua sentenza, lui sarà già in cenere.

      Senza contare l’importanza fondamentale, ormai in qualsiasi ambito, delle “simpatie” del popolo che guidano l’onda del consenso (anche elettorale): se una volta tutti volevano essere cow-boy, oggi la maggior parte delle persone (basti pensare a quanto incassano i vari seminari new-age) si sente accanto ai fratelli Sioux. Se poi il tiranno è un antipatico maschilista e pure ricco sfondato ….

      Grazie per le informazioni che sto assumendo leggendo i suoi commenti.

  • Relativamente alla pudicizia ormai scomparsa, io credo che la MAGISTRATURA, volente o nolente, protagonista di una macchina burocratica di inceppi continui, abbia enormi responsabilità. Le recenti assoluzioni relativa a cause note, perché il fatto non sussiste, e ovviamente non si possono dire recenti data la lungaggine, vedi la famiglia Mastella, e di oggi la famiglia meno onorevole dei Ricucci madre e figlio, assolti dopo dieci anni di istruttoria, esempi come tanti, la dice lunga sull’ovvia mutazione antropologica in atto, per cui sino a sentenza definitiva si è innocenti, per legge, e si è liberi di conseguenza di ostentare la legittima testa alta dipendente o conseguente del ruolo sociale che si interpreta. Per cui, un po’ perché la gente dimentica, un po’ perché il potere acquisito nessuno impedisce di continuare ad esercitarlo, siamo di fronte solamente al concetto morale di peccato evocato poco tempo fa da Piero. Concetto di peccato, e dal mio punto di vista per alcuni di questi è anche bene, che è ormai scomparso, lasciando campo libero alla sfacciataggine e volgarità ostentata come diritto olibertà. Quindi più che trovarci ormai di fronte all’homo impunitus siamo ormai di fronte all’homo svergognatus. Per legge dello Stato. Quante volte si dice: ”al suo posto mi sarei già sprofondato” per lasciare spazio subito dopo, nel caso capitasse a noi, ad un rassicurante o conciliante: “prima dimostrino che sono colpevole, poi si vedrà, ma intanto io continuo la mia vita di prima”. Tanto COSI’ FAN TUTTI.

  • ….mammamia che ….cassone di parole!
    Pieno di “roba” è , roba bella e importante, ma quante parole, da perdercisi!
    In effetti, tra …”cotanto senno”, mi sono “perso” e mi è venuto di pensare al film “L’ora di religione” 2002 di Marco Bellocchio (rivederlo, merita!)
    Mi ha aiutato a rapportarmi con il “cuore” del tema, anche perché, come “Ernesto Picciafuoco” sono un laico, non “iscritto” ad alcuna …. “chiesa col timbro” e pertanto sprovvisto del requisito di base: “la fede”!
    E chi invece “la fede” ce l’ha, come lo prende questo inserimento nel ….calendario di un “santo atipico” come “Cervo/Alce nero” ?!?
    Sto “Papa con sù i scarpun” ne sta combinando delle belle!
    Caspita se mi piace …..

    • Bé, se non altro del “caso” Alce Nero in questa piazza si parla. Non mi sembra che altrove (se si eccettua un articolo di routine su “Avvenire”) si siano fatte considerazioni di così ampio respiro, e di tutti i generi.

    • Mai avute catechiste così.

  • Hai il dono, Rita, di suscitare discussioni anche accese. E le discussioni non possono che essere salutari perché aiutano tutti a chiarire le proprie idee e valutazioni.

    Mi limito qui, al fine di evitare equivoci, di precisare il senso che ho dato al termine “politica” nel confronto su questo tema.
    La Chiesa fa politica? Vediamo.
    Si è pronunciata recentemente sul tema dell’accanimento biologico. Si è schierata dalla parte dei laici e della sinistra favorevoli al biotestamento? A mo avviso il papa altro non ha fatto che difendere il patrimonio di valori della Chiesa cattolica.
    Così ha fatto a proposito della Legge 40 (sulla fecondazione artificiale) e ancora prima contro l’aborto e il divorzio. Si è schierata? Certo? Ha fatto “politica”? Tutto dipende dal senso che si dà al termine.
    Facciamo un ulteriore passo indietro. La Chiesa, in modo particolare dopo la firma del Concordato, si è schierata a favore di Mussolini? Ha fatto politica o ha solo difeso chi considerava il baluardo contro il comunismo ateo e tutelava la libertà religiosa e le prerogative/privilegi della Chiesa cattolica?
    Risaliamo. Giovanni Paolo II si è schierato a favore del movimento sindacale di Walesa. Ha fatto politica o semplicemente ha difeso chi difendeva allora le libertà (compresa la libertà religiosa) contro la dittatura comunista?
    I vescovi americani sono in gran parte schierati dalla parte di Trump? Fanno politica o vedono in Trump chi rappresenta la migliore difesa dei valori della Chiesa quali la condanna dell’aborto e dei matrimoni tra omosessuali?

    • Si, però, se usiamo questo metro di ragionamento – quando il Papa si schiera, lo fa per difendere il patrimonio di valori della Chiesa cattolica – allora vale lo stesso discorso per il politico che si schiera per difendere il patrimonio di valori di una società, di uno Stato, di una Nazione, o vattelapesca quel che si vuole. Quella “roba” qui, l’atto di schierarsi, non si chiama politica?

      Una religione, qualunque essa sia, deve parlare alla parte “alta” dell’uomo non deve fare lo stesso discorso, uguale o contrario a seconda delle varie epoche storiche, che fa un assetto istituzionale, altrimenti ne diventa il doppione. Proprio le moderne tecnologie suggeriscono oggi all’uomo che una Verità “altra” esiste e che sta per essere “dimostrata”. Non trovi stupefacente che la teoria del vuoto quantistico della fisica coincida perfettamente con l’insegnamento di Nagarjuna, secondo secolo d.C.? Che effetto ti fa sapere che non moriremo perché non siamo mai nati? O che, come gli altri esseri senzienti, siamo oscillazioni della Mente estesa, onde dell’Oceano, dove l’acqua non può sparire?

      Non ho intenzione di addentrarmi in un argomento così vasto, non è questa la sede, era un esempio per dire che le persone che soffrono, le persone che s’interrogano, le persone che si avviano verso la vecchiaia e la morte, vogliono avere da parte della “loro” autorità religiosa “illuminazioni” di questo calibro. Che me ne frega a me, con tutto il rispetto, se fai un viaggio diplomatico in Birmania per convincere Aung Saan Suu Kyi a tenersi in casa i Rohingya invece di spedirli in Bangladesh? Mi aspetto, magari, che un’iniziativa del genere venga presa dal conte Gentiloni, che non ho eletto ma avrei potuto, oppure da Di Maio e Salvini, perché questi sono “affari di Stato”.

      Quello che voglio dire, caro Piero, è che mai come oggi l’Occidente che come Cappuccetto Rosso si è perso nel bosco avrebbe bisogno di una Luce nella notte, di una vera guida spirituale che lo prenda per mano e lo conduca fuori dal labirinto in cui si è cacciato. Il male dell’Occidente, molto prima di essere economico e sociale, è un male dell’anima: se potessimo contare su uno Spirito ancora integro, nonostante le pezze al culo, non staremmo così male. E se la medicina giusta non ci viene suggerita dalla “nostra” autorità spirituale, a chi dovremmo rivolgerci? Spero che tu non sia fra quelli che credono che alla fine si risolverà tutto, è già successo, che ce la sfangheremo costruendo centri di (finta) accoglienza e stilando una lista di buoni propositi che finiranno in gloria? Stavolta, non sarà così.

      Sotto questo aspetto, ammiro i mussulmani (i kamikaze sono tali in quanto occidentalizzati), che alle loro guide spirituali e ai loro valori, alla famiglia e alle tradizioni, ci tengono eccome. Per una giovane donna che si toglie il velo davanti alle telecamere (occidentali) ce ne sono almeno mille che se lo tengono ben stretto. Ad esempio in Iran, visto che i media italiani negli ultimi giorni si sono scatenati sull’argomento, il tasso di iscrizione all’università lo scorso anno 2015 è arrivato al 70%, più che in Italia, Giappone e Regno Unito e pari a due volte alla media mondiale e, velo o non velo, quasi il 70% degli universitari sono ragazze. Secondo te, Piero, il futuro di chi sarà?

  • Vuoi, Rita, una la mia modesta “opinione”?
    Nessun mortale possiede la Verità (né mai l’ha posseduta e né mai la possiederà).
    La Verità non è accessibile a nessun mortale.
    Ma… non potrebbe “rivelarsi” (come ritengono le religioni)?
    Si tratta di un’ipotesi contraddittoria: sarebbe sempre il mortale a “credere” e ad annunciare che la Verità gli si è rivelata.
    Le religioni (tutte) non possiedono alcuna Verità: i cristiani, ad esempio, annunciano semplicemente una “fede”, un “credo”, il credo che c’è qualcosa “oltre l’invisibile”, qualcosa “oltre la morte”, la fede che qualcosa di assurdo (stultitia) per la ragione umana Un Dio che si fa uomo e muore in croce) è vero.

    I mortali hanno solo “opinioni” (sulle cose che davvero vorrebbero sapere) e meno male perché in nome della Verità molti fanatici nella storia hanno “ucciso” altri mortali.

    Lascio a te, Rita, la “tua fede”: è legittimo che ognuno, navigando nel buio, voglia appoggiarsi a qualche “Certezza”, a qualche “Dio che può salvare”.
    Ciò che conta è che nessuno la voglia “imporre agli altri!

    • Non c’é dubbio: la Verità non esiste. Personalmente, l’ho sempre pensato. Come te, reputo anche un abominio che una “fede” voglia imporsi su tutto e tutti, sulle persone come sugli Stati, e questo le religioni (tutte le religioni) purtroppo lo hanno sempre fatto. Certamente i Papi vivono nella storia e riflettono (a volte) il contesto storico in cui sono inseriti. Per quanto mi riguarda, possono fare quello che meglio credono. Bergoglio ” dimostra una maggiore sensibilità sociale”? Affari suoi. Se, però, il Papa estende la sua personale visione del mondo a uno Stato, allora la cosa comincia a interessarmi, e può anche non piacermi. Ti risulta che sui quotidiani francesi, spagnoli, greci, eccetera, ogni santo giorno a margine di notizie rilevanti ci sia l’immancabile “La Cei ha detto…, la Cei ha fatto…”? Lo Stato dentro lo Stato è un’anomalia storica tutta italiana non presente in nessun altro Paese cattolico, spero ne converrai.

      Diceva l’astrofisico Hubert Reeves che “l’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile, senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”. Noi, oggi, neppure ci accorgiamo che il distacco dalla Natura significa distacco da dio, e dunque da noi stessi, che siamo Natura. Questo fa sì che il (non)pensiero comune imperante creda che le soluzioni a tutti i nostri problemi possano venire non da un minimo, tanto per cominciare, ritorno alla Natura e ai suoi ritmi bensì da un ulteriore sviluppo tecnologico. Finché la parola d’ordine mondiale sarà «governare i fenomeni» non andremo da nessuna parte. Da sempre l’uomo è «governato», non sarà mai il «governatore». Detto ciò, forse, per il nostro bene, dovremmo cominciare a ridimensionarci.

  • Mi permetto di riprendere e completare la mia riflessione sul rapporto Chiesa/politica (grazie, Rita, per avermi stimolato).
    Che le scelte della Chiesa abbiano “effetti politici” è scontato. Quando, ad esempio, la Chiesa cattolica appoggiava la Dc e invitata i fedeli a votarla, è chiaro che “determinava un effetto “politico”; così quando invitava i fedeli a boicottare il referendum sulla Legge 40.

    Una seconda considerazione.
    I papi vivono nella storia ed è normale che “riflettano” il contesto storico, anche il loro “contesto politico”, la loro “formazione politica”.
    Ed è quindi normale che ogni papa abbia una sua specifica “sensibilità”: un conto è un papa “curiale”, un conto è un papa “teologo” e un conto un papa che viene dalle “periferie” del mondo come papa Bergoglio.
    Si tratta, ad esempio, di accenti differenti: se papa Ratzinger insisteva sulla “dottrina”, papa Bergoglio non mette per nulla in discussione tale dottrina, ma dimostra una maggiore “sensibilità sociale”.

  • “Verità “…Beninteso.
    Non premetterei a tutto la parola “Cultura “…
    E se il “Mistero “, bussasse alla porta?

    • Caro Graziano, mi sembrerebbe più utile lasciare la porta aperta.
      Anche se sono tempi bui, e cose oscure potrebbero oltrepassare la soglia.
      Un rischio da correre.

  • Eh, sì, campa cavallo!

  • Siamo avvolti, Graziano, dal Mistero ed è proprio questo Mistero che ha acceso non solo le religioni, ma anche la filosofia e la stessa scienza: tutti “tentativi” di “decifrare l’Enigma”.
    Già, “tentativi”.
    Già “opinioni”.
    Già, nessuna Verità.

  • Un’ulteriore considerazione a proposito di Chiesa e politica.
    Gli “effetti politici” delle decisioni della Chiesa cattolica sono stati pesantissime: pensiamo solo al regime fascista che vantava la “legittimazione” da parte di una istituzione universale come la Chiesa cattolica (e questo vale anche per altre dittature di destra che sono sempre state viste dalla Chiesa stessa come un baluardo contro il comunismo ateo e come protettrici delle prerogative della Chiesa).

    • Come si spiega la nascita del cattocomunismo e il suo immediato assorbimento nei papati di Wojtyla e Bergoglio? Te lo chiedo, Piero, perché so che stai lavorando a una ricostruzione della Democrazia Cristiana cremasca e, magari, hai avuto modo di approfondire la questione. Anche se a livello locale, è pur sempre un campione.

  • Sto leggendo, Rita, il libro sulla Dc cremasca a cui dedicherò un post (giusto qualche spunto per invitare i lettori a leggerlo).
    Certamente, come tu stessa, Rita, affermi, l’onda – a livello locale – arriva da lontano, da molto lontano: pensiamo, ad esempio, al dissenso cattolico, alla forte simpatia dimostrata a Crema e territorio per i movimenti latino-americani appartenenti all’ala più radicale della cosiddetta “teologia della liberazione” (ma di questo si è già parlato ampiamente e in diverse pubblicazioni locali).

    • Sul post del 5/1 alle 15:06
      Continuo a pensare che le parole siano importanti, specie quando il loro uso controversistico le ha rese inservibili sul piano analitico. E’ il caso, tanto per fare un esempio nella sociologia delle religioni, del termine “setta”, che nel sentire comune ha acquisito ormai una connotazione negativa tale da risultare inutilizzabile, se non a costo di innumerevoli precisazioni, negli studi di scienze sociali. Lo stesso vale, per il termine “cattocomunismo/cattocomunista”, che dall’uso polemico che ne fece a suo tempo Craxi è stato via via utilizzato per identificare in termini spregiativi non tanto quella piccola corrente, politico-culturale che diede vita in clandestinità tra il 1941 e il 1944 prima al Partito cooperativista sinarchico (1941), poi al Partito comunista cristiano (1942), quindi al Movimento dei cattolici comunisti (1943) e infine al Partito della sinistra cristiana, scioltosi alla fine del 1945 (alcuni dei cui esponenti (su tutti Franco Rodano) avrebbero avuto un ruolo di rilievo nel Pci), ma, in una crescente ampiezza, indeterminatezza e astrattezza concettuale, prima tutti quei cattolici schierati politicamente a sinistra (negli anni ’70 movimenti come Cristiani per il socialismo e personalità cattoliche elette in Parlamento come indipendenti di sinistra, ma glissando sulle personalità cattoliche che avevano aderito al Psi, come Luigi Covatta), poi anche la sinistra democristiana (Granelli, Bodrato, ecc.), quindi, nella progressiva evaporazione a riferimenti politici organizzati, i cattolici interessati a quanto si muoveva a sinistra, i cattolici ostili dopo il 1992 al centrodestra fino, tout court, i critici di una politica meramente pragmatica. E’ evidente che la domanda “Come si spiega la nascita del cattocomunismo?” per essere comprensibile richiede di chiarire il significato in cui si utilizza il termine. Anche perché altrimenti risulta assolutamente antistorico il riferimento ai papati di Wojtyla e Bergoglio e del tutto oscuro l’interrogativo circa “il suo immediato assorbimento” nei due papati, il primo dei quali, in particolare, segnato da un dichiarato e anticomunismo.

  • Ribadisco: la responsabilità della Chiesa cattolica del tempo nel “legittimare” le dittature fasciste è grandissima.
    Comprensibili le “ragioni storiche” della Chiesa stessa (oggi, col senno di poi, è più facile esprimere giudizi più sereni), ma, se guardiamo ai “risultati politici”, non possiamo non sottolineare la “responsabilità” di quelle decisioni.
    Una domanda (che faccio a me stesso, in primo luogo): la Chiesa avrebbe potuto prendere decisioni diverse in quel preciso contesto storico in cui il comunismo e, in particolare il comunismo ateo, era considerato – e non solo dai cattolici – il pericolo numero uno?

    La storia, è vero, non si ricostruisce con i “se”, ma non possiamo esimerci dall’immaginare alternative possibili perché altrimenti cadremmo nella trappola hegeliana secondo cui ciò che è accaduto, è accaduto perché era “più razionale” delle sue possibili alternative.

  • Non vedo perché negare l’evidenza del fare politica da parte dello Stato della Chiesa e dei suoi reggitori, soprattutto da parte del suo legale rappresentante. Siamo in presenza di una delle autorità religiose più rilevanti del pianeta. Ma anche dell’entità statuale, politica, giudiziaria e amministrativa più antica e consolidata di tutto il nostro continente. Il suo reale fondatore operativo, Saulo di Tarso, era un manager internazionale di incredibile eccellenza e preveggenza, uno dei politici più eccezionali dell’antichità. Se l’istituzione da lui creata non avesse fatto politica per duemila anni e se non si fosse posta in termini di sovranità, effettività e interlocuzione istituzionale, quindi in termini politici, giuridici ed economici espliciti e riconosciuti dal diritto internazionale e dalla dottrina dello Stato, oggi oltre Tevere ci sarebbero soltanto trattorie, afrori d’abbacchio e gatti randagi.

    Il Papa non è solo una delle guide spirituali più importanti del mondo ma anche il rappresentante di un organismo pubblico impegnato nel fare politica a tutto campo, intervenendo in modo costante e approfondito su tutte le problematiche di rilievo per l’intera umanità. Il Papa può, deve e vuole fare politica, come capo di Stato e come responsabile di una istituzione di enorme rilevanza e influenza in tutto il mondo. Il pontefice è alla guida non solo di una comunità ecclesiale d’ispirazione ultraterrena ma anche di strutture organizzative, di sistemi gestionali e di articolazioni economiche internazionali di enorme valore, impatto e peso politico terreno. Si tratta della multinazionale più importante oggi presente nell’orbe terracqueo. Il punto non è se faccia politica ma che genere di politica faccia, perché, dove, quando e come. Ma questo è un altro discorso.

    Chi si lamenta del fatto che lo Stato della Chiesa faccia politica crede forse che una simile entità statuale, per sopravvivere, possa reggersi soltanto sui rosari e sulle novene? Chi si lamenta delle presunte intromissioni politiche vaticane in violazione della sovranità italiana deve soprattutto ringraziare chi ha votato o chi hanno votato i suoi genitori o chi i suoi nonni si sono trovati al governo. Se è di destra, ricordi che è stato il Concordato del 1929 a rendere determinati trattati cogenti per la nazione italiana. Se è di sinistra, ricordi che il recepimento del Concordato nell’art. 7 della Costituzione si è sbloccato grazie a Togliatti e al suo partito. Se è di centro, probabilmente avrà alle spalle un cert’altro partito e presumibilmente non sarà tra quelli che si lamentano. Dopo la scomparsa del Partito d’Azione e dei Partiti Liberale, Repubblicano e Socialista, cancellati nelle urne elettorali dallo stesso popolo italiano, resta ben poco da dire, eccepire o lamentare.

    Quindi, questo è quanto. Ce ne si faccia una ragione. E si stia a cuor contento. Perché, tra non molti anni, di dubbi sul fatto che l’applicazione della Sharia implichi o meno il fare politica non ne avremo di certo.

  • Sul post del 3/1 alle 12.53.
    Io credo che le parole siano importanti, per cui:
    1) ho detto che “in alcuni casi” la scelta di elevare qualcuno/a agli altari ha anche una valenza politica”, che è assai diverso dall’affermare che ” ognuna di loro abbia ‘un peso’ socio-politico rilevante nell’ambito territoriale di appartenenza”. La maggioranza di queste persone sono, infatti, ecclesiastici (in molti casi fondatori/trici di congregazioni religiose) che non hanno affatto quel “peso sociopolitico ecc.”. Altre sono figure la cui proiezione sociopolitica risulta molto indiretta: per es. la canonizzazione di un laico riminese fondatore di un ‘ospedale nel XIII secolo va certamente letta come il riconoscimento della Chiesa all’attenzione verso i poveri e ha quindi un’eco sociale, ma molto alla lontana, cioè non dice granché, per esempio, sul dibattito circa il sistema sanitario nella regione Emilia-Romagna. Altri ancora, invece, esprimono più chiaramente tale valenza sociopolitica (v. gli esempi che facevo);
    2) non so dove avrei fatto la “difesa di Bergoglio” (“sincera”? “d’ufficio”?). Mi sono limitato a precisare i termini della questione sollevata. Ma non ho espresso alcun giudizio su Bergoglio e sul suo operato, né sulla canonizzazione di Alce Nero né, più in generale, sulle canonizzazioni nella Chiesa cattolica, tutti argomenti su cui ho ovviamente le mie opinioni, ma che qui erano irrilevanti;
    3) neppure ho detto che “questo pontificato ha deciso di ‘privilegiare’ gli esponenti di popoli vittime della colonizzazione”, tanto è vero che gli esempi da me portati sono precedenti all’elezione di Bergoglio a vescovo di Roma. Il processo è, infatti, in corso da alcuni decenni;
    4) parlare della “proposta di santificare un sioux proprio nel momento in cui ciò che resta di quel povero popolo si oppone a Ciuffo Arancione, malvisto da più parti, tra cui il Vaticano, che non ne fa mistero” di per sé non significa nulla. Alla stessa stregua si potrebbe cogliere uno “strano gioco delle coincidenze” anche nel fatto che a guidare la diocesi di Rapid City dal 1988 al 1997 ci fu l’attuale arcivescovo di Filadelfia, mons. Charles Chaput, un ultraconservatore, secondo nativo americano a essere consacrato vescovo, il cui nome sioux è “aquila buona”. Lascio ai filosofi il dibattito su “co-occorenza” e “causazione”.

    • Ancora mi sfugge il criterio di scelta. Può anche darsi che l’esempio citato, la canonizzazione di un laico riminese fondatore di un ospedale nel XIII secolo, possa essere letta come il riconoscimento della Chiesa all’attenzione verso i poveri, tuttavia dubito che dal XIII secolo ad oggi non si contino altri laici che hanno fondato simili ospedali. Solo l’Italia, per non andare troppo distanti, ne è piena. La maggior parte degli antichi Alberghi dei Poveri furono fondati grazie a sollecite nobildonne, molte delle quali ebbero vite esemplari e non sono state fatte sante. Ne deduco, quindi, che su ciò che “fa punteggio” devono incidere altri fattori, a cui la politica senz’altro non è estranea.

      Credo che qui nessuno si scandalizzi se il Papa fa politica, è pur sempre un capo di Stato. Se poi faccia anche da guida spirituale non lo so, perché da quel messaggio la mia anima non è mai stata raggiunta. Di sicuro mi piacerebbe poter vivere come si vive in tutti gli altri Stati cattolici, dove la Chiesa fa il suo “mestiere” e lo Stato ne fa un altro. Anche se non mi sembra un obiettivo possibile.

  • Grazie, Mauro: la tua è una lezione di “metodo” che dovremmo tutti seguire.

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