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IVANO MACALLI

Call Me By Your Name

CALL ME BY YOUR NAME

Visto ieri sera, anche un bel film. Occasione per un rilancio di Crema turistica, ma fino ad ora niente.

Su signori Amministratori, Sindaca, Piloni, Nichetti, anche Cappelli e Proloco. Solo una proiezione, presente il regista, ad uso e consumo locale. Alla Proloco niente, neppure una mappa con le location, filmate da un regista palermitano con più amore di quanto farebbe un cremasco.

Su Signori, siete ancora in tempo, tutti insieme, magari Agenzie immobiliari e turistiche, hotel, ristoranti con pacchetti esportabili. Chiunque l’avrebbe fatto. E’ ora che lo facciate anche Voi. E’ una buona occasione, da non far scappare.

IVANO MACALLI

27 Gen 2018 in La città

99+ commenti

Commenti

  • Un appello forte che condivido, Ivano.
    So che qualcosa si sta muovendo (ma forse ancora troppo poco) ed è questo il momento più prezioso per un lancio promozionale di Crema e territorio (sotto i riflettori di tutto il mondo).
    L’interesse c’è: la Pro Loco, ad esempio, ha collocato su Facebook l’itinerario dei luoghi in cui è stato girato il film, itinerario che nel giro di poche ore ha registrato oltre 5000 accessi.
    Il Centro Galmozzi, con la proiezione di film girati nel nostro territorio, sta dando un contributo in tal senso (la proiezione “Gli Sbandati” ha attirato tantissima gente).
    Certo, ci vuole molto di più e credo che sia la Pro Loco a dover fare da traino (ma anche, naturalmente, l’Amministrazione comunale con il suo assessore al turismo).

  • Piero, leggo solo ora, un attimo prima di incollare qualche riflessione in più, anche se allineate alle informazioni che tu veicoli e me ne rallegro. Non sapevo, ad esempio dell’iniziativa della Proloco.
    ““Ciak si viaggia: location e flussi turistici” di Augusto D’Amico. Facoltà di Economia Università di Messina.
    Consiglio questa ricerca, che sia da stimolo ai nostri Amministratori, di fronte alla poca cosa di un evento ad uso e consumo dei modaioli, naturalmente sold out, in programma il prossimo lunedì presso il multisala, presenti, pare, regista e interpreti. Che va bene anche così, piuttosto di niente, un po’ come omaggio a Guadagnino che ha scelto proprio Crema come residenza, con tanto di colazione estiva tutte le mattine in un bar della piazza, e quindi chi lo vuol vedere o magari conoscere ne avrebbe la possibilità, almeno fino a quando un Oscar non lo eleverà all’altare dei grandi, con magari cambio di residenza ed atteggiamento meno dimesso , che a me piace, perché senza l’aura del personaggio conosciuto, un po’ perché la citta ha bisogno di un rilancio anche economico. Difatti è questo il tema, e allora ritorno alla ricerca che cito per ritornare su un tema già dibattuto infinite volte, che è quello di una valorizzazione di Crema turistica e della cultura che fa anche soldi. Il testo parte da una ovvia considerazione, cioè che, “nonostante le numerose ed innovative forme di comunicazione apparse in questi ultimi anni il cinema conserva un ruolo privilegiato grazie alla sua capacità di suggestione nei riguardi dello spettatore”. Anche se l’autore, ancora prima di citare Vacanze romane o La dolce vita, quindi il cinema, osserva come anche la letteratura abbia rappresentato la stessa suggestione. Basti ricordare Romeo e Giulietta e il flusso turistico che ha significato per Verona. Ma non solo, e il ricercatore continua con altre considerazioni che incollo:
    “In effetti l’utilizzo di media visivi per la promozione di una destinazione turistica è una
    pratica che è stata sempre utilizzata e che si è evoluta parallelamente al progresso tecnologico.
    Come evidenziato da Butler (1990), in passato tale funzione era svolta dai quadri e disegni
    portati a casa come souvenir da coloro che avevano intrapreso il Grand Tour nel XVII-XIX
    secolo e dai poster e dalle illustrazioni utilizzate dalle compagnie ferroviarie e di navigazione
    al fine di mostrare le attrazioni ai potenziali viaggiatori. Successivamente, fotografie e
    cartoline postali hanno svolto una preziosa opera di diffusione della conoscenza delle località
    turistiche. In tempi più recenti, infine, i film ed i programmi televisivi hanno avuto un potere
    di influenza sui gusti e sulle idee delle persone facendosi sempre più carico di questa funzione
    di promozione”.
    Del resto non si dice anche che i tramonti, prima che li dipingesse Turner, non li guardava nessuno?
    Ovviamente il testo riporta anche una serie di dati tecnici che non sto ad elencare per non annoiare, ma alla fine della fiera credo che si debba insistere su questo tasto, che non si deve esaurire in una serata cultural-mondana, ma che debba inserirsi in un discorso programmatico di più ampio respiro con una pianificazione, anche a lungo termine, che veda coinvolti i nostri Amministratori, non ultima l’Assessora alla cultura, oltre che l’assessore al turismo, anche se ormai orientato verso altri lidi.
    Non basta presenziare a tutti gli “eventi”, termine cretino, perché ci si aspetta che i nostri Amministratori rappresentino una spinta propulsiva da risposta a tutti gli stimoli possibili, e che diano concretezza e futuro soprattutto a quelli serviti su un piatto d’argento.

  • Piero, sono curioso. In che data la pubblicazione su Facebook, che io non ho? Perchè io so di comuni cittadini che ne hanno stimolato la pubblicazione. L’iniziativa della Prologo è venuta di conseguenza.

  • Grazie Mattia.

  • Caro Ivano, fra aspetti di fresca attualità come di storia passata e riattualizzata vedo che battiamo lo stesso ferro caldo. Cultura e bellezza sono le essenze di Crema. È città palesemente con vocazione turistica e un circondario tale da tenere occupata l’intera giornata di una comitiva di esploratori impegnati, ma nemmeno poi tanto culturalizzati. Dici di non aver avuto informazioni sulla “sottolineatura” della attuale possibilità di lancio. Nemmeno io, quindi chi doveva dar voce ai megafoni ha tenuto il volume troppo basso.
    Ottima la tua osservazione: ne sono colpiti più Cremaschi importati che autoctoni ormai assuefatti. Del resto non sarei mai potuto rimanere affascinato in gioventù all’ombra del Colosseo, o della Torre degli Asinelli, o del maschio Angioino, simboli delle mie città di origine: tutte cose normali per me, in un’epoca in cui andavo a caccia d’altro.
    Facciamo pressione. Assessore… Toc Toc?

  • Non faccio parte, Ivano, della comunità di Facebook: a me l’ha riferito un esponente della pro Loco, Franco Bianchessi.
    Comunque, concordo con te che questo è il momento più propizio per promuovere il turismo a Crema: quale altra occasione così importante abbiamo avuto nella nostra storia dal dopoguerra in poi?
    Turismo (mi risulta sia una delega dell’ass. Emanuela Nichetti) e Pro Loco (conosco il presidente, Vincenzo Cappelli: ha tutte le carte in regola per farlo) in sinergia!

  • Piero, sono riuscito iscrivendomi a Facebook, ma sarebbe bastato il link incollato da Mattia, a vedere cos’hanno pubblicato i signori della Proloco, una cartina, seguita subito dopo da un commento che dice che è troppo poco. Ora, io non so quanti contatti abbiano avuto, il mio analfabetismo informatico non mi consente di accedere a tutti i dati, in tutti i casi io non me la sento di dire che tutti sono bravi a priori, se non dopo aver visto dei risultati. Siamo in attesa, registrando invece il trattamento riservato ad esempio a passate Assessore alla cultura, senza troppa attesa indulgente, di vedere cosa metterà in atto , l’attuale. Perchè io ritengo che a proposta di Assessorato, prima di accettazione, dovrebbe corrispondere corrispondente programma. Cioè, se accetto un incarico è perchè ho le idee chiare su quello che voglio fare, non mi limito a dare il Patrocinio del Comune a qualsiasi mostra, come non mi limito a presenziare agli eventi a cui, per cortesia o prestigio (?) sono invitato, o a dar seguito per inerzia a quanto già in essere. Naturalmente niente di personale nei confronti della nuova Assessora alla cultura, con delega come tu dici al turismo, però in una città grande ormai come Crema, con potenzialità, non un paesotto qualsiasi, credo che sia necessario un colpo d’ali che da tanti anni non vedo. Sono più i privati o le associazioni che si rendono visibili, le Istituzioni non sempre. O non ancora, se riferito ad alcuni rami di questa Amministrazione.

  • Tra ieri e oggi, in separate sedi, ho ricevuto da tre amiche tutte cinefile forsennate (una ha anche una cattedra all’università di Storia della Fotografia e del Cinema) il resoconto della loro visione del film in questione. Bocciato all’unanimità. Sono stati riscontrati dei “buchi” nella regia e la trama non è niente di speciale, né opera del regista essendo il film, com’è noto, una riduzione cinematografica di un romanzo di André Aciman. Ergo, tutte e tre (sempre in separata sede) sono giunte alla conclusione che le nomination – come da copione – sono da intendersi di carattere “politico”, nel senso che viene riproposta la solita storia del bellissimo ebreo americano che seduce e inizia al sesso un giovanissimo provinciale di nobile stirpe. Se prima non avevo intenzione di andarlo a vedere, adesso ho la certezza che non ci andrò.

    Tutt’altra cosa è la possibile promozione del territorio che potrebbe derivare dalla premiazione di questo film, bello o brutto che sia gli affari sono affari. Gli interni sono stati girati dentro la villa Albergoni di Moscazzano, che potrebbe diventare meta di visite guidate con positive ripercussioni sull’indotto. I dialoghi comprendono anche un paio di battute in dialetto cremasco, che potrebbero dare la stura a iniziative culturali sulla lingua degli avi (Cremona in aprile tiene la seconda edizione di “Antropologos, lingua dialetti e idiomi in campo”; Crema cosa fa?). E’ poi compreso il mitico tortello, che potrebbe dare una boccata d’ossigeno alle tante trattorie e ristorantini della zona.

    Certo ci vuole una “sinergia turistica”, bisogna costituire un team.
    La Pro Loco, da sola, temo che non andrà molto lontano.

    • Eh già, le solite lobby ebraiche e gay. Pensa Rita se i due protagonisti fossero anche neri. Se proprio si vuole parlare del film, anche se non era il tema del post. A più tardi.

    • Ivano, ho premesso che i commenti non erano miei e perciò il tuo è completamente fuori luogo. Io non ho visto il film, né probabilmente lo vedrò, chi lo ha giudicato è in possesso di tutti gli strumenti tecnici per farlo e non appartiene alla categoria dello spettatore medio.

      Ammetterai, comunque, che non se ne può più di mangiare la solita zuppa riscaldata.
      Le vicende private di tizio e caio sono sempre meno attraenti, poiché ognuno ha già le sue a cui pensare.

    • Il film lo vedrò stasera (non so in che modo, perché fortunosamente sono riuscito a beccare due biglietti solo in 2^ fila!!!! per la proiezione di lunedì, dove è annunciata la presenza del regista), mio figlio l’ha visto a Los Angeles (lavora nel settore) e me ne ha parlato bene sia come tecnica , che come soggetto e interpretazione.
      Dopo averlo visto (anche se di sguincio!) potrò dire la mia.
      Mi ha abbastanza sorpreso (soprattutto in positivo, direi …..sono un ottimista per natura!) l’assenza sui media locali, sui social, nei ….rumors cittadini, di considerazione alcuna sulla tematica trattata, con un profluvio viceversa di “mi piace” per i riconoscimenti, tutto sommato sostanzialmente …. “commerciali” che il film sta totalizzando.
      Che le “sentinelle” siano ritornate nelle loro “garitte”, non può che farmi piacere ovviamente !!!!
      D’accordo con Rita e Ivano (che, come “i duellanti” in un contesto in cui in sostanza dicono le stesse cose, però trovano e sottolineano i dettagli in cui sono in disaccordo…..due bei tipi è!) : Assessorato/i e Pro loco si ….”spremano”, in sintonia (perché se uno spinge e l’altro tira …..) per scrollare e raccogliere i frutti dorati di questo albero miracoloso che si sono ritrovati nel campo (dei miracoli) sostanzialmente a …..loro insaputa.

  • Era dai tempi di benigni con “La vita è bella” che l’Italia non riceveva tante
    candidature…
    M’incuriosisce… Carta e penna per non obliterare i passaggi.

    • Graziano, il mio amico criticone mi ricorda che La grande bellezza, nel 2014, ha vinto l’Oscar come miglior film straniero.

  • Francesco: “D’accordo con Rita e Ivano (che, come “i duellanti” in un contesto in cui in sostanza dicono le stesse cose, però trovano e sottolineano i dettagli in cui sono in disaccordo…..due bei tipi è!)”. Questa proprio non l’ho capita. E il film? Piaciuto?

  • E lasciamo stare il commento di Rita che addirittura si inventa le tre amiche esperte di cinema, a cui fa dire delle sonore stupidate, oltre a descrivere situazioni non corrispondenti nel film. Ad esempio, non è il ricco americano che seduce il ragazzino, ma il contrario. E anche Lui è ebreo. Anche se, ripeto, non mi interessa poi tanto discutere del valore o meno del film, che ha comunque delle qualità. Magari un pò lungo, troppe citazioni colte, che neanche ben ricordo, ma immagino non calate a caso, mi pare Eraclito e Hideggher, dovrei rivederlo, o trovarne la sceneggiatura, magari un pò troppo didattico rispetto al tema, nessuna volgarità o scene da pruderie, magari la pesca, che fa anche un pò sorridere, ma ci sta in un’educazione sessual-sentimentale, Guadagnino dichiara che non è un film gay, ma per famiglie, e il dialogo finale, che come dice il mio amico criticone vale il film, ma lo pensiamo in tanti, tra il padre e il figlio che ne riassume gli intenti, lo dimostrerebbe. O anche gli ultimi fotogrammi col primo piano intensissimo di Elio. Mi ha invece ricordato, se mai ci fossero riferimenti, De Sica dei Finzi Contini, la villa, che in questo caso è di campagna, l’isolamento intellettuale della famiglia e la sua bellezza identitaria, piena di dolcezza, protezione, le candele della festa ebraica, e di questi tempi di antisemitismo va benissimo così, sappiamo tutti come invece finisce per Micol e la sua di famiglia. Così, qualche riga di fretta, augurando al nostro ormai concittadino Guadagnino il riconoscimento che merita. Almeno uno.
    P.S.: a proposito di riconoscimenti, è il mio amico criticone che mi hai spirato il post.

    • Si inventa tre amiche … ma se fuori? A me che me ne frega del film in questione, se è rosso giallo o marrone. Non rientra minimamente nei miei interessi. Ho solo espresso il parere di persone qualificate e di mia assoluta fiducia.

      Se tu scrivi “un mio amico ha detto …” è vero, se lo dico io è inventato. Ma roba da matti.

      Chi non la pensa come te (pensiero unico) dice stupidate. Un’arroganza inaudita.

    • ….. avvincente la vs “duellanza” Rita &Ivano, che però è ….soltanto vostra (!) e …. anche un po’ del mio amico “Froidone” che ha fatto concludere Ivano con un. p.s. corredato da un “….che mi hai spirato il post”, dove l'”hai” è assai significativo !
      Mentre ho sentito come roba anche mia il contenuto del commento 8:04 di Ivano! Una bella chicca il riferimento a DeSica/Finzi Contini!
      Tra i “Maestri” di Guadagnino (che peraltro cammina assai bene con le gambe sue!), oltre a Bertolucci (bello presente nel film) quindi, a pieno titolo anche il grandissimo Vittorio, ce lo vedo assai bene!
      E anch’io, Ivano sono stato molto coinvolto, commosso, dal colloquio padre/figlio sul divano (tenero il “…la mamma lo sa?” detto da Elio, dopo la confidenza del padre “….anch’io ci sono andato vicino”) e dalla lunga sequenza finale davanti al fuoco, delicatissima!
      Si, andrò a rivederlo, anche xchè ero in seconda fila (e ….ghie anke al stortacol!), luogo assai valido per compartecipare l’entrée trionfale dell'”eroe di serata”, a Giunta schierata a …”sale riunite” (evento che, devo dire mi è apparso positivamente più “emozionale” che “formale”), ma assai inidoneo per apprezzare le inquadrature, tutte “virate/trapezio”!

  • Dal film…..
    Etimologie varie di albicocca,aggiungiamo,in dialetto napoletano:
    “Cresommola”…….Dal greco …” Chrysoun melon”…(Frutto d’oro ).

  • ” Mugnaga “…an dialet

  • Non sono né un critico, né un cinefilo. Il mio, quindi, è un parere da profano.
    Un film da cineforum, a mio avviso, perché è un film di qualità: percome la storia è stata raccontata (raccontata con un tocco delicato, anche quando ci sono scene che un tempo si sarebbero chiamate scabrose), per l’attenzione rivolta alla “formazione” (anche sessuale) di un giovane di oggi con gli stimoli del nostro tempo, per la bellezza dei nostri paesaggi (in particolare alcuni angoli come il fontanile di Farinate, tratti del fiume, la cascata a Bergamo del fiume Serio…), per l’intensità del dramma evidenziata dal viso di Elio, alla fine del film, accanto al camino acceso (il suo cuore brucia come il fuoco), per l’intensità del dialogo finale tra padre (un padre illuminato?) e il figlio dopo un’esperienza unica.

    Ho trovato pertinente poi il frammento recitato di Eraclito.

    A prescindere dalla qualità estetica del film (a me pare un “bel” film), mi piacerebbe che ci si confrontasse sul tema scelto e su come è stato raccontato.

  • Muta l’espressione triste d’avanti al focolare…
    Se non erro il padre lo aveva definito…”Buono”.

  • Pensiero unico: antidoto ai fanatismi contemporanei, contro demagogia, promesse elettorali assurde, estremizzazioni, incapacità e ignoranza economico-finanziaria. E improvvisazione. Se tra vent’anni non saremo più nei g8 sarà colpa gravissima di chi vuole il potere a tutti i costi. Ritornando invece al film spero che il pensiero unico lo premi.

  • Provo a stimolare un confronto.
    L’acqua è un Leit-motiv del film (la piscina, il fontanile, il fiume, le cascate del Serio, la pioggia).
    Secondo voi che valore simbolico può avere? La sua forza purificatrice (anche dai pregiudizi?) o la sua forza rigeneratrice?

    • Che se ne parli solo a Crema, oltre che all’interno della commissione che ha stabilito di premiarlo, vorrà dire qualcosa? Solo io incontro per strada spettatori che si sono mortalmente annoiati (anche addormentati), oppure capita anche voi e non lo dite?

      Un conto è dire che un film su Crema, evento rarissimo, “potrebbe” (il condizionale è d’obbligo) attrarre turisti in città e nel cremasco, altro conto è farselo piacere per forza perché potrebbe … eccetera eccetera. Sono due cose ben distinte. E credo valga la pena di concentrarsi sulla seconda.

      Ricordate il pluripremiato “La grande bellezza” (du’ palle!), nessuno ne parla più. Se chiedete a un giovane di cosa si tratta (e sono passati solo quattro anni!) vi guarderà stranito. Però i romani sono stati ganzi perché sfruttando l’occasione hanno saputo attrarre turisti e hanno fatto un sacco di soldi. La repubblica del tortello saprà fare altrettanto? Speriamo.

  • Piero, qui ci vorrebbe il signor Cade’. Non sto scherzando. E una deviazione da questo difficile immanente che stiamo vivendo sarebbe salutare. Attendo approfondimenti.

    • ….mammamia come sono in totale disaccordo con il tuo giudizio negativo sul film di Guadagnino, Rita!
      E per di più ci hai messo un ….”carico da 11″ bocciandomi anche “LA GRANDE BELLEZZA”, un film che rivedo periodicamente, gustandomelo ogni volta di più. Stupendo!!!!
      Ti assicuro, nella sala 5 stracolma, a Crema, nessuno si è …”addormentato” e alla fine gli applausi sono scrosciati e io ero tra quelli che applaudivano.
      I 3 minuti di lettura di Gianni Canova (sospetto proprio non sia nel “giro” delle tue tre amiche cinefile, ma so per certo che di Cinema se ne intende assai!) che ha linkato Marialisa (al secolo mia moglie) sono parecchio illuminanti rispetto alle ragioni per le quali ho gradito moltissimo la visione di “Chiamami col tuo nome”; peraltro credo proprio che la “full immersion” che la (piccola) città ha fatto nelle atmosfere di questo film (le cinque sale della multisala, dedicate allo stesso film in una serata e totally soldout!!!) contribuisca in modo molto, molto positivo a diradare i miasmi, le muffe, gli ipocriti “distinguo” con i quali certi guardiani del ….. “si fa ma non si dice” hanno affrontato in precedenza, anche su questo blog temi attinenti l’amore omosessuale.
      Grazie, Guadagnino!

    • Non vedo dove stia il problema, Franco; evidentemente non abbiamo gli stessi gusti cinematografici. Forse neppure musicali, visto che a te piace il jazz e io non lo sopporto, così come tu non reggeresti, probabilmente, la musica che ascolto io.

      Possiamo star qui fino alla settimana prossima tu a fare l’elenco delle recensioni a favore e io contro (anzi, no, io no, non m’interessa). Sappiamo bene che ci sono recensori per tutti i gusti e tutte le tasche. Nel senso che le case di produzione pagano, e non ho bisogno di dirtelo, lo sai meglio di me.

      Chiariamo un fatto, però: un film, come un libro o un disco, può piacere oppure no. Punto. A ogni sensibilità corrisponde il suo film/disco/libro. Le espressioni artistiche non veicolano Verità ma eventualmente, se ne hanno la forza, agiscono su sensibilità. Questo per dire che chi al cinema si è stufato, o addormentato, non è il buzzurro, zotico, disinformato (questa è bella), insensibile e ignorante, ma è semplicemente una persona a cui il film non è piaciuto. E’ per caso uno scandalo?

      Mi fa piacere che “La grande bellezza” sia una delle tue pellicole del cuore. Personalmente, ho dato una volta e non lo rivedrei neppure dietro compenso.

  • Si l’acqua sembra un passaggio obbligato nel film…
    A fare il bagno ci andavano decisi.

  • Panta rei o Carpe diem? Secondo il padre il secondo. L’acqua purificatrice? Si saranno sentiti sporchi? Rigenerarsi da cosa poi? La “morte” arriva alla fine, almeno per Elio. Oliver poi si sposa, e qui forse Eraclito ci sta. E Guadagnino non dice se ci sarà una rinascita anche per Elio e se si bagnera’ in altre acque. Ma qui non stiamo psicanalizzando il regista.

    • ….non è che …”ci tiriamo la volata” (io sono “di qua”, lei è “di la”!), ma Marialisa ha beccato una recensione (quella di Ida Dominijanni, giornalista, su “Internazionale”) davvero fondamentale per aiutare ad “entrare” nel film . Metteteci ancora altri 5 minuti, ma leggetela, amici!
      Il link è qui sopra…..

    • “risponde a molte superficialità lette anche nel presente blog”. E figuriamoci se come al solito non si cascava nella eterna accusa che tutti i benpensanti di sinistra prima o poi lanciano a chi non la pensa come loro: “non capite”, con il sottinteso: “siete troppo rozzi e ignoranti per capire”. È vero, non capisco: se davvero il film vuole toccare temi universali che bisogno c’è di usare l’omosessualità? E se nella vicenda narrata si sostituisce l’amore omosessuale con uno etero, che cosa rimane del film? Detto fuori dai denti: non riuscirò mai a trovare alcunché di poetico in un rapporto sodomitico, lo sfintere anale è fatto per espellere feci, non per altro.

  • Primo articolo…. Frutto simbolo ( Frutto d’oro )…
    Ultimo articolo… Le parole del regista…
    “Trilogia del desiderio ” e…. Ultimo film ” Sui ricchi “.

    • ….a Cordani 31 gennaio 19:40 : al solito, prof. l’arroganza nel giudicare/categorizzare ( la “litania” dei “ben pensanti di sinistra” oramai mi pare rasenti la “fissa”!) e il linguaggio volutamente, forte, diciamo …. “a effetto” (“lo sfintere anale è fatto per espellere feci, non per altro”) non ti fanno difetto e di “rispettare chi legge” (e scrive) te ne …fai un baffo!
      Se posso usare la stessa metafora corporeo/funzionale: ci vuole un bel fegato prof.!
      Per dirla con Piero, non credo proprio che la considerazione dello spunto proposto dal prof. , nella forma e nella sostanza, possa aiutarci nel nostro ….. “cineforum” , anzi ritengo ci porti in un ambito che non appartiene a questo blog!

  • Un suggerimento.
    Perché non dare il via a un vero e proprio cineforum?
    Per me – lo ripeto – è un film da cineforum.
    E – lo ripeto – sono un profano.
    Leggo i link di Marialisa e mi incuriosiscono.
    Mi piacerebbe avere una “guida” che mi aiuti a leggere quello che io profano non riesco a vedere.
    Mi riferisco in particolare al “linguaggio cinematografico” che altro rispetto al linguaggio di un saggio.
    E mi riferisco anche al tema scelto: non credo che il film di Guadagnino abbia avuto ampi riconoscimenti per la “storia raccontata” (ormai sono anni che l’amore omosessuale è parte integrante della cinematografia), ma per “come è stata raccontata”.
    Ora, c’è qualche addetto ai lavori che, conoscendo altri film che hanno lo stesso sfondo, possa fare un confronto col film di Guadagnino e sottolinea il “valore aggiunto” che gli è stato riconosciuto?
    Marialisa, Franco, Ivano, Rita, Graziano, Bruno, ne conoscete qualcuno?

  • Dalla “Trilogia”, due frasi da paragonare:
    “Essere in due è bello come essere soli… Dobbiamo decidere se essere coraggiosi”
    “Sei piuttosto addomesticata per essere una rock-star”.

  • Sig.(???) Cordani, sono abituata a respingere al mittente ogni forma di arroganza. Tantopiù se volgare!
    Non mi carico delle immondizie altrui.

    • Anche un mio amico mi dice sempre che non vuole caricarsi dei pesi altrui perché ne ha già abbastanza dei propri.

  • Marialisa e Francesco, se Rita, invece di fidarsi delle sue “tre amiche”, e il Prof. Cordani, dei suoi istinti “scientifici”, lo andassero a vedere, magari cambierebbero opinione. Perchè non ci si può fidare solo del sentito dire. Non vi pare?

    • Sono abbastanza grande da sapere di chi mi posso fidare, e di chi no.

    • Ivano ringrazio sempre i miei insegnanti che mi ripetevano: ogni argomentazione va documentata dalle fonti a meno che non si tratti di raccontare sentimenti personali. Io ho insegnato a mia volta usando questo spirito. Altrimenti avrei venduto frittelle o le mie verità. Mi pare che qui si faccia gossip e con sicumera. Non vedo alcun contributo alla conversazione. Coi pregiudizi non si cresce e non si lascia granchè attorno. A questo proposito il film ha molto da dire. Accettare il confronto è impegnativo, specie se si entra in territori delicati e sensibili. Io me lo sono gustato questo film, perchè prima di tutto è una storia d’amore col cinema. Qualcuno l’ha detto e io rubo.

    • Cara Marilisa, fa piacere a tutti che tu ed altri vi siate gustati il film. Benissimo. Tuttavia non puoi escludere dalla platea quanti invece si sono annoiati, sicché appiccicare a costoro l’etichetta di “gossippari pieni di sicumera”, francamente, mi sembra un po’ eccessivo. Non dirmi che è la prima volta che a te piace qualcosa che ad altri non piace, o viceversa.

      Andare sempre “alle fonti” è senz’altro cosa buona e giusta. Poi, però, bisogna fare anche un’analisi accurata circa “quali” fonti, altrimenti può succedere che citando il commento entusiasta di “Welovecinema”, che è di BNL ente che figura tra i finanziatori del film, si pecchi d’ingenuità. Sappiamo abbastanza grandi da sapere che fonti ce ne sono di tutti i colori e per tutti i gusti, ognuno dice la sua e nessuno ha la verità in tasca. Siamo uomini, non déi.

      Nel suo solito modo “papale papale” e forse un po’ forte Bruno Cordani ha detto invece una cosa che hanno pensato in molti e che, questa semmai, sì, potrebbe essere oggetto di dibattito: se si fosse trattato della vicenda qualunque di un amore eterosessuale, adesso saremmo qui a parlare di questo film? Lasciando stare i premi.

      Magari si, ma forse anche no.

      Voi che lo avete visto, di sicuro sarete in grado di rispondere a tale domanda e quindi di spiegare a quelli come me che non lo vedranno cosa c’è di tanto speciale in questo lavoro rispetto ad altri che trattano lo stesso tema. Anche in considerazione anche del fatto che più della metà dei film che escono nella sale “parla d’amore”.

  • Che poi Rita dica “che se ne parli solo a Crema”, mi sembra un tale delirio che…ma evidentemente ha dati alla mano per tale affermazione, perchè io ho cercato i numeri del botteghino, ma in rete non ci sono ancora. Vorrà dire che Rita attinge a fonti non rivelabili, segrete, a meno che Lei stessa non si sia appostata nei pressi di tutti i cinema dove è distribuito o abbia origliato tra le chiacchiere di tutta Italia e del mondo. Anche perchè mi pare che la stampa ne abbia parlato diffusamente, quella di regime naturalmente, finanziata dalle solite lobby, ma anche la rete libera, addirittura con le dichiarazioni di quel prete che accusa il film di aver sdoganato la pedofilia. Se ne parla cara Rita, fin troppo, oltre che a sproposito.

    • In realtà non se ne parla granché neppure a Crema, salvo i soliti noti.
      Vale lo stesso discorso per la stampa.
      Non stiamo parlando di film indimenticabili come “I dieci comandamenti”, “Il dottor Živago”, “Via col vento” o “Guerre stellari”. Diamoci una ridimensionata, please.

    • …..trovo surreale e anche sterile che si raffrontino considerazioni, pareri, giudizi (quando di considerazioni, pareri, giudizi si può parlare!) tra che il film l’ha visto, provandone emozioni dirette, occasioni di riflessione, desiderio di approfondimento e chi, semplicemente il film non l’ha visto!
      Ma quale “cineforum”, “padron piero”?
      Il “cineforum” si fa solo tra coloro che erano …. “seduti in sala”, che magari intervengono anche per dire che si sono annoiati a morte e si ….sono addormentati!
      Se no, mi viene il dubbio di ….aver sbagliato blog!

  • Grande responsabilità dell’autore è comunicare quello che la vita gli ha insegnato…
    Percorso è verificare la conformità del suo messaggio con gli autori riconosciuti,
    tradizionali e moderni.

  • P.S.
    Cioè, quello che la sua vita dice alla mia vita.

  • Mi sembra che qualcuno faccia confusione tra “la retta via” e “la via del retto”.

  • Non inciampiamo…Patti Smith, aveva sputato per terra nel programma di Celentano.

  • Mi permetto di dire che qui non stiamo affrontando il tema dell’omosessualità, ma di un film.
    Quindi un confronto sul film può essere effettuato solo da chi ha visto il film.
    Io sono fortemente interessato a “capire” meglio il suo “linguaggio” e perché il regista ha scelto questo “modo” per trattare il tema.
    E’ per questo che torno a suggerire l’idea di un “cineforum” (da cui naturalmente sono esclusi coloro che non l’hanno visto).
    Ripeto: mi interessa il film, questo film che ha avuto tanti riconoscimenti, ancora prima delle nomination (non il tema dell’omosessualità che sul blog abbiamo trattato in lungo e in largo).

    • Per quanto mi riguarda dirò sempre e in ogni occasione quello che mi pare o piace.

  • L’argomento del film è solo la cassaforte…
    E non basta la chiave per aprirla…
    bisogna educarsi alla combinazione.

  • ….un commento il tuo, Graziano, che, piacevolmente, porta ad una pacata riflessione.
    Lo condivido, anche perchè è stato l’ atteggiamento mentale che mi sono proposto alzandomi dalla poltrona della Sala 5 …. e gradualmente mi è ….arrivata un sacco di roba!

  • Altri su questo blog si sono vantati dell’audacia di dire quello che pensavano, col risultato che nessuno ha più conferito con loro.

  • ……Ivano, credo sia questione di forma e contenuto, che devono …sostenersi l’un l’altro, in modo equilibrato.
    Ciò, ovviamente dipende dall’approccio con cui il “commentatore” si mette alla tastiera, dal …. “goal” che va cercando!
    Sono cinque anni che ci sto “buttando” (l’ho messo tra belle virgolette, perche nel “bilancio totale”, non lo considero affatto “buttato”!) tempo e, affacciato a questa spalletta, ne ho viste passare acque limacciose, limpide, increspate, in piena, in secca …. delle volte mi è venuta voglia di tuffarmici, delle vollte mi sono tirato indietro perchè la corrente portava giù della brutta roba, delle volte ci ho buttato un sasso per sentire il “pluff” che faceva….. tutto sommato, ne valeva cmq la pena e sono ancora qui.

  • Caro Franco, da parte mia grazie per essere ancora qui. Se Cremascolta è uno spazio di libertà e dialogo, in cui persino un conservatore di destra come me può dire la sua, è anche merito tuo e degli altri amici della redazione.

    Io non ho visto il film e non avevo nessuna intenzione di vederlo. Dopo questa discussione sul blog, andrò proprio a vederlo. E mi permetto, pur non avendo ancora visto il film, di dire tre cose positive. La prima. Qualora anche si trattasse di un film mediocre, il fatto di aver dato a Crema visibilità e notorietà è un bene per la nostra città, per di più a livello internazionale. Che poi non si stia facendo a sufficienza buon uso di tale opportunità è un altro discorso. Per cui, grazie Luca Guadagnino. La seconda. Il pluricitato Cottarelli ha stigmatizzato da par suo (ma anche Perotti e altri) i costi e il parassitismo di determinati ambienti (non tutti) di produzione teatrale, lirica e cinematografica italiani, una sorta di fabbrica di boiate costosissime che gravano sui contribuenti senza altro costrutto se non quello di dare prebende e celebrità a una manica di pseudoartisti esibizionisti, presuntuosi e, soprattutto, noiosissimi fino all’orchite. Questo film sta avendo un notevole successo e le tasche degli italiani non subiranno pregiudizi come in molti altri casi di costoso velleitarismo cinematografico. Per cui, due volte grazie a Luca Guadagnino. La terza. Pur essendo mezzo siciliano e mezzo algerino, Luca Guadagnino è in parte divenuto cremasco negli ultimi anni e chi l’ha conosciuto personalmente ha potuto apprezzare il suo tratto e la sua educazione. Come presidente dell’ACE tempo fa l’ho incrociato alcune volte mentre portava la figlia a lezione di equitazione e mi hanno colpito la sua cortesia e il suo stile. Ho incontrato nella vita non pochi registi, attori et similia e devo dire che spesso la cialtroneria e la cafonaggine erano le loro note caratteristiche. Per cui, tre volte grazie a Luca Guadagnino, cremasco d’adozione che tanto ha fatto per Crema, più di molti cremaschi di nascita.

    E adesso rovino tutto. Non sarei andato a vedere il film perché trovo i film italiani lenti, enfatici e spesso irritanti. Come certa recitazione teatrale (non tutta) o talune opere di melodramma (alcune in particolare). Perché, lo confesso, a me piacciono i vecchi western in originale (i dialoghi li capisco abbastanza, comunque mi interessano poco). Ebbene sì, lo ammetto: da Stagecoach a The Wild Bunch, da Rio Grande a The Seekers, ma anche cose come Mackenna’s Gold o peggio ancora. L’importante è che non ci siano patemi esistenziali e storie d’amore. Aggiungo che non ho nulla contro la sodomia, i sodomiti e i sodomizzati. Non faccio distinzioni, mi basta che non ci siano pipponi intellettuali, crisi d’identità e menate sentimentali, da qualsiasi ventricolo cardiaco nascano e in qualunque orifizio finiscano. Comunque, confermo che andrò a vedere la nostra bellissima Crema nel film del tre volte bravo Luca Guadagnino. E se ci troverò un quarto motivo di bravura, meglio ancora.

    • Siamo in due: neppure io sopporto la lentezza, le “menate sentimentali” e i “pipponi intellettuali” dei film italiani. Questo è il motivo per cui non sarei andata a vedere il film di Guadagnino. Né ci andrò, a differenza tua, perché quello che mi hanno raccontato è più che sufficiente. Ben vengano comunque i commenti positivi, se la visione di questo film riuscirà a promuovere il territorio. Tutto ciò che “attira” turismo è ben accetto.

    • Errata corrige. Non è la figlia di Luca Guadagnino ma la nipote.
      “Sono felice, appagato, ho un compagno che amo profondamente e vivo bene del mio lavoro, e sì lo so che in Italia pare volgare parlare di soldi, ma io lo dico lo stesso. Inoltre, da qualche tempo sono anche tutore di Martina, mia nipote, una ragazza meravigliosa, che mi fa sentire anche un po’ padre. È la figlia di mio fratello Jean Marie, che fa il poliziotto, a Palermo, e ha altri due figli. Sono uno zio severo, la seguo negli studi e in tutto quello che fa”. Vanity Fair, n. 51 del 27 dicembre 2017.
      Disclaimer: non leggo Vanity Fair, il giornale era in una sala d’aspetto.

  • Rita e Pietro: finalmente due uomini veri!

    • Alla fine di ogni catastrofe ciclica qualcuno sopravvive, sempre.

  • In tutti i casi sembra ancora di capire che sgombrare il campo dai pregiudizi sia il problema. Il film racconta un amore omosessuale e su questo non ci piove, non una storiella statisticamente condivisibile dai più. E l’obiezione che se avesse raccontato una storia normale avrebbe venduto meno proprio non regge. Non regge perchè Guadagnino ha voluto raccontare quella di storia, non un’altra. E la curiosità intorno ad un tema mai metabolizzato, nonostante i tempi, Unioni civili e via con altre conquiste civili, credo anch’io che sia stato l’incentivo a vederlo in tanti. Ciò non toglie che lo si debba giudicare come prodotto cinematografico e basta, ed è questa la questione, perchè non credo proprio che possa avere riconoscimenti solo in base alla tematica. Perchè questo lo metterebbe a rischio come tanti altri prodotti, o teatrali o cinematografici o altro, tacciati di partitismo, di propaganda riformista voluta da chissà quale oscuro deus ex machina. E qui si tornerebbe a vecchi dibattimenti, tra teorie gender e sentinelle in piedi, ricordate da Francesco, e alla constatazione che anche i tempi moderni che viviamo forse moderni non lo sono affatto. In verità Cremascolta non può essere considerato un osservatorio, e non bastano due detrattori , che tra l’altro non lo hanno visto, a smontarlo. Di fatto, e qui ritorno a citare Francesco, di fronte a questo film credo che proprio non si possano separare forma e contenuto, dove la forma è la bravura del regista e il contenuto innegabilmente il tema trattato, e non altro. E questo io non lo trovo affatto scandaloso. Un bel film può essere giudicato tale anche se inviso a qualcuno che ancora liquida il tutto con battutacce da bar sport che qualificano senza ombra di dubbio la firma, certamente non il film. Anzi, questo lo nobilita, anzi di più. Che poi tanti cremaschi l’abbiano visto solo perchè girato nel territorio non toglie niente alla qualità del film. Un’intervista ai due protagonisti, girata da una tv americana, ha totalizzato ad oggi 1 milione e seicentomila visualizzazioni, che probabilmente corrispondono ad una parte di biglietti strappati, beati produzione e regista. Come non toglie niente l’assedio sotto casa del regista il pomeriggio prima della mondana rappresentazione, con frotte di ragazzine e ragazzini in visibilio per un possibile selfy coi due protagonisti, giudicati belli e appetibili per tutti i gusti sessuali. Per dire cosa? Per dire che tutto è molto più complesso di come lo si vuol ridurre, tra leggi di mercato, orientamento sessuale di appartenenza e propri inamovibili convincimenti. E condizionamenti culturali. Basta sgombrarsi di tutto questo e andare semplicemente a vedere un film.

    • Quando il livello di argomentazione sale e si toglie di mezzo volgarità e vuotezze è piacevole leggere alcune firme. Grazie Pietro Martini e Ivano per i vostri ricchi e sereni contributi. E alla tenacia di Piero nel costruire confronti.

  • Il contenuto,più che nel tema trattato,è nel fra le righe del tema trattato.

    • Sei un saggio, Graziano.
      Stamattina ho sviscerato l’argomento film-Guadagnino-Crema con uno dei miei più cari e vecchi amici, una delle due o tre persone al mondo per le quali sarei disposta ad andare sulla luna. Ho capito così qualcosa di più. Premetto che l’amico in questione non solo è un intenditore di cinema, ma è anche omosessuale. In sintesi: a suo dire il pregio del film, a cui non ha risparmiato critiche sotto l’aspetto della tecnica cinematografica, è quello di aver saputo resuscitare attraverso gli occhi del ragazzino un momento cruciale, caotico e contraddittorio, della vita umana quale è quello della “rivelazione” della propria sessualità “dissonante”. Per lui, riporto (quasi) testualmente, è stato come scoperchiare una tomba e veder saltar fuori il 15enne che fu, erroneamente creduto tra-passato ma ancora vivo e vegeto. Stesse incertezze, stessi conflitti, stesse passioni. Dopo una lunga conversazione abbiamo convenuto che di fronte a un film del genere chi non è, o non è mai stato, direttamente o indirettamente “parte in causa”, comprensibilmente può anche annoiarsi, mentre altri non hanno difficoltà a immedesimarsi. Bene inteso, è un’opinione personale tale e quale a tutte le altre espresse qui, ma contribuisce anch’essa a definire il quadro. qualora ne dovessi registrare di altrettanto significative, le scriverò.

      Nel frattempo ho visto all’ora di pranzo, su Canale5 che dedica sempre uno spazio generoso agli spettacoli (e ti pareva, Medusa Film), un servizio su Crema e la pellicola in questione. E’ stato bello vedere due fanciulle con gli occhi a mandorla che fotografavano Villa Albergoni, le immagini del Castello di Pandino e della nostra piazza del Duomo. Sarebbe davvero il colmo non trarre profitto da un momento d’oro come questo. Quando capiterà ancora di essere sotto i riflettori?

  • P.S.
    Se non piace la lentezza….. Si è rock !
    ….Io sono sostenitore del … come si chiama… rock ( S. Carol Wojtyla )

    • Molti vibrano sulle frequenze di questo film,eppure il contenuto non manca nei
      film precedenti di Guadagnino….
      E’ la terribile responsabilità dell’autore.

  • Ivano, ho contattato una persona che da diversi anni conduce cineforum (credo che possa aiutare i tanti profani come me a “leggere” più in profondità il linguaggio del film (che è un linguaggio tutto suo che ha nulla a che vedere con altri linguaggi): mi ha assicurato che ci avrebbe offerto il suo contributo.
    L’attendo.
    Ho già letto alcune recensioni. Ora mi aspetto una con un linguaggio meno… criptico (è tipico dei critici essere… criptici).

  • Mi sono riletto tutti i commenti…
    Però ! Ne è uscita di roba….Bravo Guadagnino.

  • Grazie Marialisa, anche se non totalmente d’accordo. Ad esempio, dal commento di Martini il pistolero, toglierei ad esempio il termine “sodomia”, un pò perchè desueto, un pò perchè tra ricordi biblici e anche recenti e bigotte legislazioni americane, da poco abrogate, a parte De Sade « Oh, che bel culo, Juliette! Come sarà delizioso fotterlo e martirizzarlo “viene un pò la pelle d’oca a ricordarne i martirii purificatori. E sorridendo un po’ ricordo che all’epoca di De Sade vennero addirittura istituiti gli “ispettori dei culi”, fino a far diventare la pratica un problema filosofico, ma questo anche in epoche precedenti. Come toglierei “patemi esistenziali e storie d’amore” e anche i “pipponi intellettuali, crisi d’identità e menate sentimentali, da qualsiasi ventricolo cardiaco nascano e in qualunque orifizio finiscano”. Ecco, tolte queste citazioni io ritengo che il commento di Martini sarebbe leggibile. E poi, come non pensare ad Ultimo tango a Parigi di Bertolucci, a ricordare che alcune pratiche sessuali sono ovviamente non esclusivamente omosessuali, ma soprattutto, ed è una questione statistica, eterosessuali. Ma questa considerazione forse sarebbe meglio indirizzarla al Prof. Cordani, fin troppo esplicito nel classificare quella che ipocritamente sarebbe l’unica funzione. Naturalmente, tutto questo, nulla toglie alla simpatia che nutro nei confronti di Pietro Martini, che si dichiara uomo di destra, nessuno è perfetto, ma che in altri commenti ha dimostrato un equilibrio di argomentazioni che me lo rende leggibile. Anche se a questo punto sarebbe interessante aprire una discussione su sentimenti e sentimentalismo, ed altre dicotomie cardiache, che le nostre sono di serie A, per sensibilità, e quelle degli altri di serie B perché uno sciocco può provare ed esprimere solo melensaggini. Insomma, tutta la retorica del cuore. Ma ci sarà tempo anche per questo.

    • Giusta la precisazione su sodomia come termine desueto. La ragione però è che a settembre compirò sessantacinque anni, per l’ISTAT entrerò a far parte della categoria degli anziani e quindi sarò io stesso desueto. Alla mia età vengono istintivamente in mente i termini appresi durante la propria desueta formazione letteraria e artistica e quindi le locuzioni utilizzate finiscono per risentirne, anche senza alcun intendo spregiativo. Sade non lo conosco granché, mi è parso uno che complica le cose semplici (forse saranno semplici per me, non so), per cui non sono in grado di interloquire sui glutei di Juliette o sui coccigei ispettori da lei menzionati. Vedrò di informarmi meglio. (A proposito, mi sono informato sulla faccenda delle dentiere: aveva ragione, uno spasso).

      Ciò che mi preme ribadire è che i miei riferimenti agli apparati cardiaci o copulatori contenevano solo espressioni democritee e lucreziane, per l’appunto meccanicistiche quel tanto da lasciar intendere la mia più totale indifferenza ai gusti sessuali altrui, convinto che ciascuno dovrebbe dedicarsi ai propri. Trattasi di attività, a mio parere, che sarebbe ragionevole circoscrivere agli umani adulti consenzienti, magari col limite dell’ordine pubblico e la raccomandazione di un certo decoro. E basta là.

      Grazie per il pistolero. Ma guardare nei film quelli che sparano bene non vuol dire sparare bene. Comunque, tanto per capirci meglio sul mio disinteresse verso certe cose e il mio interesse verso altre, se nella scena del duello finale in High Noon qualcuno si fosse ingroppato (ecco, ingroppato non è desueto, spero possa andare) Gary Cooper, ebbene io avrei continuato a restare concentrato sui revolver.

  • Volevo segnalare in modo particolare la recensione di Clara Miranda Scherffig.

  • Proloco e affini: pronti pacchetti turistici a traino del film per un rilancio di Crema turistica. Credo che Cremascolta abbia svolto il suo ruolo. Un doveroso ringraziamento, oltre ai commenti seguiti, al mio amico criticone che mi ha ispirato il post, e la constatazione che più sinergie in campo e più il gioco è vincente. Informazioni più dettagliate su “La provincia” di oggi.

  • Rilancio perchè passato inosservato ieri. Rilancio perchè credo che Cremascolta abbia in questo caso svolto il suo ruolo, suggerendo e criticando, ottemperando di fatto alla sua mission originale: “dalla protesta alla proposta”. E’ notizia, riinformo, che Proloco, Istituzioni, associazioni, e via elencando, si sono finalmente mossi sulla scia del successo mondiale che sta avendo il film del nostro ormai concittadino. E anche per la constatazione che è un blog letto più di quanto si creda. Mi capita spesso di incontrare conoscenti, un pò ostili per varie ragioni a questo sito, che però guarda caso non si perdono un commento, o di ricevere sms o email private a seguito di quel post o di quel personaggio. E questo non può che fare onore ad una redazione che in questi anni ha dimostrato un impegno e perseveranza considerevoli.
    In verità non escludo (Proloco and company) che ci sarebbero arrivati anche senza di noi, ma mi pare che abbiano avuto bisogno di qualche sollecitazione.
    E informo di nuovo per chi non avesse letto la stampa locale di ieri. Sono in partenza per la Bit su carta materiali promozionali, oltre a veri e propri pacchetti turistici, cartoline con immagini del film o delle location dove è stato girato, insieme a videointerviste, locandine con mappe, fino a spingersi alle cascate del Serio, a Bergamo e Clusone, con l’intento finalmente di valorizzare tutto ciò che di bello offre il nostro territorio. E a tutte queste iniziative pare che abbiano aderito e partecipato in tanti, in attesa che verso l’estate arrivino anche percorsi ad hoc, cartellonistica ed indicazioni per itinerari in bicicletta con tappe nei punti toccati dai vari set.
    Insomma, era ora che si muovessero, e siccome ritengo che il blog abbia svolto un discreto ruolo, mi sento di augurare lunga vita a Cremascolta .

  • Ho ricevuto da un amico, che vive all’estero, l’articolo di Beppe Severgnini, My simple Italian Town is at Risk of an Oscar, pubblicato sul New York Times, che parla del film e di Crema. Vi giro il link.
    Severgnini ha dato alla nostra cittadina quel pizzico di notorietà che serviva a livello internazionale.
    E’ già un buon inizio per rilanciare Crema turisticamente. https://www.nytimes.com/2018/02/09/opinion/crema-italy-call-me.html

  • Ho rivisto il film, a distanza di alcuni giorni, perché certo che qualcosa mi fosse sfuggito, ma soprattutto per le riflessioni che questo mi ha suscitato. Non ho visto molto di più, in verità, mi interessavano Orazio più che Eraclito citato, la medaglietta ebraica prima nascosta e poi esibita: “siamo ebrei discreti”, però la festa ebraica di Chanukkàh ci sta, in questo raccoglimento familiare, esclusivo, protetto, per questo mi era subito venuto in mente Bassani e l’isolamento culturale del giardino di Ferrara, nonostante le biciclette e l’apertura all’esterno. E allora via a tutte le letture possibili, sociologiche, politiche, con la costante di Guadagnino, i mondi a parte di Pantelleria, Villa Necchi Campigli, e qui l’”aristocrazia” di questa bellissima villa dove il tempo estetico si è fermato, nonostante il contemporaneo nel millenovecentottantatre del pentapartito di Craxi. E questo inizio di carrellata dopo aver rivisto Gruppo di famiglia in un interno, con i dovuti distinguo temporali e culturali, a partire proprio dal libro di Aciman. Anche qui una famiglia, come in Visconti, ma altra quella di Aciman, ebreo cosmopolita, ovviamente borghese, ma nel libro nessuna lettura politica a differenza del nostro storico regista. Solo una storia di uomini , verrebbe da dire, ma sarebbe riduttivo. Il film di Visconti, del 74, – il libro di Aciman pubblicato nel 2008 e non so quando scritto -, dopo il sessantotto, e la famiglia, lettura politica, lacerata da conflitti e tutte le contraddizioni interne, anche la promiscuità sessuale, accompagnata dalla voce stupenda di Iva Zanicchi, che in quel caso conta meno. Qui invece la sessualità è preponderante, come è forse troppo aulica la famiglia unita così protettiva, come dice Piero melensa negli epiteti, amore mio, tesoro mio, troppo enfatica forse, in qualche scena irritante, così culturale, la madre che declama in tedesco e simultaneamente traduce, l’etimologia, un pò tronfio. Insomma, un pò troppo compiaciuto nell’esibizione di tanta cultura, non sempre necessaria. Ecco, zavorrato troppo forse, in un realismo che non ha niente di neorealista nel senso di rispondente al reale, troppo snob, la famiglia da una parte e Mafalda e il contadino anziano che stacca sollevandola dal muro la bicicletta di Oliver, perché non l’ha fatto il ragazzo?-dopo averci fatto assistere all’agonia del luccio che Elio pare prendere in giro pregustandolo forse cucinato. E poi tutte quelle sigarette che la madre in modo particolare succhia voluttuosa. Non c’è scena che ne escluda le nuvolette, eppure all’epoca di ambientazione forse già si parlava dei danni del vizio, eppure così convincente – la madre- per il piacere che ne ricava, da far venir subito voglia di accenderne una anche allo spettatore. Per dire cosa? Per dire che il film, non so più se è un grande film, nonostante la storia d’amore raccontata benissimo, il desiderio che cresce e trova finalmente compimento, le paure adolescenziali e le insicurezze di Elio che trovano coraggiosa espressione, i pudori e forse i sensi di colpa, la pesca serbatoio di sperma che Oliver starebbe per succhiare e le timide rimostranze di Elio che non vorrebbe confessare l’adolescenziale peccato, il suo lasciarsi andare con la testa contro il petto di Oliver come se volesse entrarci, ripagato dal ”chiamami col tuo nome” di Oliver, simbiotico, convesso fino all’annullamento e inglobamento dell’altro. Insomma, perché dovrebbe essere premiato questo film dal momento che di cultura, e non solo cinematografica, si tratta? Serve alla causa omosessuale, sempre oggetto di discussione? Serve alla causa ebraica in questi momenti di antisemitismo di ritorno? Non lo so, ma credo che per Guadagnino andrebbe creata una categoria di Oscar a parte. Anche a Aciman, anche a Ivory : quella dei tanti spunti di riflessione che hanno offerto. Per chiudere, l film se dev’essere premiato, lo sia per aver raccontato bene una storia d’amore. Il resto, se non fastidioso, è solo di contorno. Spesso discutibile.

  • Ah, dimenticavo di segnalare che tra i titoli di coda compare anche il nome di Roberto Solci, anche lui cremasco di adozione, compositore e docente di Conservatorio, come consulente per la musica classica, e fuori titoli anche maestro di Elio al pianoforte, da farlo apparire valente pianista. Bravo Roberto, altro bravo “cremasco”.

    • …..è si, Ivano, “Elio”, Solci, l’ha ringraziato in ….diretta, la sera dell’happening in Sala 5!
      Ha detto che prima del film, lui sul pianoforte, non sapeva mettere le mani! Da non credere….

  • In effetti, è stata una sorpresa per me vedere un giovane privo di una preparazione musicale suonare con tanto piglio: davvero bravo il nostro Roberto Solci!

  • Bene Francesco, io quella sera non c’ero e allora mi sembrava doveroso. Invece oggi, dal momento che ho portato nel mio precedente commento qualche riflessione in più, osservo che tu, tra gli estimatori del film, come anch’io in prima visione, non dici niente. Non sei obbligato ovvio. Vedo ora che anche Piero, più critico di te, non dice niente.

  • Si Ivano, hai ragione, il tuo articolato commento 9:23 si meritava di più che una frettolosa nota sul bel lavoro fatto dal “nostro” Maestro Solci!
    Tu dici a conclusione: “…. per Guadagnino andrebbe creata una categoria di Oscar a parte. Anche a Aciman, anche a Ivory : quella dei tanti spunti di riflessione che hanno offerto. Per chiudere, l film se dev’essere premiato, lo sia per aver raccontato bene una storia d’amore…..” e sono parecchio d’accordo con te, anche perchè l’Accademy non è che si sia sempre distinta per consegnare le statuette al …. “cinema d’autore”, in buona sostanza l'”Oscar” promuove il business del cinema!
    Solo bene se ci …”scappi dentro” anche ….”pescato” come DeSica, Fellini, Benigni, Bertolucci, Sorrentino (i primi che mi vengono alla mente!) e, perchè no, Guadagnino, ma la “maglia della rete” dell’Accademy è a ….. “trama larga”, punta alla “taglia grossa”!
    Certo le “nomination” fanno clamore, audience e “la gente” è quello che segue!
    Il film mi è piaciuto, l’ho amato per altro, perchè è cinema fatto con amore, con attenzione e sensibilità, trattando con mano leggera un tema niente affatto ….”easy”, specie nell’Italia cattolica del “gender” e delle “sentinelle”, con un contributo niente affatto da sottovalutare allo “svelenimento” dell’atmosfera.
    Che “promuova” poi nel mondo la “bellezza/qualità” di Crema è valore aggiunto che ci fa solo bene!

  • Non so, Ivano, che cosa dire. Perché la scelta di due famiglie di ebrei? Dovrei confrontare il romanzo che ha ispirato il film e la sceneggiatura del film stesso. Personalmente non riesco a comprendere questa scelta, a meno che non si sia fatta perché gli ebrei sono tendenzialmente… moderni. Penso al padre della psicoanalisi, in particolare sul tema dell’omosessualità: secondo Freud questa è una tendenza latente in tutti gli uomini.
    Sembra proprio che il film (anche il romanzo?) ricalchi proprio questa tesi: lo stesso padre di Elio confessa di essere stato… vicino, ma poi hanno vinto i freni.

  • “Perché la scelta di due famiglie di ebrei?” Forse perché per essere ben accetti nel business hollywoodiano bisogna celebrare ebrei e/o omosessuali? In quanto a Freud vorrei ricordare che il padre della psicanalisi non ha mai “sdoganato” l’omosessualità, e nemmeno l’ha considerata una normale variante della sessualità umana. Al contrario, l’ha sempre ritenuta tecnicamente una “perversione” generata da un anomalo sviluppo della libido. Insomma, siamo di fronte ad un lampante esempio di omofobia.

  • Freud, Bruno, distingue molto bene l’omosessualità dalle perversioni.
    Non solo: sostiene che tutte le tendenze che sono presenti nell’uomo “malato” sono presenti, seppure in modo latente o smorzato, anche nell’uomo “sano”.

    • Così come anche nell’uomo sano ogni giorno si sviluppano cellule tumorali che vengono però eliminate.

  • Piero, non ci vuole niente a confutare quanto dice il Prof. Cordani, basta una breve ricerca in rete. Incollo due link a chiarimento:
    http://www.huffingtonpost.it/2015/02/19/sigmund-freud-lettera-omosessualita_n_6713954.html
    http://www.studiobumbaca.it/tag/omosessualita-second-freud/
    E continuando a cercare probabilmente si troverebbe materiale anche per capire quali potrebbero essere le ragioni dell’omofobia. Ne salterebbero fuori delle belle.
    P.S. : non ero molto interessato ad intervenire. Lo faccio solo per aver “minacciato ” il Prof Cordani di commentarLo sempre. Promessa mantenuta.

  • Segnalo anche l’intervista ad Aciman su Repubblica di oggi.

  • Ma…Io non indagherei sull’ omosessualita;
    Guadagnino sarebbe riuscito benissimo a dire le stesse
    cose con tutt’altra trama.

  • Non ho ancora visto il film. Lo vedrò appena possibile se non altro perché, anche all’estero, si parla finalmente e positivamente di un realizzatore Italiano.
    “ Lo sfintere anale è fatto per espellere feci, non per altro “ Sig. Cordani, e le tette sono fatte per allattare ? Lei non sa cosa si perde !!!

  • Natalina, lascia stare. Cordani, tanto per adeguarci al suo lessico, non vede oltre la punta del suo uccello. Già scritto, ma non posso non ribadirlo. Tanto ha detto che mi ignorera”.

  • Leggo in altra quota che forse Francesco non ha apprezzato i nostri “riferimenti “anatomici”, ma che io sappia l’origine del mondo, del nostro mondo, non è partita dall’ombelico. Fosse anche questione di eleganza, ci si può girare intorno finché si vuole, ma anche limitandoci al sociogramma dei titoli del blog, credo che non ci sia pensiero che non ne sia condizionato. Non ci vuole molto a fare una statistica dei post più gettonati. E credo non si possa nepoure far rientrare l’argomento nel novero delle fissazioni o patologie. Si può partire da dove si vuole, ma alla fine si finisce sempre lì, estimatori o detrattori qual si voglia. Parlo del sesso in generale, che sgomberato dalle pruderie, credo che non si possa nascondere dietro raffinate eleganze. Credo che la pornografia sia molto più frequentata delle poesie d’amore. Sempre, Natalina, che Francesco, con tutta la simpatia, si riferisse al linguaggio boccaccesco dei nostri ultimi due commenti. Ma forse parlava solo di politica. In questo caso avrei fatto bene a non intervenire.

    • Bene questo discorso che sfata il mito umanitarista. L’uomo è un mammifero che nasce, si alimenta, cresce, si riproduce e muore come tutti gli altri. La differenza di informazione genetica fra lui e lo scimpanzé è inferiore all’uno e mezzo per cento. Dove abbiamo preso l’attuale posizione di «superiorità», esportata in tutto il mondo sull’onda della tumultuosa espansione dell’Occidente? Anche noi ragioniamo dalla cintola in giù, esattamente come tutti gli altri.

  • A Ivano il …”pulizer” per il lettore più attento di CremAscolta!
    Nel merito: sono stato “preso in contropiede” dal commento cosi “diretto” (ops!) qui sopra di Natalina!
    Niente da dire: le donne sanno essere (quasi) sempre più spregiudicatamente, naturalmente efficaci di noi maschietti!
    E’ una lezione che oramai ho …..mandato a memoria, cercando, conseguentemente, di rispettare e potenziare il mio “femminile”, devo dire, anche con qualche buon risultato!

    • Francesco, veramente ho risposto a tono solo perche ho trovato un po’ troppo “diretto”il commento del Sig. Cordani. Tu no ?

  • Rita, a me piace sempre in questi casi citare Cioran, col suo cinismo sempre attuale, quando dice: “allo zoo tutti gli animali mantengono un comportamento decente, tranne le scimmie. Si vede che l’uomo non è distante”.

    • Esattamente. Va superata al piu’ presto la fase di iperattenzione per un soggetto che non la merita.

  • Natalina, “un pò troppo diretto?” ….”italo” direi!

  • La Proloco diffidata dalla casa di produzione Frenesy dall’utilizzare le immagini del film per pubblicizzare Crema. Che strano che la nostra Associazione non ci abbia pensato subito. L’utilizzo di immagini altrui è vietato dai diritti di autore. In verità è un piccolo incidente che verrà risolto con una accordo futuro con la Produzione, pur escludendo alcune responsabilità della stessa associazione. Pare che tutto sia dovuto all’utilizzo non autorizzato che alcuni turisti han fatto di brochure messe in vendita su siti di acquisti online. Oltretutto questo conferma il casino digitale di cui parla Adriano nel suo ultimo post, anche se poca cosa rispetto ad altri furti di cui avremmo maggior ragioni per lamentarci. In questo caso basta attendere che Frenesy detti dei criteri, in altri casi la violazione della privacy è ben più grave.

  • Sono a conoscenza, Ivano (la notizia è di venerdì scorso).
    Non credo si tratti solo dalla messa in vendita online delle cartoline, ma della stessa messa in circolazione da parte della Pro Loco delle cartoline: 1500 stampate dalla Pro Loco, più altre migliaia (8000, ho sentito) fatte stampare da altri.

    Non metto in dubbio che l’intenzione sia stata buona (promuovere il turismo locale), ma i i produttori reclamano i loro diritti di autore.

  • …pare strano anche a me che “capataz” Capelli, che ne sa di amministrazione non abbia pensato al copy right! Finchè usi una foto e la metti on line…..ma stampare migliaia di cartoline….. confido anch’io si mettano d’accordo, dai.

  • Avete notato quei manifestini sui lampioni su un’agenzia specializzata in ospitalità stranieri in famiglia con assistenza? Pensavo ad altre proposte di promozione per Crema: mi sembra un po’ equivoca.

  • Adriano, nei miei consueti giri in bicicletta non ho trovato nessuna delle locandine di cui parli. Non riusciresti a pubblicarne la fotografia? Sarebbe curioso analizzarla.

    • Scusa, mi era sfugggita. Dalla terra delle siirene no, ma comparivano alla base dei lampioni, visibilmente artigianali.

  • Evidentemente la promozione ha funzionato. Mai visti tanti turisti a Crema, di tutte le provenienze. Confermato anche da chi bazzica in Proloco. Aumentati sull’onda anche i B&B.

  • Pare addirittura, stampa locale, che il Laghetto dei riflessi di Ricengo, sia a rischio equilibrio per troppe presenze, anche balneari (alghe ossigenanti) e folaghe che vi nidificano. Che poi alla fine è una cava come tutte le altre.

  • È un piacere vedere per Crema viaggiatori civili e interessati al nostro bellissimo centro storico. Non so quanto questo tipo di presenze soddisfi i budget di coni gelato e tranci di pizza di qualcuno, che probabilmente a fin di scarsella personale preferisce le masnade schiamazzanti che rombano particolato nel fine settimana per le viuzze e le piazzette non solo degli antichi borghi federiciani ma persino dentro l’originario perimetro castrense.

    È un piacere vedere le coppie silenziose, giovani e meno giovani, con la cartina in mano e il naso all’in su, rivolto a un campanile, una bifora, uno blasone scolpito; il composto incedere dei gruppi di visitatori un po’ attempati, che seguono la loro guida e sostano, raccolti e ammirati, davanti ai nostri palazzi, chiese, monumenti; le ragazzine giapponesi (sembrano tutte ragazzine giapponesi, magari sono già adulte da un po’, forse vengono da altri paesi asiatici: fatico a distinguerne l’età e la provenienza) che si entusiasmano per uno scorcio urbano davanti al quale noi passiamo tutti i giorni con indifferenza (ad esempio, l’angolo di Santa Maddalena, nei pochi metri tra la casa di città di Paolo Braguti e lo studio di Carlo Rossignoli), per un muro ricoperto d’edera davanti a cui si fanno foto eccitate lanciando incomprensibili gridolini, per i cortili ombrosi dei palazzi dietro le cancellate, che appaiono in modo inaspettato, quasi onirico.

    Non durerà. Non potrà restare così a lungo. Aumentano gli episodi spiacevoli, brutti. Anche nei confronti di questi viaggiatori civili e garbati. Ad alcuni fatti ho assistito personalmente, anche di recente. Forse, la prima cosmesi a cui dovremmo puntare dovrebbe riguardare proprio la nostra città e la possibilità di una fruizione civile, corretta e senza molestie del nostro patrimonio artistico, culturale e storico. Basterebbe poco. Ma una sorta di incantesimo maligno pare impedire anche il minimo rimedio.

  • E’ la dimostrazione che si può promuovere turismo. E’ vero che molti turisti arrivano sull’onda del film di Guadagnino, ma credo che poi questi turisti trovino un supporto di accoglienza, grazie proprio alla nostra Pro Loco.

  • Hai ragione, Piero, anche sull’operato positivo della Pro Loco. Ma, a proposito di valorizzazione turistica, dobbiamo evitare che i visitatori siano aggrediti, come nella Spagna secentesca, da làzaros, mendìgos e pìcaros. Ti faccio un esempio.

    Da tempo gira abitualmente in città un giovinottazzo in bicicletta che, pedalando e sbandando qua e là, urla improperi e imprecazioni a tutti, in un misto di italiano e non so quale altra lingua dogon o bantu. Ovviamente, non viene da Thule. Si aggira con occhi spiritati, agitandosi e sbraitando contro chiunque, dagli avventori dei bar alle commesse sulle porte dei negozi, dalle famigliole col passeggino alle vecchiette con la badante. Ogni tanto si ferma nei punti di maggior affollamento, punta l’indice e urla minaccioso frasi poco comprensibili ma nelle quali la parola “italiani” torna spesso, in modo bellicoso e violento.

    L’altra settimana è piombato in bici, strepitando come un ossesso, dentro un gruppo di visitatori che davanti al Duomo ammirava la “simbologia ermetica nella fronte di nostra Signora della Mosa”, per dirla con Walter Venchiarutti. Il parapiglia ha provocato, fortunatamente, solo spavento e raccapriccio e il gruppo si è poi ricomposto avviandosi, un po’ turbato, verso il Ghirlo. Già i visitatori si erano districati tra due autovetture in vendita, esibite su un tappeto rosso e artisticamente accostate al romanico della Cattedrale, forse per facilitare ulteriori letture antropologiche e riflessioni ermetiche ed esoteriche su cofani e radiatori (bell’esempio di valorizzazione culturale cittadina).

    Nessuna autorità fa qualcosa per bloccare questo esagitato, non si sa se ciucco, flippato o solo demente o prepotente, ormai noto a tutti come lo “scurbaciù balabiòt” o il “gimondi squarnàs” (col massimo rispetto per il campione di Sedrina). Non mi meraviglierei se i cremaschi, che sono bravi e buoni ma non ciula, presto o tardi gli dessero una calcata di quelle giuste.

    • Basaglia purtroppo non poteva prevedere che avremmo incamerato i matti del mondo. Adesso stano veleggiando verso le nostre coste (forse, non è detto) anche gli ammutinati del Bounty. Tutta gente bisognosa, s’intende.

  • Martini, si chiama Valentine e quando sproloquia lo fa in preda a deliri mistici. Difatti le parole che più io sento frequentemente sono Gesù e Madonna. Siamo evidentemente di fronte ad un caso psichiatrico che ho sempre considerato innocuo, anche se disturbante. In verità non mi stupirei se un giorno desse fuori da matto, tipo picconatore, ma mai dimenticando quell’altro bianco che ha sparato, credo in Toscana, a dei neri. Martini, di matti ce n’è dappertutto, e ce ne sono sempre stati, ricorda Mamma Volo al Quartierone? Non ha mai visto sfrecciare in bicicletta quel ragazzotto in bicicletta con altoparlanti incorporati a manetta? Quello con gli occhi da matto, cerulei e inquietanti? In verità non ho assistito all’episodio che Lei racconta, e non mi sorprenderebbe il disagio e anche timore dei nostri turisti, ma io credo che se si intervenisse coattando tutti i fuori di testa che si aggirano per Crema, parlo ad esempio dell’aggressività di tanti automobilisti o di chiunque, io credo che le forze dell’ordine avrebbero il loro bel da fare. Poche mattine fa pedalando sulla ciclabile dei Mosi sono stato avvistato da uno sconosciuto che fermata la bicicletta, fingendo non so quale guasto, ha aspettato che sopraggiungessi per poi gridare: Viva il duce, sempre! Quindi, Duce a parte, chi è il più fuori di testa? Il mistico Valentine o il nostalgico declamatore? Ripeto, credo che non mi conoscesse, non sono un personaggio famoso e spero quindi di essere stato un destinatario occasionale, altrimenti vorrebbe dire che in qualche cassetto o meandro mentale sono pronte liste di proscrizione. Turchia docet.

  • E come potrei scordare Mamma Volo? Ci hanno persino scritto gli antropologi del nostro folklore. Appunto, nostro. Oltre ai matti nostri, dobbiamo beccarci anche i matti altrui? Comunque, c’è matto e matto: uno che minaccia di buttarsi chiamando la mamma è ben diverso da uno che gira in città dando in escandescenze e inveendo contro i passanti. E poi, a me, questo qui matto proprio non è sembrato, mistico men che meno. Gesù e la Madonna li citano anche certi miei conoscenti ruspisti e trattoristi, in determinati contesti lessicali. E occhio ai mistici esagitati, soprattutto a quelli di certe religioni. Occhio a quelli che ogni tre parole se la prendono con gli italiani (è questo il leitmotiv mentre pedala, e sbanda, e impreca, mica prega). Per cui, il diletto fratello Valentine, ormai noto in Crema con quegli altri eteronimi, è il caso che i suoi presunti deliri neuronali e i suoi probabili rancori etnici li vada a sparnazzare a casa sua e comunque lontano dagli zebedei dei cremaschi.

    Il ciclista che si apposta sulla ciclabile di Campagnola per gridare viva il duce ai passanti è un fotogramma di film felliniano. Da cineteca. È sicuro, Macalli, che il tizio non facesse performance-art, scritturato dal municipio? D’estate nella cultura cremasca abbondano artisti di strada, teatranti alternativi, attori di reading recitativo, mimi, interpreti di body-art, action-art e live-art. Magari lei non l’ha vista ma sulla ciclabile c’era anche una “installazione”.

    L’altro ciclista con altoparlanti passa per la città sussiegoso, senza degnare nessuno. Non sbraita e non minaccia. L’unico problema è quella pessima musica a manetta. Però tira via veloce. Invece, il presunto oligofrenico va avanti parecchio tempo, fermandosi qua e là, con le sue violente sceneggiate. Certo, dopo il bell’articolo di Francesco “E state in bici”, citare questi tre esempi ciclistici non è il massimo. Da pedalatore rurale, oltre che da associato a FIAB Cremasco, ci tengo a precisare che si tratta solo di tre devianze, di tre eccezioni. Che confermano la regola per cui saranno i ciclisti a salvare il mondo, come dice il titolo di un bel libro. Viva la bici.

  • Appunto Martini, tre devianze, tre eccezioni. Non si pensi quindi che gireranno voci per cui nessun turista verrà più a Crema perchè terra di matti. Quanto al ciclista fascista, e alla Sua ironia, caro Martini, speriamo sia così. Una performance artistica e nulla di più. Ma io non credo proprio, densi nuvoloni si addensano all’orizzonte, tali da far pensare che a breve nessuno avrà più voglia di irriderci sù.

  • Certamente il turismo a Crema non si fermerà per questo. Ma quella da me riportata è solo una delle situazioni pregiudizievoli per l’immagine e la fruibilità del nostro patrimonio cittadino, alle quali assistiamo. Infatti, i protervi molestatori non distinguono, nel loro assalto continuo, i cittadini cremaschi dai viaggiatori giunti nella nostra città per apprezzarne le bellezze. Anzi, forse soprattutto su questi ultimi, meno esperti del territorio urbano e quindi più esposti agli agguati provenienti da ogni angolo e spigolo, si esercitano con invasività le turbative e gli assilli. Non è un caso che in determinati ambiti turistici si cerchi di garantire una certa protezione da questi fenomeni, che di sicuro non incentivano le presenze e la soddisfazione dei visitatori.

    L’accattonaggio molesto e la mendicità insolente degli ormai numerosissimi questuanti clandestini, dei quali i cremaschi devono sopportare la sfrontatezza e lodare l’invadenza, pena l’accusa di razzismo, non si limitano più alle vie delle botteghe sulle direttrici tra le due porte principali, ai parcheggi urbani e agli ingressi degli esercizi commerciali. Non c’è quasi più angolo di strada, luogo di transito, slargo urbano o edificio aperto al pubblico che non venga presidiato, su più turni orari, da questuanti clandestini sempre più prepotenti e impuniti. Ogni signora sa che fuori dal negozio l’attende uno scocciatore, ogni pensionato sa che all’edicola l’aspetta un rompiscatole, ogni ragazza sa che guardando una vetrina, se si ferma più di dieci secondi, verrà importunata. Stamattina all’angolo di Sant’Elisabetta (andavo alla Mondadori) uno pretendeva di curarmi la bici dietro compenso. Entrano dappertutto, in ogni bar, negozio, cortile non sprangato. Il problema non è più solo quello di attraversare certe zone o i giardini pubblici di sera. Ormai il problema è dovunque, a tutte le ore. Mi ero in precedenza riferito ai visitatori e a quanto vengano scocciati. Ma questa situazione riguarda ovviamente tutti noi.

  • Sono al Laghetto dei riflessi. Area attrezzata, sporcizia, degrado, rifiuti abbandonati, resti di fuochi e bivacchi. E nessun ragazzo di colore. Maleducazione autoctona. Pessimo biglietto da visita per i turisti. Consolazione: un gran silenzio, stormire di foglie, un venticello niente male, canti di uccelli, timidi coniglietti selvatici e rumori d’acqua. E nessuna anima viva, umana intendo.

    • Prendo atto Martini di questa sua classificazione etnica che penso in buona fede e non pregiudizievole. Anche se, basandoci sulla nostra esperienza e con i dati empirici che raccogliamo, la lettura della realtà potrebbe essere interpretata o viziata dalle categorie che nel corso del tempo abbiamo interiorizzato. Questo non toglie nulla alla legittimità delle opinioni, e magari anche all’onestà nella conta o catalogazione dei frequentatori del laghetto, ma un sospetto rimane sempre. Ricorda quando sbarcarono migliaia di Albanesi? E magari il film Lamerica di Amelio? Fu lì che si cominciò a sbandierare lo spauracchio della paura dell’invasione che di questo sentimento ha addirittura, ora, materializzato un Ministro. Ebbene, sempre basandoci sulla nostra esperienza io potrei raccontarle che ad una coppia albanese di una certa età, con figli residenti in Italia da molto più tempo e integratissimi, ho affittato un appartamento. Ebbene, non avrei potuto incontrare inquilini più corretti. Eppure ancora adesso si legge: non si affitta a stranieri. Vent’anni fa agli albanesi, come ai romeni, non molti avrebbero affittato un appartamento. E’ il solito discorso del reale e del percepito, come se, ritornando al titolo del film, vedendo molte coppie omosessuali che si fermano per un selfie ai tavolini della piazza, arrivassimo alla sintesi che tutti gli stranieri hanno quell’orientamento sessuale. Anche se questa è un’estremizzazione. Quanto al resto è vero, il perimetro e i sentieri limitrofi alla cava sono bellissimi, anche se nel mordi e fuggi turistico dubito molto ci sia tempo e volontà di inoltrarsi. I trampolini? Mi stupisco che le guardie non li abbiano ancora rimossi, montati in spregio al divieto di balneazione e altre civiltà. Altrimenti, se fosse come Lei dice, al laghetto non rimarrebbe altro che cambiare il nome: non Il mare dei poveri come al canale Vacchelli, ma Il mare dei rifugiati. Come già scritto, e come lei riconosce, anche noi non sempre mostriamo il meglio di noi. Ricordiamocelo.

    • Proprio sul laghetto, articolo Cremaonline di poco fa. Dopodomani presenza incaricati del parco in tentativi di dissuasione.
      Se in futuro si vorranno fare verbali da 172 euro, occorrerà organizzarsi bene.
      Vedremo.

  • Attenzione, il fatto che non ci siano maleducati di colore non significa che si tratti di maleducati autoctoni.
    Quando di recente ci siamo andati col FAI e Valerio Ferrari erano rumeni, più o meno “contenuti” dalle GEV che ci accompagnavano. L’altra settimana ci sono passato a ciglio riva ed erano nordafricani, poco pigmentati ma molto effervescenti.
    Le percentuali dei vari tipi di stranieri a Crema, nei paesi circostanti e talvolta negli hinterland metropolitani, da cui vengono a schiamazzare e buttar rifiuti, le conosciamo tutti.
    Veda il casino tra il vecchio Zanzibar e il canale. Scorgerà pochi cremaschi nel fine settimana.
    Certo, la maleducazione autoctona esiste di sicuro, nessuno la nega.
    Ma spesso è riconoscibile, a partire dall’eloquio, ed è certamente meno massiccia e pervasiva..
    Comunque, a prescindere dal colore e dalla provenienza dei bivaccanti, lei ha perfettamente ragione nella sostanza: la cosa nuoce parecchio ai visitatori, che vengano da fuori o siano cremaschi, oltre che alle risorse naturali, cosa questa fondamentale.
    Basta però allontanarsi un po’ dalle tettoie, dai tavoli e dai “trampolini” (come avrà visto, tuffi tra le nutrie, nuova specialità), per raggiungere percorsi bellissimi, verso e dentro la riserva naturale, sia su riva destra che sinistra (sotto la palata spesso si può guadare anche a piedi).

  • Riprendo il mio commento di ieri delle 15:35 dove esprimo un giudizio contro le classificazioni, catalogazione e generalizzazioni, segnalando il filmato in rete di Juncher completamente ubriaco al vertice Nato di Londra, come ricordo Berlusconi al cellulare incurante di una Merkel in spazientita attesa. Ora, osservare il ragazzo di colore che scatarra per terra, usanza evidentemente tollerata nei loro paesi, dà indubbiamente fastidio, come dà fastidio vedere i mozziconi anche italiani, per terra anche in centro, con dei contenitori predisposti. Come dan fastidio i canifili che sguinzagliano i loro cani nonostante il divieto, lasciando loro facoltà di sporcare dove vogliono e senza premunirsi di raccogliere i loro resti. Mi riferisco al Serio e alla passeggiata in prossimità della passerella
    Poche mattine fa in piazza, che frequento solo per bere il caffè e quindi sarebbe meglio dire che frequento un tavolino, ho assistito ad un’aggressione da parte di un cremasco ad una coppia, reattiva da pensare che sarebbe scoppiata una rissa, per questioni personali che non ho colto. Se la quasi rissa fosse stata innescata da un nero avrebbe avuto senz’altro più scalpore. Ma si sa, tra di noi si è tolleranti. Diplomaticamente tutti gli avventori hanno girato la testa dall’altra parte. Insomma, tutto il mondo è paese.

  • D di Repubblica di oggi: due belle pagine promozionali dedicate a Crema: Storia, piazza, chiese, palazzi, vicoli, natura, gastronomia e il fantasma di Palazzo Terni. Sempre sull’onda di Guadagnino. Invitanti.

  • Quella del fantasma proprio non l’avevo mai sentita. Io conosco la Storia di un bambino della famiglia che cadde da un’impalcatura durante la costruzione dell’ala nord e morì. Per questa ragione la costruzione non fu mai completata. Ma ben venga anche il fantasma, non c’è edificio storico che non ne contempli uno. Anche questo fa turismo. Che poi a me non me ne frega molto. Ma è tutto business e questo va bene per ristoranti e B&B. Perché a Crema si entra gratis dappertutto e quindi trovare relazione tra turismo e casse comunali è tempo perso. Tanto non vedremo mai l’assedio di Venezia, coi residenti esasperati perché snaturati dalla loro identità di campanile. Questo è il bello di Crema, bella abbastanza da attrarre, ma non abbastanza da snaturarla con le orde barbariche del turismo di massa.. Discreta, elegante, vivibile, ma che rimarrà soprattutto ai cremaschi.

  • Secondo me la strada più bella di Crema è via Frecavalli, sobria, austera, niente del pittoresco che piace tanto ai turisti.

  • Un momento magico sta vivendo Crema: sulla scia del film di Guadagnino Lavazza e Maina, due marchi notissimi, ambienteranno uno spot pubblicitario proprio a Crema.
    Ieri ho visto – sia al centro culturale S. Agostino che in un bar del centro – effettuare un servizio fotografico con un gruppo di lingua inglese.
    Oggi non pochi turisti stranieri che fotografavano il duomo e e la vietta che rasenta l’edicola della piazza duomo che ricorda una sequenza del film.

    Un momento da sfruttare al massimo.
    So che la Pro Loco si sta attivando in tal senso da diversi mesi, ma magari con qualche “idea” nuova del nostro blog, potrebbe fare ancora di più e meglio.

  • La notizia non è di oggi. Guadagnino che dichiara alla stampa che se ne andrà da Crema, dopo tanto innamoramento. Le cause? La città blindata per qualche giorno di riprese e mancati introiti (?) dei bottegai, le comparse (3, 4, non mi pare di aver visto scene di massa nel film) che lamentano ritardi nei compensi, come se lo facessero di mestiere, invece di iscrivere la partecipazione in un’esperienza magari curiosa, non da tutti i giorni. Insomma, Crema città ingrata (turisti, bad and breakfast, pizzerie, ristoranti ), o regista isterico?

  • So ben poco, Ivano, del personaggio Guadagnino. Ho letto anch’io la sua intervista di fuoco contro Crema, come avevo letto tempo prima l’imposizione alla Pro Loco di non utilizzare immagini del film per ragioni turistiche.
    Quello che potrei dire è che il regista (eccentrico?) dovrebbe essere molto grato a Crema e Crema dovrebbe essere grato al regista: Guadagnino, scegliendo Crema, ha colpito tanti spettatori per la bellezza paesaggistica del nostro territorio e Crema a sua volta ha avuto l’opportunità di attrarre turisti da tutto il mondo (addirittura fanatici che hanno fotografato ogni angolo visitato dai due protagonisti).

  • Avete sentito? il mainstream, in quel di Cannes, ha conferito un altro premio a Luca Guadagnino. Che tempi.

  • Altro importante riconoscimento alla Biennale. Leone d’argento per un regista, Luca Guadanino, non autoctono, ma quasi di adozione, se i cremaschi non l’avessero fatto scappare. Senza prevedere che qualche prestigio alla città l’avrebbe portato. Tra bottegai che per un giorno non hanno lavorato e comparse pagate in ritardo abbiamo fatto in modo, nella mediocrità cremasca, tra inutili sussieghi e vacui millantatori, che se ne andasse. Eppure il turismo di questi ultimi anni lo dobbiamo proprio a lui, sono arrivati da tutte le parti del mondo per vedere e fotografare le location di sfondo al film. Peccato, irriconoscenti e provinciali ne abbiamo fatto a meno, come non credo abbiano fatto gli abitanti di Laglio che prima che arrivasse Clouney non conosceva nessuno, quando ora gli alberghi affittano qualche camera in più e le pizzerie sono piene. Molte città sono ricordate e visitate per gli abitanti illustri che le hanno abitate. Oddio, Trieste sarebbe tale anche senza Joyce e Lerici senza Byron e Mary Shelley sarebbe comunque un bel paesaggio, ma insomma, tutto serve. Peccato.

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