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GIORGIO CINCIRIPINI

I campi elettromagnetici artificiali e la nostra salute: una visione… antropologica

 

La positiva reazione ed interesse suscitato dal mio precedente post sull’ Aria, quale Bene comune, mi spinge ad approfondire la tematica legata ai danni provocati dai campi elettromagnetici artificiali.

Non parto dalla copiosa (e poco ‘leggibile’) evidenza scientifica (che magari successivamente, se di interesse, poteri soffermarmi) ma da approcci più consoni per un Blog così “letterato” (nel senso buono, ovviamente) … ovvero con una dimensione antropologica.

Con altro post porterò la traduzione di un interessante articolo preso da un giornale primario inglese su vari aspetti economici e  sociali che sono l’essenza del  grande problema ambientale che è sotteso alla continua crescita del livello di inquinamento da campi elettromagnetici artificiali sul Piante Terra !

Mi aiuta una bravissima ora dottoressa Napoletana, Milena Greco, che ha svolto una tesi di laurea dal titolo Inquinamento elettromagnetico e salute fra controversie, ricerca indipendente ed associazionismo: Il caso del movimento degli elettrosensibili.  Ho avuto modo di apprezzarla perché ho anche contribuito al suo lavoro di ricerca. La tesi è stata pubblicata  da EtnoAntropologia, 4 (2) 2016 – ISSN 2284-0176 ed è reperibile tramite questo link.

Condivido pienamente le conclusioni di Milena:

… Numerose sono le problematiche rimaste aperte e molteplici possono essere gli interrogativi in riferimento al tema trattato. Ci si può domandare, ad esempio,

  • se l’ “incertezza” nella quale è relegata la questione degli effetti sulla salute dell’aumento di emissioni elettromagnetiche artificiali, sia solo apparente e possa, piuttosto, ricollegarsi ai processi decisionali ed agli interessi economici del settore delle comunicazioni, ovvero alle possibilità di diffusione di tecnologie sempre più avanzate che necessitano di sempre più elevati “livelli massimi” consentiti per legge [mia nota: vedesi la vendita delle frequenze per il 5G per un importo di 6,6 miliardi di Euro che di fatto imporrà – nonostante una risposta di Di Maio ad un giornalista di La Repubblica del 8.10 in senso diverso – un ulteriore aumento dei massimi!] , in deroga al principio precauzione, come denunciano le associazioni e parte della comunità scientifica.
  • Ci si può interrogare, poi, sulla problematica fondamentale dei conflitti di interesse nell’ambito della ricerca o come ha fatto Beck, sull’ «imbroglio» stesso dei «livelli massimi consentiti» [Beck 1986, 91]. Chi li stabilisce? Non si può ritenere, piuttosto, che essi, come ha ribadito lo studioso, acquisiscano senso in quanto «svolgono […] una funzione di disintossicazione simbolica», e rappresentano, «una sorta di tranquillante simbolico», mentre «si ha a che fare con un esperimento permanente su larga scala, con l’obbligo per l’umanità, ridotta a cavia, di registrare i sintomi di avvelenamento accumulati e con un onere della prova invertito e reso più difficoltoso […] perché, dopo tutto, i valori massimi sono stati rispettati»[Beck 1986, 91]? [mia nota:  a questo punto mi viene sempre in mente il film Truman Show! ]
  • Ci si può chiedere, inoltre, se si intende la salute alla stregua di un «bene comune» da salvaguardare [Ranisio, Simone 2016], come tutelare persone che stanno male seppure i livelli massimi consentiti per legge siano rispettati o seppure la scienza non abbia ancora fatto del tutto chiarezza sulle loro patologie? Può, poi, la società della informazione e della comunicazione, sempre più “fluida”, sempre più connessa, sempre più “smart”, tollerare ed ammettere l’esistenza di persone che, con la sofferenza impressa nei loro corpi, ne mettono in discussione parte dei suoi stessi presupposti?

In questo ambito sembrano particolarmente adeguate le riflessioni di Foucault, per il quale «bisogna cercare di “etnologizzare” lo sguardo» e «cogliere non solo la maniera nella quale viene utilizzato il sapere scientifico, ma la maniera nella quale sono delimitati i campi che controlla e in che modo i suoi oggetti si formano e sono modellati in concetti» [Foucault 2014, 220]. La diffusione di alcune tecnologie della comunicazione presuppone che l’azione politica e decisionale sia supportata e sostenuta da adeguati “discorsi”, “narrazioni” e “saperi” scientifici.

 Grazie a Milena per le profonde riflessioni che ci trasmette  ed ai lettori di Cremascolta.it

Giorgio Cinciripini

 

Citazioni:

Beck U. 1986, La società del rischio, Roma: Carocci.

Ranisio G., Simone C. 2016, Rete Innovazione Cronicità, Napoli: A est

dell’Equatore

Foucault M. 2014, Medici, giudici e stregoni nel XVII secolo, 1969, in

Foucault M., Follia e discorso, Milano: Feltrinelli, 219 – 232.

GIORGIO CINCIRIPINI

31 Ott 2018 in Ambiente

1 commento

Commenti

  • Hai buttato un sasso, bello grosso, in piccionaia, Giorgio.
    Oramai i campi elettromagnetici nei quali siamo immersi hanno una densità che ….si taglia con il coltello!
    Tutto ciò è davvero “smart”?
    O non ci avvia inesorabilmento a diventare “smort” (per i non nativi, traduco in: pallidi, smorti ….)!
    Gli interessi in gioco sono di tale enormità che ritengo nn sia nemmeno ipotizzabile una ….retromarcia.
    E’ il genere umano che dovrà adeguarsi alla ….causa di forza maggiore (molto, molto maggiore!) con un mutazione e per quelli (come noi) che si trovano coinvolti nella transizione, son ca… amari!
    Ma, come “profettizzava” Rino Gaetano nel giurassioc 1975: IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU….sù alegher!

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