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ADRIANO TANGO

Anno nuovo vita nuova

E dopo aver dipinto il nuovo Natale a tinte contrastanti, se non fosche, passo alla festività successiva: il Capodanno. In realtà sul Natale non sono stato pessimista, ma, credo, obiettivo, descrivendo il Santo Evento per quel che attualmente rappresenta nel sentito comune, e i lettori, a giudicare dai commenti, hanno compreso e aggiunto considerazioni dettagliate. Sul nuovo anno parimente non intendo certo fare degli auguri a vuoto né del catastrofismo (c’è anche chi mi accusa di essere un uccellaccio), ma prender le misure di problemi e occasioni. Perché non l’ho mai fatto per altri inizi d’anno? Perché questi venturi sono cruciali, e le virate strette possono far acquistare velocità, o sbalzare lo skipper fuori bordo. Non sono un politologo, né un economista, ma rifletto anche su questi temi basilari. Per abitudine su problemi diffusi a più livelli uso sfogliarli in senso concentrico, dal generale (il mondo) al locale (la città).

Il mondo: momento realmente inedito, parere a parte di negazionisti: siamo sull’orlo del baratro, venti, trent’ani per porre un argine, secondo alcune proiezioni legate allo scioglimento dei ghiacci, qualcosa in più per l’emisfero boreale, anche se ci perderemo un sacco di territorio costiero, ma il cambiamento e il lutto saranno spietati. La buone notizia? C’è tempo ancora, quello di una sfortunata generazione, per colpa dell’ultima, per fare. E trovo ciò stimolante, un incentivo, una barriera contro un ostacolo reale cui il genere umano non era più abituato, proprio ciò di cui l’uomo ha bisogno: una sfida. Ma intanto il paese che si definisce leader mondiale ha delegato la guida a un grossolano e ottuso commerciante. Intendiamoci, da contatti che mi son capitati, anche con una giornalista pluri-residente negli States, non si spiegano come possa essere successo; certo, il sistema elettorale copiato da quello romano, ma “Loro” avevano una serie di correttivi, anche occulti. Ma intanto, per fortuna, le azioni e pareri  di Sindaci, Governatori, Atenei, sono “contro”, perché il Paese in questione è una solida democrazia, mi faceva notare uno dei passati protagonisti di Cremascolta. Ma “lui” c’è, e blatera col linguaggio degli ottusi ma con il piglio dei potenti. Si spera nella spallata entro l’anno, e forse qualche segno già si vede.

Secondo livello: l’Italia. Altro Governo di taglio inedito: la “scommessa”. Personalmente ho avuto un atteggiamento altalenante. Resta il fatto che, a parte il proclama roboante come metodo, seguito da ridimensionamenti pari a vere fughe, l’impianto stesso ideologico mi lascia perplesso: il modello del “Nessuno spende, spenda lo stato” di stampo smithsoniano classico, è perlomeno attempato (‘700); ma allora il mondo era provvisto di un serbatoio di espansione ben maggiore della somma i tutto quanto già utilizzato, in termini di beni e mercati, adesso siamo di fronte a un sistema chiuso, con bacino di espansione limitato ai territori di concorrenza. Comunque, si è anche detto, se tutto quanto è stato fatto non ha funzionato proviamo anche così, tuttavia consci che anche a livello nazionale stiamo camminando sul ghiaccio sottile.

Terzo livello: la città. La trasformazione a livello urbano, devo ammettere, sarà più strisciante, e pur tuttavia, per guidarla verso un modello vincente, bisogna capire gli elementi di novità, pericoli e occasioni, già da ora. L’economia che ha dato prosperità nelle due passate generazioni è stata basata su industria medio-piccola e agricoltura intensiva, specie monoculture, con annessa zootecnia e lattaria. A parte il fenomeno cosmesi, su cui tuttavia gli osservatori economici esterni sono scettici in quanto a solidità plurigenerazionale, l’apporto dell’industria si è eroso sotto gli occhi della nostra sola generazione. L’agricoltura risentirà pesantemente del fattore climatico nella prossima: la grande cultura di cascina e poi di azienda del ciclo mais – mucca – latte, sarà incompatibile con le nuove condizioni di deficit idrico, di cui la scorsa estate, e ancor più la precedente, ci hanno dato un assaggio, quindi guidare la conversione verso le tecniche di “aridocoltura” e orticoltura di qualità.  Oh, mi scusino i signori negazionisti, miei amici per tutto il resto peraltro, per carità!

A questo punto direi che occorre per partire con una riqualificazione avere una “vision”, detto in aziendalese. Tutti quanti entrati con me in discussione sanno come la vedo: riscoperta di una vecchia città aristocratica per una rinnovata impronta attrattiva, e già i numeri del turismo, mille visitatori al mese, appaiono incoraggianti, ma non sufficienti certo a fare economia di sostentamento. Occorrerà farne una città appetibile come qualità della vita e attrattrice di investimenti nonostante l’isolamento territoriale. E allora modernizzazione ma non apparente nella facciata; impianto urbanistico e dimensioni rendono già agevole la qualificazione  in una smart city d’avanguardia per vivibilità, ma sotto una vera crosta d’antico e di profonda cultura; e per il problema dell’immobilità su ferro (peraltro a cui i signori da tavolino hanno promesso di dar risposta nel 2020), conversione dell’industria in produzione di beni immateriali. Peccato, fra un anno l’Università informatica ci avrà lasciato, e allora approfittiamone per cogliere tutta l’eredità possibile, far legami, e mettere all’opera il geniaccio italico. In queste dimensioni inoltre l’ibridazione culturale potrà dare i suoi migliori frutti (visto che so essere anche totalmente ottimista?)

E non mi resta ora che augurare a tutti il più classico dei “buon anno!” E tranquilli: non molesterò anche la Befana!

ADRIANO TANGO

23 Dic 2018 in Economia

9 commenti

Commenti

  • Adriano, al livello locale senza dubbio pare ci sia voglia di fare. A livello nazionale preferiscono le pezze al culo piuttosto che prospettive-progetto di braghe nuove, checché ne dicano. A livello mondiale sempre di più ognuno per se: il sovranismo diventato continentalismo. Ritorno ad un mio post: ecumenismo del broccolo ridotto ad ecumenismo del cavolo. La battuta è tua.

    • Amico mio, non ricordo manco le mie battute! Detto questo, anche se sono andato in ordine inverso, mi sta più a cuore il livello locale, pur consierato che metà della mia famiglia, quella alla terza generazione, è ormai milanese. Quindi la tua diagnosi mi rende orgoglioso!

  • Sul livello internazionale, Adriano, anch’io sono sconcertato dall’ultimo presidente americano. Ma sono soprattutto preoccupato per l’ultimo dittatore russo. Entrambi vogliono spaccare l’Europa, foraggiando capipopolo e demagoghi, come facevano spagnoli e francesi ai tempi delle guerre italiane. Solo che il russo ce l’abbiamo dietro l’uscio. E l’invasione ucraina parla chiaro. Sarebbe meglio che noi europei, oltre che in termini economici, lavorassimo per un nostro maggiore avvicinamento istituzionale, militare, diplomatico e di intelligence. Tra Germania e Francia, al tavolo principale europeo manca un’Italia credibile, seria, forte e in grado di dimostrare il proprio valore con fatti e numeri, non con pazzarielli e putipù. Soprattutto, un’Italia non in perenne ricatto per debito e di provata affidabilità strategica. Ci siamo già riusciti, nella storia. Ma occorre cominciare a far pulizia qui in casa, invece di farci i fatti degli altri senza risolvere i nostri.

    Sul livello nazionale, confermo che va tutto bene, anzi benissimo. Il 2019 sarà un anno di transizione, anche per risolvere alcune pendenze e definire certe situazioni politiche ancora aperte. Speriamo che nel 2020 le cose si siano chiarite e si possa entrare in una fase nuova.

    Sul livello locale, noi cremaschi abbiamo la fortuna che sia la maggioranza che la minoranza sono composte soprattutto da persone oneste e perbene. In passato c’erano più balabiòt politici. Il pericolo è stato la moschea/madrasa. Ma se non risalta fuori, anche noi di Destra potremmo fare un po’ il piantino (quello sempre, è d’obbligo) ma senza attaccarci troppo alle tende come Eleonora Duse. Ad esempio, l’Assessore che ogni tanto incontro, al Museo e nelle varie iniziative culturali, mi sembra una persona positiva. Gli altri li conosco poco o niente. Forse Crema sarà una delle ultime ridotte del PD a livello regionale. Molto potrebbe cambiare con le prossime elezioni amministrative. Ma da noi non si sa mai. La Sinistra vince anche per suo merito ma ogni tanto per suicidio della Destra. Bah, staremo a vedere.

    • Questa dei “suicidi”, caro Pietro, oramai mi pare una moda assai frequentata in politica, e i ….”furbacchioni” (anche senza ringraziare) vanno all’incasso!
      A Crema c’è stato un bel ricambio generazionale (e io, ti assicuro, Pietro, so di cosa parlo!) e direi che “ci ha buttato” davvero bene, non altrettanto direi, a livello nazionale.
      Li, i “suicidi” sono stati davvero carichi di conseguenze pesantissime, che solo grazie alla italica inventiva (nel caso dell’”ossimoro” giallo/verde, davvero fuori da ogni possibile immaginazione!) si sono tramutate in quel ricambio che gli usuali approcci “andreot/lettiani” mai e poi mai avrebbero consentito!
      Purtroppo, il 30% abbondante dei 5* … “l’è ignìt giò kun la piena” e essere sbalzati di botto al Governo di un Paese che ha avuto 63 Governi 63, in 70 anni (sic!) disponendo, per di più, di un “esercito” per lo più alle prime armi, è evento da far tremare le vene ai polsi. Per “buon peso” il “Capitano” alleato, furbacchione assai è, e il travaso di consensi, tra i due “alleati come da Contratto”, sta avvenendo in modo “fluidamente carsico”.
      La “dea bendata” ci ha offerto però una chance insperata offrendoci un “Premier outsider”, non solo “araldicamente” qualificato quanto a cognome, ma che si stà rivelando, more and more di grande portata anche nei rapporti internazionali.
      Come dire?
      Vediam come butta!
      Perchè il 2019 si chiude con il 6 meno/meno Europeo, sul ….filo di lana, ma il ’19 è tutto da giocare!

    • !pazzarielli e putipù”, esilarante e segno della tua cultyra anche etnico-popolare. La tua analisi è centrata, e mi tocca particolamente il tema dell’Europa, che per maturare avrebbe bisogno di secoli di cultura, ma non c’è tutto questo tempo, nè si usa più lasciar maturare le cose con calma! Il quadro cremsaco è azzeccatissimo (dipietrismo imperversante), forse un po’ eccessiva la distinzione destra e sinistra, con le carte già ampiamente rimescolate. Direi che il “persone oneste e perbene” ci sta, ma sono proprio queste persone le meno attrezzate contro i raggiri, e le mafie sono composte da veri profesionisti. Sono i Comuni piccoli i più esposti al’infiltrazione e connivenze. Per ora siamo “puluiti” ma vedo questo pericolo concreto, e per ora scongiurato (a buon intenditor…). spero che le forze dell’Ordine abbiamo la giusta valorizzazione e appoggio popolare. ribadisco le nuove condizioni per lo sviluppo: chi capisce si guadagnoa tanti metri di vantaggio sulla partenza, e una perdita iniziale (metti in economia rinuinciando alla monocoltura, o al mais per la veccia) o nell’industria, dando sgravi fiscali a nuovi produttori di beni specie immateriali, può tramutare una modesta perdita iniziale in un’acquisizione di esperienza e collegamenti che fa poi la differenza. m soprattutto la cultua e la bellezza! Della città si deve palare, no solo el mondo del cinema o sulle parole incrociate come “città più dolce d’Italia” (nel 77 quando mi apprestavo a divenire Cemasco era tutto quanto ne sapevo).

  • Tu, Adriano, auspichi la conversione dell’industria in produzione di beni immateriali.
    E’ questa, di sicuro, la direzione verso cui muoverci, ma ho la sensazione che quel Centro di ricerca di eccellenza (un unicum almeno in Italia) in cui molti di noi hanno creduto si stia allontanando sempre di più: gli enti che…. contano sembrano più interessati alla meccatronica, alla cosmesi che a un Centro di ricerca.
    Ricordo che il prof. Giovanni Righini indicava la Fondazione Bruno Kessler di Trento come un modello da studiare. Ma… per studiare un caso del genere (o altri modelli di eccellenza) occorre pensare in grande, senza dipendere dalla “domanda locale”.
    So che esiste una commissione di studio: c’è qualcuno che sa a che punto si trova tale commissione?
    L’abbandono della Statale ormai è vicino e non possiamo perdere altro tempo!

    • Tutto vero! Conrto ancora nel geniaccio giovanile, ragazzi come i nostri Mattia, o Davide, per citare quelli che hanno fatto pezzi di Cemascolta, per una ripratenza dal piccolo. gli esempi i colpi di genio giovanile in Italia non mancano, ma quello che altrove può essre un optional qui è necessità. Se poi si riesce anche a ivesificae, be’, sappiamo che la contiguità fra produzioni differenti è un formidbile catalizzatore. Insomma quel che voglio dire che i cattivi collegamenti possono diveniree una risorsa. Dovremo mica fare i prefabbricati i cemento a Crema!

  • Dobbiamo, Adriano, rilanciare il tema degli Stalloni (l’idea di un concorso di idee) per offrire alla nostra comunità l’opportunità di dare un contributo per definire il destino di quella are strategica.

    Come dobbiamo riprendere e rilanciare il tema della nostra università.
    So bene che il sindaco (ma anche l’opposizione) si sta muovendo alla ricerca di un’altra università (a quanto mi risulta per ora è stato coinvolta un ateneo di Brescia), ritengo sia un dovere da parte della comunità suggerimenti: non si tratta semplicemente di continuare ad avere a Crema un gioiello da esibire, ma del futuro stesso di Crema e del territorio.
    Proviamo a pensare come potrebbe cambiare Crema se dovesse nascere qui un polo di ricerca di eccellenza a livello internazionale (o quanto meno di carattere nazionale)!

  • Ragionar così in grande è il mio elemento naturale, ma in questo campo ben poco sostegno posso dare. Stalloni: ultimo contatto in Comune Fanco, ma se non ha trovato altra stoffa da imbastire vuol dire che il passaggio di consegne è ancora lontano. E ora tira vento di valorizzazione delle mura, con riunioni congiunte con esponenti del FAI, promotore Aldo Scotti. L’Università è altra cosa, un polo di aggregazione oltre che di conoscenze, e il rinnovo sarebbe il top. Tuttavia ragioniamo anche sul fatto che attualmente è possibile, anzi si fa, suonare insieme da dieci città diverse. L’isolamento di Crema, prima storicamente voluto fin dai tempi di Venezia, poi divenuto costume, e volontà esterna di segregazione, o comunque disinteresse, esiste, e credo che dovremmo trasformare il problema in risorsa. Studierei per esempio le soluzioni aziendali delle isole.

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