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FRANCESCO TORRISI

Perchè non ci si pensa ma …sono vivi!

….e speriamo che non si incazzino (gli alberi così mal-trattati)!

Si, sono vivi e la loro vita è la nostra vita!

Si, perché il ciclo dell’ossigeno, quello che ci consente di respirare (e scusate se è poco) passa da loro, dalla fotosintesi clorofilliana e li, lo schermo e la tastiera dello smartphone, nn ci azzeccano proprio nulla!

E allora vediamo di volergli bene, di trattarli come si meritano!

Episodi come quello che ho documentato in copertina (destino cinico e baro, il mio: è all’ingresso del Paese dove abito!) sono solo di segno opposto, testimoniano solo “ignoranza”, totale mancanza di sensibilità verso la natura e l’ambiente nel quale siamo immersi, al quale apparteniamo, insulsa protervia ed arroganza nell’usare (male) la tecnologia, stupido omaggio di onnipotenza al proprio ego!

Fatta questa …”filippica”, che mi pareva però giustificatissima occasione di riflessione, entro più pacatamente in argomento.

Ho letto del giusto, giustissimo richiamo da parte dell’amico Gianemilio Ardigò (da sempre appassionato alle tematiche del “verde”) con Andrea Serena, a sistematizzare la gestione del verde in città.

Al di la dei fatti singoli, dei cruenti interventi delle motoseghe in particolare, quello che deve cambiare è proprio la modalità di approccio che non deve essere quella dell’”emergenza”, del “correre dietro” all’intervento inderogabile (che quando è inderogabile ….si fa!) ma quella della ricognizione e documentazione dello stato di fatto, della definizione degli obiettivi e conseguentemente la calendarizzazione degli interventi di cura, manutenzione, taglio (potatura ed …altro, con sostituzione) e piantumazione.

Ora, a dire il vero, quando a Maggio ebbi, qui sul blog, una “levata di scudi” a seguito dell’azzeramento del Viale di Via Canossa, l’allora Ass. Bergamaschi (che è poi ancora questo Assessore Bergamaschi!) rispose subito a CremAscolta mostrando di essere già/volersi porre su questa strada, esprimendosi in questi termini :

“……alcuni concetti fondamentali:

1) non un solo intervento di abbattimento è dipeso dalla volontà mia personale o di Giunta, ma da valutazioni tecniche relative a necessità di tutela della pubblica incolumità, a causa della malattia o vetustà delle essenze arboree; valutazioni rispetto alle quali si può chiedere, come fatto, particolare perizia, ma che nessun amministratore ha il diritto di contestare.

2) Ho personalmente imposto un criterio di intervento, di semplice buonsenso (ma prima inapplicato): per ogni abbattimento corrisponda quantomeno un egual numero di ripiantumazioni.

3) Il mandato della Giunta Bonaldi si chiude con all’attivo (al netto delle sostituzioni) diverse centinaia di alberi messi a dimora in città. …..”

Come dire? Non …. parlava sciocco!

Ecco, il passo successivo (per il quale allora lui e il Comune non erano ancora ….attrezzati) è quello che gli avevo chiesto allora e che gli stanno chiedendo in modo esplicito Gianemilio e Andrea: “… Da anni chiediamo un censimento arboreo, in modo che si possano valutare al meglio le modifiche”!

Che ( osservo sommessamente) è poi il metodo che l’Ente pubblico dovrebbe seguire tutte le volte ( e decisamente non sono poche) che deve occuparsi del Patrimonio comunale.

Lo si fa, Assessore?

FRANCESCO TORRISI

10 Dic 2017 in Ambiente

10 commenti

Commenti

  • Bella denuncia Franco
    ed estenderei il concetto al privato: cosa dice a legge? Che posso traformare il mio terreno in una pista d’atterraggio cementificato? La logica vuole che ciò che pone radici in terra e fronde in cielo è patrimonio comune.
    Aggiungo che c’è ancora troppo spazio verde a prato, non piantumato, specie in aree nobili come il parco del Serio. Al tempo delle vacche grasse, pardon, pecore grasse, si privilegiava il prato per far pascolare gli ovini. Inoltre le distese aperte sono gradite ai cacciatori, che non hanno intralci nello snidar la preda (per carità, che non gli vada un rametto nell’occhio mentre mirano!). Ma dobbiamo sottostare ancora ai capricci di categorie ormai obsolete?
    Più volte come blog abbiamo lanciato l’iea di una ipiantumazione concordata con Istituzioni preposte, basta su risorse raccolte e mano d’opera di volontariato… e intanto ci è scappato un’altro autunno. Va bene, in primavera piantiamo i semi dei nespoli, piante ideali allo scopo, e poi speriamo di zappettare a cent’anni o passiamo il testimone ai giovani?

  • Vedo oggi che in via Bottesini sono state già piantumate le pianticelle nuove.
    Non entro nel merito delle polemiche apparse sui social: quello che so è che l’assessore al ramo ha giustificato il taglio degli alberi perché pericolosi in quanto ormai cavi e marci (non dimentichiamo che sulla via ci sono due scuole e c’è quindi un viavai di genitori e di bambini).
    Se le cose sono così, la decisione presa dalla Giunta è stata sacrosanta: l’incolumità è un valore prioritario in assoluto.

    • ….padron Piero, peto veniam, ma……il focus non era sul taglio di via Bottesini, probabilmente atto dovuto e motivato, e, magari, anche fatto “come si deve” (personalmente mi è mancato il coraggio di assitere!) ma sul “censimento” e conseguente manutenzione programmata! ( e, in generale sul modo di tagliare, (che come fatto dalla “Provincia” qui all’ingresso di Ripalta Arpina …..ancor mi offende!!!!).

  • Come sempre il problema e’ a monte. In tutte le citta’ d’Italia, non solo a Crema, gli alberi muoiono e/o si ammalano per mancata manutenzione. Per qualche perverso motivo e’ opinione diffusa tra le istituzioni che il verde debba servire da “arredo urbano”. Come tale sono stati messi alla cura di alberi e giardini dei perfetti incompetenti. Nell’ordine: disoccupati, disabili, tossicodipendenti, disadattati sociali, africani. Altrove, invece, ci sono i giardinieri. Il futuro ha bisogno di persone che conoscono la terra, di un’aria piu’ respirabile e di acqua da bere. Tutto il resto viene dopo. Vai a farglielo capire, a chi dovrebbe gestire la cosa pubblica.

    • Si potrebbero coinvolgere nella manutenzione del verde pubblico gli studenti delle scuole superiori ad indirizzo agrario; quelli che, per intenderci, devono fare 400 ore di «apprendimento mediante un’esperienza di lavoro», secondo quanto previsto dal programma ‘alternanza scuola-lavoro’ incluso nella riforma della ‘Buona Scuola’ e che ha visto impegnati nell’ultimo anno scolastico circa 1 milione e mezzo di studenti. ‘Ovviamente’ questi dovrebbero essere preparati e seguiti da due tutor, uno della scuola di provenienza e uno dell’azienda presso la quale gli studenti lavorano, preparati nella materia e disponibili a seguirli nella loro esperienza per poi rilasciare una certificazione , come previsto dal programma in questione. Per lo meno piante e giardini non verrebbero affidati a ‘perfetti incompetenti’, essendo i tutor esperti del settore e gli studenti motivati dal fatto di dover raggiungere dei risultati, in quanto dal 2019 l’ alternanza sarà uno dei requisiti di accesso alla nuova maturità. Inoltre questi studenti farebbero l’alternanza nell’ ambito delle loro competenze: cosa non da poco se consideriamo che liceali che lavano i piatti da McDonald’s non sono poi un’eccezione!

    • La strada indicata da Elena potrebbe essere una soluzione. Si tratta di capire se l’Istituto Agrario e’d’accordo e se il Comune, o la Ditta appaltatrice del verde, non ha nulla in contrario.

      E’ senz’altro piu’ etico che affidare lo studente a un privato che, non sempre ma molto spesso, utilizza questa opportunità per avere un operaio a costo zero.

  • Un’idea eccellente, Elena.
    Da quello che leggo sulla stampa mi pare che la scuola agraria sia già sintonizzata in tale direzione, anche perché da anni si è presa l’incarico della manutenzione di alcuni parchi e aree verdi.

    • Vedi, Rita,non è questione di essere d’accordo o di aver qualcosa in contrario: la scelta del luogo dell’ alternanza deve seguire un preciso iter: a grandi linee gli enti ospitanti possono essere scelti o da un elenco fornito dal ministero o dal “Registro nazionale delle imprese e degli enti pubblici e privati disponibili a svolgere i percorsi di alternanza”, istituito presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Da questi il preside sceglie e stipula convenzioni e accordi. Nel mio post precedente avevo virgolettato ’Ovviamente’ intendendo dare un’intonazione sarcastica all’ affermazione relativa alla presenza dei tutor, che, come il 90% degli studenti segnala, sono inesistenti negli enti e scelti a casaccio e su base volontaria da parte delle scuole. Ma la ministra Fedeli ha assicurato, durante un convegno organizzato dal quotidiano Il Mattino e tenutosi un paio di giorni fa, che” verranno assunti mille tutor da destinare agli istituti, per la maggior parte del Centro-sud con l’obiettivo di aiutare presidi e docenti nella costruzione di progetti di qualità” (… e io pago! avrebbe detto Totò). Si potrebbe approfondire il discorso sull’ alternanza utilizzata e vissuta come sfruttamento di risorse umane e non solo (visto che le aziende ospitanti ricevono dei contributi)e quello sulla la collocazione temporale dell’ alternanza che spesso si svolge in ore extra-scolastiche o in periodi di vacanza. Ma ancora in questi ultimi giorni la ministra ha dichiarato che è opportuno che non vengano più assegnati agli studenti i compiti da svolgere a casa affinché gli stessi possano essere coinvolti “in attività collettive in classe che puntino ad una maggiore socializzazione, magari il pomeriggio,soprattutto nelle scuole che assumono innovazione didattica e approfondimenti curriculari molto più flessibili e moderni, molto più legati anche alla trasversalità dei saperi” (da Orizzonte Scuola 19/11/2017). Ma un po’ di sano studio sui libri, mai? E’ questa la “buona” scuola? Personalmente mi sembra più simile al cappello di un prestigiatore da cui vengono tirati fuori conigli che scappano di qua e di là, con l’intento di incantare il pubblico.

  • Ma non pensate che queste Amministrazioni comunali vivano sotto l’incubo della causa per il ramo caduto che ti graffia la macchina e che ciò sia anche colpa nostra? Facile tagliare e ripiantumare, tutti freschi virgulti! Ma non siamo noi a chiederlo? Lo stesso discorso di qualsiasi contratto assicurativo, sanitario, civico, in cui il garantismo totale domina. L’uccello ha fatto cacca sul parabrezza! Ma qualcuno ne dovrà pur rispondere!
    Anche il cittadino deve accettare un minimo di rischio personale, e il Comune, che è cosa nosta comune, si sentirà sgravato dalle inezie e libeo di dedicarsi a smottamenti… inquinamenti… siccità… nullatenenti… oppure sviluppare cultura… abbellimenti…
    Insomma stiamo loo, onesti o disonesti, bravi e cattivi, troppo col fiato sul collo per inezie, ed ecco il risultato, se l’albero lo taglio, ho un problema in meno. E questa è la regola generale del facile contenzioso dei nostri anni!

    • La ministra Fedeli, cara Elena, ha gia’ la valigia in mano. E meno male. Francamente di qualcuno arrivato all’Istruzione per “meriti sindacali” e persino taroccando il proprio titolo di studio, non sapevamo cosa farcene. A parte questo credo che il “matrimonio:” si possa fare se il preside dell’Istituto Agrario si mette d’accordo con il Comune. Perche’ no, dopotutto. Non sarebbe male se il Comune muovesse il primo passo in questa direzione, dando un segno di buona volontà.

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