menu

FRANCESCO TORRISI

Bitcoin e …. pandoro.

Ho “scoperto” i bitcoin grazie (oddio!) ad uno dei tanti trabocchetti, trappoloni di facebook: la foto accattivante di un talk show TV con un personaggio amico, che trattava un tema della scuola; catturata la mia curiosità, linkato, mi sono trovato in tutt’altra ….atmosfera: ero dentro all’”asset più caldo dell’anno” i BITCOIN !

Gratuitamente mi sarebbe stata data la possibilità di fare, in poco tempo, col solo aiuto del mio smartphone, un sacco di soldi.

E via con le testimonianze di chi aveva mollato il proprio lavoro e senza competenze di alcun tipo si era ritrovato con il proprio conto corrente ….miracolato. Bastava scrollare l’albero del “campo dei miracoli” e gli “zecchini” sarebbe scesi come una tempesta!

Un “lavoro”? No, anzi il lavoro lo avresti mollato perchè col tempo che avresti dedicato a ….”scrollare l’albero” non ne avresti più avuto bisogno, guadagnando incommensurabilmente di più!

Avendo a suo tempo letto Pinocchio, mandandone a memoria le “lezioni”, non ho seguito gli allettanti consigli, ma ho continuato a consultare siti, magari più affidabili, per capirci un pochino di più rispetto a questa nuova “moneta” da mettere e togliere dal mio “portafoglio virtuale”, senza aspettare che fosse coniata da alcuna Zecca di Stato e nemmeno fosse emessa con il beneplacito di alcuna Banca centrale e la cui valuta, sfuggendo a qualsiasi controllo che non fosse la semplice domanda/offerta, non facendo riferimento ad alcuna prestazione di lavoro/scambio commerciale, poteva permettere performance inimmaginabili.

Nel frattempo, negli stessi giorni, “sotto Natale” i lavoratori di una celebre ditta nazionale produttrice di un tradizionale dolce appunto natalizio, il “Pandoro” (senza apostrofo, credo!), che il lavoro lo avevano praticamente perso (perchè la “fabbrica” chiudeva), decidevano di “mettersi in proprio” (….capitale e lavoro nelle stesse mani?!?) a sfornare pandori, confidando nella collaborazione dei “cittadini consumatori/acquirenti”.

Nemmeno il “Teatro dell’assurdo” di Eugène Ionesco avrebbe immaginato una situazione tanto tragicamente …ossimoricamente stridente, perdipiù rappresentata su una scena, quale quella italica, di Repubblica fondata sul lavoro!

Quelli (dei Bitcoin ) che mollano il lavoro e si buttano nella bolla speculativa più “pura” a “far soldi” più che si può (alla svelta prima che ….scoppi) , soldi che con “il lavoro” non hanno più la minima connessione, e questi ( del “Pandoro”) che per cercare con le unghie e con i denti (ops!) di mantenerlo, il lavoro, se lo …”inventano”, facendo uscire dal “coma”, una “fabbrica” destinata a sicura morte!

Vuoi vedere che con queste provocazioni così eclatanti, sbuca fuori qualcuno che si ricorda i “fondamentali” del socialismo!

Non arrivo a pretendere che le forze politiche che ci (s)governano ispirino la loro azione (di governo, stavolta senza la provocazia dell’”s”) all’articolo primo della Costituzione, ma accettare supinamente di inventarsi una “moneta virtuale” per ….”fare soldi”, almeno personalmente, questo, proprio no!

FRANCESCO TORRISI

16 Dic 2017 in Economia

9 commenti

Commenti

  • So ancora troppo poco, Franco, dei bitcoin per esprimere un giudizio. So che non è una novità (sono anni che circolano), che si usano per acquistare beni come qualsiasi valuta coniata (come ho scritto a Milano, a Roma, a Rovereto ci sono negozi che accettano pagamenti in bitcoin.
    Non mi stupisce il fenomeno speculativo (abbiamo avuto nel passato altre corse: all’oro, ai bulbi dei tulipani…) e non mi stupisce se i record raggiunti nei giorni scorsi si… sciolgano come neve al sole.
    Quello che mi attira è la “trasgressività” di questa cripto-valuta, il suo nascere “contro” l’establishment, contro il dominio delle banche, contro i poteri forti.
    Come del resto mi ha sempre colpito la spinta anarchico-democratica di tante innovazioni della Rete (pensiamo all’open source).
    Certo, lo so bene, un conto è la spinta anarchica, di rottura e un conto è la fase due, quando cioè delle multinazionali fanno delle innovazioni un immenso impero economico: da Amazon a Facebook a Google…

  • Si Piero, un’altra delle “mutazioni” che sconvolgono le esistenze di chi come me ( e te) è cresciuto tra la “maestra” (accessoriata con “calamaio ed i pennini”) e i nonni che ti tenevano sulle ginocchia a stupirti con i loro racconti ed a testimoniarti i valori della buona educazione e del risparmio!
    Però, nel frattempo, mentre questa “mutazione” viene metabolizzata (troppo spesso “all’ insaputa” di chi la assorbe dallo smart/tablet/pc et ….. cetera media) accettiamo che venga fatta “tabula rasa” del bagaglio valoriale su cui si regge la nostra democrazia repubblicana?
    Personalmente ( e insisto sul richiamo alla “responsabilità personale”, pressoché unico riferimento certo nello sconvolgimento “sociale” ormai consolidato) rifiuto di rinnegare i principi alla base della “mia educazione”.

  • Dal punto di vista etico non vedo differenze tra speculare in bitcoin (o altre criptovalute, bitcoin è solo una delle tante) o in monete tradizionali… Non sarà un lavoro nobile ma con le necessarie conoscenze pochi non scommetterebbero sul guadagno facile, forse anche tu Franco, nonostante i valori che giustamente porti alla nostra attenzione.

    Al di là del fenomeno speculativo, le criptovalute sono una naturale conseguenza della digitalizzazione e del collegamento in rete del Mondo. Tutto si fa in modo virtuale, perché scambiare denaro deve essere collegato ad un sistema fisico (zecche, banche, banconote, patrimoni aurei)?
    Ma questo a mio avviso non è il punto fondamentale. L’interesse sta nel sistema informatico che consente le transazioni in bitcoin, il (o la) blockchain (catena di blocchi).
    Per quel che ho capito si tratta di una lista criptata di tutte le transazioni che avvengono nel mondo, non conservata in un server centrale, ma in una rete di dispositivi (i blocchi) che gestiscono le transazioni. La validità degli scambi non è garantita da un istituto di credito, ma dalla lista stessa, tramite un confronto tra le varie versioni collegate (in “chain”, appunto) nel mondo. Se una transazione compare in tutte le liste, che hanno ricevuto l’informazione da percorsi diversi, allora è valida, se c’è solo in una lista, non è legittima.
    Altra importante caratteristica è l’immutabilità della lista: non è possibile alterare le informazioni che contiene (che sono criptate), da cui consegue che la lista è completa di tutte le transazioni mai effettuate con il sistema, che non si cancellano.

    Il blockchain non è limitato alle transazioni economiche. Si può utilizzare per qualsiasi tipo di scambio di dati; un esempio? Il voto democratico. Non è necessario avere cartelle elettorali e seggi fisici. Con il blockchain è possibile registrare il voto da qualsiasi dispositivo, anche da smartphone mentre si è in bagno a casa propria (beh, magari ci sono momenti migliori, capisco che la politica stimoli ma… Un po’ di rispetto per i valori democratici!).
    Questo consente di risparmiare denaro, garantisce la totale trasparenza dell’esito (niente brogli insomma), la segretezza del voto, incentiva la gente a votare (dato che è così facile e veloce).

    Auspico che qualcuno di più esperto in blockchain possa fare un post dedicato. La rete è piena di articoli, ma sarebbe bene poter parlare dell’argomento con commenti e domande, il blog è fatto apposta.

    • Premetto per chi non mi conosce che gestisco e tutelo patrimoni da circa 25 anni .
      Non entro nel merito del bitcoin e delle sue tecnicalità che non conosco ma io sono un Warren Buffettiano e quindi non investo e men che meno faccio investire in ciò che non conosco e di cui non c’è trasparenza di funzionamento.
      Ciò che mi interessa sottolineare del messaggio di Mattia è …… “Non sarà un lavoro nobile ma con le necessarie conoscenze pochi non scommetterebbero sul guadagno facile, forse anche tu Franco, nonostante i valori che giustamente porti alla nostra attenzione.”

      Purtroppo la natura umana è governata dalla paura e dalla avidità ( del potere e/o dei soldi) e spesso molti si fanno prendere dalla speculazione( cercare di guadagnare tanto in poco tempo) …ebbene Mattia ci dice che secondo lui è quasi naturale farlo …..ed effettivamente come possiamo osservare molti lo fanno …… io mi auguro invece che le persone al di la dei giusti o meno giusti ( io li ritengo giustissimi) richiami etici abbiano un po di sale in zucca e nella speculazione se proprio la vogliono fare ci mettano solo ciò che possono permettersi di perdere ( come al casinò si dovrebbe fare andare solo col danaro contato) .
      I risparmi sono la fatica derivante dal lavoro ( per la maggior parte delle persone) e dalla fatica di non spenderli vanno protetti investendoli saggiamente e non con la speculazione.
      buona serata

  • Nella seconda edizione del corso di economia che si terrà a Crema nel periodo febbraio-marzo, Mattia, ci sarà proprio una lezione ad hoc sulla “catena di blocchi” (blockchain) che pare destinata – a quanto risulta leggendo le pagine “Nòva” de Il Sole 24 ore – ad avere ben altri sviluppi che cripto-valute (vedo che tu fai già un cenno in tal senso).
    Sarà una lezione tenuta da un docente universitario che insegna a Lucca, a Parigi e a Singapore.

  • Leggo oggi su La Stampa un’intervista al titolare di un negozio di Torino che ha deciso da qualche anno di accettare come mezzo di pagamento i bitcoin in cui si afferma che una delle motivazioni di questa apertura è di carattere “etico”: i pagamenti in bitcoin, infatti, sono tracciabili per cui è impossibile evadere il fisco.

    • Non è l’unica: si sta diffondendo i pagamento in moneta virtuale, chiamiamola così. Quindi considerazioni, che vorrei soppesasse anche il nostro componente di nuova generazione, lo stimatissimo Mattia:
      1 Anche se così, pagando il lavoro, si stabilisce un legame con la fatica dell’uomo si crea una sperequazione con gli altri lavoratori, quelli pagati in soldi sonanti. I Romani avevano già capito che era sbagliato, infatti soldi viene da solidi, quindi una moneta meno simbolica possibile, che possieda intrinsecamente il valore in metallo del suo peso di scambio. L’eccesso, il valore basato sul solo incremento di richiesta, generò la famosa catena di S.Antonio, già in tempi remoti vietata per legge, eppure ogni tanto, in varie forme, ricompare.
      2 Vero che anche il valore dei preziosi è una convenzione simbolica e legata al mercato, alla politica… ma comunque soggetta a meccanismi di riequilibri transnazionali. Se lasciamo fare al mercato lo storico caso della borsa dei tulipani in cui una varietà arrivò al valore di sette stipendi di operaio olandese diverranno la regola, e la morte per fame.
      3 Le tasse chi e come le paga se si va avanti così?
      4 In verità si sta ampiamente discutendo in economia e informatica sull’esigenza di introdurre parametri etici nelle nostre intelligenze ausiliarie, ma poi nulla succede, anche se il rischio non è quello ella presa totale di controllo delle nostre vite, ma molto più plausibile della fame per intere etnie o gruppi sociali. Ma su questo avremo un intero corso: teniamo in sospeso le domande generali, e lavoriamo sui maledetti bit.

    • ….grazie Rita, davvero interessante!
      Per chi poi volesse entrare ancora più nel merito di bitcoin e blockchain (da …dedicarci un’orettaemmezza !) consiglio vivissimamente: https://www.youtube.com/watch?v=Ef3d1N4Ogxw
      Poi, eventualmente se ne riparla!

Scrivi qui la risposta a Piero Carelli

Annulla risposta

Iscriviti alla newsletter e rimani aggiornato sui nostri contenuti