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PIERO CARELLI

Oltre le semplificazioni manichee

Furore ideologico

Oltre le semplificazioni della storiografia marxista: è questo il filo conduttore che costituisce la trama del saggio di Guido Antonioli pubblicato dall’ultimo numero di Insula Fulcheria. L’autore si propone di rivisitare con un approccio libero da ottiche di parte alcuni personaggi della storia recente di Crema.

L’ha fatto lo scorso anno con la figura del conte, generale, nonché parlamentare Fortunato Marazzi (una figura illuminata, tutt’altro che reazionaria!).

Lo fa quest’anno col conte Antonio Premoli, podestà di Crema dal 1934 al 1942. L’autore – lo scrive in modo esplicito – prende nettamente le distanze dal “furore ideologico tipico degli antifascisti ‘militanti’ (secondo i quali tutto il ventennio mussoliniano e i suoi uomini sarebbero storicamente da rimuovere, e da giudicare come completamente negativi)” e ritiene che sia ora di mettere da parte “quella damnatio memoriae che l’intellighenzia marxista italiana ed i suoi numerosi accoliti hanno riservato e storiograficamente sin qui imposto al fascismo ed ai suoi studiosi”.

Un uomo di grande statura morale

Dal saggio, infatti, emerge una figura di spicco. Una figura che ha segnato positivamente la città di Crema sia nella sua qualità di ingegnere (tra l’altro, ha progettato l’imponente Seminario di via Dante) che di Amministratore: ha dato il via alla costruzione della rete fognaria di cui Crema era completamente sprovvista, all’ampliamento della rete di distribuzione dell’acquedotto, alla costruzione di un nuovo asilo, alla ristrutturazione dell’Istituto Folcioni “con il rifacimento in un elegante stile neoclassico della facciata”.

Una figura, inoltre, di grande statura morale se pensiamo che dopo l’8 settembre del 1943, il conte, in guerra col grado di tenente colonnello, ha scelto di “farsi deportare dai Tedeschi nei territori del Reich pur di non tradire la parola data all’esercito italiano, e senza chiedere alcun aiuto ai gerarchi fascisti della RSI, da cui prese risolutamente le distanze”

Una scuola di formazione

Una considerazione in chiave attuale (la storia è sempre “contemporanea”: la si interroga per rispondere a delle esigenze del tempo presente): la storia è più complessa dei giudizi sommari che spesso esprimiamo.

Volete un consiglio, amici? Fare ricerca (anche una ricerca storica locale come quella di Guido Antonioli) è una vera e propria scuola di formazione perché ci obbliga a mettere in discussione le nostre categorie culturali e ci aiuta – eccome! – a leggere il presente senza le semplificazioni manichee che spesso caratterizzano le nostre valutazioni (anche sul nostro blog: non credi?).

PIERO CARELLI

19 Dic 2017 in Storia

38 commenti

Commenti

  • Un bel saggio, Guido: brillante e nello stesso tempo provocatorio.
    Tutti abbiamo bisogno di fare una full immersion (full, senza pregiudizi, senza paraocchi ideologici, senza… furori) nella storia.
    Fare ricerca storica – lo ripeto – ci aiuta a purificare la mente oltre che a fare un “servizio” alla collettività.
    Io stesso, con i miei “Appunti di viaggio”, ho cercato di dare un giusto valore a personaggi del regime fascista che, dopo il 25 luglio 1943, dopo cioè avere scoperto delle “alternative” (alternative che non c’erano prima o erano viste solo da una ristrettissima élite), hanno fatto delle scelte coraggiose, anche pagando il caro prezzo dei campi di concentramento tedeschi o polacchi.
    La storia è fatta di “persone”, non di categorie: anche di persone che hanno scelto per ragioni nobili (pensiamo, ad esempio, alla figura – di cui ho parlato ampiamente anche nei miei “Appunti di viaggio” – di Gaddo Folcini) alla Repubblica di Salò.
    Scavare dentro queste persone ci aiuta a comprendere meglio – senza sentenze manichee – il nostro tempo

  • La storia è complessa. Anche la storia del fascismo di casa nostra.
    A Bagnolo troviamo un commissario prefettizio che fa carte false pur di evitare l’invio di giovani in Germania. Lo stesso commissario prefettizio (maestro Vittorio Thevenet) si espone con coraggio dichiarandosi contrario alla “repressione della libertà di pensiero” e arriva ad ammettere gli errori commessi dal fascismo, errori “di tutti i calibri”.
    Lo stesso avv. Mansueto, nel suo ruolo di podestà, condanna le violenze di certe squadracce fasciste affiggendo un manifesto in cui esprime la sua decisa volontà di tutelare “con inflessibile vigore la vita, la libertà ed i beni di ogni cittadino.
    E l’elenco potrebbe continuare a lungo.

    Fare un bagno nelle carte della storia – lo ripeto – non può che essere salutare.

  • Così scrive Guido Antonioli sull’ex podestà di Crema nonché tenente colonnello Antonio Premoli: “quando, poche settimane dopo, nasce la Repubblica sociale italiana potrebbe chiedere di essere reintegrato nei ranghi amministrativi, dunque di essere liberato dalla prigionia. Più volte a lui […] verrà proposto di aderire alla Rsi, di ritrovare quindi l’agognata libertà giurando fedeltà ai nazi-fascisti. Ma Antonio Premoli non lo farà mai”.

    La storia, amico (lo ripeto, ma è questo il messaggio di questo presente post), è complessa, come è complesso il presente, ma è difficile trovare intorno a noi (non lo chiedo, certo, ai politici) gente che ha tale consapevolezza.
    Il manicheismo, a distanza di millenni, perdura (e, a mio avviso, perdura anche sul nostro blog che altro non è che lo specchio della società).

  • Piero, sei sicuro che anche un pochino di buono – essere stati fascisti e rifiutarsi di diventare repubblichino, a guerra persa – , sia sufficiente a riscattare tutto un periodo storico? Del resto, tempo fa, non c’era anche Martini, che si dichiara uomo di destra, che scriveva che revisionismo e negazionismo sono un passo l’uno dietro l’altro? Stiamoci attenti: il manicheismo spesso ha qualche ragion d’essere.

  • Non si tratta, Ivano, di giustificare niente: il fascismo è stato una dottrina totalitaria, illiberale (complici anche alcuni filosofi idealisti che hanno prestato al fascismo una patina culturale elevata); l’alleanza poi col nazismo e la decisione di Mussolini di trascinare l’Italia in guerra è stata una sciagura con conseguenze nefaste.

    Un conto, però, è il fascismo come dottrina e come prassi politica e un conto sono gli uomini in carne ed ossa che, pur condizionati dal clima imperante, hanno fatto – dopo una lunga militanza fascista – delle scelte coraggiose (come, appunto, è il caso di Premoli).

  • Che fine hanno fatto i fasci littori che erano sulle colonne dell’Istituto Magistrale e chi ha ordinato la demolizione della palestra di via stazione?

  • Mah!, … a me questi discorsi, in un’epoca disastrata come quella che stiamo vivendo, sembrano atterrati da Marte. Non sarebbe più coraggioso affrontare il totalitarismo contemporaneo? E, magari, fare anche qualcosa. L’acqua passata non macina più, e chi paragona l’attuale “nouvelle droite” europea ai movimenti novecenteschi, morti e sepolti, oltre ad essere palesemente in mala fede assomiglia a quelli che paragonano i nostri emigranti che andavano a farsi il mazzo (tanto) in Germania e in America ai ragazzotti abbronzati con cuffiette, super-smartphone e scarpe da jogging.

    https://www.maurizioblondet.it/democrazia-s-p-totalitarismo-invertito-inavvertito/

    • Tutti i totalitarismi, antichi o moderni che siano, hanno la stessa matrice. E pateticamente gli stessi simboli! Ripeto, l’unica identità che abbiamo, faticosamente conquistata, è la DEMOCRAZIA! Ed io non mi sento affatto in malafede.

  • Ricordiamoci anche che il più antifascista di tutti era Stalin.
    Vi dice qualcosa??

    • Ah no, per favore, non toccatemi il grandissimo Stalin, un vero gigante: prima che arrivasse Mao è stato quello che ha ammazzato più comunisti di tutti.

  • A Romano.
    Un anno fa circa anche l’arch. Sergio Cigoli ha suggerito il ripristino di quei fasci littori, non certo per nostalgia ma perché si tratta di un “documento storico”.
    Temo che l’idea possa essere accolta di questi tempi: un conto è lo sguardo dello “storico” e un conto è lo sguardo di chi guarda alla “opportunità politica” (si veda anche il ritiro – che senso può avere oggi? – della cittadinanza onoraria conferita dalla Giunta comunale al Benito Mussolini nel 1924).

    A Rita.
    E’ proprio lo studio delle dottrine e dei regimi totalitari che dovrebbe farci da guida per capire i pericoli che stiamo correndo.
    Non si tratta, certo, di applicare tout court il passato al presente, ma se dimentichiamo la storia, se ripartiamo sempre da zero, c’è davvero il rischio di ricadere – di sicuro in forme molto diverse – nel totalitarismo (e non penso tanto ai rigurgiti neo-fascisti e neo-nazisti).

    • Quando lo studio diventa un alibi per non agire, ha finito di essere utile. Mi sembra che il fascismo del ‘900 sia stato studiato abbastanza, in dritto e in rovescio, per lungo e per largo. Ed è proprio chi lo conosce a fondo che non lo teme, consapevole del fatto che il “nemico” nel frattempo è cambiato, non è più lo stesso, è un altro. Lasciamo volentieri i quattro cretini al bar, anzi allo stadio, ai giornali e ai telegiornali che altrimenti non saprebbero che dire. Noi, invece,cerchiamo di essere seri.

  • D’accordo Rita, parliamo del 2011 quando con il consenso del governo tecnico i nostri soldi furono usati a beneficio della Francia e della Germania che avevano esposizioni di quasi 200 mld con la Grecia.

    • Un blog intero non basterebbe per parlare del colpo di stato con la vasellina subito dall’Italia nel 2011. Osannato dai grandi quotidiani … tutti insieme dis-interessatamente, a mostrare sempre e solo una parte “della storia”. Evviva!, arrivavano i professori che sapevano tutto e avrebbero messo a posto tutto, mica come quel sessuofobico del Berluska, e da allora non abbiamo ancora smesso di leccarci le ferite.

      Nell’antica Roma, quando stava per cadere l’impero, c’erano persone che vivevano come se niente fosse, continuando a fare orge e banchetti come al tempo del massimo splendore dell’impero. Vennero travolti dai “barbari” senza neppure rendersi conto di quello che stava succedendo. La situazione italiana (e dell’occidente, dell’Europa e degli Stati Uniti) di oggi è praticamente la stessa che si viveva alla vigilia della caduta dell’impero romano: molti continuano a vivere senza rendersi conto di quello che sta per accadere. Continuano a guardare estasiati agli USA e alla sua politica neoliberista e guerrafondaia come se gli USA fossero ancora la superpotenza uscita vincitrice della seconda guerra mondiale. Pensano americano, parlano americano, mangiano americano e tirano la cinghia per mandare i figli a fare stage in America. Quando invece dovrebbero riflettere sul fatto che si tratta di un paese morente, di una civiltà morente, che non potrà sostenere ancora a lungo un deficit giornaliero di oltre 4 miliardi di dollari. Ma chi vivrà, vedrà.

  • Bar, stadio: luoghi eccellenti per i reclutatori di Forza Nuova e Casa Pound. Intanto che alcuni giornali, i soliti di sinistra, in particolare il mio, coi suoi lettori, magari molte migliaia, certamente non avvinazzati o tifosi, leggono interviste a quell’intellettuale o storico che mettono in guardia dai pericoli che sta correndo la nostra Democrazia. Ma si sa, sono tutti degli imbecilli che della Storia non conoscono nulla. Forse quei luoghi, ho il sospetto, li frequentano alcune firme di Cremascolta.

    • A ognuno le sue fissazioni.
      Almeno questo “diritto” non ce lo può portare via nessuno.

  • Sappi, Ivano, che anch’io sono preoccupato quanto te per la deriva possibile della nostra democrazia.
    Credo, tuttavia, che i pericoli vengano anche da altri fronti.
    Commentavo in questi giorni il saggio di Martini dicendo che le parole, tanto più se pronunciate da politici, possono diventare pericolose quanto le bombe: non dimentichiamo il linguaggio di D’Annunzio, di Mussolini, di Lenin…
    Proviamo a confrontare il linguaggio dei nostri politici col linguaggio di quel tempo e ne vediamo delle belle (e ne vediamo delle belle anche se dovessimo rileggere certe “parole” scritte sul nostro blog).

    • Peccato che siamo solo in due. Intanto che alcuni accordano le chitarre e si schiariscono la voce. Per non parlare dei soliti noti o “note”, tanto per restare in tema. Ma chi vivrà vedrà e saprà con chi prendersela.

  • Esatto Rita, quel giorno in cui Berlusconi si è stato costretto a dimettersi Bersani ha stappato una bottiglia di spumante. Berlusconi politicamente non è morto e non è diventato neanche povero, noi italiani si.

  • Ius soli: affossata la legge. E se anche in Senato i numeri non ci sarebbero stati quei 29 Dem una figuraccia l’han fatta comunque. E io che coi bambini ci lavoro da anni posso solo dispiacermi per quei tanti o pochi che darebbero lustro al nostro paese PIU’ DI TANTI ITALIANI. E, rifiutati, le loro potenzialità potrebbero purtroppo canalizzarsi altrove. Non importa se comunque hanno in questa fase storica gli stessi diritti dei nostri bambini, scuola, sanità, ma sentirsi come quelli beneficiati dalla nostra “generosità” non li risparmia dal sentirsi inferiori gli altri. E probabilmente, non ora che sono piccoli, ma da grandi, quando prenderanno coscienza della discriminazione subita ci faranno rimpiangere di non averli riconosciuti. E allora saranno cavoli amari. La cittadinanza italiana andrebbe tolta a molti connazionali, non negata a loro.

    • Il tuo intervento, che leggo solo ora, mi ha fatto capire ancora di più qual è la distanza tra coloro che “vivono i problemi” e coloro (come me) li “leggono” sui libri e sulla stampa.
      Abbiamo bisogno, Ivano, del tuo approccio.
      Come abbiamo bisogno della “testimonianza” di Maria Teresa Mascheroni che ci fa cogliere i problemi delle persone più fragili meglio che una montagna di testi.

    • Non so dove l’ho letto, ma ho trovato molto eloquente il termine “democrazia non decidente”. Noi, oggi, ci troviamo a vivere proprio in una “democrazia non decidente”, nel senso che siamo formalmente cittadini di repubbliche democratiche ma, di fatto, non possiamo decidere una mazza: c’è una cupola finanziaria che tira le file, uno zero virgola di fulminati nel bosco (gli “s-fascisti”) che vorrebbero imporre anche con la forza la loro visione caotica del mondo e, in mezzo, tutti gli altri. Non è di sicuro una bella situazione. Anzi, forse è la peggiore che ho visto da che sono al mondo.

      Tuttavia resto dell’idea che non si debba ritirarsi in casa propria a rimuginare, principalmente perché fa male alla salute, e poi non serve a niente. Soprattutto chi è in disaccordo con il mainstream non deve temere il confronto, né deve stancarsi di difendere il buon senso, o di andare a votare con la scusa che, tanto, fanno quello che vogliono. Lo faranno sempre di più, se noi non ci facciamo sentire. Non dico che sarà una “guerra” facile e veloce, per cambiare la mentalità di un popolo ci vuole almeno un ricambio generazionale (nel caso italiano, bisogna storicizzare e superare il Sessantotto), ma quale guerra lo è.

  • Ius soli legge di civiltà
    Unicef : «Ah sei di quelli che usano nomi stranieri e bio in inglese ma non tollerano che ragazzini nati in Italia che parlano italiano siano considerati italiani. #idiot & #Fascist»
    Sono un idiota, fascista e incivile.
    A gennaio faccio le valigie così tolgo il disturbo.
    Evviva la democrazia.

    • Lo vado dicendo ormai da anni, io, che gli autentici #idiot & #Fascist sono proprio quelli che danno del “loro” agli altri. E giorno dopo giorno ne sono sempre più convinta. Ma poiché si tratta (per fortuna) di una schiacciante minoranza, possono tranquillamente continuare a bollire nel loro brodo. Se non altro, stanno al caldo.

      Sullo ius soli legge d’inutilità (c’è la 91/92 da venticinque anni !!!) anziché di civiltà, abbiamo già parlato a lungo. Ma sai com’è Romano, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

      Mandaci una cartolina. Virtuale, s’intende.

    • Anch’io avevo già notato la folle dichiarazione di quel funzionario dell’Unicef(fi). In un ideale Pantheon dell’imbecillità essa può senza dubbio essere esibita accanto a quella di un paio di sindaci (ma ci potete scommettere che diventeranno molti di più) intenzionati a non concedere spazi pubblici per manifestazioni a tutti coloro che non firmeranno ufficialmente una dichiarazione di “antifascismo”. Ovviamente i “fascisti” sono quelli che non la pensano come loro su immigrazione, unioni omosessuali, jus soli eccetera. Sono convinto che non ci riusciranno ma stiamo assistendo ad un subdolo tentativo di instaurare una dittatura Orwelliana. Non è che si stava meglio quando si stava peggio?

  • Vado oltre
    UNICEF, ONU, ONLUS, ONG, etc………..
    Cosa e chi si nasconde sotto questi altisonanti acronimi?
    Sono ancora utili?
    Svolgono veramente le funzioni per cui sono stati fondati?
    I soldi che ricevono in che percentuale vengono utilizzati per nobili scopi?
    Ha ragione Trump nel tagliare i fondi all’ONU?

    • Aggiungi pure al tuo elenco Telethon: una truffa “legale” messa in piedi dalle multinazionali del farmaco per spillare quattrini a gente generosa ma sprovveduta. Nella “maratona 2017” , complice la Rai, sono stati raccolti 30 milioni 108 mila euro!!! Telethon, informarsi per credere, non serve in alcun modo a finanziare la ricerca ma a rimpinguare i bilanci già opulenti delle industrie farmaceutiche. Che fanno pure sperimentazioni sugli animali.

      Senza contare gli spot (vergognosi, che ostentano l’immagine cercata con il lanternino, e magari di trent’anni fa, del bambino africano malnutrito) mandati in onda dalle varie emittenti televisive per incassare denaro. Immorale. Ma io domando e dico a questi (ormai pochi) “donatori”, in un paese come l’Italia che ha 10milioni e mezzo di poveri, non conoscete nessuno a cui mettere in tasca cento euro per fare la spesa? Guardatevi attorno.

  • A proposito di quanto esposto e commentato in questo articolo, pare che Crema sia scossa in questi giorni da una notiziona decisiva per la nostra democrazia. Si tratta della richiesta di revoca della cittadinanza cremasca a Mussolini. Una richiesta curiosa, stimolante e rassicurante.

    La richiesta è curiosa in quanto pervenuta oltre settant’anni dopo che il succitato è stato appeso a piazzale Loreto. Non si sa se il ritardo sia dovuto a una scoperta archivistica recente da parte di ricercatori particolarmente solerti, al prolungarsi plurigenerazionale di dibattiti su un argomento così prioritario all’interno dell’organizzazione zelatrice oppure, più semplicemente, alle comprensibili difficoltà cinetiche dovute all’età media dei richiedenti.

    La richiesta è stimolante in quanto apre la via a futuri ravvedimenti a tutto campo, ad esempio a revoche di ulteriori cittadinanze onorarie o di altri riconoscimenti di benemerenze a favore di soggetti per i quali si ritengano opportuni ripensamenti. Magari le ricerche potrebbero riservare sorprese. Chi lo sa?

    La richiesta è rassicurante per tutti in quanto, in momenti di lacerazioni sociali così forti e di conflitti economici così drammatici, riesce a mettere d’accordo l’intera popolazione ed a pacificare, almeno su questo punto, gli animi e le animosità, sia pure con l’eccezione di qualche irriducibile. Più in particolare, è rassicurante perché, in una sinistra così divisa e rissosa, viene identificato finalmente qualcosa che mette d’accordo tante fazioni e consorterie, soprattutto adesso che la campagna elettorale in vista delle prossime votazioni politiche entra nel vivo. Per cui, si revochi pure la cittadinanza cremasca supplementare al Predappiese. E chissenefrega, a noi e a lui.

    Certo, si potevano avere pensate di marketing meno risalenti nel tempo e più di attualità. Comunque, questo scippo di cittadinanza al Defunto offre buone speranze di condivisione elettorale. Chissà che a sinistra si trovi pure qualcos’altro, magari di più recente, su cui mettersi d’accordo prima delle elezioni. Sarebbe rischioso puntare sempre e soltanto sull’ennesimo suicidio della destra.

    • Signor Martini, l’ironia a volte paga, a volte no. In questo caso no. Perchè una persona colta e intelligente come Lei – in verità qualche dubbio dopo il commento che assimila la brutta architettura della seconda metà del secolo scorso alle racchie, che poverine non hanno nessuna colpa, o, come se noi maschietti fossimo tutti dei fighi della madonna – allora dovrebbe dire anche che il suicidio della destra potrebbe dipendere dalle dentiere promesse dal Cavaliere, e RIDERCI SU. E comunque per ricompattare la Sinistra ci vorrebbe ben altro di una revoca di cittadinanza. Stia sereno quindi, vedrà che le prossime politiche le vinceranno le destre. Dentiere e reddito di cittadinanza per tutti: quale miglior chimera per ingannare il popolo? Perché alla fine la Destra sì che è brava a compattarsi, non la sinistra che fa il pari coi Berlusconi, Salvini, Di Maio quanto a protagonismo, non inferiore a quello di Renzi. Con la differenza che quando c’è da vincere… Ah, l’Alta politica. Neppure a destra signor Martini. E scusi la mia sincerità, che Lei in altra occasione ha elogiato. Buon anno.

    • Pietro, mi riferivo a te.
      Non vorrei essere fraintesa.

    • “Chissà che a sinistra si trovi pure qualcos’altro, magari di più recente, su cui mettersi d’accordo prima delle elezioni. ” Pietro Martini, scusi la franchezza ma Lei è poco attento alle vicende politiche della sinistra. Vi è infatti una lunga lista di posizioni, di grandissima importanza, su cui tale accordo esiste. L’accoglienza indiscriminata di chiunque voglia entrare in Italia, concessione dello jus soli, “matrimonio” tra omosessuali, dura repressione di ogni espressione “fascista e razzista” (ad esempio, denuncia penale a chi partecipa con la testa rasata ad una riunione pubblica), difesa di ogni “espressione democratica” (vedi centri sociali), aumento della tassazione a “chi ha di più” e, soprattutto, “più Europa”. Come vede, esiste un corposo pacchetto di argomenti unificanti. Se la sinistra non trova un accordo non è tanto sulla linea politica, quanto sulla spartizione dei posti che in futuro saranno sempre meno.

  • La ringrazio, signor Macalli, perché mi offre la possibilità di chiarire due cose. La prima è che, riguardo a certi risultati urbanistici, basta guardarsi in giro. Il paragone con altri tipi di bruttezza era nato in aggancio ad altri commenti e senza alcuna forma di maschilismo, come anche detto ad inizio testo. In ogni caso, se mi sono espresso male e il tono di quelle frasi è risultato offensivo o anche solo fastidioso per qualcuno (soggetto, ente o altri), me ne scuso pubblicamente. Chi mi conosce sa come la penso in proposito. Quello che mi premeva e mi preme dire è che il Novecento è stato a Crema, per molti aspetti (non per tutti), un vero e proprio saeculum horribilis e che l’architettura è spesso uno degli specchi più fedeli della realtà storica, come risulta in questo caso.

    La seconda cosa è che non capisco bene il riferimento alle dentiere e a Berlusconi. Anche perché non seguo molto da vicino le dichiarazioni pubbliche dei politici e quindi nemmeno quelle degli appartenenti a quello che attualmente in Italia è definito come “centrodestra”. Se la storia delle dentiere è una di quelle affermazioni tutte da ridere (se non da piangere), dopo essermi informato riderò anch’io (o piangerò). Grazie per avermela segnalata. Credo poi che la sinistra sia messa molto meglio della destra e non comprendo perché lei definisca Di Maio di destra. La sinistra non ha l’abitudine al suicidio: prima o poi trova sempre soluzioni negoziate. E dopo aver detto della destra quello che penso, correndo anche il rischio di offendere amici e conoscenti, credo di non dover aggiungere altro, per dignità. E per amor di Patria.

    È sempre un piacere dialogare con lei, veramente. Il fatto di essere talvolta in disaccordo rende il dialogo ancora più stimolante. Ricambio gli auguri di buon anno nuovo.

    • Martini, Unioni civili, legge, e Ius soli no. L’atteggiamento verso questo due leggi o tentativi mi fanno dire che i 5stelle non sono un movimento di sinistra. E in tutti i casi lo dicono loro stessi.
      Quanto alla propensione delle sinistre a dividersi assolutamente d’accordo, senza smentita possibile, con quanto scritto da Piero alle 15:09.

  • Ti ringrazio molto, Rita.
    Anche per Sant’AlceNero (non potrò astenermi).
    Buon anno.

  • Sono pienamente d’accordo con lei, prof. Cordani, sulla mia notevole disattenzione verso la politica, anche di sinistra. In effetti, pure per questo, di solito cerco di evitare di arrischiarmi in questo campo. A volte, però, proprio non resisto davanti alle cose più curiose e commetto l’errore di dire la mia, come in questo caso della richiesta di revoca della cittadinanza cremasca a Mussolini dopo oltre un settantennio. Penso converrà sulla singolarità dello stimolo interlocutorio offerto anche a chi non è esperto di politica.

    In ogni caso, immagino lei abbia ragione su quanto esposto riguardo ai temi già condivisi dalla sinistra. Tuttavia, se la spiegazione di tipo elettoralistico, tutto sommato bonaria e non troppo inelegante, da me ipotizzata per questa recente esternazione non vale, allora mi vedo indotto a ipotizzarne altre. Ma qui mi fermo. Basta là, auguri di buon anno.

  • Il… cupio dissolvi, Pietro (e tu lo sai bene perché sei un cultore della storia), è un Leit-motiv della sinistra. La storia della sinistra è una storia di lacerazioni, come la storia delle Internazionali. E’ accaduto anche in momenti cruciali come nella Repubblica di Weimar e questo ha contribuito a spanare la strada al nazismo. E’ accaduto, ancor prima nei primi anni Venti in Italia e anche in questo frangente ha contribuito a spianare la strada a una dittatura.
    Non so a chi gioverà la nascita della nuova formazione “Liberi e uguali”, un coagulo di gruppuscoli che in comune hanno solo ciò che li divide.
    L’intenzione palese è quella di recuperare i tanti voti che si sono trasferiti in casa Grillo o i milioni di persone che da tempo hanno scelto l’astensionismo.
    Ma… sarà così?

  • Continua la polemica sulla richiesta di revoca della cittadinanza cremasca onoraria a Benito Mussolini, ad oltre settant’anni dalla sua fucilazione e dal suo appendimento per i piedi. C’è una lettera sul Nuovo Torrazzo di oggi, in risposta a quella di Antonio Agazzi del numero precedente che è un piccolo pezzo di bravura giornalistica: non c’è il minimo accenno al fatto saliente, quello della richiesta di revoca della cittadinanza locale in ritardo di tre quarti di secolo, ma in compenso abbondano citazioni di rito (in buona parte condivisibili, però il punto era la richiesta di revoca dopo quasi quindici lustri) molto ben collaudate sulle “squadracce nere”, i “rigurgiti”, “quelli che non ricordano” e via dicendo.

    Intanto, in attesa delle prossime puntate del sequel sulla richiesta di revoca in ritardo di alcune generazioni, devo dire che sono d’accordo con Ivano Macalli, che giorni fa scriveva su revisionismo e negazionismo. È davvero mia opinione, per quanto valga, che revisionismo e negazionismo siano, talvolta, l’uno un passo dietro l’altro. La tentazione revisionista rispetto alla verità dei fatti è spesso in agguato, sia dietro i testi ben rilegati e catalogati, sia dietro i documenti scovati avventurosamente, con le macchie di muffa o con i bordi bruciacchiati. Questa tentazione, questa possibile sindrome del “revisionismo orientato”, va tenuta a bada, soprattutto se si opera attraverso interviste personali ai superstiti, in particolare a chi si fa “laudator temporis acti”.

    Personalmente, ho avuto a volte il problema opposto. Rispetto al mio punto di partenza, in alcune ricerche su temi anche storici, mi è capitato di inciampare in qualcosa di inaspettato e contrario agli assunti originari da me postulati. È la sindrome opposta, quella dell’involontario “inciampo disorientato”. Mi è infatti accaduto di subire forme di attrazione fatale in totale contraddizione con gli intenti generali posti all’inizio di un articolo o di uno scritto richiestomi per la pubblicazione. Una sorta di salto di barricata affettivo a favore di un certo personaggio, contrario al perseguimento degli indirizzi generali di ricerca e narrazione impostati nel modello interpretativo definito all’inizio dell’opera. In pratica, una ammirazione irriducibile agli schemi precostituiti. Il “revisionismo orientato” e “l’inciampo disorientato” sono sindromi opposte ma appartengono entrambe alla patologia storiografica.

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