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RITA REMAGNINO

UNA STRETTA DI MANO

Da qualche tempo a questa parte il decantato altruismo, il volontarismo di cui a vario titolo tutti facciamo parte, non si distingue più dall’edonismo e dal protagonismo. E’ raro incontrare qualcuno che riconosca l’Altro come valore assoluto, più frequente incrociare singoli mondi che contengono una visione esistenziale confacente all’idea di chi li ha creati. Parlare di «moralità» in una situazione del genere è ipocrita e fuori luogo, perché solo un pensiero realmente metafisico ci consentirebbe di concepire l’effettiva alterità dell’Altro, ma questo pensiero non c’è più. Ecco perché non ha più di tanto scandalizzato la notizia secondo cui alcune Ong – per il momento Oxfam, Save the Children, Medici senza Frontiere – avrebbero usato soldi pubblici per fare «anche» dell’altro. Sulla scia dello scandalo la “Charity Commission”, l’ente che per conto del governo inglese sorveglia le Ong, si è affrettata a dichiarare di ricevere ogni anno oltre mille segnalazioni di abusi sessuali che riguardano organizzazioni grandi, piccole e minuscole.

Mele marce, certamente, ci sono dappertutto e non si vede per quale ragione dovrebbero mancare nelle Ong. Non è questo il punto. In molti ci chiediamo invece da anni come abbiano potuto organizzazioni nate per fare opere di volontariato diventare delle multinazionali della beneficienza. Ad esempio “Medici senza frontiere” ha 40mila dipendenti e “Save the children” 25mila, tanto per citare le più conosciute. Quante aziende al mondo possono contare su risorse umane del genere, aerei, flotte navali, edifici prestigiosi nelle principali città del mondo usate come sedi direzionali? Parliamo, tra l’altro, di “aziende recenti”, visto che la prima di esse nacque nel 1991 quando l’allora segretario di Stato francese Bernard Kouchner, in occasione della tristemente nota vicenda che portò all’assassinio di Saddam Hussein, introdusse il concetto di “diritto all’ingerenza umanitaria” per colpire gli “Stati canaglia” schedati dagli Usa.

Bisogna riconoscere che in un quarto di secolo le Ong ne hanno fatta di strada. Resta da scoprire se può considerarsi ancora valida l’immagine di “neutralità” creata su misura per loro dai governi che dietro le quinte conducono crisi di cui “ufficialmente” non potrebbero occuparsi. E’ moralmente accettabile che queste “organizzazioni non governative” (a parole) intervengano dopo una guerra nei territori colpiti pagate dalla parte vincitrice? Non sarebbe meglio dare questi soldi alle popolazioni “offese” affinché ricostruiscano il loro Paese? Si teme, forse, di perdere il controllo sulla “terra conquistata”? Ed è normale che le Ong mettano continuamente il becco (per conto terzi, ora lo sappiamo) nelle faccende che riguardano il governo degli Stati? In Italia, abbiamo avuto una prova del loro potere con la questione dei migranti nel Mediterraneo.

Per quanto mi riguarda, sono ben felice di non aver mai dato loro neppure un euro. Non mi hanno mai convinta, e il mio sesto senso mi tradisce raramente. Da sempre attuo la “beneficenza fai da te”: quando vengo a conoscenza delle reali difficoltà di qualcuno, mi è capitato innumerevoli volte, metto la mano al portafoglio e faccio quello che posso. E’ anche un ottimo sistema per rinsaldare i rapporti umani, e mai come adesso ce n’è stato bisogno. Non c’è niente di meglio di una stretta di mano. Al contrario, fare una “donazione” a un codice fiscale serve solo a rimpinguare le casse di chi incassa il bonifico.

RITA REMAGNINO

17 Feb 2018 in Società

20 commenti

Commenti

  • Rita, non capisco come tu non sia entusiasta di fronte a questo proliferare di nuovi soggetti politico-umanitari. Dovresti rallegrarti pensando a new entries come i “Cannibalisti integrati” e gli “Sfasciavetrine moderati”, preziosi regali della Presidenta Boldrina e della coppia Alfano e Rovina.

    • Hai un futuro come poeta satirico, anche se i fan della Boldrini (se ce ne sono) d’ora in poi t’ignoreranno sdegnati. Non capisci proprio niente. Per quanto mi riguarda, trovo il proliferare dei soggetti politico-umanitari preoccupante. Mi chiedo anche come possano non porsi certe elementari domande le tante “anime belle” che si scaldano per i pericoli inesistenti (ritorno del fascismo, avvento del populismo, Italexit con rovina economica del paese, eccetera) ma continuano ad ignorare i pericoli esistenti.

      Ora io mi chiedo, e vediamo se qualcun altro se lo chiede o se non frega niente a nessuno: le multinazionali della beneficenza globale, possono ancora ricadere nella categoria “volontariato”? In caso affermativo, che dire delle centinaia di migliaia di “volontari” sparsi per il mondo che percepiscono un discreto stipendio, sono provvisti di vitto e alloggio, viaggiano gratis e vantano tra i benefit cellulare e auto aziendale?

      Onde evitare scontate obiezioni: nei territori “a rischio” c’è solo un’esigua minoranza che ne ha fatto espressamente richiesta, tutti gli altri sono impiegati dello Stato. Chi dall’Italia cerca lavoro in una Ong può infatti consultare la Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee (serie “CA”) e vedere quando ci sarà il prossimo concorso (mediamente, una volta l’anno). In alternativa, l’elenco completo dei bandi può essere consultato presso l’Ufficio Relazioni con il pubblico del Ministero degli Esteri. Ogni concorso segue le regole di tutti gli altri concorsi pubblici: alla richiesta di determinati requisiti corrispondono le categorie di carriera, il che significa che il laureato andrà a fare certe cose e il diplomato certe altre. All’ultimo concorso a Roma erano in svariate migliaia per un’ottantina di posti.

      Francamente, mi sembra più una faccenda alla Checco Zalone, che ha fatto una satira perfetta del “posto fisso”, che un “affare umanitario”. Ciò detto, niente in contrario se i giovani in cerca di lavoro battono anche questa strada, fanno bene, ci mancherebbe, il lavoro è lavoro. Le mie perplessità sono rivolte agli “esterni”, ovvero a noi tutti, che forse non abbiamo le idee molto chiare a proposito di Ong, e che invece dovremmo averle, visto che le paghiamo.

  • Devo dire che sono stato esterefatto dal venire a conoscenza della “portata d’impresa” di queste organizzazioni, non governative, che dovrebbero fondarsi sul volontariato.
    Davvero mi sembra il caso di approfondire, e lo farò, ovviamente
    per quelle organizzazioni per le quali, in qualche modo, personalmente è possibile farlo.
    Non sfioro nemmeno i comportamenti spregevoli e delinquenziali che si definiscono da soli!
    Molta attenzione alla facile tentazione di “mettersi a posto lacoscienza con la carta di credito”!
    Oggidì si finisce per ingrassare la “malavita organizzata” ( e con questo termine non intendo solo le “mafie”, quelle delle coppole, scupiette e simili è!).

    • Neppure io voglio soffermarmi sui comportamenti spregevoli, che in una società marcia come l’attuale, ci sono dappertutto. Purtroppo. Le multinazionali del volontarismo però vanno monitorate: intrattengono rapporti politici con gli Stati, fanno mediazioni non si capisce bene a che titolo, non di rado spalleggiano questa o quella frangia di pseudo-ribelli che poi sono criminali, godono di finanziamenti tutt’altro che chiari, si ritengono autorizzate a non rispettare le leggi degli Stati, eccetera eccetera.

      A che gioco giochiamo? Forse per capirlo bisogna risalire a Bernard Kouchner e fare un po’ di cronistoria. Io l’ho fatto e qualcosa comincio a capire. Per quel che ci è dato sapere, ovvio.

      Sempre meglio, comunque, andare a fare la spesa al vicino di casa indigente o cassintegrato che comprare i gadget (ormai hanno un repertorio infinito) dell’industria umanitaria. In un Paese come l’Italia con 10milioni di poveri certificati, c’è l’imbarazzo della scelta.

  • Non facciamo tanto I moralisti signori. Queste organizzazioni che operano in tante parti del mondo hanno bisogno di soldi per funzionare. Quanto ai volontari, a meno che non siano ricchi, hanno bisogno di campare anche loro. La Caritas di Crema, ad esempio, paga dei dipendenti. E lasciamo stare il solito Soros, i finanziamenti occulti e chissà quali complotti mondiali. Io credo che molti di questi operatori siano spinti da spirito umanitario e che non abbiano chissà quali interessi nascosti. Che poi finiscano anche per avere un certo potere politico questo fa parte delle regole del gioco globale, e che possano diventare interlocutori credibili non mi stupisce affatto. Di fatto, d’accordo o meno, perché non c’è solo il problema dell’immigrazione selvaggia a cui diamo la colpa di tutti i mali, io credo che svolgano operazioni umanamente necessarie. Molte di queste organizzazioni lavorano in loco, basta vedere cosa fa Emergency, ma se si crede che siano tutti soldi sprecati basta non contribuirvi. Punto. Di mele marce poi ce ne sono dappertutto. Ripeto, non scandalizziamoci oltremisura, non buttiamo sempre tutto al macero.

    • Il tuo discorso tralascia un dato fondamentale, stiamo parlando di soldi pubblici, fior fior di milioni sborsati dagli Stati, e se permetti il cittadino ha tutto il diritto di “vegliare” sui suoi soldi. Non credi che proprio argomenti come questi “scoraggino” (chi può) al pagamento delle tasse? Quando vedi dove vanno a finire i tuoi soldi, ti passa la voglia.

      Che c’entri la politica è altrettanto fuori discussione, tant’è vero che alcuni Stati sponsorizzano alla grande le Ong per i loro secondi fini mentre altri non ne vogliono neppure sentire parlare, ciò a seconda delle “tendenze” politiche dei governi in carica. Con le nostre tasse già foraggiamo (nostro malgrado) i partiti politici, mi spieghi per quale motivo siamo obbligati a foraggiare anche le Ong? Dove sta scritto? Sulla Costituzione?

      “Chi crede che siano tutti soldi sprecati può non contribuirvi”? Magari!!! Se solo fosse possibile, perché non sono certo le cartoline di Natale dell’Unicef o la maglietta di Emergency che vanno nei bilanci delle multinazionali dell’umanitarismo, i gadget servono solo a confermare il marchio, ciò che conta sono le decine, o centinaia, di milioni cacciati ogni anno dagli Stati con i soldi degli ignari cittadini. Che se sapessero …….

      Il problema delle Ong non è morale, è politico.
      Cerchiamo non essere troppo semplicistici, o sempliciotti.

      https://www.lucadonadel.it/ong-e-migranti-amnesty-oxfam-human/

      https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59305

  • Rita, non essere sempliciotta tu. Per Save the Children, da bilancio pubblico, il grosso dei finanziamenti viene da donatori privati, oltre 420 mila persone, e Aziende che contribuiscono per l’89% delle entrate. Tutto questo permette di operare senza nessuna influenza politica. Che significa che sono liberi di operare dove vogliono, dove è necessario. Dimostrami quindi quanto costano a te e poi ne riparliamo. Se poi tu perseveri nella tua “propaganda” allora la chiudiamo qui. Tu, cara Rita, sei l’emblema del populismo più esasperato.

    • Premesso che ricevo l’epiteto di “populista” con piacere essendo sinonimo di vicinanza al popolo, di questi tempi non vorrei stare da nessun’altra parte, constato per l’ennesima volta la tua disinformazione. In Italia ci sono 250 Ong riconosciute dal Ministero degli Esteri che lavorano professionalmente nella cooperazione internazionale e gestiscono un totale di 350 milioni di euro l’anno. Poiché tale cifra è giudicata insufficiente (e ti credo, con gli apparati che devono mantenere) le Ong ricorrono al cosiddetto “mercato” dei donatori privati: soggetti non meglio specificati, Fondazioni bancarie (ancora i nostri soldi) e Fondazioni private. Le Ong sono state riconosciute dallo Stato italiano con la legge 49 del 1987, da quel momento in poi sono diventate uno dei soggetti della politica estera italiana e di conseguenza vengono finanziate con un capitolo specifico del bilancio statale. Basta guardare i dati pubblicati per averne conferma. Ne consegue che i dipendenti Ong sono a tutti gli effetti dei dipendenti para-statali.

      Sono attivi anche i cosiddetti finanziamenti “decentrati”, quelli cioè degli Enti Locali che dispongono di risorse per finanziare progetti con soggetti omologhi in altre parti del mondo e intendono farlo (mica tanti). Va detto, ad ogni buon conto, che lo Stato ultimamente tende a stringere i cordoni della borsa, anche per una questione d’immagine, visti i numerosi scandali internazionali, e difatti l “Associazione Italiana delle Ong” (Aoi) ha già avanzato rimostranze, appellandosi al Ministero (senza portafoglio) per la Cooperazione e l’Integrazione, creato nel 2011 dal governo Monti. Rimane sempre e comunque l’impegno dell’Unione Europea, che per il 2014-2020 ha stanziato 972miliardi di euro, cifra consistente (soldi nostri) ma giudicata insufficiente dalle multinazionali della solidarietà, che in Europa sono ben 1600 !!! Alla faccia.

      Molto interessante, per i populisti che volessero approfondire l’argomento, il libro della giornalista di “Radio24 ” Valentina Furlanetto “L’industria della carità”, che descrive il mondo della cooperazione come terra di pirati pronti a tutto pur di mantenere in piedi, con abili operazioni di marketing, attività che poco o nessun impatto hanno sui destinatari della paventata solidarietà. Libro criticatissimo dal presidente dell’Aoi, come si potrà facilmente immaginare.

      Ciliegina sulla torta: in Italia le Ong non hanno l’obbligo di pubblicare i bilanci (ma non sono para-statali?). Negli altri Paesi europei invece sì, e i donatori non si accontentano di qualche grafico incomprensibile del bilancio sociale ma pretendono di sapere che fine fanno i loro soldi. Una cosa che serve a poco, come s’è visto nel caso dell’inglese Oxfam che gestiva i fondi in modo del tutto disinvolto. E disinibito, oserei dire.

  • 1987: governo democristiano. 350 milioni di euro? Una bazzecola se spartiti.

    • La legge che istituisce le Ong è del 1987.
      I finanziamenti citati sono recenti, essendo in euro.
      Ed essendo soldi dei cittadini, forse i cittadini dovrebbero saperlo. O no?

  • Populismo: Per estens., atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Treccani. Breve commento: Com’è facile sparare lenzuolate di dati dal proprio divano mentre migliaia di persone si sporcano le mani e si spaccano la schiena per lavorare per il bene comune. Che il “bene comune” sia il salvataggio dei migranti o l’aiuto ai poveri e’ cosa che scandalizza solo i “populisti” da salotto che di attivi hanno solo la punta delle dita per digitare. Attenzione e cautela: a sparare nel mucchio, carichi di odio e di pregiudizi, si sbaglia sempre ( Macerata docet). Abbasso i fomentatori di odio. Viva le Ong.

    • Con la retorica non ha mai mangiato nessuno.
      Se ci sono oltre mille casi all’anno di abusi (solo segnalati) perpetrati dalle Ong, forse c’è un problema. O non si può dire neppure quello?

      C’è una commissione d’inchiesta in Gran Bretagna, cosa c’entrano i populisti?

      Dopodiché, ognuno è libero di inneggiare a chi meglio crede.
      Io, non credo più a nessuno.

  • Siccome nella Sanità ci sono scandali e disservizi, corruzione e via dicendo, allora cosa si fa? Aboliamo il servizio sanitario nazionale?

    • Un paragone un po’ strano: il servizio sanitario nazionale è una necessità comune che paghiamo volentieri di tasca nostra mentre le multinazionali della beneficenza nessuno le ha cercate, ci sono state imposte “dall’alto”, non si sa bene a quale titolo.

      Non perché lo dico io ma perché lo dice la legge, sono “soggetti della politica estera italiana”. Sono, in parole povere, soggetti politici come i partiti. E la politica sarà anche utile ma non è indispensabile. Soprattutto se lo Stato che dà vita a tali “soggetti” ha al suo interno 10milioni di poveri, ai quali 350 milioni di euro all’anno equamente distribuiti non dispiacerebbero affatto.

      Sull’utilità o meno delle Ong ci sarebbe molto dire, e se le inchieste a loro carico crescono come i funghi forse ci sarebbe anche molto da fare. Ma non è questo il punto. Si può essere d’accordo sul loro operato oppure no, ogni testa è un piccolo mondo, resta tuttavia inaccettabile un finanziamento pubblico di sifatta portata. Parlo sia di quello statale che di quello europeo, che poi sono sempre soldi nostri. Ancora più inaccettabili sono la totale assenza di trasparenza nei bilanci, l’arroganza di sentirsi “sopra” la legge, il rifiuto di qualsiasi supervisione. I soldi, però, li incassano. Ma dove siamo, nel Libero Stato di Bananas?

  • ….per parecchie cose credo ci si debba vergognare di apprtenere al “genere umano”: metterei al primo posto la schiavitù, a “pari merito” con i genocidi (lascio al sensibile blogger la riflessione su quando e chi, anche storicamente, si sia reso responsbile di quei comportamente aberranti e delle conseguenze che gli stessi abbiano comportato!).
    Subito sotto, a scendere, ci metto l'”esercizio della violenza”, (in ogni sua forma!) soprattutto nei confronti di chi è più debole, fisicamente, socialmente (anche intelletualmente, perchè no?) in quanto “genere”!
    Io credo che ciò di cui stiamo parlando commentando questo post, trovi collocazione tra i comportamenti ( a mio parere) vergognosamente aberranti che ho citato qui sopra.
    Personalmente me ne vergogno, li condanno fermamente e aborro gli uomini (genere), le “organizzazioni”, i regimi che se ne rendono/sono resi responsabili.
    Ovvio, ma ritengo meglio chiarirlo espressamente, che non mi passa …. “manco pa a capa” di “buttare il bambino con l’acqua sporca” !!!!!

    • Condivido pienamente.
      Cosa c’è di più bello, se non hai nulla da nascondere, di mostrare i tuoi bilanci al mondo, visto che prendi i soldi della collettività, e dimostrare a tutti quanti che su di te si stanno dicendo un fracco di menzogne?
      Noi scettici ne saremmo felicissimi per primi. Quando invece pensiamo che per dare l’auto e l’appartamento aziendale a te viene tolto un mese di assegno di sostegno al cassintegrato, siamo un po’ meno felici. La coperta, quella è.

  • 350 milioni diviso 10 milioni fa 35 euro.

    • Meglio non darglieli, quindi. Cio’ che intendevo non era ovviamente un puro calcolo matematico ma la messa in campo di sgravi e/o una rete di protezione per i cittadini meno abbienti, per quelli che dormono in macchina o che vanno a raccogliere gli avanzi nei mercati rionali. Non c’e’ bisogno di espatriare per incontrare la poverta’, che e’ proprio dietro casa nostra.

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