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RITA REMAGNINO

Povera Siria, e poveri noi

Abolito o fortemente affievolito il concetto di Bene e Male, giusto e sbagliato, bianco e nero, e così via, ci era rimasto ciò che poteva considerarsi legale, in base ovviamente al criterio dominante del momento e allo spirito dei tempi. Valeva, insomma, quello che la legge vigente imponeva o permetteva. Chi vi si opponeva era fuori dal tempo, una condizione pericolosa, giacché il conformismo filisteo è un elemento attivo della dittatura mascherata da democrazia. Ora, però, non abbiamo più neppure quello. Tanto è vero che il rappresentate «legale» di uno Stato può permettersi il lusso dell’illegalità decidendo, ad esempio, di bombardare una nazione straniera senza neppure consultare il Parlamento, o l’Onu. Oggi una nazione non dichiara più guerra alla controparte nemica rispettando un codice bellico condiviso, come si usava fare una volta, ma intraprende a piacere una “guerra preventiva”, che è anche una guerra mediatica.

 

 

La sceneggiatura è quella inaugurata nel 2003 durante la guerra in Iraq che si concluse con l’esecuzione di Saddam: l’America, o chi per essa, sostiene di avere “solide prove” (che non vengono mostrate) sul possesso di armi chimiche da parte di un presunto feroce dittatore, partono i raid punitivi e una raffica di sanzioni che mettono in ginocchio il popolo, costretto (chi può) a riparare altrove, città e infrastrutture vengono distrutte (così si può procedere agli appalti per la ricostruzione) e se poi le armi chimiche non vengono ritrovate poco importa, dato che l’aggressore ha raggiunto il suo scopo: annientare l’altro.

 

 

Dopo l’Iraq è toccato alla Libia e adesso tocca alla Siria, dove i “ribelli” accusano Assad di aver usato armi chimiche a Douma, un sobborgo di Damasco. A dare manforte alla notizia è intervenuta l’Ong “Syrian American Medical Society” (Sams), che ha caricato su youtube un video in cui si vedono bambini ustionati da gas. Naturalmente non è chiaro ”chi” ha sganciato la sostanza tossica sui civili mentre è noto che la Ong in questione fa parte di un lobbying finanziato dagli Usaid e attivo nelle aree “ribelli”, dove opera anche la consorella “White Helmet”. In quelle aree la Ong svolge la duplice funzione di pubblica assistenza (per abbonimento della popolazione) e di propaganda per “stimolare una guerra di cambiamento contro il regime”. Non ci vuole un genio per capire che questa organizzazione parla e agisce per bocca degli Stati Uniti.

 

 

Il nuovo “gasamento” ha dei precedenti che devono far riflettere: nel 2013 a Ghouta, un quartiere est di Damasco il gas nervino Sarin fece oltre 1300 morti e il rapporto ONU, senza identificare gli autori, parlò di “imperizia dei ribelli nel manipolare armi chimiche”; di nuovo nel 2017, a Khan Shaykhun, sul confine turco, ad essere accusata fu l’aviazione siriana, che in realtà non aveva usato armi chimiche ma colpito durante un bombardamento anche delle palazzine in cui i ribelli avevano stoccato prodotti tossici che si diffusero nell’ambiente.

 

 

Ormai lo abbiamo capito: il vero bersaglio degli Usa è la Russia, una rinata potenza globale che sfida l’ordine unipolare imposto dagli Stati Uniti. Cambiano i presidenti americani ma non le guerre. E l’Europa, in tutto ciò, che ruolo riveste? Qualche settimana fa Londra ha perso la faccia con il caso Skripal, un povero pensionato-spia inattivo da anni verso il quale i russi non potevano avere alcun interesse. Macron, il puledro della scuderia Rothschild, parla a vanvera in difesa degli interessi atlantici e viene smentito dagli stessi alleati il giorno dopo. Penosa anche la dichiarazione di Gentiloni a favore dell’attacco americano e ben peggiore la scelta di acconsentire al sottomarino nucleare Usa che ha attaccato la Siria di sostare e salpare dal porto di Napoli. Poteva un governo uscente decidere a nome di tutti e senza consultare nessuno? Qui siamo ben oltre la «legalità».

 

 

Le interferenze sono molteplici e diversificate ma il nocciolo del problema non è difficile da capire: Assad sta vincendo la guerra grazie al sostegno russo-iraniano e questo fatto è intollerabile per il blocco Usa-Israele, escluso dai colloqui di Pace sulla Siria tenutosi lo scorso anno ad Astana, in Kazakistan. Anche la Turchia, ex alleata degli Stati Uniti, è stata costretta a scendere a patti con Assad, nonostante cerchi come suo solito di tenere il piede in due scarpe per via della questione curda, sua antica spina nel fianco. A noi, qui, interessa però l’atteggiamento dell’Europa, spaccata anche su questo punto: da una parte stanno i servi atlantici totali e dall’altra i servi atlantici con riserva, come ad esempio la Germania. E l’Italia di domani, cosa farà? Da che parte andrà il nuovo governo? Avrà la forza di negare le basi per i raid dell’alleato distruttore, o si rassegnerà all’irrilevanza nel contesto internazionale? Troppo legata ai “poteri forti” la Casaleggio Associati, alias M5s, sarà probabilmente la nuova voce del padrone. Anche se, ad oggi, ogni previsione è poco più di un passatempo.

 

RITA REMAGNINO

17 Apr 2018 in Senza categoria

7 commenti

Commenti

  • …. certo è Rita, che dai Krupp in poi, quelli che hanno lauti guadagni da queste tragedie sono coloro che nel mondo i “cannoni” li fabbricano e, ovviamente li vendono a chi, in un modo o nell’altro ” le guerre le fa”.
    E “hai voglia” scrivere nella costituzione l’Italia RIPUDIA…..col cavolo (!), tanta “bella gente” TRIPUDIA, anche nel “buffo stivale”, anche in provincia di Brescia, e il PIL se ne giova assai!
    L’ipocrisia, la speculazione di “hanno usato i gas”, quasi che gasare, napalmare, bombardare, mitragliare, avvelenare i pozzi, cambiasse qualcosa rispetto ai “poveri cristi” che si si trovano in mezzo!
    Ma guai a dire queste cose, ti danno subito del “pacifista” dell'”anima bella”, perchè le guerre si fanno, si sono sempre fatte e sempre si faranno, ed ogni pretesto reale o artefatto, è buono!
    E l’Italia dei “due forni” e L’EU delle banche e dello “spread”?
    L’Italia si occupa dei “due forni” e l’EU si occupa della Banche e dello “spread” no?
    Si ma l’ONU….. l’ONU fa delle vibrate proteste (delle volte nemmeno vibrate!) al massimo e comunque se del caso, con l’applicazione di un opportuno diritto di veto (si, veto con la “e” che vuol dire una cosa diversa da “voto” con la “o”!) si blocca quello che deve essere bloccato da parte di quelli che …”sono piĂą uguali degli altri”!
    Il pianeta va a scatafascio? ….. eccolo li oltre che “pacifista” anche “ambientalista”, gratta un pelo vedrai che è anche “comunista!
    …….chisso è o pppppaese do sole……..

  • Si, certo, non c’è guerra che non abbia visto il tripudio di alcuni, pochi ma potenti, che brindano alla distruzione. Qui il problema, però, è ancora diverso: siamo alla guerra mediatica, al teatro, alla rappresentazione, alla finzione, perchĂ© lĂ  dove non arrivano le armi possono arrivare le immagini che plasmano, fanno tendenza, manipolano. Non che le guerre “ordinarie” siano meno cruente di quelle mediatiche, ma quando si mira non soltanto alla vita (troppo facile) ma alla coscienza delle persone, la cosa è doppiamente rivoltante.

    Da ben 37 anni la coalizione Usa-Israele sta tentando di abbattere senza successo i “regimi” mediorientali: l’Europa non è ancora stufa? Prima ci siamo lanciati in una guerra per procura contro Saddam, poi occupando l’Afghanistan e infine distruggendo la Siria, il tutto allo scopo di chiudere la Repubblica Islamica in una morsa. Senza dimenticare i disastri creati in Libia dagli “alleati” francesi e inglesi, nĂ© le “spintarelle” date a Turchia, Arabia Saudita e monarchie del Golfo per sostenere la guerriglia jihadista.

    Anche, basta! Va bene essere “alleati” di qualcuno ma nessun matrimonio è indissolubile, a maggior ragione se il partner ne combina una al giorno. E con poca intelligenza, per giunta. Negli ultimi anni le manovre aggressive e scombinate del fronte israelo-americano hanno di fatto rafforzato l’asse con Baghdad, Damasco e Beirut. Persino la Turchia, storico ex bastione della Nato, sta scendendo a patti con Putin e Teheran. L’intera societĂ  civile si è ricompattata attorno al governo di Tehran dopo le minacce americane ai pasdaran e sembra di capire che stavolta il mondo non stia al gioco, che il blocco Usa-Israele sia rimasto isolato. Se si esclude l’Arabia Saudita, che in cambio della “fedeltà” può continuare con le sue atrocitĂ  in Yemen. Non se la passa troppo bene neppure il Qatar, colpevole come l’Iran di voler essere troppo indipendente e di condividere con la Repubblica Islamica un enorme giacimento di gas naturale, oltre a cordiali rapporti commerciali e culturali. Comportamenti d’”insubordinazione” intollerabili, per l’avversario politico e militare. Da punire con la pubblica gogna, perchĂ© il sangue ormai non fa piĂą impressione.

  • Non sarĂ , certo, facile per Salvini e Di Maio nello stesso governo, trovare una propria strada da percorrere nel consesso internazionale: troppe le distanze.
    Il fatto positivo è che l’Italia ha una lunga tradizione (da Andreotti a Berlusconi a Prodi) di… attenzione alla Russia (naturalmente, anche per la nostra dipendenza energetica da Mosca).

  • Al Tg ho appena sentito Gentiloni che diceva “l’Italia NON è neutrale ma alleata degli Stati Uniti”, vergognandomi di essere italiana. In pratica se gli americani dichiarano che gli asini volano noi dobbiamo dire: ohibò, è proprio vero che i somari hanno le ali!

    Fosse vero, Piero, che “l’Italia ha una lunga tradizione di attenzione alla Russia”, ma purtroppo non è così. Tu che t’interessi di economia saprai senz’altro che le sanzioni americane agli avversari, Russia in testa, negli ultimi anni hanno cambiato radicalmente l’economia europea, al punto da far dire al ministro dell’Agricoltura “speriamo che le sanzioni europee (e di conseguenza quelle russe di risposta) siano prolungate per altri cinque anni così noi aumenteremo la produzione implementando la tecnologia”. Mentre gli europei s’attaccheranno al tram, questo è chiaro. Le previsioni dicono che entro il 2030, e cioĂ© dopodomani, le risorse energetiche russe (petrolio e gas) si esauriranno e sarĂ  perciò necessario spostare i driver dell’economia verso settori diversi. Niente di meglio dell’agricoltura, e dio solo sa che fine faranno i prodotti dell’agroalimentare europeo. Putin ha messo la “diversificazione dell’economia” come una prioritĂ  per il futuro della nazione. E noi? Qual’è la nostra visione strategica per il futuro? Quella di continuare a dire “si, badrone”? Non ne abbiamo avuto abbastanza?

    Intanto il Tg continua dicendo che “in Siria è stato usato il gas”. Benissimo (o meglio, malissimo), ci dicano anche “chi” lo ha usato invece di lanciare il sasso e nascondere la manina. Non si sa, però ci sono le prove, che naturalmente non vengono mostrate. E’ una vecchia storia. Ma davvero ci pensano così cretini? Negli ultimi anni in Siria ne ha fatti fuori piĂą il gas o le sanzioni Nato che vietano di pagare le importazioni alimentari, di medicinali e di beni di prima necessitĂ , attraverso il sistema bancario internazionale? PerchĂ© l’Europa (e l’Italia, quella “attenta”) le ha rinnovate per altri 5 anni? Vogliamo ucciderli tutti per poi piangerci sopra?

  • Le bugie hanno le gambe corte. E così, dopo che il duca-conte Gentiloni ha dichiarato alla nazione che «l’azione [in Siria] era circoscritta e mirata a colpire la fabbricazione di armi chimiche» e l’Italia ne è rimasta fuori, si scopre che l’attacco è partito dal Mediterraneo, ovviamente diretto dal Comando delle forze navali Usa in Europa, con quartier generale a Napoli-Capodichino. Gli aerei sono partiti dalla base aeronavale Usa di Sigonella e dalla stazione Usa di Niscemi. Anche i droni spia RQ-4 Global Hawk, decollando da Sigonella, hanno svolto un ruolo fondamentale nell’attacco alla Siria, appoggiato con aerei-cisterna per il rifornimento in volo dei caccia. L’Italia condivide dunque la responsabilitĂ  dell’ennesima aggressione compiuta in completa violazione delle piĂą elementari norme del diritto internazionale. Chi diceva che l’Europa ci ha donato oltre mezzo secolo di pace?

    Forse bisognerebbe cominciare ad interrogarsi sul significato del termine “alleato”, che ormai non vuole piĂą dire socio in affari bensì padre-padrone. Alla faccia dei “feroci dittatori” altrui. Non si vergogneranno di se stessi i vari “leader” (un’altra parola che ha bisogno di una revisione) europei, quando devono partecipare a simili farse? Si renderanno conto di quanto sono ridicoli, affermando che i cittadini non li votano piĂą per colpa del “potere occulto di internet”? E se i prossimi saranno altrettanto servili, non voteranno piĂą neppure quelli.

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