menu

ADRIANO TANGO

Sanità senza medici

Un allarme che ho dato più volte, perché riguarda Crema come l’Italia intera, meno il mondo europeo d’oltralpe, dove il 20% dei nostri medici giovani si trasferisce per lavorare.

 

Riprendo l’argomento perché è la Associazione stessa degli Ordini dei Medici a chiedere il sostegno nel dare l’allarme, e il manifesto in copertina è uno dei messaggi diretti lanciati in rete, che uso liberamente in quanto destinato proprio alla diffusione.

L’occasione nasce da una sentenza del TAR di Bari, che “boccia le piante organiche approvate dalla giunta Vendola tra 2011 e 2012… perché non garantiscono la presenza del numero minimo di medici necessari a coprire i Livelli essenziali di assistenza”.

E a questo punto continuo con stralci dal proclama di sensibilizzazione: “…sempre meno medici, sempre più anziani, sempre più ‘sfruttati’. Sino ad arrivare, a breve, al collasso del sistema, che non sarà più in grado di garantire ai cittadini un’assistenza di qualità” e ancora  “Sembra ormai che siano rimasti solo i giudici,  i medici e i cittadini a credere che il fine ultimo della Sanità sia la salute dei cittadini e che i vincoli di bilancio siano solo un mezzo e non certo un fine del sistema.

 

E la situazione a Crema? Girate per l’Ospedale, e valutate a occhio l’età media. Non solo, il nostro organico è sufficientemente coperto, ma grazie a medici anziani “scippati” a ospedali del circondario, in quanto altrove incompresi, attirati con promesse, desiderosi di chiudere la carriera in una location più comoda…

Io stesso, pensionato dell’Ospedale, dirigo un centro polidiagnostico e riabilitativo convenzionato ASST, che funziona grazie a medici pensionati, che hanno esperienza, certo, ma si ammalano anche!

Dopo due anni son riuscito a ottenere l’ampliamento di organico ad altre due specialità. Telefono ai medici individuati per la copertura di queste nuove branche e, sorpresa, me li ritrovo ammalati, per patologia chirurgica, con una previsione di ripresa lavorativa di vari mesi, durante i quali non ringiovaniranno certo!

E quello dei centri convenzionati, pubblici quindi a tutti gi effetti, è solo un palliativo di chi bene o male alla stanza dei bottoni si rende conto che siamo alla frutta, e una risposta al cittadino bisogna pur darla, e questa non può essere solo l’ospedale, sempre prossimo al collasso. Devo comunque dire che, per sedi decentrate e vicine alla cittadinanza e agilità di programmazione che comporta anche tempistica breve di risposta alla domanda, i centri risolvono tanti problemi, altrimenti non mi ci impegnerei; inizio tuttavia a pensare al giorno in cui, tutti più o meno acciaccati, questi compagni di prima linea che ora con me gestiscono le retrovie, saranno molto impegnati a curarsi reciprocamente.

 

Ma che strano, la politica, con tutto il suo attuale fervore di proclamati intenti, ignora questa catastrofe annunciata, forse perché non si vede nemmeno il bandolo della soluzione.

 

ADRIANO TANGO

19 Apr 2018 in Senza categoria

17 commenti

Commenti

  • E se coprissimo con infermieri impratichiti ,guidati da algoritmi medici,
    collegati all’iphone ?

  • Sta già succedendo! Il nuovo modello organizzativo prevede:
    A che per risparmiare energie si torni alle sale comuni senza tenere conto della specialità, almeno per le patologie ordinarie. Modello S. Anna Como etc
    B Il gestore è la caposala. Il medico è un tecnico, quasi un consulente.
    C Tutto quanto possibile è affidato a posta pneumatica (pillola sul comodino) robotica e telematica-telemedicina.
    Ma non basterà lo stesso!
    Il problema è nato quando le università si sono appropriati della gestione degli specializzandi a tempo pieno, con un minimo salariale, per carita! ma quanti ne potevano sostenere? D’altra parte dopo di me per entrare in Ospedale non era più riichiesta la laurea, ma la specializzazione. Fatti due conti, per i più viurtuosi, sei anni laurea, cinque specializzazione, e fanno 11. Poi il gioco è scoppiato con l’incremento del contenzioso legale, assicurazioni cehe non coprono più… e allora un giovane si dice: ma chi me lo fa fare? Sono orgoglioso della mia vita professionale, sono arrrivato all’apice in vari campi cone le mie sole forze, ma erano altri tempi! I miei figli non mi hanno seguito.
    insomma se un lavoro non piace più, non piace più. Il regno unito, così detto, ha il vantaggio che gli Indiani e annesi parlano un buon inglese, ma per noi restano Rumeni e adiacenti.
    l’ho scritto in più forme, non ne avrei parlato ancora se non fosse stato per l’appello della confederazione degli ordini alla diffusione. e la politica? l’avete visto sul calendario di impegni di qualsiasi forza?

  • Non ho competenze per entrare nel merito.
    Dico solo che ho prenotato un mese fa la prova da sforzo e me l’hanno fissata a novembre.
    Qualcosa non quadra!

  • Eccesemette pure la sentenza del TAR di Bari, che se la prende con “le piante” eppure “organiche” !!!! Motoseghe anche li!
    Fuor di celia anche la “sanità” anzichè servizio primario al cittadino è diventata un pretesto per far far soldi ai soliti furbacchioni noti, succhiando soldi dall’erario regionale/statale, e del sistema che se ne va a scatfascio….niun se ne cale!
    Qui, pare che le “pagine” le abbiano ….. icollate e quindi nessuno nemmeno ci prova a ….voltare pagina!
    Che la mettano tra i punti nodali del “contratto”, sempre che si faccia il “contratto” e l'”assunzione” non avvenga a ….chiamata diretta (vedi reiterazione della “cura napisan”!!!).

  • E sarà peggio! ma il cittadino non si chiede perché fare il medico non è più appetibile?

  • Fanco non ci siamo capiti: il concorso lo puoi fare come vuoi, tanto va desertougualmente!
    Ma questo già da quando li gestivo io, se non iniziavi già per tempo a blandire qualcuno con promesse carrieristiche. Il gioco era a rubarseli a vicenda. E non a caso quando io ho chiuso cinque su dieci se ne sono andati, il più giovane facendo furore il Toscana con le competenze intanto acquisite. Se anche si mettesse mano a riforme incoraqggianti che riportino i giovani verso la medicina i benefici li vedremmo ben oltre le nostre esistenze. I viaggi della speranza non si faanno più verso posti dove ci sono i medici migliori, ma semplicemente verso quelli dove i medici ci sono! Se aggiungiamo che l’U.E. ci ha sanzionato per l’eccesso di lavoro medico, sia come turnazioni che come cumulo di ore, gli ospedali più piccoli non riusciranno a coprire i turni minimi! Ovvio che realtà di nome come i megacentri metropolitani continueranno ad attirare risorse umane, il dissanguamento partirà dalla periferia. Anche perché in questi megacentri lo stipendio rappresenta solo una parte delle entrate…

  • Aggiungo: se questa denuncia dei fatti non fosse stata sollecitata dalla stessa associazione nazionale degli ordini dei medici non avrei sprecato altro fiato, perché come previsto l’allarme non desta scalpore, e il cittadino, nel nostro caso nella figura dei followers, pensano sempre a un eccesso di allarmismo, mentre la responsabilità è anche in una unilaterale rottura di un patto di solidarietà che costituiva una motivazione forte a fare il medico. Dico, ma nell’epoca dei comitati anche per le deiezioni di mosca, vedete succedere niente a sostegno? Vedete qualcuno chiedere spiegazioni a chi di dovere? No, se le cose non quadrano la responsabilità viene riversata sul medico, aggravando così la situazione di disaffezione verso questa professione. Altro elemento di fragilità tutta italiana: la lingua. Ma vi ci vedete ad essere visitati raccontando la vostra storia clinica a un medico pakistano e in inglese? Altre nazioni non hanno questo limite comunicativo.

  • Scusa Adriano, ma per quale motivo dovremmo raccontare la nostra storia clinica a un medico pakistano in inglese? I nostri medici che vanno all’estero parlano per caso in italiano? Verrebbero cacciati il giorno dopo. Qui, secondo me, abbiamo perso la bussola in tutti i sensi. Per una volta do’ ragione alla l’UE che ci ha sanzionato per l’eccesso di lavoro medico: caspita, curiamo gratis (ovvero a carico del contribuente italiano) chiunque si presenti in un ospedale. Sappiamo tutti come funzionano i pronto soccorso, dove è la regola che i cittadini stranieri, non importa se clandestini o regolari, insieme ai loro parenti fino alla centesima generazione, vengono visitati gratis, inviati dagli specialisti gratis, operati gratis e curati gratis. Davvero la sanità italiana pensa di poter medicare il mondo? Con quali danari?

    E poi, ti credo che per fare un’ecografia bisogna aspettare svariati mesi! C’è una coda che non finisce più. I servizi a pagamento (dove il mondo non va) sono disponibili infatti in pochi giorni, quando non addirittura in poche ore. Ma la colpa di chi è? Chi le scrive certe regole? In un bailamme del genere, ovvio, i disonesti marciano e viene appunto il sospetto che tra regole e disonestà ci sia un sodalizio antico e molto stretto. So di non dire niente di nuovo.

  • Vediamo i punti della tua analisi:
    1 Extracomunitario: tu ne parli come se la vita di un Ospedale avesse il suo cuore in Pronto Soccorso. Certo che intasano la porta i accesso meno opportuna, che dovrebbe essere sempre libera per l’urgenza assoluta, ma il problema non è lì: ripeto, dietro quella cortina si rischierà di trovare il nulla, o quasi, perché finiranno i medici e quelli Italiani che vanno via sono strapagati altrove. Allora è questo il problema, gli stipendi? Non solo, perché dopo una vita vissuta in sanità posso affermare che pochi fanno i medici per soldi, o soltanto per soldi. Ora se ne stanno andando perché frustrati, demotivati, incapaci di affrontare il caos che si sta presentando, e inoltre anziani, più fragili. E i nuovi si vendono sul mercato del lavoro al miglior offerente, perché si è perso il legame con il territorio.
    2 L’allargamaneto delle prestazioni a centri convenzionati, pubblici a tutti gli effetti, serve proprio ad alleggerire l’Ospedale da tutto ciò che non è urgente o ad alto rischio prestazionale. Ma come ho affermato, data l’incompatibilità di doppia prestazione a carico del SSN, questi centri possono essere gestiti solo da pensionati. Altra bestialità che una volta non esisteva!
    L’errore vero è storico, ed è stato affidare la specializzazione esclusivamente alle Università senza collegamento con gli Ospedali (non faccio nomi, ma ancora uno dei miei specialisti ha studiato praticamente in ospedale a Crema) e inoltre richiedere questo tipo di titolo per il primo accesso. Ma chi per un primo impiego fa un training di 11 anni, se proprio è un genietto e ci arriva nei tempi minimi?
    3 La rottura del patto di alleanza è dovuta al modello americano di facile richiesta i danni. conosco medici che pagano l’equivalente di 4 stipendi per una polizza privata integrativa, in certe regioni più che opportuna. Questo è il motivo per cui negli S.U. i neurochirurghi sono Coreani. Questo è il motivo per il quale la cugina di un noto esponente del mondo medico cremasco venne in forma anonima a farsi operare, dalla California a Crema. Lì nemmeno l’accettavano come assicurata, in quanto troppo a rischio!
    Non sto alzando il vessillo di una categoria, ho solo accolto l’appello degli ordini dei medici ad avvisare i cittadini, e vedo che si parla ancora i Istituzioni, non si crea una forza di medici e pazienti che, ritrovandosi dalla stessa parte ella barricata, lottino insieme.
    Detto ciò, mi sento grato di aver fatto la mia vita di solidarietà con il paziente, di aver avuto le coronarie in ordine per sopportare lo stress bellico derivante dal rischio connesso, e inoltre di essere stato, secondo i miei parametri, ben pagato, ma i giovani non ragionano più così!

  • E ribadisco, non è che di medici non ce ne saranno per gli stranieri, naturalizzati, o Italiani, non ce ne saranno proprio per niente, o quasi! Difficile credere dopo decenni in cui la nostra sanità dal settimo è passata solo al doicesimo posto al mondo, con costi limitati e nemmeno la metà dello sperpero statunitense, che si pone per risultati al livello del Montenegro con un 18% del PIL devoluto, vero? Ma questo tesoro, fatto di passione sofferenza e sacrificio, non l’abbiamo saputo difendere, tutti insieme!
    Scusate l’amarezza.

  • Ho citato gli intasamenti dei pronto soccorso come esempio ma tu, Adriano, sai meglio di me che il parentado di tutti gli stranieri residenti in Italia viene a farsi curare/operare qui perché (lo dicono tranquillamente, papale papale) non si paga nulla, soprattutto gli anziani, che fatto ciò che devono se ne tornano poi a casa. E’ chiaro che se un ospedale come quello di Crema, strutturato per soddisfare un bacino d’utenza di 50mila persone, se ne trova poi molte di più, va in crisi.

    Può darsi che i medici ospedalieri siano sottopagati, ma vale lo stesso discorso per tutti i dipendenti pubblici. Come si farebbe, altrimenti, a pagare i super-burocrati che mettono una firma sul lavoro altrui a partire dai 250mila euro l’anno? Non c’è logica, né criterio in tutto ciò. Chi ha pensato queste cose non c’era con la testa.

    In verità non ho mai ben capito la storia dei dentisti: avere mal di denti non è una malattia?
    Uno va dal dentista perché quel giorno non sa cosa fare?

  • Il malessere medico non è economico, ma di immagine smarrita, insicurezza legale, senso di persecuzione, insomma un mestiere spogliato del suo fascino e appesantito di gravami.
    Io ho citato una fonte, un allarme, ma gli stessi dati li portava il mensile “Previdenza” alcuni mesi fa. Il problema extracomunitario è vero, ma marginale percentualmente. L’extraregionale poi è “merce preziosa” perché non essendo rimborsato dalla regione permette di sforare il budget di spesa, per ospedali come Crema che sono sempre andati oltre come produttività.
    Paraossale il caso che mi capitò di un’anziana mediorientale che si fece portare in aereo a Milano e poi in PS a Crema per una frattura all’anca. Quando le dissi: “signora ma lei si è fatta male in Grecia, che ci fa qui?” Mi risopose, appunto, mi son fratturata su teritoporio europeo, quindi lei ha il dovere di cura!”. Ora, con i soldi del trrasporto possibile che non trovasse un buon medico privatamente dov’era? Quindi certe cose sono da cambiare, ma il mio scopo è un altro: sensibilizzare, peché il cittadino, il laico, come ancora chiamiamo noi i non medici, ristabilisca un vecchio patto di alleanza per non trovcvarsi in breve senza una preziosa risorsa!
    I rimedi per il contingente sono tanti, e il primo è non considerare l’ospedale l’equivalente di una casa della salute, ma considerare tutte le altenative per non intasarlo. Non male una politica familiare di guida alla professione rivolta ai figli: tutte lle casistiche mondiali riportano due professioni in vetta alle attese di sicuro lavoro: medici e matematici. E nonostante ciò… Ma coraggio, ci penseranno gli androidi! perché, se è per questo, la telemedicina funziona già alla grande, e con margine i eroe enormemente inferiore, quindi in linea di massima prevedo una forte integrazione futura, come anticipavo in altro tema, con una inaccetavile moltiplicazione della bolletta energetica, perché non è veo che dopo il costo d’acquisto lavorano gratis, mangiano più di noi e invecchiano molto prima!

  • Solo un aspetto di questo interessante post. Qualcuno ricordava in questa sede, e recentemente, che un tempo, nei paesi, comandavano il prete, il maestro e il sindaco. E naturalmente il medico. Tutte categorie all’insegna del potere, del comando, dell’influenza. Cambiati i tempi sono cambiati i rapporti di forza. Ben vengano quindi la sfiducia, il sospetto, le querele, le Assicurazioni a tutela, il superamento di un corporativismo e lo smascheramento del re che finalmente è nudo. Basta quindi ossequi dettati dall’ignoranza, dalla sudditanza culturale e sociale. E soprattutto benvenuta l’autodeterminazione del Testamento biologico, tanto per intenderci e per fare un esempio, quando un tempo era imperativo affidarvisi, togliendo finalmente alle categorie succitate quel potere di vita e di morte riconosciuto dalla presunta infallibilità dei ruoli. Che poi ora gli iscritti a Medicina siano diminuiti, che poi a me non risulta, non può che essere salutare per una categoria che forse ha bisogno di maggior consapevolezza, che niente c’entra col prestigio sociale che un tempo era riconoscimento d’obbligo di quell’aura o aureola che stati di fragilità conferivano.

  • Scritto bene Ivano, ma non è così. Al medico non manca il prestigio, ma il rapporto d’affetto.
    Nei famigerati States, la peggior sanità se comparata con la spesa, un medico per iniziare l’attività chiede un mutuo.
    Nessuno vuole essere osannato, ma nemmeno minacciato come accade ai professori, e poi trascinato pretestuosamente in tribunale.
    Di medici scazzottati per la morte di un familiare ce ne sono stati anche a Crema. Il mio rapporto con la cittadinanza è stato splendido, e secondo questa linea continua per qual minimo che ancora faccio, ma se consideriamo che mio fratello, dipendente medico-chirurgo di ospedale in Campania, spende oltre cinquemila euro per l’assicurazione integrativa a quella ospedaliera, e che, uscito dall’Ospedale, per fare ancora attività chirurgica, ne ho pagati io quasi novemila per due anni, qualcosa non quadra.
    Ci sono poi gli esempi di cui, noi, medici onesti, ci vergogniamo, e io leggendo i nomi per alcuni casco dalle nuvole, per altri no, mentre mi stupisco per quelli che, fugaci arresi a parte, ancora si insabbiano, e allora invoco la magistratura che rompa il muro di omertà, agendo sull’untore, perché personalmente, sapendo da che ditta un chirurgo si riforniva, sapevo già se era pulito o accondiscendente alle lusinghe delle sirene (le peggiori quelle teutoniche). Sono stato ben pagato, secondo la mia visione, non ho mai ritenuto necessario attingere a extra, ma d’altra parte io e la mia famiglia non abbiamo ben compreso il senso di festa, Domenica, Natale… semplicemente un giorno in cui si lavorava di meno, e notare, anche per i primari, anzi, in primo luogo, e nel pubblico, ovunque. Domani è domenica, e già avverto un certo disagio, un vuoto del mio primo contatto con il paziente, quando si poteva andare al fondo dei problemi senza un ronzio di rompiscatole intorno.
    Insomma non è un senso di casta venuto meno al fondo del disagio, ma una profonda delusione amorosa.
    Se facciamo l’analisi degli errori quello fondamentale è stato dare strapotere agli Universitari, perché, ripeto, possibile che il collo di bottiglia sia all’accesso alla specializzazione, titolo senza il quale nemmeno si inizia a lavorare?
    E allora, l’allarme non è mio, tutti gli organi di diffusione dei dati lo sbandierano, io ho solo accolto l’ultimo invito alla diffusione. Ci vogliamo riflettere insieme? O racconto balle?
    Nel guano ci saremo tutti insieme, anche io, perché fra dieci anni, se ci sarò, ma chi si ricorderà mai cosa ho fatto per i Pazienti! Le riforme le ho spiegate su questo blog, le ho scritte e spiegate nei miei testi divulgativi. La stessa solfa che hanno proposto gli anglosassoni oltre dieci anni fa, quando per coprire un turno scoperto di guardia medica pagavano anche il biglietto d’aereo a un medico estero, ed è miseramente fallita! Ma la Regione ce la rigira in altra salsa.
    Poi, caro amico, e la simpatia è sincera, come la comprensione per la tua indignazione, se vogliamo continuare a prendercela con la categoria, che ha tenuto duro fin quando ha potuto, invece che con i detentori del sistema, chiudiamo gli occhi, tanto al massimo ne muore qualcuno in più, e si stanno già diffondendo filosofie deteriori che dicono che viviamo troppo a lungo e pesiamo quindi sul sistema!
    Altro discorso sarebbe dire: benissimo, una Sanità al 12° posto mondiale ce la possiamo permettere? No, diciamolo ai cittadini e torniamo ai livelli degli States e del Montenegro, ma che sia chiaro! Non è una colpa dell’esecutore, vittima insieme al presunto beneficiario. E se ci definivamo quasi sacerdoti, c’era un motivo: Il mio maestro mi rimproverava, quando dopo aver lavato le mani per la vestizione prima dell’intervento: “Alza quelle mani! Non lo sai che i chirurghi pregano?” Sì, hanno spesso paura, ma ci fanno il callo, e non si concedono esitazioni, come i guerrieri, e hanno coronarie forti.
    Scusa lo sfogo.

  • Caro Adriano, quando un destinatario la merita, ovviamente tutta la mia stima. Magari il tuo professore che ti invita a pregare prima dell’intervento sarebbe stato opportuno che lo consigliasse anche al paziente, perché se errare umanum est, al massimo il Professionista rischia una denuncia, il poverino sotto i ferri magari la pelle. Oltretutto, in tempi passati, di questo abbiamo trattato diffusamente, scendendo in esperienze personali che, sia chiaro, non inficiano nella generalizzazione tutta la categoria. Del resto mi sembrava di aver affrontato il post da altra angolazione, e cioè da quello del rapporto di fiducia tra medico e paziente che un tempo era magari la prassi “amorosa”, ora è venuto meno, magari per eccesso di informazione o perché mal veicolata. Del resto sempre di più si sente dire di malati che non si fermano più alla prima diagnosi, ma, potendoselo permettere, ricorrono anche alla seconda o alla terza. E non sempre vedendo confermata la prima. Voglio dire Adriano che ora, da parte di un paziente, non c’è più quell’affidarsi cieco di un tempo alle mani del medico di famiglia o dello specialista della mutua. Adesso, alla Medicina si chiede molto di più, si chiede di non soffrire, e anche di non morire, e tutto questo umanamente compromette il rapporto di fiducia o stima che dovrebbe intercorrere tra i due attori. Brevemente, capisco la professionalità di tanti operatori, ma allo stesso tempo capisco la paura del malato che di fronte ad equipe o singolo nutra dei dubbi o delle angosce. E io, laico, sto dalla parte del paziente.

  • Infatti il rapporto medico – paziente da paternalistico è divenuto di partnership, informato-collaborativo, e, deteriormente nei sempre da me vituperati States, informato e basta, cioè pari all’acquisto di un bene in un supermercato, col risultato che i pazienti, per capirci qualcosa, hanno fondato loro asociazioni di mediazione. Vedi, tutto il male viene da lì, così come le spese per la medicina difensiva (eccesso di esami solo dimostrativi).
    Circa il sentito di un medico degno di questo nome cito sempre un gesto abituale al chirurgo, istintuale: quando la punta del trapano sfugge al controllo scivolando sull’osso, se non ha un ferro a portata di mano, il chirurgo protegge i tessuti del paziente con il suo dito.
    Noi abbiamo sempre detto che sul tavolo operatorio si sta in due, l Paziente quel giorno, il chirurgo tutti i giorni! Tranne avere una bella pelliccia sullo stomaco, e non c’è bisogno di arrivare a Milano per cercare nefandi esempi, solo che in centri delle giuste dimensioni le cose vengono prima a galla, e il farabutto viene caldamente pregato di sloggiare.
    Forse parlo così per l’imprimitur del maestro, che lavorava gratis il sabato, pur esendo un’autorità mondiale (operatore del re dello Yemen dopo un attntato, per dirne una) e per soccorrere rapidamente i Pazienti si è ustionato le mani sotto i raggi e poi è morto di epatite da virus C, entrato nel suo sangue sempre dai pazienti, che soccorreva nell’urgenza senza curarsi di indossare i guanti per proteggere le ulcere. Troppe cose son cambiate, e non tornerà come prima, nel bene e nel male.

  • La crisi è generale poiché la società liquida ha sciolto nell’acido identità e caratteristiche fino a renderle irriconoscibili. Quello che tu, Adriano, lamenti per la professione medica può dirsi pertanto per qualsiasi mestiere. Il “rapporto d’affetto” è mancante ad ogni livello e così vengono presi a sberle medici, insegnanti, artigiani, eccetera. Io, io, io, io ne so quanto te perché l’ho letto su internet, mi sono confrontato sui social e adesso parlo.
    Abbiamo ottenuto un bel risultato, non c’è che dire.

Scrivi qui la risposta a Adriano Tango

Annulla risposta

Iscriviti alla newsletter e rimani aggiornato sui nostri contenuti