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GIORGIO CARDILE

Il tempo delle responsabilità: ipotesi di fantapolitica

Era il 1978, anni duri per il nostro paese, anni pieni di contraddizioni che abbiamo letto sui libri di storia e che molti di voi hanno vissuto con passione.
“Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità” diceva Aldo Moro qualche mese prima di essere rapito e barbaramente ucciso. E allora voglio ripartire da qui, voglio ripartire dalla lucida analisi di Moro, ripartire dal significato di “vivere” e di “responsabilità ” per leggere l’attuale stallo politico.
E per fare questa analisi, voglio sottolineare alcuni presupposti che ci aiuteranno a ragionare insieme:

-il nostro sistema partitico è multipolare. Lo è sempre stato e il tentativo di polarizzarlo in due grandi poli in questi 25 anni di seconda repubblica è fallito;

-il Presidente della Repubblica farà di tutto pur di non sciogliere le Camere in quanto il ritorno al voto con l’attuale legge elettorale, ma soprattutto con un sistema partitico multipolare, non è detto che modificherebbe la situazione;

-il Partito Democratico è un pugile frastornato, a pochi minuti dal KO tecnico. Le percentuali di voto sono destinate a scendere nel caso di un ritorno alle urne e necessiterebbe di una ristrutturazione dei quadri dirigenziali. Consapevole del rischio del ritorno alle urne, il PD è spaccato in due: da un lato chi vorrebbe entrare a far parte del nuovo Governo a trazione “grillina”, o quanto meno sedersi al tavolo delle trattative, con la speranza che un’esperienza governativa positiva possa riavvicinare il Partito alla propria base elettorale, dall’altro Renzi e i renziani, simili ai soldati giapponesi che nelle isole del Pacifico, non informati della fine della seconda guerra mondiale, aspettano il nemico americano, aggrappati ad una leadership che ormai non esiste più, che non accettano un Governo con chi fino a poche settimane fa definiva il PD come il “partito delle banche” composto da corrotti,mafiosi e delinquenti e che sperano nell’opposizione a tutto campo per leccarsi le ferite e recuperare il proprio consenso. Unica certezza: il ritorno alle urne stenderebbe il PD. Ma forse qualcuno vuole proprio questo;

-il Movimento 5 Stelle sembra dettare le regole del gioco. Si dice disposto a sedersi intorno ad un tavolo sia con il PD che con il centrodestra a guida leghista, a patto che l’accordo con il centrodestra non veda coinvolto Berlusconi, ma non disdegna un ritorno alle urne, convinto di poter aumentare il bottino di voti. L’alleanza con Berlusconi, d’altra parte, potrebbe essere fatale per il partito della rete. Per un Movimento-Partito che ha fondato il proprio consenso sull’onestà e la lotta alla vecchia politica, non sarebbe forse un suicidio trattare con quel Silvio Berlusconi, condannato per evasione fiscale, che da 25 anni getta fango e veleno su uno dei tre poteri dello Stato, la magistratura, fondatore di un partito il cui co-fondatore, Marcello Dell’Utri è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso? Eppure qualcosa, a prescindere da Berlusconi, sembra non funzionare. Il Movimento, forte del risultato delle elezioni, vuole dettare le condizioni. Ecco che allora dopo aver eletto i presidenti di Camera e Senato con il centrodestra e intessuto fitte trattative con la Lega, sembra aver chiuso ogni spiraglio di negoziazione con Salvini e aver lanciato, al contrario, segnali distensivi al PD. In sostanza la posizione dei 5 stelle potrebbe essere così riassunta: non mi interessa se mi devo alleare con europeisti convinti o euroscettici, se devo fare un governo con chi propone la flat tax o chi ne afferma l’irrealizzabilità, ciò che conta è che si faccia un governo a guida pentastellata a fronte di un contratto che noi proponiamo su punti che per noi sono imprescindibili, magari con Di Maio Presidente del Consiglio. Siamo così sicuri che questa liquidità di pensiero non sia alla lunga controproducente? Siamo sicuri che l’elettorato capirà questa strategia?

-La Lega di Salvini è il terzo partito. Certo Salvini ha fatto un buon lavoro e, complice, da un lato, la speculazione sulla crisi dei migranti e sul terrorismo e dall’altro la scarsa capacità dei partiti di “centro-sinistra” di intercettare il crescente disagio sociale, ha portato la ormai ex Lega Nord dal 4% al 17%. Questa crescita esponenziale ha determinato il sorpasso su Forza Italia e ha consegnato alla Lega il ruolo di leader della coalizione di centro-destra. Ma nonostante tutto non ci può essere Lega senza Forza Italia oggi e non ci può essere un centrodestra a trazione leghista senza gli attuali elettori di Forza Italia domani. L’elettorato forzista non prenderebbe di buon occhio il tradimento di Matteo a vantaggio dei grandi accusatori di Berlusconi, dei grandi “odiatori sociali”. A tutto questo si aggiungono le dichiarazioni rilasciate dall’ex direttore de “La Padania”, Gigi Moncalvo, a “Il Fatto Quotidiani”, il quale ha dato una sua ricostruzione del legame inscindibile tra Lega e Forza Italia. Moncalvo sostiene che il proprietario del simbolo della Lega sia proprio Silvio Berlusconi, il quale, nel 2000, insieme all’ex Senatur Bossi firmò un atto dal notaio che attribuì la proprietà del simbolo leghista al Cavaliere e che l’ex tesoriere di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, scrisse a Geronzi, che allora guidava la Banca di Roma, per la concessione di una fideiussione di 2 miliardi di vecchie lire per la vecchia Lega Nord. Se così fosse, ne conseguirebbe che, nonostante il nuovo profilo istituzionale e la propensione al dialogo, caratteristiche apprezzabili del leader leghista nella nuova versione “statista”, Salvini non potrebbe staccarsi da Berlusconi perché non esisterebbe Lega senza il proprio simbolo, non esisterebbe una Lega senza Berlusconi. Il ritorno alle urne potrebbe essere una possibilità, ma a patto che il centrodestra restasse unito, viceversa il 17% di Salvini potrebbe essere un interessante caso di scuola per politologi e studiosi vari, ma niente di più;

-Il destino di Forza Italia è legato al destino di Berlusconi perché la forza degli azzurri è sempre stata la capacità del leader di fidelizzare il proprio elettorato. Non c’è Forza Italia senza Berlusconi e non è mai stato possibile immaginare, per volontà dello stesso ex Cavaliere, un centro destra senza Berlusconi. Ecco che Salvini deve necessariamente ponderare ogni scelta alla luce delle decisioni che vengono prese a Palazzo Grazioli, ad Arcore e da Fininvest. Ebbene, da quelle parti non si immaginavano il sorpasso della Lega e il tracollo del PD. L’idea di un altro governo di larghe intese con l’ormai tanto enfant e poco prodige Renzi rappresentava la soluzione ideale. Così non è stato e ci si è dovuti misurare con l’ostracismo grillino a qualsiasi ipotesi di governo che prevedesse la presenza dell’ex Presidente del Consiglio. Berlusconi, dal canto suo, non sopporta il movimento 5 stelle, ma non per una questione di principio, quelle le lascia agli altri, bensì per i propositi di intervento sull’annoso tema dei conflitti di interessi. Al tempo stesso sa bene di rappresentare una zavorra pesantissima per l’alleato leghista ma pur sempre imprescindibile per dare equilibrio alla colazione agli occhi dell’elettorato moderato e dell’Europa. Cosa ne deriva? Caro Di Maio, se scegli Salvini devi accogliere anche Berlusconi, Caro Salvini, se vuoi tornare al voto non puoi prescindere da Berlusconi;

A fronte di questo quadro di veti e contrapposizioni, di consultazioni e trattative ombra, di maratone Mentana e dichiarazioni, gli elettori si domandano che cosa stiano facendo in concreto le forze politiche per incidere sulla loro vita, perché in fondo, quando si parla di politica si parla di questo: rappresentanti che mossi da senso di responsabilità lavorino per trovare soluzioni ai problemi dei cittadini al fine di migliorarne il vivere quotidiano. Per trovare queste soluzioni, talvolta, in contesti frammentati, come il nostro, occorre raggiungere dei compromessi. Il compromesso non è una parolaccia, è l’essenza del nostro parlamentarismo, il cosiddetto parlamentarismo compromissorio, che, dagli albori della Repubblica, prevede accordi post elettorali tra le forze politiche per formare gli esecutivi. Se vogliamo, in termini meno tecnici, significa arrivare ad una sintesi tra posizioni differenti.
La sintesi rappresenta quel momento in cui il dualismo tra tesi e antitesi viene superato nell’individuazione di una terza via in grado di accogliere le cose buone e togliere le cose meno buone emerse da due proposte differenti.
Ecco allora che ai nostri rappresentanti si chiede di agire in modo responsabile ed arrivare ad una sintesi.
Certo, non si chiede di tradire la fiducia degli elettori, ma di trovare quella formula adeguata che possa permettere il superamento dei veti e controveti che paralizzano il sistema.

Se siamo in questo stallo totale, ampia responsabilità si deve attribuire alla distanza dei vecchi partiti con i problemi reali del Paese, una distanza che è stata apparentemente colmata dall’emergere di una terza offerta politica, il Movimento 5 Stelle, che ha strappato il velo di maia che copriva il finto bipolarismo all’italiana, riportandoci indietro di quarant’anni.
E attenzione, se siamo in questa situazione, la colpa non possiamo attribuirla solo alle eleggi elettorali, che in quanto tali, sono semplici meccanismi matematici di ripartizione dei voti in seggi, ma al vuoto politico di questi 25 anni di seconda repubblica.
Abbiamo vissuto in un sistema tendenzialmente maggioritario, con leggi elettorali che offrivano tramite premi di maggioranza di governare con serenità il Paese, eppure l’elettorato si è sentito tradito, ha visto i propri problemi insoluti e ha cercato un’altra offerta politica. L’emergere di questa forza politica ha spaccato in tre poli l’elettorato e tale fotografia è stata rappresentata fedelmente dal Rosatellum, la legge elettorale con la quale abbiamo votato il 4 Marzo.
Certo, si potrebbe riscrivere nuovamente la legge elettorale, scegliendo un meccanismo maggioritario, magari optando per il doppio turno alla francese tra i due principali partiti, ma il problema non si risolverebbe alla base. O meglio, creeresti le condizioni per una maggioranza parlamentare monocolore e la creazione di un esecutivo, ma rimarrebbe insoluta la sfiducia dell’elettorato nei confronti del sistema. Un simile meccanismo comporterebbe un’inevitabile sotto rappresentazione di altre forze politiche, le cui percentuali si assestano pressoché sullo stesso livello. Ne deriverebbe allora un intervento di ingegneria istituzionale poco lungimirante se adottato nell’attuale condizione.
Necessitiamo, invece, di un momento di riflessione e dialogo comune, una nuova fase di unità nazionale che veda tutte le forze politiche animate da senso di responsabilità. Necessitiamo di un esecutivo multicolore, in cui le responsabilità vengano distribuite per quote a seconda delle percentuali di voto alle ultime elezioni, che veda la partecipazione di tutte le forze politiche sotto l’egida di un Presidente del Consiglio terzo e autorevole. Tale figura potrebbe essere rappresentata da un uomo che gode della fiducia delle istituzioni Europe e internazionali e degli ambienti finanziari, capace di vigilare sulla tenuta dei conti dello Stato.

Perché questa scelta? Per due ragioni. La prima ragione di natura meramente politica risiede nel fatto che questo sia l’unico metodo per eliminare i veti, la seconda ragione, di carattere istituzionale, risiede nella possibilità di aprire una nuova stagione di riforme finalmente condivise da tutte le forze politiche.

Proviamo allora a vedere i vantaggi di un governo di unità nazionale per i partiti e per il Paese.

Per quanto riguarda i partiti:

-Il Movimento 5 Stelle, che è il primo partito, avrebbe la forza di incidere sull’agenda di Governo, facendo così pesare i propri voti ed eventualmente potrebbe dettare la propria linea sull’eventuali riforme;

-Il PD, che teme un ritorno alle urne, potrebbe da un lato prendersi del tempo per ristrutturarsi e dall’altro partecipare ad una nuova stagione di riforme, accontentando le due anime del Partito;

-La Lega riaffermerebbe il proprio ruolo di leadership del centro destra, senza sacrificare l’alleato Berlusconi e aumenterebbe la propria autorevolezza agli occhi dell’opinione pubblica e dell’Unione Europea;

-Forza Italia resterebbe al Governo e Berlusconi potrebbe incidere sui rapporti di politica estera, fungendo da tramite tra Russia, Italia e UE;

Per quanto concerne il Paese:

-si potrebbe aprire una nuova stagione di riforme costituzionali, finalmente condivise, con interventi atti a superare il bicameralismo perfetto secondo il modello tedesco con un Senato organizzato sul modello del Bundesrat tedesco e a modificare il titolo V della Costituzione relativamente agli atavici problemi nella ripartizione di competenze tra Stato e Regione;

-si potrebbe riscrivere una nuova legge elettorale a fronte del superamento del bicameralismo perfetto, della creazione di nuovi meccanismi di dialogo tra le forze politiche, della ripartenza del Paese grazie a misure incisive sui problemi più urgenti e di un nuovo clima di fiducia degli elettori nei confronti dei partiti;

-si potrebbe creare un istituto intermedio tra il reddito di inclusione e il reddito di cittadinanza con l’aggiunta di altre misure volte a ridurre la povertà;

-si potrebbe adottare una politica fiscale che agevoli le imprese a fronte di reinvestimenti e assunzioni sul territorio nazionale;

Sarebbe la soluzione ideale, che accontenterebbe più o meno tutti, ma per questo motivo, difficilmente si intraprenderà questo percorso, per buona pace del Presidente Mattarella.
Non resta che constatare l’incapacità di fare politica in senso stretto delle attuali forze in campo e attendere con forte delusione e distacco il nuovo ritorno alle urne.
Intanto alla fine un Governo c’è, un Parlamento c’è, ma manca la qualità di chi ricopre ruoli istituzionali in momenti decisivi per il Paese.

A pochi giorni dall’anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, mai come in questo periodo, si sente l’assenza dell’intelligenza politica, della capacità di essere pragmatici in relazione ai tempi, si sente l’assenza del leader DC.

“Abbiamo quindi una emergenza economica, una emergenza politica, e io sento parlare di opposizione, del gioco della maggioranza e dell’opposizione. Sono in linea di principio pienamente d’accordo: nel nostro sistema che è il migliore, anche se limitato ad un esiguo numero di Stati privilegiati, questa idea di una maggioranza e di una opposizione intangibili e
intercambiabili mi pare cosa di grandissimo significato. Ma immaginate cosa accadrebbe in Italia, in questo momento storico, se fosse condotta fino in fondo la logica della opposizione, da chiunque essa fosse condotta, da noi o da altri, se questo Paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili, fosse messo ogni giorno alla prova di una opposizione condotta fino in fondo?

Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà”.

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GIORGIO CARDILE

03 Mag 2018 in Attualità

9 commenti

Commenti

  • Ben scritto, un po’ lungo, ma inquadrato (mi si lasci fare lo scrittore!). Un governo di unità nazionale. Quale demiurgo, o quale paura esterna lo teranno insieme? A progetto? Ma a progetto proprio stretto, tanto di fame non si sta ancora morendo e i mervcati mostrano pazienza, quindi un po’ di tempo c’è ancora. Gli oppositori a un piano così? Ma proprio i vincitori, molto incerti di una replica del risultato, specie i 5*, che io steso ho votato, si sa che sono un antiprivacy, per motivi ambientalistici, non certo di crescita economica.- Benissimo, ci sto, ma come possiamo incidere? Credo i essere nella fascia di età che ispira la credibilità, ma questa volta non credo che basterebbe. E anche lì fra le poltroncine vellutate… finiti i primi attori, pensionati i registi veri. Se vogliamo è un momento bello, il magma affiora dalle nuove bocche del vulcano, ma questa vivificazione porterà sofferenza? Sì. Sottomissione ulteriore? Sì Ma se deve essere che sia.

  • E’ vero, nel PD c’è chi vorrebbe entrare a far parte del nuovo Governo a trazione “dimaina” (Grillo ha fatto togliere il suo nome da simbolo, aveva previsto come sarebbe andata a finire), ma com’é possibile una cosa del genere se M5s NON ha vinto le elezioni, è solo il partito che ha totalizzato più voti, che con questa legge elettorale non significa niente. Han poco da “dettare le regole del gioco”, gli esiti elettorali di Molise e Friuli gli hanno tarpato le ali ancor prima di spiccare il volo.

    Credo proprio che un governo a guida pentastellata non sia neppure pensabile.

    Che Salvini abbia fatto in questi ultimi tempi un buon lavoro lo stiamo dicendo tutti, ormai a reti unificate, si è complimentato con lui persino un falce e martello storico come Vauro, ma un solo uomo di buona volontà non fa tanta strada. Quanto al romanzo di Moncalvo ci ha pensato Salvini stesso a smentirlo pubblicamente, minacciando querele. In effetti, è una storia che non sta in piedi, soprattutto in Italia dove simboli e nomi si usano e buttano come carta igienica.

    L’attuale legge elettorale è senza dubbio una schifezza, ma non credo che il problema stia tutto lì, sarebbe bello, basterebbe cambiarla. L’Italia e l’Europa, se pure in misura minore, soffrono di un gravissimo problema di classe dirigente. Abbiamo mandato ai vertici i più mediocri che c’erano in circolazione, i pentastellati hanno trovato addirittura la poltrona sotto il tappo della Coca Cola. E adesso, che si fa?

    Se fossi Mattarella lunedì darei un ultimatum: la Presidenza del Consiglio va a una persona terza (nessuno dei contendenti) di comprovata onestà che non ci faccia sfigurare in giro per il mondo; i tre poli mettono sul piatto tre priorità, una per ciascuno a seconda delle richieste dei rispettivi elettorati; vengono loro concessi 24 mesi per realizzare i progetti (un anno è poco); nel frattempo le commissioni lavorano a una nuova legge elettorale; le varie seggiole le distribuiscano come vogliono che ai cittadini non gliene può fregare di meno; intanto la burocrazia di Stato manda avanti l’ordinario, che comunque non ha bisogno dei politicanti per fare ciò che deve. Sarebbe già una conquista, però ci vuole il pugno di ferro, altrimenti ‘sti sfaccendati stanno lì a giocare ai ladri di Pisa fino a Natale.

  • “la speculazione sulla crisi dei migranti e sul terrorismo”: per quanto mi riguarda, basta questa frase per screditare tutto l’intervento.

  • Caro Bruno, siamo qui per dialogare, non per screditare. E allora dialoghiamo, se le va!

    Quale sarebbe il problema di questa frase? Non vi è stata speculazione quotidiana a suon di post su Facebook? Non ho compreso come si voglia mettere mani al problema immigrazione, non ho capito quali siano le soluzioni proposte.

    Se c’è un porblema si cerca una soluzione, la speculazione sul problema non porta niente, forse un’impennata di voti.

  • …..Giorgio, amico mio, mio padre, che ho amato come nessuna altro, in una discussione animata (io ero poco più che adolescente!) se ne uscì con un ….” e quando parli con me, sta zitto!”
    i è fat iseè…..

  • Un problema internazionale o una scadenza economica potrebbe far ripartire la corsa…
    Il surplace è snervante

  • Un intervento, il tuo, Giorgio, robusto. Del resto tu hai tutte le carte in regola per parlare di politica, avendo alle spalle studi di diritto costituzionale e animando un movimento (“Rinascimenti”) che a Crema ha offerto alla cittadinanza non poche opportunità di “confronto” tra forze politiche.

    Nel merito, solo poche considerazioni.
    Condivido la convinzione che lo stallo attuale è dovuto alla logica “partitica” (i partiti sono per definizione “di parte”): ogni partito, in questi due mesi, ha ragionato sulla base della “convenienza” per sé, delle promesse fatte agli elettori, di ciò che ciascuno potrebbe guadagnare o perdere andando a nuove lezioni, della maggiore o minore visibilità…

    E condivido con te che sia necessario un colpo d’ala che conduca le forze politiche a uscire dalla loro “prigione” e pensare all’interesse “generale” del Paese e, quindi, come scrivi bene tu, ad assumersi la loro responsabilità di fronte alle sfide che abbiamo davanti (anche sul fronte europeo e più in generale, internazionale).

    Sono due mesi che nel mio piccolo, con la mia voce flebile, sottolineo questa esigenza (ho suggerito anche l’idea della “staffetta” tra Salvini e Di Maio per garantire a ciascuno pari visibilità, anche l’idea di un personaggio che sia una garanzia – come dici tu – di fronte all’Unione europea e agli organismi internazionali come il Fmi – ho suggerito già due mesi fa Carlo Cottarelli, nome che anche in queste ore circola a proposito del “governo del presidente”.
    Ho suggerito, inoltre, un’altra idea che è in sintonia con il tuo richiamo alla responsabilità generale: un governo non tanto finalizzato a cambiare le regole istituzionali (la gente non capirebbe e poi si entrerebbe in un labirinto da cui sarà difficile uscire), quanto a creare le condizioni perché ciascuna forza politica, che potrà avere un consenso sufficiente a governare (anche con l’attuale legge elettorale sarebbe possibile avere questa maggioranza se si dovesse raggiungere il 40% dell’elettorato – non è un caso che vi è chi punta al voto, avendo il vento in poppa, senza cambiare il Rosatellum), di “realizzare le promesse” elettorali.
    Si ratta di un’idea che “converrebbe” a tutti, ma ciascuna forza politica guarda al presente e all’immediato futuro.

  • Soprattutto i pentastellati, nel senso che non avendo mai governato offrivano agli italiani qualche piccola speranza, hanno dimostrato in questi due mesi la loro assoluta inconsistenza. Ora siamo all’asilo infantile: Salvini è brutto e cattivo perché non ha mollato Berlusconi, Renzi è brutto e cattivo perché ha voluto questa legge elettorale apposta per non farci vincere, e allora non gioco più. Tiè, Italia, beccati questo.

    Ma chi li vuole questi qui al governo; già nelle ultime regionali hanno perso una montagna di voti e alle prossime politiche rientreranno definitivamente nel range di portata. Non so cosa farà lunedì Mattarella, nessuno lo sa, ma la cosa più logica da fare sarebbe dare un incarico esplorativo al leader del centrodestra che, non dimentichiamolo, ha ottenuto la maggioranza dei consensi, segno evidente che gli italiani hanno preferito “quel” programma rispetto a tutti gli altri. Ha ancora un significato l’espressione del consenso, oppure andiamo a votare per sport?

    I nostri parlamentari stanno perdendo tempo, su questo punto siamo tutti d’accordo, non dimentichiamo però il lavoro “sotterraneo” che sta facendo l’Europa attraverso la diffusione a orologeria di dati economici, un giorno buoni e l’altro cattivi, le dichiarazioni subdole degli euro-vertici, quasi quotidiane, i “consigli disinteressati” che giungono dall’estero, come se oltralpe fossero tutti dei fenomeni, e via dicendo. L’Europa fra meno di un anno andrà al voto e, se tanto mi dà tanto, non è assolutamente detto che i privilegi di Germania e Francia verranno conservati. Al contrario, i due compari potrebbero perdere l’egemonia che fino ad oggi hanno avuto grazie al sostegno dell’alleato atlantico. Oramai siamo al “due contro tutti”, e se per loro disgrazia in Italia si confermasse una “trazione Salvini” per loro sarebbe un bel disastro. Annunciato, se non altro.

    Caro Mattarella, fino ad oggi non sei stato un granché; per favore, sorprendici.
    Verrai inserito automaticamente nelle nostre preghiere.

  • …..raga, il nostro “neoacquisto” (intendo per CremAscolta, neh, perchè personalmente malgrado il forte ….. delta anagrafico, ci apprezziamo da tempo!) che ha firmato quell'”IL TEMPO DELLE RESPONSABILITA’…” (al quale ho riconosciuto, come redattore, carattere di evidenza) il 3.05 aveva scritto: ” …..Necessitiamo di un esecutivo multicolore, in cui le responsabilità vengano distribuite per quote a seconda delle percentuali di voto alle ultime elezioni, che veda la partecipazione di tutte le forze politiche sotto l’egida di un Presidente del Consiglio terzo e autorevole. Tale figura potrebbe essere rappresentata da un uomo che gode della fiducia delle istituzioni Europe e internazionali e degli ambienti finanziari, capace di vigilare sulla tenuta dei conti dello Stato…..” !!!!!
    Che Mattarella legga CremAscolta?
    Non mi sentirei di escluderlo a priori, apprezzo la “democristianità” di Mattarella!
    Così come apprezzavo quella di Aldo Moro, che fu però ragione ultima per la quale tanti “Politici” più “furbi” decisero di approfittare dell’occasione offerta dalle “brigate” e lasciarono (solo lasciarono? forse anche qualcosa di più!) che lo si togliesse di torno!
    Certo Giorgio, oggi si sente maledettaamente la mancanza di uomini politici “di statura” e, si sa, quando mancano i “puro sangue” si fanno correre anche i “somari”!
    Anzi, a ben guardare è ancora peggio: si pianifica l’eliminazione dei “purosangue” perchè vincano i “tarocchi” sui quali si è puntato. Intascando così la posta!
    Una domanda Giò: il lungo virgolettato con il quale chiudi la tua ….”articolessa” è di Aldo Moro?
    Cmq congratulazioni per il “pezzone”!

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