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ADRIANO TANGO

Ma è proprio necessario?

Ma è proprio necessario che il contenitore per il differenziato cartaceo di una famiglia costituita dai soli due coniugi, alla scadenza del giorno della raccolta debba straripare? Ma cosa ci sarà mai dentro? Prima di supercomprimere per poter chiudere il coperchio ho frugato un po’; risultato (in percentuali spannometriche):

  • Pubblicitario impaginato tipo giornale o in foglio singolo 80%. Ciclo: dalla cassetta al bidone direttamente.
  • Notiziari di Associazioni varie 10%. Ciclo: rapida scorsa, direttamente in giardino, ed idem.
  • Rimanente 10% ricevute di bollette che chi sa come arrivano ancora anche in cartaceo oltre che per email, rari avvisi e lettere, qualche rivista. Ciclo: solo questa frazione entra in casa e merita da una semplice scorsa a una vera lettura.

Dietro tutto ciò c’è materiale (carta pluri-riciclata, ma non sempre, i notiziari di Associazioni spesso si autonobilitano con l’uso del patinato) ed è carta che comunque richiede un complesso ciclo di lavorazione per tornare da pasta grigio scuro a foglio semibianco stampabile. C’è poi trasporto su gomma, lavoro umano di distribuzione, sottopagato a persone prive di alternative, ma comunque lavoro, lavoro di raccolta, stoccaggio, invio ai centri di trattamento da parte della SCS, o consimili di altri Comuni…

Ora mi chiedevo, ma perché con tutto il bombardamento che riceviamo online questo obsoleto mezzo di diffusione della commercial-novella esiste ancora? Dopo qualche ricerca in internet da un’Associazione di dissidenti  di cui riporto link e logo:

https://www.contiamoci.com/p/545:rifiutiamo-la-pubblicita-cartacea

mi arriva la risposta: è un oggetto fisico, più probabile che un’occhiata ce la diano rispetto alla forma informatica.

La stessa associazione si è munita di adesivi dissuasori, che pare servano più per fare massa di opinione che per il risultato immediato.

Ma per l’idra cartacea settimanalmente risorgente che si può fare singolarmente o uniti? Sempre mostrar dissenso, far massa d’opinione. Come? Prendo alla lettera e vi passo  i loro consigli:

  • Quando vi danno un volantino per strada non prendetelo automaticamente ma chiedete “di cosa si tratta?” Una volta ottenuta la risposta se non e’ di vostro interesse gentilmente rifiutatelo.
  • Mettere un avviso sulla cassetta della posta con scritto NO PUBBLICITA’
  • Quando vedete che la cassetta della pubblicità condominiale è piena prendete tutta la carta e gettatela nel contenitore della differenziata.
  • Può capitare che la pubblicità vi arrivi personale e nominativa. In questo caso mandate una mail all’azienda interessata dove gentilmente richiedete di essere depennati dalle loro mailing list perché non interessati.
  • Lo stesso discorso vale a mio avviso per i manifesti, brutti, causa di ostruzione della visuale, facilmente sostituibili con poche tabelle elettroniche, ma lì c’entrano le Amministrazioni comunali.

Si auspica così che le aziende comincino a riflettere sull’ottimizzazione delle risorse, per loro, sull’eliminazione di un ciclo funzionale a vuoto, inquinante e fastidioso per noi.

 

ADRIANO TANGO

13 Set 2018 in Ambiente

8 commenti

Commenti

  • Perfetto e sacrosanto, Adriano. Visto che siamo sempre sotto assedio digitale, che almeno serva a eliminare carta inutile. I manifesti poi fanno italietta neorealista, tristissimi.
    Due utilizzi della carta però li manterrei. Ad esempio i libri, almeno per noi lettori tradizionali.

    • Ma quelli mica si buttano dopo!

  • Mettere un avviso sulla cassetta della posta con scritto NO PUBBLICITA’ non serve a nulla. Già fatto. I “messaggeri”, per lo più indiani poiché l'”appalto” (rigorosamente in nero!) è gestito da sikh, rinomati nel mondo per il loro eccellente senso degli affari, prendono un tanto al pezzo e perciò i pezzi li devono assegnare. Volenti o nolenti.

    Le grande distribuzione e le aziende, piuttosto, dovrebbero capire che stanno buttando via i loro soldi. Siamo in tanti a prelevare il corpo estraneo dalla cassetta per gettarlo direttamente nel bidone della carta, senza neppure guardare di cosa si tratta. Non sarebbe più intelligente ricevere per mail, come in una sorta di newsletter, le promozioni dei 2-3 supermercati che interessano? Chiuderebbero molte tipografie, questo si.

    • Entra in quel sito: chi scrive afferma che non è un metodo poi così inutile. Certo, se avessimo a nostra volta la pazienza di intasare le caselle elettroniche con messaggi di dissenso a chi ci infastidisce sarebbe anche meglio. Comunque far cultura contro un fenomeno vecchio ma ora che è meno costoso dilagante è sempre l’unico sistema: anche dir di no a chi ti piazza in mano il volantino. Leggi da utilizzare non ce ne sono. nemmeno al postino regolare, costo sul fatto nell’imbucaggio, puoi porre un veto permanente, ma non le si può proporre queste leggi limitative? irai, di questi tempi, in cui in quanto a proposizioni legislative bizzare c’è solo la scelta? Hai ragione, teniamo solo in mente il problema pronti a saltare sul treno della buona occasione per muoversi.

  • Ho visto ieri il sito indicato nell’articolo di Adriano. Anche i commenti sull’argomento specifico, che tra il 2014 e il 2015 hanno contribuito a sviluppare il tema.
    Il problema dei raccoglitori per la raccolta differenziata stracolmi esiste per davvero e Adriano l’ha ben descritto.
    Teniamo anche presente, inoltre, che in Italia ci sono diverse zone in cui la raccolta differenziata non si fa o si fa con risultati miserrimi (soprattutto in ampie aree territoriali diverse dal nostro territorio cremasco) e nelle quali, di conseguenza, manca anche la possibilità di recupero e riciclo della carta. Per cui, viene aggravata la problematica del trattamento rifiuti e si aumenta la devastazione ambientale con discariche grandi e piccole, stabili o “di transito”, alimentate anche con scarti cartacei.
    Tornando ai libri che non si buttano, si buttano eccome. Ma se ne parla poco. Sempre più gente scrive sul web ma continua a crescere anche il numero degli autori su carta (spesso autofinanziatisi) e, più in generale, delle pubblicazioni che, invendute e rimaste per anni in blocchi cellofanati su pallet, vengono infine inviate al macero, dopo qualche tentativo di smercio a basso prezzo nei soliti mercatini.
    Tutto questo è molto meno grave rispetto all’enorme scempio ecologico causato della plastica. Ma contribuisce comunque al problema ambientale generale.

    • Grazie Pietro
      e ai libri autoprodotti non avevo pensato, ma almeno non li vediamo nemmeno!
      Far nuova cultura significa che ogni cambiamento è un profitto personale, economico e di qualità vitale. quel che è emerso del resto a proposito egli alberi in città ieri in Comune: non un costo ma un investimento produttivo, anche economicamente.
      sulla volontà teniamo pesente che ci sono tre motivi per riciclare:
      1 Una maturità civica già esistente (buona parte del nord dei piccoli comuni)
      2 La visione di un ritorno di immagine (vadi molti comuni del sud turistico, portatori di primati)
      3 il sistema coercitivo delle multe (vedi i condomini multati di Milano)
      introdure un nuovo capitolo di infrazione è molto più difficile, ma sapere che non saremmo soli ci agevola.

  • Uno dei tuoi post, Adriano, più efficaci.
    Lo condivido al 100%.
    E mi pare buone anche le indicazioni per risolvere il problema.
    Complimenti!

    • Grazie Maestro-Fratello maggiore. Mi consenti l’ironia? Certo, che se un mio post è fra i più efficaci quando parlo di carta straccia… Scherzo, se l’ho scritto è per forare il muro di assuefazione e portare un granellino più in là. Perché gli studi di opinionistica ci insegnano questo: far massa d’opinione, poi, quando iniziano ad aggiungersi, magari solo per cavalcar la tigre, gli opinion leader, è fatta, non c’è regime o legge obsoleta che tenga.

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