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RITA REMAGNINO

Mani in tasca

Tenete le mani in tasca, cari senatori e deputati giallo-verdi. Se anche da buoni italiani avete l’abitudine di muovere le mani mentre parlate, per favore astenetevi. Altrimenti, scoppia il finimondo. E’ accaduto stamattina dopo l’approvazione del “decreto Genova”, quando un Toninelli esultate per l’approvazione di un “suo” provvedimento ha alzato il pugno chiuso in segno di vittoria. Non l’avesse mai fatto. Mentre la capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini invitava il ministro a “non presentarsi più” in aula, sugli spalti Pd volavano gli stracci dei senatori che si scagliavano contro Toninelli colpevole di “atteggiamenti poco commendevoli”. Da notare che i pidini impegnati nella protesta erano gli stessi che l’anno scorso difesero a spada tratta i compagni Monguzzi (deputato) e Sala (sindaco di Milano), i quali durante un incontro pubblico alzarono il pugno chiuso per “condannare” certi manifestanti di un certo corteo contro l’immigrazione clandestina. Avanti con l’illegalità.

 

Non tutti i pugni chiusi sono uguali, è evidente, dipende da chi alza il braccio. Se adesso ci si mettono pure i grillini a riprendere certi simboli del passato, a pidini e partitini vari che ancora amano definirsi “le sinistre” cosa resta da fare? Di che parlano, visto che gli argomenti scarseggiano? Manca solo che Di Maio intoni “O bella ciao” alla prossima occasione, e ai democratici da salotto non resta altra scelta che fare i bagagli e sparire. Per il momento i media stanno ancora dalla loro parte, questo è vero, ma fino a quando? I più accorti già evitano di esporsi troppo, consapevoli del fatto che i cittadini sono sempre meno abbindolabili. Della serie “meglio tardi che mai” stanno dando ragione a Balzac quando diceva che i giornali fabbricano la realtà così come piace a loro, pur basandosi su episodi realmente accaduti

 

 

Con le pezze ai piedi e un po’ traballante la navicella-Italia, prima in Europa, si sta avvicinando alla politica 4.0? Una politica sufficientemente ordinata e autorevole, che non ri-cada nell’autoritarismo del fascismo e del comunismo storici. Una politica più attenta all’uomo che all’individuo perché, sì, i diritti individuali e di classe vanno bene, ma fino ad un certo punto. Niente è più importante del Dasein, l’esser-ci di Heidegger, la forma del ritorno alle radici dell’essere umano. Ciò che le socialdemocrazie occidentali, chiuse nei loro circoli ristretti, non riescono proprio a capire è che oggi la partita non si gioca più sul tavolo dell’economia. Questo era “ieri”. All’Occidente importa poco o niente delle “crescite zero virgola”, i popoli soffrono di una profonda crisi di identità, vogliono riavere una società che comprenda le persone. La lotta che popoli come l’Italia stanno combattendo non è un’alzata di scudi per la sopravvivenza economica bensì una rivendicazione quasi antropologica, culturale e identitaria, che ha spostato l’attenzione dal portafogli ad altri valori. I politici vincenti non prendono consenso parlando di lavoro e tasse, provvedimenti che possono aspettare, ma di chiusura dei confini e di identità perduta, di cultura patria e di valori da ripristinare. Più ancora che a livello economico (nessun povero fa la fame in Occidente, ci sono i servizi sociali) le persone si sentono escluse sul piano culturale, un senso di estraneità le pervade in una società di cui non si sentono più parte. Quando invece vorrebbero esser-ci.

RITA REMAGNINO

15 Nov 2018 in Senza categoria

9 commenti

Commenti

  • ….ma sai Rita, tutto sommato, considerando gli effetti nefasti che può provocare tenere “I Pugni in tasca” (“I pugni in tasca”, celebre film del 1965, scritto e diretto da Marco Bellocchio), meglio che il Soncinese abbia lasciato che il suo, di pugno, esplodesse verso l’alto!
    E li, via i “castigatori da Casta” a stracciarsi le vesti (si fa per dire è, perchè i completini e li coordinati non si toccano!) trovando modo di dare un significato alla loro pochezza politica!
    Cheddire? Non sono certo questi i fatti che mi turbano, tra quelli che vanno in scena in Parlamento.
    In questa fase di ….avvio, molti dei nuovi politici, nuovi alla “stanza dei bottoni”, si trovano spesso fuori/sopra/sotto le righe! Devo dirti che mi repellono assai più quelli “scafati” che “tra le righe” consentono che ci entri ….di tutto, sempre che sia opportunamente “vaselinato” e ben “confezionato”!
    Questa è la democrazia, bellezza.

    • A proposito di lubrificanti, Francesco, non è da gentiluomini ricordarlo, eppure qualcuno disse che la democrazia, se accortamente gestita, diventa spesso la vaselina del potere (mi scuso con tutti per l’ignobilità della citazione).
      L’invenzione della democrazia fu cosa buona e giusta, da parte di quei santi uomini, così filosofi, così comprensivi coi loro schiavi. Da allora, eccoci giunti all’attuale “uno vale uno”. Ed eccoli lì, gli attuali “difensori del popolo”, col pugno aperto o chiuso, con le mani in tasca o meno. Beninteso, non nelle loro tasche. Nelle nostre.
      E in effetti, dopo quasi sei mesi di governo, le loro “mani in tasca” agli italiani sembrerebbero proprio, visti i programmi politici opposti e contraddittori, il loro unico programma reale.
      Poverini, hanno contro tutti i cattivi. Nemici, oh, quanti nemici. Per fortuna ci sono loro a difenderci. Si immolano per noi, per il popolo. Da intridere di pianto, per la commozione, i fazzoletti.
      “Lasciamoli lavorare”, questi maitres vaselineurs.

    • A Franco: di sicuro questi fatti non turbano nessuno, tanto meno gli scafati italiani. Semmai fanno sorridere, e un po’ di buonumore non fa male in questi tempi abbandonati dalla luce della speranza. Vedere quelli che fino a ieri alzavano il pugno chiuso inveire contro chi il pugno chiuso lo alza oggi è semplicemente ridicolo. Di chi sono i diritti d’autore del pugno chiuso? Pagheranno il brevetto, o evadono l’imposta? Mah!

      A Pietro: lungi da me l’idea di fare l’avvocato difensore del M5s, bisogna riconoscere che di nemici questo governo ne ha davvero tanti. Non perché “lavorino” meglio o peggio degli altri ma perché fanno politica: un’atteggiamento inaccettabile da parte di uno Stato non sovrano. Comunque le “mani in tasca” agli italiani, per il momento, non le hanno ancora messe. Aspettiamo di essere derubati prima di gridare “al ladro!”, altrimenti non si capisce per quale motivo tutte le altre volte che ci hanno scippato anche la catenina della cresima siamo stati zitti.

  • Le piccole cose fanno una grande cosa, io di questo ne sono sempre stata convinta e i casi della vita non hanno fatto altro che darmi ragione. Stamattina ore 7:30 circa faccio colazione scorrendo i titoli del giorno attraverso Tg com 24, uno dei canali Mediaset, ma intanto sono tutti uguali. Pensiero unico uguale voce unica. L’emittente si prende la briga di montare un filmato che ripercorre “la predisposizione allo spettacolo”, nonché la poca voglia di lavorare, di certi politici di oggi. A questo scopo viene proposto un montaggio che intervalla sketch di Totò che sbeffeggia la politica con vecchi filmati riguardanti “la spensieratezza giovanile” di alcuni politici attuali. Si vedono scorrere così Di Battista animatore in un villaggio turistico che balla e canta come un cretino, Berlusconi e Confalonieri sfigati componenti di una band ingaggiata dalle navi da crociera, Salvini adolescente che partecipa a un quiz televisivo, Giorgia Meloni in veste di baby sitter del figlio di Fiorello, e via dicendo. Ma come, mi sono detta, manca qualcuno in questa carrellata di personaggi dello spettacolo prestati alla politica. Non c’è il più grande di tutti, l’unico, l’inimitabile, il poliedrico Matteo Renzi alla “Ruota della Fortuna” di Mike Bongiorno, quando vinse 48 milioni e rotti di vecchie lirette. Andatevi a rivedere i filmati su you tube, io l’ho appena fatto per curiosità, e scoprirete che a 19 anni era già antipatico com’è adesso.

    Piccoli segnali che non vanno sottovalutati. Ultimamente, infatti, ho deciso di scriverli, per non dimenticare. Poiché cane non mangia cane, Mediaset non si accanisce sul suo alleato storico: il Pd. Uniti nella malasorte e nella speranza di un futuro riscatto comune, ovviamente facendo finta di opporsi l’uno all’altro. Solo pochi mesi fa Mediaset aveva “scaricato” Paolo Del Debbio e Maurizio Belpietro, esonerando Mario Giordano dalla responsabilità editoriale della striscia di “Stasera Italia”. Meglio Barbara Palombelli in Rutelli, meglio la trash-tv che allontana i pensieri. Quei tre erano troppo “populisti” per fare informazione, un settore delicato che va controllato a vista, mica si può dire “al popolo” come stanno le cose, non saremo per caso matti. Mi chiedo se sono queste le situazioni che “mancano” ai detrattori dell’attuale governo. Sarà, forse, perché a me non mancano affatto.

  • ” Ma perché fanno politica”. È proprio questo il guaio!

  • Il folclore politico, di maggioranza e di opposizione, non mi ha mai… scaldato.

    Mani in tasca agli italiani, Pietro? Per ora siamo in presenza di un miliardo e mezzo di euro determinato dallo spread.
    Soldi che non avremmo speso (non ho dubbi) se il governo giallo-verde avesse scelto di privilegiare gli “investimenti” rispetto alla “spesa corrente”.
    Anche il governatore della Liguria Toti ha dichiarato in questi giorni che l’unico modo per onorare i morti del crollo del Ponte Morandi è proprio quello di “investire” nelle infrastrutture (ciò che io – che politico non sono come non sono un economista – continuo a dire).

    Lo ripeto fino alla noia: legittimo che il governo distribuisca la ricchezza (riforma Fornero e reddito di cittadinanza), ma ciò che conta è che prima si crei ricchezza con investimenti (posti di lavoro…).
    Vuole “distribuirla senza crearla” ricorrendo ai “prestiti dei mercati”? E’ legittimo, ma potrebbe provocare effetti nefasti per il “popolo italiano”.

    Lo ripeto ancora fino alla noia: non mi scandalizzano i numeri (il 2,4%… ). Applaudirei a un piano straordinario di investimenti che preveda anche un disavanzo del 3%!

    • Quello del ricatto-spread, Piero, è un sistema furfantesco. Nel 2011 è servito a far cadere un governo, se ben ricordi. Siamo andati di bene in meglio? Non direi. Le politiche di austerity messe in atto soprattutto negli ultimi 10 anni non solo non hanno risolto i problemi ma li hanno aggravati innescando un meccanismo perverso, che in sintesi è questo: il debito pubblico viene finanziato dallo Stato attraverso l’emissione di titoli; i titoli emessi sono principalmente BTP, che pagano gli interessi più alti in assoluto; ad acquistarli sono soprattutto banche ed investitori esteri; lo Stato italiano, collocandoli con asta marginale, assicura rendimenti elevati e senza rischio agli stranieri, impegnandosi a tassare gli italiani per pagare gli interessi passivi.

      No, dico, va bene tutto, ma non vi viene il dubbio che quanto accade non sia svolto nell’interesse generale del Paese bensì solo ed esclusivamente a favore del sistema bancario e del mercato finanziario? Sbaglio, o l’obiettivo di un governo dovrebbe essere quello di evitare i ricatti e le ritorsioni dei mercati finanziari? Perché non si fa in modo che i titoli di Stato siano acquistati principalmente per tutelare il risparmio e non per fare speculazione? Avendo, magari, come risultato non secondario che gli interessi pagati dallo Stato sul debito pubblico rimangano in Italia? Qui c’è un sistema marcio da gettare via in blocco, e questo sistema è stato creato (per incompetenza) dai governi Pd/Forza Italia.

      Il sistema per fermare lo spread ci sarebbe, come hanno suggerito fior fior di economisti, e non i nazi-ragionieri della BCE. Lo Stato smette di emettere BTP e inizia a collocare al loro posto CCT e CTZ, che sono immuni dallo spread, i quali, con un rendimento dell’1%, permetterebbero di dirottare gran parte della disponibilità finanziaria degli italiani su questi titoli, eliminando gli acquisti da parte di investitori stranieri che non troverebbero più i titoli di Stato appetibili a fini speculativi. Basta volerlo. Non dimentichiamo che l’Italia non è solo ricca di un patrimonio ambientale, artistico e culturale, ma anche di “risparmio”. La ricchezza finanziaria degli italiani è pari a circa 4.300 miliardi di euro, quasi 2 volte il debito pubblico e 2,5 volte il PIL. Lo sanno benissimo lassù a Strasburgo. Proprio su questi soldi, infatti, vorrebbero allungare le mani.

      La riforma Fornero sarebbe una “distribuzione di ricchezza”? Ma siamo matti? I contributi, fino a prova contraria, i 62enni che andranno in pensione l’anno prossimo se li sono stra-pagati!!! Se anche scampassero fino a 90anni, che con i tempi che corrono è assai improbabile, non riuscirebbero a riportarli a casa tutti. Smettessero, piuttosto, di mischiare la previdenza all’assistenza. Questo è il punto.

  • Tutto è possibile, Rita: anche chiudere i mercati agli investitori stranieri. Ma… è un fatto che in questi ultimi mesi c’è già stata una fuga di investitori stranieri per circa 80 miliardi. Il grosso dei titoli di Stato italiani (a parte quelli acquistati sul mercato secondario dalla Bce) è acquistato da italiani (istituzioni e privati): magari tutti i titoli fosse comprati da italiani come accade in Giappone!
    Ma… se gli italiani non si fidano e non coprono tutte le aste, come fa lo Stato a finanziarsi se non rivolgendosi agli investitrori stranieri?
    E’ un caso che il governo italiano stia… facendo la corte alla Cina e alla Russia (nonché agli Usa) per piazzare altrove i suoi titoli pubblici?

    • Disciplinare gli investimenti non vuol dire affatto “chiudere i mercati agli investitori stranieri”. Sarebbe alquanto anacronistico. Significa privilegiare gli interessi del proprio Paese, cosa che tutti gli Stati del mondo fanno alla grande e che in Italia, invece, non si è mai fatto. I politicanti del passato sono sempre stati affetti dalla sindrome di sudditanza. Tutto ciò che veniva dall’estero era bello, buono e giusto mentre in Italia faceva tutto schifo. Giusto ieri ho assistito alla dichiarazione rilasciata dal sindacalista Cgil che guida la protesta (auguri!) dei 270 licenziati dalla Pernigotti. “Il marchio può vivere solo se legato al territorio, una volta sradicato non ha più alcuna forza commerciale”. Ma bravi, mi sono detta, ci avete messo 20anni a capirlo! E adesso che le vacche sono scappate, chi chiude la stalla?

      Non mi preoccuperei più di tanto della “fuga di investitori stranieri”, che vanno e vengono con estrema facilità poiché l’unica fede che conoscono è quella legata al guadagno. Torneranno. L’Italia è un boccone troppo prelibato e succulento.

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