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PIETRO MARTINI

Sono tornati

Un brivido di speranza attraversa la città. Nei caffè, ai giardinetti, nei salotti, sui social, nelle sacrestie, insomma nei tipici luoghi della chiacchiera e della spettegolatura cittadina, si sussurra sempre di più, con sempre minor circospezione, la stessa clamorosa notizia: loro sono tornati.

Le voci corrono, la gente mormora. La cosa ha del sorprendente, eppure ormai restano pochi dubbi. Una sorpresa inaspettata. I sommi reggitori della città bancarella, gli aulici rappresentanti del paese dello shopping hanno forse iniziato a togliere l’embargo ai loro cittadini perbene e a ridurre i privilegi ai loro cittadini cialtroni. Un timido soffio di speranza anima i cuori dei galantuomini e un primo velo di timore appanna gli occhi degli impuniti, sino ad oggi rimpannucciati sotto l’ala di arcane connivenze e oscure complicità. Ebbene sì, è proprio così: sono tornati, dopo un lungo e non casuale esilio. I pubblici officianti dei destini locali hanno finalmente acconsentito al loro ritorno. Da dove viene questa incredibile, stupefacente buona novella?

Pare venga dalla confraternita degli Umarèl cremaschi, sempre più aumentata nelle sue anziane schiere da folte compagini di pensionati vagabondi, nonni sfaccendati e anziani ciclisti, che hanno fatto i primi avvistamenti. Le occhiute vedette e le canute pattuglie degli Umarèl nostrani hanno infatti incettato in modo inequivocabile i tanto attesi, i tanto invocati, i tanto sospirati vigili urbani. Ebbene sì, sono tornati i vigili, sono tornati i vigili urbani! Il loro avvistamento è dunque del tutto sicuro. La loro inconfondibile livrea non è sfuggita all’occhio esperto degli Umarèl, spesso di ronda nelle vie e nelle piazze del centro per dare consigli agli operai nelle buche dei lavori in corso o per documentare auto, targhe e nomi dei furbacchioni della sosta strafottente e dei bricconi del pass clientelare. Sono tornati i vigili urbani!

Una sola, grande, commossa preghiera comincia ora a levarsi dagli animi dei cittadini di buoni costumi automobilistici, dai residenti murati in casa dai veicoli dei truzzi e dei tamarri piazzati sui loro passi carrai, dai ciclisti a continuo rischio di cozzo contro le auto dei cafoni messe di traverso sulle ciclabili, dai guidatori costretti a manovre demenziali per poter passare senza rigarsi le portiere tra le macchine dei bifolchi in sosta selvaggia. Una preghiera che sale i gradini del chiocciolone municipale, su fino alle secrete stanze dei potenti locali, su fino ai sacri perimetri dove le alchimie politiche producono le eccelse pietre filosofali della viabilità cittadina. Una preghiera unanime, fervorosa, accorata: che questi primi avvistamenti di vigili urbani non siano come quello della rondine che, sola, non fa primavera; che non si tratti di vigili solo migratori, di passo, ma di vigili stanziali. Che restino stabilmente, questi vigili; che operino sul territorio in numero adeguato e in modo efficace; che si possa tornare a vivere in un ambiente urbano ordinato e regolato; che l’arbitrio spocchioso e la proterva iattanza dei farabutti del volante cessino di imperversare con il pubblico beneplacito.

Dagli atri muscosi delle periferie ai fori cadenti del centro, si alza dai comuni cittadini la prece collettiva di una vigilanza urbana presente con controlli sul territorio e multe ai mascalzoni del parcheggio sfacciato. Dopo i primi avvistamenti di vigili alle due principali porte della città, di recente alcuni rilevamenti significativi si sono verificati nelle quattro piazze da tempo simbolo del caos della sosta impunita: piazza San Domenico, piazza delle Erbe, piazza Premoli e piazza Roma. Si vocifera di nuove assunzioni, di incarichi più operativi e non solo di attività da picchiatimbri e girascartoffie. Col fiato sospeso, la cittadinanza perbene e fiduciosa accoglie questi vigili a braccia aperte, con gratitudine. Anni e anni di caos automobilistico hanno creato in città, unico caso forse su tutto il territorio nazionale, una ben strana e sconcertante situazione: la maggior parte della popolazione, invece di temere e avversare gli interventi della vigilanza urbana, come avviene di solito, attende con trepidante speranza che i vigili tornino nelle vie e nelle piazze cittadine per esercitare il proprio ruolo. Si immagini, per arrivare a sperare nella azione dei vigili urbani in un paese come l’Italia, quale sia il livello di prevaricazione subito dalla maggioranza dei residenti urbani. Ebbene, a Crema è successa anche questa cosa incredibile. Viviamo davvero nella città dei portenti.

Bentornati, vigili!

PIETRO MARTINI

05 Dic 2018 in Ambiente

6 commenti

Commenti

  • …. Maestro Pietro, vuole dire che che può essere si spingano fin nell’enclave di Piazza Garibaldi? Alla riconquista della “quota 18” del passaggio pedonale a schiena di mulo?
    Sarei davvero fiero di accaprarrarmi una piccola quota del merito per il risultato raggiunto.
    Dai, sperem …..

    • La speranza è l’ultima a morire, caro Francesco.

      Ammetto di aver volutamente calcato i toni, in questo testo abbastanza paradossale.
      L’idea era di sdrammatizzare le cose, scherzandoci sopra. La nostra resta una città molto vivibile e il problema del disordine automobilistico esiste ma non è ancora fuori controllo come in altre realtà italiane. Del resto, sappiamo tutti quanto attualmente le discussioni sugli agenti di polizia locale vertano non tanto sugli abusi nei parcheggi quanto su ben altre tematiche. Si vedano anche le polemiche sulla stampa di questi giorni, sia sui fogli tradizionali che sul web, anche a Crema (compresa la lettera del Sindaco a Salvini). Per cui, sono consapevole del fatto che, potendo contare su un maggior controllo del territorio, possano esserci vantaggi di tutti i tipi. In ogni caso, anche un contrasto più efficace verso gli attuali abusi automobilistici, soprattutto di sera, nei fine settimana e in occasione di bancarelle e attrazioni varie, non guasterebbe proprio. Comunque, Crema è sempre bellissima, nonostante la sosta selvaggia e i pass clientelari. È meglio sorriderci sopra e riuscire a prendere le cose con quella tolleranza e comprensione che spesso i cremaschi manifestano verso coloro che non hanno avuto la fortuna di ricevere un’educazione civica adeguata in famiglia, a scuola, nei rapporti col prossimo.

      Intanto, qualche vigile si è davvero rivisto in giro e alcuni piccoli ma significativi segnali sono già stati dati.

  • Grazie Pietro! Per la qualità del contributo e per il significato di valore. Recentemente avevo sottolineato il “rischio milanesizzazione” incombente sulla città, a proposito delle auto chiuse a chiave in seconda fila. Tu sottolinei un secondo motivo di insoddisfazione: non è possibile che se si ha bisogno di un vigile (perché non sono solo punitori, ma anche i primi soccorritori cui si dovrebbe pensare al bisogno) lo si debba andare a cercare sulle cirumvallazioni. Incredibile che abbiano multato me per una manovra avanti al Penny Market, avvistata dall Paullese!, quando in centro ognuno fa i comodi suoi, prevaricando gli altri. Se mi sono esposto a una multa, io che ne ho prese pochissime nella mia vita, proprio fuori dal circuito stradale più battuto, vuol dire che mi sono permesso libertà di contravvenzione delle ragole proprio non sentendomi controllato, prova della necessità di una “supervisione”, anche per i più disciplinati cittadini.
    Resto comunque sempre dell’avviso che siano proprio i tuoi “Umarèl cremaschi” i protagonisti della sicurezza, coi loro avvistamenti e presenza fisica, e anche, direi, con il portato di una cultura di vecchio stampo, che più difficilmente transige.

    • Grazie, Adriano, per il tuo commento positivo.
      Tornando a casa, son passato ieri sera dalla piazzetta più esemplificativa del problema, dove la sessantottina “fantasia al potere” ha trovato italica realizzazione.
      Un colpo d’occhio incredibile: intorno all’Arciere, tre lati di piazza da far invidia a città architettonicamente più celebrate, però col caos di Ciudad Juàrez all’ora dello spaccio del taglio nuovo.
      Un pittore, ci voleva un pittore, un artista geniale e velocissimo di pennello. Auto impazzite in ossessivo nomadismo, quasi un quadro di linee-forza cangianti alla Boccioni, bellissimo, anzi un sogno dadaista, anzi ancora no, un quadro di Bosch con le bizzarre delizie automobilistiche di tante figurette di un’umanità grottesca e fantastica, a ruotare e far cose impossibili.
      E poi, la solita utilitaria a ridosso della cancellata centrale, a bloccare il senso di marcia, con impossibili retro e imbottigliamenti a catena; e poi ancora, la solita auto ostentatamente piazzata da due giorni sull’angolo, fuori dalle tracce blu, a far blocco davanti all’enoteca; e la solita fila di auto a ingombrare davanti a Santa Maddalena, che basta un pedone, una bicicletta, un cane in senso opposto e tutto si ferma; e soprattutto il camper, incredibile, una mole elefantiaca a campeggiare proprio lì, in fila con gli altri veicoli dei soliti impuniti, la consueta fila sino alla colonnina ticket. Un camper utilizzato per far campeggio davanti al Dazzi: ecco perché volevano spostare il monumento, era per farci un campeggio tipo Viserbella.
      L’area da sempre è stata territorio di dinastie e poteri, dai Benzoni agli Inquisitori. Cambiano le dinastie ma non le protervie: quasi tutte le auto dei soliti intoccabili messe di spigolo o di sguincio fuori dalle tracce blu. L’antico castrum bizantino divenuto Baranzate di Bollate all’ora dei dopolavori.
      Spettacolare, neanche Marinetti, innumerevoli esagitati Mafarka al volante, in uno Za-bum continuo, in un delirante capolavoro automobilistico futurista.
      L’ipercinetismo senza speranza fatto città. Non la città che sale. La città che sprofonda.
      L’unico dignitoso era lui, il ragazzo di colore, fermo in silenzio, la mercanzia stretta sotto braccio, uno scoglio contro la marea, il cappuccio della felpa sulla faccia nera, il contrasto degli occhi bianchi, nel buio.
      Un pittore, Adriano, ci voleva un pittore.

  • Pare che in via Diaz addirittura i Carabinieri siano intervenuti per soccorere un medico (non conosco) che, chiamato in urgenza in Ospedale, si è trovato l’auto bloccata da una seconda in sosta abusiva e chiusa a chiave. I Militi si son premurati di portare il Medico in urgenza in Ospedale (con le forze dell’ordine, a parte paesi dell’Est, ho sempre avuto esperienze di eccellenti e intelligenti prestazioni), ma non so che fine ha fatto l’automobilista incriminato. Una multa? Per me il minimo sarebbe l’invio del veicolo a un centro sfasciacarrozze!

  • In effetti, Adriano, sono anche i casi come quello da te segnalato a rendere gradito ai cittadini perbene il ritorno dei ghisa.
    Ci saranno però alcuni elementi che limiteranno necessariamente i loro interventi in città, soprattutto nel centro storico:
    la tolleranza nelle ore notturne e nei fine settimana;
    l’indulgenza nelle occasioni di festa e nelle ricorrenze tradizionali;
    il mantenimento, in generale, dell’equivoco sul significato dei permessi di sosta;
    il mancato intervento verso le auto munite di permessi clientelari diretti;
    il mancato intervento verso le auto munite di permessi clientelari indiretti;
    la difficoltà ad accertare l’utilizzo irregolare e abusivo dei permessi disabili;
    altri ostacoli all’accertamento e alla sanzione dei contravventori.
    Ciò nonostante, il fatto stesso di una ripresa dell’attività di vigilanza urbana costituisce un primo passo importante verso una auspicata normalizzazione della viabilità e un maggiore contrasto ai comportamenti degli impuniti che si ritengono, per potere di posizione, per meriti veri o presunti oppure per meccanismi psicosociali di promozione e rassicurazione personale, del tutto “legibus soluti”.
    Di positivo c’è che abbiamo un assessore competente che si vede spesso in giro in bicicletta e un sindaco che si vede spesso a fare jogging sulle ciclabili. Nella maggioranza e nella minoranza, in maniera trasversale, ci sono parecchi politici locali che dimostrano nei fatti il loro rispetto per l’ambiente e per le regole civili. Di qualunque colore politico siano, in molti si comportano dando l’esempio. Per questo, abbiamo la speranza di isolare i cialtroni.

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