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PIETRO MARTINI

Tutto bene, anzi benissimo

Era un po’ di tempo che non incontravo il Diavolo. Anni fa ci si vedeva più spesso, adesso ci si incontra di rado, in giro c’è crisi, che per noialtri corrisponde a bontà, non c’è più la cattiveria di una volta. E poi, si invecchia tutti, tra settembre e novembre mi sono pure fatto tre mesi da anziano, poi mi han detto che invece la cosa è rinviata. Mi sa che anche il Diavolo sta invecchiando, infatti l’ultima volta l’avevo trovato giù, troppa bontà, appunto.

L’altra notte (noialtri nelle notti di solstizio ne combiniamo di tutti i colori), quando l’ho rivisto, invece mi ha stupito davvero, tanto era allegro, su di giri, insomma proprio il Diavolo di una volta. Sprizzava gioia e soddisfazione, non stava più nella pelle. Il motivo? Un momento di pazienza, prima devo chiarire una cosa. Dovete sapere che il Diavolo non è mai stato un Nobile o un Proletario, tutti soggetti di grandi certezze, lui è sempre stato diverso, un insidiatore di dubbi, un antidogmatico, non a caso il denaro l’ha inventato lui, e il denaro mal si concilia con le teologie e le ideologie. In una parola, il Diavolo è il tipico Borghese. Irride il bel sol dell’avvenire e il verbo comunista, così come la dottrina sociale e il samaritanesimo cristiani. Sono dogmi, illusioni. Dovete anche sapere che le rivoluzioni sociali lui è abituato a provocarle ad arte, per poi depistarle sui binari dei quattrini e dei privilegi per noi fedeli Borghesi, mentre tutti gli altri illusi, che cercano giustizia e libertà, se lo prendono in saccoccia. Il Diavolo si è sempre divertito a giocare scherzi beffardi a Nobili, Proletari e Grandi Sacerdoti, con le loro convinzioni assolute. Noi Borghesi siamo come lui, senza fede e senza credo, col gusto del peccato e l’istinto di comprare tutto e tutti, anche i Nobili, i Guerrieri e i Grandi Sacerdoti. Lo sa il Diavolo quanto ci sono costati in questi milioni di anni, da quando siamo scesi dalla pianta e ci siamo messi a due zampe. Ecco, adesso vengo al punto: perché l’altra notte il Diavolo era così entusiasta?

L’altra notte il Diavolo continuava a fregarsi le mani per come adesso si è messa la situazione politica in Italia, in un modo così favorevole alla sua amata Borghesia. È la terza volta in appena un secolo che in Italia gli riesce il trucco, la beffa della finta rivoluzione. Anche stavolta tutto è andato alla grande. La prima volta, tra il Diciannove e il Ventidue, ha illuso Arditi, Legionari Fiumani e Sansepolcristi che la rivoluzione avrebbe cambiato l’Italia, rendendola forte e sana. In tre anni è riuscito a prenderli per i fondelli e a far trionfare noi Borghesi. Infatti, poi ci sono stati oltre vent’anni di strapotere degli industriali, degli agrari e persino un concordato coi preti: clamoroso. La seconda volta, tra il Quarantacinque e il Quarantotto, ha illuso Partigiani e Resistenti che si sarebbe rivoluzionato tutto, ricostruendo un’Italia nuova, libera e giusta. Anche qui, in tre anni è riuscito a gabbare tutti e rimettere in sella noialtri Borghesi. Basti dire che nei settant’anni successivi abbiamo rubato a man bassa, uno scandalo dopo l’altro, e il denaro è diventata l’unica misura di tutto: un capolavoro.

La terza volta è stata questa, quando ha illuso un paio di partiti e i loro capi che il Popolo (pensa te, il Popolo, una vecchia suppellettile mazziniana) avrebbe trionfato, l’Europa ci avrebbe fatto la lavanda dei piedi e i mercati finanziari ci avrebbero baciati in fronte. Stavolta il Diavolo ha giocato facile, visti i rivoluzionari del momento, e infatti invece di tre anni sono bastati sei mesi per smarronarli. All’inizio, noi Borghesi ci eravamo abbastanza preoccupati, con questi rivoluzionari dell’ultima ora, viste le loro minacce di tagliar teste e privilegi. Adesso, invece, il governo della ghigliottina si è rivelato un governo del temperino: le solite manfrine con l’UE, le solite sceneggiate, il solito ruggito del coniglio, alla fine i soliti compromessi a tarallucci e vino, ovviamente dissimulati con proclami trionfali. Un’ennesima, diabolica presa in giro, col Diavolo che li ha messi in ridicolo, divertendosi un sacco. Risultato, come sempre: diktat dei mercati e della borsa, una società divisa in ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, la solita cleptocrazia partitica che cambia etichetta ma resta il “refugium peccatorum” di chi cerca ripiego economico e rassicurazione sociale, i soliti grandi apparati burocratici che ingoiano ogni tentativo di rivolta o anche solo di riforma. Diciamo pure che il Diavolo, l’altra notte, era “aux anges”, grazie a questi gattopardini politici che dicono di avere cambiato tutto mentre non hanno cambiato niente, che dichiarano di aver rivoluzionato l’Italia mentre sappiamo tutti che si sono sputtanati finché campano. Il Diavolo è felicissimo che anche questo terzo scherzaccio, nell’arco di cent’anni, sia riuscito magnificamente e noi Borghesi siamo soddisfattissimi perché la pacchia continua, come prima e più di prima, tanto che l’altra notte cantavamo, all’indirizzo di un certo politico, “Who’s Afraid of the Big Bad Wolf?”.

Infatti, il temperino tanto esibito da questi ultimi rivoluzionari da operetta ha tagliuzzato ben poco. I clandestini li avevano già fermati gli altri, sui rimpatri nessun risultato, la legittima difesa e l’anticorruzione sono soprattutto fumo negli occhi, sulle pensioni d’oro vedersi tagliare duemila euro netti su ottantamila annui non frega niente a nessuno, anzi è un sospiro di sollievo, visti i forconi che agitavano questi sanculotti. Insomma, cessato allarme, viva la Borghesia capitalista. Tutto va per il meglio. Dopo le rottamazioni di Renzi, questi ultimi capipopolo hanno sbaraccato le residue obsolescenze e fatiscenze della politica precedente. Nel PD, più restano in pochi e più litigano, proprio una gran pena. Negli altri partiti, restano in piedi solo alcuni cateterati e qualche cicognona botulinata. Insomma, una gran bella pulizia. Giggino Münchausen, che per le sue sparate sempre smentite, come quella dell’Abolizione della Povertà, finirà nel Guinness dei primati, e Mister Popolo, che pontifica allocuzioni messianiche conciato come un ruspista al dopolavoro, sono stati due ottimi operatori ecologici della politica italiana, due utilissimi netturbini politici. Si sono tolti di mezzo i biancorosei con le loro suicide manie samaritane migrazioniste, come pure certi circhi di nani e ballerine, divenuti per noi Borghesi troppo imbarazzanti e sconvenienti in termini di immagine pubblica. Adesso si può cominciare a pensare a una nuova Destra, ovviamente camuffata, come il Diavolo insegna, da Centro. L’importante è che a nessuno venga in mente di pensare a una nuova Sinistra. Se no si ricomincia con quella vecchia solfa della “democrazia”.

Vedremo. Intanto, freghiamoci le mani insieme al Diavolo. E pensare che cinquant’anni fa ci gridavano “Borghesi ancora pochi mesi”. Che fessi.

PIETRO MARTINI

22 Dic 2018 in Politica

81 commenti

Commenti

  • ….non plus ultra: anche la foto di copertina con il’78 della Columbia, una chicca per palati raffinati!
    Che affresco, ragazzi (almeno, così ” caldo”, poi lo rileggo due o trevolte e riesco a prlarne anche con più cognizione!)
    E’ si, poco da dire, questo mix tra la fantasia creativa del gran pittore (il papà) e la (bellissima) “prufesuresa” (la mamma) ha prodotto un gran personaggio, e averlo “in scuderia”, qui a CremAscolta rappresenta davvero un valore aggiunto!
    Che se poi ci ha pure questi meeting periodici col “cherubino col libero arbitrio” ti spieghi anche come faccia a saperne sempre …..”una più del ……”!
    Il grandissimo Giorgio Gaber cantava con graffiante ironia “I borghesi son tutti dei…..” https://www.youtube.com/watch?v=2SiL_SLZlY4 …. che se poi lo lasciate correre, You tube, il Giorgio ne propone di belle assai e te le cante, anche ….”non cantate”!!!
    E cmq a todos los amigo il mio ( e di CremAscolta) BUON NATALE, dai!

    • Grazie, Francesco, per il tuo commento positivo a questo scherzoso raccontino natalizio. È solo una sorta di sogno d’una notte d’inizio inverno, per cui ogni riferimento a persone, fatti o situazioni è puramente casuale.

      Trovare un povero Diavolo a cui dare le colpe è la cosa migliore. Le religioni trovano quasi sempre il modo di andar d’accordo con le dittature, come anche la storia europea del secolo scorso dimostra. Allora ai poveri Maestri e alle povere Margherite restano solo i poveri Woland, un po’ trasandati e fané dopo tanti processi e condanne.

      Il motivetto “Who’s Afraid of the Big Bad Wolf?”, prima di essere fagocitato dall’onnivora multinazionale dei cartoon diabolicamente creata dal grande Walt, era cantato con testi e significati diversi e talvolta scherzosamente intonata in presenza di situazioni di un certo genere (un po’ come la nostra “Pippo non lo sa” di un tempo, che tra non molto potrebbe tornare in voga).

  • Se solo avessimo un bravo vignettista, si potrebbe metter su un blog di satira. Non importa se i Borghesi sono deceduti da un pezzo, e chissà se sono andati a finire a casa del Diavolo, o direttamente in paradiso.

    • Rita porco diavolo, restando in tema, l’ultima riunione di Ipazia sullo spazio era commetata in diretta da una vignetta di tal Alessandro che a termne è stata mostrata e donata alla relatrice e trasmessa sulla diretta facebook: a saperlo provavo a cooptarlo!

    • Proprio come si diceva un tempo del Diavolo, cara Rita, una delle astuzie migliori della Borghesia è quella di far credere che non esiste più. Che non esistono più classi sociali e contrapposizioni di classe. Solo una indistinta, casuale e sempre mutevole marmellata sociale. Soprattutto, che ognuno sia un’isola. Così si favorisce la pubblica tranquillità. E la tranquillità, come è noto, facilita lo status quo. Personalmente, in termini egoistici, nulla quaestio. Va tutto bene, anzi benissimo.
      Fanno parte di queste rassicurazioni ad usum populi, sempre più diffuse, quelle per cui in politica non esisterebbero più la Destra e la Sinistra, in filosofia non esisterebbe più la Verità e in arte non esisterebbe più il Bello. Ma si potrebbero aggiungere altre asserite scomparse.
      Per chi è costretto a subire ogni settimana, ogni giorno, ogni ora una dose notevole di malvagità, ingiustizia, falsità e bruttezza, non c’è nulla di più consolatorio. Ovviamente, inutile chiedersi cui prodest.
      Tra i tanti finti complotti della contemporaneità, quelli sulla scomparsa del Diavolo (rectius, del Male), della Borghesia, della Destra e della Sinistra, del Vero, del Bello, sono tra i più riusciti e, soprattutto, tra i più utili.
      E pace in terra agli uomini di buona credulità.

    • Di sicuro Diavolo e Borghesia sopravviveranno al prossimo Diluvio Universale e andranno avanti a vivere in incognito come hanno sempre fatto, ma destra e sinistra sono nient’altro che scemenze novecentesche, ideologie modaiole, che come sono venute se ne sono anche andate. Niente a che vedere con le rivendicazioni che ultimamente vedono il popolo contrapporsi alle élite finanziarie nella polveriera-Europa. Se vai a dire a un gilet jaunes che la sua protesta è di destra o di sinistra hai buone probabilità di beccarti un insulto, forse anche uno sganassone, meglio astenersi. Scarseggiano nel mondo post-moderno anche la Verità e il Bello, categorie superate dal Molto Interessante (quello di Rovazzi) e dall’Utile. Ma non scomodiamo i complotti, per carità, sono solo i tempi che cambiano, come sono sempre cambiati, e continueranno a cambiare. Non abbiamo inventato niente.

  • Caro Pietro
    sei sempre un grande. Un unico rimpianto: che tu abbia perso tanti anni a lavorare invece di dilettarti con la penna. Certo, ti avrebbero scoperto e anche quello per te sarebbe stato un lavoro, ma quanto ne avremmo guadagnato tutti! Sul contenuto… non capisco se sia tutto così vero e lampante o la tua oratoria lo faccia tale; e allora secondo rimpianto: se tu fossi stato un politico, novello Cicero…

    • Troppo buono, Adriano, grazie per il tuo commento.
      Tu come hai fatto ad essere così buon medico e intanto così bravo scrittore?
      Comunque, abbiamo ancora tempo per decidere che cosa fare da grandi: ho visto in giro un libro che spiega come vivere fino a 120 anni.
      Rispetto al celebre Arpinate, non so perché al liceo mi era più simpatico Catilina (anche se non capivo quel gesto con la destra nell’affresco del Maccari).

  • Pietro, il tuo riferimento al “puramente casuale”…molto divertente, oltre che insincero. Simpatico bugiardo.

    • Tengo famiglia.

  • Alessandro é mio nipote Moretti di cognome , e non per via della parentela ma un vero artista .

  • Non c’è posto all’albergo borghese…
    Ma… E’ la mia festa, il mio compleanno.

  • Un altro capolavoro di ironia (e di ironia sferzante!).
    Ma… dentro l’ironia (che ripeto è un capolavoro) c’è molto altro, ma vedo che i fans del governo gialloverde fanno finta di non vederlo.

    Un po’ di anni fa il movimento “Occupy Wall Street” si considerava l’interprete delle aspirazione del 99% contro l’1%.
    Oggi i nostri due leader si ergono a interpreti dell’intero “popolo”. Loro… sono il popolo (un po’ come la… notte in cui tutte le vacche sono nere), un popolo come un un unico “organismo” alla Rousseau. Loro sono i 60 milioni di cittadini italiani.
    Già, come i Marat (vi ricordate L’ami du peuple?), Robespierre, Saint Just…
    Ma se loro sono il popolo, dove sarebbe la cricca finanziaria che combattono? Tutti… stranieri? Le multinazionali? I burocrati di Bruxelles?…
    Una domanda: la manovra approvata la notte scorsa dal Senato è una rivoluzione all’insegna della ghigliottina o – come dici tu, Pietro – del temperino?

    • Grazie, Piero. Ma credo che il capolavoro lo stia realizzando questa ennesima versione della partitocrazia. Ogni giorno assistiamo a gag e sketch spassosissimi. Si può prenderla sul ridere o sul serio. A volte colpiscono gli aspetti comici, farseschi, esilaranti, per cui non si può fare a meno di prenderla con ironia e buonumore. Altre volte colpiscono gli aspetti dell’incompetenza, della falsità, della prepotenza, per cui non si può fare a meno di prenderla con collera e disgusto. Preferisco postare i testi più leggeri, del primo tipo, non quegli altri. E poi, in generale, meglio gli interventi con un po’ di senso dell’umorismo, piuttosto che quelli biliosi, acrimoniosi, livorosi.

      In realtà, i nuovi sono uno spasso ma non è che i vecchi avessero fatto meno guai di loro. La differenza rispetto a prima sta nei due diversi modi di aumentare il debito pubblico. Prima, il debito i politicanti lo aumentavano facendo finta di essere personcine ammodo, tutte contabilità e bilancio. Adesso, i politicanti lo aumentano come Arlecchino che ruba il pollo o Pulcinella che si tuffa negli spaghetti, oltretutto ostentando il sussiego borioso di Balanzone. A questi ultimi glie l’han detto gli italiani di far debito, sempre più debito. Glie l’ha detto il popolo. E loro, i salvatori degli italiani e del popolo, lo fanno. Almeno, mentre quelli di prima erano noiosi e facevano sbadigliare, questi di adesso sono divertenti e fanno ridere.

      E poi, si sa che al momento non esiste alternativa politica. Questi ce li teniamo fino a quando non salterà fuori qualcosa di meglio. Visto l’andazzo, mi sa che non dovremo aspettare troppo. Intanto, si fanno tutto in casa: maggioranza, minoranza, governo, opposizione, manine, piedini, di tutto e di più. E non c’è da ridere? Almeno, per non piangere?

      Per fortuna che da tempo l’economia va per conto suo. Il Potere non sta certo dove oggi razzolano, con fiocco al mento e merendina, i protagonisti di questo kindergarten. I bimbetti, comunque, hanno capito da che parte possono arrivare i dolcetti e stanno già intonando le canzoncine giuste. Lasciamo che strillino ogni tanto, che sporchino un po’, che giochino a fare i protagonisti dell’asilo. Nei perimetri economici dove i fatti, i numeri e le risorse economiche rappresentano il Potere vero, va proprio tutto bene, anzi benissimo. Costerà qualche miliardo più del previsto comprargli le figurine populiste. Ma si sa, con qualche regalino in più i bambini disturbano di meno.

  • Cresce la fiducia nelle istituzioni, nello Stato, con gradimenti che altre epoche mai hanno avuto, stabile per i partiti, cresce la voglia di democrazia, magari diretta, non rappresentativa come tanto piace alla Casaleggio e associati. Cala il gradimento della chiesa, troppo a favore degli immigrati, ma cresce il consenso per il Papa nonostante il declino del sacro e la rivalutazione della radice di fede, cioè ” fiducia”. Allo stesso tempo crescono i piccoli movimenti di protesta, gruppetti sparuti non troppo agganciati al “qui e ora” come invece chi pensa che il futuro è adesso e gli altri siamo noi, tutto nel presente, con uno Stato padre ( in attesa che diventi padrone? Spesso un padre lo è) che penalizza pensioni d’oro senza portare a casa niente, supera la Fornero per poi tra tre anni tornare al vecchio regime, nessuna indicizzazione per le pensioni medie, ancora tensioni in maggioranza per modalità contrastanti di applicazione del reddito di cittadinanza, Comuni e Stato con chiavi di lettura diverse della stessa manovra, penalizzazioni per le associazioni no profit, che magari il disagio sociale lo intercettano da sempre e lo conoscono, contro generalizzate forme di assistenzialismo, Ise, casa di proprietà, conto in banca che voglio vedere la scrittura del decreto, con tutti i dati da incrociare e far quadrare. Assunzioni nella pubblica amministrazione rimandate, come è tutto posticipato con la conta dei mesi per le due misure bandiera,……….(così quest’anno la spesa è minore)………………………………… Tutto bene, anzi benissimo? Sì, se un padre padrone di figli in affanno riesce a farlo credere.

  • È molto facile fare dell’ironia su questi giovanotti sicuramente inesperti alle prese con problemi enormi, lasciati dai precedenti governi, e che si devono scontrare quotidianamente con un apparato di alti e superpagati burocrati messi lì dai medesimi (e poi, si sa, l’ironia fa sempre figurare chi la esercita come persona molto intelligente). Ci si concentra quindi su numeretti totalmente insignificanti trascurando il fatto essenziale che questo governo sta conducendo l’unica vera battaglia politica degna di questo nome, quella del POTERE e per decidere CHI comanda in Italia. Dopo il “colpo di stato” del 2011 abbiamo subito quattro governi che, benché legittimi in punta di diritto, non avevano l’appoggio della maggioranza degli elettori, al contrario di questo governo. Stiamo quindi decidendo se devono comandare certe minoranze “intelligenti” o la maggioranza “ignorante” del popolo italiano. Questa è la questione, il resto è silenzio.

    • Come si fa a non commentare? Signor Cordani, il problema non e chi deve comandare o meno, intelligenti o ignoranti che siano. La questione è solo economica, certamente non culturale. Senza dimenticare che Salvini il 4 marzo ha portato a casa il 17 per cento, forse poco per fargli credere di rappresentare gli italiani. Poi quell’alleanza per lo meno strana lo ha portato ad avere quel consenso che oggi gli fa sorpassare i cinque stelle. Tutto questo con forzature, secondo loro espansive, che dovrebbero rimettere in piedi il paese. Poi che il consenso sia dovuto alle promesse elettorali, questo non rappresenta di certo una garanzia di intelligente gestione del potere, finalizzato soprattutto a quello. Se poi questi giovani avventurosi faranno il bene del paese questo lo staremo a vedere. Possibile che ai loro sostenitori non venga nessun dubbio? È legittimo credere che andando io in pensione prima, o campare col reddito di cittadinanza, sia, in prospettiva, così
      rivoluzionario? È giusto pensare al qui e ora senza prospettive se non estemporanee?

    • Sono d’accordo con Pietro: “ogni giorno assistiamo a gag e sketch spassosissimi”, basta aprire un giornale o sintonizzarsi sulla trash-Tv per farsi due risate. Tutti si sentono ormai in dovere di parlare di miliardi anche se a malapena riescono a interpretare il loro estratto conto. Sono sicura, Bruno, che l’hai già letto, ma a qualcuno dei nostri lettori potrebbe essere sfuggita l’ultima sferzata di Veneziani, sempre acuto come un laser :

      http://www.marcelloveneziani.com/articoli/fenomenologia-del-trombone/

  • Aggiungo: il fatto che siano giovani e inesperti non può essere considerato un’attenuante. Qui non si sta disputando una partitella da oratorio. Anzi, l’ambizione dei due ( il potere) potrebbe rivelarsi un’aggravante.

    • A proposito di potere, Ivano, mi sembra che il potere politico oggi detenuto da questa maggioranza stia manifestando un fenomeno interessante. Certo, il potere vero è quello economico e muove ben altre cifre rispetto ai miliardi che sta per concedere (forse: vedremo al momento della spesa effettiva) a codesti questuanti della politica per pagare i propri debiti elettorali. Tuttavia, anche se la “manovra del popolo” non è certo parte principale delle risorse nazionali, un po’ di potere questi politicanti se lo sono preso. Ciò posto, arrivo al fenomeno interessante. Che per me è lo svuotamento del processo legislativo riguardante il bilancio economico, come di fatto accaduto nei giorni scorsi. Con la presentazione poche ore prima in parlamento e con il voto di fiducia, si è vista una realtà davvero interessante. Doppiamente interessante. Innanzitutto perché è un tipico esempio di quella che, nei manuali di diritto costituzionale ma anche in altri testi di economia politica, sociologia e via dicendo, viene definita come “dittatura della maggioranza”. Contro la quale in genere gli ordinamenti giuridici cercano di porre freni e limiti (che qui non hanno funzionato). Inoltre, è interessante perché sappiamo come nella storia certe operazioni istituzionali siano spesso iniziate in questo modo, formalmente in modo legale, per poi passare, lungo un percorso già noto, dalla “dittatura della maggioranza” alla “dittatura della minoranza”.

  • Pietro, tutta la mia ammirazione. Soprattutto dopo aver letto e commentato il patetico commento di Cordani, che per un attimo ho considerato seriamente, ma poi…

    • Grazie, Ivano. Una cosa su cui forse possiamo essere tutti d’accordo è una certa impermeabilità e opacità dei nostri apparati burocratici rispetto ai tentativi dei politici che si presentano come ultimi arrivati, disinformati e incompetenti. Se anche questi volonterosi ragazzotti volessero fare le cose giuste, si troverebbero comunque davanti a un muro di gomma. I ministri passano, i direttori e i capiservizio restano. Guarda la cazzata delle pensioni d’oro e le stupidaggini sul contributivo. Per me non hanno ancora capito niente non solo della riforma Fornero ma nemmeno della Riforma Dini, della riforma Rumor e della Riforma luterana. Ovviamente, i grandi burocrati hanno lasciato che si sputtanassero dicendo che il taglio “non si applica alle pensioni pienamente contributive”. Allora, come poter incidere politicamente sulla realtà amministrativa? Semplice: conoscendo bene i processi organizzativi, i meccanismi operativi, i flussi informativi, i contatti e le entrature, insomma lo Stato. Cavour, Giolitti, Mussolini, Andreotti e altri ancora potrebbero essere un esempio. Ma anche, molto più in piccolo, in molte associazioni e club di servizio, quando è possibile, è meglio fare prima il Segretario e soltanto successivamente il Presidente. Quando il prof. Cordani dice che questi “giovanotti sicuramente inesperti” ogni giorno “si devono scontrare con un apparato” di burocrati, ha perfettamente ragione. Per questo motivo, mi pare che in proposito potremmo essere tutti d’accordo. Invece, ciò su cui probabilmente dissentiamo è un altro aspetto. Ad esempio, io penso che ognuno tiri l’acqua al proprio mulino, negli Stati come nelle altre istituzioni pubbliche o private. Si tratta di logiche e dinamiche istintive, biologiche. Per cui (e perdona, Ivano, l’esempio poco natalizio, se ti presenti in mutande davanti a un mandrillo, poi è inutile che ti lamenti.

  • Sarà anche Natale, ma tra le perle di questa manovra la concorrenza agli azulejos è confermata. Su questo blog qualcuno ironizzava per questa notizia definita la solita fake news per screditare la manovra. Invece è proprio così: incentivi per chi si trasferisce al sud purché in paesi con meno di ventimila abitanti, magari su qualche montagnetta della Basilicata che gli affitti o acquisti costano meno, e dove la Sanità non costringe nessuno a pellegrinaggi cardiologici in Lombardia o pediatrici in Liguria. Naturalmente la notizia circola da tempo, anche per gli increduli che preferiscono non sentire.

  • “Dittatura della maggioranza”: il concetto è senz’altro interessante e sensato, non per nulla il termine è stato coniato da un pensatore di destra. Ma proprio per questo va maneggiato con cura e non può essere usato come una pietra d’inciampo buttata fra i piedi dell’interlocutore durante la discussione. In caso contrario si rischia di arrivare al: se vinco, governo io perché sono democratico, se perdo governo sempre io perché altrimenti arrivano i fascisti, i nazisti, i marziani, le cavallette . . . . Come diceva sarcasticamente un altro pensatore, non certo di destra: “se il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.

    • E come non essere d’accordo? Infatti, ogni tanto in politica qualcuno perde le elezioni e poi tira fuori la citazione. Tuttavia, se si dovessero evitare le parole di cui abusano certi politicanti dovremmo fare tutti voto di silenzio (cosa che in certi momenti forse non guasterebbe).
      Personalmente, penso che riferire questo concetto alla distorsione del’iter parlamentare riguardante l’ultima legge di bilancio possa essere giustificato o quanto meno possa fornire spunto per una riflessione svolta “con cura” su questa ipotesi di “dittatura della maggioranza”. Inoltre, sempre al di fuori delle ipotesi dei lanciatori di pietre d’inciampo (di maggioranza o di minoranza che siano, ed oggi di lapidatori ce ne sono parecchi su entrambi i fronti), personalmente credo che vadano ben previsti e ponderati, soprattutto in situazioni parlamentari anomale come questa, i sintomi di possibili passaggi dalla “dittatura della maggioranza” alla “dittatura della minoranza”. Una volta impostata la dinamica parlamentare in certe strettoie di comodo ed usando politiche del fatto compiuto, poi basta, ad esempio, una semplice Legge Acerbo per ristrutturare le istituzioni senza però sollevare troppa polvere tra Statuti, Costituzioni o simili. Per cui, mi permetto di ribadire, sia pure con la massima cortesia e stima nei suoi confronti, quanto espresso ieri in proposito.

    • https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://www.hescaton.com/wordpress/democrazia-non-significa-dittatura-della-maggioranza/&ved=2ahUKEwiNkNfM47zfAhWK_qQKHc9mBCYQFjACegQIChAB&usg=AOvVaw3NHdR5XcBavGu1RXVHwLae
      Credo che l’argomento, sempre dibattuto, necessiti di continua riflessione. L’autore dell’articolo sottolinea che la Democrazia, e siamo d’accordo tutti, non è altro che un processo sul quale si debba sempre vigilare, sfuggendo la stessa ad una definizione definitiva. Naturalmente questo significa che tutti i governi sono tentati da variabili interpretazioni ed espressioni. Solo che alcuni si sentono più liberi di altri cavalcare questo concetto che in passato non ha portato a niente di nuovo. Ecco, ormai divisa in due, l’Italia si trova di fronte ad una grande sfida, tra vaccinati e no. Vaccinati appunto contro tentazioni, che pur considerando i tempi stretti, hanno portato alle modalità di varo della manovra finanziaria a cui abbiamo assistito.

    • Ben venga la riflessione, ma lasciamo perdere le perle di saggezza del signor Giuseppe Cirillo “classe 1989, cittadino italiano ed europeo residente a Torino, nella vita geometra di cantiere” che avrebbe l’ambizione di “fornire prospettive diverse sui fatti d’attualità”. La Rete, purtroppo, veicola le paturnie di chiunque si metta dietro una tastiera, ma nessuno è obbligato a leggerle. Anche all’asilo sanno che la democrazia “va vigilata”, altrimenti che democrazia sarebbe? Perché negli Stati democratici si andrebbe alle urne, sennò?

  • Però, per non sembrare troppo di parte😉, quello che non capisco, tra le varie critiche mosse dalle opposizioni alla manovra, c’è quella di chi accusa il Governo di essersela fatta scrivere dall’Europa. Mah, non dovrebbero esserne contenti? E in clima di “peste nera” non si potrebbe dire che forse l’aspetto peggiore del clima che si sta creando sia proprio questa Democrazia messa comunque in discussione? Ecco cosa manca ai dialoghi dell’ultima pubblicazione del Caffè filosofico. Perché secondo me alcuni temi, pur inscrivendoli nel tutto che ci accompagna, possono aspettare, altri no. In questo momento la Peste nera della modernità è proprio questo futurismo della velocità che di macchine sfreccianti e aerei roboanti se ne farebbe un baffo se non fosse che alcune epoche si somigliano. Se la politica avesse i tempi della tecnologia ormai più persuasiva della lentezza della riflessione, altro che Marinetti e le sue follie. Aldilà della situazione politica italiana, questa “modernità” che ha messo in discussione tutte le categorie, potrebbe farcene vedere delle belle. Speriamo che superamento Fornero e reddito di cittadinanza non finiscano per sembrare solo bazzecole.

  • Ti ringrazio, Ivano, per la segnalazione. Non conoscevo né l’autore, né il sito. In effetti, la discussione su questo punto è molto risalente e complessa. Personalmente, sull’argomento mi riconosco nella posizione di Kelsen, anche perché mi avevano fatto un mazzo così, in proposito, per dare certi esami. Le strumentalizzazioni di questa frase di Tocqueville, soprattutto a partire dagli anni Trenta, per comprensibili ma non sempre giustificabili ragioni, sono state in effetti ricorrenti e talvolta spudorate. Ma ciò non toglie che, ogni tanto, questa locuzione possa attagliarsi ai tentativi di qualche messia politico, qualche salvatore del popolo, qualche demiurgo redentore atteggiato ad Unto del Signore, che magari millanta la propria maggioranza elettorale relativa (molto relativa) come maggioranza universale assoluta.
    Non ho il libro del Caffè Filosofico sulla Peste Nera e quindi non ho ancora letto i testi che già avete commentato su questo blog. Da quel poco che ho compreso da voi (ma forse mi sbaglio), devo probabilmente considerarmi non solo un appestato ma anche un monatto e un untore, pur essendo tutt’altro che un comunista o un culattone (chiedo scusa, un gay). Ho molta stima e considerazione di tutti e cinque gli autori (quattro ho anche avuto modo di conoscerli personalmente e tre di apprezzarli per le loro pubblicazioni, molto interessanti). Quando avrò letto che cosa hanno scritto sul Morbo e su noi Ammorbati, potrò avere il piacere di interloquire anche con te sull’argomento.
    Il bello, comunque, è che a Crema si è sempre tra amici, almeno tra buoni conoscenti.
    Appestati o meno, non possiamo non dirci cremaschi.

    • Spero che non sia passato il messaggio che l’ultimo libro pubblicato dal Caffè Filosofico dia dell’appestato a “comunisti e culattoni”, sarebbe uno sminuire l’attività del Caffé stesso che ha curato il panphlet. Da parte sua Piero ha commentato solo un paio di capitoli e poi si è fermato, ma c’è molto altro. Né vorrei che qualcuno credesse che i cinque “compagni di penna” che si sono uniti in quest’avventura letteraria “non siano ammorbati al contrario di tutti gli altri ammalati invece di Peste Nera”, perché non è questa la linea di pensiero del libro, proprio no. Uscendo dai canoni della cultura unidimensionale si è solo cercato di mostrare l’altra faccia della luna, quella che senza satellite e telecamera normalmente non si vede, tutto qui.

    • Grazie, Rita. Tre precisazioni.
      La prima. Ho stima e considerazione del Caffè Filosofico. I miei rapporti positivi coi suoi responsabili succedutisi nel tempo, con persone che vi svolgono ruoli non secondari e con molti dei suoi frequentatori sono noti a chi opera a Crema in ambito culturale. Per cui, non sarà certamente da me che possono venire parole o fatti che misconoscano il valore della sua ultima pubblicazione. Mi sembra che il problema sia diverso.
      La seconda. Non comprendo la tua seconda virgolettatura. La prima si riferisce a una mia affermazione. La seconda proprio no. Se anche qualcuno avesse inteso il contenuto del libro nei termini da te indicati, la cosa non mi riguarderebbe. Non escludo che, letto il libro, possa interpretarlo in quel modo. Ma per ora non l’ho letto, non ho fatto affermazioni di carattere così generale e quindi non capisco questa virgolettatura.
      La terza. È evidente la funzione meramente incidentale e esemplificativa del mio accenno alle due categorie citate, basato sui commenti del blog, come esplicitamente puntualizzato. È ovvio che, se la Peste Nera della contemporaneità e l’Appestamento del nostro mondo fossero da voi eziologicamente ricondotti solo al colore di una bandiera ormai screditata o alla scelta di un orifizio invece che di un altro, vi vorremmo ancora tanto bene ma parleremmo d’altro. Immagino che la lettura del “pamphlet” sarà interessante anche perché offrirà argomenti più convincenti.

    • Dichiaro e sottoscrivo che la virgolettatura “non siano [i compagni di penna] ammorbati al contrario di tutti gli altri ammalati invece di Peste Nera”, è mia. Si trattava di un inciso grammaticamente scorretto. Chiedo scusa se ho lasciato intendere che fosse attribuito a te.

  • “La Rete, purtroppo, veicola le paturnie di chiunque si metta dietro una tastiera, ma nessuno è obbligato a leggerle.” Esattamente, essendo anche Cremascolta rete.

  • E come al solito dimostri di non aver letto l’articolo che forse non si può ridurre al mio commento. Lo sanno tutti che la Democrazia va vigilata? Non credo proprio, soprattutto non lo sanno i sostenitori di questo Governo.

    • Ma non diciamo sciocchezze, per favore, è anche Natale. Come qualsiasi governo anche questo può piacere o non piacere, le differenze sono il motivo per cui andiamo a votare, ma dire che nell’Italia di oggi manca la democrazia è una castroneria galattica che neppure merita di essere commentata.

    • Concordo, da noi la democrazia esiste davvero e, anche volendo ipotizzare oscure manovre internazionali, sarebbe eccessivo dire che la nostra democrazia è in reale pericolo. Non siamo in Turchia o in Russia.
      Altra cosa è osservare le dinamiche dei poteri statali nei loro rapporti istituzionali e, nel caso più recente, analizzare la vicenda parlamentare dell’ultima legge di bilancio. E rilevare quindi l’attuale politica governativa del fatto compiuto, dell’elusione del dibattito parlamentare, della “piombatura” con voto di fiducia. Per scorgervi un segnale di distorsione delle procedure e delle prassi politiche della nostra democrazia. Per vedervi una spia di allarme rispetto al nostro ordinamento costituzionale.
      Parlare di “mortificazione” della Costituzione, come fa il PD, è senz’altro eccessivo.
      Per cui, nessun reale attentato, per ora, alla nostra democrazia.
      Solo uno scricchiolio. Che dovrebbe portare a un attento monitoraggio futuro. Anche alla luce di certe tendenze a “tirare diritto” per il fatto di avere alle spalle il “popolo”. Non vanno levate geremiadi eccessive ma occorre vigilare sui comportamenti di chi ritiene che il consenso elettorale, magari molto relativo, possa prevalere sulla legge, mettendo in opera comportamenti da “princeps legibus solutus”, parlando direttamente a nome del “popolo” e lasciando intendere che “le peuple c’est moi”.

  • Non dire sciocchezze tu, e studia la Storia!

  • Psicologia delle masse, con paure indotte e più percepite che reali, e un’innegabile paura del futuro dovuta alla crisi economica che attaglia tutti. Ho sentito oggi da Augias un’interessante conversazione tra il giornalista e Scurati, autore di M. Anche lo scrittore, pungolato da Augias, esclude che siano comparsi sulla scena politica dei piccoli Mussolini, ma paragona, appunto, la psicologia delle masse contemporanee a quella degli italiani degli anni venti, che come ben sappiamo preluse alla marcia su Roma.

    • Libro interessante, Ivano, una storia ben raccontata, tra il Diciannove e il Ventiquattro, anche se Scurati calca un po’ la mano: in pratica, Mussolini tradisce quasi tutti i camerati della prima ora, la Sarfatti è l’eminenza grigia, D’Annunzio è una macchietta e gli Arditi sono tutti delinquenti. Esagero, lo ammetto, il libro merita e c’è molta verità. Una Milano ben ricostruita, rende bene l’idea. Leggendolo, quelli di oggi non fan più nessuna paura. Dilettanti. Dopo il libro, una fortuna per la vecchia bottiglieria di via Cerva (i bordelli in zona Cannobio non ci sono più, se no …). Ci andavo pateticamente quando da giovane lavoravo non lontano, all’inizio di via Chiossetto, ed era sempre vuota, nessuno sospettava niente. L’altra settimana era piena di gente a chiedere di Vecchi e Volpi.
      Se il libro è sopravvissuto ad Augias, mi fa piacere.

  • Interessante Pietro questo excursus nei toponimi milanesi, via Cerva che diventa via Arditi, che poi ritorna Cerva. Speriamo un giorno di non ritrovarci strade intitolate a cognomi che con Mussolini fanno anche rima. Non trovo invece assonanze con Di Maio.

  • A proposito delle “Cronache della peste nera”, ho letto oggi una stroncatura raffinata e nello stesso tempo feroce: una nuova dimostrazione che il pamphlet – che si proponeva di provocare una riflessione – sta facendo discutere (eccome!).

    • Nuovo Torrazzo o Provincia? Sii più preciso, Piero, così che gli autori possano rispondere in modo adeguato, e forse altrettanto raffinato. Non credo “feroce”, che è una modalità da stadio decisamente poco interessante.

    • Allora, Piero, stiamo aspettando notizie a proposito della stroncatura raffinata. Non si tira il sasso nello stagno per poi nascondere la manina. Non quella di Di Maio, s’intende.

  • Piero, dove si legge?

  • Dai Piero, ha ragione Rita, anch’io non sto più nella pelle.

    • Sinceramente io nella mia pelle ci sto ancora, e non mi lamento, semplicemente non vedo il senso di dire le cose a metà. O le cose non si dicono affatto, oppure si dicono fino in fondo. Non siamo mica qui a pettinare le bambole, direbbe il vecchio piacentino.

  • Il 22 dicembre appare sul sito del Caffè Filosofico, nella sezione “Eventi e Dibattiti”, un commento a questo Quaderno, alquanto lusinghiero, a firma di Piero.
    In data di oggi, 28 dicembre, nella stessa sezione, appare una serie di commenti (al momento sono dodici) a firma di un precedente Presidente di questa associazione, piuttosto articolati e approfonditi.
    Ma forse Piero non alludeva a questi commenti, essendo la sua segnalazione di ieri, che era il 27.

    • Non saprei, Piero è il solo che può rispondere. Anche perché i commenti di Luca Lunardi (scambiati a voce) erano noti da tempo agli autori, non credo che si riferisse a quelli.

  • Capisco, grazie Rita.
    In effetti le “stroncature feroci”, per usare l’aggettivo di Piero, sono un po’ diverse, almeno dal mio punto di vista.

  • Vedo che è stato scoperto l’autore.
    Non l’ho indicato perché il testo che ho letto era oggetto di una mail privata. Ora che il testo è stato pubblicato sul sito del Caffé filosofico è sotto gli occhi di tutti.
    E’ un testo impegnativo (oltre che una… bomba): consiglio di leggerlo con attenzione e con ponderazione.
    Una lettura utile a tutti: agli appestati e a quelli che ritengono di essere sfuggiti alla peste, ai liberi e ai prigionieri, a coloro che credono alle cospirazioni e a coloro che ritengono una fuga dalla realtà la stessa teoria del complotto…

    • Non so se gli autori vorranno “dialogare virtualmente” con l’autore dei post in questione, ma sarà difficile visto che nei mesi scorsi hanno già avuto più di un’occasione di farlo di persona. Trovo invece che sarebbe molto utile far uscire la discussione dal salotto del “Filosofico” per sentire cosa ne pensano “gli altri”. I giovani, principalmente, che nati in un mondo inquinato, o appestato, potrebbero non essere in grado di fare paralleli e paragoni. Molti di noi, prima di loro, hanno fatto la stessa cosa, per poi magari svegliarsi “da vecchi”, che non è mai una bella cosa perché manca il tempo di rimediare.

    • P.S. : Se invece si preferisce continuare a credere che il diavolo non esiste, la madonna non esiste, i complotti (parola insulsa) non esistono, la gender theory non esiste e probabilmente non esiste nemmeno la mamma, allora il problema non sussiste. La fede è fede, su questo non si discute. Qualsiasi mezzo è lecito se serve a lenire il dolore.

    • Per dire la “vera verità” , del libro (si, mi riferisco alla “Peste Nera”) ne ho letto circa la metà, poi, dopo una interruzione alla lettura per …. giustificati motivi, devo dire, non ho più avuto voglia di riprenderlo. E questo per miei limiti oggettivi di approccio alla materia ed alla forma; tutti sanno ormai che sono un “ingegneremeccanicoconlemanisporchedigrasso” e quella ….. “roba li”, non mi si confà!
      Incuriosito però dallo svilupparsi dei commenti sul blog, sono andato a constatare di persona, in “casa d’altri” (il sito del “filosofico”) https://www.caffefilosoficocrema.it/news/cronache-della-peste-nera-dialoghi-di-sopravvissuti-quaderno-no-17-del-caffe-filosofico/
      chi e come avesse “stroncato ferocemente” ( cfr Piero Carelli) il lavoro della “banda dei quattro +1”.
      Piacevole la sorpresa di ritrovare un vecchio “amico” degli esordi di CremAscolta: Luca Lunardi!
      Luca, con la sua mente sopraffina, non si accontenta di una prima considerazione critica complessiva sull’opera (sotto il titolo “COSPIRAZIONE”), ma a quella fa seguire una serie di “capitoli” (un bel ….”decalogo”) nei quali, da par suo, con i rimandi puntuali a documentare quanto argomenta, analizza i temi trattati nel “Quaderno 17” (urco, come ignorare la ….cabala?!?).
      Come non chiedersi di quante ore fosse composta la giornata del 28/12 di Luca Lunardi?!?
      Al solito, io, “ing……etc” (vi risparmio la definizione completa) nn sono all’altezza, ma, assai ben conscio di quanto viceversa sia all’altezza Luca, ho solo preso atto (condividendo peraltro quasi sempre) della attente puntuali considerazioni, analisi, chiose documentate da Lunardi, che (tutte quante) non potranno che essere oggetto di fermenti vivissimi all’interno del “Caffè filosofico” ( “Hag” assolutamente escluso nella fattispecie!).
      Su una piazza “generalista” come questa non potranno che arrivare solo gli echi della “prode tenzone” che verosimilmente si aprirà in quel “Caffè”, anche se, è “fattuale” che CremAscolta sia/stata (complice la presenza di RitaRame von Kupfer) attraversata da commenti, che emergono anche “di sorpresa”, quando meno te lo aspetti, appunto in modo “trasversale”, anche su insospettabili post.
      E’ Cremascolta, bellezza!

  • Tutto bene, anzi benissimo.
    Ancora buone notizie.
    La principale è che i contenuti della manovra economica, in partenza massimamente demenziali, sono divenuti alla fine moderatamente demenziali. Si può infatti archiviare questa pagina di carnevale politico con una conta dei danni economici tutto sommato accettabile e con la scemenza del reddito di fancazzismo abbondantemente circoscritta. Della stupidaggine di uscire dalla UE non si parla più e anche i rapporti ecclesiastici sono salvi, dopo l’andata a Canossa dell’altro ieri sulle attività samaritane. È chiaro a tutti come il governo con la lingua finga ancora di maramaldeggiare ma ormai batta i tacchi e si metta sull’attenti con i reali detentori del potere economico in Europa e confessionale in Italia. Le manovre economiche in Italia non si concludono senza il beneplacito della finanza internazionale e la benedizione delle parrocchie. Dopo i sanculottismi grillini, l’ordine leghista sta prendendo piede, con un capovolgimento secco nei sondaggi tra le due forze rispetto a nove mesi fa.
    L’altra buona notizia è che sta per chiudersi l’imbarazzante, sconveniente processo di approvazione della legge di bilancio, che tanto fa strillare i residui di opposizione parlamentare. Prima ci si dimentica di questa allarmante distorsione delle procedure e delle prassi democratiche, meglio è. L’utilizzo della “fiducia” sul filo del rasoio costituzionale non è una novità. Ma stavolta la strozzatura temporale ha reso tutto più clamoroso. Tra pochi giorni sarà acqua passata e, con il ritorno alle sonnambuliche burocrazie del parlamentarismo, si spegneranno le polemiche sui pericoli in cui versa la nostra democrazia. Il rischio era che si facessero troppi paragoni tra Salvini e Lui. I paragoni tra Lui e Luigi non verrebbero in mente a nessuno. Salvini rappresenta oggi, sia pure con certe imbarazzanti sceneggiate mediatiche, il principale contrasto agli zapatismi grillini. Dal punto di vista dei conservatori, è il bromuro della rivolta.
    Tutto bene, anzi benissimo.

    • L’ultima buona notizia, se posso aggiungere un commento, è che gli italiani hanno fatto anche stavolta l’unica scelta che potevano fare, non ce n’era un’altra, come testimonia il crescente consenso al governo Conte.
      Perché, signori e signori, l’alternativa sarebbe questa qui:
      https://www.youtube.com/watch?v=E9xu3fDq7pM

    • Da un lato, Rita, sono con te e mi sembra un dato oggettivo la mancanza di un’opposizione munita di sufficiente forza politica ed elettorale.
      Dall’altro lato, il fatto che si riprenda a cantare Bella Ciao, non solo in piazza ma anche nelle scuole al posto delle canzoncine natalizie, potrebbe meritare qualche attenzione.
      Si tratta di un forte elemento simbolico per molti anziani, che ancora votano. E chi la cantò a suo tempo potrebbe rappresentare, nel ricordo ben veicolato dalla storiografia d’area o dagli ultimi intellettuali organici, un ancoraggio emotivo importante per i giovani delusi da tutto e da tutti.
      Bella Ciao non la cantavano nè i Giellisti, nè le Fiamme Verdi, e molto poco quelli delle Matteotti. Tutte tradizioni politiche di fatto morte e sepolte. Al contrario di quell’altra tradizione ideologica del PCI-DS-PD: un soggetto identitario organizzativamente continuativo, che oggi soffre di rintontimento e sonnambulismo ma che si potrebbe risvegliare.
      Insomma, sono d’accordo con te ma è meglio non svegliare il partigiano che dorme. Quelli le rivoluzioni non le facevano con le festicciole sotto i balconcini ma con lo Sten.

    • Nutro seri dubbi sul “sonnambulismo che si potrebbe risvegliare”. Tu stesso osservi che certi simboli sono ancora validi per taluni anziani, non tutti, ma l’appeal che quei simboli esercitano sui giovani (che votano Lega e M5s) è praticamente inesistente. Potrei sbagliarmi, non avendo la sfera di cristallo, ma io credo che il fascismo alla “M” e il comunismo alla Berlinguer non torneranno mai più. Basta sentire cos’hanno da dire i gruppi politici che ne rivendicano una vaga discendenza: niente. Zero assoluto. A nulla servirà aggrapparsi ai feticci del passato, ci vogliono nuove proposte per essere credibili, non basta far volare gli stracci in Parlamento e sbraitare che il Def fa schifo, è un obbrobrio, i conti non tornano, i soldi non basteranno, è tutta una fregatura.
      Quindi? L’alternativa, sarebbe?

      Negli ultimi mesi qualcuno ha sentito un esponente di Pd-Forza Italia dire “per me questo non va bene, io invece per risolvere il problema farei così …..” Nessuno!!! Se pensano di riconquistare il cuore degli italiani andando in piazza a cantare “O bella ciao” (PD) o prendendo le parti degli imprenditori (Forza Italia) che in questi anni non hanno fatto altro che mungere lo Stato, dislocare all’estero e vendere i marchi storici al miglior offerente, hanno proprio sbagliato tutto. Spesso mi chiedo: chi li consiglia? Non hanno un coach?

  • Piero classificare come feroci i commenti di Lunardi mi sembra eccessivo. Diciamo che smonta alcune tesi degli autori, di altre invita alla cautela. La ferocia, e non mi riferisco certamente a passate discussioni di pochi anni fa intorno agli stessi temi, che anche riproposti sortirebbero le stesse vocazioni da entrambe le parti, senza ravvedimento o ripensamento alcuno, la ferocia appunto, ha altro linguaggio. Perché in una normale dialettica, tra persone civili, quello che distingue i contrasti, è il modo di esprimerli. Luca semplicemente dice di non essere sempre in accordo con gli autori, e il sito utilizzato credo sia la sede naturale, e potrebbe esprimere altri commenti. In verità non conosco il sito e non sto a misurarne il livello di partecipazione. Spostare poi la discussione (Rita) su Cremascolta mi sembrerebbe invece la solita solfa del già letto e del già “incazzato”. E credo che non avrebbero più molta ragione di attecchimento temi dibattuti lungamente in anni passati. A meno che i nuovi, rari ingressi, non abbiano la volontà di rinvigorire temi comunque eterni, ma da avvitamento, come sempre di fronte ai grandi temi. Da parte mia, se mi è concesso, leggendo il libro non vi ho trovato nulla di nuovo e conoscendo gli autori non sarebbe neanche necessario perderci del tempo. A meno che Cremascolta non abbia raccolto altri lettori volenterosi di contribuire alla diatriba, sempre quella, tra il solito bene e il solito male.

    • Pienamente d’accordo con Ivano su quanto scritto dal precedente Presidente del Caffè Filosofico.
      Un testo di una garbatezza formale e di un contenuto stilistico impeccabili.
      Nel merito, quando avrò letto il libro, mi farò anche un’idea di quanto certi rilievi possano essere stati espressi con maggiore o minore reattività dialettica.
      Comunque, Piero, guarda che picchiare duro è un’altra cosa.

    • Spostare la discussione su Cremascolta? Sarebbe un’idiozia. Chi l’ha mai detto? Parlando di far uscire la discussione dal salotto del “Filosofico” mi riferivo esplicitamente ad alcune proposte giunte dal pubblico presente in sala la sera della presentazione del libro (chi non c’era, ovvio, non può saperlo), là dove si diceva di coinvolgere i giovani nella discussione poiché i temi trattati riguardano il futuro, e cioé loro, non certo quelli come noi che hanno ormai un’idea precisa di com’è andata e di come andrà. Cremascolta non è la sede adatta a riflessioni che necessitano di uno spazio più ampio, mica stiamo parlando di fatti di cronaca.

    • Sì, Francesco, con molta attenzione.
      Che posso dirti?
      Forse il duro e il meno duro sono soggettivi.

      Da quanto mi pare di comprendere, anche dai richiami fatti a certi passaggi del libro (ad esempio quelli sulla “ragione”), Luca Lunardi mi è parso un gran signore.

      Ma prima, ovviamente, occorre leggere il libro. Se no si rischia di sbagliare l’alzo di mira, delle lodi o dei biasimi.

  • Spostare la discussione dove allora? Ma che via strada o piazza siano frequentabili. Un po’ di realismo per favore, anche se non vorrei trovassero adepti. Non si sa mai, di questi tempi, anche se per molti la peste potrebbe essere proprio la combriccola della Peste.

    • Adepti? Ma se dicono quello che pensa oltre la metà del mondo occidentale. Stiamo parlando di Crema, non allarghiamoci. Chissà quanti cremaschi potrebbero scrivere un libro simile anziché leggerlo. Io che in questa occasione mi sono occupata dell'”accoglienza” (autentica, non a pagamento) ne ho incrociato diversi.

  • Dai Pietro 16:48, come sei drammatico. Non succederà finché la regola sarà il voto di scambio. Non preoccuparti.

  • Le manifestazioni di piazza di questi giorni, organizzate dalle opposizioni ma soprattutto dal PD, stanno identificando in Salvini il principale responsabile di veri o presunti “attentati alla democrazia”, “derive autoritarie”, “violazioni costituzionali” e via dicendo.
    Personalmente, c’è una cosa che in questo scorcio di fine anno mi fa sentire molto vicino, emotivamente ed affettivamente, al povero Salvini.
    Se anche fosse quel dittatore potenziale che molti dicono, il povero Salvini rischia infatti, a breve, qualcosa di nefasto insieme a tutti noi.
    Povero Salvini!
    Tra un cambio di felpa tattico e l’altro, tra un ringraziamento a mani giunte tipo Suzie Wong e un bacio francese (o fiorentino) al rosario, adesso deve risolvere un grande problema mentre spalma la Nutella. Un problema non da poco.
    Mentre Trump gioisce, Salvini patisce. Infatti, è tornato in Italia Di Battista. Il Che Guevara grillino ha rimorchiato in moto Giggino e insieme, sgommando, hanno promesso battaglia al resto del mondo. Proprio adesso che stavamo gustandoci la metamorfosi dal governo del cambiamento istituzionale al governo del cambiamento dei pannolini al kindergarten ministeriale.
    Perché Trump gioisca, è evidente. Dal confine USA/Messico tutti stanno tornando indietro, nei vari paesi d’origine del Centro America. Il problema è risolto, Trump è contentissimo. Prima, quando Di Battista è arrivato là, sono scappati tutti per cercare rifugio sempre più a nord. Adesso che è ritornato in Italia, possono tornarsene a casa, tranquilli e sereni.
    Riuscirà Salvini, il messia del nostro popolo, il salvatore degli italiani, il demiurgo osannato dalle folle, riuscirà questa nuova Madonna barbuta e sovrappeso a ripetere il precedente miracolo davanti ai sessanta milioni di adoranti pastorelli italici? Dopo aver imbrigliato politicamente l’Abolitore della Povertà, riuscirà a mettere il morso anche a “Dibba”, l’Abolitore delle Sinapsi?
    Col fiato sospeso, flectamus genua. Oremus.

    • 29 dicembre 2018: giornata dello spasso nazionale. Mentre i vecchioni (di mente) del Pd intonavano l’intramontabile “O bella ciao” nella piazza di Montecitorio, all’interno del palazzo Brunetta & Co. si esibivano nel gilet azzurri-show (il “Muppets” del PDL lo avevamo già visto anni fa davanti al tribunale di Milano) ostentando la scritta “giù le mani dalle pensioni” (d’oro, s’intende, perché delle altre non glien’è mai fregato una mazza). Hanno ragione questi commedianti quando danno dei “dilettanti” ai giallo-verdi, ci vorranno anni e anni di studio e di pratica prima di toccare livelli di comicità come quelli raggiunti ieri dai vecchi marpioni della politica.

      E intanto dopodomani, per la prima volta dopo decenni di rapine a mano disarmata, non aumenteranno i pedaggi autostradali. L’inizio è buono, vedremo il seguito.

  • Terzo settore tassato, forse un ravvedimento, ospedali tassati, pensioni non indicizzate, spiccioli secondo Conte, d’altronde i soldi devono pur trovarli da qualche parte. Però i grandi viaggiatori che culo.

    • Come moltissimi italiani spero proprio che non ci sia alcun “ravvedimento” (Di Maio) per non perdere i consensi dei cattolici. I media negli ultimi giorni si stanno riempiendo la bocca con gli esempi del Gottolengo e dell’Humanitas di Milano, ma il terzo settore comprende in Italia la bellezza di oltre 200mila piccole aziende che operano ad aliquota Ires dimezzata (al 12% anziché al 24%) in bar, ristoranti, palestre, addirittura agenzie di viaggio e discoteche. Da morir dal ridere che “il caso” sia balzato alla cronaca qualche anno fa dopo uno scoop di “Report” seguito da alcuni articoli di Carlucci su “Repubblica” (lo stesso giornale che adesso promuove la crociata al contrario), in cui si evidenziava come moltissime attività imprenditoriali si mascherassero da associazioni “sociali” senza scopo di lucro per evitare di pagare le tasse. Siamo pur sempre in Italia. Negli ultimi anni Guardia di finanza e Agenzia delle Entrate hanno fatto parecchi controlli nel Terzo Settore, per capire effettivamente a quanto ammonta il “nero” prodotto, e i risultati sono stati sorprendenti. Mediamente ogni ente sottrae al fisco tra i 5 e i 10mila euro annui. Cifra che va moltiplicata per i 200mila (circa) enti non-profit presenti nel territorio italiano. Il “nero” prodotto dal privato sociale è stato stimato per difetto in 1-2 miliardi di euro, pari al 5-10% delle risorse mosse dall’economia sociale secondo il rapporto Cnel-Istat del 2008 (23 miliardi di euro). E speriamo che per non perdere i consensi dei cattolici anche questo governo non lasci cadere, come i suoi predecessori, l’esenzione Imu del colossale patrimonio immobiliare della Chiesa. Sarebbe una vera vergogna, come più volte ha sottolineato la Ue.

      I soldi devono trovarli da qualche parte? Qui, ci sono.

  • Rita, è appunto il metodo che é sbagliato. Si faccia pulizia nel no profit prima di penalizzare indiscriminatamente anche quelli che no profit lo sono davvero. Se poi è tutto voto di scambio allora è altra questione, e in questo Governo sono maestri. E sempre se i tuoi dati sono attendibili.

  • In tutti i casi molto dipende dall’interpretazione che si da del no profit. Un ristorante gestito da un’associazione che dà lavoro a ragazzi down è no profit o no? Ritengo quindi che dai tuoi dati si potrebbe scorporare parecchio e le tue cifre ridimensionate.

    • Vogliamo parlare di don Biancalani e la “Pizzeria dal Rifugiato”, o della linea di confetture, creme e succhi di frutta, la «Dulcis in mundo», di don Luca Favarin (cofanetti per Natale tra i 20 e i 30 euro), fatturato annuo oltre i 2mld? Il tutto, ovviamente, ad aliquota Ires dimezzata. L’elenco è lunghissimo e chiunque ha materiale sufficiente a disposizione per fare le ricerche del caso e trarre le sue conclusioni. Basta averne voglia e non partire prevenuti. Spero tanto che almeno questa volta la politica non faccia marcia indietro, altrimenti non ne usciamo più, poco ma sicuro. E a questo punto è gioco forza dare ragione alla Ue e accettare le sue multe.

  • …..e allora W l’I….TAGLIA!!!
    Tutto quello che va tagliato, ovviamente, come si farebbe in un Paese civile e non come siamo oramai assuefatti a fare nel “buffo stivale”!!!
    Che se poi si mettono i gilerini color azzurro-forzaitalia per …”fa i stupidot” in Parlamento , mi richiamano solo alla mente i tempi in cui alcuni “contestatori bene” andavano a fare i ………”picchetti agli skilift” (stupenda impagabile battuta del carissimo amico Mariet R, andatosene troppo, trpppo presto!).
    E cmq domani notte, almeno l’anno ….si cambia!

    • Questa battuta dei “contestatori bene che fanno i picchetti agli skilift” la gabello per mia e appena posso me la gioco spudoratamente.

  • Cordani, la battuta (roba di cinquantanni fà !) è ….”free”, e credo che al caro Mario R (dove sarà adesso ?!?), faccia solo piacere che altri la facciano propria! Usala bene, però, mi raccomando!

  • Francesco, scusami, chi è Mario R?
    Per favore, potresti dire qualcosa di più sul contesto di questa frase degli skilift?
    Mi sembra di capirne il senso ma non comprendo le circostanze in cui può essere stata espressa e l’ambientazione politica di riferimento.
    Grazie.
    Intanto, auguri di buon anno.

    • I …”piloti” della “contestazione” cremasca, al tempo, non erano propriamente dei “proletari”, e la battuta di Mario , quando viceversa i picchetti fuori dalle fabbriche li facevano i “proletari” per davvero, ….. “graffiava” quel contesto. Mario R era un mio carissimo amico.
      E ricambio gli auguri, Pietro.

    • Molto vero.
      Piloti, pilotini e pilotesse.
      Con poche eccezioni di ceto.
      Comunque, a pilotare nel naufragio.
      Infatti, da noi il cinquantesimo ha visto solo isolati, stonati amarcord.
      Ti ringrazio per la spiegazione.

      A proposito di skilift, ma dallo sciistico Chalet Valbona, non doveva giungerci oggi l’enciclica soterica dei due Dioscuri in ritiro a Moena?

  • Tutti gli uomini di Salvini.
    Innanzitutto, gli uomini di Salvini sono tanti. Poi, sembrano fatti apposta per aiutarlo a rappresentare lo show migliore. Infine, riescono a intervenire in suo favore nel momento giusto, quando il canovaccio stenta e manca tensione scenica.

    Cominciamo con Orlando e de Magistris. Perfetti, meglio di così non potevano fare. Adesso a Salvini sono accesi ceri anche nelle ultime case ancora sprovviste di altarini con la sua effigie.

    Proseguiamo coi cattolici che non hanno capito l’ultimo messaggio papale sulla necessità di “commisurazione”. Insomma, padre Zanotelli e tutti i padri, fratelli e via dicendo i quali, ogni volta che appaiono, inducono innumerevoli fedeli ad aggiungere al Credo un “Credo in Salvini, uno, santo, cattolico e apostolico”.

    Inutile citare gli ultimi vagabondi del mare, appartenenti alle ultime ONLUS che raccolgono sulle loro ultime navi i clandestini sotto casa per fare le ultime spole tra Malta e la Sicilia. Il debito di riconoscenza di Salvini verso questi suoi benefattori è entrato nella storia.

    E poi, gli stessi Di Maio e “Dibba”. Salvini comincia l’anno approvando il discorso presidenziale, vantando i suoi successi contro i clandestini, informando sulle modifiche alla legge sulla legittima difesa e sui provvedimenti per l’autonomia regionale. Di Maio invece lancia l’ennesima rancorosa sanculottata contro gli stipendi dei parlamentari, minaccia gogne e ghigliottine, promette forche e capestri. Intanto, il compare si dondola come se avesse una certa impellenza e sogghigna degli auguri che paiono la presa di tabacco di Mastro Titta ai condannati. Insomma, i soliti seminatori di zizzania e di veleno. Inutile dire quanto Salvini ne esca come Grande Ordinatore rispetto ai Piccoli Forcaioli.

    Gli italiani perdonano i ladri, gli assassini, i corrotti ma non i noiosi. I Piccoli Forcaioli stanno recitando da troppo tempo le stesse filastrocche, le stesse menate, senza alcun costrutto. Gli italiani cominciano ad annoiarsi. Agli italiani piace la trovata, il guizzo, il colpo di scena. Sono figli della commedia dell’arte e del melodramma. Salvini è un Fregoli che sa cambiare repertorio, abito di scena, allestimenti scenografici. Loro no. E non c’è niente di più noioso di un rivoluzionario senza la rivoluzione.

    • Caro Pietro, premesso che ….questo passa il convento, con una “sinistra” che si è persa nel dedicare le energie dei suoi “migliori” a farsi le scarpe l’un l’altro e una destra che dalla sbronza del “già cavaliere” nn è stata più in grado di riprendere lucidità, ciò premesso ( e nn è premessa da poco!) nn dimenticherei che quelli dell'”ossimoro politico” (anche grazie ad un Premier materializzatosi da …..nn si sa dove, mettiamola così!) stanno attuando un “contratto” (sottoscritto non si sa se più per temerarietà o incoscienza), contratto che fino ad ora sono riusciti a reggere in vita, sia pure con rattoppi ed aggiustamenti, come del resto in democrazia (nn dimentichiamolo) si fa sempre nel passare dalle enunciazioni alle prassi.
      Il “plurifelpato” è un gran furbacchione, con intorno alcuni furbacchioni di “lungo corso” che lo sanno monitorare e pilotare al meglio ( e lui, furbacchione per davvero, all’occorrenza sa mettere da parte il suo ego e seguire i suoi “consigliori”!) ed il “progetto”, sospetto non sia solo da “buffo stivale”, ma proiettato addirittura sull’EU!
      Nessun dorma, ovviamente per ….quel che si può!

    • Sì, Francesco, il “contratto” regge ed è probabile che regga fino alle elezioni europee. Sul periodo successivo si possono fare solo pronostici molto arrischiati. Anche perché la credibilità dei sondaggi politici è nota.
      Trovo divertente il tentativo fatto da Di Maio e Salvini, anche recentemente, di far credere agli italiani che Conte, Tria e Moavero contino qualcosa. È evidente l’intento di dissimulare l’effettiva gestione verticistica operata dai due Diarchi, così da simulare una gestione più collegiale e meno personalistica del potere esecutivo. Anche Cesare e Pompeo e successivamente Ottaviano e Antonio elargivano condiscendenti momenti di visibilità ai consoli e senatori dei loro rispettivi entourage.
      Sul povero Tria, basta fare rinvio a Crozza.
      Sul povero Conte, ostano alla sua qualificazione di premier, leader o anche solo factotum alcuni elementi dirimenti. Ad esempio, il fatto che ogni tanto dica una cosa e subito dopo Salvini o Di Maio o entrambi lo smentiscano. Come quando alla UE prendeva posizioni poi sconfessate al suo ritorno. L’ultimo esempio è quello del “rimpasto”. Oltretutto, essendo in teoria a capo del governo, dovrebbe trattarsi di materia molto sua e molto nota. Niente da fare, ulteriore figuraccia. Un altro aspetto è quello di dover quasi sempre comparire con di fianco Casalino. Sul cui effetto, come diceva quella vecchia pubblicità, basta la parola. Ed ecco Conte presentarsi in giro con di fianco quell’altro, che esibisce la sua espressione compiaciuta e stolta, e anche quando si siede quell’altro gli si siede vicino, insomma ce l’ha sempre attaccato. Una presenza contaminante, incompatibile con qualsiasi pretesa di serietà e credibilità istituzionale. E poi, si lamentavano di Berlusconi con le sue Minetti e varie altre sgarambone. Almeno era un bel vedere. Povero Conte.

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