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GIORGIO CARDILE

Sono incazzato nero

Sono incazzato nero.

Sono incazzato perché vado allo stadio con gli amici di sempre per seguire la mia squadra con sole, pioggia, nebbia o temperature sotto zero,  e ci vado anche il 26 Dicembre, mentre un manipolo di frustrati e delinquenti viene soltanto per riempirsi di botte e creare problemi.

Sono incazzato perché vado allo stadio per supportare i miei colori, il nero e l’azzurro e non per sentire gli indecenti ululati razzisti.

Sono incazzato perché gli stessi che hanno fatto gli ululati a Koulibaly sono stati  i primi ad esultare davanti all’assist  di Keita e al  salvataggio sulla riga di Asamoah e sono sicuro che erano i primi ad esultare anche ai goal di Eto’o: questi sono peggio dei razzisti.

Sono incazzato perché amo Milano e amo Napoli e ogni volta devo subirmi cori beceri delle rispettive tifoserie tipo“Napoli colera””Vesuvio , lavali con il fuoco”o “ Milano in fiamme.

Sono incazzato perché ci chiamiamo Internazionale, perché siamo da sempre fratelli del mondo ma qualcuno fatica a comprenderlo.

Sono incazzato perché oggi si dovrebbe parlare solo del goal di Lautaro Martinez e invece, per l’ennesima volta, bisogna parlare di sangue, morte e razzismo.

Sono incazzato perché ogni volta che vado a San Siro vengo perquisito, mi passano al metaldetector e mi fanno persino buttare il tappo della bottiglietta d’acqua ma poi puntualmente mi esplodono le bombe carta a 20 metri dalla testa e allora è sempre la solita storia: forti con i deboli e deboli con i forti.

Sono incazzato perché lo stadio è pieno di telecamere di sicurezza e basterebbe poco per individuare i subumani che ieri ululavano.

Sono incazzato perché in questo Paese  se non scappa il morto, nessuno fa  niente e anche quando scappa il morto quel poco che si fa non serve a niente.

Perchè sapete cosa fa lo Stato?  All’inizio“ Si costerna, s’indigna, s’impegna”, ma tempo qualche settimana, come al solito, “getterà la spugna con gran dignità”.

E questo mi fa incazzare più di ogni cosa.

 

 

GIORGIO CARDILE

28 Dic 2018 in Attualità

12 commenti

Commenti

  • Amico mio Giorgio, io ho gettato la spugna da mò, perchè i valori dello sport non passano più per gli stadi, massime in quelli della Serie A!

    • Caro Franco, probabilmente hai ragione. “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.

  • E va ancora bene Giorgio. Se qualche calciatore fosse anche ebreo, dal colore non si riconoscerebbe, sentiremmo anche di peggio. Del resto perché stupirsi? Tanti anni di propaganda razzista, anche su questo blog, deve pur sortire degli effetti. E i mandanti sono facilmente individuabili. Perché se le discriminazioni sono sempre esistite, a maggior ragione lo sono ora, di ritorno feroce, legittimate dal bisogno del capro espiatorio a tutti i costi. Quello a cui assistiamo da decenni non è sport, è politica, la peggiore.

  • Non frequento lo stadio ma sono anch’io incazzato nero quando giro per il mio paese e lo vedo invaso da gentaglia di cui non si capisce come diavolo faccia a guadagnarsi da vivere. Se qualcuno pensa che la mia esternazione sia “razzista”, si rivolga all’assistenza sociale e agli uffici del Comune per sapere cosa ne pensano. Allo stadio ci si passano due ore alla settimana, nel proprio paese ci si vive sempre. Gli “ululati razzisti” sono sicuramente “indecenti” ma le bande di delinquenti che spadroneggiano nelle nostre città mi fanno molta più paura. Giorgio Cardile, l’80% degli italiani la pensa come me, se ne faccia una ragione, Lei e il suo partito.

    • Bruno Cordani, se fossimo al liceo la mia professoressa d’Italiano le direbbe che è fuori tema e forse sarebbe fin troppo gentile.
      Mi aiuti, però, a capire il nesso logico tra il mio post e il suo commento perché mi sfugge.

    • Giorgio Cardile, il nesso è molto semplice, se le sfugge non è colpa mia. Una delle maniere tipiche di veicolare idee distorte è quella del “cherry picking”, selezionare cioè solo le notizie che portano acqua al proprio mulino ignorando le altre. È quello che fa abitualmente il suo partito di riferimento. Non le viene il dubbio che certi “ululati razzisti” siano una reazione (criticabilissima) ad una invasione che ha pesantemente cambiato il modo di vivere della gente? Ha mai parlato con qualche persona anziana che, piangendo, le racconta come la vita nel suo condominio da serena e tranquilla si sia trasformata in un inferno? Non ha notato che il suo partito di riferimento ha subìto una pesante sconfitta elettorale nelle periferie povere delle città mentre risulta ancora vincente nei centri benestanti e ricchi? In questo senso trovo il suo intervento sostanzialmente distorsivo e scorretto.

    • Bruno Cordani, Lei si ostina a parlare di partiti di riferimento, attribuendo appartenenze quasi fossero squadre per cui fare il tifo. Quando ragiono sui temi non faccio il tifoso, ma esprimo le mie idee in base ai valori in cui credo.

      Con il suo commento ho compreso che Lei ignora totalmente il problema razzismo negli stadi e finisce per fare confusione. Gli ululati popolano gli stadi da più di 30 anni, ancora prima della cosiddetta invasione di cui lei parla. Quindi no, non sono una reazione a niente, ma sono il sintomo di una totale ignoranza.

      Alla sua domanda le rispondo che sì, ho parlato con anziani e giovani, a Crema come in altre parti d’Italia e sono stato in alcune delle periferie di cui lei parla. Le posso assicurare che l’insofferenza delle persone che affrontano quotidianamente le difficoltà della convivenza con persone di nazionalità diversa dalla propria non c’entra assolutamente nulla con il razzismo negli stadi.

      E sono proprio questi incontri che mi hanno permesso di comprendere che il problema non è l’immigrazione, ma è la gestione e l’integrazione.

  • Cordani emulo di Salvini, 60 milioni di italiani con lui e 80% degli italiani col soresinese. Che numeri ragazzi. Giorgio, a quale partito sei iscritto?

    • L’unica tessera che possiedo nel portafoglio è l’abbonamento dell’Inter. Non sono iscritto a partiti.

  • Giorgio Cardile, ha scritto un pezzo sulla drammatica, sconfortante situazione di chi ama lo sport del calcio, è appassionato alla sua squadra “del cuore”, per la quale è anche sportivamente tifoso, che vorrebbe poter andare alla Stadio ad assitere, appassionatamente partecipe ad una vicenda sportiva in atto, ed invece si ritrova a dover affrontare tutt’altro!
    Questo quello che io ho “portato a casa” leggendo l’appassionato post di Giorgio Cardile.
    Sinceramente non so se Giorgio abbia un “partito di riferimento” e, specie nel contesto in parola, nn mi interessa assolutamente saperlo, semplicemente perchè … non c’entra nulla!
    Nel blog abbiamo “n” occasioni di confrontarci rispetto a temi politico/partitici, se vogliamo farlo; mettere di mezzo i Partiti in questa fattispecie, sinceramente mi pare una forzatura (quasi) inspiegabile!

  • “Abbiate il coraggio di restare soli”
    La lettera del sindaco, letta FC ieri in piazza a Riace.

    È inutile dirvi che avrei voluto essere presente in mezzo a voi non solo per i saluti formali ma per qualcosa di più, per parlare senza necessità e obblighi di dover scrivere, per avvertire quella sensazione di spontaneità, per sentire l’emozione che le parole producono dall’anima, infine per ringraziarvi uno a uno, a tutti, per un abbraccio collettivo forte, con tutto l’affetto di cui gli esseri umani sono capaci.
    A voi tutti che siete un popolo in viaggio verso un sogno di umanità, verso un immaginario luogo di giustizia, mettendo da parte ognuno i propri impegni quotidiani e sfidare anche l’inclemenza del tempo. Vi dico grazie.
    Il cielo attraversato da tante nuvole scure, gli stessi colori, la stessa onda nera che attraversa i cieli d’Europa, che non fanno più intravedere gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di crudeltà di nuove barbarie fasciste.
    Qui, in quell’orizzonte, i popoli ci sono. E con le loro sofferenze, lotte e conquiste. Tra le piccole grandi cose del quotidiano, i fatti si intersecano con gli avvenimenti politici, i cruciali problemi di sempre alle rinnovate minacce di espulsione, agli attentati, alla morte e alla repressione.
    Oggi, in questo luogo di frontiera, in questo piccolo paese del Sud italiano, terra di sofferenza, speranza e resistenza, vivremo un giorno che sarà destinato a passare alla storia.
    La storia siamo noi. Con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere.
    Verrà un giorno in cui ci sarà più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie. Dove non ci saranno più persone che viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio.
    Sulla mia situazione personale e sulle mie vicende giudiziarie non ho tanto da aggiungere rispetto a ciò che è stato ampiamente raccontato. Non ho rancori né rivendicazioni contro nessuno.
    Vorrei però a dire a tutto il mondo che non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose, che hanno dato un senso alla mia vita. Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarietà.
    Vi porterò per tanto tempo nel cuore. Non dobbiamo tirarci indietro, se siamo uniti e restiamo umani, potremo accarezzare il sogno dell’utopia sociale.
    Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali.
    Di poter essere disubbidienti ogni qual volta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza.
    Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie.
    Di essere così ostinati da continuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne.
    Di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci.
    Ci dobbiamo augurare di mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere.

    Mimmo Lucano.

  • Grazie, Viviana.
    Un messaggio che, al di là delle posizioni politiche personali, dovrebbe colpire tutti perché tutti siamo “uomini”.

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