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RITA REMAGNINO

Semi

Mai come di questi tempi le voci fuori dal coro disturbano, irritano, stizziscono, aizzano, esasperano i toni. La spiegazione sta scritta nel primo capitolo di qualsiasi manuale di psicologia spicciola: si tratta di una reazione difensiva originata dall’angoscia di fronte alla possibilità di NON vivere nel magico mondo da Mulino Bianco che viene raccontato unita all’irritazione di scoprire che, proprio adesso che si credeva di sapere tutto, in realtà non s’è capito niente. Con l’aggravante che qualcuno si sta prendendo la briga di sollevare il velo della narrazione dominante, ponendosi dunque come più arguto e/o smaliziato, e quel qualcuno non siamo noi.

Ormai le scene isteriche di massa sono all’ordine del giorno e vengono scatenate dai motivi più disparati: economici, politici, sociali, etici, religiosi, tutto va bene pur che ci sia da combattere, insultare, offendere. E’ tipico delle fasi storiche terminali, e noi ci troviamo nel bel mezzo di una di queste. Ogniqualvolta si prova ad insinuare un dubbio sulla grigia superficie del politicamente corretto scatta una reazione spropositata, destinata per lo più a smorzarsi nell’assurdo, ottenendo così l’effetto opposto. E’ stato il caso, nei giorni scorsi, della maggioranza che non essendosi mai stracciata le vesti per famiglia tradizionale, divorzio, aborto, matrimoni gay e utero in affitto, s’è sentita in dovere d’indignarsi per la campagna di criminalizzazione del Forum di Verona che, dopotutto, era un convegno dove persone esprimevano idee (niente di più vacuo) e dove qualcuno (tipico di ogni regime) s’era preso persino il disturbo di stilare la lista di proscrizione degli alberghi che ospitavano i congressisti per poi boicottarli. Isterie si sono viste attorno all’orrendo feto in silicone offerto come gadget ai partecipanti, di pessimo gusto esattamente come i portachiavi a forma di c**** che girano nei gay pride. C’è a chi piace …. a ognuno il suo portafortuna.

 

Di solito l’ostilità verso la verità dell’altro è strettamente collegata a quella verso la persona che apre alla possibilità di un’alternativa: bisogna che costui sia un disinformato, un ignorante, o un “bugiardo” (così si è espresso il patetico Juncker a proposito dei ministri italiani che non accettano i suoi diktat), altrimenti vorrebbe dire che i disinformati ignoranti siamo noi, e questo è un rospo troppo difficile per chiunque da deglutire. Ci si appella allora al numero, si chiede sostegno alle statistiche e ai sondaggi. Il debole ha sempre bisogno di sentirsi in compagnia, rinfrancato da tizio e caio che la pensano come lui, la massa è la sua forza. Mica vuole fare la fine di quel pazzo di don Chisciotte della Mancia, il quale non contava i nemici, né si curava di avere le spalle coperte da qualcun altro, ma si gettava nella lotta ogniqualvolta gli sembrava che il suo nobile cuore glielo ordinasse.

 

Sotto la cappa asfissiante del totalitarismo ideologico cresce tuttavia l’insofferenza. Le voci fuori dal coro cominciano ad essere loro stesse un coro. E se prima si chiedevano a che pro, a chi/cosa servisse raccogliere insulti e aggressioni, non sempre verbali, allo scopo di tessere in pubblico un ragionamento finito, adesso quelle voci si dicono fiduciose. Come saggi agricoltori che gettano sul terreno mille semi ben sapendo che ne nasceranno solo una o due piantine, forse tre, sempre più in tanti stanno “seminando”. Vale la pena di tentare, di prodigarsi, a dispetto di tutto? Il segreto sta nel non essere troppo impazienti, come recita la parabola del fico sterile (Luca, 13-6-9), l’albero che quest’anno non darà frutti, se opportunamente accudito, potrà farlo l’anno successivo, o quello dopo ancora. Un buon agricoltore non deve avere fretta di porre la scure al tronco. Ci vuole tempo; quindi, ci vuole molta, molta pazienza. Una enorme pazienza. Chi ne è sprovvisto è destinato a morire di rabbia. Ne vale la pena?

RITA REMAGNINO

04 Apr 2019 in Attualità

30 commenti

Commenti

  • Grazie dello spunto, Rita, era necessario!
    Quanto a me, lo rileggo con calma e poi ne parliamo.
    Cordialmente e anche ….pasqualmente!
    ft

    • Non credo di essere malata di ottimismo, però io ci credo nel futuro, che non è necessariamente né dei giovani né dei vecchi, ma solo di chi ha ancora voglia di metterci la faccia.

  • Molto bello!
    Penso sempre che nel gran caos di tendenze vi sia un filo conduttore: lo storico ideologico personale, o chiamiamola coerenza interna. Mi sono sbagliato su alcune convinzioni che mi portavo dietro alla gioventù, ma li considero peccati veniali. Quei temi per i quali trovo un’affinità ideologica connaturata e viscerale non possono non essere me stesso, altrimenti cosa ci starei a fare a questo mondo se non per pensare? Ed ecco che d’incanto le bufere si tramutano in brezze. Tadotto: non abbiate paura di pensare e di esprimervi, non necessariamente con la massa, ancor meno contro.

    • Già, lo “storico ideologico” …. potevano quelli cresciuti con l'”immaginazione al potere” non trovarsi un giorno a dover difendere la libertà di espressione di chiunque abbia un’idea, comunque la si pensi? L’isterismo non fa per noi, lasciamoli sbraitare, preferiamo seminare. Nella terra e nelle menti.

  • E, come diceva Papa Giovanni Paolo Secondo,
    “Damose da fa”.

    • Anche questo blog, nel suo piccolo, è la dimostrazione che lo stiamo facendo.
      Bisogna trovare un modo per aumentare il numero degli zappatori.

  • …..ottima, dotta citazione Graziano, come dire? ….pepele pepele !!! (cfr italy UNESCO) [CDQ ©2019]

  • Le voci fuori dal coro.
    Già, ma quali sono? Fuori da quale mainstream?

    • D’accordo che il coro ormai emette solo note stonate e più nessuno lo ascolta, ma non mi sembra che possano esserci dubbi circa la sua identificazione. Il coro è quello che critica spietatamente un governo che è stato eletto democraticamente dal popolo, che sia quello italiano o quello americano. Il coro è quello che dà sempre torto al popolo, perché il popolo, per la prima volta, è stato cattivo, non ha ascoltato cioè le sue litanie. Il coro è quello che s’indigna contro i “medievali” (beata ignoranza!) che non ascoltano i suoi consigli, le sue esortazioni, neppure le sue velate minacce, sibilate a denti stretti. Il coro è quello che terrorizza gli italiani profetizzando sciagure inenarrabili, distruzione dei risparmi, infelicità delle famiglie, ulteriore indebitamento per tutti, nascituri compresi. Il coro è quello che ancora dispone del monopolio pressoché assoluto dell’informazione, scende in campagna elettorale tutti i giorni, con ogni servizio, con ogni articolo, con ogni intervista, con ogni talk-show. Il coro è quello che quotidianamente traccia quadri commoventi dei campioni dell’accoglienza, sante persone a cui tutti dovrebbero ispirarsi. Il coro è quello che difende a spada tratta gli pseudo-intellettuali della pseudo-sinistra, abituati a sentenziare su tutto e su tutti, e scende in campo in loro difesa, assolvendoli senza bisogno di prove, scagliandosi con parole di fuoco contro i loro “ignobili persecutori”. Il coro è quello che difende a priori la (in)Giustizia italiana, al di là di ogni ragionevole dubbio, perché bisogna far passare l’idea che i giudici e i magistrati sono sempre buoni e giusti. Il coro è quello che chiama “umanitari” scafisti e ONG, non sia mai che qualcuno si permetta di fare insinuazioni sul Piano Kalergi, che come la teoria gender non esiste. Il coro è quello che non si vergogna di dare della razzista all’italiana incinta senza casa e senza lavoro che non vuole i rom mantenuti dallo Stato nel suo quartiere. Il coro è quello che non ha dubbi da che parte stare nella guerra della finanza contro i popoli, perché mica lo paga il popolo. Il coro rappresenta un 25% scarso di elettori che, se domani si andasse alle urne, voterebbero per il Pd e per Forza Italia. Predica Berto che predichi al deserto, avrebbe detto mia nonna se lo avesse conosciuto.

  • Ieri sera ho assistito ad una oscena puntata di “otto e mezzo” , condotta dalla Gruber, ospiti Paolo Mieli, Marianna Aprile e Vittorio Sgarbi, imperniata sulla tumultuosa “vita di coppia” dei due “vice premier” Salvini e DiMaio, corredata dalle fotografie dei baci “alla francese” fra il Giggino e la nuova fidanzata, “open air”, alla domenica pomeriggio nel prato di Villa Borghese e della minigonna vertiginosa della nuova fidanzata del Matteo, 20anni di meno, figlia di Verdini e …..via discorrendo. Il tutto impreziosito dalle lezioni di “morale” del Vittorio, critico d’arte, sui doveri “sacerdotali” di chi assume una carica pubblica (sic!); roba da non credere!
    L’angosciosa domanda che la Milly proponeva ai tre, verteva su quanto avrebbero potuto influire elettoralmente questi rapporti esibiti tra i due “semileader” maschietti e le rispettive “nuove” giovani compagne, non senza dotte, documentate (Vittorio Sgarbi aveva partecipato a tutti i “bunga/bunga” arcoriani !) comparazioni con i fescennini berlusconiani d’antan.
    Mi sentivo come Totò, che prendeva schiaffoni giustificando “….voglio proprio vedere dove vuole arrivare! “.
    Cerco quindi di provare a ….”riequilibrare” con la poesia di Franco Arminio che riporto qui sott; sarà dura, ma ci provo!

    “Parlano.
    E scrivono anche.
    Ai più passa inosservato
    il loro italiano pericolante.
    Hanno una sola ambizione:
    essere mediocri, stare in mezzo
    all’ovile del mondo,
    trovare una giacca in cui infilare
    la carne morta,
    l’anima scialba.
    Ma tu, ma noi
    che tentiamo l’inferno e il paradiso,
    ora abbiamo visto
    abbiamo deciso:
    ce ne andremo via
    ogni volta che li vedremo,
    li sapremo riconoscere ovunque,
    metteremo silenzio al posto delle parole,
    metteremo foglie al posto delle facce,
    e perderemo peso per filare via leggeri:
    sarà una bella commozione
    anche morire.”

    • La Gruber e i suoi amici radical sono ormai alla canna del gas e non riescono più a trattenere la bile che sprizza come fuochi artificiali da tutte le parti. Ah, ah, ah, ah!!! Una volta, se non altro, facevano finta. Sarà per via dell’età? Loro, comunque, di SEMI non ne spargono sicuramente, tutt’al più seminano pettegolezzi che li rendono ancora più inutili, se possibile.

      Si mettano d’accordo una buona volta con la loro coscienza: difendono l’aborto e il divorzio, tentano di spiegare perché pagare l’utero di una morta di fame per avere un figlio è cosa buona e giusta, osannano matrimoni e adozioni gay che sono sempre pieni d’amore, s’indignano per le rivendicazioni dei borgatari ignoranti e zotici, e poi stanno lì a preoccuparsi delle tumultuose “vite di coppia” di Salvini e DiMaio richiamandoli al ruolo istituzionale?

      Ma dove vivono i perbenisti ipocriti, su Marte? Perché non sparlano mai dei loro idoli europei, i maghi della finanza creativa? Juncker è mbriàco dalla mattina alla sera, Merkel ha un marito-fratello sul quale si preferisce sorvolare, Macron ha sposato sua madre che ai tempi ha rischiato un’accusa di pedofilia e si teneva in casa Benalla, lasciando perdere vizi e vizietti di tutti gli altri perché altrimenti stiamo qui fino a domani. A un politico si chiede di fare politica, non penso che nessun cittadino sano di mente pensi di prendere esempio dalla “sua vita esemplare”. Faccia il mestiere per il quale viene pagato e si porti in camera da letto chi diavolo vuole, personalmente il voyeurismo non l’ho mai capito.

  • Interessante. Scorrendo la biografia di Arminio, io credo che probabilmente non avrebbe partecipato alla puntata, ma sono certo che sarebbe stato dalla parte della conduttrice e dei suoi ospiti. Non dico di frequentare una spiaggia in estate con giacca e cravatta come faceva Aldo Moro, ma io credo che un ruolo istituzionale suggerisca regole che i nostri due impetuosi giovani, eta’, temperamento, tempi moderni, proprio non conoscono. Poi è ovvio che presso i giovani da social qualche voto lo guadagnano. Quello che invece non riesco a capire, caro Francesco: tu in spiaggia ci vai con gli slip o con il vestito grigio. E scusa l’impertinenza, ma proprio fatico a capire come la pensi. E perché.

    • Che poi, per coerenza, anche considerando il tema del post, la domanda è: semi o vento?Perchè è un dilemma o discrimine mica da ridere. La domanda è naturalmente rivolta a Francesco. Il pensiero dell’autrice è chiarissimo e la risposta proverbiale sarebbe: tempesta.

    • Ivano, mi dici : “….proprio fatico a capire come la pensi. E perché”.
      Come la penso, diciamo….. in generale? “Perchè” la penso, diciamo….in generale?
      Vuoi dire a quale ideologia/partito politico/orgnizzazione sociale faccio riferimento quando esprimo le mie ideee/considerazioni?
      Francamente (ops!) non saprei proprio risponderti.
      I “timbri” mi hanno sempre dato un pò di ….orticaria.
      Sta di fatto che, almeno nella fattispecie, il mio commento non è bastato (almeno a te) perchè la comunicazione arrivasse forte e chiara “di per se”, senza l’avvallo di alcun “credo” (timbrato), di alcuna ideologia (timbrata), di alcun partito (timbrato).
      Prendo atto e cercherò di ….far meglio, soprattutto, di farmi capire di più (sempre “senza timbro”, però neh!).

  • Da sempre l’astuzia del demonio è adoperarsi per farci credere che il male non esista. Per questo è sua consuetudine nascondere corna, zoccoli equini e coda a dardo, nell’ideologia e nei suoi miti. Al riguardo, pensando di fare cosa volutamente sgradita all’anticristo, ma gradita alla tenace e romita combriccola del blog, allego un contributo in onore della ragione e dello spirito (che in fondo sono quasi la stessa cosa). Con l’augurio di una serena e lieta Pasqua di resurrezione.
    https://www.facebook.com/197268327060719/posts/2128356233951909/?sfnsn=xmmo

    • Premesso che ogniqualvolta Bergoglio apre la bocca non facciamo altro che rimpiangere Ratzinger, va benissimo parlare di “mitologia della politica” purche’ si parli nel contempo di “mitologia delle religioni”, visto e considerato che le religioni sono scaturite come atto politico dalle parole di santi e profeti. Siamo tutti grandi abbastanza per sapere che Cristo, Buddha e Maometto hanno detto un decimo di quello che successivamente e’ stato loro attribuito.

      Cio’ detto, la vita dell’uomo e’ un campo minato seminato di decisioni, e quando si arriva al bivio non si puo’ stare li’ fermi per sempre ma bisogna decidere da che parte andare. Contraccambio gli auguri di buona pasqua, anche se mi sembra un po’ prestino.

  • Ti può interessare, Valeriano, per quello che vale, il mio modesto punto di vista? Infinitamente meglio leggere le pagine intelligenti ed equilibrate di papa Ratzinger che quelle del fazioso, saccente e fanatico Antonio Socci!

    • Caro Piero,
      conosco da tempo il pensiero dell’ultimo papa, il mite e illuminato (ragionevole) Benedetto XVI. Ignoro invece il pensiero di Antonio Socci, nei confronti del quale i tuoi giudizi (fazioso, saccente e fanatico) mi sembrano tutt’altro che modesti.

    • Gentile sig.ra Rita,
      nel concordare pienamente con le sue considerazioni (l’uso generico del termine “ideologia” non conteneva intenzionalità omissive nei confronti di quella religiosa), le partecipo che tra i post ragionevoli che di tanto in tanto mi capita di sbirciare, i suoi sono tra i pochi che – tenendomi sveglio – leggo gradevolmente dall’inizio alla fine. Continui a scrivere. Con stima, Valeriano.

    • Grazie Valeriano, anche lei continui a scrivere.
      Nonché a consigliarci letture.

  • All’inizio di un pezzo teatrale di Giorgio Gaber…
    “L’uomo, capisce tutto, tranne, ciò che è, perfettamente semplice…”
    E finiva con…
    “Ho capito, ho capito che non c’è niente da capire, ma non è ancora capire.”

    • ….tanto per” farmi capire” : io sto decisamente con Graziano Calzi e l’immenso Giorgio Gaber che ha citato!
      Tutte le volte che si rende complicato qualche cosa, è perchè si vuole by/passare qualche cosa di “perfettamente semplice”, che costringerebbe, arrivati li “al bivio”, a prendere un decisione: o di qui o di la!
      So bene che per il singolo (uomo) ciò sia perseguibile ( e tuttavia assai poco attuato) mentre per chi abbia responsabilità decisionali plurime e aggravate, l’affare si complichi terribilmente!
      C’est la vie …..

  • “Il censimento dei radical chic” di Giacomo Papi. Feltrinelli. Francesco e altri, direte: ma si sa che Feltrinelli è una casa editrice connotatissima. Questo libro, anche divertente, mi è stato consigliato dal mio amico criticone, già citato altre volte.

    • ….è si, mi sono guardato un pò in giro e pare che “il censimento” sia davvero una buona lettura.
      Grazie della segnalazione Ivano (sotto sotto sono curioso di vedere se sono ….già censito!)

  • Non preoccuparti Francesco. Chi ha simpatie grilline non è nella lista.😁😁😁

  • Sono andata a vedere le info sul libro consigliato e ho chiuso la pagina web dopo le prime tre righe. Delirante. In compenso ho scoperto (come sempre) che siamo in tanti a pensarla come me : https://www.linkiesta.it/it/article/2019/02/16/sinistra-italia-intellettuali/41118/

    Non vedo comunque la necessità di istituire un registro per i radical chic, che sono assolutamente distinguibili. Parliamo di quelli che guardano adoranti la quindicenne Greta che si porta dietro milioni di studenti come il pifferaio magico di Hamelin mentre gli europei hanno buone probabilità di morire prima di fame che a causa del clima, uccisi dalle politiche suicide della BCE. Sono quelli che guai col Pd, il solo partito italiano che abbia ancora a cuore la civiltà, il progresso, l’umanitarismo, la tolleranza e l’ambiente. Meno male che ci sono loro; senza di loro, cosa sarebbe di noi? Peraltro, essi sono ben consci del nobile e insostituibile ruolo che stanno svolgendo, tant’è vero che parlano di se stessi come “dell’Italia migliore”. E perché sono i migliori? Perché hanno capito che l’importazione di africani, i matrimoni e le adozioni gay, l’eutanasia, le politiche economiche dettate da Bruxelles, sono quanto di meglio si possa desiderare. Anche l’istituzione più antica del mondo, la famiglia, grazie a costoro è diventata “di destra”, mentre a sinistra ci sono i nuovi nuclei “arcobaleno”, coi bambini che arrivano via utero a pagamento direttamente da oltreoceano, come i pacchi di Amazon. Per i programmi economici, poi, non c’è problema: basta lasciar fare a Juncker, Moscovici e Lagarde, gli italiani sono troppo pasticcioni e mafiosi (lo dice anche Bergoglio), sanno solo far salire il nostro debito pubblico, mentre quegli altri sono i maghi della finanza creativa. Nel frattempo, bisogna stare molto attenti a come si parla: se un autista di scuolabus senegalese cerca di bruciare vivi cinquanta bambini italiani, è meglio tagliare corto e non parlarne più; ma se un maestro dice qualcosa di sconveniente a un alunno africano, allora partono i servizi e le trasmissioni di approfondimento che “fanno riflettere” sul crescente fascismo-nazismo-razzismo che appesta l’Italia come il vaiolo e ci farà morire tutti. Invece di perdersi nel vittimismo, i radical dovrebbero sforzarsi di capire (se la tirano anche da intellettuali!) che le loro parole e azioni li squalificano, non i commenti degli altri, che anzi li guardano con affetto. Come si fa a infierire ……

  • Polloni, Socci fino a qualche anno fa alcune comparsate in televisione le faceva, poi è sparito. Il che è tutto dire, con tutta la merda che il media veicola. Non è più stato invitato neanche lì, o almeno a me non è più capitato divederlo. E’ alla pari di quella pazza che al congresso di Verona girava con una statua della Madonna sotto la giacca, corredata di coroncina. E sorvolo sulle sue dichiarazioni. Come le dichiarazioni di quell’altro pazzo, sadico, che illustrava le modalità di somministrazione e di verifica degli esiti della pillola del giorno dopo. Piero è stato fin troppo indulgente.

  • Poloni, scusi. E dal mio punto di vista, apprezzando quanto scrive Rita, credo la qualifichi al pari di Socci, che io non definisco. Sa, non vorrei beccarmi una denuncia E scusi l’irriverenza, ma proprio non ho potuto farne a meno.

    • Gentile sig.r Maccalli,
      pensando di dare un contributo all’uso della ragione in luogo dell’uso dell’ideologia, il soggetto del mio post era l’attualità del discorso (omelia) sull’irrazionalità della mitologia politica, che l’allora cardinale Joseph Ratzinger fece il 26 novembre 1981 ai deputati cattolici teutonici nella chiesa di San Winfried a Bon. Sull’attualità dell’irrazionalità della mitologia religiosa, suggerisco la lettura dell’interessante discorso su Fede, ragione e università, che Benedetto XVI fece in Germania all’Università di Regensburg il 12 settembre 2006.
      Per le scuse e l’irriverenza del fantasioso sillogismo non si preoccupi, da tempo ho abbandonato il “lato oscuro della forza” a favore della misericordia e della ragione. La perdono, e non ho dubbi che farà lo stesso anche la gentile sig.ra Rita.
      Molto cordialmente, Valeriano.

  • Gentille sig.r Poloni, la ringrazio innanzitutto per tanta munificenza e, sgombrato il campo dalle follie di Socci, potrei anche cercare le letture da Lei consigliate, anche se immagino che mi annoierebbero terribilmente. Anzi, all’omelia dell’81 in verità ho già dato un’ occhiata. Cercherò anche l’altra, per onestà intellettuale, e per avere argomentazioni scevre dai pregiudizi che in genere mi allontanano dall’odore di Chiesa.
    Anche se in verità sarei più interessato a discorsi più recenti, come quello di ieri credo, rilanciato da tanti siti, che attribuisce al sessantotto, o all’inizio, tutti i mali della contemporaneità. Dove mi pare che Ratzinger attribuisca al troppo garantismo addirittura la piaga della pedofilia di questi ultimi decenni. O perlomeno l’omertà che l’ha accompagnata. Che evidentemente per il signor Ratzinger significa che fino a quel decennio nella società e nella Chiesa vigeva la regola della trasparenza.
    In tutti i casi, per l’onestà di cui prima mi documenterò con più applicazione.
    Molto cordialmente, Ivano Macalli, con una c.

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