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IVANO MACALLI

Stelle cadenti

 

Italia Turchia, Salvini Di Maio e Erdogan. Alla caduta di uno la caduta di due. Se ne ricordino i nostri ragazzi, un po’ di popolarità non paga per sempre. Prima o dopo gli elettori chiedono il conto. Non nell’eterno presente che attaglia per brama di potere e basta, ma il lungo termine. E lasciando stare i complotti, con le due misure bandiera che non porteranno a nessuna ripresa economica se non l’implemento elettorale, per uno e non per l’altro oltretutto, che tanti commentatori e agenzie internazionali bocciano sonoramente, se ne ricordino i due ragazzi, la laicità vince sempre, e ce lo insegna la Storia che il credo incondizionato in icone evangeliche per un po’ può illudere o ingannare, ma prima o dopo si dovrà rendere il conto. La fiducia pecorona che tanto ricorda un passato ventennio non può più funzionare, con l’Italia in recessione con potere d’acquisto fermo al 2000, certo non colpevole il governo gialloverde, tra recessione e sfaldamento europeo, con convegni medioevali con quel Gandolfini già cadavere anche solo a vedersi, incartapecorito come una mummia che rilancia valori, oltretutto mai negati da nessuno, in cui la società civile crede sempre meno, o ne riconosce i limiti, basta vedere la contromanifestazione, e qui si dovrebbe lanciare un post apposito su questa moltitudine di persone con le idee chiare, altro che ragazzi che sfilano solo per bigiare scuola, quando comunque non è vero neppure questo. Dagli anni sessanta in poi, tanto per tirare il fiato, e prima di essere accusato di minestrone o simili, si sa che la società civile è sempre più avanti della politica, con diritti civili riconosciuti decenni dopo, ma comunque riconosciuti, e riprendo il filo del discorso, le manifestazioni, i cortei hanno dato i loro frutti, d’accordo o meno, checchè ne dica qualcuno. Se ne rendano conto i nostri governanti che nessuno è eterno, che le stelle di oggi come niente potrebbero essere le stalle di domani. Se ne ricordino i nostri governanti che in un modo interconnesso nessuno è avulso da critiche, e magari da consigli. Se in molti non vedono spiragli , e non sto facendo propaganda elettorale, forse una pausa di riflessione non guasterebbe. Salvini si tolga le felpe istituzionali di cui si si è appropriato, ne metta di più neutre, non è necessario tornare al blu istituzionale, ma dia segno di pause di relatività, di compromesso, magari scegliendo meglio gli interlocutori, che non sono più quelli del contratto, che mi viene la pelle d’oca solo a nominarlo, stilato, ormai è evidente, sulla pelle di tutti, e che solo in ipotesi potrebbe portare risultati espansivi . Cari signori, la Politica non si fa con i se o con i ma, ma con la moderazione che non è quella che “ho un’idea” e questa è buona per forza. Un po’ di lungimiranza per favore, e si ricordino che il cammino di chiunque è fatto della storia passata, ma anche di quella futura. Non esiste solo un presente fatto di piccole soddisfazioni personali. Se alla loro mamma è facile far credere di essere bravi è molto più difficile dimostrarlo a tutti gli altri, che ora scendono in piazza, e che a lungo termine dimostreranno che qualsiasi impedimento al cammino, magari ricalcando modelli passati o medio orientali o balcanici presenti, ha solo voluto preannunciare il disastro. Perché se è anche vero che, ritornando all’incipit, il turco mantiene ancora il 51% dei consensi, si ricordi che rimane pur sempre un rimanente, fetta considerevole, contrario alla sua politica. Vale anche per noi dove un 33% di consensi non può scontrarsi col rimanente 67 e tutti gli osservatori internazionali che stanno dimostrando con argomenti non propagandistici che forse siamo messi maluccio e la politica economica va cambiata. Non hanno tutti i torti. E la politica autoritaria la si lasci al turco.

IVANO MACALLI

04 Apr 2019 in Senza categoria

18 commenti

Commenti

  • O al sultano del Brunei, o all’Arabia saudita, o ai preti, credo polacchi, che bruciano Harry Potter o a quelli della castrazione chimica.

  • “Dagli anni sessanta in poi, tanto per tirare il fiato, e prima di essere accusato di minestrone o simili, si sa che la società civile è sempre più avanti della politica, con diritti civili riconosciuti decenni dopo”. Non sono un gran politologo, ma questa bella sserzione ha un difetto: “Dagli anni sessanta”. Ma non è stato da sempre così? Addirittura secondo un parallelo etologico nelle società tribali di scimmie.

    • Adriano, mettiamola cosi: che quello che siamo abbia radici lontanissime è un pò scontato. Io invece, nel minestrone ho circoscritto il campo, partendo proprio da quegli anni che si stanno mettendo in discussione, con quel ritorno al medioevo prossimo venturo di cui molti parlano. Ho messo in parallelo, diciamo, la crisi economica peggiore dal boom economico ad oggi con quei diritti civili rivendicati da decenni e conquistati che si stanno ormai rimettendo in discussione. Poi che sia un passo in avanti o indietro sta ad ognuno valutare in base ai propri valori. Ho parlato degli anni sessanta, ma forse un po’ hai ragione. Avrei dovuto partire dal primo dopoguerra, senza dimenticare la crisi economica precedente, per arrivare a quella attuale che non è dato sapere a cosa preluda. Di fatto è così: le derive autoritarie hanno sempre radici economiche e per quanto riguarda i diritti civili è fuori discussione che i ritorni al passato siano sempre stati contestuali ai momenti grami della Storia. Ed è quello che sta avvenendo, con una recessione non più tecnica che sta attraversando il mondo occidentale. E, guarda caso, in atto è proprio un tentativo di ritorno al passato palesemente dichiarato. E non è strano che tante analisi ormai scomodino con pro o contro proprio quegli anni esplosi proprio col sessantotto. Abbiamo più o meno la stessa età, se non gli stessi ricordi e formazione, anche se una memoria collettiva, scevra da pregiudizi, credo debba essere analisi lucida e incontestabile. E patrimonio di tutti. Se poi si vogliono passare in rassegna tutte le altre rivendicazioni- mettiamo dall’Illuminismo in poi?- e conquiste della storia dell’umanità, allora è altro discorso.

  • Un post, Ivano, stimolante, ricco di motivi di riflessione.
    Personalmente, sono meno pessimista di tanti commentatori politici: i due ormai protagonisti assoluti della politica italiana (la Rai, a parte qualche timida eccezione, è tutta un palcoscenico per loro) faranno il pieno di voti alle prossime elezioni europee e le loro tensioni interne altro non sono che carte che ciascuno gioca per acquisire o per riconquistare consenso.
    Dopo le europee, si farà probabilmente il punto della situazione che avrà come conseguenza un rimpasto di governo (conteranno sempre di meno i tecnici e conterà sempre di più la “politica”).

    Che i due attori/duellanti stiano lavorando per il “presente” e non pensano minimamente al domani o al dopodomani, è vero, ma la gente vede i risultati e vede che dopo anni di finanziarie restrittive, dopo le misure choc del governo dei tecnici, finalmente si comincia a pensare a chi soffre o, comunque, a chi è stufo di pagare gli errori degli altri.
    La manovra “espansiva” risponde a questa esigenza e di sicuro le due riforme-bandiera lasceranno il segno (in particolare il reddito di cittadinanza che rimarrà come una pietra miliare nella storia dell’welfare italiano.

  • Piero, certamente le due misure bandiera lasceranno il segno, ma sarà negativo. Se poi a te pare che finalmente questo governo stia aiutando chi soffre di più lo
    si potrà dire solo a lungo termine. Si dice che sia meglio un uovo oggi piuttosto che una gallina domani, ma io non ne sono così convinto. E il presente di cui si parlava, senza un progetto, se non l’assistenzialismo esasperato, non può fermarsi ad una categoria che non lascia intravedere all’orizzonte nessuna prospettiva. E non è un piccolo ragionamento filosofico dire che si deve costruire, non fermarsi in una eterna campagna elettorale. Che poi tutto ormai sia in vista delle prossime europee, questo non è che una preoccupazione in più. Uno statista deve saper guardare avanti, che non è ramazzare voti oggi, ma utilizzarli al meglio domani. Ai posteri…

  • Tutte le stelle, Ivano, prima o poi si spengono, ma tutto dipende dai tempi: se tra quattro miliardi e mezzo di anni come il nostro Sole o tra due mesi dopo le elezioni europee.
    Io credo che i due competitor dello stesso governo terranno il Potere almeno per altri quattro anni, anche perché i numeri in parlamento sono quelli e Di Maio, nelle condizioni di debolezza attuale, farà di tutto, ingoiando anche altri rospi, pur di non andare a elezioni anticipate.

    Un’osservazione a proposito del Congresso mondiale della famiglia che tu citi.
    Due, secondo me, i messaggi positivi (io cerco di guardare sempre… l’altra faccia della medaglia):
    – l’aver sottolineato con forza il problema “demografico”;
    – l’aver lanciato un pressante invito (naturalmente i relatori e gli organizzatori italiani) a “realizzare” in toto la 194, vale a dire anche la prima parte che per ora è rimasta pressoché lettera morta (non dimentichiamo che la legge sull’aborto è… contro l’aborto!).

  • È no Piero. Quelli di Verona la 194 la vorrebbero cancellare, come hanno cancellato, grazie a questo governo, genitore uno è genitore due. In tutti i casi abbiamo migliaia di bambini negli orfanatrofi che nessuno vuole, vuoi i doverosi accertamenti, vuoi la mentalità che vuole che solo una famiglia tradizionale sia in grado di occuparsene, quando vediamo tutti quali casini siano in grado di combinare i genitori naturali. Ma questi sono vecchi temi di cui si è già fin troppo
    dibattuto. Di fatto si sta assistendo ad una retromarcia nei diritti civili che fa riflettere, all’insegna di un’ipocrisia che non riconosce che se io di famiglie ne ho due o tre forse anche per me non è un gran valore. Anche se il mio post poneva soprattutto l’accento sulla situazione economica. Il resto è tutto una conseguenza.

  • Eh no. Scusate. Lo dico per il coro, senza dubbio, non per chi ha altri strumenti e argomenti di espressione.

  • Piero, ti ricordi di Renzi vero? E’ bastata la mossa sbagliata del referendum per farlo cadere. Ora, tra minimizzazioni, drammatizzazioni e plausi sperticati, in un momento che non fatico molto a definire estremo, passati i tempi di quarantenne immobilismo democristiano, seconda repubblica, sempre peggio, ci troviamo di fronte a scenari così mutevoli che qualsiasi previsione risulterebbe azzardata. Che i tempi siano difficili anche l’osservatore più sprovveduto io credo che capisca che qualcosa non quadra. Mettiamo anche le paure su cui alcuni soffiano sul fuoco, mettiamo la facile presa di gruppetti estremi, mettiamo anche che i richiedenti del reddito di cittadinanza siano in numero inferiore quello previsto, e mi pare che valga anche per quota cento, riconosciuto che oltre a questo il governo non stia facendo nulla per il paese, se non lavorare per il potere fine a se steso, mettiamo pure che qualche credulone creda ancora che è stata abolita la povertà e che il 2019 sarà un anno bellissimo, mettiamo gli scenari internazionali con ingerenze putiniane per manovrare le elezioni nostrane, mettiamo gli industriali che bocciano perentoriamente le ultime misure intimando di retrocedere, del resto la ricchezza la producono loro, mettiamoci anche i santanchismi (neologismo non mio) quelli sì isterici, mettiamo una sinistra con le mosse carbonare di Renzi (Repubblica di oggi) che non trova pace se non in nuovi loghi non in grado di raggruppare alcunchè, mettiamo la svolta slovacca in allontanamento da Visegrad, mettiamo quei quattro gatti contenti delle misure perché qualche soldino lo portano a casa, mettiamo i neo pensionandi che però per avere l’anticipo sul Tfr dovranno pagare interessi alle banche, pur minimi, come se quei soldi non fossero del lavoratore, mettiamoci quelli che pestano il pane, che negano la Storia, mettiamo il loro reclutamento in partiti governativi, mettiamoci insieme le periferie abbandonate dalle sinistre, e quindi facile prede delle destre estreme, perché se non si ha un papà se lo inventano, mettiamoci questo infantilismo rancoroso da ricerca di capro espiatorio, mettiamo le frustrazioni di giovani senza nessun futuro, eccetera eccetera… Quindi in questa carrellata impressionista come raccapezzarsi? Prima che l’industria da domestica si converta in bellica a quali sentimenti affidarsi? All’ottimismo, alle Cassandre o al lassimo di molti che tanto va bene tutto perchè tanto i politici son tutti uguali? Tramontata l’età della ragione siamo nell’epoca dei sentimenti del pubblico della Corrida o della DeFilippi? Li hai mai visti? Perché la domanda sorge spontanea: ma per chi voteranno quelli lì? Ci sono sempre stati in verità. Solo che un tempo votavano Dc, Pc, e dopo i socialisti, e dopo Berlusconi, e dopo Renzi. Insomma, momenti così io non li ho mai visti.
    Ps. : appello a Pietro Martini.

  • Una parola, Ivano, ancora a proposito del congresso di Verona.
    Come sai (e come ripeto), io cerco di cogliere il positivo di tutte le posizioni e il positivo l’ho sintetizzato nel problema demografico e nell’attuazione completa della 194.
    Non sono entrato nel merito delle altre idee.
    Il mio modesto parere è che da ambedue le parti si tenda a sbandierare “il contro” gli altri, anche falsando la verità e che non si guardi ciò che è comune.
    La tendenza poi è quella di semplificare le posizioni (al Congresso era presenti, tra gli invitati, anche dei gay, ad esempio).

  • Anche sulle tensioni interne alla maggioranza io evito di enfatizzarle (se leggiamo i giornali di tendenza politica vediamo posizioni che le drammatizzano).
    Per ora i numeri parlamentari sono quelli fino alle prossime elezioni politiche. Ora le ragioni che spingeranno Di Maio a evitare le elezioni anticipate sono chiare, ma non vedo perché lo stesso Salvini debba volerle: per governare con chi? con Berlusconi? Sarebbe una retromarcia rispetto al “cambiamento” di cui lui è uno dei due protagonisti.

    • Piero, che nessuno dei due intenda gettare la spugna è chiarissimo. E nessuno dei due ha voti tali da fare il gradasso, soprattutto uno. Che però la spugna non la gettino sulle spalle dei cittadini è altro discorso. Come del resto avviene sempre. In democrazia o dittatura è sempre il popolo che ci rimette, prima o dopo, ma esistono momenti della Storia in cui i cittadini hanno pagato di più, fosse per incapacità dei Governi o smania di potere, o beghe interne alle varie maggioranze o aspettative tradite il cui svelamento avviene quando è tardi. Se poi ci mettiamo le situazioni economiche, che sono sempre quelle che creano casino, allora la frittata è fatta. E io, nei giornaloni, magari vedo anche un po’ di enfasi, ma sempre argomentata. Del resto quali fonti avremmo per documentarci? Piero, teniamocela buona quest’ enfasi , prima che dopo la televisione di Stato ormai governativa, diventi tale anche la stampa, come già avviene ad esempio in tanti paesi dell’est europeo. Perché non ci vuole niente: un gruppo finanziario filogovernativo, magari straniero, compra una testata e l’enfasi è finita. Per lasciare spazio a quella opposta.

  • Condivido, Ivano, le tue preoccupazioni: un pensiero unico sarebbe la morte della democrazia.
    In Italia non vedo tale pericolo, ma credo di non sbagliare nel dire che la maggioranza degli italiani adulti veda il tg1 e il tg2 oltre ai canali di Mediaset.
    Ma l’occupazione della Rai da parte dei partiti al governo fa parte della storia italiana, fin dalla prima repubblica: una BBC in Italia è ancora un’utopia.

  • …..ma, Ivano, a me pare che i “giornaloni” ce la raccontino “soave” così come fa comodo ai gruppi editoriali di riferimento, i quali, a loro volta fanno gli interessi di chi “paga”.
    Personalmente nella “carta stampata” trovo riferimento credibile nel “il Fatto Quortidiano” di Travaglio/Feltri/Padellaro/Gomez che si sostiene con i propri mezzi (edicola et similia), mantenendo quindi la sua indipendenza, e sul web seguo “Open” di Mentana che pure stimo assai.
    Però oramai l’influenza che esercitano i “social” e la TV è talmente preponderante che il nostro sistema “democratico” è totalmente nelle loro mani.
    Poco e quasi inifluente lo spazio per quelli che usano la testa per ….pensare!
    Ergo: ognuno per se, secondo la propria etica e morale e, per il resto …..salviamo il salvabile!

  • Personnalmente cerco di limtre l’informazione ai fatti sorvolando sulle informazioni. Nemmeno mio padre è riuscito nella mia givane età a farmi leggere i giornali, che comunque sono tendenziosi, per il fato stesso che ognuno non si scrive il proprio giornale. Riandando sempre alle sane società tribali il primo bollettino (cantore) era dedicato agli eventi della notte (anche riservati, perché non era considerata buona cosa la privacy) senza giudizi e pregiudizi.

    • Ci manca qualche vocale, ma sempre un progresso rispetto a quando ce ne metto troppe.

  • Ciò che conta, a mio avviso (o meglio è il metodo che io seguo), è saper far la tara a tutti i giornali, sia di quelli scopertamente schierati (di destra e di sinistra: non c’è bisogno che li citi) sia di quelli che sono aperti a più punti di vista (mi riferisco ad alcuni giornaloni), ma che comunque dei “pre-giudizi pro o contro il governo” ce l’hanno.
    Serve cioè quello che si chiama spirito critico (che, credo, sia una dote rara).

    • Piero, io credo che alcune riflessioni o argomentazioni siano più credibili di altre e lo spirito critico sia un argomento filosofico più che contingente. Perché credo che il dare e ricevere permei la politica mai come ora, superando le categorie del giusto o meno che hanno guidato gli ideali, se mai ci sono stati. L’uomo è nato buono o cattivo? Secondo me è questa la domanda fondamentale. Di fatto le regole della convivenza civile sono state un compromesso necessario per il cammino dell’umanità, pur interrotte da terribili incidenti di percorso che hanno comunque lasciato il passo, almeno per brevi periodi, a quello che oggi viene detto “buonsenso” . Almeno questo titolavano alcuni giornali di oggi. Sarà vera gloria?

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