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GIORGIO CARDILE

Non mi avete fatto niente

A Cinisi 100 passi separavano la casa di Peppino da quella di Badalamenti.
A Limbadi meno di 100 passi separano la casa dei Vinci da quella dei Mancuso, potente ‘ndrina che controlla la zona.

C’è Matteo Vinci, 42 anni, c’è mamma Rosaria, c’è papà Francesco.
Ci sono poi loro, le bestie, i Mancuso.

I Mancuso sono una delle più potenti famiglie mafiose al mondo, i Vinci sono una semplice famiglia di lavoratori, come potrebbe essere la nostra.

C’è un terreno che possiedono i Vinci ma ai Mancuso quel terreno serve.

Così iniziano le minacce, le intimidazioni, le aggressioni, la violenza ma i Vinci non si piegano e allora, un anno fa, il 9 Aprile del 2018,  un’autobomba messa dai Mancuso esplode: uccide Matteo e ferisce papà Francesco.

Matteo è come Peppino, Mamma Rosaria è come Felicia, e la mafia potrà cambiare nome, ma resta la solita montagna di merda.

Mamma Rosaria è distrutta dal dolore, in pochi nel paese vanno a trovarla, le esprimono solidarietà ma lei insieme all’avvocato Giuseppe De Pace prosegue la sua lotta.

I Mancuso continuano a minacciarla ma lei non molla e non mollerà. Non le avete fatto niente.

E noi di fronte a tutto questo?

Non siamo stanchi della mafia, non ci siamo stancati vedendo questi criminali decidere sulla vita e sulla morte delle persone, inquinare le nostre terre, minacciare giornalisti e commercianti, drogare la nostra economia, distruggere famiglie?

Non ci siamo stancati di questo  sistema di potere mafioso che si regge sulla complicità di una parte della classe politica e imprenditoriale di questo paese?

Non ci siamo stancati di lasciare alle mafie il controllo delle zone più difficili e complicate del  Paese?

Non ci siamo stancati di lasciare proliferare e speculare le mafie vicino a casa nostra, nel ricco e fiorente nord?

Evidentemente no, perchè se dopo 41 anni un’altra mamma deve piangere suo figlio, se dopo Felicia Impastato, c’è Mamma Rosaria, il nostro Paese non si è stancato abbastanza.

E sapete perchè?

A noi, direttamente, i mafiosi non hanno fatto niente e finché una cosa non ci tocca direttamente, finché il dolore non è il nostro, facciamo finta che non ci sia, che non esista.

Ma non possiamo continuare a ragionare così, non possiamo.

 

GIORGIO CARDILE

10 Apr 2019 in Attualità

8 commenti

Commenti

  • “Non ci siamo stancati di lasciare proliferare e speculare le mafie vicino a casa nostra, nel ricco e fiorente nord?”
    Se dico che il problema, la merda, ce l’abbiamo sotto il naso mi diranno che sono paranoico, ma la “loro” abilità è proprio nella scelta dei dodoranti, perché la percezione, anche dove la putredine maggiormante impera, è bassa, e questo me lo hanno detto brave persone che sono “emigrate” al nord, non quelli che si può pensare che non parlino per paura.
    Ora, sapere come va a finire, ci deve spingere a guardarci intorno qui, a partire dalle scelte politiche, senza essere suggestionabili, ma se si parla di possibili collusioni… prudenza e andare a fondo.
    Bravo Giorgio, le mie lodi sul post di questa settimana non sono state eccessive.

    • Al Nord però le mafie non sono parte del tessuto sociale ma circoscritte alle piazze dove si fa affari e girano i soldi, ovvero nei cantieri e negli appalti. Chi di noi conosce dei mafiosi? Nessuno, credo. Mentre al Sud li hanno per vicini di casa, datori di lavoro, parenti e conoscenti. C’è una bella differenza. Se i pentastellati si sveglieranno un giorno dal sonno della Bella Addormentata e si riuscirà a eliminare finalmente il maledetto codice degli appalti (che voleva controllare le infiltrazioni mafiose e ha sortito l’effetto opposto), forse molte “famiglie” si vedranno togliere il pane di bocca.

      Così parlò stamattina il Ministro dell’Interno: “La lotta a camorra, ‘ndrangheta e mafia è la nostra ragione di vita. Il 25 aprile non sarò a sfilare qua o là, fazzoletti rossi, fazzoletti verdi, neri, gialli e bianchi. Vado a Corleone a sostenere le forze dell’ordine nel cuore della Sicilia”. Mah, … io gli auguro lunga vita, è così giovane, … ma certo rischia parecchio.

    • ….herr president, please, rileggi prima di pigiare invio, los polpastrellos estan invadientes, requerda lo che te dico, por favor! Agora sistiemo la porcherias, ma ……

  • L’indifferenza, Giorgio, è colpevole.
    Non mi riferisco solo alla mafia (anche di casa nostra): sono tanti i problemi che non ci toccano da vicino e li lasciamo incancrenire.

    Diceva Jean Paul Sartre che ogni nostra azione, ogni nostra scelta (anche l’indifferenza è una scelta) impegna l’intera umanità. Il suo discorso è chiaro: noi siamo responsabili non solo verso noi stessi, ma anche verso tous les hommes.

    • No Piero, i problemi che non ci toccano sono quelli indotti, o eterodiretti. Sono problemi “non nostri” che, difatti, in noi non suscitano alcun sentimento. Poiché grazie a dio non siamo tutti uguali bensì tutti diversi, è evidente che per ognuno di noi “il problema” riguarda determinate cose e non altre. Quello che per te è un problema per me non lo è, e viceversa.

      Non ci sono “problemi universali”, e se anche ci fossero essi non riguarderebbero l’uomo che è un ingrediente tra miliardi di altri. Non diamoci troppe arie. L’antropocentrismo non ha già fatto abbastanza danni? Vogliamo insistere su questa strada? Forse non è il caso.

      Sul fatto invece che ogni nostra scelta impegna l’umanità, sono d’accordo. Basti vedere come ci siamo ridotti a vivere. Evidentemente chi ha inventato le macchine a carbone, poi a benzina, a gasolio ed elettriche (ancora non s’è capito come si smaltiranno le batterie), il bombardamento magnetico di cellulari e antenne, eccetera eccetera, ha pensato solo per se stesso. Il domani non era un “suo problema”. L’indifferenza non c’entra proprio per niente sotto la voce “problemi”. Così, almeno, mi sembra di capire.

  • Avendo assistito alla conferenza della Dott.ssa Dolci circa 2 mesi fa’ e su suggerimento di Adriano ho recuperato il libro Come il nord Italia ha aperto le porte alla ‘ndrangheta.
    Lettura interessantissima che si ferma al 2013 e siamo nel 19.
    Anche il nostro territorio, isola felice, viene menzionato.
    La piovra è ormai ben installata non esiste Nord o Sud ma il sistema Italia e gli esempi sono a portata di mano per chi vuol vedere.
    Combatterla non è cosa semplice e non è questione di sola azione repressiva che possono condurre forze dell’ordine e magistratura, occorre una rivoluzione culturale e comportamentale a livello individuale e soprattutto una consapevolezza che il fenomeno esiste anche qui da noi e non è solo un problema dei nostri meridionali.
    Per tutto dire, quando vivevo in Francia scoprivo in certi miei atteggiamenti, una propensione, involontaria, ma retaggio della nostra cultura, che puntava a risolvere certe situazioni con metodi e soluzioni decisamente italiane. Ho dovuto fare un lavoro di revisione su me stesso constatando che non ero il solo ma il problema era comune agli amici italiani che frequentavo. Insomma scoprivo il quanto di mafioso c’è in ogni italiano, soprattutto se sei fuori, e quanto difficile è integrarsi ad altre culture anche senza avere assilli economici che esaspererebbero le reazioni.
    Poi quando sento parlare di integrazione ……………….mi rendo conto che la strada è lunga e comincia da ciascun cittadino in primo luogo, necessita coraggio e principi saldissimi cui fare riferimento e…………non è facile

    • Noi italiani siamo bravissimi a farci carico delle colpe del mondo (retaggi di un prolungato cattolicesimo?), ma non dimentichiamo nei Paesi in via di sviluppo le mazzette le pagano tutti: italiani, francesi, inglesi, tedeschi, americani e perfino i finlandesi. Ovunque, se si vuole ottenere un appalto, bisogna “ungere” lobbisti, militari, ministri e politici locali. Sennò puoi andare a prendere dell’aria fresca. Spesso nelle trattative degli stranieri intervengono anche i servizi segreti e la diplomazia, mentre noi italiani siamo più “personalistici”. I soldi, comunque, son soldi per tutti. Vogliamo parlare della mafia cinese, o russa, giusto per citare i Paesi protagonisti del futuro del mondo? La nostra, al confronto, sembra capeggiata da Paolino Paperino in uno dei suoi giorni più sfortunati.

      Del resto, mica hanno inventato gli italiani la parola “lobby”, che la Treccani definisce: “gruppi di persone che, senza appartenere a un corpo legislativo e senza incarichi di governo, si propongono di esercitare la loro influenza su chi ha facoltà di decisioni politiche, per ottenere l’emanazione di provvedimenti normativi, in proprio favore o dei loro clienti [$ and €], riguardo a determinati problemi o interessi.”
      Le mafie sono figlie dell’esasperazione del mercantilismo e del modello demenziale della crescita infinita, purtroppo hanno radici dappertutto.

  • Bravo, Aldo: non si tratta solo di un problema di polizia.
    Spesso e volentieri (su tutto) noi tendiamo ad accusare gli altri, ma mai a giudicare noi stessi: questo anche in tema di politica internazionale, in tema di Europa.

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