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LIVIO CADè

Perché l’amore vinca

Nuove disposizioni in materia di relazioni sessuali e familiari

Premessa

In considerazione della mancanza di norme che ne sanciscano chiaramente la liceità, vista la arbitrarietà e soggettività dei giudizi che nascono da tale lacuna, in considerazione della conflittualità sociale che le inutili controversie in tale materia possono provocare, riconosciuta la positiva e inarrestabile evoluzione dei costumi, valutato il progresso delle scienze psicologiche nella comprensione di nuove dinamiche affettive e psico-sociali e la loro inclusione tra le naturali variabili del comportamento umano, viste le innovazioni e il progresso delle procedure tecnologiche in materia di riproduzione uterina ed extrauterina, preso atto del fatto che non esiste oggettiva dimostrazione della dannosità sociale di pratiche sessuali e familiari affidate alla libera autodeterminazione degli individui, non ignorando altresì l’importanza della realizzazione di relazioni sessuali gratificanti come fattori di benessere sociale e non potendo differire oltre l’emanazione di una serie di principi giuridici che portino chiarezza e dirimano i dubbi in tale materia

si dispone che:

1 – ogni e qualsivoglia modalità specifica di relazione sessuale è da considerarsi variabile naturale, sana e legittima della sessualità in generale, in quanto libera espressione di pulsioni individuali. Nessuna forma di rapporto sessuale deve pertanto venire pregiudicata da discriminazioni di natura giuridica, etica o psicologica. Va garantito pertanto a tutti il diritto a una libera e piena espressione della sessualità, indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla specie, dalla natura organica, inorganica o artificiale dei soggetti in essa implicati, qui definiti OSS (oggetti sessuali soddisfacenti).

2 – a ogni cittadino viene altresì riconosciuto il diritto di contrarre regolare matrimonio con uno o più dei soggetti OSS di cui all’articolo 1, contemporaneamente o in tempi diversi.

3 – nulla osta al diritto sancito dai precedenti articoli fatta eccezione per i casi in cui un OSS manifesti la sua contrarietà. Tale contrarietà deve essere dichiarata per iscritto secondo le modalità stabilite nelle norme accessorie alle presenti disposizioni, paragrafo 34 e seguenti. Dove l’OSS non sia in grado di produrre autonomamente la dichiarazione suddetta – come nel caso di infanti, malati, animali, vegetali o manufatti – si delegherà a tal fine un tutore legalmente riconosciuto o il legittimo proprietario. Nei casi in cui la relazione posta in essere provochi danni fisici o economici oggettivamente dimostrabili a uno o più degli OSS implicati, questi, o i loro tutori o proprietari, potranno chiedere idoneo risarcimento secondo le modalità previste dalle norme accessorie, paragrafo 56 e seguenti.

4 – ai soggetti legati da contratto coniugale che decidano secondo il proprio insindacabile giudizio di revocare la coniugalità in atto, è data facoltà di recedere in ogni momento dal vincolo sottoscritto con uno o più dei soggetti vincolati, indipendentemente dal parere favorevole o contrario degli OSS contraenti e senza alcun tipo di addebito, mediante compilazione del modulo apposito e secondo le modalità previste dalle norme accessorie, paragrafo 590 e seguenti.

5 – laddove, per motivi fisiologici o personali i soggetti di cui all’articolo 1 non possano o non desiderino accedere ai naturali canali procreativi, è riconosciuto loro il diritto di ricorrere a qualsivoglia forma di procreazione assistita, avvalendosi cioè di sostanze germinali proprie o altrui, di uteri fisiologici, anche di soggetti estranei, o di uteri meccanici e di tutti quegli strumenti che permettano la produzione di nuovi esseri umani o di diversa specie. I soggetti prodotti attraverso la procedura anzidetta vengono identificati come DAP (discendenti artificialmente programmati).

6 – ai soggetti che abbiano richiesto e ottenuto legalmente la genitorialità dei soggetti di cui all’articolo 4, è data facoltà di recedere singolarmente o di comune accordo da detta genitorialità, cedendola a terzi gratuitamente o in cambio di contropartita economica, secondo quanto previsto dalle norme accessorie, paragrafo 1080 bis, o affidando i soggetti in questione alle istituzioni preposte, secondo quanto disposto dalla normativa sul recesso genitoriale, articolo 34, comma 72 e seguenti.

7 – chi, per insindacabili ragioni, intenda avvalersi del recesso genitoriale di cui all’articolo precedente prima della nascita del DAP può in qualsiasi momento prima del parto, e secondo le predette modalità, cedere o trasferire la genitorialità ad altri soggetti secondo i modi di cui all’articolo 6. In alternativa, può richiedere l’attuazione delle idonee procedure abortive. Nel caso di soppressione del feto è richiesto il consenso degli eventuali altri soggetti titolari del contratto di genitorialità in misura superiore alla metà degli aventi diritto. Nessuna rilevanza ha invece la volontà dei donatori/venditori delle sostanze germinali o di chi, a titolo gratuito o remunerativo, abbia concesso l’uso di un apparato di gestazione fisiologico o meccanico.

8 – qualunque coppia o gruppo che si basi su qualunque tipo di rapporto sessuale gode di tutti i diritti previdenziali e assistenziali previsti dallo Stato nonché dei benefici fiscali di cui al comma 69/c e seguenti.

9 – è proibito l’uso di vocaboli che indichino i soggetti delle relazioni sessuali e familiari previste dalle presenti disposizioni secondo criteri discriminanti e lesivi della autodeterminazione individuale. Va quindi vietato, sotto pena dei provvedimenti penali di cui al comma 34 e seguenti, l’uso di termini quali madre, padre, maschio, femmina e consimili che determinino pregiudizi di genere. I soggetti che pongano in essere relazioni sessuali o familiari saranno pertanto identificati come coniuge 1, 2, 3…, ascendente 1, 2, 3…, discendente 1, 2, 3… Anche termini quali genitore e figlio o simili, che contengono una specificazione di genere, vanno proscritti. È in generale vietato e punito, secondo le norme di cui al comma 34 bis, l’uso di qualsivoglia termine che evochi pregiudizi culturali o morali lesivi della dignità dei soggetti di cui all’articolo 1 delle presente disposizioni. L’anagrafe non consentirà più la registrazione di nomi propri che determinino una distinzione di genere ma attribuirà ad ogni cittadino un codice alfanumerico.

10 – Chiunque desideri modificare le proprie caratteristiche psicofisiche in accordo col proprio vissuto psicologico, al fine di una miglior realizzazione della propria sessualità, o per disporre di strutture anatomiche diverse da quelle ricevute per casualità genetica, può avvalersi degli strumenti chirurgici, farmacologici e psicoterapici necessari sia a operare i cambiamenti desiderati sia, nel caso lo desideri, a ripristinare le condizioni pregresse. I costi di tali procedure, convenzionalmente definite PES (percorsi evolutivi sessuali), si intendono totalmente a carico del servizio sanitario nazionale.

 

È dovere di ogni cittadino, mediante i mezzi di comunicazione disponibili, nelle scuole di ogni ordine e grado e nei vari contesti sociali, incoraggiare la diffusione del contenuto delle presenti disposizioni e la loro ricezione come espressione di progresso sociale e di rispetto civile. Occorre altresì sensibilizzare l’opinione pubblica mettendo opportunamente in luce i valori affettivi e sociali di quelle pratiche sessuali, come l’incesto, la pedofilia o la zoorastia, che ancora non sono percepite dal sentire comune come naturali e legittime. Chiunque, in forma esplicita o allusiva, pubblica o privata, scritta o verbale, esprima dissensi, critiche o perplessità in merito alle precedenti disposizioni, sulla base di pregiudizi  etici, religiosi, culturali o per motivi di qualsivoglia natura, è passibile di sanzioni pecuniarie e provvedimenti penali, tra cui la detenzione carceraria da un minimo di tre anni fino all’ergastolo, secondo quanto disposto dal comma 158, paragrafo 1214 e seguenti. Ai trasgressori è inoltre fatto obbligo di frequentare gli appositi corsi di rieducazione psico-sociale, come previsto dal comma 188, paragrafo 25 e seguenti.

 

 

LIVIO CADè

19 Mag 2019 in Politica

97 commenti

Commenti

  • Ho deciso di seguire l’invito di Piero e di fare proposte concrete, sperando che questo possa incidere positivamente sulla vita reale del Paese. Tuttavia, prima di affidare il mio disegno di legge all’iter parlamentare ho pensato fosse utile sottoporlo all’attenzione del blog. Spero di ricevere così eventuali suggerimenti, relativi a modifiche o integrazioni del testo, che comunque non ne snaturino l’orientamento di fondo.

    • Purtroppo vedo che il sistema ha tagliato parte dell’immagine da me scelta. Sotto al cuore c’era scritto LOVE. È mia intenzione infatti creare un movimento politico che avrà come simbolo questa immagine e che si chiamerà LOVE FORCE. Un movimento che esprima il valore universale della sessualità in tutte le sue forme e i cui aderenti rappresentino le molteplici espressioni della famiglia umana e transumana.

    • E dopo essermi accodato alla discussione riparto dal capofila, esprimendomi sulla legge: sembra far proprie alcune mie consideazioni etologiche. Sì, ben scritta, e non ci sono errori valutativi sulla normalità naturale di ogni rapporto e combinazione di relazioni. Certo, una legge che concede e razionalizza, non che ordina, e chi può dare ordini in tema? Resta un fatto non detto e che si affida all’apprendimento in ambito familiare infantile: la famiglia tradizionale è la migliore combinazione esistente fra individui di pulsioni e diritti-doveri, nell’interesse dell’accesso al benessere collettivo e individuale.
      Ciò tuttavia dando per scontata l’idoneità genetica e psicologica dei singoli alla partecipazione a questa forma di contratto standard. Se tale presupposto non c’è meglio attingere alle varianti biologiche, se le condizioni ambientali non rispondono allo standard considerato normale idem. Per i minori non c’è problema: se allevati con amore stanno bene in tutte le situazioni familiari. Ho conosciuto almeno una attuale giovane signora cresciutà da due papà, per una sorta di affidamento in ambito familiare, ed è cresciuta con un sano equilibrio psichico, dando brillanti risultati carrieristici, creando una sua famiglia tradizionale, e conservando l’affetto e gratitudine verso i due babbi. Del resto Marcellino pane e vino, nello storico film spagnolo, non era allevato da un intero convento di babbi?

  • Message received, Livio!
    La tua “proposta di legge”, purtroppo, fa maledettamente il paio con la cosidetta “Cirinnà” (legge n. 76 del 20 maggio 2016), Legge dello Stato della Repubblica Italiana.
    Che se poi diamo un’occhiatina all’art. 29 del Titolo II della Costituzione (tuttora vigente!) che esordisce in modo, come dire….naif con “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”, ci rendiamo conto dell’abisso oramai definitivo che separe l'”homo italicus” del 1946, dal corrispondente (?!?) sempre “italicus” contemporaneo.
    A me, e te ne ringrazio, il tuo (stavo per dire “divertente”, ma mi sono avvedutamente trattenuto!) provocatorio post è servito per dare una ripassata alla 76/2016 e in parallelo alla 40 del 2004. (aggiornata, sempre ai giorni nostri, perchè nel settore la normativa è davvero, bulimicamente ….in progress!).
    Come dire …..fu vera gloria? (aridaje!)
    Ai posteri …..anche perchè, tutto sommato saranno c…. loro (con eventuali postille plurime e aggravate)!

    • Caro Franco, stamattina sentivo un tizio chiedersi perché l’immagine pubblicitaria di una famiglia multirazziale, ma si potrebbe dire anche gay o arcobaleno, può essere presentata dai media con la scritta ‘normale’ , mentre se quella scritta (‘normale’) venisse associata all’immagine di una famiglia ariana eterosessuale si scatenerebbero le polemiche più feroci e infamanti. Io una risposta me la sono data.

  • Evidentemente al signor Cadè, non riuscendo ad essere convincente altrimenti, non rimane che lo scherzoso paradosso. Sperando che il procedimento legislativo continui il suo corso e che presto diventi legge. Il sottoscritto non ha suggerimenti ulteriori per un testo già completo di suo. Non manca nessuna ossessione.

    • Sì, non resta che piangere o riderci su.

  • Ma scusi mister Mac Allen, emulo di Provana, ma perché è così poco compassionevole per le ossessioni altrui?

    • Signor Macalli, io non ho le ossessioni che Lei immagina e non mi permetto di sindacare sulle Sue ossessioni. Se l’argomento non Le interessa non intervenga. Se Le interessa, dica le Sue opinioni, se vuole, senza insultare chi la pensa diversamente da Lei. So che è un’utopia e capisco che a una certa età non si può certo cambiare, ma almeno per una volta si sforzi e cerchi di non offendere.

  • Altrimenti si potrebbe anche dire: ma che noia!

    • Sì, una noia mortale…

  • Signor Cadè, vedo di spiegarle cosa intendo per ossessioni. Senza entrare troppo in campi psicologici o psico-patologici, o di ruminazione, io intendo per ossessioni solo i pensieri che si ripetono, perché riconoscerà che alcuni temi sono per Lei ricorrenti. Tutta qui la mia noia nel leggerli, dopo che, oltretutto, da anni se ne sta dibattendo. Quanto alla sincerità, che Lei spesso scambia per insulti, potrei rivolgerLe la stessa critica, seguirò il suo consiglio. E rispetto alle argomentazioni in questo caso repetita non iuvant. Correrei anch’io il rischio di annoiare chi legge. Ripeto, sono temi che si ripetono e mi stupisco che Lei abbia ancora voglia di parlarne. Mi asterrò quindi dai commenti, ma sappia fin d’ora, se mai potesse interessarle, che il mio silenzio equivarrà sempre al dissenso nei suoi confronti. Quanto all’età ha ragione: vedo che è difficile per me quanto per Lei, non siamo così distanti anagraficamente. Con simpatia.

    • Signor Macalli, io parlo delle questioni che mi sembrano importanti. Tra queste v’è anche quella dei nuovi modelli familiari, della nuova idea di procreazione e di sessualità. E non mi sembra un problema che abbia perso il suo interesse, dato che l’incidenza di questi nuovi paradigmi sulla nostra cultura è in continuo aumento. Tra l’altro, tale questione ne implica altre, ancor più importanti. Se Lei è annoiato son fatti Suoi.
      I Suoi insulti sono una forma di sincerità? Mi scusi, pensavo fosse maleducazione. Capisco che la sincerità sia un valore da difendere, quindi mi offenda pure.

    • “…il mio silenzio equivarrà sempre al dissenso nei suoi confronti”.
      Mi ricorda Groucho Marx:
      “I don’t know what they have to say
      It makes no difference anyway
      Whatever it is, I’m against it”

  • Ragazzi posso suggerirvi di colpire me, che ho la pelle dura, e risparmiar le vostre gote, per la stima che porto a entrambi?

    • Adriano, se vuoi puoi chiedere al signor Macalli di insultarti. Lui forse potrà accontentarti. Io non ho l’abitudine di offendere la gente.

    • Caro Adriano, perché mai dovrei insultarti? In questi anni non ne ho mai sentito la necessità o occasione.

  • Per puro sfizio, si potrebbe mettere la proposta sulla piattaforma “change.org” e stare a vedere in quanti la sottoscrivono. Non dubito che lo faranno in molti, buontemponi e convinti sostenitori dell’avvenire radioso.

    • Da domani sarà anche possibile richiedere la tessera del movimento LOVE FORCE. Per donazioni e info: loveforce@puntogmail.com

    • Ah, ora ho capito: punti ad accaparrarti l’8 x mille!!! In questo periodo sono tutti assatanati nel contendersi il sostanzioso malloppo. Spot televisivi e volantini sulla bonta’ delle proprie azioni sono i re incontrastati del mese di maggio. Il Love Force mancava, potrebbe funzionare.

    • Rita, non è per i soldi ma per il principio. Noi di Love Force vogliamo solo una società basata sull’amore. E l’amore è prima di tutto donazione.

  • “Non so cosa vogliano dire, ma tanto è uguale perché io sono in ogni modo contro! | Non importa cos’è e chi ha iniziato: io sono contro! | I Vostri suggerimenti saranno anche buoni, ma capiamoci: cosa sia sia, io sono contro! | Che li cambiate o riassumiate: io sono contro! | Io sono contro! Per principio!” Bello, sembra un pezzo rap.

  • Per il signor Cadè delle 11:20 che mi era sfuggito: io proporrei una bella foto della famiglia Goebbels. Qualcuno si scandalizzerebbe? Era ariana e normale, no?

    • Lasci perdere la famiglia Goebbels che non è bello scherzare su tragedie del genere.
      Forse, tanto per cambiare, non mi sono spiegato bene. Lo ridico: oggi propagandare l’immagine di una famiglia europea tradizionale con sotto scritto ‘normale’ farebbe scandalo perché verrebbe considerata una provocazione cattolica o fascista o reazionaria, razzista o qualcosa del genere. Viceversa mostrare famiglie meticce o arcobaleno con sotto scritto ‘normale’ viene visto come messaggio di amore, pace, progresso sociale. Perché?

  • Caro Livio, ti suggerisco di mandare la tua proposta di legge all’amministraziione comunale di Crema. A mio parere la signora Bonaldi potrebbe felicemente ed entusiasticamente presto trasformarla in una ordinanza vera e propria. In questo modo si garantirebbe il primo, quanto irraggiunbile, posto nella graduatoria dei sindaci progressisti, libertari, innovativi, della Terra. Un primato che probabilmente le farebbe molto piacere. O sbaglio?

    • Caro Guido, obiettivo del programma politico di Love Force è dare attuazione a questo disegno di legge su tutto il territorio nazionale e, si spera, in ogni Paese del mondo, ma Crema potrebbe essere una città pilota. Del resto, è già una città arcobaleno e in fatto di progressismo non ha niente da invidiare a nessuno. Io resto a disposizione.

    • Anzi, vorrei approfittare per segnalare la manifestazione che Love Force organizza il prossimo 31 giugno per protestare contro la omotransafrobifobia e per richiedere severe misure di repressione – “tolleranza zero!” sarà il nostro motto – nei confronti delle residue intolleranze.

  • Caro Adriano, mi fa piacere che tu condivida l’impostazione del mio disegno di legge. Io mi sono sforzato di attenermi a una logica puramente scientifica perché ritengo sia questo l’unico modo per affrontare e risolvere i problemi. E scientificamente non esiste alcuna dimostrazione che un tipo di sessualità, di famiglia o un metodo procreativo sia migliore o peggiore di un altro. Solo l’oggettività scientifica impedisce un bellum omnium contra omnes. Ho cercato quindi di prescindere da ogni dimensione etica e valoriale per non ritrovarmi in un’altra notte in cui tutte le vacche sono nere o in un ginepraio di opinioni arbitrarie. Che la mancanza di un padre o di una madre ‘naturali’ o di entrambi rappresenti un ‘vulnus’ per il bambino o che famiglie aperte ed eterogenee siano lesive di un’armonia sociale sono solo pregiudizi legati a tradizioni antiquate. Che un bambino venga concepito in provetta, gestito da un utero artificiale, allevato da un branco di lupi o da balie robotizzate, tutto ciò non ha rilevanza. Importante è che divenga un individuo forte e competitivo, in grado di contribuire alla crescita e al progresso sociale.

  • La mia precedente risposta a Livio, con cui riparto dall’inizio della discussione, ovviamente significa che non ho letto affatto in chiave ironica la sua proposta di legge, ma l’ho pesata così com’è: una regolamentazione su tema che andrebbe affidato al semplice buon senso, e per gli aspetti di diritto rispondere al principio di analogia. Premesso che la società non deve garantire la felicità, ma la possibilità a tutti della sua ricerca, ognuno segua la sua via, e in considerazione delle condizioni ambientali, spesso non idonee, e del suo gradiente di adesione ai modelli possibili. Il problema è sempre quello della maledetta mania umana di costringere la gente a includersi in sottogruppi prima ancora di essersi potuti conoscere, creando delle irreversibilità, quindi disadattamento. Quella che chiamo la sindrome dei pelati Cirio, ben etichettati e con certificato di conformità. La scelta del proprio modello familare futuro è per un giovane il più grosso salto nel buio, dato per scontato che una famiglia è il meglio che gli possa accadere. In questo delicato momento autoformativo la società civile deve osservare senza snaturare il percorso con giudizi, usando come rifeimenti parametri medi magari non più idonei al mutato contesto. L’intervento, l’intromissione, sono leciti in caso di possibile condotta dannosa per terzi, non per vuoti principi etici. Ciò premesso riaffermo che venendo e avendo creato una famiglia etero standard mi ci sono trovato benissimo, ma prima di tentare lo sapevo di essere adatto a tale modello? Sapevo che l’ambiente sarebbe presto cambiato radicalmente? A questo punto l’esperienza e il desiderio di ben fare dei più anziani può essee di aiuto, non per i consigli che può dare chi ha già vissuto, non per porsi come esempio, generalmente non più valido nel mutare rapido delle condizioni ambientali, ma nell’alleviare le ansie.

    • In questo delicato momento (di passaggio) la societa’ deve osservare senza snaturare. Basterebbe questo.

    • Quindi, considerata la mutevolezza dell’ambiente, dovremmo evitare di fornire ai bambini, fin dai primi anni, strumenti di interpretazione e giudizio della realtà, quali quelli che passano inevitabilmente attraverso il linguaggio e i comportamenti. Perché questi fattori – linguaggio e comportamento – implicano già delle scelte e delle preferenze. Dobbiamo quindi attenerci a una rigorosa neutralità per impedire di condizionare l’orientamento psichico, affettivo, sociale e sessuale dei bambini verso i modelli che a noi sembrano ‘buoni’ ma che in realtà riflettono solo i nostri pregiudizi.

  • Rita, osservare senza modificare in qualche misura il fenomeno osservato, è possibile? Se osservi le stelle, forse. Ma quando osserviamo un comportamento umano è per noi impossibile non ‘valutare’. E quando si attribuisce un certo ‘valore’ al fenomeno è impossibile non classificarlo secondo criteri di ‘bene’ o ‘male’, vantaggioso o dannoso ecc.. Che una società, anche nei suoi apparati giuridici, faccia a mano di ogni sistema valutativo, mi sembra un’utopia. Anche ‘seguire la natura’ è un concetto suscettibile di interpretazioni e giudizi diversi. Il problema dunque è come stabilire un metodo di valutazione, su quali basi fondarlo. Qui sta il nocciolo della mia precedente discussione con Martini. Esiste realmente una ‘oggettività’ nell’osservazione dei fenomeni umani basata sull’accumulo di “dati, fatti, numeri”? Ma tutti i “dati, fatti, numeri” dell’universo non dicono nulla finché non li interpretiamo e attribuiamo loro un senso. Ora, come lo facciamo? Attraverso altri “dati, fatti, numeri”? Così si crea un regresso all’infinito. Occorre introdurre un elemento di giudizio che non appartenga alla categoria dei “dati, fatti, numeri” ma sia di altra natura. Così si crea necessariamente un sistema di valori nel quale “dati, fatti, numeri” occupano una posizione relativa ai punti di osservazione che vengono privilegiati. La ‘obiettività scientifica’ è in questi casi una chimera. Il problema è ancora più vasto, perché ogni percezione di ‘valori’ tende a diventare attuazione di valori, passando dalla sfera ideale a quella pratica, anche imponendo i propri valori agli altri. Questo per esempio fa la legge, ma questo non vuol dire che in ciò si esprimano posizioni ‘oggettive’, anche se condivise da una maggioranza. Ho cercato di sintetizzare e semplificare il problema. Spero se ne capisca il nocciolo.

    • A questo punto, con tutte le premesse che attengono al …”latore della presente”, ed assumendomene in toto la responsabilità, ritengo doveroso offrire una nuova chiave interpretativa e di approccio alla tematica “totalizzante” oggetto dell’attenzione di Livio: “LOVE FORCE = La forza dell’amore!
      https://www.youtube.com/watch?v=z_NI-mwsvmw
      Chiedo di ascoltare con attenzione il testo della straordinaria ballata di quel genio di Enzo Jannacci, che negli anni sessanta riusciva anche, ante/ante litteram, a cantare di “transgender” ( ….”un uomo incinto de quater mes….”) !
      Troppo ….sdrammatizzante è ?!?

    • C’è stato un esempio di non interferenza nell’educazione di un bambino da genitori che si credevano ultra e attndevano che spontaneamente scegliesse il suo sesso. Che violenza!, come dire togliegli la bussola e non dirgli dove sono le stelle. Altra cosa è avere un’apertura mentale tale da cogliere i primi segni di una evoluzione, o manifestazione, non attesa e tranquillizzare un essere che in età tenera si troverà già davanti a un muro. Peggio, questa situazione lo porterà al rifuto del muro stesso, alla presunzione di diversità, di incompatibilità. ma si deve parlare solo di sesso, di genere… ma la vita non è fatta da null’altro? Ora che non è più necessario usare le donne come macchine da figli e gli uomini come bravi aratori e insemensatori, saremo almeno liberi di pensare ad altro?
      E ribadisco: la famiglia tradizionale tiene ancora, ma se si notano i primi segni di apertura verso altre soluzioni, anche se meno garantiste, direi, non vanno scoraggiate, vuol dire che qualcosa nell’ambiente è cambiato. Ed è cosa sana adeguare le proprie scelte di comportamento, fra le mille soluzioni che la natura ci propone, alla conoscenza dell’ambiente che ci circonda.

  • Fai bene Franco a sdrammatizzare, citando il grande Jannacci (che parlava già di “ragazzi-padre”, anticipando problemi futuri). Il quale usava l’ironia per affrontare un mondo decisamente meno problematico rispetto a quello di oggi. Chissà cosa direbbe oggi.
    Aggiungo una nota non certo lieta, ma che, spero, inviti a riflettere gli “appestati” su quanto sia formidabile il plagio collettivo in tema di procreazione, maternità, affettività. E ad iniziare a liberarsi da tale plagio. Le norme provocatorie inventate da Livio altro non sono che la logica, prevedibile, conseguenza dei processi mediatici ed economici ed ideologici oggi in atto. Si arriverà lì, purtroppo. Perché la strada che porta al male è in discesa. Perché gli ignavi assistono incuranti ai mutamenti disumani. Perché potenti forze economiche vogliono questi cambiamenti, che porteranno ad una società dis-umana, composta da individui soli, isolati, facilmente manipolabili, grandi consumatori di beni. Se si riesce a pensare questo pensiero, ecco che viene voglia di gridare a tutti: “Fermateli! Smettetela di proteggere minoranze deviate che vogliono trasformare il mondo in una società deviata! Fermate chi vuole uccidere la famiglia. Non avvallate ideologie demenziali! Pensate ai bambini e proteggeteli da adulti cinici e spregiudicati!”.

    • Guido, può essere che qualche “list” mi inserisca tra gli “appestati”, poco male.
      L’azione mediatica convergente all’obiettivo della “crescita” del “consumo” dei “beni” (ops!) e del pianeta è davvero imponente e devastante!
      Ciò però non deve avere nesso alcuno con ciò che Livio ha descritto lucidamente qui sotto e che, per chiarezza, riporto facendolo mio : “La costruzione di un’identità sessuale non è un meccanismo naturale come lo sbocciare di un fiore e non è neppure una serie di stereotipi culturali eterodiretti. È una sintesi di fattori culturali (non dico spirituali per non offendere la sensibilità di altri) e naturali. Ma bisogna comunque accettare entrambe le dimensioni come fondamentali e inseparabili nell’essere umano. Finché si continua a fare distinzioni grossolane tra ‘natura’ e ‘cultura’, tra leggi naturali e scelte personali o a portare tutto il peso da una parte o dall’altra, tutta la questione resta incomprensibile.”
      Al centro ha da essere l'”uomo”, ogni singolo “uomo” (senza distinzione alcuna di “genere”, “razza”, “religione” e piacevolezze consimili!)
      E, in proposito, dico con chiarezza che quando sento parole del tipo “minoranze deviate”, scatta in me un interruttore automatico che …..stacca il circuito e la comunicazione si interrompe.
      Può essere sia la sintomatologia della “peste”, mah …..

  • La costruzione di un’identità sessuale non è un meccanismo naturale come lo sbocciare di un fiore e non è neppure una serie di stereotipi culturali eterodiretti. È una sintesi di fattori culturali (non dico spirituali per non offendere la sensibilità di altri) e naturali. Ma bisogna comunque accettare entrambe le dimensioni come fondamentali e inseparabili nell’essere umano. Finché si continua a fare distinzioni grossolane tra ‘natura’ e ‘cultura’, tra leggi naturali e scelte personali o a portare tutto il peso da una parte o dall’altra, tutta la questione resta incomprensibile.

    • Così ci sto!

    • Livio, mi paiono parole di saggezza, le tue, parole sulle quali convergo con vero piacere!

  • Non avrei voluto intervenire, ma, signor Cade’, si rende conto che si sta contraddicendo?

    • A parte il fatto che non trovo grave il contraddirsi ogni tanto, in questo caso non mi sembra di essere in contraddizione con quello che ho detto qui in altre occasioni.

  • Le opzioni di scelta su questa problematica sono numerose. La discussione emersa dal post di Piero ha evidenziato tre possibili posizioni di riferimento, non esaustive ed esclusive ma utili per meglio identificare le posizioni di chi riprende il discorso commentando questo post.

    C’è una posizione aperturista e liberalizzante verso le pratiche della fecondazione eterologa, dell’utero in affitto e dell’omogenitorialità. In questo contesto, le gradazioni sono notevoli. Mi ha stupito che nessuno, tranne Ivano Macalli, abbia assunto tale posizione sul blog.

    C’è la posizione di Livio Cadè, abbastanza chiara. La dannosità di queste pratiche impatta su vari fronti, sia metafisici, spirituali, etici; sia medici, psichici, fisici; sia familiari, sociali, di civiltà nel suo complesso. Anche qui, le gradazioni sono notevoli. Ma c’è un punto importante: ipotizzando una società umana indifferenziata ed ecumenica, si ritiene che ci si debba far carico degli eventuali effetti pregiudizievoli (immateriali o materiali) patiti da tutti i minori e da tutti i soggetti in questione. Da qui, il divieto generale di tali pratiche per tutti, indistintamente. Questa istanza di solidarietà comunitaria agisce in senso universale e globale, applicandosi indistintamente a tutti i casi umani minacciati o colpiti dalla prevista dannosità, in base a una missione di salvaguardia del bene collettivo rivolta all’intera ecumene umana.

    C’è una terza posizione (che io condivido) la quale, con alcune differenze, non si discosta troppo dalla “diagnosi” di negatività di Livio Cadè riguardo alle pratiche in questione. Ma che differisce in termini di molto maggior tradizionalismo e conservatorismo riguardo al che fare, alla “terapia”. Si opta cioè per una scelta differenziante tra la maggioranza delle famiglie definite “tradizionali”, già sinteticamente descritte, e ogni altra forma familiare di qualsiasi genere. In base alla visione di una società diversificata, non ecumenica e, va pur detto, meno solidale in senso universalista e globalista, questa scelta consentirebbe quelle pratiche a chi intende praticarle, purché poi non ne venga accollata alcuna conseguenza negativa agli altri. Rispetto alla posizione precedente, cure e attenzioni non sarebbero orientate soprattutto verso i figli, nipoti e pronipoti degli altri ma soprattutto verso i propri, sulla base del principio che Dio all’inizio concede a ciascuno il proprio destino e poi sa “contare i suoi” alla fine. Una visione biblica, forse non molto postconciliare.

    Ciò posto, noto che il signor Cadè insiste con riferimenti, diretti o indiretti, alla nostra precedente discussione e ad alcune mie frasi, in termini a mio parere erronei. Forse ciò deriva da quel mancato chiarimento “sul metodo” da lui accennato in altra sede. Se ancora di qualche interesse, sono ovviamente disponibile alle opportune precisazioni.

    • Dimenticavo. La terza opzione non è solo la più tradizionalista e conservatrice ma anche quella più antimaterialista, antiscientifica e mediaticamente rischiosa. Comprende infatti la rinuncia a qualsiasi tentativo di mediazione e negoziazione verso possibili “aree di condivisione”, puntando a una presa di posizione unilaterale e distinguente. Ignora del tutto in questa fase iniziale qualsiasi implicazione scientifica e medica. Assume il rischio di una impopolarità mediatica dovuta all’esplicito ridimensionamento di certi afflati ecumenicamente solidaristi per puntare sul proprio perimetro di tradizioni e sulla propria discendenza. Ma il rischio maggiore è quello dei “fatti, dati e numeri”, che potrebbero dare ragione, in termini eugenetici ed evolutivi, proprio alle famiglie dedite alla fecondazione eterologa, all’utero in affitto e all’omogenitorialità. Ma preferisco pensare che non sarà così.

  • Rispondo ad Adriano che dice: “ma si deve parlare solo di sesso, di genere… ma la vita non è fatta da null’altro?”
    È ovvio che c’è altro ed è ovvio che il sesso non è la cosa più importante al mondo, ma è importante.
    Una volta chiesero a Russell perché il sesso era così poco presente nei suoi scritti e lui rispose che occupava un 5% (o giù di lì), e questo corrispondeva all’importanza del sesso nella vita, secondo lui.
    Io credo si sbagliasse. Il sesso è molto, molto più importante. Non si tratta dell’atto sessuale in sé ma dei riflessi che le pulsioni sessuali di un individuo e la loro elaborazione simbolica hanno sulla sua personalità, sulle sue relazioni personali, sulla creazione di una famiglia, sul suo ruolo nella società e su tante altre tendenze umane che si esprimono in campi apparentemente lontani dalla sessualità, come l’economia, le ideologie politiche, le idee religiose ecc..
    Quindi non credo sia una “ossessione” discuterne ma che sia invece importante farlo, tanto più nella situazione di trasformazione dei modelli sessuali in cui viviamo oggi.

    Rispondo a Martini: Lei ritorna ad attribuirmi l’idea di “una società umana indifferenziata ed ecumenica” o la volontà di compiere “una missione di salvaguardia del bene collettivo rivolta all’intera ecumene umana”. Scusi ma ancora non capisco come si sia fatta questa idea. Mi può ricordare dove l’ho detto? Anche perché mi considero un anarchico individualista e leggere quelle frasi mi fa un po’ ridere.
    Poi Lei dice che mi riferisco in termini erronei alla nostra discussione precedente. Potrei invitarLa a rileggere quei commenti ma sarebbe troppo faticoso. Quindi rinuncio alla mia intenzione di chiarire quel ‘problema di metodo’ che ho posto più volte ma che evidentemente per Lei non ha un significato rilevante.

  • Mi riferivo ai suoi commenti di stamattina, delle 7,31 e delle 8,28. Partiamo dal tormentone sui “fatti, dati e numeri”. Dichiarando subito, dal mio primo commento di martedì 14, che il punto di snodo e il momento di svolta dell’intera questione sarebbe stato un altro, aveva tentato, in via del tutto preliminare (“prolegomeni”), una prima mappatura, dichiarata subito come parziale e integrabile, di alcuni possibili eventuali approcci al problema. Pur riservando ai primi tre approcci tutta la debita considerazione, avevo spiegato perché preferivo non sobbarcarmi, per motivi del tutto personali, una discussione su quei piani discorsivi. Il quarto approccio, quello in senso lato “scientifico” o “medico”, mi era sembrato quello su cui i possibili benintenzionati a trovare “aree di condivisione” avrebbero potuto forse identificare qualche elemento in comune. Ciò derivava dall’impostazione del post di Piero, in parte giocato sulla ricerca di tale condivisione e addirittura sull’opportunità di cercare una base discorsiva comune a determinati fini propositivi. In quel contesto, ben delimitato, avevo quindi ipotizzato che nell’ambito scientifico e medico, rispetto ai discorsi metafisici e spirituali, fosse più agevole trovare parametri di condivisione basati su fatti, dati e numeri. Tutti questi preliminari sono poi andati a remengo perché nessuno di noi, tranne Piero, era interessato a condividere alcunché. Dopo di che, ho potuto finalmente districarmi da questi “prolegomeni labirintici” ed esporre il mio punto di vista, credo in modo chiaro, preciso ed esaustivo. Su quali possano essere i “fatti, dati e numeri” riferiti a potenziali pregiudizi psicofisici in danno dei minori dal punto di vista scientifico e medico, non avrei alcun problema a farle esempi concreti. Anche se toccherebbe a qualcun altro farlo, prima di vaticinare apocalissi. E in questo, a tutt’oggi, il piatto piange, tanto che la si deve buttare sull’anatema soterico. Purtroppo, i “fatti, dati e numeri” potrebbero dimostrare proprio il contrario di quello che lei e io stiamo sostenendo. Questo è il vero rischio, da sempre, con la scienza, quando si parte come dei messia a salvare un mondo che di messia e salvatori intende proprio a meno. Quindi, l’ironia sull’individuo “forte e competitivo, in grado di contribuire alla crescita e al progresso sociale” va indirizzata altrove. Decida lei se dobbiamo proseguire ancora con questi discorsi di retroguardia discorsiva, con richiami provocatori a sproposito, o se possiamo tagliare le menate e proseguire nel discorso vero.

    • Mi scusi, non ho risposto sul suo ecumenismo e sul suo universalismo.
      Se io mi preoccupo soprattutto dei miei figli, nipoti e pronipoti, che spero siano ottimi e abbondanti, mi preoccupo al massimo di alcune decine di persone.
      Se lei si preoccupa soprattutto dei figli, nipoti e pronipoti di tutti gli altri, vista la popolazione umana sulla terra, si occupa di centinaia di milioni di individui sparsi su tutto l’orbe terracqueo. Più ecumenico e universalista di così.
      Ma, ripeto, potremmo dare al blog qualcosa di meglio di questi discorsi su quello che abbiamo detto prima, dicendo qualcosa di nuovo d’ora in poi.
      Con immutata stima e considerazione.

  • Signor Martini, come ho scritto prima, ho già rinunciato al ‘discorso sul metodo’. Mi sembra impraticabile qui.
    Però Lei continua a deformare il mio pensiero. Se non ricordo male è Lei che ha usato come criterio di valutazione per i modelli familiari il fatto che producano individui più forti e competitivi. Io la penso in modo totalmente diverso, ma questo non conta. Il fatto è che Lei lo ha scritto e questo si può verificare, non me lo sono inventato. Viceversa il mio presunto “ecumenismo universalista” è totalmente frutto di un pregiudizio o di una fantasia. Non troverà in nessuno dei miei commenti la preoccupazione di ‘salvare’ l’intera popolazione mondiale, compresi figli, nipoti ecc..
    Questo non significa che io non possa esprimere la mia opinione su certe pratiche e su certe ideologie.
    Quando l’AIDS imperversava a Los Angeles, i medici cercavano di ricostruire le mappe del contagio nelle comunità gay. Ma alcuni gay, nell’ultimo anno, avevano avuto rapporto intimi anche con più di mille persone. Questo rendeva le cose estremamente difficili. Io ritenevo che quei comportamenti tanto promiscui fossero sbagliati e contrari all’espressione di una natura umana sana ed equilibrata. Questa è ancora la mia opinione. Però non avrei proibito a quei gay di farsi i fatti loro. Solo, penso che il loro comportamento indichi uno squilibrio profondo della personalità. Opinioni.
    Del resto, Casanova diceva di aver avuto 5.000 donne, Simenon 10.000. Io avevo un caro amico che, pur essendo sposato, conosceva biblicamente centinaia di altre donne. Molti uomini hanno una donna sola, alcuni neanche quella. Io non dico a nessuno quello che deve fare, quante donne o uomini deve avere. Però posso avere una mia opinione su cosa possa significare quello che fa. È inevitabile, ho una coscienza, non sono un sasso. E neppure posso semplicemente contare i numeri o vedere ‘un fatto in sé’ ma insieme vedo quello che rappresenta, come segno di una realtà più ampia. E così mi faccio delle idee su cosa è giusto o sbagliato, bello o brutto ecc., cioè mi creo dei ‘valori’ (termine pessimo ma ormai d’uso comune).
    Gli LGBT vogliono essere liberi di vivere la sessualità a modo loro? Non sarò certo io a impedirlo.
    Vogliono avere figli? Per me questo è profondamente sbagliato.

    • Mi sembra che, a parte un aspetto sempre più misterioso (vedi infra), ciascuno continui a ribadire le proprie posizioni.
      Sulle discendenze competitive, stavo proprio ipotizzando con preoccupazione un mondo in cui chi si dedica a certe pratiche, grazie a determinati maneggi ovulari e ad altri simili espedienti, finisca con l’avere figli e nipoti con un fisico eccezionale, un cervello super e un successone clamoroso, senza alcuna psicopatologia infantile, carenza affettiva o scompenso esistenziale. E che quegli altri, invece, tutti con mamme e papà comequellidiunavolta, l’immagine del papabuono in tinello, altarini di lari& penati col lumino, pisellini e patatine al loro posto giusto, insomma ci siamo capiti, vengano fuori non poi così benissimo, anzi un po’ malmessi, magari proprio loro con, che so, una dementia praecox, un delirio psicosensoriale, magari anche con delle scoliosi, alitosi, coccidiosi. E intanto quegli altri fighettoni se la passano. Ecco, con un po’ di autoironia, che, caro signor Cadè, ogni tanto non guasta, pensi un po’ se quelli come lei e come me che adesso prevedono cataclismi per il futuro dell’umanità a causa di quelle pratiche, alla fine, perdoni la franchezza, se lo prendessero in saccoccia. Io non sono bravo con le canzonette come Francesco, ma a questo punto direi di sdrammatizzare un poco.

      Sul mistero del suo “discorso sul metodo”, che pare aleggiare ogni volta minaccioso sulla mia povera canizie, e che mi pare ormai sia l’ultima cartuccia in cartucciera, veda lei se se la sente di dirmi finalmente in che cosa consiste o se anche lei, come me, comincia a sentire il bisogno di riprendere il discorso dal suo post di ieri, che ho molto apprezzato e che mi piacerebbe poter finalmente a commentare anch’io senza dover scontare presunte colpe dialettiche pregresse a causa dei miei commenti al post del nostro amato prof. Carelli.

  • Provo, in punta di piedi ad inserirmi andando al nocciolo duro della questione: mi fa parecchio paura pensare ad un dopodomani nel quale la tecnologia si sostituisca alla “donna/female” avendo come finalità la creazione di nuova vita umana sul paineta Terra.
    Tenderei quindi ad escludere questo orientamento dagli orizzonti che si delinano per il futuro prossimo venturo (fatti salvi quegli interventi che definirei “integrativi” di malfunzionamenti degli apparati riproduttivi della coppia male/female).
    Non mettendo nemmeno in discussione quanto già ora definsce la Legge Italiana quanto a nuovo concetto legale di Famiglia dopo l’approvazione della legge n.76 del 20 maggio 2016, credo che il focus debba riguardare le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) Legge 40 del 2004 (e successive varie e radicali modifiche in seguito a interventi da parte della Corte costituzionale, della Corte europea dei diritti dell’uomo o di singoli tribunali italiani).
    Da quest’ultimo apparato normativo, le tecniche di PMA rimangono precluse ai single, alle coppie omosessuali, alle cosiddette “mamme-nonne” (la legge non specifica un’età limite, ma i paletti del divieto sono fissati in corrispondenza di menopausa e andropausa), è vietata, inoltre, la fecondazione post mortem, cioè l’utilizzo degli spermatozoi di un marito o compagno deceduto.
    A mio parere quindi quanto è stato legiferato mantiene la centralità del Matrimonio uomo/donna, male/female quanto a finalità procreative, articolando le possibilità di convivenza sia rispetto al “genere” (omo/etero) sia rispetto alla “qualità” (Matrimonio/Unione cvile/Convivenza) e, tutto sommato ritengo che l’assetto che ne risulta sia “saggio” e, a mio “sentito”, condivisibile.
    Resterei aperto alla possibilità di adozione da parte di “coppie omo” unite da rapporto di “unione civile” (ovviamente a seguito di adozione di nuova adeguata chiara normativa); ho visto terribili risultati di adozioni da parte di coppie “etero” regolrmente e in/felicemente sposate, mentre credo che in prospettiva futura, risultati positivi, rispetto all’educazione di un’adozione, potrebbero provenire anche da una coppia “omo”, unita in un rapporto di “unione civile”.

    • Scusa Franco, ma che esistano coppie etero infelici o famiglie tradizionali disgraziate è un argomento un po’ retorico, che non dimostra né la bontà né la dannosità di altre tipologie familiari. Per il resto, invece, mi trovo abbastanza d’accordo.

  • Signor Martini, il “discorso sul metodo” non ha niente di misterioso e l’ho ripetuto più volte in questi giorni. Avevo detto di rinunciarvi ma sembra debba contraddirmi e ritornare sui miei passi. Riprendo con esempi che possono rendere il concetto più immediato. Poniamo di dover discutere di certi comportamenti sociali. Si deve decidere se renderli legittimi. Con quale criterio decidiamo? Per esempio, la legge proibisce di rubare. Perché? Rubare a individui milionari per sfamare della povera gente a me non sembra sbagliato. Ma la legge lo vieta e lo punisce. Questione di ‘principio’ (e lasciamo perdere che sono i ricchi a rubare ai poveri e lo possono fare impunemente, perché suonerebbe demagogico). Fondamentalmente tutti sono d’accordo che non si debba rubare, senza porsi tante domande.
    Poniamo che il problema sia un altro. Alcuni uomini desiderano e vogliono essere liberi di avere rapporti sessuali con bambini. Per il senso comune questa è ancora una depravazione o una malattia e ritiene giusto proibire e punire simili comportamenti. Perché? Prima di tutto perché provocano un rifiuto soggettivo nella maggioranza delle persone, e poi, si dirà, perché provocano danni psicologici ai bambini. E si dirà che questo è provato ‘oggettivamente’. Ma i pedofili sosterranno il contrario e porteranno prove a loro favore.

    Ora, signor Martini, il Suo metodo sarebbe questo: aspettiamo a giudicare, raccogliamo “dati, fatti, numeri” e poi decidiamo. Perché non possiamo farlo, direbbe Lei, basandoci su convinzioni psicologiche, antropologiche, etiche o religiose, tantomeno metafisiche, a priori, che riflettono solo i nostri pregiudizi soggettivi e portano a polemiche senza fine. Intanto lasciamo fare, comunque il fenomeno interessa una minoranza di persone, e tra qualche lustro avremo le idee più chiare. Se questi comportamenti produrranno personalità più forti e competitive, riconosceremo che sono da preferire a quelli tradizionali.

    Lo stesso potremo fare con pratiche come la procreazione assistita, l’utero in affitto, le famiglie arcobaleno. Come possiamo capire se sono dannose o benefiche per la società? Come sopra, raccogliamo “dati, fatti, numeri” per qualche lustro e poi valutiamo. Vedremo forse uscire da quelle nuove prassi generazioni più forti, più sane, più felici. O forse no. Ma se intanto le comunità LGBT sono più contente, lasciamole fare, contenti loro, contenti tutti. Anche perché, direbbe Lei, io continuerò a comportarmi in altro modo e non mi preoccupo delle eventuali conseguenze per i figli o i nipoti degli altri.

    Questo a me sembra un metodo debole dal punto di vista della solidarietà e del principio di cautela. Ma ancor di più mi sembra debole logicamente. Difatti, come ho già detto, da un lato prescinde da considerazioni di ordine etico, ritenendole viziate da ragioni metafisiche indimostrabili, dall’altro invoca l’oggettività di “dati, fatti, numeri” senza rendersi conto che anche questa è una posizione metafisica. Non facciamo che attribuire a queste entità valore di certezza dimostrativa, come se discutessimo del commercio delle patate, mentre in realtà stiamo parlando di realtà che non si possono ridurre a valori statistici o a consuntivi aziendali, ma devono essere filtrate da un giudizio legato a ‘valori’ immateriali.

    Concludendo: io non voglio legiferare, voglio solo manifestare un pensiero. Non mi dispiace affatto essere contraddetto, se lo si fa con argomenti. Condividere di per sé non mi interessa. Se un argomento mi convince lo accetto, se no lo rifiuto. Ma se Lei ritiene che io abbia interpretato male il Suo pensiero, Le chiedo scusa.

  • Brevemente e senza aver letto tutto. Tre semplici considerazione: 1) anche i bambini sanno che il metodo scientifico prevede esperimenti, magari ripetuti, per convalidare un’ipotesi, altrimenti non si può formulare nessuna tesi, 2) non si può mettere nello stesso calderone utero in affitto, fecondazione eterologa e omogenitorialità, questi temi vanno affrontati uno per uno, 3)metterci anche la pedofilia è un delirio perchè nessuna persona di buon senso paragonerebbe questa pratica alle altre che sono “relazioni”, chiamiamoli anche contratti o qualsivoglia, tra adulti consenzienti. Buona giornata. Se poi l’argomento è già stato discusso secondo questo “metodo” chiedo scusa e auguro a tutti una buona giornata.

    • 1) è appunto il metodo che io rifiuto, cioè il trasferimento di prassi tipiche delle scienze fisiche ai fenomeni sociali e affettivi

      2) sono problemi diversi ma io ho posto un problema di metodo nel quale rientrano tutti e tre

      3) non ho affatto paragonato pedofilia e coppie omosessuali. Avrei potuto usare come esempio “sopprimere le persone inutili” o un altro che evochi scelte di natura ‘etica’. Ho usato la pedofilia solo per restare nel campo della sessualità.

    • In effetti, Ivano, sinora ho messo insieme queste tre cose ma non è corretto.
      E non sono stato l’unico.
      Anche Natalina Cremonesi ha ragione nel ricordare che la fecondazione eterologa non è appannaggio di certe coppie.
      Va bene che siamo nel DIciannove, ma forse fare di tutte le verghe (“ops”, direbbe Francesco) un fascio non va bene.

  • In tutti i casi la sessualità tra adulti va scorporata. Saranno cazzi loro, no?

    • Ma io parlo cinese?

  • Spero che questa “coda” sui discorsi precedenti sia l’ultima, signor Cadè. Bene, allora dico subito che ho affrontato questo tema senza alcun “metodo”, nemmeno scientifico. All’inizio ero all’oscuro di tutto. Poi Piero ha dato quelle tre definizioni e ho cominciato a leggere il libro di Secondo Giacobbi. Andava un po’ meglio ma di “metodi” ho continuato a non averne proprio. Prima di finire il libro, se invece di fecondazione eterologa, utero in affitto e omogenitorialità si fosse parlato di fecondazione entomologa, utero in enfiteusi od ovogenitorialità, per me poco sarebbe cambiato.

    Nutro infatti verso tutto ciò che ha a che fare con l’apparato riproduttivo muliebre e con certe manipolazioni viscerali ginecologiche (figuriamoci l’emorroissa) la tipica reazione repulsiva dell’anziano maschio di una provincia rurale cresciuto nel secolo scorso. Per capirci, noi amiamo per sempre le nostre donne ma non siamo gente che tiene la mano alla moglie durante il parto. E la nostra idea di famiglia tradizionale è del tutto senza “metodo” e senza scienza. Siamo in parecchi, anche a Crema, ad aver avuto in legato dai nostri antenati un’idea di famiglia che è quella da me indicata il 16/5 alle 17:27 e la stiamo trasmettendo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Ma se dovessimo applicare un “discorso sul metodo” alle nostre famiglie, ci guarderemmo in faccia sbigottiti. Noi viviamo, operiamo e scegliamo sicuramente anche con la nostra testa ma sappiamo che la molla più forte che abbiamo dentro non c’entra con Cartesio e con la filosofia. Né con le innumerevoli metafisiche, religioni, morali e istanze soteriche altrui che vorrebbero di volta in volta salvarci, farci salvare qualcun altro o ficcare il naso nei fatti di qualcun altro. Il nostro naso lo teniamo in casa nostra, non lo ficchiamo nelle case altrui.

    Viviamo in una società retta da un sistema istituzionale e da un ordinamento giuridico dei quali facciamo parte. Siamo dunque buoni cittadini, ligi al nostro Stato Nazionale e impegnati per il bene comune della nostra Patria. Per non fare troppo i “sangue e suolo”, diciamo che il diritto positivo è ciò che disciplina la nostra comunità di consociati, il nostro consorzio civile. Convenzionalmente, la società si è data questo insieme di regole. Ferme quelle regole, ciascuno segue le metafisiche, le religioni, le morali e gli hobby che vuole. Purché quelle regole vengano rispettate. Se la legge dice che il coito omosessuale è lecito, va bene. Fatti loro. Se la legge dice che tizia passa un ovulo a caia che lo passa a sempronia e che questo è lecito, va bene. Fatti loro. E via dicendo.

    La pedofilia è un reato. Punto. Sotto i diciott’anni si valuta in un certo modo, sotto i quattordici in un altro. E basta là. Come si può paragonare un reato, oltretutto grave, con degli elementi oggetto di discussioni ancora apertissime? Quando un’organizzazione sociale riconosce negatività e pericolosità a un comportamento, lo sanziona. Qui tutto è ancora da dimostrare.

    Sulla scienza, non ho la più pallida idea di che cosa dica su questi argomenti. Ma mi pare che per ora non dica proprio niente.

    • “È giusto quel che dice la Legge”, così siamo arrivati in fondo. Pazienza. Signor Martini, io chiedo “che ora è?” e Lei mi risponde “senza mozzarella”. O forse sono io che non ci sento bene. Prendo atto del fatto che non riusciamo a intenderci e non insisto. Lasciamoci così, senza rancore.

    • Non mi sembrava una risposta così scema.
      Rancore mai. Anzi, mi unisco al dispiacere per l’incomprensione.
      Continuo a pensare che molte siano le cose tra noi condivise.
      E che la differenza principale stia nel significato che diamo alla parola solidarietà.
      So bene che da molti punti di vista (religiosi, etici, sociali, civili) sia in proposito molto più generalmente condiviso, apprezzato e lodevole il senso in cui l’intende lei.
      Ma concordo con lei sul fatto di non insistere in questa discussione.
      Mi permetterò tuttavia di esprimere commenti sul suo post da altre angolazioni e su altri aspetti. Grazie comunque dei tentativi da lei fatti sinora per cercare di capirci.

  • Signor Cade’, Lei deve aver avuto un’infanzia difficile. Ricorda? Disse a me la stessa cosa, qualche anno fa. Le lascio comunque il palcoscenico. Se lo tenga tutto.

    • Signor Martini, non mi fraintenda, io non ho affatto trovato la Sua risposta ‘scema’, tutt’altro, ne ho apprezzato lo spirito e lo stile. Il problema è che sembra che non riusciamo a parlare della stessa cosa, probabilmente perché guardiamo la questione da angolazioni diverse. In realtà, se dovessi basarmi su quello che ha scritto il dottor Weisenkopf, dovrei dedurre che i punti di condivisione tra noi sono molti.

    • In realtà io ho avuto una infanzia serena. Comunque La ringrazio.

    • Rispondevo al signor Macalli…

  • C’è una cosa che mi sono chiesto stamattina pensando a questo post di Livio Cadè e ai commenti successivi.
    Se escludiamo un paio di commenti di Rita, che peraltro appartiene allo staff che gestisce questo blog, tutti gli altri, davvero parecchi (quasi una settantina), sono di soggetti maschili. Eppure, gran parte della tematica riguarda ovuli, uteri, manipolazioni ginecologiche e pratiche varie sul corpo femminile e sulle sue porzioni anatomiche.
    Certo, sappiamo che su CremAscolta le donne si vedono rarissimamente come firme e spessissimo come oggetto prediletto di infervorati dibattiti metafisici, religiosi, spirituali, etici, esistenziali e psico-socio-antropologici maschili. E sappiamo che tale quasi assenza femminile è una delle caratteristiche di questo blog, contrariamente a quanto accade in altri. Per cui, si potrebbe dire che è inutile stupirsi, persino nei casi in cui l’oggetto della discussione si identifica con elementi estremamente precipui della femminilità.
    Invece, a me questa cosa, stavolta, ha proprio fatto un’impressione strana, mi ha messo come un senso di disagio, forse anche perché tutti questi ovuli, uteri e maneggi viscerali sugli apparati interni muliebri mi hanno sempre provocato un certo fastidio. Non lo so, è come se ci fosse una nota stonata in questo concerto tutto maschile, che “vola così alto” eticamente, con tutti questi “colpi d’ala” filosofici, per usare le abituali allegorie avicole di Piero, ma che poi in concreto riguarda delle cose riproduttive così terra terra dentro il corpo femminile. E comincio a chiedermi in che misura su queste tematiche, anche a livelli diversi da quello di questo blog, gli ambiti dialettici e decisionali debbano essere così marcatamente occupati dalla presenza e talvolta dall’invadenza della componente maschile, persino di quella del tutto estranea alle pratiche riproduttive. Sono tutt’altro che un femminista, si sa. Però la mia adolescenza è stata accompagnata da coetanee che invece di concedermi più spesso l’originale esibivano in modo irritante nei cortei il simbolo di una loro meritevole parte anatomica. E forse, pur essendo un conservatore addirittura reazionario su certi temi, mi è rimasta nelle orecchie la voce di tante ragazze che dicevano l’utero è mio e me lo gestisco io. E mi chiedo come reagirei se qualche dotta e zelante signora, citando qualche filosofo, venisse a insegnarmi come devo usare i miei testicoli e quanto sopra.
    Il mio non è un punto di vista. Solo un punto di imbarazzo. Per poterne uscire senza pensarci più, accetto volentieri rassicurazioni. Maschili, ça va sans dire.

    • Potrei fare solo alcune ipotesi basandomi sulle donne che conosco. Per esempio: vi è spesso una buona dose di aggressività nelle discussioni che si fanno e questo, alle donne che io conosco, non piace, le fa scappare. Poi vi è un predominio di argomenti tradizionalmente maschili (politica, scienza, tecnologia, economia, storia ecc.) che, alle donne che io conosco, non interessano granché. Inoltre, le donne che io conosco si stancano rapidamente di polemiche e dibattiti che non portano a nulla. Naturalmente le donne che io conosco non sono ‘tutte le donne’. Sono un piccolo campione e nemmeno sono sicuro di capirle. Quindi, caro signor Martini, io non posso darLe alcuna rassicurazione.

    • Le donne preferiscono leggere. Negli ultimi sei anni l’ho riscontrato personalmente, conoscendo molte lettrici abituali del blog. Pensano, osservano, commentano in privato, approvano, dissentono, ma non si espongono. E’ una scelta. Nessuna tra le mie tante amiche “assolve” comunque la pratica dell’utero in affitto (sappiamo cosa vuol dire mettere al mondo un figlio) né giustifica i sorridenti “mammi” che aspirano a godere le gioie della maternità avendone preventivamente scaricato i dolori addosso a qualcun altro. Ma, certo, anche in questo caso potrebbe valere la tesi che chi si somiglia si piglia.

    • Non mi sembra comunque che questo post affronti temi “precipui della femminilità” e d’altro canto nessuno qui vuol dire alle donne cosa fare dei loro organi riproduttivi. Semmai si pone, tra le altre questioni, il problema di una mercificazione dell’utero o addirittura del pericolo che l’utero venga rimpiazzato da apparati artificiali. Il problema dei comportamenti sessuali e della famiglia mi sembra riguardi tutti.

    • Ho dimenticato di ricordare un altro motivo plausibile. Ho sentito alcune amiche lamentarsi del fatto che questo blog dà loro la sensazione di un circolo chiuso, dove sono sempre quei soliti noti a intervenire. Ma questo motivo è paradossale, perché il gruppo chiuso si forma appunto per il fatto che non si inseriscono nuovi interlocutori. Quindi il motivo reale deve essere un altro. Tuttavia, se è innegabile che c’è monotonia di nomi, a me pare che oltre alle donne manchino anche i giovani.

  • Grazie Rita, grazie signor Cadè per i vostri riscontri, che mi sembrano pertinenti e corretti. Preciso che il mio commento non era, in via principale, riferito alla ridotta partecipazione femminile sul blog. E preciso che ho volutamente esulato dal tema omogenitorialità.
    È vero che il post non si esaurisce in elementi precipui della femminilità. L’ovulo da solo non basta. Tra l’altro, il post è una sorta di sequel a quello di Piero, in coda al quale il mio commento, anche riferendomi al libro di Secondo Giacobbi, avrebbe potuto meglio collocarsi. Ma resta il fatto che, in un contesto circostante di così volonterosi pro e contro, batti e ribatti, deduzioni e controdeduzioni da parte maschile, gran parte della faccenda si svolge concretamente in pancia alle donne. È vero che qui non possono applicarsi i criteri di competenza e d’attribuzione del diritto amministrativo o d’altri sistemi distributivi di responsabilità per pertinenza. Ma l’impressione che volevo trasferire, in tutta la sua ingenua spontaneità, era quella di una discettazione filosofica soprattutto maschile su un fatto fisico, medico, viscerale del tutto femminile. Infatti, le pratiche di inseminazione, la gravidanza, il parto e lo svezzamento restano fisiologicamente eventi soltanto femminili. Per semplificare forse troppo, mi ha colpito il filosofare maschile sulla pancia delle donne.
    Mi chiedo con quale competenza e conoscenza si possano affrontare questi temi essendo del tutto scevri e mondi dalle concrete esperienze della gravidanza e del parto, che non sono tanto opinioni filosofiche bensì nausea, dolore e sangue. In particolare, visto che molti uomini qualcosa indirettamente hanno vissuto riguardo alle proprie donne di casa, me lo chiedo soprattutto per scapoli, sacerdoti e altri soggetti assolutamente estranei a simili cose e fatti. Lo ripeto, la mia è una reazione di immediata ingenuità. Ma mi chiedo che cosa accadrebbe se, per concederci una fantasia, a poter valutare e decidere su questi argomenti fossero delegate e abilitate solo le donne già munite di esperienze di gravidanza, parto e svezzamento. In pratica, se solo questi soggetti femminili potessero votare, legiferare e decidere nel merito di queste situazioni. Forse sono stato fortunato, avendo avuto spesso a che fare nella vita con donne in gamba e con la testa sulle spalle. Avessi avuto a che fare soprattutto con delle cretine, forse non farei questi discorsi. Ma siamo sicuri che le decisioni e le pratiche applicate da quelle donne sarebbero peggiori di quelle su cui noi uomini stiamo tanto discettando?

    • Signor Martini, che un uomo non possa provare le sensazioni legate alla gravidanza e al parto mi sembra fuor di dubbio. Ma, per fare un esempio, troverei obbrobrioso che a causa di ciò una donna potesse abortire indipendentemente da quel che vuole il padre del bambino. Lasciare alle sole donne il diritto di decidere nel merito di queste situazioni mi sembra demagogico più ancora che fantasioso. La vita di un essere umano, dal suo concepimento fino alla sua morte, è un problema di cui ognuno, maschio o femmina, sposato o no, è responsabile.

  • Ecco, appunto: “esperienze di gravidanza, parto e svezzamento” che il “mammo” non potrà mai avere, dolore e sangue compresi. Sono tutti elementi che inevitabilmente si ripercuotono sulla crescita e sullo sviluppo del bambino, che non potendovi accedere sarà “diverso”. La domanda è: perché? Ne vale la pena? A che scopo?

  • Pietro, questo vale in generale: se avessimo conoscenza solo di ciò esperito personalmente avremmo poco di cui parlare. D’altro canto ci permettiamo di discettare su tutto. Prova evidente che l’uomo tutto non riesce mai a farsi gli affari suoi. È il vizio sociale. Dai pettegolezzi ai valori crediamo tutti di aver capito tutto, arrogandoci il diritto di sentenziare in continuazione e stilare graduatorie o liste di merito dove i migliori siam sempre noi.

  • Perfetto, Rita. Infatti, sto ipotizzando, sia pure come mera provocazione, qualcosa di totalmente opposto all’omogenitorialità. L’ipotesi è quella di una specie di Matriarcato in carica per le attività riproduttive. Che le donne si facciano avanti, avocando a loro questa materia, e che gli uomini tornino, come aux beaux temps, a dedicarsi ai figli quando questi già sgambettano. La ratio sarebbe questa: visto che le donne si sobbarcano tutta la parte più grama della faccenda, dalle prime nausee fino all’ultima poppata, lasciamo loro almeno la libertà di decidere su tutte le teorie e le pratiche riferite al processo riproduttivo post coitum, organizzandosi loro con ovuli, uteri et similia, propri od altrui. Se l’amore vince, quale amore è più grande di quello delle mamme? Basta che alla fine ci siano figli sani e felici, papà fieri, nonni commossi. Per cui, ha perfettamente ragione il signor Cadè quando dice che la donna non deve abortire senza il consenso del marito. Qui l’aborto non c’entra, anzi.
    È una cosa un po’ troppo da tradizionalisti, conservatori e persino reazionari, me ne rendo conto, ma pensate che bello per noi uomini non doverci occupare di certe cose e arrivare belli sereni alla fine della faccenda, senza pensieri e dilemmi. E lasciare le nostre donne libere di organizzarsi al meglio, come in molte epoche storiche la nostra civiltà ha già fatto con ottimi risultati, mentre gli uomini cacciavano, combattevano o scoprivano nuovi mondi, invece di filosofeggiare sugli uteri. Anche quelli con le menate dell’eterno femminino sarebbero bei contenti. E non cito Bachofen perché farebbe intellettuale e radical chic. Ivano ha ragione nel dire che se parlassimo solo delle cose che conosciamo staremmo un po’ più zitti. A parte il fatto che non sarebbe poi così un gran male, la mia provocazione vuole soprattutto sottolineare il fatto (e non mi riferisco a CremAscolta) che su questi temi, generalmente giocati sulla pelle delle donne, spesso parlano proprio quelli che sanno meno e spesso tacciono proprio quelle che sanno tutto.

    • Io accetto la dottrina secondo cui vi sono quattro modi di conoscere. Il primo attraverso l’esperienza (vedere, sentire ecc.), il secondo mediante inferenza, il terzo attraverso testimonianza fidata (o la ‘tradizione’), il quarto attraverso la rivelazione.
      Quindi, “si dovrebbe parlare solo di ciò che si conosce” credo abbia per le persone che discutono qui un significato diverso.

    • Il matriarcato c’è già stato, come ben sai, e non è finito in gloria. Ma non è questo il punto. Saprai anche che il bambino, almeno fino a 3-4 anni, è solito rifugiarsi “tra i seni” della mamma quando è in difficoltà, ama toccarli e succhiarli per trarne conforto e piacere, mentre dal padre si aspetta altre cose. I sapiens si comportano in questo modo da centinaia di migliaia di anni, sono abitudini stampate nel nostro Dna, e non sarà certo una leggina intrisa di retorica e imposta da una lobby che le farà cambiare. Ci vuol altro.

      Non regge neppure la scusa che la fecondazione eterologa e gli uteri in affitto servono anche alle coppie etero, dato che gli orfanotrofi del mondo sono stra-pieni di bambini abbandonati in attesa di una famiglia. Certo non si possono scegliere il colore degli occhi, della pelle, il QI e via dicendo, ma se davvero l’esigenza di genitorialità è autentica, forse ci si può anche accontentare. Altrimenti si tratta di un semplice capriccio: lo voglio.

  • Quale? Perché io credo che i quattro modi da Lei elencati siano lontanissimi tra di loro. E cosa fa quindi? Decide volta per volta a chi affidarsi o è così bravo da fare sintesi? Perché fare sintesi a me sembrerebbe comunque un minestrone, e si sa che per essere buono deve cuocere molto. Ora, io non dubito che le Sue riflessioni siano ben cotte, ma le risposte immediate sospetto che siano più il segno di un’impulsivita’ piuttosto di un’elaborazione. O magari mi dico: ci starà pensando da sempre. O forse é solo il fatto che io mi chieda come possano esserci persone che la pensano come Lei. Con simpatia, come sempre.

    • Ivano, io credo che “mettere a sintesi” sia compito di ognuno di noi che siamo in grado di “acquisire conoscenza”.
      Tenedo bene aperte le quattro vie di comunicazione (ma magari anche altre, se del caso, perchè no?) citate da Livio.

    • Signor Macalli, mi pare che Lei commenti senza riflettere, spinto solo dall’impulso di contraddirmi. Le faccio un esempio semplice. Pensi a uno scienziato che studia un fenomeno chimico o fisico: deve fare esperimenti (esperienza), deve fare deduzioni (inferenza) deve accettare teorie formulate da altri (testimonianza fidata), può avere un’illuminazione improvvisa (rivelazione). Non sono fatti “lontanissimi tra di loro” come pensa Lei ma strettamente collegati. E non è certo un “minestrone”.

  • Francesco, sarà che io sempre di più coltivo il dubbio e la perentorieta’ non la sopporto più.

  • E poi Francesco non mi dire che attraverso le quatto vie indicate dal signor Cade’ si possa arrivare alla verità. Si arriva alla nostra di verità, punto.

  • Signor Macalli, perché parla di “perentorietà”? Semmai mi sembra Lei un po’ categorico nel tranciare giudizi. Io ho molti dubbi, come tutti, perché tutti abbiamo dei vuoti di conoscenza.

    • Signor Cade, Lei non si considera un perentorio? Tante discussioni che ha scatenato non sono un segno di quello? Sa, quante volte ha desistito? O le piace solo il ruolo di bastian contrario? Perché anch’io un tempo ero così, poi, con la senilità……………

  • A meno che a Lei non interessi solo battere il record dei commenti. In questo caso, se mai avesse bisogno di uno psicoanalista, si rivolga subito a me. Consulenza gratis. Con simpatia come sempre.

    • Perché sempre tanto astio?

  • Quindi signor Cade’, un nuovo metodo scientifico? Non solo empirico, ma esperenziale, trascendentale, rivelato. Ma Lei non si diceva contrario ai “metodi”? Dai che la questione mi interessa. E nessun astio. Solo il dubbio che abbia ragione Lei.🙂🙂🙂

    • Non ho inventato nessun metodo, funziona da sempre così, naturalmente. Si osserva, si cerca una coerenza logica, si accettano conoscenze già acquisite da altri (che si possono modificare) e a volte si intuisce misteriosamente una soluzione. Lo fa ogni bambino: guarda, ascolta, tocca, mette in relazione i fatti tra loro, crede in quello che gli insegnano gli adulti, e spesso si meraviglia di quello che vive, come di una rivelazione. Gli adulti spesso perdono questa capacità di conoscere attraverso lo stupore.

  • Rita, a parte le oche di Lorenz, ma si sa, erano oche.

  • Se oggi fosse possibile una società matriarcale penso che sarebbe assai diversa da quella che il signor Martini sogna. Bisogna tener conto del fatto che la donna ha oggi nella società un ruolo completamente diverso da quello che aveva in società di cacciatori o di guerrieri o in altri contesti passati. Oggi le donne non solo guidano aeroplani, dirigono orchestre e fanno i chirurghi, ma vogliono fare anche il servizio militare e non mi stupirei di vedere donne che sadicamente si divertono sparando ai fagiani. La donna è il perno intorno a cui ruota il disegno anti-tradizionalista del mondo moderno. Adesso in Germania lo Stato vuole finanziare una pornografia che si autodefinisce ‘femminista’. Sono le donne stesse che, dopo aver sempre rifiutato la pornografia come espressione perversa della sessualità, oggi affermano il valore etico ed educativo del porno. Quindi, signor Martini, non si faccia illusioni. Una società matriarcale non sarebbe molto diversa dalla società patriarcale che oggi viene tanto deprecata.

    • Patriarcale non funziona più , matriarcale ricalcherebbe modelli maschili. Cosa rimane quindi?

    • Bella domanda. Mi lasci pensare…

  • Padre e madre sono quelli che ti introducono nel senso della vita…
    …Ma noi siamo cresciuti con “Topolino “…Tutti zii e nipoti…

    • A parte nonna Papera…
      Comunque, Paperino e Paperina, Topolino e Minni, Orazio e Clarabella erano coppie tradizionali e probabilmente condannate a un eterno e casto fidanzamento…

    • Preciso che non leggo Topolino da 50 anni. Quindi non so come sia mutata nel tempo la società di Topolinia e di Paperopoli. Forse i modelli LGBT sono arrivati anche lì… Se così fosse vorrebbe dire che ormai non c’è più nulla da fare…

  • ….ed eccoci al transgender!!!!

  • Patriarcale, che taglia il cordone ombelicale dalla
    P…ossessione matriarcale…

    • Una volta… Oggi credo non abbia senso discutere in termini di patriarcato o matriarcato. La nostra società viaggia velocemente verso la dissoluzione di un ordine precedente senza averne un altro da proporre. Padre, madre, figlio, sono archetipi da superare e da sostituire con nuovi modelli. Da un lato vi sono enormi spinte mascolinizzanti verso la competizione e il conflitto. Dall’altro, tendenze femminilizzanti verso il desiderio di sicurezza e la passività. Questo indipendentemente dal sesso biologico delle persone. E poi c’è un diffuso infantilismo che ben si esprime nel continuo piagnisteo dei diritti e nella continua pretesa di veder esauditi i propri desideri. Evidentemente sono tutti modelli patologici.
      Il che non significa che negli archetipi tradizionali non fossero possibili evoluzioni patologiche, forse legate proprio a un particolare modello di famiglia. Freud fu infatti criticato per aver dato all’Edipo un valore universale. Ora, nella omo-famiglia, la struttura edipica dovrebbe venir negata o riproporsi in forme abnormi? Alcuni diranno che la omogenitorialità offrirà un rimedio alle nevrosi edipiche tipiche della nostra cultura. Ma forse è un rimedio peggiore del male. La neo-famiglia, secondo me, espone la personalità dei ‘figli’ a rischi peggiori dell’Edipo.

  • Prima di consegnare il mio disegno di legge al fatale oblio, vorrei ringraziare quanti hanno creduto con me a questo ambizioso progetto e soprattutto rivolgere un riconoscente pensiero a colui che ne è l’ispiratore, il grande Eliogabalo che, ne son certo, avrebbe ceduto metà del suo impero pur di vivere ai giorni nostri.

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