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PIETRO MARTINI

Il sorpasso

Ci siamo interrogati a lungo sulla possibilità di un Salvini “europeista”, così a lungo da arrivare su questo blog a un post con oltre 350 commenti. Quindi, che cosa è Salvini, “europeista” o “non europeista”?

Occorre giungere alla conclusione che Salvini non sia e non possa essere “europeista”. E che nemmeno sia o possa essere “non europeista”. Insomma, né l’uno, né l’altro. Salvini sembra un momento qualcosa, poi cambia. È stato “putinista”, poi è diventato “cinesista”, adesso è “trumpista”, domani chissà. Siccome non è possibile essere tutte queste cose nell’arco di così poco tempo, bisogna ammettere che Salvini in verità non è nessuna di quelle cose. Perché Salvini è e può essere una cosa sola. E nient’altro. Salvini è soltanto, sempre e comunque “salvinista”. Forse anche Renzi era “renzista”. Ma probabilmente non solo quello. Che Berlusconi fosse “berlusconista” non ci piove. Ma forse non solo quello. Con Salvini tutto è più chiaro. Non ci sono dubbi. Mentre cambia giubbetti e alleati internazionali, felpe e interlocutori esteri, con ipercinetico fregolismo, Salvini resta “salvinista” e basta.

Che cos’è il “salvinismo”? Diciamo che non ha proprietà intrinseche ma che consiste solo in situazioni estrinseche rapportate a stimoli giunti dall’esterno. Una sorta di risultanza a specchio di esternalità specchiate in uno specchio inesistente ma produttivo di risultati a specchio. In pratica, il “salvinismo” esiste, vive e sopravvive grazie ad azioni altrui che favoriscono per simbiosi la sua continuità nel tempo e nello spazio. È un ologramma reattivo al mondo reale. In assenza di questi stimoli, non esiste, è destinato a spegnersi, a dissolversi. Sino ad ora, c’è stata una gara continua a fornirgli questi stimoli vitali. L’elenco dei volonterosi è noto, da Saviano alla Boldrini, da Famiglia Cristiana a Jacopo Fo, da Fratoianni a innumerevoli altri. Come è noto, il pezzo forte sono i migranti. Ogni volta che il nulla del “salvinismo” sta per manifestarsi come mera apparenza ectoplasmatica, ecco intervenire questi solerti soccorritori. Gli zelanti attizzatori del “salvinismo” non accennano a diminuire. Si pronostica quindi al “salvinismo” lunga vita. Fino a quando l’ultimo clandestino prenderà il mare sull’ultimo canotto, fino a quando l’ultimo criminale immigrato delinquerà sul nostro territorio, il successo del “salvinismo” sarà assicurato. Vista la popolazione africana, visto il numero di immigrati delinquenti, il “salvinismo” potrebbe durare per l’eternità.

Diverso e più difficile il discorso su Di Maio. I recenti opposti risultati elettorali dei due dioscuri governativi non tolgono interesse al fenomeno Di Maio, che continua a spiccare nonostante gli esiti delle urne. La recente scienza Di Maieutica, che interpreta l’interpretabile e l’ininterpretabile del soggetto, sta facendo passi da gigante ma pecca di ontologia in quanto dietro un’abbondante fenomenologia, ricca di spunti e assunti, non si trova il noumeno.

Infatti, con modalità diverse, anche per Di Maio, come per Salvini, il principio unificatore del molteplice è il nulla, il non essere. Questa assenza ontologica è una delle principali cause di identificazione popolare e di attrazione collettiva. La società svuotata e annichilita non può che affidarsi al vuoto e all’inesistente in cui si riconosce, fatto di slogan ad effetto, selfie ai comizi, battute ammiccanti, gag, sketch, piroette diversive. Il nulla rappresenta se stesso sul palcoscenico del non essere. Da sudditi a cittadini, poi da cittadini a consumatori, ora da consumatori a pubblico in platea. È la rappresentazione di una inesistenza totale, è lo spettacolo di un’assenza completa. In questo show del non essere, Salvini e Di Maio sono l’applauso del nulla a se stesso.

Entrambi rappresentano oggi la vetta della politica italiana. Insuperati e insuperabili, si muovono nel deserto politico più totale, in una primazia assoluta e quasi divina, tra gli osanna delle masse, il tripudio delle folle, l’adorazione delle genti. Nessuno oserà conculcare i radiosi destini di un popolo guidato da tali messia. Nessun losco demo-pluto-giudaico finanziere europeo oserà opporsi alla loro marcia trionfale. Nessun complotto dei perfidi mercati economici oserà sfidare la loro illuminatissima guida. Il debito? Quale debito? Un nulla, rispetto al debito vero, al debito autentico che noi italiani abbiamo nei confronti di questi due eroici salvatori della patria. Con loro alla guida, l’Italia supererà tutto e tutti. Sorpasserà il proprio debito. Sorpasserà l’Unione Europea. Sorpasserà i mercati. Sorpasserà la globalizzazione.

Tenetevi forte, il sorpasso è già iniziato.

PIETRO MARTINI

20 Giu 2019 in Politica

61 commenti

Commenti

  • Bella la foto introduttiva. Trintignant e Gassman ricordiamo tutti come si schiantano. La sfacciataggine di Gassman e l’ingenuità del ragazzo prima o dopo si pagano. L’Italia del boom economico e l’attuale sboom. “Finchè tutti si accorsero che anche lui era una parvenza…..che un altro lo stava sognando”. Sogno o incubo?

  • Questo è in realtà, caro Ivano, un grande elogio a Matteo Salvini. In parte minore, anche a Luigi Di Maio.
    Dopo di loro, la politica italiana sarà completamente diversa da quella di prima. Tutto con loro è cambiato, in modo sorprendente.
    Sono stati i più grandi innovatori della rappresentazione politica italiana dai tempi di Bettino Craxi. Hanno superato persino la rappresentazione mediatica di Berlusconi.
    Hanno capito più di tutti che oggi da noi “è del politico il fin la meraviglia”.
    La differenza tra loro e tutti gli altri è che entrambi, soprattutto Salvini, riescono a rappresentare in modo convincente loro stessi, gli altri no. Il passaggio dai contenuti in quanto tali ai contenuti in quanto rappresentati è storicamente risalente ma oggi è divenuto essenziale.
    Forse varrebbe la pena di soffermarsi un po’ di più su questi elementi narrativi offerti dalla nostra politica attuale, valutandoli in modo maggiormente “neutro”, senza prese di posizione troppo negative o troppo positive riguardo a questi personaggi, dando loro i giusti meriti per l’opera clamorosa di modificazione della trasmissione politica dal potere costituito all’utenza popolare.
    La loro bravura è proprio quella di una offerta politica costantemente in sintonia con le aspettative degli italiani. Il loro orientamento alla clientela elettorale è esemplare. Il loro porsi come soggetti a perenne, rassicurante, affettuoso servizio del popolo italiano merita tutta la nostra considerazione e forse è giusto che porti a entrambi, soprattutto a Salvini, i meritati riconoscimenti e premi politici.

    • Concordo. Personalmente ho sempre visto Salvini come un salvagente lanciato in mare, non come l’isola felice. Isola sulla quale oggi è impossibile per chiunque prevedere chi ci sarà ad aspettarci. Garantito al limone, non le vecchie guardie della politica, che sembrano ancora vive ma in realtà sono già morte. Ologrammi.

    • Oggi la politica italiana ricorda certe antiche raccolte di quadri degli antenati nei manieri inglesi aperti al pubblico: “the Gallery of the Dead”.
      Però, RIta, questo è solo il punto di inizio.
      La cosa interessante è cercare di capire a quai modelli, a quali riferimenti umani si ricollega questo nuovo modo di rappresentare la politica, tipico di Salvini e Di Maio.
      Il rapporto comunicativo tra il politico e l’elettore è stato reso da loro totalmente diverso e penso sia in questa nuova modalità di relazione che possano trovarsi spunti di riflessione interessanti e istruttivi.

    • No Pietro, non sono d’accordo. La tua analisi si ferma a circa un anno fa. Non so se alla prova dei fatti la tua analisi regge, parlo di politica interna, economica, ma anche di politica europea o mondiale, viste le trasferte americane. Se poi il tuo convincimento è che stanno lavorando bene allora è altra questione. E comunque, se i segni hanno significato, la fotografia che hai scelto è per me emblematica. Potrei definirla un raptus freudiano, ma sei troppo intelligente per averla scelta con superficialità. E vincere alle elezioni non può limitarsi ad un’efficace performance “artistico-spettacolare”. Mi riallaccio anche al”portare a casa” di pochi giorni fa di Francesco. La politica non può limitarsi ad estemporanei do ut des.

    • Se proprio ci dobbiamo sforzare, Pietro, non stiamo a sprecare troppo energie sulla natura del “ponte” ma cerchiamo di capire, se possibile,, cosa ci aspetta sulla riva opposta. Non e’ l’Italia in affanno, sarebbe troppo bello, ma tutte le cosiddette democrazie occidentali. E’ chiaro che il serpente sta cambiando pelle.

      Anche Trump in America si rivolge direttamente ai cittadini e cosi’ fa Putin in Russia, dove c’e’ addirittura una trasmissione tv che permette ai cittadini di porre direttamente il proprio problema al presidente. Gli intermediari (i partiti) sono ufficialmente morti.

    • Matteo Salvini è un italiano vero, e rappresenta, bene, tanti compatrioti che ho conosciuto e frequentato negli anni, soprattutto, quando lavoravo con artigiani, piccoli imprenditori, agricoltori, commercianti. E’ quel mondo lì, spesso fatto di sguardi di lato, di sbieco, diffidente, e istintivamente sgusciante. Un mondo fatto di concretezza, abilità, dove la lotta per vivere prescrive delle regole duttili, che variano a seconda dell’aria che tira, ma si posizionano a difesa della “roba”, la propria. Un mondo che ha le sue forti debolezze, ma appartiene alla nostra storia, al vissuto paesano, che non ha mai digerito in fondo l’urbanesimo e le sue conquiste; e della rivoluzione industriale, il progresso è attratto dai miti e dalla forza della tecnica, della meccanica, ma mastica malvolentieri certe faccende, come il femminismo, gli omosessuali, la cultura umanistica. Anche Bossi è un italiano vero, ma ci teneva a non superare il Po, mentre Salvini, con più fiuto, ha capito che con i migranti poteva vincere e sbaragliare il tavolo.

  • Scusa Pietro, lapsus, non raptus. Quando non si riesce a far il cretino da soli ci si mette anche il correttore del cellulare. Almeno spero, altrimenti vuol dire che il mio cervello ormai senile è spappolato.

    • Non entro nel merito di chi rappresenti Salvini (l’italiano medio in modo trasversale, probabilmente), sta di fatto che “tutti gli altri” il popolo se lo sono proprio dimenticato, e difatti rappresentano se stessi. Il mondo e’ cambiato ma loro non se ne sono accorti.

      In questi giorni sto seguendo da vicino il meeting di Osaka, che e’ molto piu’ importante di quanto la provincialissima stampa italiana vorrebbe farci credere, dove questo dato emerge chiaramente. Nuovi equilibri e interpreti si affacciano all’orizzonte della Storia e l’uomo saggio, senza prostrarsi, aggiusta il tiro e vi si adegua. Restare abbarbicati a vecchie idee che, tra l’altro, non sono neppure nostre, serve solo a farci vivere male.

  • Per Rita delle 13:54. A casa mia questo nuovo modello di fare politica si chiama a dirla buona “fine della democrazia rappresentativa”, a dirla cattiva “fine della democrazia”. Succede quando non ci sono più i partiti. Che significa che qualsiasi demagogo, incantatore di serpenti, sembrando credibile per modi e toni, la vince. E’ una commedia che conosciamo benissimo. E magra consolazione è pensare che siano nella stessa situazione le altre democrazie occidentali. C’è poco di che gioire.

  • Per Ivano 12:16 (ma anche 15:55).
    Sul fatto che stiano lavorando bene o male, avrai compreso come io distingua i contenuti dai metodi. Su questi ultimi, nessuno ha mai lavorato più proficuamente da parecchi decenni. Sui contenuti, non ho ancora capito quali siano.
    I mio tentativo di analisi si basa soprattutto sulla decantazione delle polemiche sostanziali dell’ultimo anno e sulla curiosità scaturita, in queste ultime settimane dopo il trionfo alle elezioni europee, dai comportamenti e soprattutto dal linguaggio mediatico e dal metalinguaggio fisico di Salvini quando si trova in mezzo alla gente, specie quando si tratta di una folla.
    MI colpisce l’effetto di rispondenza immediata delle reazioni popolari ai sui gesti, cenni, facce, strizzatine d’occhio, toccatine di gomito, toni di voce, sguardi, movimenti. C’è qualcosa che mi ricorda qualcos’altro, un altro modello attitudinale e comportamentale, solo che non mi ricordo quale. Ma questo vale anche per Di Maio. E mi sembra che pure altri soggetti, nei loro partiti, cerchino di imitarli, provino a fare lo stesso. Magari si sta creando un modo nuovo e sempre più diffuso di impostare l’approccio politico. Devo ricordarmi quando e dove ho provato la stessa impressione.
    Non ci sono dubbi, Ivano, che siamo arrivati agli agli incantatori di serpenti. Ma questo lo sapevamo già da prima di questi ultimi due. Da parecchio tempo in Italia si incantano serpenti in politica. Se poi anche all’estero sia così, non lo so. Qualche loro emulo mi pare di averlo già notato, in giro per l’Europa. E non solo in Europa.
    Riguardo all’immagine del post, è ovvio che tutti, quindi anch’io, speriamo di non andare a sbattere. Ma ormai non conta più neppure quello. Conterà il racconto, la narrazione, l’affabulazione di come, quando e perché siamo andati a sbattere, magari per dire che in realtà non si è sbattuto. Nient’altro. La realtà era un nostro pregiudizio mentale. Senza realtà, è tutto più facile. La realtà non esiste più.

  • Per Rita 13:54.
    Non so se siamo davanti a un ponte o su un ponte.
    Mi sembra che proprio l’assenza di direzione, bussola, sestante sia uno degli elementi caratteristici di questa situazione. Per questo mi limito all’aspetto delle modalità relazionali. Anche perché in genere le sorprese, riguardo ai contenuti, saltano fuori soprattutto da contesti come gli attuali, di diffusa indeterminatezza sostanziale.
    Il rapporto tra Salvini (soprattutto) e Di Maio con l’elettorato, diciamo pure con le folle, è molto meno razionale e molto più emotivo, sentimentale, istintivo.
    C’è qualcosa che scatta, un innamoramento, una pulsione, un trasporto, un impulso che penso siano ancora tutti da comprendere e valutare.
    Da molto tempo dei politici italiani non riuscivano a essere così “appassionanti”, soprattutto per un popolo come il nostro, da sempre cinico e baro.

    • Siamo “su” un ponte, che non si sa dove porti. “La sorpresa” che ci attende sulla sponda opposta, appunto, sarà una sorpresa. Non è il caso di mettersi a fare i Nostradamus. Quel che sarà, sarà. Tale momento di passaggio è comune a tutto l’Occidente, non riguarda solo l’Italia, anche se giustamente noi ci occupiamo del nostro Paese.

      Le democrazie moderne sono palesemente arrivate a fine corsa. Mentre le monarchie assolute e le teocrazie del passato avevano un potere carismatico e proponevano valori forti, buoni o cattivi che fossero, in genere condivisi dalla popolazione o da una buona parte di essa, le democrazie moderne non hanno anima, non rappresentano più nessuno, non propongono nulla, non sono neppure democrazie. Costituiscono semplicemente un METODO, un sistema di regole, di forme e di procedure, non sono un valore in sé e non propongono valori. Sono contenitori vuoti che andrebbero riempiti. Già, ma da chi? Dagli omuncoli che oggi si dedicano alla politica? La vedo dura.

      In pratica il pensiero e la pratica liberista e laica, che sono il substrato su cui queste democrazie sono nate, hanno fatto tabula rasa delle precedenti ideologie senza proporre nulla in cambio. Prima hanno incoraggiato “la morte di Dio”, poi hanno messo nei nuovi recipienti dei contenuti quantitativi e mercantili, quindi sono entrate in crisi. Da ultimo le tecnologie le hanno massacrate diffondendo uno smarrimento generalizzato, una perdita di senso, di punti fermi, solidi. E mo’, che si fa? Si attraversa il ponte.

  • Pietro, siamo alla metafisica della politica, ne sarà contento Cade’, ma quando l’uomo ha voluto staccarsi troppo da terra non ha combinato che guai, prima gli dei, poi Dio, e adesso la politica. Hai ragione, il metalinguaggio in politica ha preso piede a tal punto che viviamo su un eterno palcoscenico, fosse un balcone di ritorno o una piazza. Ti ho forse ricordato qualcuno che non sapevi identificare?

  • ….raga, io, la parafrasi dei ” ponti” (“Morandi” docet) la lascerei proprio stare!
    Anche perchè, nel merito, quei geniacci dei 5* una volta inventata l’entusiasmante, incosciente trovata dell'”ossimoro politico” giallo-verde “contrattualizzato”, in uscita da risultati elettorali susseguenti a programmi che più antipodici (si potrà dire, poi, mah?!?) di così non si poteva, ben consci delle “bombe innescate” TAV/TAP, chi ti vanno a responsabilizzare alla partita? Quel bravuomo riccioluto, al quale, per colmo di sfiga, piomba sulla capozza il più inimmaginabile dei disastri viabilistico/stradali/strutturali : il crollo del “Morandi”, fulcro di una logistica dei trasporti, che (anche per gli enormi interessi in gioco) più complessa non potrebbe essere!
    Destino cinico e baro? Si, quello si, destino cinico e baro!
    E da li, per i 5* è stato tutto un andare a “rotta di collo” con la lingua fuori dietro a i cambi di felpa, di giubba del “capitano”, abilissimamente telecomandato da “quella bestia del giorgetto” (non mi si fraintenda neh, “la bestia”, così la chiama lui, il “capitano” stesso, è il pensatoio che gestisce “in tempo reale” le sue “giravolte” strategiche) e, in paralleo, tutto un perdere consensi tra i molti che abbandonate le vecchie icone politiche che si ritenevano immarcescibili, si erano entusiasmati sull’onda dei “vaffa”!
    Morale?
    A un anno di distanza, per delle elezioni che dovevano puntare a tutt’altro, c’è stato un travaso di voti tra “giallo e verde” che non ha avuto eguali nella storia delle nostra democrazia (io miltavo nel PRI e, lo zerovirgola in più, rappresentava un successo epocale!) e che tutti, proprio tutti si sono buttati a interpretare come “passaggio di consegne” del “buffo stivale” nelle mani del “capitano” (e la sua “bestia” ovviamente).
    Personalmente, a questo punto, faccio davvero fatica a ….”interpretarla in positivo” e non mi riconosco proprio nella politica del “portare a casa”, dei “calci in culo a qualche giornalista servo infame”, del “l’euro è un crimine contro l’umanità”, del “la boldrini è l’ipocrisia, il nulla fatto donna”, il tutto affidato “in tempo reale” ai “social”, la dove ….ogni asino può ragliare senza ritegno e vergogna!
    Da quella “Aurelia B 24 spider” con la freccia di sorpasso sempre fuori e le tromba elettrica a urlare sguaiata, io scendo subito, anche perchè, il finale del film lo conosco bene!

    • Continuiamo pure a sfottere chi prende i voti dei cittadini e l’onda diventerà uno tsunami. Se non comprendiamo la necessità di un “passaggio”, ci piaccia oppure no, non andremo da nessuna parte. Anche perché tutto ciò che fino a ieri è andato sotto il nome di “politica” ha fallito, semplicemente non esiste più.

      La ex-presidente della Camera Boldrini manco sa chi era il generale Dalla Chiesa. Ed è solo un esempio, se ne potrebbero fare molti altri. Mi dite di quale “bestia” stiamo parlando?

  • Altro segno della moderna politica: un signore, avvocato, che interloquisce con Conte affacciato ad un balcone. In mutande. Se è questa la nuova politica, e questo é un elettore, siam messi proprio bene. Un tempo si aveva rispetto di un rappresentante delle istituzioni. Ora gli si mostrano le palle. Se questo è il cambiamento di rapporti tra popolo e politici qualcuno si assuma le sue responsabilità. Del resto se un premier si twuitta a letto con la sua compagna le mutande sono il minimo che gli si possa opporre. Non a Lui, ma alle istituzioni. Poi se la colpa è recente o atavica non saprei dire. Anche se le risposte possibili, due, sono scontate.

  • La vecchia politica invece era quella di Sircana e Marrazzo che spendevano i nostri soldi con i trans, dei parlamentari che rifiutavano l’analisi capello-coca sapendo di essere positivi e dei mazzettari a go go. Calando un velo pietoso sull’organo giudiziario dello Stato. Quand’e’ stata l’ultima volta che il cittadino onesto ha pensato bene delle caste istituzionali? Perche’ io l’ho dimenticato.

    Ricordo invece la Pinotti a Genova, ormai una decina d’anni fa, quando diceva che la figlia in terza media non voleva dire che la madre era in politica perche’ si vergognava. E del resto, basta vedere con le candidature alle amministrative: quasi piu’ nessuno vuole candidarsi con un partito (si vergogna?) ma vanno forte le “liste civiche” dove tutto e’ il contrario di tutto. Stiamo attraversando il ponte, c’e’ poco da fare.

    • Rita io non “sfotto” proprio nessuno (sarebbe insulsa e ben magra soddisfazione) ma credo mi sia lecito affermare di non riconoscermi nella politica volgare e sguaiata esercitata attraverso i social e i media (in attesa solo di quello!) dal “Ministro degli esterni” della Repubblica Italiana.
      Che oltretutto in questo modo “…..prenda i voti dei cittadini…..” non può che portarmi a amarissime conclusioni sul livello di decadenza della nostra “democrazia”. Certo, questi sono “i sintomi”, la “malattia” arriva da lontano, da quella che tu hai validamente lumeggiato con alcuni esempi illuminanti: “….La vecchia politica invece era quella di Sircana e Marrazzo che spendevano i nostri soldi con i trans, dei parlamentari che rifiutavano l’analisi capello-coca….”!
      Quanto alla “bestia” ( ma credo proprio che il tuo interrogativo Rita, fosee …..retorico) così, per il …. lettore: “La Bestia” è il nome che Luca Morisi, lo spin-doctor digitale di Matteo Salvini, ha dato al software utilizzato per la comunicazione social della Lega (in rete si trovano con dovizia informazioni in merito) e, a giudicare dai risultati, è di enorme efficacia, soprattutto sugli “smart-dipendenti”, che oramai rappresentano la maggioranza dei votanti ( si, insomma, quelli che vanno a votare!)

    • Dubito che qualcuno sano di mente, non in Italia ma in Occidente, possa “riconoscersi” nella politica di qualcuno. Ci si tappa il naso e si mette la croce su quello che ci sembra il meno peggio, come del resto s’è sempre fatto. Detto fra noi, a me fa orrore la politica economica (se così la si può definire) di Di Maio e sono fermamente contraria alla politica estera di Salvini, tuttavia sono grande abbastanza per capire che (al momento) non esiste un’alternativa a questo governo. Quando ci sarà, ne riparleremo ed io sarò la prima a gioirne, se nel frattempo non avrò già preso il volo verso la Costellazione del Cigno.

      Per questo motivo ho usato la metafora del “ponte”.

  • Sempre efficace, brillante, perfino iconoclastica, Pietro, la tua ironia.
    Io, che non ho la tua vena ironica, tendo a vedere il positivo di questo “cambiamento”.
    La politica italia aveva bisogno di una scossa e la scossa c’è stata: hai ragione, Pietro, sarà difficile che si tornerà indietro. La svolta inaugurata da Salvini-Di Maio è uno spartiacque tra passato e futuro: tra governi sostanzialmente guidati dai… lumi della ragione, delle regole della ragioneria, dei conti in regola (o dei tentativi, faticosi, di fare i compiti a casa), delle misure… soft perché ristretto veniva considerato il cammino da percorrere, a un governo che ha optato per un linguaggio aggressivo, una politica di rottura, una sfida aperta con Bruxelles e, in primis, con un rapporto “diretto” col “popolo”.

    Siamo, di sicuro, di fronte a un governo “polulista-demagogico”, ma non è detto che non funzioni. L’obiettivo è chiaro: prima mantenere le promesse, poi cercare le coperture (perché le coperture si dovranno pure trovare). Una scelta rischiosa, ma potrebbe avere un buon esito perché costringe il governo stesso a fare di tutto – tagli agli sprechi, lotta all’evasione e all’elusione fiscale, accelerazione della moneta elettronica – pur di arrivare alle coperture. Una tattica, quindi, che potrebbe finalmente portare frutti che non si erano mai raggiunti, ma sempre rinviati nel tempo.

    Se dovesse, poi, fallire, sarebbe l’apoteosi di Salvini perché il nostro capitano (duce?) scaricherebbe tutte le colpe alla… cattiva Europa (27 Paesi contro la vittima italiana) e portare a casa un successo elettorale travolgente che lo consacrerà primo ministro del prossimo governo.
    Un capolavoro!

  • I politici italiani finora hanno fatto la parte di quelli del bene comune. Di quelli che se facciamo i sacrifici è meglio per l’interesse collettivo. Perché ci sono il debito, il PIL, lo spread, se no finiamo male. I politici hanno sempre mentito. Però mentendo in un ruolo dettato da un canovaccio che potremmo definire di “responsabilità sacrificante continuativa”. In pratica, hanno fatto finta di sentirsi responsabili del nostro futuro, simulando il comportamento genitoriale del buon padre di famiglia, che sta attento al bilancio domestico e all’avvenire economico familiare. Che modello comportamentale era? Quello dei ruoli guida, dei genitori, dei capi, dell’autorità, di chi sta sopra.

    Salvini e Di Maio invece no. Fanno la parte di quelli che il bene non lo promettono domani ma lo danno subito. E lo danno a tutti quelli che vogliono un bene specifico, di volta in volta, il bene di questi e il bene di quelli, secondo i desideri più conclamati di questa o di quella categoria di elettori. Il che, in democrazia, non sarebbe una cosa sbagliata. Ma attenzione: la cosa non è solo questa. Il fatto è che il quadro d’assieme, il contesto generale, tipico dello Stato moderno e delle società rette da istituzioni e ordinamenti di diritto pubblico all’interno e di diritto internazionale all’esterno, sparisce del tutto. Si dice “finanza” e “tasse” per dire qualcosa che rappresenta lo Stato, però nella luce peggiore possibile. Quindi, “prima” vengono le soddisfazioni per gli italiani, “prima” vengono le erogazioni economiche a beneficio di questo o quel gruppo di elettori. La realtà dei conti pubblici scompare. Scompaiono le logiche di bilancio e le regole economiche nazionali e internazionali. Scompare la realtà. La diversa menzogna di questi nuovi politici è che la realtà del mondo si possa ignorare. I “mercati” sono un’entità inventata dai cattivi per fare del male a noi buoni. Che modello comportamentale è? Quello non del ruolo che ci sta sopra ma che ci sta a fianco, il ruolo del compagno, amico, complice. Il ruolo del bambino amico di noi bambini. Di un bambino liberatore, portatore di libertà, che finalmente ci vuole bene, che invece degli obblighi imposti dagli adulti persecutori ci dona gioia, quattrini, continua novità e, soprattutto, tanto divertimento. Così il modello dell’infelice “responsabilità sacrificante continuativa” diventa il modello del felice “appagamento gaudente situazionale”. A seconda del tornaconto elettorale, la borsa si allarga e tutti sono felici. Ovviamente, tutti voteranno per continuare a esserlo. Ed è questo che interessa a Salvini e Di Maio, che presentano sempre le loro elargizioni in coppia: una bontà mia, l’alta bontà tua. E funziona benissimo. Finché dura.

    La divaricazione tra questi due modelli comportamentali di guida politica richiama oltretutto la diversificazione tra due ancoraggi di riferimento molto più risalenti, due modi di affrontare e fruire la realtà tipici della storia del nostro costume, che convivono, spesso inconsciamente, nel cuore di ogni italiano. Non nella sua mente ma nel suo sentimento, nel suo più emotivo sentire.

    • Pensa Pietro che Piero tempo fa ha scritto che fanno bene a promettere ed elargire, così da essere costretti poi a trovare i soldi. Proprio non capisco. Posso anche aver promesso a mio figlio una Ferrari, e posso anche averlo scritto in contratto, ma fatti due conti mi converrebbe retrocedere qualora l’equilibrio economico della mia famiglia andasse a farsi fottere. Piero ne spieghi la logica.

  • Non ho, Ivano, la chiave di lettura: solo una supposizione.
    In base a quello ce percepisco io, la logica dei due giovanotti è rovesciata: non si tratta di cercare le coperture – che poi non si trovano mai perché stanare gli evasori, ad esempio, è un’impresa che non è riuscita a nessuno – e poi di “fare”, ma di “fare”, il che costringerà a “cercare le coperture”.
    Da un lato le “promesse” si realizzano”, dall’altro – se almeno non si voglia sfidare troppo i mercati – so dovrà fare “di tutto” per stanare i soldi che pur ci sono: potrebbe essere, quindi, la volta buona (perché costretti dalla necessità) a prendere misure anche “dolorose”, ma paganti elettoralmente, quelle di far emergere alla luce del sole il “nero” che si ha nelle cassette di sicurezza (se davvero la stima di 150 miliardi fosse vicina alla realtà, si avrebbe un bel gettito!), quelle di sfrondare tutti i sussidi diretti e indiretti destinati a determinate categorie per far pagare di meno i redditi medio-bassi.

    Non so se riuscirà la sfida che i due hanno fatto.
    A mio modesto avviso stanno sbagliando tutto perché per me la via maestra è rappresentata dal piano di investimenti preparato da Paolo Savona (che creare ricchezza prima di distribuirla), ma – lo ripeto – non è detto che finisca male: di sicuro – e lo ripeto – quand’anche finisse male, finirebbe bene per Salvini perché conquisterà ulteriore consenso conducendo una battaglia contro l’Europa che ha fatto naufragare il sogno di far ripartire con uno shock fiscale l’economia italiana.

  • Mi sembra che dopo la scomparsa della realtà e dei fatti, cari Piero e Ivano, argomentare sui contenuti sia molto difficile. La nostra dirigenza politica ignora le precedenti norme nazionali e internazionali in tema di economia e finanza, inventandosi nuove regole ad hoc. Ormai tutto è possibile, niente è escluso. Soprattutto, nessuno sarà responsabile degli avvenimenti e dei risultati: la colpa sarà sempre degli altri. Diventa allora più interessante comprendere le dinamiche mediatiche, le dialettiche oratorie, le semantiche del linguaggio e del metalinguaggio che stanno rendendo possibile questo capovolgimento dei concetti, dei significati, del senso stesso dell’agire politico.

    Dicevo della sostituzione del modello di “responsabilità sacrificante continuativa” con quello di “appagamento gaudente situazionale”, della politica come continua invenzione, promessa, fantasia senza limiti e senza conti da saldare alla fine. L’invenzione dei mini-bot è degna di un paese dei balocchi guidato da Lucignoli. La fantasia della lotta all’evasione fiscale basata sulle cassette di sicurezza sembra uno scherzo da Franti in un libro Cuore dove sono cattivi i Garrone. Prima si diceva che ogni promessa è debito. Oggi invece ogni debito si fa promessa, però non di pagamento ma di diversione, appagamento, piacere. Non più pacta sunt servanda, bensì neganda.

    È il delirio di onnipotenza, un grande rito collettivo catartico, il carnevale della società, la fantasia al potere e, soprattutto, il piacere al potere. Che sia il piacere della quota 100 o del reddito di fancazzismo, del salario minimo o della flat tax, conta ciò che piace alla successiva categoria di utenti elettorali, avanti il prossimo, tanto c’è posto, nessuno pagherà. Il piacere, quello del princeps legibus solutus, quello che piace e basta. Il piacere delle concessioni economiche agli elettori votanti e interessati a quelle concessioni. Il piacere dei risultati elettorali per i politici votati e interessati a quei voti.

    Dicevo della successione tra i nostri due modelli comportamentali di guida politica, il vecchio e il nuovo, basati su due ancoraggi di riferimento molto risalenti, due modi di affrontare e fruire la realtà tipici della storia del nostro costume. Fino a ieri il modello del sacerdozio. Politici austeri, ruoli guida da riverire, autorità paludate, esempi di superiore insegnamento, a cui baciare l’anello. Ovviamente, i politici erano tutt’altro. Ma quello era il modello di riferimento (tranne poche, ben note eccezioni). Pensiamo a Monti. Un direttore di seminario. Gli manca la tonaca. Da oggi, invece, ecco l’altro modello storico di riferimento praticato dagli italiani.

  • Il secondo modello storico risalente degli italiani, che oggi ha soppiantato come modello comportamentale politico quello del sacerdozio, è un modello altrettanto radicato ma opposto. È il modello messo in opera da questi nuovi politici nei rapporti con il loro elettorato, sottratto a qualsiasi istanza responsabilizzante, tuzioristica, correttiva, lontano da ogni pretesa che non sia quella satisfattiva, appagante, goditiva, beninteso dietro compenso. È il modello del meretricio.

    L’appagamento gaudente procacciato agli elettori dal meretricio politico è per sua natura situazionale, proprio perché è svincolato da quadri di riferimento normativi, etici, logici. Si vuole soddisfazione e il soggetto politico soddisfacente la concede senza problemi. Basta chiedere, che so, questa o quella concessione. La dinamica prostitutiva si innesca ed ecco fatto, avviene lo scambio tra il servizio e il pagamento, che in questo caso è il voto. Il voto come denaro per ottenere il servizio preferito, sempre situazionale perché altrimenti, magari, ci si annoia. Oggi si vuole questa cosa, domani quell’altra. Basta chiedere. E votare poi di conseguenza il prezzo elettorale.

    Prima si soggiaceva alle proibizioni e alle punizioni dei severi istitutori sacerdotali dell’economia, con le loro insopportabili litanie su conti e bilanci. Oggi ci si rivolge a chi professionalmente può erogare, senza alcun problema, le elargizioni più confacenti ai desideri di questa o quella categoria elettorale. Si sa, ognuno ha i propri gusti. Ed ecco a disposizione questi politici, particolarmente versati in questa o in quella prestazione, votati e insediati per soddisfare le voglie di questo e di quell’altro gruppo di elettori. Prima gli arcigni sacerdoti economici rampognavano e castigavano, oggi si va tutti a puttane, felici e contenti. Ogni tanto, basta passare alla cassa-maitresse e mettere una scheda in un’urna.

    E ci provino, dall’Europa e dai mercati, a impedirci di andare tutti a divertirci, di sopra e di sotto, davanti e didietro. Ci provino, e vedranno di che cosa sono capaci gli italiani, quando qualcuno prova a negargli il casino.

  • Te la do ut des

    • Bellissima, un anno di politica in cinque parole.

  • Antitaliani a parte (Alberto Sordi docet), avete visto e sentito stamattina le foto ufficiali e le dichiarazioni uscite dal meeting di Osaka? Importantissime!!! Mentre i cretinetti della carta stampata corrono dietro alla Sea Watch, in Giappone si sta pianificando il futuro del mondo. Intanto gli Usa, promotori e inventori del globalismo, hanno dichiarato che non funziona. Oella’!!! Si e’ definito che “lo Stato” e’ sovrano e Salvini (il bifolco) con Orban (il dittatore) hanno saputo interpretare per primi le richieste dei popoli europei. Nella foto di repertorio ci sono al centro i big eurasiatici e Trump, la Merkel tremolante come l’Europa e’ l’ultima a destra, Macron neppure si nota. Credo che l’evento si presti a tutta una serie d’importanti riflessioni, comunque la si sia pensata fino ad oggi. Per quanto mi riguarda, mi ci dedico subito, andando al mare.

  • Che strano, I cretinetti che scrivono sul mio giornale non dicono di questo stravolgimento concettuale. Invece raccontano che Conte, arrivato solo ieri a Osaka, si è portato dietro i soliti problemi italiani con l’Europa. Insomma, tante ore d’aereo per niente. E se anche non fosse, come dice la nostra esperta di politica ed economia estera, speriamo sia partito consapevole che se Stati Uniti e Giappone potrebbero bastare a loro stessi, almeno per un po’, Italia e Ungheria forse farebbero fatica. Questo sempre secondo i soliti cretinetti, non quelli dei social che sono intelligenti, informatissimi e obiettivi.

    • Ma chi ha parlato di Conte? Io ho pennellato velocemente gli scenari futuri cosi’ come vengono delineati dalla stampa internazionale. Vale anche qui la regola aurea che l’opinione di una testata non fa testo, ma se la stessa cosa viene riproposta da tre o quattro fonti diverse allora c’e’ da riflettere.

  • Che tristezza, Rita! E so di dirlo a una persona che conosce le origini, la storia, il valore del nostro essere Europei. Povera Europa. Ci vorrebbe un Hayez per dipingerla, umiliata ma indomita, come successe con l’Italia di allora, con quel quadro che scosse noi Italiani più di tante parole, prima della nostra Rinascita.

    Il fatto che americani, russi e cinesi diano pagelle positive agli Europei di loro maggior gradimento, magari riunendosi in mezzo ai giapponesi, non può che ricordare la Capanna dello zio Tom e le opinioni espresse da quei bianchi sui neri bravi o meno bravi. È come minimo irritante che noi Europei dobbiamo sentirci apostrofati in agnelli più buoni o meno buoni da certi lupi (buoni come pasto, probabilmente).

    Certo, siamo messi male, qui in Europa. In Italia, non parliamone. Ma dobbiamo impegnarci perché finalmente si possa fare quadrato, piantarla con le farse politiche da pianerottolo, unificare le forze armate, unificare la politica estera, unificare la lotta alle mafie, alla corruzione, all’evasione fiscale, unificare non solo la moneta ma anche altre cose fondamentali per competere col resto del mondo. Il che non è incompatibile con un sano nazionalismo interno, riguardo a innumerevoli materie che oggi comunque non gestiamo o gestiamo malissimo o lasciamo gestire ai banditi. E sia chiaro: lezioni di Patriottismo da chi sputava sulla nostra bandiera, la bruciava o ci “si puliva il c…”, i Patrioti veri non le accettano.

    Essere anti-Italiani oggi significa vendersi ad americani, russi e cinesi, contro l’Europa. Essere Italiani e Patrioti significa finirla con le pagliacciate politiche, andare in Europa a testa alta e coi conti in ordine (o con piani credibili di risanamento dei conti, non a sparare scemenze, anzi peggio, non andandoci), stabilire con Germania, Francia e altre Grandi Nazioni come l’Italia rapporti di forza paritetici, piantarla di cercare alleanze tra i caddy e i raccattapalle sui campi Europei, smetterla col ruggito del coniglio, cominciare a irrobustire la muscolatura e la forza organizzativa dello Stato, invece di continuare a far vibrare il velo pendulo con eterne stornellate elettorali.

    • Si, Pietro, e’ sempre triste essere coinvolti in una fase declinante, non riconoscerla sarebbe d’altra parte ingenuo, per non dire stupido. Tocca a noi pagare mezzo secolo di errori politici, economici, sociali, etici. Beati gli ultimi ….. , si dice sempre, e nella fattispecie gli ultimi siamo noi.

      Anch’io come tutti giro l’Europa, e francamente non mi sembra che in Italia si stia peggio di altrove. Anzi. Noto invece una inclinazione al melodramma (oh!, poveri noi …) e una anti-italianita’ unica nel suo genere. Manifestata persino dai parlamentari della Repubblica, inaudito, che in qualsiasi altri Stato verrebbero licenziati in tronco. In Italia, no. Paghiamo noi.

      Andare in Europa a testa alta? Come dice Franco: “kosa essere Europa?” Faccio inoltre notare che non siamo mai stati al centro dell’attenzione mondiale e dei giochi come oggi. Fare finta di niente non giova alla causa. Non abbiamo il governo migliore del mondo, entita’ peraltro inesistente, abbiamo il solo governo possibile in questo momento. Punto.

    • Giusto riconoscere i declini, Rita. Mi sembra però che abbiamo idee diverse sulla possibilità, certi declini, di fermarli e di riprendere forza, come Italiani e come Europei. Se ne può parlare.
      Giusto affermare che oggi siamo abbastanza al centro dell’attenzione (anche se non esagererei troppo, con quel che di importante succede nel mondo). Il punto mi sembra quello di capire per quale motivo lo siamo. Certe motivazioni potrebbero non essere proprio esaltanti. Anche qui, mi pare che abbiamo opinioni differenti. Se ne può discutere.
      Su che cosa sia l’Europa, beh, per me vale il post che feci il 14 luglio di qualche anno fa. Su che cosa dovrebbe essere, pure. Inoltre, mi pare che in proposito la mia opinione si intuisca dal commento di ieri. Pure qui, avremo anche idee diverse e potremo confrontarci, se di nostro interesse.
      Sul significato dell’andare a testa alta in Europa, sempre dal mio commento di ieri qualche accenno si desume. Le pezze al culo non si rattoppano strillando. E sono pezze tutte nostre, altro che sindromi paranoidi. Ma mi rendo conto che questo argomento specifico meriterebbe determinati approfondimenti.
      Più in generale, mi sembra che, fino a quando noi Europei non riprenderemo consapevolezza di chi siamo e di quanto valiamo, non potremo che disperdere le nostre forze invece di concentrarle sulla scacchiera internazionale, nei punti di massimo impatto strategico.
      Intanto, ci dobbiamo beccare periodicamente le spocchiose esternazioni sulla nostra sudditanza geopolitica, abbaiate dallo sbarellato ciuffuto tonitruante, sibilate dal mafioso faccendiere dell’Ochrana, fatte trapelare dall’epigono dittatore maoista. Tutta gente che si frega le mani nel vederci divisi e quindi indeboliti e alla loro mercé.
      Ed è proprio incredibile che adesso questi campioni di iattanza geopolitica si facciano maestri, a nostre spese, della strategia militare, diplomatica, politica che noi Europei abbiamo insegnato al mondo sotto le Aquile di Roma: quella del divide ed impera.
      Purtroppo, fessi noi, gli riesce un gran bene.

  • Il solo governo possibile. Mangiare questa sbobba, la minestra, saltar dalla finestra, o starsene a digiuno? E nel frattempo ricordare all’ex frequentatore del Leoncavallo per bersi le birrette, l’ex comunista padano, ora pappa e ciccia a tavola con quelli di Casa Pound, che un partito, un movimento serio, che è serio, non fa un buco di 49 milioni di euro?

  • Questo e’ il secondo dramma della mentalita’ italica: buttarla sempre sul personale. Cosi’ come non m’interessa minimamente la vita privata degli scrittori, artisti e pittori che prediligo, non me ne puo’ fregar di meno di quella dei politici al governo. Per tutta questa gente devono parlare le azioni e, secondo me, al momento in Italia nessuno e’ in grado di metterne a segno al di fuori di quelli che ci sono. Non oso neppure pensare a cosa potrebbe succedere se al governo ci fossero un Brunetta, un Zingaretti o uno Fratoianni, sventure scongiurare dal voto democratico degli italiani che tanto da fastidio ad alcuni. Perche’?

  • Guardando alle azioni di Salvini (quelle di Di Maio meriterebbero un discorso a parte), personalmente penso che in campo sia economico, sia diplomatico (ormai agisce a tutto campo, lungo l’intero l’arco ministeriale) lascino molto a desiderare. Economicamente, quota 100 e il reddito di fancazzismo sono due scempiaggini. D’altra parte, con gli alleati che si ritrova, è normale che andando con lo zoppo si impari a zoppicare. Diplomaticamente, ho già detto come la penso e quali siano le ragioni di questa mia opinione.

    Invece, le azioni di Salvini nel contrasto agli sbarchi di clandestini, soprattutto se attraverso le ONG, sono un successo oggettivo, poi mediatico, quindi elettorale. Certo, i seicentomila clandestini che aveva promesso e strapromesso, giurato e stragiurato di rimpatriare ce li abbiamo ancora tutti sugli zebedei e in questo ha fatto una gran figura da Pinocchione. Inoltre, di barchette e barchini di clandestini ne arrivano in continuazione e tutti i media, in proposito, stanno ben quatti e zitti. Però, almeno con le sceneggiate teatrali tipo SeaWatch le sue azioni sono eccellenti. Come dicevo nel post, finchè ci sono clandestini e ONG per Salvini c’è speranza, anzi speranzissima.

    Basta vedere, in queste ore, proprio la conclusione della rappresentazione mediatica SeaWatch. Gli insulti lanciati dai residenti locali contro la ragazza al comando e contro i politici umanitari mentre scendevano come wandeosiris dalla scaletta sono niente rispetto al biblico, omerico, nibelungico tsunami di insulti (in tutti i dialetti e con tutti i riferimenti anatomici, religiosi e zootecnici immaginabili e inimmaginabili) che da ogni parte d’Italia si sta levando contro la ragazzetta rasta (l’unica forse a bucare lo schermo: bello l’accostamento, romanticissimo, ad Antigone) e quei tristissimi babbei di Delrio, Erfini, Fratoianni e via dicendo, che han compiuto l’impresa di far perdere ai loro partiti l’ennesima fetta di consensi elettorali. Ne farà di fatica il povero Bergoglio a rinserrare le fila elettorali dei catto-sinistri italiani. Sono queste le azioni che a Salvini riescono meglio. Adesso, per lui il massimo sarebbe una accorata esternazione solidale di padre Zanotelli ai diletti fratelli naufraghi, con tanto di pashima teo-soterico. I sondaggi darebbero subito Salvini oltre il cinquanta per cento e allora persino Feltri smetterebbe di contestare l’ultimo libro di Pansa su Salvini.

    And now, ladies and gentlemen, the trigger question:
    “Pensate davvero che la nostra ottima marina militare non avrebbe potuto, con incrociatori, corazzate, mezzi d’assalto, battaglioni San Marco, incursori tipo X MAS e tutto il resto, fermare la scassata bagnarola, la ragazzetta rasta, gli altri alternativi libbberi e bbbuoni, insomma questo avanzo di risacca coi suoi volonterosi dilettanti del mare?”. I due poveri finanzierini che (spingendo con le mani!) cercavano di non far schiacciare il loro motoscafino sono entrati nel cuore a tutti. Appunto.

    • Diciamo pure che Salvini e’ un uomo fortunato, vista la quantita’ di babbei istituzionali che hanno scelto di lavorare gratis per lui. Quanto alle “azioni” messe in campo nell’ultimo anno, pero’, inviterei a leggere la Gazzetta Ufficiale anziche’ i giornalini di Giamburrasca. In un solo anno non s’erano mai visti tanti provvedimenti.

  • Pietro, cosa avrebbe potuto fare la sinistra. Girare la testa dall’altra parte? E se questo rimarcasse le differenze? Poi certo che l’occupazione di Lampedusa da parte dei soliti noti è controproducente, ma questo significa che non tutto quello che si fa si programma a fini elettorali. Ad esempio si dovrebbe ribadire a gran voce che i 600mila non sono tali, ma molto di meno, circa 90mila, ricordare che il nord-est invocava in tempi meno sospetti il bisogno di mano d’opera e quindi la necessità di immigrazione, che al sud, pochi interventi di polizia e finanza, i neri continuano a lavorare sotto il sole per dodici ore al giorno senza pausa, e che Salvini ormai miete consensi in tutta la penisola, rimarcare che oltre la guerra alle Ong gli sbarchi continuano, non è vero che i giornali non ne parlano, il Sindaco dell’isola non ha fatto in questi giorni che rilasciare dichiarazioni a tutte le televisioni, ribadire che coi tagli alle associazioni umanitarie i neri per strada sono aumentati, a questo punto facilissima preda della delinquenza organizzata, perché tanto non ne viene rimpatriato neppure uno. Io almeno non ho mai visto documentazione di rimpatri. Insomma, la sinistra qualche argomento lo potrebbe anche avere per contrastare l’espansione del bullo, ma sono argomenti che in questo momento storico non incanterebbero nessuno dei detrattori della Boldrini and company.
    O forse ha ragione Viviana quando ricorda che come Antigone si dovrebbe insistere sulla liceità e giustezza di alcune leggi, senza lasciare tutto nelle mani della Magistratura, e infondere spirito critico dove manca. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Si ritorna a tempi bui dove il bisogno di eroi si manifesta in tutta la sua forza, e anche sacrificando la Capitana sull’altare di nuove leggi e decreti, senza una forte mobilitazione, in poche ore sono stati raccolti 220mila euro e almeno la multa si paga, e senza aver coltivato quello spirito critico di cui pare che le élite si sia appropriato, qualsiasi mossa della sinistra sarebbe in questo momento perdente. Se i vari Delrio non si fossero presentati saremmo anche in questo caso qui a denunciare l’incapacità della sinistra e la sua inadempienza e incoerenza. In tutti i casi gli arresti domiciliari alla Capitana sono sproporzionati come è esagerata la pena che si prospetta, e la ribellione all’ordine costituito probabilmente non sarebbe capita neppure dopo la lettura di Sofocle.

    • Scusa Ivano, ho aggiunto il mio commento sotto, di poco fa, senza aver letto il tuo.
      Sul personaggio di Antigone, sul valore e sul significato di questo personaggio riguardo al tema delle leggi, umane o divine, e a tutto ciò che entrambi sappiamo in proposito, ho detto subito due ore fa che era forse l’unica cosa non guitta e guappa e farlocca in tutta questa vicenda mediatica.

      Sulla sinistra e i suoi errori, mi permetto solo di dire che quando anche le cose ritenute più giuste ti portano a finire sempre peggio, che peggio di così non si può, forse una riflessione guardando fuori dal bordo della pentola non guasterebbe.

      Se ho sottostimato il livello di informazione dato dai media sui continui sbarchi di barchini e barchette, si tratta solo di una mia sottovalutazione e sarei anche pronto a ricredermi. Per ora, non mi sembra che non ci sia paragone tra il clamore mediatico sulle poche decine di clandestini della SeaWatch e i chissà quanti clandestini sbarcati alla chetichella sulle nostre coste. Comunque, ripeto, se mi sono sbagliato sono pronto a correggermi.

    • Scusa Ivano, ho messo un “non” di troppo, in una delle ultime righe.
      I 220 mila euro sono tanti e mi sembrano un segnale da non trascurare.

  • Prescindendo del tutto dal merito della questione, aggiungo che Carola Rackete è, in questa rappresentazione, l’unico personaggio emerso dalla vicenda che potrebbe (forse) essere creduta in buona fede da una parte del pubblico italiano e quindi costituire l’unico contraltare mediatico all’enorme consenso guadagnato oggi da Salvini.
    Perché è giovane, è donna, è sembrata a suo modo decisa e coraggiosa, è sufficientemente “alternativa”, con quei capelli rasta, la maglietta presumibilmente sudata, la totale assenza di birignao femminili.
    Non escludo che molte ragazzine italiane (forse non solo italiane), sentendo i loro padri e fratelli inveire pesantemente contro di lei, oggi siano rimaste zitte ma si siano immaginate dentro di loro al comando di una nave in alto mare e, soprattutto, sole contro tutti, per salvare vite umane, dalla parte del bene contro il male. Ripeto, tutto ciò prescinde dal merito della situazione: parlo solo in termini narrativi, simbolici, estetici.
    Qualcuna scolasticamente più attenta può aver pensato a certe eroine, la storia ne è piena, dalle Amazzoni ad Artemisia, da Camilla a Boudicca, da Giovanna d’Arco ad Asia Ramazan. E l’immagine di Antigone spicca su tutte.
    Ecco, in un mondo fatto di immagini e miti, questa è forse l’unica cosa a cui Salvini non aveva pensato. Ma non credo gli importi molto di questa ragazza da incarcerare o espellere.
    Ha già stravinto comunque.

    • Alla buonafede della no global Carola, l’eroina della sinistra italiana ripudiata (e te credo!) da tedeschi e olandesi all’unisono, non credono neppure i sassi. Si tratta probabilmente della solita storia penosa della figlia di papa’ che a trent’anni suonati non ha ancora capito cosa vorra’ fare da grande. Dopo di lei gli italiani, tra l’allibito e il divertito, hanno visto scendere dalla stessa nave i babbei di cui sopra. Da ultimo, ciliegina sulla torta, una fila di energumeni con facce da galera e cappellini giamaicani insieme a future prostitute da ottanta chili l’una, tutta gente che i leggendari lager libici probabilmente non li ha mai visti. Matteo Salvini sentitamente ringrazia, gia’ la settimana scorsa il 34 e rotti per cento era salito a 37, chissa’ la prossima.

      Pietro, please, non mi paragonare Budica alla tedesca da centro sociale okkupato. Ho sentito come un brivido scendere giu’ per la schiena, nonostante il caldo. Brrrrr ….

    • Non parlavo dei miei modelli di regina guerriera, Rita, ma di quelli ipotetici delle ragazzine giunte a livelli di scolarizzazione almeno accettabili. Comunque, mi devi un bel brivido fresco in questo clima torrido. Ci conto.
      Grande combattente, comunque.

      A proposito della ragazza, del suo ottimo padre (più leggo di lui, più lo ammiro) e della sua ottima stirpe, oggi uno dei sottocoda economici di Salvini, un certo Bagnai, che insieme a Savona, Rinaldi, Borghi e altri della loro specie maramaldeggiano stupidaggini sui media, roba da far rimpiangere persino Formica, Tremonti e Giuseppe Prina messi insieme, ha detto della figlia di quell’ottimo Sassone che è una “Antigone miliardaria”.

      Il maldestro sputasentenze ha commesso tre errori in uno: 1) ha toccato uno dei miti occidentali fondativi: Antigone non si tocca, è sacra, solo un ignorante sottopancia politico come lui poteva sbroccare così controvento; 2) quello che sta diventando un mio eroe, Ekkehart Rackete, non è affatto miliardario, come invece vorrebbe diventare questo spocchioso economista di regime, grazie alle sue anticamere ministeriali: 3) ancora una volta, si è visto quanto Salvini sia bravo e quanto invece siano grami i suoi attaché economici a livello nazionale, che quando danno aria ai denti vengono puntualmente sbugiardati e quindi fan solo autogol mediatici (mentre gli amministratori locali leghisti sono in genere preparati, bravi e, spesso, onesti).

      Ovvio che la ragazza possa stare sul gozzo. A chi lo dici, Rita. Ma più passa il tempo e più si sta materializzando una figura mediatica imprevista e scomoda per Salvini. È tristissimo, per l’opposizione, che il primo segnale di contrasto credibile al salvinismo italiano non venga dai suoi superpagati sinistrati, onusti di prebende e profende, ma da una ragazza straniera che tornerà presto sui rompighiaccio o dove l’avventura vorrà.

  • “Si tratta probabilmente della solita storia penosa della figlia di papa’ che a trent’anni suonati non ha ancora capito cosa vorra’ fare da grande.”
    IRRICEVIBILE!

    • Caro Pietro, vedremo in che modo potro’ renderti merito del brivido freddo che mi hai regalato ieri. Credo, comunque, che l’estate sia appena cominciata e altri allegri no global siano pronti a regalare agli italiani (tutti gli altri, dopo aver capito l’andazzo, se ne fregano)altre farse del mare. La Open Arms e’ gia’ li’ che aspetta istruzioni dagli scafisti davanti alla Libia, dunque prepariamoci. Sono curiosa di vedere fino a che punto arriveranno , dopo la raffica di insulti e gli sbeffeggi, i soliti noti lautamente pagati dagli italiani per andare ai incatenarsi, eventualmente, davanti ai cancelli chiusi di “Mercatone Uno” e “Whirpool”, tanto per citare i casi più noti di mala-industria, anziche’ fare i cretini in mare. Vedremo.

    • Sarà il solito show, Rita, quattro gatti arriveranno con gran clamore sull’Open Arms o su qualche altra bagnarola ONG, tutti si concentreranno appassionatamente su di loro e intanto da ogni parte, da ogni costa, da ogni valico alpino, continueranno ad arrivare clandestini a bizzeffe, nell’indifferenza generale.
      L’Italia è rimasta un colabrodo e Salvini è uno sceriffo del west che si guadagna la stella impiccando qualche maldestro ladro di bestiame ogni tanto, mentre nella contea tutti i giorni scorrazzano pericolose bande impunite, davanti ai suoi occhi e sotto il suo naso, comprese mafie nigeriane, masnade di spacciatori clandestini e fiancheggiatori del terrorismo islamico. E ormai il paragone col west mi pare sempre più calzante.
      O Salvini si mette a fare il suo mestiere sul serio, oppure la stella deve passare a qualcun altro. Se fai lo sceriffo del west, non puoi limitarti a farti fotografare ogni tanto con la forca alle spalle per rassicurare le vecchiette del paese.
      I problemi non si risolvono coi tweet o concionando alle sagre paesane ma agendo con durezza sul territorio, palmo a palmo sul terreno, cianciando di meno e risolvendo di più.
      O fai l’agente elettorale per te stesso o fai lo sceriffo per quelli che ti pagano la stella e la pagnotta.

  • Come si fa banalizzare in questo modo una realtà che più complessa di così si muore? Perchè non pensare che la Sea Watch e gli operai Whirpool avrebbero bisogno dello stesso approccio “culturale”?

    • Non sono del tutto d’accordo con cio’ che dici, Pietro. C’e’ una differenza enorme (-95%!!!) tra quanto succedeva solo un paio d’anni fa ed oggi. Salvini puo’ anche non piacere, ma il macello dei tremila arrivi in due giorni e’ finito (si spera) per sempre. Hai voglia barchini …… Nelle stazioni ferroviarie (prima terra di nessuno) adesso c’e’ in pianta stabile l’esercito e i luoghi dello spaccio e della prostituzione minorile sono ben definiti all’interno delle citta’. Sempre comunque la forma e’ sostanza, per cui fare il muso duro paga. Come ben sanno i cugini d’oltralpe, che non hanno mai smesso di far rispettare le leggi. Vogliamo essere europei? Molto bene, adeguiamoci, o altrimenti rimaniamo mafiosi a vita. Le strade sono due, non ci sono ma, mi, mu.

      Dico la verita’, ne ho piene le scatole dei personaggi pubblici (e’ chiaro che al bar ognuno puo’ dire cio’ che vuole) che difendono l’illegalita’ che piace a loro e condannano il panettiere che omette lo scontrino. O e’ tutto sbagliato, o e’ tutto giusto. Una volta per tutte questa gente si metta d’accordo con se stessa, oppure si tolga dai piedi.

  • Ti devo una precisazione, Ivano. Avevi ragione sugli sbarchi non ONG. Diversi mezzi di informazione in effetti danno periodicamente conto dei clandestini che continuano ad arrivare sulle nostre coste con mezzi diversi dalle poche navi ONG rimaste attive. Parecchi anche via terra. E si tratta di numeri importanti nel complesso, solo che la frammentazione dei casi e la diversificazione degli approdi via mare o dei passaggi frontalieri via terra rende la situazione meno visibile di primo acchito. Eravamo d’accordo sul fatto che il flusso dei clandestini fosse ancora molto attivo ma dissentivamo sul livello informativo datone dai media. Avevi ragione tu. Grazie per avermi aiutato a correggere la mia opinione.

    In pratica, non solo il Pinocchione ha giurato a vanvera sui seicentomila (ti confermo che per me, da quanto ho approfondito in proposito, sono seicentomila e non novantamila) che doveva rispedire fuori dai piedi e che invece abbiamo ancora tutti sui nostri tommasei, ma oltretutto sta dando spettacolo su un angolo molto limitato del palcoscenico migratorio, quello più eclatante e redditizio elettoralmente riferito alle ONG, mentre sul resto principale del palcoscenico continua a svolgersi lo spettacolo di sempre, quello del’invasione incontrollata.

    Quindi, mentre in tanti a sinistra criticano Salvini per quello che dice di fare, invece da destra andrebbe criticato perché lo dice ma non lo fa o non lo fa abbastanza. Se si aggiungono le beffe dei clandestini reintrodotti dai francesi con le camionette e dai tedeschi con gli aerei, direi che il quadro è completo.

    • Nonostante questo il 34 per cento degli italiani continua a votarlo, che a questo punto verrebbe da chiedersi se non sarebbe meglio il 34 per cento in più di clandestini piuttosto di un pari elettorato cieco e sordo. È un paradosso, certo, ma tutto quello che succede è comunque surreale. Ma non diciamolo a Rita.

    • Pietro i clandestini che sgusciano fuori dalle frontiere friulane non vengono identificati in Italia, come invece siamo costretti a fare con gli “sbarcati”, c’e una bella differenza. Significa che sgusceranno da qualche altra parte e nessuno mai potra’ rimandarceli indietro, svegli o sedati che siano.

    • Che non vengano identificati, Rita, è un’aggravante, mica una consolazione. E mi sa che “sgusceranno” tra di noi come gli altri, del tutto impuniti.
      Infatti, mi sembra che si parli addirittura di costruire un muro. Il che conferma l’entità e la gravità del problema. Ti avviso però che la Serracchiani è contraria.
      Quanto a certe percentuali eclatanti di abbattimento dell’immigrazione clandestina, Rita, è evidente che se il grosso “sguscia” dai controlli e quindi dalle statistiche, allora è meglio che certi numeri, se proprio li si vuole prendere in considerazione, ci si limiti a giocarseli al lotto (però mi sa che il 95 manchi persino al lotto).

    • Vedi il bicchiere mezzo pieno, Pietro, prima era infinitamente peggio. Adesso, se non altro, molto si sta facendo su questo fronte, intanto e’ passato il messaggio che l’Italia contrasta il traffico di schiavi e il business delle cooperative dell’accoglienza e’ stato stroncato. Si puo’ fare di meglio, non c’e’ dubbio, e alla faccia di Fico e Di Battista si fara’. Step by step.

    • Carissima Rita, se mi citi Fico e Dibba, guarda che mi stai già restituendo il brivido estivo.
      Però hai ragione, guardiamo al bicchiere come se fosse mezzo pieno.
      Tolti Giggino & C. (“tolti” nel senso che occorre pazientare fino a che le prossime elezioni ce li “tolgano” dal …… governo), guardiamo ai politici della Lega.
      Salvini sa bene che a livello nazionale è meglio non avere concorrenti validi in casa. E qui, il bicchiere mezzo vuoto sono i personaggi come Borghi, Molinari, Ciocca e via dicendo (tranne forse Giorgetti e tre o quattro altri), perfetti nella loro sconsolante inadeguatezza, proprio per non fare ombra a Salvini. Per non parlare di Savona, Bagnai, Rinaldi e degli altri desolanti economisti di regime, mobilitati solo per uscire dall’euro e pronti a battere i tacchi e marciare verso questo evidente obiettivo.
      Quindi, dicevamo, consoliamoci col bicchiere mezzo pieno. In che cosa consiste? Nel fatto che a livello locale, diversamente che a livello nazionale, è in corso d’opera nella Lega lo sviluppo di una categoria di amministratori piuttosto valida, ben rappresentativa dei territori di riferimento e molto più dignitosa rispetto ai tempi di Bossi, del Trota, di Borghezio, Speroni, Pivetti e così via. Insomma, tra una o due tornate amministrative ci si potrebbe trovare con delle istituzioni locali diverse. Non parlo naturalmente di Crema, dove il bello della sorpresa è sempre in arrivo, vista l’abilità della destra nel far votare i cremaschi a sinistra. Insomma, Rita, hai ragione: questo bicchiere mezzo pieno, in effetti, ci potrebbe essere davvero.

    • Desolanti o meno, ormai gli italiani hanno capito che cosa sono lì a preparare, mentre aggiogati tirano il Carroccio di Salvini. Ma attenzione, anche per questo traino, l’anello al naso ce l’hanno loro, non noi, perché non siamo tutti proprio così fessi.
      Per cui, quando ci avranno portato fuori dall’euro, quello sarà il momento della verità per verificare il livello del bicchiere.

      Intanto, il naso di Conte, Tria e Moavero, che vanno in giro in Europa a rassicurare tutti dicendo che dall’euro non usciremo, si sta allungando vergognosamente a vista d’occhio.
      Se proprio vogliono uscire evitando di consultare gli italiani, sapendo che altrimenti sarebbero smentiti, beh, allora che lo facciano e basta, di forza e violenza, senza troppi artifizi e raggiri da farisei.

      Non ci sono più i fascisti di una volta.

  • Caro Martini, le scrivo sul “sorpasso”, sorpassando lo scritto in questione, per risponderle a ciò che mi ha scritto poco fa. Per dirle che sono sul serio un buon lettore, e pazienza l’esser mediocre di mio, che sono i lettori che mancano, non gli scrittori, che ce ne sono fin troppi. E di grami ce n’è da qui fino a Plutone, come dicono i bambini. Lei, comunque, ha avuto ragione ancora una volta (e la terza, basta, non gliela concedo); la Chiesa cattolica procede piuttosto spedita alla beatificazione di Pio XII. Lei me l’aveva scritto tempo fa, e l’articolo che ho letto di recente su “Avvenire” conferma la faccenda.

    • Ormai tutti i papi sono santi. Come si poteva lasciare indietro Pacelli?
      Una volta fatto santo persino Mastai Ferretti, non poteva che finire così.
      Il prossimo passo sarà la santificazione già in vita.
      E perché no? Perché mai, se sei santo, devi fare la quarantena del post mortem?
      Ma queste cose restino tra di noi, caro Pasini, intanto che nessuno ci sente.
      Sa come si dice: scherza coi fanti e lascia stare i santi.

      Ottima quella dell’eccesso di scrittori e carenza di lettori.
      L’ho sempre pensato ma non mi veniva la frase. Grazie.

    • Tutto e’ relativo, caro Pietro. A me, ad esempio, i “desolanti economisti” che citi non dispiacciono affatto. Vedo invece la desolazione piu’ assoluta da tutte le altre parti, percio’ il bicchiere e’ decisamente mezzo pieno.

  • Il mio commento di oggi alle 17:54 (l’ultimo) era da riferire al commento di Rita di ieri alle 23:54.

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