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LIVIO CADè

La terza via

La terza via

Vi sono due grandi religioni. Io le chiamo religione del Conflitto e religione della Fuga. La prima dice: “se incontri il leone, uccidilo”. La seconda dice: “se incontri il leone, scappa”. Le definisco religioni perché implicano la totalità dei legami tra l’uomo e il mondo. Nascono entrambe nella notte dei tempi, dal dolore e dalla paura dell’uomo di fronte alla natura, le malattie, la morte. La prima cerca di ovviare all’impotenza umana con le risorse della magia, della scienza, della tecnica. Perciò è fondamentalmente un culto del potere, una via affermativa e immanente. Celebra la Forza degli eroi o degli Dei, della Ragione o delle macchine. La seconda nega valore alle realtà terrene, le considera un male, una prigione da cui evadere. È quindi una via essenzialmente negativa, che anela alla trascendenza. Entrambe trovano applicazione in problemi di ogni genere, piccoli o grandi che siano, ma qui non posso che accennarne sommariamente.

Il Conflitto ha assunto varie forme storiche. Anche il cristianesimo ne adotta il paradigma. Dio rimane una sorta di capo guerriero che guida il suo popolo verso la salvezza e la vittoria sui nemici. Ma, a differenza del paganesimo, la tradizione biblica desacralizza la natura e la rende proprietà dell’uomo. La prevaricazione sugli animali e sull’ambiente è il compimento di una prerogativa che Dio stesso gli concede. In seguito, la scolastica cristiana, che permette di vedere nella ragione uno strumento di salvezza, ha aperto la strada alla rivoluzione scientifica. Il mondo è diventato un sistema di leggi meccaniche senz’anima, da usare per i propri scopi. La religione del Conflitto si è armata così di nuovi e più potenti strumenti.

Le ideologie capitalistiche, liberiste o comuniste nate nel recente passato sono figlie della stessa religione. Lo è anche la scienza, che difatti propone una metafisica conflittuale, basata su forze. L’evoluzione è una religione della lotta e della competizione. Il mercato è conflitto, la politica è conflitto. Si giustificano le ingiustizie secondo il principio che il forte debba prevalere sul debole. E lo sviluppo tecnologico non si accontenta più di sottomettere la natura, ma sogna di sostituirla con un mondo di dispositivi elettronici controllati dall’uomo. Recentemente, la religione del conflitto ci ha portato a uccidere Dio stesso. L’uomo ha avocato a sé i poteri divini. Ma il Conflitto agisce non solo tra uomo e natura o tra uomo e uomo, ma anche tra l’uomo e sé stesso, creando in lui profonde lacerazioni. Esito fatale e logico di questa religiosità è quindi che l’uomo si autodistrugga.

La religione della Fuga è invece distacco dal mondo, ricerca del Nirvana, o estasi. In essa l’uomo non combatte ma tenta di uscire da questa caverna popolata di ombre per accedere alla visione delle Idee, di Dio o di un beatifico Vuoto. La felicità attende chi abbia saputo spiritualizzarsi, purificandosi dalle scorie della materia. Non si tratta quindi di cambiare il mondo ma di rifiutarlo e trascenderlo. Induismo, buddhismo, platonismo, ascetismo cristiano, idealismo, sono tutti aspetti di questa grande tensione verso l’Oltre, in cui la molteplicità dei fenomeni è motivo di illusione e dolore. In sintesi potremmo dire che mentre la prima religiosità mira alla risoluzione dei conflitti con l’uso della forza, la seconda opta per una loro rimozione psicologica. Ma entrambe danno come risultato un annichilimento.

La religione del conflitto è oggi allo zenit. Copre la sua indole violenta con estetismi teologici, politici e morali, con i miti della libertà, della tolleranza, della solidarietà ecc., ma sollevando il velo è facile vedere sotto queste narrazioni immaginarie realtà tutt’affatto diverse: logiche di classe e di schiavitù, rigide censure, manipolazioni del pensiero, divaricazioni sempre più profonde tra dominati e dominanti. È una religione che anche quando si definisce evangelica o democratica usa sistemi totalitari e repressivi. Umanista, progressista, razionalista, pacifista a parole; disumana, regressiva, folle e omicida nei fatti.

La religione della Fuga, da parte sua, dopo aver perso la fede nell’Aldilà ha ripiegato su paradisi più a buon mercato. Licenziato Platone, si può restare nella propria caverna e dolcemente naufragare tra le ombre. Per trascendere il male del mondo bastano i trastulli della Rete, il fitness, le utopie umanitarie. La mente è aperta al punto che ogni corbelleria vi può entrare e mettere radici. È una fuga sia dalle identità culturali che dai limiti naturali. Il suo linguaggio è l’eufemismo, la sua ideologia è un relativismo amorfo, la sua prassi la dissoluzione dei valori. La sessualità stessa, ultima roccaforte del mondo reale, evapora in un fantasma policromo e indefinibile.

Di fatto, entrambe le religioni odiano i segni indelebili della natura e del destino e vorrebbero cancellarli. Entrambe sono un atto d’accusa alla Creazione, una dichiarazione di inimicizia e rancore nei confronti della vita, la quale non è mai accettata per quello che è. Entrambe, per avere un senso, han bisogno di un nemico. Entrambe rivelano l’ansia continua di cambiare le cose, per migliorarle o distruggerle. Entrambe inseguono un compimento che non è mai presente ma sempre più o meno lontano. Entrambe sono un’attesa, una promessa mai realizzata.

E temo che entrambe si divideranno il cuore degli uomini per molto tempo ancora, forse per sempre. La prima è oggi imposta al mondo intero da una sparuta aristocrazia del denaro, che ne codifica i dogmi e le regole. La seconda, con le sue evasioni oniriche, è il pane quotidiano delle masse, il suo consolante diversivo. Una è religione dei padroni, l’altra degli schiavi. Poco importa che i ruoli cambino. Rivoluzioni violente non potranno che riaffermare i teoremi del Conflitto e della Fuga. E l’umanità soffrirà ancora, finché non troverà una terza via.

LIVIO CADè

30 Giu 2019 in Cultura

99+ commenti

Commenti

  • La terza via, al di fuori del conflitto e della fuga.
    “Conflitto” e “fuga” che ci vengono offerte generosamente, anzi, di più, in modo sapientemente, potentemente incentivato attraverso ai social, ai media, che dosano, personalizzano la somministrazione delle dosi, secondo ricette fatte su misura per ciascuno.
    Fuori da questo, senza confliggere, senza scappare in modo più o meno drammatico, piacevole, assuefacente, provare a seguire con curiosa consapevolezza il proprio percorso di vita, un po’ come quando ti metti a scrivere su un tema , non sapendo a priori quello che ne verrà, ma lasciando che lo scritto “si faccia”, che l’elaborazione di tutto quanto hai archiviato nel tuo vissuto, si attivi in modo creativamente virtuoso.
    Certo, non è un approccio da “religione col timbro”!
    O è invece “il timbro” stesso?

    • L’immagine che accompagna il pezzo è una terza via.

    • D’accordo con Francesco. Ad ognuno è data la sua vita, non altra. Per caso. Non struggersi. E’ questa l’unica via. Si può forse rinascere da un grande dolore, ma questo non garantisce o protegge da altri che potrebbero essere in agguato. E vale anche per la felicità, se mai qualcuno la conoscesse. In balia degli eventi anche la via ci è predestinata, indicata, obbligati a percorrerla. Ma potrebbe essere, anzi è così, che non siano le individualità a definire il destino degli uomini, ma le tante vite che sommate trovano definizione lessicale, come dimenticando le unità che hanno composto il tutto. Anche se a me, povero mortale, pervaso solo da me stesso, non me ne frega niente che qualcuno tiri poi le somme e mi inserisca in quel tutto di cui facciamo parte, o semplicemente numero. Perché io devo prima di tutto sopravvivere qui, cercando di starci, senza considerare che anch’io sto partecipando alla costruzione del mondo. La nostra breve vita non permette nessuna deduzione consolatoria, se non la necessità di respirare continuamente l’unica religione che ci è data, lottare illusoriamente contro un destino che ci è benevolo o maligno a seconda delle circostanze. Quelle circostanze che volta per volta ci fan credere che un progetto realizzato sia un nostro merito quanto l’insuccesso è dovuto solo al fato. Ah, come sono fortunato, ah, come sono sfortunato. Ma io in tutto questo cosa c’entro? Insomma, non ci si lamenti troppo, né si gioisca troppo della nostra capacità di pensiero e di elaborazione. Nel bene e nel male niente è una nostra conquista. Tutto ci viene dato o negato. La terza via è questa: ad ognuno la sua vita, non altra.

    • “Tutto ci viene dato o negato”. Da chi? Da cosa?

  • Nel senso, purtroppo, che nella vita di ognuno, quotidiana, contingente, i massimi sistemi non c’entrano un bel nulla. Mai sono una via.

    • Vi possono essere anche sette miliardi di vie, una per ogni uomo. Ma bisogna vedere in che direzione vanno. Forse tutte nella stessa direzione (e quindi sono una via sola).

    • Occhio che, non vorrei mi si fraintendesse: nulla di fatalistico, nulla di ….gia’ scritto!
      Il mio/tuo percorso, assolutamente personale, mi/ti offrira’ “n” momenti di “bivio”, di scelta, che sara’ affidata a te e te soltanto! Il tutto finalizzato al tuo percorso di crescita nella consapevolezza.

  • “Tutto ci viene dato o negato”. Da chi? Da cosa?” Bella, quasi in diretta, ma come spesso Lei fa, le rispondo che non lo so. Non so neppure perchè questa mattina mi sono svegliato con dei pensieri e non altri. Avrà deciso il caso? Però adesso esco a prendere il giornale. Buona giornata.

    • “la via ci è predestinata, indicata, obbligati a percorrerla”.
      Da quello che Lei scrive sembra siano il Caso o il Destino a governarci.

  • Il giornale può attendere un attimo. Signor Cadè, in che misura Lei ha deciso di essere quello che è?

  • Ma quanta brava gente di intelletto è sveglia al mattino!
    Livio ci indica implicitamente la soluzione: accumular sapere inconscio, strato generazionale su strato, cioè la nostra missione, il motivo per cui viviamo. Come ce lo indica? per il fatto stesso che riesce a far l’analisi delle due vie antagoniste, cosa che non avrebbe potuto fare, con lo stesso QI e la stessa esperienza di vita, mille anni fa! Dico proprio un Livio Cadè dell’anno 1000 perché non a tutti è preclusa l’illuminazione su cose inaccessibili, ma con gli strumenti individuali medi dell’intelletto dell’anno 1000 ne sarebbe stata preclusa la comunicazione su larga scala, adesso invece comprendiamo esattamente quanto dice, anche uno tonto come me ci arriva. Grazie nonni, dei nonni, dei nonni,…

  • Per sapere inconscio intendo proprio la sua impronta sul DNA, cosa che dimostratamente avviene già di padre in figlio e diventa carattere stabile dopo cinque genrazioni di “verifica”.

  • No Adriano, da che mondo è mondo gli uomini si interrogano sugli stessi temi. Stoici, epicurei, platonici, le grandi correnti filosofiche cambiano solo nome e interpreti. Quanto alla diffusione siamo di fronte ad un mezzo, non ad un fine.

    • Erano pochi, ora siamo in tanti a giocare con il pallino da centrare in campo.
      La mia solita mania, forse, di vedere il meglio nello stratificarsi del tempo.
      Tu sei un maiuetico di nuove generazioni, io posso solo stare a guardare, chiedere, ma se interrogo i bambini delle elementari, i loro genitori, vedo un balzo generazionale enorme di fronte alla mia, mai visto prima. I nove e dieci erano miraggi lontani, adesso fioccano!
      Difficile sverniciare il mio ottimismo.

    • Do ragione al signor Macalli. In quanto ai nove e ai dieci (o ai trenta e lode che io stesso devo firmare), stendiamo un velo pietoso.

  • Adriano, tu poco fa hai scritto che l’uomo del terzo millennio è migliore di quello del primo. Ne sei sicuro? Anche quello del novecento lo è stato? Quanto ai nuovi bambini, coi dieci e i nove a profusione, ci ho lavorato per un pò, sono solo il risultato della nuova pedagogia che vuole che la valutazione sia formativa, e per formativa s’intende scegliere tra successi e insuccessi privilegiando i primi.

    • Io valuto dal fatto che cose che accadono ora ci sembrano atroci, ma com’era la situazione dell’anno 0 e dell’anno 1000? Probabilmente il miglior comportamento medio è legato ad un’inibizione collettiva del misfatto. Ecco perché la via è nell’abbandono dell’illusione individualistica è la terza via, per questo e altri aspetti cognitivi.
      verifiche? Basta attendere l’anno 3000! Accetto scommesse.

    • Un supplemento , visto che è incuso in una risposta per Livio:
      Circa l’argomento del miglioramento dell’uomo la mia matrice biologistica pone i fatti all’evidenza, con una certezza schiacciante. L’ho spiegato tante volte, e se il messagio non è passato vuol dire che son un cattivo comunicatore, o forse l’argomento non vuol essere ascoltato. Mica una colpa vero? Comunque se ritieni ti rispiegheò per email la potenza di due meccanismi in successione: neotenia (solo umana) ed epigentetica (ricca di conferme sperimentali su altri animali). E l’uomo è un animale autoselezionante.
      E aggiugo: ho convinto Piero sull’emergenza climatica, o forse dato solo un contributo decisivo, se solo avrò convinto a metà un altro mio simile sui progresi dell’uomo la mia vita sarà stata meglio spesa.

    • Adriano, hai la vocazione del missionario. Vuoi convertirmi all’unica vera fede, quella nella scienza. La vedo dura…

  • Signor Macalli, Lei mi chiede in che misura ho deciso di essere quello che sono. Io non credo vi sia una misura. Per esempio, in che misura ho deciso di nascere maschio? Una domanda così implica che ci fosse un ‘io’ precedente alla mia nascita e che ‘essere maschio’ sia una qualità che questo ‘io’ assume. Ci sarebbe quindi un ‘io’ da un lato e dall’altro i suoi attributi e tutto quello che gli può capitare. Potrei chiedermi in che misura ho deciso di scrivere queste parole. Sarebbe lo stesso. Ma io non trovo nessun io separato dal ‘non-io’. Finché si resta in questo dualismo la vita è incomprensibile.

    • E difatti la vita è incomprensibile. E’ Lei che pretende di definirla prospettando una terza, quarta via, etc. etc.

    • Ma dire che la vita è incomprensibile non è paradossale? Bisogna infatti che Lei abbia capito che non si può capire.

  • Po’, non pò, altrimenti Vittorio, sparito, mi bacchetta.

  • Esattamente signor Cadè, sintesi perfetta.

  • Ad Adriano: io credo che il sapere (quello vero) si perda nel tempo, non si accumuli.

    • Lo penso anch’io. Con l’accumulo l’uomo sarebbe migliore. Difatti, facendo riferimento alla vicenda di questi giorni la stupidità degli uomini ripete ancora che le leggi vanno rispettate, dimenticando che anche le leggi razziali erano leggi. Giuste o sbagliate poi ad ognuno, purtroppo. Con l’accumulo l’approccio sarebbe diverso.

    • Dovendo scegliere tra le stupidità di questi giorni darei il primo premio alle parole di Vito Mancuso: “Volete una metafora di Dio? Dio è un porto sempre aperto”.

    • Certo Livio, dei saperi per affiliati, che poi nella loro importanza erano quanto meno sopravvalutati. la base di conoscenze ripartite per individui cresce. Ma questo è nozionismo! si potrebbe obiettare. Lo sto rivalutando, e se avremo un incontro ameno ti racconterò la storia della cena con il mio prof., di matematica, seguita dal riconoscimento reciproco.
      Circa l’argomento del miglioramento dell’uomo la mia matrice biologistica pone i fatti all’evidenza, con una certezza schiacciante. L’ho spiegato tante volte, e se il messagio non è passato vuol dire che son o un cattivo comunicatore, o forse l’argomento non vuol essere ascoltato. Mica una colpa vero? Comunque se ritieni ti rispiegheò per email la potenza di due meccanismi in successione: neotenia (solo umana) ed epigentetica (ricca di conferme sperimentali su altri animali). E l’uomo è un animale autoselezionante.

  • Personalmente, applico da anni la “politica dell’acqua”: mi adeguo, via via, alle asperita’ del terreno e all’imprevedibilita’ delle sponde e giro, svolto, rallento, accelero . Vogliamo chiamarlo Destino? Prima di noi l’hanno fatto in tanti, avendo pero’ l’accortezza di chiamare “misteri” cio’ che travalica l’umana comprensione, mentre noi ci danniamo l’anima, posseduti da un insano delirio di onnipotenza, nel vano tentativo di “spiegare tutto”. La religione scientista lo richiede.

    • Tao, la via dell’acqua che scorre…

  • Proprio perchè scorre non si può circoscrivere in nessuna teoria o filosofia. L’acqua scorre e il suo significato sfugge. Quello che penserò domani negherà il mio pensiero di oggi. E meno male, altrimenti sarebbe l’immutabile. Quanto a quei buontemponi di teologi mi chiedo se abbiano tempo da perdere a preoccuparsi di quello che non c’è, quando di quello che c’è basta e avanza.

    • Mancuso è un teologo? Mi sembra un po’ eccessiva come definizione. Infatti, dire che “Dio è un porto sempre aperto” è una baggianata e non mi sembra ci sia bisogno di spiegarlo. Un porto è essenzialmente un luogo di scambi commerciali o di mete turistiche. Ma forse Mancuso lo intende come approdo di anime infelici che Dio accoglie e non respinge. Naturalmente il messaggio è che Salvini non agisce da buon cristiano, ovvero che Dio, se potesse, voterebbe PD (come una volta avrebbe votato DC). Ma dice anche che il PD, in questo momento, è il popolo eletto. Loro sono i giusti che, sconfitti dalle forze del Male, alzano accorati appelli contro l’empietà del Faraone o di Nabucodonosor. Li vedremo presto, quelli del PD, cantare “Va’ pensiero sull’ali dorate”.

      P.S.: sull’acqua sono d’accordo, essendo io taoista ed eracliteo.

    • Gia’ l’acqua che scorre ….. ma soprattutto l’acqua che contiene la memoria. Adesso lo conferma anche il dio-Scienza. L’acqua sa di avere un destino, l’alveo che la contiene, che “rompe” solo per entrare in un altro. A ruota libera lascia andare i folli e gli stolti.

  • Adriano, se il meteo dice che c’è il sole, ci posso anche credere. Ma se guardo fuori e vedo che piove qualche dubbio mi viene…

    • Certo, vedi caso fra gli aforismi che lascio sul mio p.c. c’è proprio il meteo, come esempio di divario fra logica ed empirismo… ma se ti riferisci all’evoluzione umana vale proprio il contrario! La “bontà umana” ma chiamiamola senso sociale, prende piede di secolo in secolo, non c’è che da guardare alla storia. Questo è un dato empirico, non sterile logica: un carciofo che punge trasformato in dolce lattuga è lattuga., e la si tocca con i sensi, tutti, e lattuga sarà per sempre. Questa è un’era di recessione che inverte il segno, ma il cammino dell’uomo è segnato dall’esperienza passata, nè più nè meno di quello delle volpi artiche trasformate da mordaci animali selvaggi a cagnoliìni da salotto in cinque generazioni (Dmitry K. Belyaev dal 1959 e succesori). Cinque bastano per la volpe dato il metodo rigido usato per tasformarle, per sempre, nel suo opposto comportamentale. Per l’uomo non è voluto e non è pensabile, ma avviene spontaneamente da dodicimila anni, come è avvenuto per gli animali che ha allevato. Lo affermano addirittura i tratti del volto! (e la fisiognomonica non c’entra).
      Questo è un messaggio di speranza che ridà un senso alle nostre vite, ben ponderato, non religioso, non sottomesso, ma anzi nel segno della massima attivittà di protagonisti assoluti: NON LO BOCCIATE APRIORISTICAMENTE! E non sono un predicatore.

  • La via è un dono…
    “Io ti ringrazio sconosciuta compagnia, non so nemmeno chi è stato a darmi un fiore,
    ma so che sento più caldo il mio cuore…” (Battisti)

  • La prima dice: “se incontri il leone, uccidilo”. La seconda dice: “se incontri il leone, scappa”.
    La terza dice, “se incontri il leone educalo, e se ti mangia qualcuno ugualmente lo educherà. Ma per farlo dovrai essere molto forte, più forte del leone, più di tutti quelli che ha già mangiato, non ci sarà spazio per la resa, perché allora avrete perso in due.”
    E ora potrto tre generazioni di Tango a mangiare, ma non fra i leoni, fra i cavalli, che erano selvaggi e ora sono con noi amorevoli.

    • Educare il leone? È la solita storia: dobbiamo cambiare la natura, migliorarla. E lo possiamo fare perché siamo i più bravi, i più forti, i più intelligenti. Questo è ancora Conflitto e Fuga dalla Realtà.
      No, questa non la vedo proprio come una terza via.

  • Mi sembrano condivisibili le descrizioni della prima via e della seconda via.
    Mi pare che entrambe queste vie stiano per comportare rischi sempre maggiori non solo per lo sviluppo della nostra specie ma persino per la sua sopravvivenza.
    L’aver ipotizzato la possibile esistenza di una terza via costituisce senz’altro uno stimolo alla riflessione e alla discussione piuttosto interessante. Anche nel senso che, prima di ipotizzare una terza via, occorrerebbe tentare di tracciarne almeno un primo profilo. Altrimenti la scelta resta tra le prime due. E basta.
    Quindi, cercare di indicare qualcosa in via descrittiva sulla supposta terza via potrebbe essere corretto, se no il rischio è che ciascuno parli di cose diverse.
    Oppure si può ricorrere al linguaggio dei simboli, da sempre un modo più che degno di procedere.
    Allora, ecco l’immagine del post. O altro ancora di simbolicamente significativo.
    Avvertirei però l’esigenza di una linea discorsiva, di un ragionare sul possibile senso e sul possibile tracciato di questa terza via.
    Intuisco qualcosa sul senso di appartenenza comune a una realtà indivisa e condivisa. Ma sugli stacchi differenzianti rispetto alle altre due vie, mi sembra ci sia tutto da comprendere.

    • Signor Martini, io non voglio indicare vie a nessuno. Mi limito a constatare l’egemonia di un pensiero che porta al conflitto o alla fuga. E penso che sia un pensiero immaturo, nevrotico foriero di tanti mali.
      D’altro canto, quella che io ritengo la terza via, e che secondo me può condurre l’umanità a uno stadio spiritualmente (non scientificamente o tecnologicamente) più evoluto, appartiene alla Tradizione, non me la invento io (anche se ognuno la vive e la interpreta a modo suo, legittimamente)..
      Ma la storia dimostra che anche la ‘terza via’ è stata divorata e assimilata dalle altre due (le religioni istituzionali ne sono un esempio).
      Forse questo vuol dire che la terza via resterà una via percorribile solo da una esigua minoranza mentre le altre due continueranno a guidare il destino del pianeta.

    • Comincio a capire. Grazie.
      Immaginavo che non volesse indicarla ad altri. Ma mi interessava cercare di comprendere, secondo lei, dove questa terza via potesse più facilmente iniziare o almeno da quale parte fosse meno difficile incrociarla.
      Integrando con la sua risposta sulla cosiddetta “educazione” dell’animale (ma potrebbe riguardare anche quella del vegetale), inizio a farmi un’idea.
      Sull’assimilazione o addirittura su certi divoramenti storici della via più difficile da parte delle due vie più facili, lei ha ragione, gli esempi non mancano.
      Su maggioranze e minoranze, non lo so. Sarebbe interessante provare a capire dove passa il confine di accessibilità umana (ma perché anche non animale in generale?) alla terza via.
      Ho l’impressione che il mondo vegetale potrebbe accedervi, anzi che ci sia già sopra da tempi precedenti ai nostri e a quelli del regno animale.
      Inoltre, non è detto che il destino del pianeta sia sempre in mano alle maggioranze.
      Mi sembra che si debba innanzitutto toglierci dal centro della scena, comprendendo bene non solo i motivi finalistici ambientali d questo non essere noi il perno dello spettacolo ma, prima ancora, le ragioni naturali e biologiche originarie e sempre attuali di questo nostro, proprio davvero, non essere in mezzo al palcoscenico del mondo.
      Siamo solo figuranti di scena, caratteristi un po’ guitti, che stanno però distruggendo, dal back stage, il teatro della vita sul pianeta, l’unico sino ad ora su cui questa cosa incredibile esista.

  • Rispondo ad Adriano. Tu sei davvero sicuro che l’uomo, da carciofo, sia diventato lattuga?
    Cito le tue parole: “bontà umana, ma chiamiamola senso sociale, prende piede di secolo in secolo, non c’è che da guardare alla storia”.
    Ma dove la vedi questa bontà? Non è mai esistita un’umanità più violenta e distruttiva che quella dell’ultimo secolo. Siamo nell’era del Conflitto globale.

    • Il sistema disperde asserzioni e risposte. L’ultimo secolo ha asservito la distruttività inaudita che gli è prorpria a momenti di cattiveria inaudita, con effetti catastrofici, pagine di vergogna, vero.
      Ma l’educazione dell’uomo sull’uomo continua, e la scoperta che llascia segni indelebili, incisi sul suo codice di sviluppo prenatale, ci lascia ben sperare. l’uomo è e resta uno degli esempi più evidenti di comportamento autoammaestrante, autodomesticante.

  • Per il signor Martini. Le gerarchie dell’essere sono funzionali al delirio umano, che lo fa sentire Re del creato. Ma un volgare e insignificante virus può uccidere più uomini di un esercito professionista. Il vaiolo si stima abbia fatto 500 milioni di vittime. Prenda il modo in cui il protozoo della malaria usa gli organismi ospiti della zanzara e dell’uomo per riprodursi: ha del miracoloso, direi geniale, se non fosse che i nostri pregiudizi me lo vietano. E ancor oggi questo invisibile parassita ammazza più di un milione di persone all’anno. Se fossimo il Re del creato, la natura avrebbe un po’ più di riguardo per noi, io credo. Ha creato il suo capolavoro, l’homo sapiens sapiens, in milioni di anni di faticosa evoluzione, gli ha dato una corteccia cerebrale così complessa, una coscienza così elevata, e poi lascia che un protozoo ne faccia strage? È assurdo. È che per la natura uomo o virus si equivalgono. E lo stesso io penso di Dio. Lei che ha letto Eckhart forse si ricorderà di un passo in cui dice qualcosa del genere: verme, uomo, angelo, nessuno di loro è più o meno importante, di fronte al Divino. Certo, se un serpente a sonagli sta per mordere un uomo io ammazzo il crotalo. Questione di simpatia tra esseri della stessa specie. Ma non vuol dire che consideri l’uomo più nobile del serpente.

  • Scusi, signor Martini, ho dimenticato delle piante. Io la penso più o meno come Lei. Ma quando ho accennato a Fechner mi sembrava Lei non avesse gradito. Tuttavia, Nanna, L’anima delle piante, va nella Sua stessa direzione, mi pare.
    Vorrei solo aggiungere una cosa che mi sembra importante. Cristo usa sovente la metafora del seme e della vita vegetale per alludere al Regno di Dio (la parabola del seminatore, il grano di senape ecc.). Mi ha sempre colpito quel passo in cui dice:
    “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno…”
    “Dorma o vegli…egli stesso non sa…spontaneamente…”
    Questo dovrebbe ridimensionare la nostra presunzione di ‘fare’, di controllare, di sentirci gli artefici. Si getta il seme. Punto.

    • Ma questo contraddice quello che ha sostenuto nel post. Mi riferisco alle due ultime righe del commento.

    • In che senso mi contraddico?

    • ….. “gestire i fenomeni” e’ la formula oggi piu’ abusata. Rende bene l’idea di dove il nostro delirio sia arrivato.

    • Rita, siamo arrivati all’azienda cosmica.

  • Di fronte a un nemico ritenuto invincibile, in alternativa alle naturali ma inefficaci risposte istintive di fuga o di attacco, bisbiglierei ai dotti postanti di prendere in considerazione come possibile terza via, quella della “Ragione”, cioè: fingersi momentaneamente morti.
    Con l’augurio di una serena pausa feriale, Valeriano.

    • Non sono dotto, ma mi sembra chiaro che fingersi morti è una variante della fuga.

    • Per altro, nella religione del conflitto o della fuga c’è semmai un eccesso, non un difetto di razionalità.

  • C’entra poco (a parte il Conflitto sottinteso) ma vorrei obiettare a una frase del signor Macalli: “la stupidità degli uomini ripete ancora che le leggi vanno rispettate, dimenticando che anche le leggi razziali erano leggi”.
    Io non discuto il diritto o il dovere di trasgredire una legge quando la si ritiene iniqua. Però, violando una legge, se ne accettano le conseguenze. Se no si riduce tutto il nostro sistema legislativo a un gioco tra bambini.
    Perciò, nel caso in questione, troverei logico che la capitana si facesse dieci anni di prigione. Solo questo potrebbe dare una parvenza di dignità al suo gesto.

    • Come è stato giusto che 6milioni di ebrei siano stati gasati, oltretutto senza aver trasgredito nessuna legge. La legge è legge!

    • Caso mai qualcuno avesse dei dubbi la capitana (termine orrendo, quasi peggiore della sindaca), sta dimostrando che vale una cicca: prima sperona la motovedetta rischiando di spiaccicare l’equipaggio contro la banchina, dopo di che, consigliata dagli avvocati della Ong, dice ops, sorry, ho sbagliato la manovra, non volevo. Non ci sono piu’ gli eroi e le eroine di una volta …..

      Spero comunque che non la condannino al carcere, dovremmo anche mantenerla. L’espulsione immediata nell’adorata Berlino mi sembra la cosa giusta. Se la tengano, noi abbiamo gia’ i vari Casarini a cui badare. E’ abbastanza.

    • Signor Macalli, io non ho espresso nessun giudizio di valore sull’operato della ‘capitana’. Per me ha compiuto un gesto squilibrato, ma questo non conta. Il punto è che ha violato la legge e deve subirne le conseguenze, se no si diventa ridicoli.

      P.S.: perché tirare fuori l’Olocausto? Qui non c’entra niente.

    • Sinceramente della Rackete poco m’importa, il mondo e’ pieno di fuori di testa e uno in piu’ non cambia lo scenario. Al contrario m’interessano, e molto anche, i comportamenti di quanti, pagati dai contribuenti italiani sono scesi dalla nave battente bandiera “illegalita’ dichiarata” per tornare a sedersi in parlamento. Questo e’ il vero schifo. In qualsiasi altro Paese del mondo cio’ non sarebbe stato possibile, altrove ci si dimette per molto meno, poi non meravigliamoci se ridono di noi. Lo farei anch’io, invece mi tocca piangere.

    • Per me, Rita, la Rackete è responsabile di un fatto gravissimo. Lasciarla andare così, magari tra gli applausi di una sinistra baciapile e papalina, mi sembrerebbe una ferita morale per il nostro Paese. Non c’entra il colore del governo. Questa ragazza ha ignorato la risposta della Corte per i diritti dell’uomo, ha ignorato la legge italiana, la capitaneria di porto, il blocco di una nostra motovedetta. In sostanza, ha detto “chi se ne frega”, e per poco non ha fatto fuori i finanzieri. Per me la galera è la risposta più logica.

    • Prova a immaginare un fatto del genere in un porto degli Stati Uniti. L’avrebbero affondata a cannonate. E naturalmente processerei insieme a lei anche quei parlamentari che le han dato man forte.

    • Se e’ per questo l’avrebbero cannonata anche gli olandesi che hanno dato la bandiera alla bagnarola della Ong tedesca. Viviamo tuttavia in un Paese in cui giustizia e media sono ancora saldamente in mano alla vecchia guardia, che non molla, ce la ritroveremmo pertanto tutti i giorni in televisione, persino nelle trasmissioni di cucina dove insegnerebbe agli italiani come si frigge il rinomato pesce del clandestino. Ora, sinceramente, che male abbiamo fatto? Ma chi ce n’ha voglia?

  • Al mio amico Livio: ma eri con me concorde prima che mi esprimessi, attendendo il mio pensiero che già conoscevi facendo finta di niente, altrimenti perché avresti scelto come immagine di copertina San Girolamo e il leone? Basta quest’insegnamento, che rispecchia tutto quanto ho detto e continuo a dire.

    • Adriano, San Girolamo non ‘educa’ il leone, gli offre compassione, lo cura.
      Nella tradizione il leone è spesso simbolo del male che divora l’uomo. L’immagine mostra che tra l’uccidere il leone (il male) o lo scappare c’è una terza via.

      Altro caso: nei Tarocchi c’è un Arcano – la Forza – in cui una giovane donna soggioga senza fatica un leone (cioè le forze pulsionali, potenzialmente pericolose). È difficile dire in quale via si può inserire il suo simbolismo. Non lo uccide e non lo fugge, è vero. Lo sottomette con grazia.

  • “Questo dovrebbe ridimensionare la nostra presunzione di ‘fare’, di controllare, di sentirci gli artefici. Si getta il seme. Punto.” Visto che non vuole capire. Quello che Lei scrive mi pare faccia a pugni sulla possibilità di scelta. In questo caso ribadisco quanto già espresso stamattina. Siamo in balia degli eventi, del caso e le nostre possibilità di autodeterminazione sono minime. Potrebbe obiettare che non sto argomentando. In effetti sto solo constatando. Quanto alle leggi invece, la capitana quindi c’entra come l’olocausto, ritengo che la trasgressione di leggi che si ritengono sbagliate siano una delle possibilità di una terza via. Potrebbe obiettare che farebbe il pari con la prima via che Lei ha indicato. Ed effettivamente è così. Siamo in un eterno conflitto. E per la Capitana la seconda via sarebbe stata, e meno male, impercorribile. Non mi piacciono le persone che scappano, spesso per codardia, mi piacciono le persone che affrontano le vita a muso duro. Le conseguenze poi potrebbero essere benissimo sbagliate. Esistono leggi giuste o sbagliate a seconda dei momenti storici. Punto. E a questo punto incollo una riflessione che non avrei mandato se non fosse che sono sempre più convinto che le leggi dell’uomo sono sempre sbagliate.
    “Col signor Cadè mi pare che spesso si sia all’ingresso dell’Ufficio complicazioni affari semplici. Già fatico a capire (ufficio complicazioni) come si possa schematizzare (affari semplici) tanto. Se poi leggo che si debba proseguire con lo stesso metodo allora capisco ancora meno. E poi Pietro, non è neppure questione di maggioranze o minoranze. Io direi che gli uomini sono esclusivamente maggioranza. E tutti capaci di percorrere una sola strada, quella di essere uomini. Nella vita reale non ho mai incontrato nessuno capace di discostarsene. E qui dentro ci posso mettere tutte le analisi e teorie possibili, ma per arrivare a concludere semplificherei ancor di più riconoscendo che a ciascun uomo, a fasi alterne, sono date le due vie, le tre vie, le quattro etc. Senza una contrapposizione tra bianco e nero, passando attraverso, lasciandosi guidare dalle poche facoltà di pensiero o sentimenti o strumenti messici a disposizione. E dove non basta la nostra esperienza, allora arriva a conforto, o monito, o stimolo, quella degli altri, fossero tradizione o ribellione. Ecco, diciamo che siamo eternamente in conflitto e la fuga, desiderata auspicabile, non è data a nessuno, perché fortunatamente pietre di inciampo ci ricordano che siamo di questo mondo. Nonostante sparuti gruppi ecologisti ci dicano che ci stiamo sputtanando il mondo, altri gruppetti ci dicano che è arrivato il momento della lotta, altri che ci dicano che le leggi economiche e finanziare vanno sovvertite, o ancora qualcuno che ci dica che sia ora di rivendicare i diritti civili e sociali mai abbastanza, altri che le tradizioni vanno superate, altri che possono essere una terza via in un’altalena dove alcune volte il sedile pesa di più, altre di meno. Esiste una sola via, non c’è niente da fare, quella del conflitto e basta. L’abbiamo imparato dalla natura che c’è sempre il più forte che vince, ed equilibrio e armonia esistevano prima della comparsa dell’uomo sulla Terra per poi rompersi al primo sguardo tra Adamo ed Eva. Insomma, non è data altra strada. Per i materialisti almeno è così, per i sognatori è stato invece inventato che siamo della materia di cui sono fatti i sogni. Ecco, forse è questa la via, non distinguere i sogni dalla realtà, perché i sogni altro non sono che la nostra coscienza. Nessun dualismo nell’uomo. E verrebbe da dire che se l’uomo non ha trovato altre strade è perché l’essere umani contempla quei confini sempre insuperabili. E se anche trovassimo un’anima pia che parrebbe che l’altra strada l’ha trovata, la disillusione ci riporterebbe alla concretezza che di fronte al contingente, all’improvviso tutti abbiamo una sola reazione: quella della sopravvivenza, quindi quella del conflitto.

    • Vabbé, speriamo che Lei si sbagli.

    • Buono a sapersi che la trasgressione delle leggi che si ritengono sbagliate costituirebbe una “terza via”: poiche’ ho sempre ritenuto iniqua l’imposizione dell’Imu, nonche’ i costi fissi sulle bollette, da domani non pago piu’. Chissa’ se Delrio e Fratoianni saranno al mio fianco ….. uniti nella lotta, pugno chiuso e via verso un mondo di pace e giustizia.

    • In fondo Rita, se anche ammettiamo che la povera Karola (santa subito!) è una sorta di cavaliere Jedi che lotta contro il lato oscuro della forza (ormai la legenda è questa) che eroismo c’è se non si rischia nulla? Se finisse in galera, pur condannando quello che ha fatto, potrei almeno rispettarlo. Se invece finisce in “grazie, scusi, si figuri”, allora è ridicolo.
      Io non disprezzo la via del Conflitto. Ha generato grandi personalità. Ma questa mi sembra solo una pagliacciata.

  • Per il signor Cadè delle 18:56: Lei è un uomo violentissimo, La sua strada l’ha trovata. Rita non vale nessun commento. Decida Lei se a trent’anni servire una causa in cui si crede facendo la Capitana, tanto per passare il tempo da fancazzista miliardaria, o destinarsi ad una carriera amministrativa a lavoro fisso in qualche Comune, o il maestro elementare, cosa vale di più. Mostrare le palle a chiacchiere son capaci tutti, con le azioni invece di palle ce ne vogliono quattro, non due.

    • Mi sembra che la discussione stia degenerando nella solita aggressione personale, quindi lasciamo perdere.

    • Adesso, pero’, alla problematica tedesca stiamo dando della stupida. Se tutto il mondo (fin anche la Corte dei diritti dell’uomo) ha capito che “la causa” che sta servendo e’ quella degli scafisti che hanno organizzato la tratta dei neri (vecchia storia) per alimentare la mafia nigeriana saldamente allocata in Italia, allora ha bisogno di un bravo dottore. Ma, mi ripeto, il nostro problema non e’ lei bensi’ i politici a cui le leggi dello Stato fanno schifo. Licenziamoli subito.

  • Rita, Salvini aveva promesso di togliere le accise sulla benzina. Rivolgiti a Lui, anche per l’Imu e tutto il resto. Quando poi taglieranno il sistema sanitario nazionale o la scuola allora ne parleremo. Perchè io ritengo che le tasse, se usate bene, servano. Se però tu credi che il bullo le taglierà allora sono, saranno anche cazzi tuoi.

    • Ti ricordo che il grosso della “truppa parlamentare” e’ targata M5s, nonostante il voto degli italiani sia andato nel frattempo da tutt’altra parte. Non commento , per il resto, le fake diffuse a scopo diffamatorio dai soliti giornalini di Giamburrasca. Quanto verranno pubblicati i decreti in Gazzetta, cioe’ mai, ne riparleremo.

  • Rispondo ai commenti del signor Cadè delle 16:55 e delle 17:03.

    Condivido tutto, signor Cadè. E mi sembra che il punto non sia se siamo buoni o cattivi. Siamo solo cosmicamente irrilevanti, se non fosse per un aspetto unico, micidiale.

    Coi nostri attuali sette miliardi e mezzo rappresentiamo un decimillesimo di biomassa dell’unico pianeta su cui è nata e si è sviluppata la vita. Dei 550 gigatoni di biomassa carboniosa, gli animali sono 2 gigatoni, di cui la metà insetti. I funghi da soli sono 12 gigatoni (pochi entusiasmi, non sono tutti porcini). Il resto sono vegetali. Biomassa vegetale. Quella che manda avanti la baracca. No fotosintesi, no party. Noi animali mangiamo loro piante mentre loro mangiano lo schifo che noi animali buttiamo fuori, restituendoci l’atmosfera. Poi, noialtri animali ci mangiamo anche tra di noi, perché audace ci piace. Il genere Homo, rappresentato da circa 35.000 anni soltanto dalla specie Sapiens, vale 0,06 gigatoni, pari allo 0,01%. Scientificamente, siamo uno sputacchio.
    Il nostro genere ha pochi milioni di anni. La nostra specie arriva a poco più di duecentomila anni. Cronologicamente, rispetto all’età del pianeta, della vita, dell’evoluzione biologica, siamo davvero uno sputacchio.

    Ciò posto, che tra noi quadrumani da poco bipedi, pieni di malattie virali, bagni di sangue e schiavitù violenta per le belle trovate dell’agricoltura e dell’allevamento coatti, ci si scanni per la prima o per la seconda via, mi sa che al cosmo poco gli freghi. Al mondo interessa solo che, a causa di quell’aspetto unico, micidiale che dicevo all’inizio, ci togliamo il prima possibile dalle palle del pianeta. Forse è questa l’unica dignitosa terza via che ci resta, signor Cadè: smetterla di nuocere al mondo con la scusa di qualche pezzo di corteccia cerebrale in più.

    Quell’aspetto micidiale sappiamo bene quale sia. È l’invenzione di una cosa che adesso noi, sputacchio dimensionale e cronologico, stiamo usando per affermare la nostra sovranità di sputacchi biologici in danno di questo prezioso e incredibile esperimento che è la vita nelle galassie, questo esperimento rischiosissimo, realizzato miracolosamente in questo piccolo lembo di universo: la nostra vertebrata, mammifera, scimmiesca invenzione del Male.

  • “Perché potevo incidere l’ascesso nel piede di Leonia ed estrarre la scheggia di legno che l’aveva fatta zoppicare… La grande leonessa… la povera Leonia gemeva come una bambina quando strizzai il pus dalla sua zampa. Solo quando disinfettai la ferita diventò piuttosto impaziente, ma non v’era vera collera nel tono sommesso della sua voce “. Axel Munthe.
    Tratto dagli albori di Cremascolta, un post dal titolo “uomini e leoni”, un mio “ricordo” di quanti hanno, fra le due vie, scelto la terza, quella del fare. Per compassione dice Livio? Ma il leone di turno che ne sa di vie? Eppure collabora nella realtà e nel mito, che poi è ancora realtà, con abbandono e gratitudine. Era ipotizzabile? Questo è l’insegnamento, non solo aver compassione, ma non arrendersi alla certezza che il leone ci sbranerà, in quanto i fatti dimostrano il contrario. Intendiamoci, io ho terrore dei leoni, li sogno spesso, non ne sarei capace. E allora ognuno si trovi la propria spina a estrarre. È ipotizzabile che sconfiggiamo l’aggressività umana: sì, in quanto specie “auto allevante”, mediante i meccanismi di biologia ed evoluzione che ho ribadito. Pietro questo sputacchio umano ha una “proprietà emergente”, come si dice non solo in biologia, ma già dalla fisica, che non è la maggiore intelligenza, ma l’unicità del continuo apprendimento per tutta la vita. Sì, anche noi, e noi possiamo comunicare, e istruire altri a togliere la spina di quanto, orami specie senescente e noi stessi alle porte della vera vecchiaia, abbiamo appreso di aver inequivocabilmente fatto di male. A un mio nipotino, il maggiore dei due, quando mi ha detto che alla colonia estiva lo prendevano in giro ho risposto “e tu rispondi con due sberle”, ma a me, troglodita, ha risposto: a scuola ci insegnano che non si fa, altrimenti incolperanno i nostri genitori. Alle volpi artiche son servite cinque generazioni per liberarsi definitivamente dell’aggressività, ai nostri discendenti? Sicuramente di meno se viaggeranno nella direzione della coesione sociale.
    Uno sguardo verso il futuro ci vuole, e come lo vedo l’ho indicato in “Noi come le api”, e ho dovuto palare, entusiasta del fatto che la scienza identifica già i primi segnali. Se continuerò a pensare che la mia vita è servita per questa via del fare al servizio dell’evoluzione non mi peserà chiudere il conto, non ci sarà pessimismo o ottimismo, solo l’obiettivo, quel poco in cui ho contribuito, e il resto tutto da “fare”.
    E con ciò vado a fare… il bagno al mare.

    • Al posto dell’apologia del ‘fare’, che è tipica della nostra cultura, vorrei proporre la via del non-fare, cioè la via dell’essere e del vivere senza turbare l’armonia dell’universo. Armonia che non è stata creata dalla specie umana ma che noi uomini possiamo custodire o distruggere.
      Il ‘fare’, anche quello motivato dalle migliori intenzioni, porta sempre a rovinare l’armonia, a creare squilibri.
      Fare significa intervenire, interferire, imprimere alla vita la direzione dei nostri desideri e delle nostre ideologie, senza capire che creiamo solo confusione e sofferenza.
      Non-fare è inserirsi nel ritmo e nell’armonia del cosmo come uno strumento si inserisce in una improvvisazione jazz (metafora audace, spero si capisca).
      Devi sentire il ritmo e l’armonia dell’intera ‘band’ e adeguarti, portando il tuo contributo creativo e individuale ma rispettando l’insieme.
      Non c’è neppure una partitura già scritta, la musica si crea momento dopo momento.

      P.S.: per tranquillizzare qualcuno: non-fare non significa non lavorare.

    • “Custode del Creato”, cosi’ i testi tradizionali hanno sempre definito l’uomo. Per millenni ha funzionato, finche’ non ci siamo montati la testa … dagli Assiri in poi, grosso modo, da quando cioe’ l’individualita’ ha preso piede, incarnandosi nella figura di Sargon il Grande. Un nome, un programma.

    • Sì, Rita. In fondo è l’immagine del buon pastore. Ma il gregge non è solo il popolo d’Israele o l’umanità ma la vita del pianeta nel suo insieme. Invece, abbiamo tosato le pecore fino a farle crepare, le abbiamo sgozzate e ce le siamo mangiate.

  • Le sono grato, signor Martini, di aver riportato la discussione nel suo alveo naturale, dopo l’incresciosa parentesi portuale.
    Sembra che Lei e io condividiamo un rifiuto dell’antropocentrismo cristiano-occidentale (spero si renda conto che, nei confronti delle nostre radici europee, questo è un alto tradimento).
    Condividiamo anche un certo disgusto pessimista in merito a quello che l’umanità ha fatto e probabilmente continuerà a fare.
    Nello stesso tempo, mi pare, condividiamo una sorta di stupita reverenza di fronte al miracolo della vita.
    Cos’è che non condivido del Suo discorso? L’idea che ci resti come terza via solo il suicidio, l’eliminazione della specie. Come un mister Hyde che si toglie di mezzo, sopprimendo così anche il pacifico dottor Jeckill.
    So che non c’è apparentemente ragione di sperarlo, ma non potremmo invece trovare un antidoto che ci salvi dalla “nostra vertebrata, mammifera, scimmiesca invenzione del Male”?

  • Certo che il signor Cadè deve chiarirsi le idee. Mette in copertina un leone soccorso e di altri soccorsi ne farebbe volentieri a meno. Il signor Cadè la terza via non la troverà mai, lacerato, forse, ma solo inconsciamente, dalle due vie dalle quali non riesce ad uscirne. Anche dandogli tempo, e ad essere ottimisti, mai sostituirà l’immagine del leone ferito con qualche ferito umano. E non esiste nessun antropocentrismo cristiano-occidentale. Esiste solo l’antropocentrismo, a tutte le latitudini e stazioni temporali od epocali, anacronistiche o meno, che si dovrebbe riconoscere anche dove non l’hanno mai nominato, come l’incarnazione in ogni uomo della figura dell’anticristo. Cristo, invece di morire e risorgere avrebbe dovuto soggiornare dalle nostre parti un po’ più a lungo, anche se non è scontato che sarebbe stato tollerato più a lungo. In questi giorni, dalle nostre parti, pare non ci sia mai stato. L’uomo invece continua ad esserci.

  • Questa retorica dell’amore cristiano usata per fini politici o mafiosi è uno dei prodotti più abietti della nostra epoca.

    • Perché retorica? Allora anche l’amore francescano per gli animali è retorica. Tutti i sentimenti, in qualsiasi modo raccontati con le parole sono retorici. Difficilmente si raccontano senza sentimentalismo. E se anche fosse solo questione di linguaggio, nessun amore si sottrarrebbe, nella lettura degli altri, a questo possibile giudizio. Sempre dipende da chi legge.

  • E comunque anche l’odio viene usato a fini politici. Non si spiegherebbero alcuni successi elettorali. Con la differenza che l’odio non viene mai tacciato di retorica. Non sono forse retorici alcuni slogan propagandistici?

  • Signor Macalli, Le faccio un esempio di retorica. Alcune categorie di persone sono state storicamente discriminate, rese oggetto di disprezzo: i negri, gli ebrei, gli omosessuali. Anche lo straniero, il diverso, l’immigrato, in genere sono sempre stati percepiti con una certa ostilità e diffidenza. Dunque oggi, nell’era dell’amore universale, del senso di colpa elevato a religione, bisogna manifestare per coloro che appartengono a queste categorie un rispetto e un amore incondizionati. Il parlarne o il pensarne in termini men che lusinghieri diventa reato. Quindi si producono nuovi stereotipi al contrario: il povero negro (che soffre a priori), il buon ebreo (che è vittima a priori), il normalissimo omosessuale (che ama a priori), lo sventurato migrante (che va accolto a propri) ecc.. I mass media diffondono questi nuovi modelli e li fanno diventare patrimonio del pensiero comune. Dopo di che, a essere discriminati e resi oggetto di disprezzo sono tutti coloro che non accettano i nuovi pregiudizi e si rifiutano di incasellare la realtà in queste nuove categorie mentali. Dobbiamo tutti chinarci sorridenti verso le vittime della malvagità umana e da buoni samaritani prenderci cura di loro, costruire per loro ponti d’amore e di misericordia. Ogni altra considerazione, che opponga obiezioni di tipo politico o culturale, va respinta. Ognuno deve manifestare solidarietà per certe categorie (anche solo a parole), a prescindere dalla realtà dei fatti. Si impone così un nuovo umanesimo integrale, universale e radicale, astratto e retorico, ovvero, in altro campo, di un ecologismo altrettanto irreale. È lecito sospettare che questo sia funzionale al raggiungimento di scopi tutt’altro che umanistici o ambientali. Ma la propaganda, con consumata ipocrisia, produce una folla di seguaci, di convertiti e neocatecumeni preoccupati di diffondere il nuovo verbo e di combattere gli infedeli. Ecco in azione le forze della luce e dell’amore contro quelle dell’odio e delle tenebre. È ridicolo, è puro calcolo politico, ma la retorica lo fa apparire nobile. Certo, con gli stessi metodi si può fomentare l’odio. Ma in questa dimensione, totalmente falsa, tra amore e odio non c’è molta differenza. Sono solo i lupi del Conflitto che si mascherano da agnelli della pace.

  • “Ecco, l’importante nella vita: aver visto una volta qualcosa,aver sentito una cosa tanto grande,
    tanto magnifica che ogni altra sia un nulla al suo confronto e anche se si dimenticasse tutto il resto, quella non la si dimenticherebbe mai più.” (Kierkegaard)

  • A questo punto pare di capire che per superare l’empasse retorico in cui ci siamo cacciati servirebbe urgente trovare una terza via. Perché vorrei ricordarle che siamo ancora alla prima e alla seconda. Episodi di antisemitismo in Francia stanno costringendo molti ebrei a trovare rifugio in Israele. Episodi di intolleranza verso categorie varie sono all’ordine del giorno della cronaca. Tocca a Lei, se mai avesse sensibilità non solo verso gli animali, indicare una via d’uscita, altrimenti dovrei collocarla domiciliarmente sulla prima via. Senza nessun dubbio.

    • Signor Macalli, non prenda le vie in senso troppo rigido. Non è che uno prende una via, stop. Dentro di noi ci sono tante vie e spesso cambiamo strada. Il conflitto e la fuga sono vie rispettabili, a volte necessarie. Nella nostra cultura, nella nostra arte, hanno dato anche frutti meravigliosi. Devono solo inserirsi in un sistema organico, senza diventare escrescenze tumorali.
      Non è mio compito indicare una terza via. Se uno diventa consapevole dei limiti e degli errori delle altre due, è affar suo cercarla. Al massimo si possono condividere le proprie riflessioni, come si cerca di fare qui.

  • Confermo l’identità di vedute sui punti da lei espressi, signor Cadè.

    Sul tradimento delle radici occidentali, le rispondo in base ai miei due livelli di appartenenza umana. Primo livello. Da decine di migliaia di anni abito questa terra di ponente (non so da dove venissi prima, ma forse in qualche percentuale ero già qui e avevo l’arcata orbitaria più sviluppata), è il mio territorio biologico e, bello o brutto, giusto o sbagliato, lo difendo e lo onoro. Secondo livello. Poco prima del Natale del 1968, la missione Apollo 8 portava per la prima volta un equipaggio in orbita intorno alla Luna. Quando ho visto le foto che Anders, Borman e Lovell ci inviavano, avevo quindici anni. E ho capito. Ce n’è una di William Anders bellissima: l’alba della Terra vista dalla Luna. Un mondo azzurro e verde con nuvole bianche, una colorata isola di vita in un universo per il resto vuoto e buio. Un pianeta di indicibile bellezza ma anche fragile e delicato. Fu chiamata dal suo autore Earthrise e catalogata come NASA AS8-14-2383HR. Ecco perché sono fieramente occidentale ma anche consapevole di quanto ogni confine scompaia quando è l’intero pianeta a rischiare la distruzione.

    Certamente, la terza via per noi umani non è il suicidio della nostra specie. Che farebbe comunque benissimo alla Terra, lo confermo, visto che siamo diventati i suoi peggiori nemici. Invece, dal nostro punto di vista, sarebbe bello poter salvare la pelle e contemporaneamente fare meno disastri. Non so se è possibile. Forse la terza via potrebbe passare attraverso una conoscenza partecipativa delle realtà biofisiche, vegetali, animali, ambientali che ancora esistono. Una gnosi emotiva, non solo nozionistica, della vita e delle sue sconosciute dinamiche non umane. Sappiamo pochissimo della vita che stiamo distruggendo. Forse si potrebbe cominciare dal “capire”, perché se non si “comprende” non si “condivide”. Ci vogliono anni per “capire” e “condividere” lo spirito di un animale. Decenni per farlo con un bosco, che vive in archi temporali molto più lunghi dei nostri. Avremmo un enorme, affascinante, emozionante destino di comprensioni e condivisioni.
    Ma dobbiamo scendere dalla sedia, dove in piedi stiamo ancora recitando in braghe corte la nostra stupida poesiola di condanna del mondo.

    • “Una gnosi emotiva” è un’espressione insolita ma potrebbe render l’idea. Occorre rivolgersi non alla ragione ma al ‘cuore’ o all’anima, intendendo con ciò il centro sintetico dell’uomo, dove si intrecciano idee, giudizi, sentimenti, aspirazioni, volontà.
      Io credo, signor Martini, che in Lei abiti un conflitto (restiamo in tema) tra l’anima euro-cristiana e quella ‘cosmica’. O forse è solo una mia proiezione, perché io vivo questo conflitto.
      Einstein vedeva nella religiosità cosmica, quella di un Buddha o di uno Spinoza, il superamento delle religioni settarie e antropomorfe e l’unica possibilità di comprendere la vita. Tuttavia, non possiamo tradire il nostro destino di creature euro-cristiane per scimmiottare culture aliene. Forse la via sta nel rendere anche la nostra una religiosità cosmica, purificandola da alcune zavorre storiche. Oppure, come pensava il già citato padre Larre, innestando in lei elementi di altre religiosità cosmiche, come il taoismo.
      Sono solo problemi che butto lì, sui quali non ho un’idea precisa.

  • Nella ricerca di una terza via ci sono due dimensioni, una individuale e l’altra universale. Mi pare che la sua, signor Cadè, sia soprattutto una ricerca introspettiva che porterebbe ad uscire dal proprio guscio solo marginalmente, senza alcuna incidenza sul reale. Mi pare invece che la ricerca come la intende Pietro sia soprattutto proiettata verso l’esterno. Se si parte quindi dal presupposto della necessità di una terza via credo che il percorso individuale non serva a nessuna causa, quello proiettato verso l’esterno non possa fare a meno di quelle categorie che sono il sociale, la politica, l’economia, l’ecologia etc.etc. Secondo me, e qui si butta di nuovo in politica, il comportamento della Capitana ha cercato di conciliare i due aspetti, la sensibilità individuale e la consapevolezza che senza azioni fuori di sè questa sensibilità non le sarebbe servita a niente, se non come resoconto intenzionale, ma mai concretizzato, su qualche bel blog con una pagina ben scritta. Poi ognuno valuta come vuole, con la differenza che alcuni hanno lanciato insulti agli sbarchi, e si sono fermati lì, altri, al loro pensiero hanno dato concretezza e forma. Non saprei cosa più ammirevole. Anzi, lo so. Di chiacchiere è pieno il mondo, e anche peggio il web. E la cabina elettorale. Se si chiedesse poi a tutti di argomentare le loro scelte io sono certo che ne uscirebbe il vuoto più assoluto, ammantato di quella retorica di cui si accusa l’altra parte. Buonismo contro cattivismo nella migliore delle ipotesi, altrimenti chiamiamo tutto col nome di bene e male. E ognuno agisca di conseguenza, con tutti i rischi e pericoli del caso. Di fatto da questa stagnazione si deve uscirne. Speriamo senza spargimento di sangue.

    • Io non Le vieto di mandare lettere d’amore alla capitana. Però, secondo me, gliele dovrebbe spedire in galera.
      Sulla terza via come la intende il signor Martini non mi posso esprimere.
      Come la intendo io, mi sembra inutile parlarne. È vero che qui si allude sempre al ‘dialogo’ come summum bonum, ma io non sono così ottimista.

    • A proposito della nostra eroina, non lo so con certezza perché non leggo i giornali, ma qualcuno dice che dai giornali di regime (tipo Repubblica) si ricava l’impressione che la colpa non sia della capitana che ha speronato la motovedetta della GdF, ma di quest’ultima che si è messa in mezzo.
      Sembra una barzelletta, ma per capire cosa c’è scritto su un giornale bisogna sempre sapere chi lo possiede.

  • Se una terza via potesse esistere, signor Cadè, penso che come specie umana avremmo da superare una difficoltà non solo nostra.
    Lei ha semplificato (e in un post va bene così, se no figuriamoci) determinati modelli di azione e di reazione, sintetizzandoli e ascrivendoli a due schemi comportamentali fondamentali: quello del combattimento e quello della fuga. Anche basandoci su questa riduzione all’essenziale, non possiamo ignorare che non soltanto la specie umana ma anche tutte le altre specie animali seguono di norma queste impostazioni relazionali, a seconda di numerose e mutevoli circostanze.
    Il problema di poter identificare una terza via, evitando di doversi riconoscere solamente in situazioni biologiche e meccanismi intersoggettivi ascrivibili sempre alle altre due, non è un problema unicamente umano (volendolo definire un problema). Temo che potremmo trovarci davanti a un problema comune a tutto il regno animale. E temo quindi che le nostre difficoltà non sarebbero quelle dell’Homo Sapiens ma ben maggiori, quelle di un intero regno biologico.
    Quando Linneo riprende la rappresentazione aristotelica dei tre regni, ci fa capire perché. “Lapides corpora congesta, nec viva, nec sentientia”: minerali, pietre, con il corpo massiccio, né vivente, né senziente. “Vegetabilia corpora organisata et viva, non sentientia”: vegetali, piante, con corpo organizzato e vivente, però non senziente (e qui sbagliava, ma non è questo il punto). “Animalia corpora organisata, viva et sentientia, sponteque se moventia”: animali, tra cui l’uomo (questo lo dissero altri dopo Linneo), con corpo organizzato, vivente e senziente, “che si muove” in maniera spontanea. È su questo “movimento”, in questa dimensione cinetica accentuata che si basano, in modo ben visibile ed eclatante, quelle due modalità dinamiche del conflitto e della fuga. Le quali favoriscono in tutto il regno animale la formazione di gerarchie basate su modalità di comando e funzioni concentrate, in comunità dove una terza via difficilmente potrebbe realizzarsi, pena la soccombenza individuale e, alla lunga, evolutiva. Questo potrebbe essere anche il nostro problema. Diversa invece la situazione per il regno vegetale. Che si sviluppa in modo più “democratico”, con strutture biologiche diffuse e decentralizzate. Anche qui la selezione naturale è forte, ma viene realizzata attraverso relazioni di mutuo appoggio e intensa convivenza partecipativa tra gli organismi che compongono gli insiemi. Questa modalità ha fatto sì che la maggior parte delle specie vegetali abbia mediamente una vita biologica di diverse decine di milioni di anni, mentre tra gli animali si va dai dieci milioni degli invertebrati al milione dei mammiferi, un confronto a sfavore del modello più “dinamico” e “cinetico” di noi animali, che sia di combattimento o di fuga.
    Per questo, trovare una terza via significherebbe per noi uomini compiere un’impresa eccezionale.
    Il che non significa rinunciare a provarci. Le piante ci sono già riuscite.

  • Signor Martini, dicevo prima che conflitto e fuga sono per me reazioni necessarie. Naturalmente non mi riferivo solo al loro contesto biologico ma anche alle loro proiezioni su piani psicologici, culturali, artistici, sociali ecc.. Per esempio, l’arte o la letteratura sono fughe in cui i conflitti si sublimano. Nel pezzo ho accennato anche alle religioni o alle ideologie filosofiche e politiche ecc..
    Non credo potremo mai abbandonare questi modelli fondamentali. Ma, come ho già detto, si tratta di inserire questi comportamenti in un sistema più ampio di conciliazione con l’ambiente, con gli altri e forse soprattutto con sé stessi. Evitare, in altre parole, che una funzione normale diventi patologica.
    La terza via, se così si può chiamare, non è perciò cambiare la nostra struttura umana ma guarirla. Perché, e valuti Lei quanto sono sognatore, io son convinto che l’uomo sia un essere pacifico e portato per natura ad amare la vita e le sue creature. Per spiegarmi le sue nefandezze non posso che credere a una ‘caduta’ misteriosa che, come direbbe Adriano, da tempo immemorabile si è fissata per via epigenetica.
    Per altro, vi sono già persone nel mondo che praticano una terza via. Ma che ne sarebbe di loro se non avessero intorno un sistema di protezione creato dalla società violenta in cui vivono? Questo sistema poggia sull’aggressività e la paura, ma permette a qualcuno di vivere pacificamente. E in fondo, quello che più di ogni altra cosa ci impedisce di cambiare, signor Martini, è proprio la PAURA. Come posso cambiare? Non posso. Non possiamo disarmarci, non adesso. Forse tra milioni di anni. Ma adesso verremmo distrutti. L’umanità stessa si estinguerebbe. Questo si pensa in genere. Quindi non si cambia mai.
    E dopo la paura viene l’egoismo. Quante volte ho chiesto alla gente di rinunciare ad abitudini alimentari che portano al massacro di miliardi di animali e alla distruzione dell’ambiente… Non è possibile… la nostra salute… la nostra economia… la nostra cultura… la nostra religione… il nostro piacere… Alla fine ho rinunciato io a parlarne ancora. Eppure una via d’uscita c’è.

    • Sì, la paura. È certamente uno degli ostacoli principali. E un certo egoismo, naturalmente.
      Mi rendo conto di aver angolato il discorso in termini piuttosto biofisici e comportamentali. Esiste ovviamente in proposito una grande gamma di angolazioni, come lei giustamente ricorda.
      Mi sembra che il livello di praticabilità di una terza via cambi in ragione del tipo di approccio utilizzato. Non posso che continuare a rilevare, e non solo in riferimento a paura ed egoismo, quanto sia biologicamente arduo cancellare, per la maggioranza di una specie e addirittura di un intero regno naturale, ciò che per milioni di anni ha costituito un radicato modello attitudinale e un essenziale, concreto, quotidiano schema comportamentale per enormi moltitudini di individui, moltitudini spesso appartenenti storicamente a comunità modellate gerarchicamente e in modo centralizzato su quei modelli e quegli schemi.
      Invece, ipotizzando un approccio individuale o comunque molto ristretto in termini numerici, non si possono escludere possibilità di “stacco” personale, di “emancipazione” spirituale, insomma di quella che lei definisce come “guarigione”, rispetto alle dinamiche e ai meccanismi tipici della via del conflitto o della via della fuga. Allora, resta forse la facilitazione di un ricorso alla Tradizione, come lei ha scritto, ma nella consapevolezza che, anche qui come altrove, sempre seguendo quanto da lei indicato, il rischio sia quello di intendere tale Tradizione in modi tutt’altro che univoci. Certo, questo tentativo di percorso individuale potrebbe comunque anticipare e magari anche favorire “guarigioni” più allargate nell’ambito, quanto meno, di soggetti muniti di una sensibilità e di una determinazione non comuni.
      In ogni caso, il tracciato da seguire non può che implicare l’abbandono, da parte di questi pionieri della terza via, di posizioni troppo antropocentriche e il coraggioso passaggio a una condivisione sempre più partecipata dei linguaggi, dei meccanismi cognitivi e dei patrimoni emotivi delle forme di vita animali, vegetali e ambientali che ancora ci sopravvivono intorno.

  • La prova matematica non ha valore per le religioni. Anche se il buddhismo crede nella prova scientifica, alla fine conta solo la decisione del singolo che si affida ad una o l’altra delle filosofie. La fede può fare la differenza e nel caso della religione cattolica storicamente ha determinato una diffusione mondiale. La prova empirica può rafforzare ma se manca la fede di per se non ha senso.

  • Non ho aperto il blog un giorno intero e mi trovo ora di fronte a un post con una valanga di commenti.
    Tu, Livio, hai la capacità di lanciare una serie di provocazioni che a loro volta generano i percorsi più diversi (ho visto citato perfino uno dei miei filosofi preferiti, Kierkegaard, un filosofo che il dramma religioso l’ha vissuto in modo “estetico”).

    Una mia personale convinzione sul teorema del conflitto: è vero che il conflitto è il… motore del mondo, ma questo conflitto l’abbiamo “creato” noi.
    Siamo noi che, in vece che puntare sempre più sulla “collaborazione”, sulla “cooperazione”, abbiamo teorizzato la “concorrenza”, cioè il conflitto permanente, cioè il “darwinismo sociale” che oggi, ancora più di ieri, è la cifra del nostro tempo.

    Un darwinismo che produce tanta sofferenza e tanto risentimento da parte di chi soccombe nella struggle for live.

    Tra darwinismo sociale e dirigismo statale, una “terza via” potrebbe nascere se dovessimo spingere sempre di più verso una “economia della condivisione”, ma non quella della falsa condivisione che è quella che ci offrono i giganti del web!

    • Condivido appieno. Tutte le forme della nostra esistenza individuale e sociale sono basate sul conflitto. Certo, dovremmo passare dalla competizione alla collaborazione, non solo in campo economico. Ma, è possibile? Sembra di no perché, paradossalmente, così come abbiamo paura del conflitto, ci fa paura anche l’assenza di conflitto. Ci siamo troppo abituati. Dobbiamo lottare per emergere, per affermare noi stessi. Quindi, io credo, la terza via non può essere una riforma di leggi, di regolamenti o di trattati, ma una conversione interiore.

  • Conversione interiore? Ognuno la sua? O quella della maggioranza? Paura del conflitto? I ragazzi di Hong Kong non hanno paura, i manifestanti a Praga, in Ungheria, a Istanbul scesi in piazza in questi mesi non ne hanno, Carola non ne ha. Chi si fa massacrare sui social in difesa della capitana non ne ha, contro quello che è ora il mainstream che ricorre a censura cinese ( “Bestia” e spin doctor lancia in resta per negare gli oppositori) dove i messaggi contro Salvini vengono bollati di cerchi rossi, con blocco della sua pagina facebook. Siamo ormai nell’epoca del conflitto, altro che paura, contro un’informazione di regime che sbandiera che i posti di lavoro sono aumentati, quando l’Istat misura nelle stesso numero anche quelli che lavorano ad ore con paghe da fame. Lo dicano che contando le ore lavorate si lavora uguale senza nessun incremento. Non c’è paura in che compra due volte il mio giornale per protestare contro l’edicolante che lo nasconde alla vista. Non c’è paura da parte di chi, pur preferendo il dialogo, è costretto allo scontro dignitoso contro chi dice che le leggi sono sempre giuste – Sant’Agostino-una legge ingiusta non è legge – gli insulti sui social, sessisti naturalmente, contro le donne è più facile, di questo nuovo mainstream. Ripeto, Mandela è stato in galera 27 anni, Gandhi fu arrestato ben 13 volte e naturalmente io non vorrei che si arrivasse a questo, come non voglio (copio) che non si possa più scrivere, come in Cina, 5 giugno, ma 35 maggio per ricordare l’eccidio di Tienammen, come non vorrei la deriva di non poter digitare 49, ma 48 piu 1, a memoria dei soldi fatti sparire dalla Lega, per non incorrere in censure già in atto. Si dice che si ha paura? Da parte di alcuni senz’altro, magari solo scuotendo il capo di fronte al dileggio mediatico di chi invece il coraggio lo sta dimostrando. Capaci tutti a fare i forti con i deboli. E’ questo il pensiero unico contemporaneo che si sta sostituendo a quello di un tempo dove magari non c’era ancora bisogno di eroi. Eroi che la loro ricerca interiore l’hanno compiuta, ma non fuori dal tempo e dalla Storia, dentro.

    • Lei vive come Alice nel paese delle meraviglie…

  • Gentile sig.r Livio Cadè,
    trovo in questo ultimo suo post una sraordinaria sintonia con il mio bisbiglio del decorso 30 giugno. Il leone, il male, “il lato oscuro della forza”, sta dentro di noi, manifestandosi nelle risposte istintive di fuga e aggressività. La terza via possibile potrebbe essere la Ragione, la grazia che nel solco della Tradizione degli speranti (in principio era il Logos) potrebbe convertire il felino che è in noi. Chi agisce senza Ragione opera contro la natura, contro la natura dell’uomo (unico vivente che si prende cura dei i suoi morti), e per gli speranti, contro la stessa natura di Dio.
    Io di tanto in tanto sbircio il blog, continui a scrivere. Un cordiale saluto da parte di un’anima semplice.
    P.s. Penando di fare cosa gradita a lei e agli insoddisfatti della prima e seconda via, partecipo che domani, nella chiesa di S. Maria Assunta di Orzinuovi, alle ore 21,15, nell’ambito delle manifestazioni “Filosofi lungo l’Oglio”, il noto studioso laico di mistica Marco Vannini, parlerà su: “La generazione del Logos nell’anima”.

    • Sa, Ragione è un termine ambiguo. Evoca fantasmi illuministici che personalmente non amo.
      Il Logos di cui parla Eckhart è tutt’altra cosa.

  • Tutti i camerieri,passavano di li: l’arrivo della nuova sfolgorante barista nel salone del ristorante aveva agitato gli animi e tutti volevano accaparrarsi le sue simpatie. Guardate, disse uno della combriccola; prende piatto in una mano, bicchiere nell’altra e a braccia aperte , rumoreggiando fra i tavoli, “Wrruuooaamm”, li posa su un tavolo….
    “Ma cosa fai ?” gli dice la barista…
    “Apparecchio”…
    La barista si scioglie in un elegante sorriso..
    Grande ovazione da parte dei camerieri all’ingresso della cucina…
    Uno di loro che non aveva capito bene ma voleva fare lo stesso, prende piatto in una mano,
    bicchiere nell’altra e a braccia aperte , rumoreggiando fra i tavoli “Wrruuooaamm “, li posa
    su un tavolo…
    “Ma cosa fai ? “,gli dice la barista…
    ” Aereo “…
    Tutti i camerieri,che stavano a guardare la scena,giù a ridere…
    Ma lui non si scompose: si avvicinò in fretta al finestrone del salone,sali su una sedia,
    e spalancandolo fece entrare aria fresca,poi girandosi verso la barista e ventilandosi con le mani disse :
    “Aereo ”
    Morale…
    (Una terza via, c’è sempre )

    • Per trarre la morale bisognerebbe sapere con chi dei due è uscita la barista.

  • Per Cadè di un attimo fa: a me sembra invece di essere concreto, realista. E’ Lei che vive fuori dal mondo e dal tempo. In questo caso sarebbe sulla via della fuga. Quando troverà la terza via me lo faccia sapere.

    • Signor Macalli, a me non piace la politica e non c’è nessuno cui darei oggi il mio voto. Però cerco ancora di resistere alla demenza senile e di osservare le cose con una certa obbiettività. Ora, se come si evince dal Suo commento questo governo ha fondato uno stato di terrore e di censura, una dittatura autoritaria, allora devo confessare che è la dittatura più impotente e commiserevole che si sia mai vista. Ha contro i giornali più importanti, contro la radio, la tivù, i blog, i social, tutti ne possono sparlare, sbeffeggiarlo, criticarlo, sferzarlo, senza subire conseguenze o finire in liste di proscrizione. E mi sembra per ora basato sul consenso popolare. Al contrario, mi par di vedere molte forme di repressione e censura che sicuramente non dipendono da questo governo ma, immagino, da chi ha molto più potere di lui. Qualcosa non mi quadra.

  • E’ uscita con quello che apre la finestra.

    • L’altro ieri in piazza Alimonda una mezza dozzina di nipotini di Carlo Giuliani hanno appeso due manichini a forma di Salvini a testa in giu’. Una specie di piazzale Loreto in salsa genovese, secondo la Ragione di chi ha allestito l’orribile scenetta. La Prefettura non e’ intervenuta, nonostante le rimostranze dei cittadini che fioccavano via mail e telefono, non ha fatto nulla la Polizia, ne’ i Carabinieri. Ottima scelta. Il luogo e’ uno snodo urbano tra i piu’ trafficati e praticamente tutta la citta’ ha potuto vedere quanto siano impregnati di odio i “rivoluzionari” cagasotto, che prima combinano la marachella e poi chiedono scusa per evitare la punizione che li aspetta.

      Accade questo, di solito, negli “Stati di censura e di terrore”? Cosa dice la Ragione, il dono benedetto caduto su di noi, fortunati mortali?

      La Terza Via, per quanto mi riguarda c’e’: si chiama Resistenza. Sopravvive chi resiste alle scemenze illuministe, al bombardamento incrociato dei tanti poteri politicamente corretti che ci sovrastano e tentano di schiacciarci, di annullarci, e per quanto riguarda le ultime generazioni ci stanno riuscendo benissimo. Non bisogna avere paura di resistere, il che non significa affatto entrare in conflitto, ne’, tanto meno, darsi alla fuga.

  • ” Ha contro i giornali più importanti, contro la radio, la tivù, i blog, i social, tutti ne possono sparlare, sbeffeggiarlo, criticarlo, sferzarlo, senza subire conseguenze o finire in liste di proscrizione.” Sta scherzando vero? I social lasciamo stare, la Rai è in mano loro e glielo ripeto, provi a scrivere qualcosa sulla pagina Fb di Salvini, non di suo gradimento, e immediatamente la tecno-Bestia fa partire un messaggio di blocco. Le ricordo che questa è censura, non dichiarata come accade nei regimi totalitari, ma più subdola.

    • Io non ho facebook e non so come funzioni. Ma immagino che sul proprio profilo personale uno abbia il diritto di filtrare i commenti. Non vedo cosa c’entri questo con la censura. Dittatura è impedire la libera circolazione delle idee, bloccare la stampa ostile, spedire gli avversari al confine o metterli in galera, fare uso massiccio di propaganda di regime, licenziare chi esprime opinioni non gradite ecc.. Cioè quello che accade effettivamente oggi, ma non certo per colpa di Salvini.
      Evidentemente uno di noi due è Alice nel paese delle meraviglie. Ma non sapremo mai chi.

    • Tu cos’hai scritto sulla pagina Fb di Salvini che e’ stato rimosso? Facci capire, cosi possiamo unirci agli haters e parlare di censura, rimpiangendo i bei tempi in cui “comandavano” i cat/com.

  • Gentile sig.r Livio Cadè,
    pensando di favorire una maggiore comprensione e dare un contributo al dissolvimento degli sgraditi fantasmi illuministici che la tormentano, le significo che la “Ragione” a cui io faccio riferimento è l’espressione del “Logos” di Eckhart von Hochheim, nell’accezione interpretativa che del maestro domenicano sassone, ha dato “l’ultimo papa” Benedetto XIII, nell’incontro con i rappresentanti teutonici della scienza, incontro tenutosi il 12 settembre del 2006 nell’Aula Magna dell’Università di Regensburg.
    Molto cordialmente.

    • Perbacco, com’è tassonomico! Mi bastava molto meno.

    • Correggo per Lei: Benedetto XVI.
      Comunque, nessun fantasma illuministico mi tormenta. Li ho esorcizzati molti anni fa.
      Li vedo girare ancora, anche qui, ma su di me non hanno più alcun effetto.

  • Signor Cadè – Alice, se Lei non coglie linguaggio, gestualità, alleanze, immagini mediatiche e ahimè provvedimenti di certi personaggi, spero che abbia ragione di nessun messaggio semantico o semiotico con espliciti riferimenti ideologici al passato. Che significa anche non cogliere i riferimenti contemporanei di altri personaggi presi a modello. Che poi tutto non sia ancora compiuto è vero, ma le premesse, che non mi sono inventato io, ci sono, eccome. Se poi non si vogliono vedere perchè non si pensa che la terza via sia ancora la politica, mai come di questi tempi, ad ognuno le sue ingenuità. O le sue simpatie.

    • Com’è complicato!
      Semplificando, siamo all’alba di un nuovo Terrore.

  • Signor Cade’, come non risponderle? L’indomani del finto colpo di Stato in Turchia, per indomani intendo il giorno dopo, era pronta una lista di proscrizione lunga 40mila nomi. Redatta nottetempo? Signor Cade’, non semplifichi troppo. E non sia troppo semplice Lei quando prova a mettere i piedi per terra.

    • Ha ragione. Forse perché non leggo i giornali e non guardo i dibattiti in tivù non mi sono reso conto che in Italia è nato un nuovo terribile regime, il salvinismo.
      O forse sono sfuggito al lavaggio dei cervelli. Non lo so.
      Lei comunque continui a lottare per la verità. E non faccia caso a quelli come me.

  • Eh no, signor Cadè, sono proprio quelli come Lei che mi preoccupano. Perchè Lei che sa tutto non ha ancora capito che la Storia può ripetersi. Vigilare signori, vigilare.

  • Infatti, signor Macalli, la storia si sta ripetendo. C’è un regime, il più totalitario e pervasivo mai esistito. E ci sono i suoi cicisbei, più numerosi che mai. Sono giornalai, intellettuali, anime pie. Chi ne ricava prebende e chi solo il piacere di aderire ai miti edificanti del regime. Niente di nuovo, solo che il ‘Diavolo’ ha oggi strumenti più sofisticati.

    • E poi, perché La preoccupo? Perché non mi accorgo che il Male avanza, perché non vedo che Salvini ci riporterà alle persecuzioni e agli olocausti? Perché assisto passivo a tanta atrocità? Anche in questo, dirà Lei, la storia si ripete. Lo sappiamo, non sono tanto quelli che collaborano quanto gli indifferenti a rendere possibile il sorgere di governi liberticidi.

  • Per Rita della 13:59: io non ho Fb, lo apprendo dai giornaloni, informazione che le tue fonti che non riportano, ovvio. Sarà perchè non vere?
    Per il signor Cadè delle 14:26: all’ingresso del Binario 21 campeggia la parola INDIFFERENZA, quell’indifferenza di chi preferì volgere la testa dall’altra parte. Comunque, ironia a parte, è ovvio che la Storia non si ripete tale e quale, ma si sta assistendo ad un rimbambimento generale che menomale che poche èlite cercano ancora di contrastare. Quando la sinistra scende in piazza scende per appoggiare un’idea, non per idolatrare un personaggetto dal muso duro che rimbambisce di slogan tutti quanti. Del resto basta osservare la politica di questi mesi, uno contro tutti, per rendersi conto della volontà di potenza di quest’uomo. Certamente non per il bene di sessanta (????? )milioni di “suoi figli”.

    • “si sta assistendo ad un rimbambimento generale che menomale che poche èlite cercano ancora di contrastare”…
      Questo dimostra come a parole si possa essere perfettamente d’accordo pur pensandola in modo diametralmente opposto.

    • Si apprendono un sacco di balle dai giornali del padrone. Diventarne i paladini, poi, e’ l’ultima cosa da fare. Meglio non avvallare i loro pettegolezzi quotidiani, altrimenti si ritorna alla caccia alle streghe. Una guerra alla fuffa che, comunque, e’ stata avviata sempre dagli stessi, sebbene vestiti di scuro anziche’ in abiti multietnici. Questa e’ gente che non trovera’ mai la “terza via”, ama vivere nel conflitto.

  • Signor Cade’, a maggior ragione la Sua ricerca della terza via è vana. Anzi, tutti e due l’abbiamo trovata, non c’è bisogno d’altro.

    • Mi ricorda una battuta di Achille Campanile. Un tizio entra in un negozio di alimentari e chiede “avete riso?”. “Sì”. “Allora il mio scopo è raggiunto”.
      (Questa la potrei dedicare al signor Calzi).

    • Il tizio era un umorista, ho dimenticato di dirlo…

  • L’ho capita alla terza lettura…
    Non come un adolescente,naturalmente,ma da adulto…
    E’ come guardare un quadro, o la realtà,..
    Più la guardi e…
    occorre solo assecondare l’esaltazione conoscitiva della coscienza.
    Gaber diceva in una sua canzone “…Se potessi mangiare un’idea,avrei fatto la mia rivoluzione “.

  • Stiamo vivendo in una nazione in cui l’illusione che i problemi vengano risolti diventa prioritaria rispetto all’impegno giornaliero verso obiettivo. Siamo bombardati da messaggi che ci spingono a soddisfare esigenze fittizie invece di pensare concretamente quale sia il problema di oggi ed impegnarci a risolverlo.

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