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ANNA ZANIBELLI

Un compleanno da ricordare

“Sixteen candels, un compleanno da ricordare”. Chi si può dimenticare quel film che ha fatto sognare una generazione di ragazzine negli anni 80-90? Tra cui io, ovviamente, incollata allo schermo mentre la protagonista riceve una sorpresa galattica dal più figo della scuola, il giorno del suo compleanno, appunto.
“Beh, neanche stavolta mi è successo niente del genere!” Ho pensato con ironia la sera del mio quarant….esimo compleanno, mentre mi apprestavo a fare il solito bilancio della mia vita, prima di addormentarmi. Sono felice? Come ho vissuto fino a ora? Ho ancora dei sogni in cui credere?
Ho sempre amato i compleanni, specialmente se portavano con sé quei colpi di scena destinati a rimanere indelebili nei ricordi, quelle scene da film da rivivere un milione di volte, quelle aspettative che diventavano realtà. Il compleanno doveva essere un giorno fantastico! E così è sempre stato, più o meno, fino allo scorso anno in cui, per la prima volta, non ho festeggiato nulla. Perché gli eventi dolorosi cambiano le prospettive. Passato un anno infatti, ho creduto di farmi i soliti film mentali di un compleanno da ricordare, ma non ci sono più riuscita. Per la prima volta, con sorpresa, è stato sufficiente percepire una sensazione di serenità. E con altrettanta sorpresa è stato bellissimo.
Certo, le cose non sempre vanno come desideriamo, ma è una fortuna immensa ritrovarsi a ogni compleanno ancora con la testa piena di esperienze da fare, posti da visitare, parole da scrivere, novità da provare, sogni da realizzare. Arrivare a una pace e a una consapevolezza, che a volte si insegue per tutta la vita, non è cosa da poco. Essere felici solo per il fatto che si compie gli anni di lunedì per esempio, come se avesse un valore maggiore e il potere di migliorare il giorno della settimana che, notoriamente, fa più schifo.
Pochi affetti ma sinceri, mentre si impara ad allontanare tutte quelle persone che, anche solo potenzialmente, potrebbero farci del male. E all’improvviso è sufficiente una serata con le amiche, una cena in famiglia, un dolcetto alla Nutella ricoperto di candeline. Un piccolo pensiero, una telefonata, e qualche messaggio sul cellulare.
Tutto questo giro di parole per dire che, a ogni compleanno, si fanno i conti con la vita e ci si ritrova faccia a faccia con il bambino che ancora vive in noi, desideroso di attenzioni e festa grande. Ben vengano dunque i compleanni, per celebrare che siamo vivi e abbiamo il dovere di vivere senza limitarci all’esistere. Lo dobbiamo a noi stessi. Almeno un giorno all’anno a ricordarci che dobbiamo volerci bene, avere cura di noi, trattarci con riguardo e gentilezza, farci un regalo, dare valore alle piccole cose.
Quante volte dimentichiamo di vederci come una priorità! Quante volte, davanti a un desiderio da esprimere, non sappiamo neanche cosa davvero desideriamo. Per cui, quell’unico giorno all’anno in cui avrete la possibilità di soffiare su quelle benedette candeline e di esprimere un desiderio, ebbene, non esitate! Godete di quell’ emozione che vi riporterà indietro nel tempo, prendete fiato e soffiate.
Forse ritornare un po’ bambini o adolescenti ci aiuterà a ritrovare il nostro Desiderio, l’unico. Sepolto tra una moltitudine di doveri, responsabilità e anni che passano.
Ci aiuterà a non smettere di pensare che qualcosa di magico sta per accadere.
Anna Zanibelli

ANNA ZANIBELLI

10 Ott 2019 in Vissuti

7 commenti

Commenti

  • Mi è piaciuto (e ripiaciuto, l’ho letto un paio di volte!) questo tuo dolce, tenero ….piacevolmente scombicchierato post, Anna, che ha fatto “cambiare aria” nel bolg, come una finestra aperta in un mattino di primavera, nelle dure, certo “impegnate”, un tantino logorroiche ri/macinazioni di temi certo rilevanti (ma …… che palle!) che i nostri qualificatissimi bloggers amano rimestare!
    Sono riandato con piacevole nostalgia ai miei complenni (li compio il 30 agosto, che in qualche modo facilitava), quando era tradizione una cena serale, preparata da mamma Iris, alla quale erano invitati (e partecipavano!) i miei amici (ci stavo mettendo anche “più cari”, ma gli amici sono gli amici, punto e basta!).
    Quante “menate” in meno avevamo! Anzi non ce ne avevamo quasi per nulla!
    E la maggiore età, si raggiungeva a 21 anni, altro che voto ai sedicenni!
    Beh, dai, abbiamo la fortuna di ….potercele raccontare, ste cose e, se ci penso, alcuni di quegli invitati non ci sono nemmeno più!
    Un abbraccio

    • Ciao Francesco! Grazie per il commento e per aver condiviso i tuoi bei ricordi… In quanto al resto, non fate caso al mio “ scombicchierare” ( termine che ho trovato divertentissimo e che mi calza a pennello!). Per quanto piacevole, non riesco a guarire dalla sindrome della “ penna compulsiva e, spesso, impulsiva”. Diciamo che, ormai, ci ho rinunciato.
      Un forte abbraccio!

  • La canzone “Buon compleanno “,di Renato Zero,dice: “…Mai più avrai sedici anni…”,
    ma poi dice anche:”..E tu colomba quanto cielo ancora volerai…”…Auguri.

  • Anna fresco e dolce contributo, grazie! Il senso della ricorrenza, noi che facciamo parte della prima metà (anagraficamente) di Cremascolta, ben lo conosciamo, e sappiamo che non tutte le ricorrenze sono uguali. . Certe in particolare hanno il segno della chiusura di un ciclo…e poi non è così, ma io così ricordo quella dei tranta, per altri può essere i 40, ma abbi fede, sarà bellissimo, sempre più più avanti andrai, certo, con fratture, ginocchia sbucciate… E pensare che i giovanissimi vedono i 40 come la maturità assoluta della vita, che sciocchezza: goditeli.

  • Un bellissimo e tenero post: abbiamo tutti tanto bisogno di tenerezza e non solo una volta l’anno. Più gli anni passano, più ne sentiamo bisogno perché siamo nelle condizioni migliori, meno gravati da responsabilità, e con una maggiore serenità mentale oltre che un maggiore… distacco dalle cose. Abbiamo bisogno di relazioni umane più che di cose, di emozioni più che di razionalità, più sentimenti che la programmazione del futuro.
    Abbiamo bisogno – lo dici bene – di esprimere i nostri desideri, anzi il Desiderio della nostra vita.
    Se vogliamo lasciare qualcosa, non potrà che essere il “bene” (carico di affetto) che vogliamo alle persone che ci circondano, in primis ai nostri figli.
    Grazie, Anna: mi hai commosso!

  • Grazie a tutti voi!

    • Cara Anna, ha ragione Francesco. Lei è aria fresca come se fosse ancora primavera, anche se c’è l’autunno. Per una volta niente parolone dotte, politiche più o meno guaste, ma un compleanno, pure di lunedì. E pure il volersi bene, che proprio non ci sta neanche se m’impegno, sfortunatamente; ma la leggerezza, una gonna che svolazza, una signora che canta a squarciagola: te regalo tante spille da balia ‘a la francesa: damme tanti bacetti, giovanotto, che lo sposo sta lontano a lu mare……

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