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MARINO PASINI

PECCATO E VERGOGNA. Assalto all’aborto

La sinagoga ha il tetto color viola, piastrellato alla canadese; la facciata d’ingresso è spiovente, di un bianco immacolato con un ampia vetrata, per accogliere il sole e i fedeli, circa trecento iscritti alla comunità ebraica di Amherst. La città,120mila abitanti, con due estesi parchi naturali, è nello Stato di New York. E’ il 23 ottobre 1998, il cielo che era stato sgombro da nubi tutto il giorno, all’imbrunire si stava caricando di nubi basse, innocue. Mentre la luce del giorno svanisce il termometro segna dieci gradi sopra lo zero. La sinagoga è gremita. Sono in molti, ad Amherst a conoscere la famiglia di Barnett Slepian, un medico stimato, il cui nonno, ebreo russo, emigrò negli Stati Uniti come molti altri, a cercar fortuna nel paese delle libertà, delle opportunità. Per Barnett Slepian è una giornata particolare, un venerdì speciale. Dentro la sinagoga, la funzione è dedicata alla memoria del padre di Barnett. Quando i fedeli sciamano fuori dalla sinagoga è già buio; Barnett Slepian sale sull’auto, insieme alla moglie Lynn e a tre dei suoi quattro figli. Arrivato a casa, in un sobborgo residenziale, silenzioso, vicino a un fitto bosco, infila l’auto nel box, e mentre la moglie si prepara per un bagno bollente, i figli sono spaparanzati sul divano, e hanno acceso il televisore. Barnett Slepian è in cucina, vuol farsi una zuppa di verdura. Un sibilo penetrante, secco. Un unico sparo  che attraversa il vetro della finestra in cucina e va a infrangersi contro la spina dorsale del medico, spezzandola, e facendo a pezzi l’aorta. Il cecchino, un ombra appostata dietro un cespuglio, corre via, mentre Barnett Slepian stramazza sul pavimento. La moglie del medico, da tempo aveva segnalato alla polizia locale, le minacce, le intimidazioni, le telefonate anonime che insultavano il marito, uno dei tre medici di Amherst, che permettevano alle donne, anche povere che arrivavano da località lontane da ospedali e cliniche, di interrompere la gravidanza non voluta.

In Florida, all’inizio del 1990, una ragazza di 19 anni si sparò nell’addome, disperata per la sua gravidanza. Un amica disse al giornale locale che la ragazza avrebbe voluto abortire, ma fu respinta da più cliniche: non poteva pagarsi l’aborto. Florida è uno dei 33 Stati dove è necessario aver copertura medica o assicurativa, per abortire, a meno che non ci siano gravi rischi per la salute della madre. Dall’inizio del 2011 ci sono molte restrizioni legali negli Stati Uniti, che limitano l’accesso all’aborto. In Alabama, nel maggio 2019, è passata una legge che vieta l’aborto in qualunque caso. Medici che praticano l’interruzione della gravidanza, in Alabama, possono finire in prigione con condanne fino a 99 anni di carcere. La legge non fa eccezioni nemmeno per casi di violenza sessuale o incesto. Il legislatore dello Stato di Alabama, il repubblicano Clyde Chambliss ha detto: “Quando Dio crea il miracolo della vita all’interno, nel grembo di una donna (a woman womb), non abbiamo il diritto di estinguerlo”. Perchè, dice, “nonostante la violenza, è un dono di Dio”. Sono molti i movimenti pro-vita che sostengono che le ragazze violentate, messe in cinta anche dai loro stessi padri, debbano portare a termine la gravidanza; tenerlo ” a baby”, perchè “è Dio a volerlo”. L’Alabama è lo Stato che ha tagliato i servizi sociali alle famiglie povere e alle donne che vogliono evitare la gravidanza. Il bando all’aborto dopo sei settimane è passato anche in Georgia, Kentucky, Ohio, Missisippi. In Louisiana, Missouri, South Carolina, Tennessee, il bando è passato solo in una camera dei rappresentanti. Restrizioni sono state introdotte in altri cinque Stati. Ora la palla passa alla Corte Suprema, che dovrà decidere se confermare o azzerare le restrinzioni apportate  alla legge in questione, decidendo, a maggioranza, se vanno o no contro la Costituzione Americana. Il Collegio Americano degli Ostetrici, per l’aumento di donne povere che, disperate, provano da sole a interrompere la gravidanza, finendo spesso per morire, ha pubblicato online una “memoria”, raccomandando che il mifepristone (un farmaco utilizzato per abortire entro i primi due mesi della gravidanza), va usato insieme ad un’altro farmaco, il misoprostol (conosciuto anche con il nome di cytrotec). Il misoprostol, in vendita in circa 90 Stati nel mondo, è diventato il metodo per abortire da soli, quando non ci sono altre opzioni. In diversi Stati poveri, le donne accusate di aver auto-abortito finiscono spesso in carcere. In El Salvador, 129 donne, per questo, sono state condannate e imprigionate. Nel 2007 una ragazza è stata condannata a 30 anni per aver cercato di rinunciare a una gravidanza. Solo dopo una massiccia campagna di protesta, è stata liberata.

Il movimento anti-abortista si è fatto più spavaldo, più sicuro di sè. Hanno un amico alla Casa Bianca, e controllano, ora, molti “scranni” legislativi che possono apportare modifiche, annullare leggi in vigore. Per decenni, gli antiabortisti sono rimasti tranquilli, legislativamente, e diversi gruppi si sono dati alla violenza fisica. Operation Rescue, The Army of God, hanno ammazzato, gambizzato, fatto esplodere bombe, distrutto automobili, incendiato le abitazioni; tolto la vita, o reso la vita impossibile a decine di medici, infermieri. Nell’agosto 1982 il medico Hector Zevallos fu rapito per otto giorni, insieme alla moglie, da membri de The Army of God, l’esercito di Dio. Il Dottor George Tiller, medico e volontario la domenica mattina alla Chiesa Luterana Riformata a Wichita, Kansas, è stata ammazzato da un fanatico antiabortista. L’ACLA, un gruppo pro-vita, ha pubblicato online una lista di personale medico, con nomi e cognomi, indirizzi, numero di telefono, fotografie, con scritte a caratteri cubitali: questi sono i criminali; medici, infermieri assassini che dobbiamo fermare. A un medico gli hanno sparato su entrambe le mani. In Indiana, un gruppo pro-vita ha noleggiato dei bus attrezzati e si appostano nei pressi delle cliniche che praticano legalmente l’aborto. Cercano di dissuadere le donne, individuando quelle povere, fragili, che stanno per entrare in clinica, portandole sul loro bus attrezzato, con medici che le visitano e poi il predicozzo, anche il consiglio di rinunciare ai rapporti sessuali, perchè il sesso fatto solo per piacere, è sbagliato, è contro la legge di Dio. I gruppi antiabortisti, non lo dicono ancora apertamente, ma il loro progetto è  di arrivare a togliere copertura sanitaria, anche per le diverse forme di controllo delle nascite; agli anticoncezionali. I pro-life sostengono che la vita di un individuo comincia quando lo sperma fertilizza un uovo. E se la vita – come sostengono gli antiabortisti – comincia nel momento in cui il seme “fertilizza”, il comportamento di una donna “in stato interessante” potrebbe essere soggetto a critiche, a sanzioni, se non segue con attenzione la gravidanza. Se fuma, va a sciare, beve alcool, per esempio. Le negligenze, se provate, potrebbero essere motivo d’incriminazione. Gli Stati che hanno introdotto forti restrizioni relative all’aborto hanno lo stesso tasso di natalità infantile dello Sri Lanka e dell’Albania. Dove le leggi sull’aborto sono più restrittive, o dove non si può abortire, la salute delle donne è peggiore.

In Brasile ci sono 25 milioni di evangelici, che hanno supportato alle ultime elezioni, il nuovo premier Bolsonaro; il quale ha promesso di apportare modifiche sostanziali alla legge sull’aborto.

In Italia, un inchiesta di France 24, è andata in alcuni paesi del nostro Meridione, intervistando alcune donne che raccontavano le difficoltà, le ansie, i dolori fisici, i medici non obiettori che non si trovavano. I tanti chilometri percorsi per arrivare a una clinica, dove, finalmente, potevano abortire, se questa era la loro decisione.

Annie Ernaux, una scrittrice francese, talentuosa, ha pubblicato in “L’événement” (in italiano, L’Evento, L’Orma edizioni, 2019), il diario, gli appunti di quando era studentessa universitaria, e decise di abortire, segretamente, negli anni in cui l’aborto, in Francia, era illegale. Una lettura che fa seccare la gola, per il dramma, la solitudine della ragazza e  il comportamento menefreghista dei maschi. Il rischio di morire dissanguata, mentre tagliava da sola con le forbici, il cordone ombelicale di un piccolo “fagotto uscito dal suo corpo”, anche grazie a una sonda che una infermiera, che praticava aborti illegali a pagamento in una stanza di Parigi, le aveva inserito nella vagina.

In Irlanda, in controtendenza, il paese è uscito dall’oscurantismo. Agnes McKenna, una donna di 83 anni, vissuta tutta la vita a Longford, nel cuore della campagna d’Irlanda, intervistata da “The Economist”, ricorda che quando era piccola, quando in paese suonavano le campane, ognuno interrompeva il lavoro, il gioco, qualunque cosa. Gli aratri nei campi si fermavano. I contadini sarebbero scesi dal trattore, inginocchiati a pregare. La Chiesa cattolica non si limitava a disegnare le stagioni della vita della gente irlandese, controllava la loro vita ora per ora. Fino al 1992, in Irlanda, omosessualità, aborto, anche il divorzio erano fuorilegge. I contraccettivi orali erano ottenibili solo alla coppie sposate che presentavano un certificato medico. Nel 2015, il 62% degli irlandesi ha votato una legge che permette il matrimonio gay. Nel 2018, il 66% ha votato a favore di una legge che permette l’aborto entro le prime 12 settimane. Il divorzio, in Irlanda, legale dal 1995, è stato liberalizzato del tutto nel 2019.

“How Ireland stopped being one of the most devout, socially conservative places in Europe”, The Economist, 21.12.19 (Come l’Irlanda ha smesso di essere la nazione più devota, tradizionalista d’Europa).

Eliza Griswold, As rural health care flounders, anti-abortion centers are gaining ground, The New Yorker 18.11.19. (Quando le cure mediche nelle zone di campagna, scarseggiano o peggio, i centri anti-aborto guadagnano terreno).

Annie Ernaux, L’Evenement, Gallimard 2018

Jill Filipovic, On Tuesday night, Alabama voted to otulaw abortion, The Guardian, 16.5.19 (Un martedì notte, lo Stato di Alabama ha votato una  risoluzione che mette l’aborto fuorilegge.

L’inchiesta tv di France 24 sulle difficoltà che incontrano le donne ad abortire in Europa, e dedicata in parte al nostro Meridione, è stata trasmessa all’ora di cena, nel novembre 2019.

MARINO PASINI

22 Gen 2020 in donne

15 commenti

Commenti

  • Che dire Marino? Anche un moderato, ma fermo, come me, non può non indignarsi verso questi rigurgiti di barbarie che interessano il mondo. I nostri principi, quelli di noi che forti di idee, e non di mode, sono usciti dal 68, e credevamo fossero inalienabili, sono sviliti, senza rispetto per la razionalità, la tradizione vera, quella delle radici più antiche, quelle greche e romane, la pietà per il simile, quello umano, anzi, femminile, e nemmeno per quello che si vuol far nascere contro natura, perché nessun altro animale lo farebbe, in condizioni avverse a dir poco, colpevole di non amore ancora prima di un battito di ciglia. Si passa sulla testa e sulle vita della gente in base a un principio che dà ai sostenitori la sicurezza che non hanno in base a una presunta coerenza e all’appartenenza a un gruppo. Non è da me parlare così, vero? Queste cose mi toccano un nervo scoperto: quando è troppo è troppo.

    • Grazie Adriano. Segnalo che proprio pochi minuti fa, in diretta su France 24, è passato un servizio da Washington, con Donald Trump, primo presidente americano, che partecipa a una grossa manifestazione “A Marche pour la vie”, degli antiabortisti americani che, come ho scritto, sono all’attacco, e in attesa della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti. Trump, è un personaggio abile, e nonostante le sue vicissitudini personali, sa bene come sfruttare la propaganda a favore degli antiabortisti negli Stati Uniti che sono una forza considerevole. La decisione della Corte Suprema potrebbe (spero, personalmente di no) dare il via libera a quanto già deciso da diversi Stati del Sud, a restrizioni, limitazioni, o anche al divieto di abortire. La tv italiana non ha dato risalto, oggi, a questa notizia, forse lo farà domani, forse lo farà quando ci sarà la decisione della Corte Suprema. Con la lentezza, tipica dell’informazione italiana.
      Ringrazio anche Francesco Torrisi perchè le fotografie a corredo sono sempre azzeccate.

  • Sarebbe bello che, in nome della consapevolezza che dovrebbe essere caratteristica precipua degli esseri razionalmente pensanti, si avesse il coraggio, quando è il caso, di appendersi alle spalle il cartello “NON SEGUITEMI, MI SONO PERSO ANCH’IO”!
    E invice no, quelli ai quali è stato assegnato, magari democraticamente (ma oramai chevvordì?!?) il compito di guidare la mandria, scartata ogni motivazione che si ispiri a coerenza, etica personale, affidano toto corde le proprie scelte (ovviamente amplificate dai media) ai sondaggi che (oramai in tempo quasireale) registrano gli …..umori della mandria stessa.
    Ma come, dice, non è il massimo della democrazia? Mi uniformo ai “desiderata” no?
    Solo che i “desiderata” sono suscitati, condizionati, indotti dai social, dai media che sono condotti in modo “saggiamente” adeguato dai quegli stessi gruppi di potere che hanno governato l’elezione “democratica” dei “governanti”!
    Una sorta di anello di Möbius che ti illude che tutto cambi senza che nulla davvero cambi, rimestando la stessa cacca!
    Ci è dato solamente ( e non è poco, chiedetelo a ….Ivano!) interpretare dignitosamente, coerentemente il nostro personaggio!

  • Non si vada molto lontano,sia nel tempo che di luogo, autunno scorso (forse quell’altro),Verona, Convegno sulla famiglia, promosso da Parlamentari (Pillon) ministro della famiglia (Fontana) quindi con poteri governativi e tutt’ora in parlamento.
    Prima di arrivare all’aborto che nessuna donna vuole,ci vuole un’educazione sessuale, diffusione della pillola per una maternità consapevole e intorno lavoro,parità, un welfare degno di un paese civile,con asili nido ecc.
    Con tutto questo,una donna ce la fa da sola a crescere un figlio,anche se arrivato a sorpresa senza portarsi dentro comunque un figlio mai nato.
    Questo vale anche e forse soprattutto per i maschietti in quanto noi non siamo solo contenitori e viste comunque le cronache,stiamo ritornando all’imbarbarimento e stigmatizzo anche un comportamento di certe donne che per 2ore di visibilità si espongono in ogni modo.
    E poi,in ultima analisi, siamo sicuri che figli indesiderati e abbandonati in un secondo tempo,non sia un bel business anche quello?

    • Agostina, non ha idea di come sia d’accordo con Lei. Anche senza ricorrere al convegno di Verona, una manica di esaltati, mi pare tipico di una certa mentalità cattolica e reazionaria, e politicamente sappiamo come, ricorrere alla modalità tipica del sorvegliare, colpevolizzare e punire tipica di questi tempi: mettere in stato d’accusa chi per circostanze, magari per ignoranza, ricorre a mezzi, o si ritrova, in situazioni tali da essere in svantaggio. Svantaggio su cui una certa mentalità, invece di affrontare il problema alla radice, preferisce infierire. Sempre sui più deboli che non sanno difendersi.

    • Tina con piacere leggo la tua azzeccata riflessione. La biologia impera, la cultura regolamenta. Tutto questo rigurgito anti abortista viene dai tempi in cui avere un figlio era ricchezza, quindi rifiutarlo quasi demenza. Da ciò poi si è passati a far balenare che l’interruzione sia crudeltà, e non un evento naturale quìale è: cosa intendo dire? Chi di noi padri sa quante volte la propria partner, o consorte che sia, non era semplicemente “in ritardo” ma ha poi abortito spontaneamente? Esistono casistiche, ma non le ricordo. Questi rigurgiti, appunto, vorrebbbero azzerare la nostra civiltà della sacralità di ogni nascita, evento consapevole dell’inizio vita di un Individuo per il quale si prepara il massimo dell’assitenza per una prospera crescita. Ma vedi un po’ se dopo tanti anni dobbiamo rimetterci a parlare delle stesse cose per quattro imbecilli che niìon sanno dire che no! no! no! A, sì, magari fossero quattro!

  • Per via dell'”….infierie sui deboli che non sanno difendersi….” oggi a mezzogiorno sentivo come al solito sul terzo della radio, “LA BARCACCIA” e mi si è bloccato l’appetito al sentire come veniva trattato il tema (operistico musicale) dei “castrati” “……Negli anni venti e trenta del XVIII secolo, al culmine della mania collettiva per queste voci, si stima che circa 4000 ragazzi venissero castrati ogni anno per servire l’arte. Molti di essi erano orfanelli, o provenivano da famiglie povere ed erano venduti dai loro genitori a una istituzione ecclesiastica (sic!) o a un maestro di canto, nella speranza che potessero raggiungere il successo e progredire nella scala sociale…..”.

    • “La Barcaccia”, un programma che ascolto – Radio Tre è la mia radio favorita – è un programma con due conduttori che a volte paiono aver bevuto qualche bicerìn di troppo. Certe volte, sembrano proprio ubriachi. Fanno il paio a quelle signore che ho visto alla Scala, eccentriche, forse ricchissime, forse vedove, con un librettino minuscolo dell’opera in corso; e a far strisciare abiti che puliscono il pavimento. Ho sempre preferito i melomani, in cielo, al loggione, un caldo d’accidenti, ex-operai pensionati, belle turiste giovani anche scandinave, infinitamente alte. Tre chiamate d’appello, per entrare, con pochi soldi.

    • Ben detto: è il cinema, la televisione a far meglio “colpo”, più che gli scartafacci, che alle volte sono pur voluminosi, e in giro è meglio non farsi vedere con; così li infilo nei sacchetti della Coop, così sembro uno che è andato al centro commerciale a prendere i biscotti in offerta. Sull’eutanasia durante gli anni cupi del fascio-nazismo europeo, c’è il film “Nebbia in agosto”, del 2016, un bel film, intenso. A Crema forse è passato, forse no. Per appassionati di cinema (se non l’hanno già visto) ho visto pochi giorni fa un gioiello di cinema, d’arte vera. “La ragazza d’autunno”, ambientato a Leningrado, con il fiato della guerra da poco terminata. Da non perdere. Forse a Crema verrà, forse anche no. Magari, gli stessi proprietari, se a loro gira, lo daranno all’Arlecchino di Milano (di loro proprietà), dove proiettano solo film in lingua originale, per gli istruiti e stranieri della metropoli.

  • Oggi, la Suprema Corte degli Stati Uniti, con giudici in maggioranza con simpatie conservatrici, dovrebbe decidere su una causa in ballo, che potrebbe aprire una breccia decisiva e spazzare via la libertà di abortire negli USA, già in parte ed in alcuni stati compromessa. Potrebbe calpestare un diritto delle donne, per cui si è a lungo combattuto, e che ritengo fondamentale.
    Negli USA, cominciarono un gruppo di vescovi cattolici del National Right of Life Committee, nel 1967, contro una legge che legalizzava l’aborto in quello Stato, seguita rapidamente da molti altri, a cominciare dalla California, lo Stato di New York. Ma è stata l’apparizione dei gruppi cristiani evangelici negli anni ’80, il Focus on the Family; la Maggioranza Morale; Operation Rescue, anche con violenze e minacce; l’impero religioso di Pat Robertson – chiese e tv – che ha spinto la faccenda nel cuore del Partito Repubblicano. Il quale partito fu più attivo, negli anni ’60, dei democratici, nella battaglia per liberalizzare l’aborto. Oggi, la pietra di paragone perchè molti repubblicani decidono di sostenere un candidato piuttosto che un’altro è quanto si batte contro l’aborto. E’ diventata una nuova crociata, l’abolizionismo, dopo quella contro il comunismo negli anni ’50; l’integrazione razziale negli anni ’60. Tempi duri e cupi, purtroppo, oltre il coronavirus.

  • Vorrei essere tranchant, Marino, sul tema: premesso che il progettare di dare luogo ad un …. lungo accadimento (la gravidanza) che abbia come obiettivo la crerazione dal nulla di una nuova vita, dovrebbe a mio modo di vedere, discendere precipuamente da un consapevole atto d’amore tra un uomo ed una donna che decidono di comune accordo di dare luogo a questa scelta, premesso poi che è la donna e solo la donna che porterà avanti per nove mesi la gravidanza fino alla sua naturale conclusione: il parto, a chi mai l’eventuale scelta di interrompere (per una malaugurata decadenza di una delle premesse, non ultima il rischio di vita della madre) la gravidanza, se non alla madre stessa?
    Aver legiferato in questo senso è stato, sempre a mio modo do vedere, una testimonianza di civiltà oltre che di riconoscimento tangibile dei diritti della donna.

    • Hai ragione Francesco. A decidere sui diritti delle donne, purtroppo ci mettono lo zampino, in maggioranza, ancora gli uomini, che sono ancora la maggioranza decisionale politica e legislativa. Si dimentica che prima della legge sull’aborto ci fu la battaglia per non far abolire la sacrosanta legge sul divorzio, con un referendum che intendeva spazzarla via. La Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano con il suo organo di stampa “Il Secolo d’Italia” fecero una campagna feroce contro il divorzio. E nel Sud d’Italia, nei piccoli centri e nelle campagne i voti contro il divorzio furono molti. Poi, questi personaggi della destra politica, del tradizionalismo cattolico sfruttarono come tutti la legge entrata in vigore e divorziarono senza alcuna vergogna, dopo aver votato contro la legge. Fu una battaglia dura, di civiltà contro chi fece di tutto per far restare l’Italia un paese mentalmente arretrato, antimoderno, bigotto. Ma i figli di questi bigotti vogliono, in qualche modo prendersi una rivincita, stavolta sull’aborto. Non ho mai letto una parola di scuse per quella battaglia oscurantisma, da parte della destra politica, a proposito del divorzio, ormai accettato anche dai sassi. Sull’aborto, vedrai, più avanti, i populisti, raggiunto il potere ci metteranno le mani. Anche se la “socia” di Salvini, in Francia, Marine Le Pen è fredda sull’argomento.

  • Marino,senza andare troppo indietro nel tempo e lontano nello spazio, tu, relativamente nuovo del blog, non hai idea di quanti oscurantisti ( 2-3?) si sono cimentati anche su questo blog. E questo è valso sempre per tutti i diritti civili.Con la scusa, vedi le Unioni civili di Renzi, che questi governi di centrosinistra avrebbero dovuto occuparsi di diritti sociali e non, appunto, civili. Imputando a questo tutta la deriva culturale e anche economica di questi tempi a quelli. Altro che Salvini e Le Pen. Da inorridire.

  • La Spagna è da oggi il quarto paese europeo, scrive ‘”Le Monde”, dopo Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo a legalizzare l’eutanasia. La legge è passata, nel paese che fu zeppo di tradizionalismo religioso: carlisti, remigi, falangisti, franchisti, a larga maggioranza.
    Una bella notizia.

  • Molto bella e significativa questa tua scelta, Marino di (ri)mescolare i tuoi commenti riattualizzando post e commenti del passato!
    Creativa e ……coraggiosa, cmq mi piace!

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