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MARINO PASINI

Prima i matti, poi i disabili. Il test prima della shoah.

Quando spira un’aria fetida si insinua in ogni pertugio. E viaggia. Nelle piazze, negli scranni di un Parlamento, nei caffè salotti scuole officine nazioni. Anche in certi bollettini parrocchiali; pure in brogliacci che dettavano il cammino, come “La Civiltà Cattolica”, l’organo dei gesuiti. I nazisti non hanno inventato niente. Il razzismo, l’antisemitismo, l’odio per gli ebrei, gli omosessuali, il colonialismo, l’imperialismo: tutte idee che circolavano, infettavano la società. Si partì con la sterilizzazione, e non fu solo una pratica tedesca. Una legge del 14 luglio 1933 impose di sterilizzare tutti i malati con malattie ereditarie o congenite. Una legislazione simile entrò in vigore in diversi Stati. Negli Stati Uniti più di sessantamila persone furono sterilizzate, forzatamente, tra il 1907 e il 1974. Pratiche simili ci furono anche in Danimarca, Svezia. In Germania più di quattrocentomila persone subirono la stessa sorte, tra il 1933 e il 1945. La scusa che si accampò, che convinse molti, oltre il progetto di una società “meglio costruita”, ariana, sana, in Germania, era che non c’era pane per tutti. Gli ospedali erano pieni di soldati feriti, mutilati. Bisognava scegliere. A Brandeburgo (Brandeburg an der Havel), in un edificio ancora in piedi, che oggi pare un vecchio collegio, un blocco di uffici comunali, partì la seconda fase: l’Aktion T4, dove circa novemila disabili furono uccisi per il programma “Eutanasia”. Era autunno, ottobre, ma faceva freddo come d’inverno. Alcune testimonianze spostano la data all’inizio dell’inverno, tra il dicembre 1939 e i primi giorni di gennaio ’40. C’era molta neve, disse Viktor Brack, della Cancelleria del Fuhrer, e a capo dell’Aktion T4. Non è rimasta documentazione scritta, tutto è stato distrutto, così la data è controversa. A differenza dell’Olocausto non ci furono sopravvissuti. Le testimonianze ci giungono dai medici, e da coloro che parteciparono alle uccisioni, interrogati durante vari processi. A lungo, furono morti dimenticate. Senza nome. L’uccisione dei disabili, tra cui malati di mente, doveva servire come test, per provare il gas. L’efficienza, l’organizzazione tedesca non sopportava le improvvisazioni; quindi, si partì con il gassare ignari disabili, in quel edificio di Brandeburgo, oggi ravvivato da un filare d’alberi, e silenzioso, come un cimitero. A differenza di quanto scrive lo storico Johann Chapoutot, francese, che parla di sessantamila gassati, Werner Heyde, psichiatra e uno dei direttori del T4, parla di settantamila uccisioni. I disabili non dovevano continuare a vivere; erano un peso sociale. I malati mentali non sono umani, ma persone diventate animali, dicevano i nazisti, sopprimerle è giusto. Al Dr. Albert Widmann, un chimico delle SS, fu chiesto di procurare veleno in grande quantità. Con August Becker prepararono una miscela di “carbon monoxide gas” per sperimentare l’eutanasia. Alle docce della struttura venne aperta una fessura che permetteva di osservare “il comportamento dei delinquenti che andavano a morire”, e come il gas operava penetrando nelle vie respiratorie. Erano “stanze simili a docce piastrellate, tre metri per cinque, e alte circa tre metri”. Ogni volta entravano diciotto, venti disabili, ignari della loro sorte, guidati da infermiere che intimavano loro di spogliarsi. Molti erano bambini . Si sedevano sulle panche, silenziosi. Il test dimostrò ai nazisti che tutto filava liscio come previsto, che il gas scelto funzionava. Dette modo ai chimici, ai medici di familiarizzare con il progetto di sterminio che doveva proseguire, poi con gli ebrei, la feccia dell’umanità, così chiamavano gli ebrei. Ai parenti dei disabili fu detto che i loro cari erano deceduti per morte naturale, per le complicanze delle loro malattie. Naturalmente non tutti ci credettero, e la voce arrivò nelle parrocchie, nei confessori; ma chi provava a protestare finiva in carcere. Due preti della Chiesa Confessante (protestante) Paul Gerhard Braune e Friedrich Bodelschwingh protestarono con le autorità tedesche e finirono in galera. Ma fu Clemens August von Galen, vescovo cattolico di Munster, molto ascoltato dai fedeli (il quale non disapprovava l’allontanamento degli ebrei dalle professioni, dagli uffici pubblici, dalle scuole), che disse ad alta voce in una predica domenicale: “Ho il diritto di vivere solo se sono produttivo?”. Il clamore che suscitò la sua predica fu grande, e Hitler dovette interrompere, almeno ufficialmente, il programma di eutanasia previsto. E si decise di non incarcere il vescovo di Munster, per non inimicarsi le folle cattoliche. Si passò a metodi diversi, subdoli, ma non meno efficaci. Agli ospedali fu dato ordine di “dare poco cibo ai malati di mente”, di farli vivere in luoghi malsani, sovraffollati, con diete che includevano forti sedativi, con porzioni di minestra che provocavano dolori di pancia e diarrea.

Anche per queste morti dimenticate, il 27 di gennaio, con questo “pezzo”  voglio ricordare queste vite gassate. L’umanità sa essere anche barbara, senza pietà; e quando comincia a circolare un’aria fetida, insalubre, dobbiamo ricordare, ricordare. Essere vigili, sempre. Senza memoria siamo niente.

 

Sono molti i testi che si sono occupati della sterilizzazione, dell’eutanasia, fra il 1900 e il 1945. Ne cito alcuni:

Suzanne Evans, Forgotten Crimes (Crimini dimenticati): Holocaust and People with Disabilities, Chicago 2004.

Sandy O’Neill, First they killed the Crazies and the Crippled (Prima ammazzarono i matti e gli storpi) Tesi di laurea, California Institute of Integral Studies, 2000.

Kenny Fries, Before the “final solution” there was a “test killing” (Prima della soluzione finale ci fu un massacro test di prova), The New York Times, 9.1.2020.

Guenter Lewy, I nazisti e la Chiesa, Il Saggiatore 1965

Johann Chapoutot, La Democratie francaise pourrait se trouver un jour à la merci d’un fou (La democrazia francase potrebbe trovarsi un giorno alla mercè di un pazzo), Revue des deux Mondes, dic-gen.2020

MARINO PASINI

26 Gen 2020 in Senza categoria

44 commenti

Commenti

  • Marino, ho sentito ieri, su Rai3, un’intervista ad una semiologa, che ha appena pubblicato un libro, non ho registrato nè titolo nè nome dell’autrice, che sostiene che il troppo parlarne produce esattamente l’effetto contrario. Sostiene che dall’istituzione della Giornata della memoria l’antisemitismo è aumentato. Inutile dire che non sono assolutamente d’accordo e di più mi verrebbe da pensare che forse la signora ha dei problemi col suo inconscio.

    • Una società civile non dovrebbe solo rievocare e attendere che ognuno si faccia da sé i suoi anticorpi, ma attuare un sistema di controllo e stabilire criteri di tollerabilità, perché nella storia già tante volte l’asticella del lecito si è spostata. Attenzione, sistemi indipendenti da governo e partitica!

    • Gli ex-fascistoni di Ferrara che mostravano di non ravvisare Giorgio Bassani, ragazzo, lo ignoravano, o peggio, quando il fascismo svanì, ripresero a sorridergli come se niente fosse accaduto, a buttargli le braccia al collo. Ai fascisti di oggi, e i destrorsi che frequentano i fascisti al ristorante, poi se beccati da qualche cronista, dicono di essere passati di lì per caso, sentir parlare di Olocausto, della Shoah, ricordare gli orrori, crea in loro un certo fastidio. Vorrebbero parlar d’altro. L’argomento, per loro è noioso. Capita, talvolta, che sbottano, come Vittorio Feltri, di recente, che ha scritto: “Gli ebrei sono decenni che rompono i coglioni con la Shoah, ma basta”. Almeno Feltri ha detto quello che altri pensano, e non dicono. Ben venga quindi “il fantasma” di Geo, un personaggio di un racconto di Bassani, che torna, da sopravvissuto a disturbare la vita, a tirar loro la giacchetta del doppiopetto, a ricordare agli smemorati, gli ex-fascistoni di Ferrara. A qualcuno disturba parlare della barbaria del nazismo, del fascismo, dell’Olocausto? Certo che disturba: in Italia, in Germania, in Polonia, in Francia, Spagna Ungheria Romania Argentina Austria, soprattutto, dove gli ex-fascistoni, croci uncinate, croci frecciate, i seguaci di Pétain, i nostalgici dell’età d’oro spagnola, i volonterosi carnefici dell’Est Europa, trovano terreno fertile.

  • Certo è che, amici, ….rimestare queste porcherie di cui l’umanità riesce a macchiarsi suscita profondo disagio e ripulsa.
    E ciò è bene, è necessario, perchè il gioco perverso è che a fronte del disagio suscitato, scatta quasi in automatico la rimozione!
    Riandare ad accadimenti di questa terrificante portata , rivisitare quanto siamo (si, “siamo”, perchè erano persone come noi quelle che hanno accordato ai nazi prima ed ai fascisti subito dopo, in lurida emulazione, l’idea e la realizzazione della deportazione e sterminio pianificato di un intero popolo) stati in grado di accordare, sopportare, favorire, è l’unico potente antidoto perchè ciò nondebba, non possa più accadere!
    Così come antidoto, è riuscire a non distogliere lo sguardo da un disgraziato esserino senza braccia perchè gli è scoppiata in mano una mina giocattolo, magari di quelle che (il posto di lavoro non si tocca!) fabbrichiamo nelle valli del bresciano, e sforzarsi di operare perchè, almeno per quanto dipende da noi, la produzione di ordigni di morte, di quegli ordigni di morte, venga bandita!
    E allora grazie, Marino, per il tuo post.
    Facciamo la nostra parte anche su CremAscolta, con convinta consapevolezza, per la GIORNATA DELLA MEMORIA!

  • Riprendo il “siamo” di Franco.
    Quanto è accaduto (in pieno Novecento, dopo il secolo dei Lumi, dopo il secolo del progresso scientifico-tecnologico (della magnifiche sorti e progressive di leopardiana memoria), è accaduto anche a causa della “indifferenza” di molti tedeschi o, semplicemente, della “delega” senza controllo che molti elettori avevano dato al “Capo”.
    Ed è quanto sta accadendo oggi: se oggi si stanno consumando ancora tragedie collettive nel mondo, accade anche a causa della nostra indifferenza, del nostro interessarci della politica, del nostro auto-convincimento di essere impotenti.
    Impotenti, sì, lo siamo a livello individuale, ma insieme possiamo fare molto. Moltissimo.
    Ma per farlo, dobbiamo aprire gli occhi.
    Ma aprire gli occhi non è facile: ci interroga, ci inquieta, turba la nostra coscienza… perbenista.

    • Agli industriali tedeschi, le grandi aziende, il nazismo fu un ottimo affare, e con entusiasmo dettero il loro sostegno finanziario al nascente partito nazionalsocialista tedesco. Ma non dimentichiamo che furono milioni di “brave persone” che votarono il Partito di Hitler, Himmler, Goebbels, con l’apporto di gran parte della Chiesa Luterana e della Chiesa Cattolica. Il fascismo, che ammazzava, torturava, incarcerava gli oppositori politici, prima ancora di procedere con la politica, la persecuzione degli ebrei, ottenne l’appoggio della maggioranza degli italiani. Sono pochi coloro che si vergognarono, si sentirono colpevoli di aver applaudito Hitler, Mussolini. Si fugge dalla responsabilità, per vigliaccheria, per miseria mentale, per opportunismo. Ancora oggi.

  • Riferirò in seguito su quanto affermo, dopo aver fatto ricerca, ma mi è stato detto, dal padre di un iscritto, di una scuola, in Italia, che prepara con un corso di laurea breve alla manipolazione cerebrale, a scopi benefici, inteso, ma così potenti da sopprimere una fobia in quattro sedute bombardando con i soliti campi magnetici le sedi che si attivano durante l’attacco. Si tratta di applicazioni del sistema H+ (homo plus), che già ha un suo club in Italia, leader Riccardo Campa, perfettamente legale.
    Parlo di sistemi in grado di rendere infaticabili normali soldati, di trasformare una pacifica giornalista, che ha voluto provare, in una guerrigliera capace di sterminare dieci assalitori olografici in serie.
    Sui farmaci capaci di rimodulare il senso etico ho già riferito, incontrati per caso leggendo una tesi di laurea, quindi niente bufale.
    E intanto i sistemi di persuasione occulta, quelli al limite del lecito, sappiamo essere divenuti una raffinata scienza.
    E allora quando dico sentinelle intendo persone che conservino un sentito comune e stiano in allarme, niente di paramilitare, ma meglio sefra loro in rete! Perché se al tempo illusoriamente lontano di cui parliamo c’era bisogno di propaganda, interessi e segretezza per tacitare le coscienze, ora possono bastare quattro gocce nel caffè del mattino, o una modifica permanente ottenuta strappando il consenso con la promessa di conferimento di poteri aggiuntivi, o un bombardamento in internet, o tutti questi sistemi insieme.
    E per favore non mi date dell’allarmista, non sparo bufale.

    • Sono uno scribacchino del tempo perso, pari e inutile alle schiere di sociologi, filosofii di altro tempo perso che si leggono, compaiono alle tv, e ovunque; artisti andati a male, e politici che vincono sempre, anche quando perdono colpi, perchè la sconfitta è di altri. Ma quando scrive Adriano che è medico, parlando di manipolazione genetica, ci sarebbe da fare come mia madre che metteva il dito per leggere bene la riga, tenendo il dito anche quando lei andava a capo. Perchè? Di scienza medica, di scienza naturale, di scienza economica, di tecnologia applicata, in generale, insomma di scienza bisognerebbe leggere di più, e ci capiscono niente in tanti; in troppi, purtroppo, ed è un guaio.
      Campi magnetici? Cribbio, non so. Ma provo a capire. Rileggo e mi preoccupo, da ignorante. La teconologia avanzata permette chissàchecosa, che non sempre siamo in grado di controllare e capire. Per questo, consiglio a un giovane che mi sta leggendo, se c’è, da dare priorità, dopo i baci alla morosa, o all’amante senza dirlo alla morosa, a quattro riviste, cartacee e online, e dimenticare il resto. “Nature monthly magazine”, “Scientific American”, “The Economist”, “National Geographic” (l’originale). Il mondo sarebbe migliore se si prestasse attenzione a queste riviste, se fossero lette, comprese. Nei piccoli centri faticano ad arrivare, o non arrivano affatto. E nonostante internet, la Rete, sappiamo quanto il pensiero bigotto, tradizionalista, reazionario va ancora forte nei piccoli centri. Le riviste che ho citato parlano del nostro presente, e del futuro. Quelle che leggo io, contano meno.
      Del “pezzo” dedicato al test prima della Shoah, ho scritto di sterilizzazione, eutanasia, non sempre ricordati nelle commemorazioni. Si comincia con l’odio che fermenta; poi l’esclusione; poi, quando l’aria è fetida, si cercano le basi di appoggio, che allora circolavano in tanti paesi, e diventarono operative.

  • Sulla manipolazione delle menti segnalo un film: L’onda di Dennis Gansel del 2008 sulla manipolazione delle menti. Brevemente la trama: “Germania, oggi. Durante la settimana delle esercitazioni, l’insegnante di liceo Rainer Wenger (Jürgen Vogel) propone un esperimento per mostrare ai suoi studenti come funziona un governo totalitario. Inizia così un gioco di ruolo dalle tragiche conseguenze. Nel giro di poche settimane, quella che era cominciata come un’innocua illustrazione di concetti come disciplina e comunità, si trasforma in un vero e proprio “movimento” – L’Onda. Arrivati al terzo giorno, gli studenti cominciano a ostracizzare e a minacciare gli altri. E quando alla fine il conflitto esplode in tutta la sua violenza durante una partita scolastica di pallanuoto, l’insegnante decide di interrompere l’esperimento. Ma ormai è troppo tardi, l’Onda è sfuggita al suo controllo… “

    • Il film “L’onda” l’ho visto anch’io e per due volte, è terrificante quanto sia semplice manipolare le menti,soprattutto giovani, senza onde magnetiche o anfetamine,ma solo con la figura autorevole di un insegnante, è tratto da una storia vera con un finale tragico e a conferma,se ce ne fosse bisogno, di quanto siano delle spugne le giovani menti.
      In questo momento storico,credo sia più l’ignoranza a farla da padrone, trovo incredibile che diventi motivo di
      ore di trasmissione, diffusione, spettacolo e risate, l’ignoranza di nozioni elementari.
      Forse che prima di ricostruire nuove paure, nuovi indirizzi,nuova società devi annullare la storia precedente?

  • Sto leggendo le 21 lezioni sul XXI secolo di Harari. Lo scenario che prospetta – che riguarda la manipolazione prossima futura delle mente – fa rabbrividire (altro che i totalitarismi del XX secolo!).

    • Riferirò nuovamente, molto ho già detto circa l’H+, appena sarò meglio aggiornato.

    • Davvero un ottimo libro. Il capitolo sulla post-verità e i paragrafi su come hackerare gli umani e sull’industria del credere sono illuminanti. Un autore che, ad ogni libro, sembra centrare il bersaglio.
      A proposito di ebrei.

  • Giustissimo levare alti lai contro l’antisemitismo nostrano. I codardi che sbombolettano di notte sui muri vanno puniti. Come i vili che di nascosto imbrattano le nostre città proprio nel giorno della memoria.
    Però attenzione. Non possiamo continuare a sottolineare le grullerie del pischello di turno o le cialtronate di certe suburre urbane e poi girarci dall’altra parte quando l’antisemitismo parte da gente che di mestiere non fa il tifoso da stadio ma il tagliagole abituale e il criminale di professione.
    Ieri, giorno della memoria, appositamente, è arrivato il proclama dell’ISIS che tutti sappiamo o che dovremmo tutti sapere, se proprio vogliamo credibilmente condannare l’antisemitismo.
    A parte il solito linguaggio e le solite minacce da delinquenti, in questa chiamata alla guerra contro Israele e all’attacco contro le città israeliane, anche con armi chimiche vietate dalle convenzioni internazionali, una frase mi ha colpito: l’incitamento a colpire gli ebrei e il popolo israeliano con «qualcosa di così devastante che farà dimenticare gli orrori visti fino ad oggi», intendendo proprio gli orrori condannati, nel giorno della memoria, in tutto il mondo civile, anche su questo blog.
    Come dire, altro che sei milioni di assassinati. Ne assassineremo così tanti di più, ma così tanti, da far dimenticare, per gravità e violenza, persino la tragedia della shoah.
    Allora, dopo aver giustamente stigmatizzato gli antisemiti a tarallucci e vino che, come tutti i writer (i pirla che ci sporcacciano i muri adesso, sociologicamente, si chiamano writer), insozzano, scocciano e sparnazzano scemenze rimpannucciati nel buio delle nostre notti cittadine, oltre a questi fascisti da operetta e pugnetta, vogliamo dire qualcosa di preciso, chiaro e forte, contro la delinquenza islamica dell’ISIS, che si permette di fare, proprio nel giorno della memoria, simili proclami?

    • Chissaà che una volta chiusa la bagarre di queste due elezioni “Regionali con valenza Nazionale”, preso atto che il “buffo stivale” è bello lungo e che le elezioni nel Nord/Emilia sono cosa assai diversa di quelle al Sud/Calabria, a quelli che ci governano, a quelli che stanno in Parlamento , lasciando da parte citofoni e psicodrammi “gigginicisenzaparagone”, torni la voglia di fare quello per cui sono stati eletti e per cui li paghiamo.
      Le cose da fare sono tante: si fa una lista Ministero per Ministero, si definiscono le priorità, si verificano seriamente le coperture (tenendo bene a mente che il debito pubblico deve diminuire e non crescere!) e si trova un accordo politico operativo da qui alla fine del mandato.
      Se lo si trova, in Parlamento, bene, se no si cambia il Parlamento (ovviamente previa decisione definitiva dell’assetto, appunto del Parlamento e del modo con il quale votare!).
      Pienamente conscio che i settori fondamentali del tipo quale linea politica con l’Europa e i Paesi del Mediterraneo (plus Russia e Turchia, tanto per gradire), quali scelte di fondo quanto a politca energetico/ambientale ci vedono come dire ……sguarniti, ma ….questi siamo!
      E ci tocca lasciare che di certi temi se ne occupi il saggio e canuto presidente della Repubblica, che almeno …..si salva la faccia!
      Come dire?
      Sono per natura ottimista! Non siamo “alla frutta”, siamo “alle sardine” e, potrebbero essere un ottimo “aperitivo”, dai!

    • Sono per natura ottimista anch’io, Francesco. Ma, in tema di aperitivo, aspetterei a chiamarlo “happy hour”.
      Vedremo. Gli psicodrammi sembra stiano cominciando ad annoiare. Ci vorrebbe qualche comico nuovo. Ma la fantasia dei nostri caratteristi è illimitata.

    • Dell’ISIS, il giovane studioso francese Hugo Micheron, allievo di Gilles Kepel, ha fatto una lunga indagine in Francia, e secondo lui ci sono almeno 500 terroristi islamici pronti a colpire, molti di questi tornati dalle varie guerre. Sono in attesa, dice, dell’occasione propizia. Su questo ha scritto un libro “Le Jihadisme francais”, ed. Gallimard, uscito da poco in Francia. Del resto, il terrorismo islamico, con gli attentati, i morti e feriti che ci sono stati, la presenza di una forte componente musulmana, pure quella radicalizzata, ha creato un dibattito anche feroce, in terra francese. Due studiosi, Gilles Kepel e Olivier Roy, conosciuti anche da noi per i loro libri, tradotti in italiano, spesso intervistati dai giornali, hanno avuto nel 2016 una polemica aspra sul radicalismo islamico. In sintesi: Roy parla di rivolta nichilista, di disagi della “Francia periferica”, di islamismo generazionale che si scontra con l’islam dei padri, più moderato; Kepel mette al centro la religione, il discorso salafista, una guerra di religione interna all’Islam dove è il cristianesimo e l’Occidente a farne le spese. Roy, addebita in parte le colpe anche agli errori dell’Occidente, Kepel punta il dito contro l’odio degli islamici radicali, cresciuti nelle scuole occidentali, spesso ricchi, che armano islamici sbandati per attentare alle libertà occidentali.
      il fenomeno più rilevante nel XX secolo di antisemitismo, dopo il periodo nazista, di attacco antiebraico è stato fatto dall’Islam. Lo iniziò il Gran Mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini, leader arabo-musulmano che dichiarò guerra agli ebrei già negli anni Venti, prima di trasferirsi a Berlino, incontrare Hitler e dedicarsi alla propaganda antiebraica destinata al mondo musulmano. Ne parla Pierre-André Taguieff, nel libro “L’antisemitismo”, edizioni Cortina, 2016.
      La sinistra politica europea, anche dopo il 1945, e questo l’ho già scritto anche su questo blog, ha sposato un “orientalismo”, un “latinoamericanismo” (terzomondismo), che l’Occidente sinistrorso s’inventava nei suoi sogni immaginari; così pure, ha sposato la causa palestinese, lasciando soli la sinistra laburista israeliana, alimentando l’odio verso gli israeliani dello Stato d’Israele (che è altra cosa rispetto al governo israeliano). Il risultato è che la sinistra radicale europea, e non solo quella radicale ha stretto mani e intrecciato rapporti anche con chi vuole la distruzione dello Stato israeliano. Lo ha scritto più volte Furio Colombo, e su questo c’è un’ampia documentazione del giovane storico Matteo Di Figlia nel recente libro “Israele e la sinistra”, Donzelli edizioni. E’ amaro il ricordo di Amos Luzzato nelle sue memorie edite da Mursia, che fu presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane, per il comportamento da lui giudicato “inacettabile da parte di tanta sinistra italiana, con giudizi anche violenti contro il sionismo” . Il risultato è che oggi le Comunità ebraiche sono diffidenti con la sinistra; i laburisti in Israele sono ridotti al lumicino, mentre avanzano le destre israeliane, e il radicalismo palestinese non crede più al dialogo.

    • Pietro, non sottovaluterei quello che tu derubrichi a semplice espressione da writer. Il “Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes, che ha dipinto un quadro inquietante del pensiero che si sta diffondendo nel Paese a proposito della Shoah:” dice che “dal 2004 a oggi è aumentato dal 2,7 al 15,6 per cento il numero degli italiani che ritiene che non sia mai avvenuta. E sono in aumento anche coloro che ne ridimensionano la portata. Secondo la maggioranza degli italiani (61,7%) i recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, non sono indice di un reale problema e per il 37,2% sono solo bravate messe in atto per la provocazione o per scherzo, sebbene il 60,6% degli intervistati siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. E non lascia indifferenti nemmeno l’affermazione su cui concorda un quinto degli italiani che Mussolini sarebbe stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio”. Del resto, di cause, conseguenze, prospettive, si è detto e ridetto. Poi ognuno decide da che parte stare, o fidandosi dei documenti o negandoli, ma mi chiedo come sia possibile di fronte a tutto quello che di quel momento storico abbiamo conosciuto.

  • Ognuno in cuor suo penso stia decidendo come agire se si arriverà alla resa dei conti. Da parte mia, per quanto ormai inetto fisicamente, non passivamente. Ma spero anche ognuno in cuor suo stia cercando la chiave per discernere fra l’islamico tale quale nacque e l’islamico deteriorato, manipolato, per non far di peggio del male. Spero ognuno in cuor suo stia cercando la chiave per interagire con il sistema islamico per scardinare dei loro errori insieme ai nostri. E quest’occasione, in cui si commemora un (errore?atrocità?) della visione occidentale non potrebbe essere migliore.

  • Condivido, Pietro. Sul fronte palestinese ci sono frange (tutt’altro che minoritarie) che vedono Istraele come un cancro da estirpare e agiscono (e parlano) di conseguenza).

    Io non sono un esperto di geopolitica, ma da anni sostengo un’idea: finché israeliani e palestinesi non avranno costituito un “unico Stato”, la guerra (e il fanatismo) continuerà.
    Un’utopia? Forse, ma che cosa stanno facendo eminenti personalità (anche in ambito musicale) se non preparando il terreno perché nasca questo miracolo?

  • Grazie Agostina, un film che non hanno visto in molti, ed è un peccato. Molte volte, senza accedere ad un libro o ad un quotidiano, un film, per la facilità della comunicazione, è molto più efficace di altre arti.

    • Gentile signora Rita R., il discorso “alto” dei politici di sinistra era una presa in giro. I sinistrossi (quelli come me) “portano ancora vanti il discorso”, la fanno lunga, carica di leziosità inutile. Non sanno parlare ( o non sanno più parlare) con quelli semplici (anche gli ignoranti, che sono ancora più semplici): per spocchia, incapacità, o altro. Lei non sa neppure cogliere l’ironia, l’autoironia, il sarcasmo, quando scrivo. Ho detto che gli operai, in maggioranza, oggi, votano per il centro-destra; ma lei chissà cosa ha capito. Non ci sono statistiche ufficiali che dicono che la maggioranza dei musicisti del Conservatorio, i docenti universitari, gli attori e i registi teatrali non votano la destra populista italiana. Così lei può pure vivere nella sua bella illusione di essere maggioranza, in quei mondi lì. Ho parlato di maggioranza e minoranza, non totalità. Nei cineclubs che conosco, e ne frequento diversi, i leghisti non ci mettono piede, o ce ne stanno pochini. Molto pochini. Non è così? Ricordo una produzione “cine” voluta da Bossi Umberto – una che è una – finita in malo modo. La Lega, Fratelli d’Italia se ne fregano dei teatri, dei cinema, della letteratura. Conta la televisione, conta la Rete, conta la pubblicità azzeccata. Le ricordo, cara e gentile signora che tra le mie letture favorite c’è un signore che si chiama Simenon, che fu antisemita da giovane, e di destra per tutta la vita. Me ne frego, anch’io se uno è di destra o di sinistra, conta la qualità, l’onestà. Lei è libera di farsi tutte le illusioni che vuole. Finchè non sono al potere i cari suoi politici decisionisto-autoritari, la libertà di dire e scrivere ciò che le pare, ce l’ha. Sicuramente, poi, non l’avrà il sottoscritto.
      Caro Ivano, l’antisemitismo è ancora poca cosa, in Italia, rispetto a ciò che sta accadendo in Germania, in Francia. Sul regime mussoliniano il libro del giovane storico Francesco Filippi “Mussolini ha fatto anche cose buone”, editore Bollati Boringhieri, smonta una per una le balle che circolano sulla bontà, nella pratica, di quel regime.
      A Verona, il giorno del convegno del Family Day, al Palazzo della Gran Guardia, in piazza Bra, c’ero anch’io. Ma stavo in piazza, con la gente dell’altra manifestazione che ha sfilato per le vie della città. Eravamo in tanti, ben di più delle cifre riportate. Sui diritti civili, però, i bacchettoni, i tradizionalisti non credo che sono maggioranza in Italia. Neppure in Francia. E questo Salvini e Marine Le Pen lo sanno. L’Italia è un paese essenzialmente conservatore, di destra. Gramsci e Umberto Eco, e chi scrive) dicono di più: siamo un paese con una maggioranza di fascisti, che a parole dicono di essere moderati. non è la sinistra che vince, in Italia, quando vince: è la destra che perde, pur giocando con l’uomo, la donna in più.
      Dell’ignorante di destra, e l’intelligente di sinistra: o roba, o corbellerie simili, in Francia, che è la patria dell’intellettuale di sinistra, segnali dicono che le cose stanno cambiando, anche politicamente. Diversi intellettuali parigini (e in Francia, a questi, lisciano ancora il pelo) che votarono Chirac nel secondo turno (2002) e Macron (2017), come Pierre Lemaitre (molto letto, in Francia) hanno detto che alle prossime elezioni, forse voteranno Marine Le Pen. Secondo un sondaggio recente – scrive L’Express 23 genn. 2020 – la metà degli elettori di Melenchon, al secondo turno, se dovessero scegliere, tra Macron e Le Pen, voterebbero la candidata del Rassemblement national (RN). Jacques Le Goff, grande storico francese, ha scritto che “continua l’incapacità della sinistra, e dei macronisti a comprendere la mentalità popolare, e preparano il terreno a Marine Le Pen”.

  • Caro Marino, so bene cosa sta succedendo in Francia, Germania e ahimè in Italia. Per questo mi sono stupito, dati alla mano, non dimentichiamo i gruppi organizzati anche da noi, che Pietro Martini riduca forse a folklore o o a imbrattamuri quello che sta capitando. Dal riduzionismo al negazionismo il passo si sta dimostrando breve.

    • Non importa verso chi, l’uomo vuole odio. Io da etologo lo metto in relazione al sovraffollamento: eclatante l’esempio di certe oche migratrici che, cresciute insieme in cucciolata affiatata, improvvisamente si guardano in cagnesco, e scappano ognuna verso un diverso punto cardinale. Le oche scappano, gli uomini sgozzano, e i perfidi capi lo sanno, e se ne fan forti per facili scalate. Ma un uomo comune, non eroe ma di buoni propositi, che può fare? Sorvegliare ed evitare di dire e dirsi che sono tutte esagerazioni, che in fin dei conti non succede niente di anomalo! Poi decidere, valutate le proprie responsabilità verso le persone a lui più vicine, se riproporsi in versione coraggiosa o perdonarsi e rifugiarsi nell’astensionismo. Ma mai sottovalutare e far finta di niente, perché sappiamo bene che stiamo parlando dei moti dell’animo della fiera più crudele che Madre Natura abbia mai prodotto.

    • Signor Pasini le rispondiamo di là (Achille Mainetti ed io, intendo) e lei replica di qua? E’ la sua arma di distrazione di massa? Non creda, ho capito benissimo che secondo la visione sua e della sua parte politica “gli operai, in maggioranza, oggi, votano per il centro-destra”. Non fate altro che ripeterlo! Semplicemente le chiedevo se le sembra plausibile che il 52% dell’elettorato italiano sia formato in prevalenza da operai, elettricisti e muratori, perché in tempi avari di lavoro come questi, se fosse vero, ci sarebbe da stappare la bottiglia per la felicità.
      Le faccio sommessamente notare che il 52% “è” la maggioranza, non si tratta di illusioni. Pensi un po’ che il povero Mentana insieme all’ancora più contrita La 7, nonostante il loro schieramento politico dichiarato, sono costretti a comunicarlo ogni settimana ai telespettatori nel “sondaggio del lunedì”. Posso immaginare la loro sofferenza.
      A proposito di antisemitismo, invece, colgo l’occasione per darle una notizia, anzi tre: 1) l’Europa di domani [ma noi non ci saremo] sarà fortemente antisemita in quanto formata da una popolazione in prevalenza mussulmana; 2) il politico italiano più filo-israeliano in assoluto è proprio Matteo Salvini, e personalmente non condivido affatto la sua posizione su Israele, ma non credo che la cosa interessi a qualcuno; 3) la stessa senatrice Segre l’antisemitismo l’ha sempre avuto in casa poiché il marito, l’avvocato Alfredo Belli Paci, fervente almirantiano, è stato candidato nelle liste del Msi tra gli anni ’70 e ’80.
      Come vede, il mondo è piccolo e gira sempre attorno alle solite cose. Per questo motivo la società occidentale appare ormai come una natura morta e di essa i Pesi emergenti non si curano più. A furia di rinvangare il passato, è precipitata nella fossa.

    • Non sapevo che quando un cittadino italiano si candida in un collegio e fa mettere in calce il suo nome e il suo cognome su una lista elettorale “non se ne fa niente”. Acqua fresca? Che poi l’avvocato non sia finito in Parlamento è altra faccenda, probabilmente c’era in lista qualcuno più meritevole di lui. Ma il suo attivismo politico nelle file del Msi è durato a lungo ed è ampiamente certificato, basta far passare “Il Secolo d’Italia” di quegli anni. E del resto non c’è nulla di cui stupirsi: i ricchi in Italia sono stati fascisti con Mussolini, poi sono entrati nelle file della Dc-Msi e zone limitrofe, infine si sono asserragliati nei fortini Ztl del PD. Una parabola ingloriosa. Meno male che Togliatti e Berlinguer non sono qui a vedere lo scempio. Chissà, forse la prossima tappa sarà il Marte di Elon Musk. Ma a pensarci bene, ci sono già su Marte.

  • Ecco chi sono i nuovi nazisti, anche l’unione europea è un bel test:
    “Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società […]. L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future […]. Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, è perciò un valore assoluto in questo tipo di società. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa”. (Jacques Attali, eminenza grigia di Mitterand negli anni ’80 e promotore dell’unione monetaria europea, citazione estratta da Michel Salomon, L’avenir de la vie, ed. Seghers – ISBN: 2-221-50237-X).

    • Sono d’accordo. Ma a proposito di Attali, che è stato l’alter ego di tutti i presidenti francesi e oggi è l’assistente spirituale di Macron, parlerei piuttosto di “eminenza nera”. Co-autore del Trattato di Maastricht, il banchiere-futurologo (il suo “mondo nuovo” è un incubo) è un lobbista che ha rilasciato negli anni interventi a dir poco inquietanti in linea con la sua fervida produzione saggistica. Sua è la nota frase: «E cosa credeva la plebaglia europea, che l’Euro fosse stato fatto per la loro felicità?». Negli ultimi 20anni noi europei siamo stati in mano a questa gentaglia, ecco perché adesso ci stiamo smaterializzando. Continuando, è ovvio, a non fare niente. Parola d’ordine: rinvio.

  • Sì, Ivano, forse sui cosiddetti neofascisti nostrani attuali posso aver dato l’impressione di buttarla un po’ sul folcloristico. Può darsi. Anch’io ho letto le statistiche su quelli che in Italia non sanno, fingono di non sapere, dimenticano, fingono di dimenticare, riducono, negano e via dicendo. Pare siano in aumento. È vero, l’antisemitismo in Italia è in ripresa. Hai ragione, dovrei preoccuparmi. Ma non ci riesco. Conosco il cosiddetto neonazismo tedesco abbastanza bene, nel senso che in Germania ci sono stato parecchio fino a pochi anni fa, e forse per questo il cosiddetto neofascismo italiano, al confronto, mi provoca reazioni più desolate che indignate, più sconsolate che allarmate. Quelli fanno sul serio, questi non lo so. Qui da noi è tutto così patetico. Insomma, non ce la faccio a inquietarmi. È da quando andavo al circo, da bambino, che il Pierrot e il Bianco non mi commuovevano, mentre ridevo di gusto con i pagliacci come l’Augusto. E questa roba mi sembra opera da Augusti, anzi da Scaramacai. Oltretutto, nove volte su dieci, questi presunti nostalgici non ci mettono la faccia (in Germania molto di più) e insozzano nottetempo, da codardi, i muri e i cimiteri delle nostre città. Per questo ho insistito sui writer. Ti confesso che i writer, a prescindere dalle scemenze che sbombolettano, rossi o neri che siano, mi hanno proprio rotto i tommasei. Sono l’emblema dell’insulsaggine presuntuosa, posano ad artisti e sono solo imbrattamuri, si credono chissà chi e sono solo vandali danneggiatori dei beni pubblici e privati, con costi per tutta la collettività.
    L’antisemitismo più pericoloso a livello mondiale, comunque, è quello islamico. Ostentare condanne dell’antisemitismo, anche nel giorno della memoria, e girarsi dall’altra parte fingendo di non accorgersi dell’antisemitismo musulmano, oggi il più conclamato, minaccioso e pericoloso, è come lamentarsi perché qualcuno ti fa le linguacce, fingendo di non accorgersi che qualcun altro sta per randellarti.

  • In tutti i casi, ulteriore solidarietà a Liliana Segre che rimane persona a sé distinta dal marito. E deplorare l’ennesimo tentativo di gettare fango.

  • Mah, così in generale, per facilitare la comprensone di tutti (già a volte, cmq ci si fraintende!), eviterei proprio: Rita, Achille e Marino di mescolare le comunicazioni personali, sulle vs mail (ben inteso, sulle vostre mail personali fateci tutto quello che volete, ovviamente!), con i commenti sul blog.
    Ero restato stupefatto dal fatto che Marino rispondesse alla “signora Rita” senza che ci fosse alcun commento sul blog, al quale rispondere, da parte della signora Rita!
    A propò, ben tornato Rita, anche su CremAscolta, cominciavo a preoccuparmi!

  • A proposito del marito della senatrice Segre (ne parlo, anche se mi pare un argomento di bassa lega che avrei voluto evitare): stando alla stessa Segre, c’è stato un “conflitto” tra i due nel senso che lei ha posto al marito un aut-aut, dopo di che il marito ha optato per… l’amore, rinunciando alla politica.
    Così, almeno, la Segre dixit.
    Ma… qual è il problema? Non abbiamo di meglio da discutere?

    • Non credo proprio, Piero, che agli italiani freghi granche’ delle vicende matrimoniali dei personaggi pubblici, avendo gia’ ognuno i casi suoi a cui badare. Anche i mojto, le olgettine e i citofoni sono argomenti di bassa lega, eppure se ne parla. Com’e’ giusto che sia. Manca solo la censura.
      Il personaggio pubblico deve essere di cristallo. Sempre. Comunque complimenti per la rinuncia della politica (anche delle idee?) in nome dell’amore. Aria di San Valentino.

  • Si, argomenti “di bassa Lega” è decisamente definizione assai appropriata. Bassa, molto bassa Lega!!!

  • Pietro, antisemitismo e antisionismo da parte degli arabi sono indubbiamente un problema reale, ma Israele dovrebbe assumersi le proprie responsabilità. Al tavolo dell’ultimo accordo di pace, che a me è sembrato più spartizione e ulteriore occupazione o riconoscimento di territori già occupati, anche se in cambio di cospicui finanziamenti, erano seduti Trump e Netanyahu. I palestinesi, in disaccordo, è pur sempre anche casa loro, non si sono presentati. E i Paesi arabi, sembrati all’inizio favorevoli, pare ci stiano ripensando. E anche gli occidentali, magari di sinistra, sempre filopalestinesi, stanno rimarcando il fatto che senza i Palestinesi un accordo sarebbe impossibile. Stato unico o due Stati poi non saprei. Di fatto i potenti mondiali e i commentatori di parte non capiscono che il popolo palestinese ha un’identità che, rivendicata dai vari nazionalismi, ai Palestinesi è negata. La proposta di una nuova enclave controllata, – confini blindati, corridoi, esercito israeliani -, sarebbe un boccone amaro da cacciar giù. Se non accettando la solita subalternità ai poteri più forti fortemente espressi, più che da Trump, da Netanyahu e dalla sua politica classificata sempre più prepotente. Salvini filo israeliano? Non potrebbe essere più ovvio. Per dire cosa? Per dire che si può essere contemporaneamente, nonostante le dichiarazioni, filoisraeliani, ma allo stesso tempo – crisi economica e il viziaccio del capro espiatorio – essere antisemiti, razzisti e via discorrendo. Di fatto la contrapposizione mussulmani e mondo ebraico non può che acutizzarsi mettendo nello stesso calderone, grave errore, i due protagonisti. Se poi ci mettiamo anche l’Iran, dopo la morte di Soleimani, allora siamo fritti. I due, popolo ebraico e popolo di Israele non stanno correndo, identificandoli, gli stessi pericoli? Non so, mi sto chiedendo.
    Qualcuno mi aiuta a capire?

  • A Ivano Macalli rispondo in due tempi. La semiologa che hai ascoltato, o letto, e che in sintesi dice che parlando troppo dell’Olocausto, le camere a gas si ottiene l’effetto opposto, cioè la massa critica si spazientisce, e aumentano, anzichè diminuire coloro che provano fastidio sull’argomento Shoah, o addirittura arrivano a negarlo, forse è Valentina Pisanty. Se non è lei, non fa nulla; il tuo appunto è interessante, perchè coglie un problema che esiste: come parlare dell’Olocausto; tacere o non tacere; evitare di riaprire le ferite: quel tempo è ormai lontano; “gli ebrei approfittano dell’argomento per romperci continuamente i coglioni” (Vittorio Feltri); il revisionismo storico; il negazionismo della Shoah. Non sono uno storico, ma un cronista della Mutua, e un lettore. Valentina Pisanty è una giovane studiosa, molto brava (talvolta scrive sui giornali, l’ho vista su “il manifesto”; e di lei è uscito nel ’98 un libro specialistico – non per il grosso pubblico – “L’irritante questione delle camere a gas”, dove segnala l’aumento, anche più sfacciato di un tempo, dei negazionisti all’opera per fare tabula rasa del passato, e smontare la Storia della persecuzione ebraica, arrivando a negare anche la Shoah.
    In un suo libro recente “Guardiani della memoria” ricorda che nei paesi dove la politica della memoria è stata intensa, il razzismo e l’intolleranza, anzichè diminuire sono in aumento (puoi trovare anche una recensione di Gad Lerner, su questo libro su “Repubblica” cartacea, apparso il 23 gennaio. Del negazionismo, cito alcuni nomi: Harry Elmer Barnes: le atrocità inflitte dagli alleati ai tedeschi, con i bombardamenti soprattutto, furono brutali e dolorose non meno delle camere a gas. Quindi – secondo lui – è pari e patta. (Revisionism: A Key to Peace, ed. Spring 1966). Freda Utley: gli USA hanno commesso atrocità uguali o peggiori, nella loro storia, rispetto ai nazisti. (The High Cost of Vengeance, L’alto costo della vendetta, Chicago 1949). Louise Farrakhan, leader nero musulmano, letto e citato da gruppi radicali musulmani come Hezbollah, Hamas, anche il gruppo russo Pamyat. Negli anni ’80-’90 sono uscite interviste, come quella all’attore Robert Mitchum che sollevava dubbi sull’Olocausto. Il rregista francese Claude Autant-Lara parlando a “The Times” e alla rivista di sinistra “The Globe”, nel maggio ’90 disse che l’Olocausto è una leggenda. Robert Faurisson, che è l’autore degli “Annali di Revisionismo storico”. Jean Marie Le Pen, che ha detto più volte che l’Olocausto è un dettaglio della Seconda Guerra Mondiale. David Irving, americano, un professore salito alla ribalta mondiale per la sua polemica e un lungo processo con la scrittrice ebrea americana Deborah Lipstadt, da cui è stato tratto un film, passato anche in Italia “La verità negata” (2016), e in parte tratto da un bel libro della Lipstadt “Denying The Holocaust” (Negare l’Olocausto. L’assalto crescente alla verità e alla memoria, Penguin, 2016). Deborah Lipstadt ha “riscritto” anche “Il processo Eichmann” (Einaudi 2014) con documentazione e opinioni differenti dal famoso libro di Hannah Arendt “La banalità del male”. Concorda con la Lipstadt, un saggio molto interessante di Bettina Stangneth, che non crede alla banalità del male sostenuto dalla Arendt, “La verità del male”, edizioni Luiss, 2016.

    • Secondo punto: Israele e i palestinesi. Ci sono dei libri fondamentali, secondo me, che aiutano a capire. Ne cito alcuni: Tom Segev, Il settimo milione. Come l’Olocausto ha segnato la storia d’Israele. Benny Morris, Storia del conflitto arabo-sionista 1881-2001. Wlodek Goldkorn, scrive su “L’asino e il Messia” che “in fondo Israele è nato perchè dopo la Shoah c’erano in fuga per l’Europa centinaia di migliaia di profughi ebrei. Erano “displaced persons”, gente senza un luogo. Uomini e donne che non potevano, nè volevano tornare in Polonia, Ucraina, Bielorussia, Lituania. Erano dei reduci, dei sopravvissuti senza casa nè futuro. L’Europa non li voleva e neanche l’America intendeva aprire le porte a questa massa di derelitti e disperati”. Leggendo la biografia di David Ben Gurion, scritta da Tom Segev, Uno Stato ad ogni costo (non ancora apparsa in Italia) c’è molto che si può capire di come tutta la faccenda cominciò. Siegmund Ginzberg, scrive su “Repubblica” in sostanza la stessa cosa di Goldkorn, citando Benny Morris, forse il più importante studioso del conflitto arabo-israeliano: “Morris attribuisce al fattore demografico la nascita stessa dello Stato d’israele. Fu la “massa critica” che arrivava dall’Europa e dall’Olocausto a far nascere il nuovo Stato. Ma da tempo i sionisti di una volta, i laici, gli intellettuali profeti di tolleranza (tra cui Amos Oz) che leggiamo, intervistiamo e apprezziamo in Occidente, non sono più maggioranza a Gerusalemme. Come non lo sono più nell’America di Trump”. Oggi, Israele, è in maggioranza un’altro modello culturale di ebreo. L’immigrazione che è andata a infoltire le nuove colonie, riguarda un ebraismo che non ha più memoria del nazismo, del fascismo, e vuol imporre, anche, la sua legge su territori che suoi non sono, come accaparrarsi terre nei villaggi e cacciando via i palestinesi. La sinistra occidentale da sempre liscia il pelo ai palestinesi, per vari motivi, non sempre nobili, inventandosi una Palestina araba democratica, e dimenticando che l’unico Stato con una difficile democrazia c’è, ed è lo Stato d’Israele. Al Fatah, Hamas, e altri gruppi, hanno avuto e hanno ancora, al loro interno, molti fanatici, vogliono cancellare Israele dalla faccia della terra, e i dirigenti di Hamas non rispondono volentieri a domande sull’Olocausto. Di recente, per Einaudi, è uscito un libro di Ahron Bregam,”La vittoria maledetta”. Parla della Guerra dei Sei Giorni, quando gli Stati Arabi uniti erano certi di farsi un sol boccone di Israele, e invece non fu così, la vinse Iasraele. Ma è stata, col senno di poi, non solo una vittoria di sopravvivenza; fu una vittoria maledetta. Le terre occupate da israele, grazie a quella vittoria, poi in parte restituite, pesano molto ancora oggi. La pace? Non sarà più possibile, credo. Ancora sarà la demografia, forse, ad essere determinante; gli ultraortodossi, in Israele sfornano una quantità impressionante di figli per gareggiare con gli arabi. Restano i baluardi laici di Haifa e Tel Aviv: ancora una volta le grandi città – Gerusalemme è un mondo a parte – a vivere un’altra vita: per quanto ancora non si sa.

  • Diciamo pure che i “profeti di tolleranza” non hanno mai abbondato tra le file dei sionisti. Magari per farsi un’idea po’ più obiettiva e capire le ragioni degli “altri” (i palestinesi) sarebbe utile leggere anche qualche libretto dello storico israeliano (ma non sionista) Ilan Pappé. Questi, sulla nascita di Israele, ci racconta cosette un attimino diverse da quelle riportate da Benny Morris e da quelle insegnate/imposte nelle università del democraticissimo stato di Israele.
    Distinti saluti.

    • Quando si tocca l’argomento io consiglio sempre di andarsi a rivedere il “Piano Kivunim”, dal nome della rivista ebraica che dal 1982 ha propugnato la spaccatura di tutti gli stati di religione islamica “secondo le loro linee di frattura etniche e religiose”. E’ illuminante.
      Prima dell’11 settembre il terrorismo islamico non esisteva. Il generale Nato Wesley Clark riferì una “confidenza” fatta da Donald Rumsfeld, il quale disse “andiamo ad attaccare 7 paesi in 5 anni. Adesso cominciamo con l’Irak, poi Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan, e per finire l’Iran”. Tutto previsto dal piano.
      https://youtu.be/nUCwCgthp_E
      Se uno ha il vizio di darle, non può sperare di non prenderle mai.

    • Signor Mainetti, in Israele, nelle università non ci sono insegnamenti “imposti”, come dice lei. Il “democraticissimo” Stato d’Israele ha elezioni libere, un’ opposizione parlamentare, una sinistra che liberamente protesta, cose che nel mondo arabo, incluso quello palestinese, non riescono a darsi. Le ricordo anche che una cosa è lo Stato d’Israele, un’altra il governo israeliano che non rappresenta e non ha il consenso di tutti gli israeliani in patria, e gli ebrei che vivono in tutto il mondo. La sinistra radicale nella sua fobia, confonde le due cose. E l’Egitto, paese di circa cento milioni di abitanti, che durante la Guerra dei Sei Giorni era convinto di farsi un sol boccone di Israele, oltre tremila persone sono sparite negli ultimi anni, complice la “spia della porta accanto – come ha documentato l’Onlus Egyptian Commission for rights and freedoms, diritti e libertà, nel 2015. In Egitto risultano scomparse oltre 1700 persone (oltre il caso vergognoso di Giulio Regeni), per la metà sono giovani; circa una media di tre arresti al giorno, dei quali non si conosce più la sorte. L’Egitto di Abdel Fattah Al Sisi obbliga a denunciare ogni forma di dissenso, che è passibile di carcere e tortura, fino alla morte. Il suo sarcasmo sul “democraticissimo” Stato d’Israele, perchè non lo indirizza, una volta tanto, sui governi arabi? Nei miei scritti ho più volte criticato il governo israeliano, spiegando la mia opinione anche su altre faccende legate ai nuovi ebrei immigrati, la stupidità della sinistra radicale europea che non ha aiutato e sostenuto i laburisti d’Israele negli anni, quando parlare di pace era ancora possibile. Lei può scrivere ciò che le pare, ci mancherebbe, ma per quanto mi riguarda è l’ultima volta che le rispondo personalmente al suo sarcasmo gratuito sullo Stato d’israele.

    • Pare che Israele compia da settant’anni rappresaglie indiscriminate e quasi quotidiane contro la popolazione civile indifesa dei territori occupati e non solo (vedi rapporti dell’UNICEF e di Amnesty International). Pare che Israele disattenda impunemente da decenni oltre 100 risoluzioni dell’ONU (per molto molto meno abbiamo condannato e bombardato Saddam Hussein e Milosevic). Che poi gli stati confinanti siano tutt’altro che democratici, questo non c’entra nulla. Se il mio vicino ammazza sua moglie, questo non mi autorizza a maltrattare la mia. Francamente non capisco la distinzione tra stato e governo sulla quale lei insiste. Nessun governo del mondo ha il consenso di tutti i cittadini ma se Israele è una democrazia, i macellai Sharon e Nethaniau qualcuno li avrà pure votati. O no?
      Distinti saluti (senza sarcasmo).

  • Caro Marino, la semiologa é proprio lei e Lerner l’ho letto. Non so qual è il tuo metodo di archiviazione. Io leggo, ascolto e poi cestino, andando poi nel panico quando devo ricordare qualcosa. Dovrei essere più meticoloso. Grazie. Meno male che almeo i libri non si buttano, ma in rete non trovi tutto dei quotidiani e finisco sempre con l’essere approssimativo. Ma giuro che imparerò, tanto i miei interessi sono sempre quelli. Grazie ancora

    • Caro Ivano, hai tanta curiosità da vendere. E sai districarti dal fango della Rete, i Protocolli di Sion, l’odio mascherato a denti stretti per gli ebrei, tanto uguale al veleno che circolava nei primi anni del Novecento. La colpa dei guai dell’umanità è delle lobbies ebraiche, dei Rothschild (ora di Soros), il complotto giudaico che ha in mano la finanza mondiale. Un ossessione che torna, con l’aria putrida che circola. Non c’è dialogo con chi ha l’odio nella mente, anche se mascherato, sempre odio è.

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