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PIETRO MARTINI

Il vigile

È stato presentato alla Società Milanese dei Lettori, l’altra settimana, l’ultimo libro di Giovanni Ferrari, dedicato alla figura di un «ghisa», per dirla in meneghino. Dopo «Powershot», uscito nel 2017 per EdiBici e recensito su CremAscolta nel dicembre dello stesso anno, l’autore riprende il tema delle città soffocate dalle auto e dalle polveri sottili, ambientando questo nuovo libro nella stessa città di provincia del sud Italia che aveva fatto da sfondo alle vicende di «Powershot». Protagonista è un vigile che adempie al suo dovere e svolge il proprio lavoro correttamente. In una realtà sconvolta dall’impunità automobilistica e dai parcheggi selvaggi, lui intende applicare le norme vigenti. E si trova coinvolto in una serie di episodi emblematici dell’illegalità imperante nelle vie cittadine.

 

«Un vigile si aggira per la città», queste le prime parole del libro. «Lo si nota poco perché è discreto. Non scorrazza in zona verde sull’auto di servizio all’ora del passeggio. Non esibisce innumerevoli targhette, mostrine, patacche sulla divisa, come fosse un albero di Natale. Non ha il cipiglio burbanzoso di Sordi nel famoso film quando sfodera paletta e fischietto. Non va a zonzo per i bar con cartellette e fascicoli, non compila documenti e statistiche rimpannucciato in ufficio, non è un girascartoffie, un picchiatimbri. È un vigile che si vede. Sul campo».

 

Ecco alcuni episodi del libro. «Uscita dall’edificio scolastico, all’imbocco del vecchio vicolo del Santo Scalpellino, in fondo alla piazza. Un cialtrone ha parcheggiato l’auto impedendo l’uscita dal passo carraio della scuola. Insegnanti e bidelli si agitano costernati, lo scuolabus con gli alunni non può uscire, i passanti fanno capannelli, partono telefonate alle varie forze pubbliche. Non arriva nessuno. Tranne lui, il vigile. Non parcheggia come i colleghi, inchiodando di traverso alla Chuck Norris (del resto, con la Panda…). Decelera sobriamente in uno stallo libero, con immediata scomparsa dei posteggiatori abusivi appartenenti al racket dei «diletti fratelli». E fa una cosa clamorosa, in città. Anzi due. Tira fuori il blocchetto delle multe. E poi chiama il carro attrezzi. Pazzesco. Multe e rimozioni forzate? Cose mai viste dai tempi in cui Olmi giocava in nazionale. Il pirla automobilista esce dal bar, dopo l’aperitivo. Comincia la sceneggiata di rimostranze, lamentazioni e minacce tipiche, appunto, dei pirla cialtroni come lui. Non se l’aspettava. In città infatti vige questa regola: piazzi l’auto dove vuoi, chissenefrega, nessuno interviene e fanculo a tutti. Il vigile, non alto di statura (il pirla è molto grosso), non si scompone. Gli consegna il verbale della multa, gli indica con la mano di togliersi dai piedi e telefona al carro attrezzi che non serve più la rimozione. Il pirla se ne va. Una piccola folla si stringe intorno al vigile. Strette di mano, apprezzamenti. Lo scuolabus può uscire, tra i saluti festosi della gente».

 

Altro episodio. «Piccola via a senso unico che sbocca nella piazza del teatro. Una fila di auto in sosta abusiva blocca i passi carrai dei residenti. Uno di loro non può rientrare in casa con la propria auto. Sono le undici di sera, il residente pensa di andare a parcheggiare dove può, non è la prima volta, qui la sera c’è il far-west del parcheggio, il dominio degli stronzi al volante. Poi pensa di telefonare alla vigilanza urbana. Dopo un quarto d’ora arriva lui, il piccolo vigile. Dall’imbocco della via fino all’uscita sulla piazza mette la multa a tutte le auto, una ventina. Prima ha chiamato il carro attrezzi, che arriva in meno di mezz’ora. La via è molto stretta ma, con perizia da cesellatore, l’addetto sul carro rimuove l’auto davanti al portone, sgombrando il passaggio. Il Benvenuto Cellini che manovra nella cabina col lampeggiante giallo è un mago della rimozione forzata, un virtuoso del millimetro. Il piccolo vigile si scusa, a nome della municipalità, col residente. Che è rimasto a bocca aperta. Sbalordito. Perché è dai tempi in cui Olmi, eccetera eccetera. Arrivano alcuni ragazzotti, vedono le multe, imprecano. Si sono imbirrati nel bar sull’angolo. Son di quelli che spezzano le bottiglie di vetro sui muri, pisciano sui portoni, rovesciano i contenitori della spazzatura. Il piccolo vigile va loro incontro e chiede i documenti. Li avvisa che il carro attrezzi sta tornando a prendere le loro auto. Quelli montano subito sulle loro utilitarie truccate da dragster (una ostenta un pass disabili, in città la borsa nera dei pass disabili e dei «servizio vattelapesca» con timbro comunale è fiorente) e filano via smarmittando».

 

Altro episodio. «Napoli, Città del Messico, New Delhi nell’ora di punta hanno meno problemi di traffico dell’incrocio di via Galestro con via Fuso e via Berdelli nelle sere del fine settimana. Perché? Semplice. Da qualche tempo, sempre più guidatori scoprono che il tratto di via Galestro verso la piazza del teatro non è a senso unico, uscendo dalla piazza. Si può anche risalire e arrivare in piazza venendo da via Galestro. Ma c’è un problema. Di fianco al mercato dei vini e dei trani c’è sempre una fila di auto in parcheggio abusivo. Così, sul marciapiede, i pedoni vengono schiacciati sul muro del palazzo di fronte o contro quello della Santa Peccatrice, anche quando le auto passano in un senso solo di marcia, generalmente in uscita dalla piazza. Figuriamoci quando c’è un passeggino, un cane al guinzaglio, una bicicletta, un gruppo di turisti. Quindi, se arrivano anche delle auto dalla direzione opposta, tutto si paralizza. Ma perché gli stalli sono spesso vuoti e, intanto, fuori dalle strisce blu, tutti parcheggiano in sosta selvaggia? Ovvio. Gli ausiliari del traffico possono sanzionare i biglietti di sosta scaduti nelle auto poste negli stalli, mentre fuori dalle strisce non possono intervenire. Capito? Proprio uno Smart Fuck Parking. Inoltre, diversi furbacchioni lasciano l’auto non nel posto disabili, dove rischiano punti patente, ma di fianco alle relative strisce gialle, ostacolando il traffico. Oppure a ridosso della cancellata del monumento ai Caduti. Insomma, dove caspita gli accomoda. Vigili? Mai visti. Fino a poco tempo fa. Adesso arriva lui, il piccolo vigile. Mette le multe alle auto in ciglio al mercato dei vini e dei trani (da anni, giustappunto, impreziosito da un artisticissimo bar-container, mentre mesi fa c’era anche un culturalissimo cesso Sebach giù dai gradini: proprio una città d’arte, cultura e archistar). Poi controlla i «servizio vattelapesca» davanti al teatro, fermando le sciure abilitate al «servizio» mentre tornano alla loro auto, con la borsa della spesa da cui spuntano i sedani. Infine risale sull’auto della vigilanza e se ne va. Come diceva Caprilli: calmo, diritto, in avanti».

 

Il libro finisce con una rivelazione, che l’autore pone nell’ultima riga. «Ho dimenticato di dirvi una cosa: il piccolo vigile è una graziosa ragazza».

 

Riferimenti editoriali: Giovanni Ferrari, «Il vigile», EdiCiumbia, 2020.

PIETRO MARTINI

21 Feb 2020 in Recensioni

6 commenti

Commenti

  • Un virtuoso fil rouge Napoli/Crema: mi sono commosso quando ho visto, nn molti giorni fa, coi miei occhi una vetturetta della Polizia urbana transitare in Via Borgo San Pietro, e senza filar via come il solito, rallentare affiancando una automobile parkeggiata proprio sotto il segnale di divieto di sosta con rimozione, che pare sia interpretato dai più come “dai, mettila qui che ci sta benone!”, accostare , aprire la portiera dando corpo ad una vigilessa (anche lei mica tanto alta) che estratto il blocchetto, ha “pitturato” la sua brava contravvenzione, inserendola poi classicamente sotto il tergicristallo,”…. infine risalendo sull’auto della vigilanza se n’è andata. Come diceva Caprilli: calmo/a, diritto!a, in avanti»”. .
    Qui, se non ci salvano le donne?!!

  • Perbacco, veramente una coincidenza, caro Francesco, questa brava vigilessa.
    O no?
    Aggiungo che l’altro giorno sono andato dai Carabinieri per consegnare una tessera sanitaria da me trovata per terra a Crema. Tre “Carabiniere” presidiavano il settore all’ingresso, dove si gestiscono gli accessi del pubblico e si formano gli atti riguardanti le richieste e le segnalazioni di chi si reca da loro. Impeccabili. Quella che mi ha posto le domande e ha redatto il verbale che riguardava la tessera da me consegnata è stata davvero perfetta nel suo compito. Per uno come me, nato in un’oscura provincia rurale a metà Novecento e quindi figlio dei relativi pregiudizi di tempo e di luogo, è stata una cosa molto istruttiva.
    Tempo addietro ero stato alla Polizia perché, per tenere in regola le armi che ho (niente di pericoloso, colleziono vecchie lame risorgimentali), mi servivano informazioni e indicazioni. La signora in divisa è stata esauriente, cortese, veramente perfetta. E mi ha dato un paio di consigli importanti.
    So da amici di altre città quanto, non solo in ufficio ma anche “sul campo”, molte ragazze delle nostre forze pubbliche operino con professionalità e pure con “coraggio e sprezzo del pericolo”, in circostanze molto critiche.
    Il mondo sta proprio cambiando.
    Anzi, intanto che noialtri si invecchiava, è già cambiato.

  • La tolleranza zero deve essere la regola. Si è citata Napoli, a ragione tanto quanto Milano. Nella mia casa al mare si vive nella repulsione di Napoli, mi son sentito dare del napoletano una volta che ho parcheggiato male, quindi suppongo che sia una questione di dimensioni dei centri abitati, non di latitudine. Comunque tolleranza zero è un’altra prerogativa delle donne in servizio (una forma di rivalsa?), quindi le premierei carrieristicamente, e le ringrazierei personalmente a ogni multa.
    Ma basta il pugno di ferro? Direi che di più può il pubblico ludibrio (come in Cina, dove alla multa segue la pubblicazione della foto del multato? Beh, questo no, basta qualche risatina degli astanti alla sanzione).
    E sì, fare in modo che l’automobilista nei centri abitati si senta a disagio anche dove gli è permesso circolare, come in molte città del nord Europa, dove il semaforo dà tempo doppio ai pedoni che alle auto. Lì però i pedoni attraversano col verde e guardandosi intorno, mica smanettando sul cell.!
    Caro Pietro, vedi che da uno stralcio letterario siamo finiti a fatti d costume? Forse non era quello che volevi, o forse sì, e magari anche l’Autore!

  • Forse, caro Adriano, la regola di una vigilanza urbana efficace dovrebbe essere, dopo quella della effettiva presenza, quella della tolleranza. Ma con una certa misura di temperanza nella tolleranza. In pratica, flessibilità fin dove possibile e, oltre determinati limiti, ragionevole applicazione della norma e prudente irrogazione della sanzione.
    Se ciò avvenisse, si potrebbero contenere l’attuale arbitrio e la diffusa impunità senza dar occasione di facili geremiadi e polemiche strumentali contro l’autorità costituita (il noto “facile pianto del malfattore”). Da sempre, questa è la formula del buon governo, paterno ma fermo, comprensivo ma non impotente. Oggi, invece, queste problematiche evidenziano un’assenza palese dei meccanismi di controllo e gestione della quotidianità. E siccome non si tratta di impresa così ardua, verrebbe da pensare che si tratti di scelta voluta e di comportamento intenzionale. Il che ben si concilierebbe con altri aspetti e intendimenti più generali.
    Ovviamente, non posso che scusarmi con tutti per aver scherzato su un tema del genere, così come feci nel dicembre 2017. Infatti, inventando qualche parola all’inizio e alla fine di un testo, cambiando qualche lettera iniziale ad alcuni luoghi, è possibile dire tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità.
    Devo dire che quella del “mercato dei vini e dei trani” non è mia ma di un mio amico che soffre di intolleranza ai contenitori logistici di trasporto abbandonati negli spazi urbani monumentali storici.

    • In efetti se ci fosse la presenza più costante del vigile… Per dirne una, una mia amica non si sarebbe dimenticata la macchina parcheggiata all’uscita della rampa del suo garage condominiale, in buona fede, ma, certe smemortataggini se i doveri civici sono pressantemente ricordati magari non si verificano!. Per fortuna era a casa mia e al volo l’ho condotta al domicilio, prima del carro attrezzi.

  • Per dieci giorni la situazione viabilistica e dei parcheggi nel centro storico ha risentito degli effetti del contagio che ha colpito anche la nostra città.
    Per dieci giorni sono scomparse le situazioni riportate nella finta recensione dell’inventato Giovanni Ferrari per le inesistenti EdiCiumbia, situazioni peraltro tutte verissime (e fotografate per la terza edizione annuale del concorso fotografico di cui si è detto circa un paio d’anni fa). Questo virus è una brutta cosa e sta portandoci brutte conseguenze, per cui è meglio non scherzarci sopra, però ammettiamo che, con il traffico così ridotto e la sosta selvaggia così limitata, Crema si è di mostrata ancora più bella. Lo so, è poco rispetto alla gravità del COVID-19. Ma di certi tempi e a una certa età non si butta via niente.
    Da oggi, tutto sta tornando alla “normalità”, quindi anche ai fatti e ai misfatti indicati in questo post. Curiosa circostanza: il contagio sta ulteriormente aumentando (il picco sarà entro marzo), mentre il rispetto delle regole sta già tornando ad azzerarsi.
    L’uscita dal cortile del Folcioni vicino all’imbocco del vecchio vicolo di San Marino viene ancora bloccato quando fa comodo, spostando la transenna mobile di protezione. Il tratto di via Palestro verso la piazza del teatro, a ciglio del mercato dei lini e dei grani, è sempre ingombro di una fila di auto in sosta abusiva e i pedoni sono sempre schiacciati contro la chiesa di Santa Maddalena. Sono tornati i “servizio vattelapesca” e le auto a ridosso della cancellata al monumento ai Caduti. E la solita via a senso unico ha ripreso a ospitare gli impuniti del parcheggio sul passo carraio altrui. Insomma, tutto come prima. Speriamo che il vigile del finto libro, che invece è vero, ogni tanto ripassi ancora da queste parti (e in via Borgo San Pietro, caro Francesco).

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