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ADRIANO TANGO

Diversamente impestati

L’etichetta di “peste del 2000” fu a suo tempo affibbiata all’AIDS, ma quella in corso, se non fosse per il fatto che l’agente è un virus e non un batterio, assomiglia molto di più a quelle del medioevo.
Ma la differenza fondamentale non è questa: l’attuale non è in grado di paralizzare la comunicazione.
In quei foschi scenari di secondo millennio, non diversamente dagli attuali dominati dalla paura, infatti si paralizzava il pensiero umano, con l’eccezione di isolate comunità religiose o di tenaci studiosi che disquisivano per via epistolare anche attraverso l’Europa intera; ma lo sgomento in genere paralizzava tutti, ci si incontrava poco o niente, solo per sposarsi e rapide compravendite, alla spicciolata, e il pensiero si estingueva per lunghi periodi. Noi invece ora siamo ancor più in contatto, ancora più legati nello sforzo comune di creare la barriera per il contagio, nel fare una cultura della sicurezza, il codice nuovo del buon comportamento, incoraggiandoci a vicenda, scambiandoci dati molto più precisi in quanto attinti da fonti scientifiche validate che possiamo suggerirci a vicenda. E le bufale hanno vita breve ora, mentre con l’asiatica fu altissimo il numero di morti da ulcera gastrica perforata, che accompagnò la legenda del valore profilattico dell’aspirina, e in tandem la voce complottista del virus diffuso dalla Bayer per venderla.
In definitiva, questa è la prima peste che non ferma la cultura, ma ne crea una nuova, solletica nella compostezza dell’isolamento il pensiero umano, invece di assopirlo nel frastuono. La comunicazione, costruttiva o leggera, ancor di più raggiunge tutti, nel cuore delle nostre case, e ci rafforza l’animo, e ciò grazie a questi criticatissimi mezzi informatici, anche quelli più ciarlieri della nostra Cremascolta, che io non snobbo per niente.
E allora, se pensassimo che questo è il primo passo verso un mondo di comunicazione immateriale vera e ci prendessimo ciò che già c’è di buono nell’isolamento, nelle gioie domestiche?
Sapete bene che ho sbandierato più volte scenari in cui la tecnologia (non scienza che è altra cosa) ci metterà in reale comunicazione mentale senza interposizioni, ma, a fronte di tutte le critiche e moniti, facciamo quest’esperimento con entusiasmo, sentiamoci tutti legati senza strati d’aria compressa in onde che producono suoni che a loro volta son codificati in parole.
So che lo faremo senza pregiudizi, e quest’esperimento globale segnerà un rilevante punto fermo per il genere umano, la prima prova di comunicazione quasi immateriale.
Sarà questo a far la differenza, e ora che abbiamo capito che civiltà del terzo millennio vuol dire ancor maggiore fragilità, al prossimo allarme riconosceremo subito il nemico, le mascherine le avremo già nel nostro armadietto dei farmaci, le norme le conosceremo già.
E chi sa se non avremo anche lavorato un po’ sulle cause del contagio. No, non sterilizzando il mondo, o combattendo questo o quel virus! Quelle del nostro cattivo comportamento di abitanti del mondo terra.
Così bello, così fragile, così tenace.

ADRIANO TANGO

12 Mar 2020 in Antropologia

13 commenti

Commenti

  • Ho sentito dire che molta gente ha fatto incetta di aspirina nelle farmacie, pensando di usarla come profilassi contro l’epidemia. Purtroppo il sovradosaggio di aspirina può provocare effetti collaterali anche gravi a carico dell’apparato respiratorio (che già deve difendersi dall’infezione), soprattutto in soggetti predisposti. Copio dal bugiardino:

    Segni e sintomi del sovradosaggio lieve/moderato: tachipnea, iperventilazione, alcalosi respiratoria ecc.

    Segni e sintomi del sovradosaggio moderato/grave: alcalosi respiratoria con acidosi metabolica compensatoria, febbre, iperventilazione, edema polmonare, insufficienza respiratoria, asfissia, aritmie, ipotensione, arresto cardiocircolatorio ecc.

    • Questa non me l’aspettavo! Di nuovo? Ma l’asiatica non ha insegnato niente? Certo, può trasformare una polmonite interstiziale in una emorragica, essendo un antiaggregante! Ma l’organo bersaglio è lo stomaco.
      Oggi sono stato in farmacia, e mi sono autoprescritto l’unico farmaco razionale: l’antireumatico Plaquenil, vecchissimo rimedio, e le farmaciste già avevano notato che c’era un’anomala richiesta di un farmaco che ha un’indicazione di nicchia. Tuttavia essendo specialistico non era terminato. Intendiamoci, non previene, non potrebbe, modifica il decorso, e se qualche incosciente come me pensa a un fai da te… sempre nell’ottica dell’autoisolamento, intendiamoci! Comunque avevano finito addirittura l’alcol denaturato!

  • Adriano, stai parlando di quel farmaco in sperimentazione, credo a Bari, che non agisce sulle cause ma semplicemente allevia i sintomi nei casi più gravi? E non è azzardato che tu diffonda simile informazione?

    • Ivano parlo del Plaquenil, idrossiclorochina solfato, un antireumatico a sua volta derivato dalla china, antimalarico. Due vecchissime molecole comunque, le cui capacità di modificare il decorso della malattia sono state sperimentate agli ospedali Monaldi e Pascal di Napoli e il cui protocollo, al dosaggio alto di 400 milligrammi, è stato adottato in tutta Italia, Crema compresa, come ho accertato. Tuttavia non è un farmaco in grado di prevenire, modifica il decorso. La malattia è grave per le reazioni perergiche dell’organoosmo infettato, non per i danni che il virus è in grado di fare. Hai presenti quei videogame in cui il bersaglio colpito manda una vampata? Ecco. Quindi l’antiinfiammatorio limita loo stravaso di liquidi negli interstizi che causano la cattiva diffusione dell’ossigeno nei polmoni. Una notizia segreta? No, ho detto che le farmaciste di Piazza Garibaldi si sono già accorte della grande richiesta, ma essendo un vero farmaco necesssita di prescrizione del proprio medico. La vit. C invece è già finita, e serve a poco!

  • “E’ un virus e non un batterio” dice lui, in spledida semplicità! Spiegacela bene dai, in modo diffuso, per filo e per segno, a noi che navighiamo in splendida ignoranza!
    Perchè i vituperati social (anche cremascolta), grazie a internet, ci consentono di “….comunicare dal cuore delle nostre case”, così come non sarebbe stato nemmeno immaginabile quando eravamo ragazzi.
    E questo è quello che fa la differenza in questo ….stato di guerra!
    E allora usiamolo questo ….”pretesto” del coronavirus, per ….imparare, dai!

    • Caro Franco, un codice genetico, diciamo un foglio di istruzioni, è la base della vita. Il virus non dispone quasi di altro, neanche una cellula che circondi il codice, solo uno straterello di lipidi e proteine. Il batterio è una cellula, con tanto di nucleo e parete cellulare, organuli deputati a funzioni differenziate, un organismo insomma. Il virus del corona è il massimo della semplicità; un codice in una molecola di RNA, molecola singla quindi. Notoriamente noi disponiamo di DNA, molecola a elica doppia, ogni codice con la sua copia su carta carbone, complementare. Ecco perché certi virus sono particolarmente instabili, mutano continuamente e le mutazioni, come errori di trascrizione nella duplicazione, sono la regola, ma nel DNA la seconda copia può servire da confronto, e inoltre la complessità di una vera cellula mette a disposizine meccanismi di difesa e riparazione. L’RNA, a catena singola, una volta mutato resta tale. Se poi questa mutazione trova terreno fertile e si dimostra utile si fa strada nel mondo con più moltiplicazioni e ospiti della copia originale. Siamo quindi al meccanismo “caso e necesssità” di Monod, la base del vecchio evoluzionismo, valido ancora, ma per organismi semplicissimi, appunto. Ovviamente il virus più individui ha intorno e più ha probabilità di attecchire, come una manciata di semi in un campo. Ed ecco il fattore sovraffollamento: aniimali ammassati in allevamento sono batterie di riproduzione virale e uomini che entrano in contatto potenziali ospiti in caso di mutazione capace di infettarli. Poi la strada del virus si complica: gli infettati sviluppano anticorpi, una quota variabile si salva, il virus è costretto a sloggiare e cercarsi un altro ospite, ma se l’isolamento gli toglie la possibilità o trova solo individui già immuni si estingue. Chiaro?
      Ma esiste una seconda possibilità che può gettare acqua sul fuoco panendemico: il virus muta, inizia a girare una forma attenuata che fa da concorrente, ma al tempo stesso da vaccino. Non è detto infatti che i virus per moltiplicarsi debbano per forza uccidere, questo dal loro punto di vista è quasi un insuccesso professionale, perché se la gente muore chi infettano? Consideriamo quindi il virus che uccide una sorta d cane impazzito, idrofobo, che se guarisce può servire da guardia contro altri cani impazziti.

  • Adriano,chiarissimo. Mi preoccupava solo l’utilizzo indiscriminato e fai da te, succede quando l’informazione porta un pò di speranza, da parte di soggetti che non ne avrebbero bisogno, magari a scopo preventivo, . Giustamente dicevi del Cebion andato a ruba dopo tanti interventi in rete. Grazie.

    • Se ti interessa leggi anche la risposta a Frranco su come funziona un virus RNA

  • Grazie, adesso leggo

  • “Non è detto infatti che i virus per moltiplicarsi debbano per forza uccidere, questo dal loro punto di vista è quasi un insuccesso professionale, perché se la gente muore chi infettano?” Adriano, bellissimo concetto filosofico, e speriamo di essere tra i risparmiati.

    • Rispondo a Adriano: grazie per la lectio magistralis dedicata ai …:gnurantu’ con la laurea qual io sono ( solo in materia, almeno spero!) .
      Sei un divulgatore ….de niente!!!!
      Vedrò di mandarla a memoria ….presente!!!

    • Vedi Ivano, sembrano quasi pensare, seguire una strategia: quelli mortiferi sono anche rapidamente mutanti, e oscillano fra fase “cattiva” e fase di ospitalità inoffensiva, metti Ebola. Oppure ci sono quelli che uccidono, ma ti danno il tempo di riprodurti, metti HIV. In realtà non sono strateghi, solo nei milioni che se ne producono al secondo sopravvivono solo quelli ch hanno un “adeguato comportamento sociale”

  • Bravo Adriano! Ho imparato qualcosa di nuovo! 😊

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