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ANNA ZANIBELLI

E tu… Sei positivo?

E tu… Sei positivo?

La diffusione del Coronavirus sta offrendo moltissimi spunti di riflessione sul comportamento dell’uomo contemporaneo in base alla sua percezione del virus e del contagio. Ma è proprio in queste situazioni di emergenza che intere categorie di persone riescono a dare il peggio di sé.

C’è chi si indigna e strepita che “ insomma, sembra di stare in guerra!”, quando la guerra manco l’hanno vista sui libri di storia, impegnati come sono a mostrare l’elastico delle mutande D&G e a farsi i selfie in bagno. Che questi individui ringrazino il cielo di non essere nati cent’anni fa, altrimenti non avrebbero certo avuto un divano, la tv e neanche da mangiare. Figuriamoci lo smartphone! Chi da tanto per scontate certe comodità impari a tacere e ad accontentarsi.

Poi ci sono quelli che, incontrati in un giorno lavorativo qualsiasi, si lamentano di quanto devono correre, di quanto sono stressati: “devo assolutamente staccare la spina! ”. E dopo una settimana in casa ti dicono che stanno andando fuori di testa :“non ce la faccio più a non sapere cosa fare!” … Ma decidetevi!

Amici che, durante l’anno, sembrano soffrire di letargia acuta. Quando proponi loro di organizzare qualcosa rispondono che “ ti faranno sapere”, senza specificare in quale anno. Sono proprio loro che vedi a fare l’aperitivo in centro quando mezza città è in quarantena. No comment.

Le super mamme, che riempiono i social delle immagini dei loro meravigliosissimi e adorabilissimi pargoli “ amori miei, gioie delle mia vita”. Che basta averli in casa pochi giorni dalla mattina alla sera e doverli intrattenere perché queste mamme zuccherose si trasformino nelle parenti di Satana, sfornando appellativi irripetibili, maledizioni e riti woodoo verso scuole chiuse, insegnanti e… Figli naturalmente.

Le ragazze trendy che si fanno portavoce dei problemi ambientali, sociali e pure della pace nel Mondo, le senti frignare perché è chiusa l’estetista e non si puó stare un mese senza lo smalto semi permanente!

Gli omoni palestrati e tatuati che, nella sala d’attesa del medico di famiglia, si spostano di tre sedie, con sguardi colmi di terrore, se la nonnina ottantenne spara una raffica di colpi di tosse.

I fighi modaioli che si aggirano nel supermercato terrorizzati se è finita l’Amuchina e se due anziani hanno fregato loro le ultime confezioni di pasta.

I filosofi geniali che hanno appena finito di predicare l’importanza delle misure preventive e, di notte, come ladri o evasi, salgono furtivamente sull’ultimo treno prima di rimanere bloccati nella “zona rossa”. Giusto perché infestare anche il resto della Penisola fa molto “ patrioti”.

Signori e signore “ radical chic”, maestri dell’equo solidale, sono stati visti smaterializzarsi alla sola vista di un cinese.

I piccoli chimici che si fanno l’Amuchina in casa seguendo ricette non meglio identificate.

Quelli che abbracciano in toto ogni pratica zen, mangiano vegano e sono contro i vaccini perché “cosa c’è di meglio dei cristalli, delle erbe, dei Fiori di Bach”? Poi sono i primi attaccati a Internet e collegati in tempo reale alle notizie sulla ricerca.

I fedeli dell’ultima ora mai visti in Chiesa che si lamentano perché tutte le funzioni sono sospese. E quelli con preghiere ( non si sa bene a quale Dio rivolte) contro le pestilenze.

I Nostradamus nostrani che trovano previsioni e preveggenze di quanto sta accadendo su libri che, fino a ieri, sarebbero stati bollati come spazzatura.

I calcio-dipendenti che, inviperiti, riempiono i social con insulti di ogni tipo perché “ toglietemi tutto ma non il pallone”.

I complottisti, che pensano sia tutto frutto di una cospirazione, di un piano segreto organizzato da Americani, Cinesi, extraterrestri, illuminati, eccetera.

I bastian contrari a cui, per principio, non va bene alcuna decisione venga presa. “ A me nessuno si deve permettere di dire cosa devo fare!!!” Quando poi sarai intubato all’ospedale ne riparleremo, imbecille!

La vita ci ha costretto ad affrontare questo problema ma, come diceva Galileo Galilei, i problemi nascondono sempre opportunità, di crescita soprattutto. Senza andare in panico o in preda a crisi isteriche per le informazioni che ci vengono date, dobbiamo mettere le istruzioni in pratica per il bene comune, andando al di là del nostro immenso ego e dei nostri interessi.
Quindi cerchiamo di essere… Positivi. Questa è un’opportunità di modificare il nostro punto di vista, concentrato su uno stile di vita e su standard che non vanno più bene per questa epoca. Non sappiamo più cosa significhi sacrificio, servizio, senso di responsabilità. Abbiamo perso la capacità di gioire per la nostra libertà che viene data sempre più per scontata. Stare a casa non vuol dire essere reclusi o annoiati. Ma godere di un senso di pace, di lentezza, ormai dimenticato.
È un invito a pensare. Perché un popolo che non si ferma a pensare sarà destinato per sempre all’ignoranza.

 

ANNA ZANIBELLI

12 Mar 2020 in Antropologia

20 commenti

Commenti

  • Che bel testo, grazie! E si tratta solo della punta dell’iceberg dell’oligofrenia nostrana. Di esempi di psicolabilità ne potremmo aggiungere parecchi. Ottimo il confronto con le generazioni che hanno vissuto la guerra. Se però ci fermassimo qui, sembrerebbe di avere a che fare con un popolo di cretini.
    Certo, i cretini abbondano. Ma si potrebbe aggiungere che già molti italiani hanno cominciato, per l’appunto, a “pensare” di più e meglio. Questo contagio resta una cosa gravissima e tremenda. Però, pur togliendoci in molti casi la salute e persino la vita, offre a parecchi l’opportunità di “riflettere”, di “imparare”.
    Non sottovalutiamo i comportamenti che sono già “positivi”, da parte di gran parte del popolo italiano, nonostante le eccezioni. Le pecore nere ci sono anche nelle migliori famiglie. La corsa al sud dalle stazioni del nord, il delinquente che sputa in faccia al medico, il truffatore di anziani che si presenta porta a porta come incaricato dei tamponi, per non parlare di altre cose vergognose, nulla tolgono all’attuale prova di responsabilità, ordine, disciplina e anche generosità (in Lombardia le donazioni stanno aumentando in maniera incredibile) che il popolo italiano sta fornendo a se stesso e al mondo intero.
    Impareremo, stiamo già imparando. O “reimparando” di nuovo. Ad esempio, il criterio di Competenza, perché la competenza professionale vale e merita, mentre gli asini che ragliano vanno tenuti sotto il basto. Il senso dello Stato, perché solo una nazione unitaria, coesa e non dispersa in termini istituzionali ed economici, può reggere sfide, emergenze e opportunità così strategiche. L’importanza della Scienza, della medicina ufficiale, delle vaccinazioni, di un sistema sanitario nazionale pubblico, da non indebolire a favore del business e a volte degli scandali della medicina privata e da non mettere in dubbio con bufale alternative e ingenuità pseudocurative. Sono diverse le cose che oggi stiamo “reimparando”, dopo un’epoca senza principi, senza regole, senza senso del dovere, senza amor di Patria.
    L’immagine dell’infermiera di Cremona stremata dai turni e crollata con indosso la mascherina è il miglior antidoto all’Italia dei cretini, la miglior promessa di un’Italia migliore per noi, i nostri figli, i nostri nipoti.

  • Bravo! Mi è piaciuta moltissimo la tua risposta. È vero, ci sono moltissime persone dotate di buon senso saggezza e buona volontà, per fortuna. Auguriamoci che il numero aumenti anche tra le categorie sopra citate!
    Un abbraccio😘

    • Ti ringrazio. Ricambio l’abbraccio. E ancora un forte apprezzamento per quello che hai scritto e per come l’hai saputo scrivere.

  • Brava Anna, ci voleva. Anch’io sono convinta che questa pandemia servirà “da lezione”, ma non saprei dire se sono “positiva” o solo un’illusa. In molti pensano che a festa finita tornerà tutto come prima, o quasi. Personalmente non lo credo, nel senso che mi rifiuto di crederlo. Come non considerare, però, che anche dopo l’abbattimento delle Torri Gemelle i pompieri erano diventati degli eroi mondiali di altruismo e dedizione, per tornare nel giro di un paio d’anni al punto da cui erano partiti. Non vorrei che toccasse la stessa sorte a medici e infermieri, osannati nel momento del bisogno e dimenticati a emergenza conclusa. Incrociamo le dita.

    • Grazie Rita… e hai ragione. Mi auguro che la gratitudine e l’ammirazione per i nostri eroi non si fermi qui, ma continui anche dopo questo momento. Un abbraccio😘

  • Cara Anna Zanibelli, le consiglio di continuare a scrivere. Da pirla qualunque, che però ha lavorato due anni con Adelphi edizioni, e bocciava o promuoveva i testi letterari passandoli a quelli sopra di me, che si chiamano Ena Marchi e Laura Lepri, le dico che lei scrive non solo correttamente, ma ha ritmo, e sa pastellare una frase con lo schizzo che dà lo “scatto” foto-scritto bello da leggersi. Se posso permettermi un parere: va meglio quando descrive un passaggio, una sensazione, con la sua leggerezza, l’ironia, meno bene quando fa la morale. Il moralismo è un passaggio a rischio per chi fa narrativa, per chi ha numeri per questo, fare la morale è un passaggio stretto, e c’è chi riesce, lei no. Non mi dia retta, magari, è solo un parere. Buona serata e ignori questa mia, non avrebbe torto.

    • Buonasera! Un parere di una persona competente è sempre ben accetto e apprezzato. Sono solo una dilettante che si diverte, non ancora una scrittrice. La strada è lunga e ben vengano i consigli di chi puó solo aiutarmi a migliorare. Grazie😘

  • C’era “una volta” ….si, quella della Cappella Sistina e ho trvato geniale l’immagine in evidenza del tuo post, Anna (che pure mi ha fatto …..disperare lo sai!) che ha “restaurato” quanto una crepa aveva fatto scomparire: fra la mano del Padreterno e quella di Adamo; si, Michelangelo nella sua geniale preveggenza, aveva intuito l’atto di amore del Padre che…..” sapendo tutto”, premuniva il primo uomo di …… amuchina!
    Ma non è tutto, il tuo bel post ha sposato lo stile del mio preferito tra gli autori/esucutori di “conzonette” miei preferiti: l’inimitabile Enzo Jannaci di “Quelli che” :
    “…..quelli che si indignano e strepitano che “ insomma, sembra di stare in guerra!”, quando la guerra manco l’hanno vista sui libri di storia…..” ,oooooh yeeeee”!
    E “…. in queste situazioni di emergenza intere categorie di persone riescono a dare il peggio di sé…..”, niente di nuovo, sotto il sole del “buffostivale”, cara amica!
    Di splendidamente nuovo, invece la consapevolezza che si sta diffondendo tra i cittadini, dell’enorme patrimonio sociale, civile che rappresenta la “Sanità” nel nostro Paese, “corredata” come è da medici e paramedici che definire “EROI” è il solo modo per riconoscere pragmaticamente quanto stanno facendo notte e giorno, con abnegazione, magari tornando in ospedale anche se in pensione, a rischio della loro stessa salute, per tutti noi!
    GRAZIEEEEEEEEEE !
    E grazie anche a te Anna, anche per questo bel modo conclusivo di porti, in ….. “Positivo”, nei confronti di questo nuova, drammaticamente unica esperienza della Pandemia da Corona Virus.
    …..addapassà a nuttata!!!!!

    • Grazie Francesco per la tua risposta e scusa se ti faccio disperare😅… bellissima la frase finale di Eduardo de Filippo… “ S’ha da aspettà”. È proprio così. Non ci resta che attendere… 😘

  • Ottimo, il tuo escursus sui comportamenti tura una falla nella visione di quanto sta accadendo sotto i nostri occhi, l’incredibile per i più, l’atteso da tempo per qualcuno. Forse questa parafrasi non è un gran che, ma si portrebbe dire che “In virus veritas”. Ma non è certo il virus in sè che fa emergere degli uomini il peggio o il meglio, ma la paura, comunque sia generata. E quest’ondata tutta nuova di orgoglio campanilistico e nazionalistico che emerge anche da banali messsaggini, rappresenta la scrematura del meglio a livello aggregativo, mentre l’abnegazione operativa il meglio dell’esempio individuale. Devo sbilanciarmi ancora? Una buona lezione, si spera con limitati danni, come a tutti i bambini che gridano “lo voglio” non può che far bene. E si spera che la memoria dell’errore umano di base che ha determinato tutto ciò resti anche dopo, ammesso che in numero sufficiente abbiamo capito che non conta il come, ma il perché. Ed è per questo che ascolto con gioia chi annuncia che la sua vita da segregato non è poi così male, che ci sono altre cose, altri valori, che giacevano impolverati in attesa di essere goduti.

  • Anna, a differenza di altri io non ho assolutamente apprezzato il suo testo moraleggiante (Marino).
    Lei fa un quadro impietoso dei comportamenti umani che significa invece che i suoi sono virtuosi. Lasciamo stare naturalmente cosa ci racconta la cronaca che si sofferma sul singolo episodio deplorevole o criminale come se fosse universale. Sono appena rientrato da un obbligatorio giro in città per un paio di commissioni. A parte l’aria di morte che aleggia, io ho notato una grande sensibilità e rispetto delle regole encomiabili da parte di tutti. Fila ordinatissima in farmacia, si entra uno per volta, come dal panettiere o al bancomat. In altre situazioni ci sarebbero stati i soliti segni di insofferenza. Adesso no, nessuna voce e tutti attenti a rispettare le distanze. Non ho visti ragazze spazientite per i capelli in disordine né mamme insofferenti ai loro bambini né palestrati alla ricerca disperata di una confezione di spaghetti. Ho telefonato in ospedale, per niente di serio fortunatamente, e ho riscontrato una gentilezza mai sentita.
    Poi essere positivi o negativi di fronte all’ineluttabile è sterile gioco con sentimenti che si alternano alla prima notizia incoraggiante o terrificante. Tenga conto delle tante persone che si sentono a rischio ai quali il consiglio di stare placidamente in casa, di ritrovare ritmi distesi e con buona pace della nostra vita interiore, intima, non serve assolutamente a niente se si vive la quarantena con la paura che la malattia si sviluppi. Ed è sentimento di tutti, nessuno in questa fase di incubazione credo che possa sentirsi immune. Cara Anna, la vita in questo momento, credo per tutti, o quasi, non ha bisogno di smalto per le unghie ed è sbagliatissimo, secondo me, derubricarla a comportamenti macchiettistici che sono di pochissimi. Questo per dire che non solo il personale sanitario si merita una medaglia, ma se lo meritano tutti i cittadini che in questo momento stanno vivendo una paura che durerà ancora settimane con grande consapevolezza, anche le ragazze e i ragazzi che sulla bella vita di un tempo stanno riflettendo, e magari non solo in odor di nostalgia. Non riguarda solo gli altri, riguarda tutti noi. Anche i più imbecilli. Se poi non avessi capito il senso del suo post chiederei immediatamente scusa.

  • Per dire Anna, e poi chiudo, che questa epidemia è solo una maledizione. Poi che porti bene o male o che ci insegni ad imparare dai nostri errori è solo elucubrazione da sofisti. Inutile.

    • Non esistono le maledizioni ma solo “la vita” fatta di alti e bassi, di bene e male, di luci e ombre. L’Uomo della Fine si è illuso che tutto questo non esistesse, ma stava solo sognando. E chissà che il risveglio, era un po’ questo il senso del post di Anna, non gli porti consiglio.
      Comunque, se vuoi vedere i “cittadini che meritano una medaglia”, vieni a farti un giro nei pressi della passerella sul Serio in fascia oraria 15-18:00. Soprattutto i più giovani, da sempre, non hanno paura. Per questo motivo si parla di “incoscienza giovanile”.

    • Buongiorno😊, ringrazio e saluto innanzitutto Adriano, e ringrazio anche lei, per aver espresso un punto di vista che condivido. Merito e gratitudine a tutte le persone che operano in prima linea e a tutti i coscienziosi che hanno compreso le misure di sicurezza, sebbene restrittive. La mia è solo satira, atta a fare ironia sulle stranezze e sulle contraddizioni di noi umani, spinta naturalmente al paradosso. Persone tra le quali mi inserisco e mi riconosco anche io, dato che nessuno è perfetto. Siamo umani, appunto. Ma osservarci con un sorriso e un po’ di autoironia, anche in momenti come questo, alleggerisce l’animo e fa bene al cuore.
      Grazie 😘

  • E… grazie Rita. Ho visto adesso il tuo post😊😘

  • Ivano mi chiedeva dei nuovi farmaci anti Coronavirus e questa mattina gli ho illustrato, in altro luogo di discussione, l’azione del Plaquenil, un antireumatico derivato dalla clorochina, testato al Pascal e Monaldi di Napoli e introdotto nel protocollo in tutta Italia, Crema compresa, ma ora nello stesso Istituto tumori di Napoli si usa un antireumatico di nuovissima generazione: il Tocilizumab, che agisce con meccanismo immunitario bloccando uno dei mediatori della catena dell’infiammazione. I pazienti stanno sulle dita della mano: due hanno riposto positivamente e altri due sono in corso di sperimentazione.
    Ripeto, le conseguenze del’infezione sono legate più alla reazione dell’ospite che all’azione diretta del virus, quindi in definitiva il meccanismo è quello. Ribadisco tuttavia, si tratta di modulatori della malattia, non agiscono sul contagio, e non è pensabile che migliaia di contagiati futuri, se non spegniamo l’incendio, possano accedere alle stesse cure. Inserirò questa risposta anche sul post dedicato messo in evidenza.

  • Rita, che la vita sia fatta di alti bassi è un’ovvietà neppure da dire. Tutti, ognuno l’ha sperimentato sulla propria pelle. Ma se io non volo difficilmente morirò di incidente aereo. L’eccezionalità di questa “maledizione” invece sta ne fatto che colpisce tutti, non ognuno di noi con le sue sfighe. Come per la guerra, coi dovuti distinguo, perchè non dire che è una maledizione?

    • Ma neppure “maledizione” è da dire. Di preciso, chi ci avrebbe maledetti? Gli dèi perché abbiamo peccato? Perché una “maledizione”, è ovvio, necessita di qualcuno che la scaglia. Non so tu, ma io non vedo nessuno. Colpisce chiunque anche il cancro, purtroppo, ma non ho mai sentito nessuno parlare di “maledizione”.
      Anche se qualche dubbio mi è venuto vedendo l’arcivescovo di Milano in cima al Duomo che si rivolgeva alla Madonnina, simbolo della città, salmodiando “O mia bela Madunina che te dominet Milan, aiutaci nei giorni tribolati di questo coronavirus”, mentre a Napoli il cardinale Sepe si rivolgeva a dio, Maria e San Gennaro affinché si prendessero cura del popolo provato dall’infezione letale. Una compagnia di sacerdoti caldei non avrebbe saputo fare di meglio. Ma forse ha ragione la mia amica I. che dice “ha sempre funzionato, vedrai che funziona anche stavolta.”

  • Ma dai Rita, stai a giocare con le parole? Non vuoi chiamarla maledizione? Chiamala come vuoi, ma il nostro sconcerto è lo stesso. Pelfini e Sepe? Beata innocenza.

  • Grazie, Anna. Ancora una volta sei riuscita a raccontare con la tua fine ironia l’ attualità di questa situazione così difficile ed angosciante. In un momento dove trovare pensieri lieti o motivi per sorridere è un’impresa titanica, il tuo scritto è riuscito a rallegrarmi per un minuto e non ha certo mancato di farmi riflettere. Ed a pensarci bene, i tipi umani che tu descrivi esistono per davvero!! Un grande abbraccio!!

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