menu

ADRIANO TANGO

Cantami o Diva…

Prima i giumenti e i presti veltri assalse,
Poi le schiere a ferir prese, vibrando
Le mortifere punte; onde per tutto
Degli esanimi corpi ardean le pire.
Nove giorni volâr pel campo acheo
Le divine quadrella.

 

Spesso ricordo che l’Iliade inizia con il racconto di una zoonosi, una come il Covid-19.
Come dire che l’epidemia, più o meno mortale, nasce e continua con la storia stessa della società umana “che si narra”.
Se andiamo a veder bene in queste righe del canto primo ci sono tutti gli elementi di quanto stiamo vivendo: l’infezione animale, gli Achei morti, i nove giorni, la modalità di trasmissione (divine quadrella).
Bene, i nove giorni sono in scadenza, e allora? L’abbiamo fatta più grossa dei Greci?
Purtroppo sì, perché in quell’occasione avevano in comune con noi una sola colpa: essersi ammassati, uomini e bestie, su una stretta striscia di litorale, quindi le cose per noi non volgono al meglio.
Tuttavia, pur se siamo ancor più colpevoli, c’è qualcosa che mi sfugge nell’andamento dell’infezione. La gente non si comporta poi così male, quindi, dopo un isolamento superiore al periodo di incubazione, qualcosa dovrebbe migliorare! E allora?
Forse dell’agente c’è qualcosa che non sappiamo: o su una sua modalità di contagio ignota, o su un suo secondo serbatoio vettore animale.
Agli animali da compagnia si è pensato in Cina, tuttavia un solo cane è risultato positivo, ma questo non vuol dir niente: ciò prova anzi che il virus non è troppo schizzinoso, gradisce anche altre specie.
Torniamo alle origini: questa bestiolina, fra le più piccole fra l’altro nell’universo virale, si è pensato sia stata diffusa dal pipistrello, poi la civetta. Il povero pipistrello fu chiamato in causa anche per ebola, e poi la scimmia, mentre quando da ragazzo allevavo pappagalli si avvertiva contro la psittacosi. Ma perché poi un animale infetto deve essere un volatile, uccello o mammifero che sia? Probabilmente per i rapidi e ampi spostamenti è un vettore ideale, ed esso stesso si ammala di più.
E che il virus cambi specie rapidamente, come noi cambiamo albergo, è ben noto. Il Nipah virus nella Malesia del 99, quando l’allevamento intensivo di suini fu introdotto, ci andò a nozze, dai pipistrelli fruttivori, ci si annidò subito, e passò anche all’uomo.
Ma forse l’esempio di cui abbiamo memoria più comune è la rabbia, che ancora nella mia infanzia, trascorsa fra i boschi, era temutissima, per il passaggio volpe – cane – uomo.
Tuttavia quando i vettori sono animali è possibile osservare chi si ammala di più e chi di meno e individuare la specie intermedia. Esempio: Ippocrate nella peste di Atene si accorse che i fabbri non si ammalavano, ciò perché i topi temono il fuoco e quindi non erano punti dalle loro pulci, ma questo lo sappiamo ora!
E allora, ma se la malattia si automantenesse transitando fra uccelli urbanizzati, come le tortore, che svolazzano nelle città? Se già in Cina erano infette le civette, perché no? Da tortora a piccione, e ora abbiamo anche i gabbiani, e si sta urbanizzando il colombaccio (grosso piccione selvatico dagli occhi bistrati di rosso).
In ogni caso abbandonerei il concetto di trasmissione intra e inter specie per quello di massa biogica infettabile pluri-specie, ma è troppo tardi per aver voce in capitolo, ho scelto da tutta una vita di dar scalpellate alle ossa…
Altra ipotesi: ci stiamo contagiando in famiglia, un portatore trasmette agli altri membri.
Questo vorrebbe dire una capacità di trasmissione molto prolungata per portatori sani e in questo caso la trasmissione sarà autolimitante, per una immunità di gregge più elevata, e così i conti tornerebbero con l’andamento.
L’ultima scoperta statistica sulle “divine quadrella”? Ma era ovvio: il particolato!
Di ieri la notizia di una Position Paper a firma di studiosi delle Università di Bologna, Bari, Milano, Triestre, che hanno confrontato la densità di inquinanti raffrontandola con la diffusione del male. Ecco un altro elemento che spiega il perché la val Padana, oltre a densità abitativa e pendolarismo! Del resto che agenti infettivi possano “cavalcare” particelle solide era noto dalla botanica: se ne è constatata negli U.S. la diffusione da uno stato all’altro, saltando quello intermedio, aggrappati a polvere, lungo le correnti a getto e poi nella ionosfera. Tuttavia quelle erano spore, un virus non ce la farebbe senza attrezzatura da astronauta, ma per i tragitti medi e a quota bassa, con una buona resistenza all’ambiente quale quella del Covid-19, ci sta!
Quindi o ripuliamo l’aria o ci ripuliscono i virus!
Tuttavia la spiegazione riguarda la fase invasiva, l’aria grazie alle nostre coatte nuove abitudini di vita, è pulitissima adesso, e non succede niente.
In definitiva abbandonato lo stile di vita nomade, che voleva dire tutta una vita in quarantena, o quasi, divenuti sedentari e aumentata la densità abitativa, ammassati gli animali e noi agli animali, impolverato tutto l’ambiente, l’uomo non può più difendersi dalle virosi.
Siamo contenti? Continuiamo così?
L’ira del nume giustamente ci perseguiterà.

ADRIANO TANGO

19 Mar 2020 in Scienze

8 commenti

Commenti

  • La prospettiva mi pare francamente (ops!) disperante!
    Dove si sta costruendo …. l’arca più vicina?

  • I dati di ierisono in linea con la mia incomprensione. Se il particolato non c’è a questo punto perserei agli alimenti, che forse tuttti toccano con i guanti ma ci respirano sopra, salvo sia vera la mia ipotesi del serbatoio animale.

  • Amico mio Adriano sto maturando la spiacevolissima convinzione che “la Scienza” stia broncolando …..” nella penobra”, ignorando per lo più nell’approccio le “condizioni al contorno” al guaio clinico in se, che viceversa, in questo specifico contesto (ma anche e soprattutto rispetto alla qualità della nostra vita in generale) sono diventate gradualmente ma inesorabilmente determinanti (forse sarebbe più idoneo dire….. “terminanti”!).
    Nel breve e medio periodo (che nel mio personale caso, rappresenta l’orizzonte praticabile) non riescco a prefigurare credibilii vie d’uscita a livello di vita della specie nel “mar morto” padano, nella ricca EU, sul pianeta, mentre a livello personal/famigliare non solo ce le siamo ben prefigurate, ma le stiamo praticando anche, con attenta consapevolezza!

    • Amico mio Franco, vale per i fabbri di Atene di Ippocrate: lui si era accorto che non si ammalavano, noi abbiamo trovato la spiegazione nel vettore animale che a loro non si avvicinava. E se nel 3000 qualcuno dicesse: “A, sì, il covid19, hanno chiuso tutta la gente in casa e invece lui se ne andava in giro per la città in groppa a… Cerco la seconda specie ospite che mi spieghi l’andamento, salvo che non ce ne sia tanto in giro che metà degli asintomatici è comunque infetta, e allora torniamo al contagio in famiglia.

  • Ma il primo taglio d’erba è già stato fatto? Ci sono mucche che mangiano già l’erba nuova? Sto cercando il serbatoio supplementare e non lo trovo.

  • Un’altra ragione in più, Adriano, per dire che potremo uscire migliori da questa situazione, affrontando di petto e subito il tema dell’avvelenamento del pianeta e, nello specifico, dell’inquinamento della pianura padana.
    Sono decenni che si pone il problema: magari, oggi è arrivato il momento (ci voleva un virus così minaccioso!) per affrontarlo.

    • Ricordiamo che il virus ci ha indicato anche le soluzioni, sia all’inquinamento (e senza agire nemmeno sul parco auto e fonti energetiche) e diffusione delle mlattie.

  • Mi sono arrivati i vini acquistati in Sicilia. Il corriere li ha mollati avanti al cancelo ed è scappato senza nemmeno farmi firmare la ricevuta.

Scrivi qui la risposta a Adriano Tango

Annulla risposta

Iscriviti alla newsletter e rimani aggiornato sui nostri contenuti