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ADRIANO TANGO

Da un furto di corrispondenza…

Ci sono amici affezionati del blog che non amano esporsi a contraddittori, ma ci affidano le loro considerazioni in privato, come Silvestro, o come il caro fratello (mi sia concesso) gioioso e saggio Valeriano Poloni, del quale recentemente abbiamo letto una poesia sul Coronavirus in vernacolo cremasco. Entrato nella sua corrispondenza con Piero Carelli leggo quanto vi propongo come perla di obiettività e coerenza di vita, ovviamente dopo debita autorizzazione. Non rubo la posta in genere, ma questa merita il mio peccato:

 

“Mettere in pratica questi comportamenti sarebbe certamente un buon inizio. Io coltivo l’orto senza pesticidi, allevo galline e conigli sena l’uso di antibiotici, ormoni, ho un cane, un gatto etc., da sempre non consegno l’umido perché lo riutilizzo e via discorrendo. Ovviamente qualcuno dirà che sono un privilegiato perché non abito in un condominio etc. etc. Io ho semplicemente fatto delle scelte, il mio tempo libero lo passo nell’orto, allevando animali, curando il giardino, leggendo e scrivendo anche. Ma non vivo perennemente spulciando giornali e blog, non frequento circoli culturali, bar, trattorie, associazioni calcistiche, politiche, religiose etc.. Perché ritengo non si possa servire la causa ambientale e mammona nello stesso tempo. Ma torniamo a noi. L’inquinamento climatico di natura antropico è solo un aspetto del più complessivo decadimento ambientale del pianeta che momentaneamente ci ospita. Pensa all’inquinamento dell’aria, dell’acqua, delle nostre campagne impregnate di diserbanti e insetticidi, all’inquinamento luminoso etc. Come credi che sia la qualità delle acque immesse nel Serio, trattate dal nostro depuratore o dal depuratore di Mozzanica? Da schifo, vista la totale assenza degli indicatori biologici di qualità (il nostro austropotamobius pallipes è estinto, con lui pure gli scazzoni, le sanguinarole, le strisce, i temoli, etc). Per non dire le condizioni dei nostri corsi di risorgiva, dove manco le piante acquatiche riescono a reggere gli inquinanti di un’agricoltura industriale intensiva. Non ti sei mai chiesto perchè da noi rondini e balestrucci stanno diventando una rarità? E i pipistrelli? Quando ero un ragazzino e allevavo merli, li nutrivo con i lombrichi che raccoglievo in poco tempo e grande copia durante l’aratura dei campi, adesso sono diventati mosche bianche, ancor peggiore la situazione dei grilli talpa da tempo estinti, etc, etc. Il vero problema Piero è l’idolatria della “crescita antropocentrica”, inconciliabile con la salvaguardia dell’equilibrio ambientale. Alla fine del 1700, la popolazione del genere umano (che contava circa un miliardo) si riscaldava solo con legna e carbone, con inquinamento climatico e inquinamento ambientale pari a zero. Oggi abbiamo superato i 7 miliardi.
Se la demografia mondiale rimarrà l’attuale sarà la fine, figuriamoci se continuerà a crescere”
A presto

Una boccata d’aria sana dalla ruspante saggezza e onestà di Valeriano. Speriamo ancora, e io forse mi illudo, caro Valeriano, ma qualcosa provo anche a fare, ma il carisma di un uomo come te vale tutte le mie azioni.

ADRIANO TANGO

17 Apr 2020 in Ambiente

15 commenti

Commenti

  • https://www.repubblica.it/economia/2020/04/18/news/coronavirus_yunus_non_torniamo_al_mondo_di_prima_-254319011/
    Si potrebbe pensare ad un ipotetico signore, magari pensionato, che vive, non so, in montagna, un po’ fuori dal mondo, stile di vita frugale, giusto il minimo indispensabile, che trattiene della sua pensione il necessario per vivere e affrontare qualche imprevisto. Il resto lo dona in beneficenza. Da parte, per non pesare su nessuno,ha di certo i soldi per il funerale. Non accumula niente, così da non lasciare nulla agli eredi che chissà per quali vizi edonistici li sperperebbero in un baleno. In genere figli e nipoti sono più coglioni di padri e nonni. Ha comunque un conto corrente sul quale i soldi transitano per poi prendere altre strade. Unico vizio un bicchiere di rosso o di grappa in inverno, anche per quattro chiacchiere al bar del paese, ma senza sentirsi in colpa. Anzi, lo trova salutare, come le sue uscite nei boschi per raccogliere funghi o mirtilli.

  • Fuori strada Ivano, descrivi un bel personaggio, ma no. Chi sa perchè do per scontato che tutti lo conoscano. Vleriano è psichiatra, già dipendente ASL e si è interessato di tossicodipendenze. Vive in un eremo agrestre insospettabile appena fuori Crema, dove conduce la vita apparentemente riservata che descrive, immerso in seri studi storici da cui le sue prestigiose pubblicazioni su moment della vita di Crema. E se lo conosci e il frutto del suo allevamento ruspante te lo mette in tavola sei coinvolto da una tale allegria da chiederti se sia proprio lo stesso serio studioso di cui si parlava. E il meglio dopo cena, il rituale della declamazione dei suoi versi dialettali, commentati in italiano, mentre la sua cagnlina accompagna, muso al soffitto, con lunghi ululati. Un uomo da imitare, o almeno prendere a esempio di coerenza.

  • Cosa vuoi che ti dica Adriano, ma io i discorsi moraleggianti non li reggo. Non reggo questi esempi edificanti di chi ha qualcosa da insegnare, questi modelli da perseguire. Non conosco il signore in questione, e non voglio farne un fatto personale. In tutti i casi se di questi modelli, che posso anche apprezzare, io riconosco un valore etico allora aderisco, cambiando il mio stile di vita, altrimenti il mio giudizio rimane solo estetico. Ma che bello…e basta. Ah, no. Qualcosa conosco del signore in questione, anche quello che ho letto su questo blog, dove in commenti non indotti, ha espresso apprezzamenti per scuole di pensiero e firme nelle quali io non mi riconosco e che trovo in forte contraddizione con quanto raccontato del suo stile di vita, tra amore per gli animali che poi mangia, dopo averli uccisi naturalmente, io non saprei mai farlo, e una certa insofferenza per questioni molto contemporanee come l’immigrazione. Ripeto, mi baso sul poco che ho letto. Potrei aver travisato completamente il suo pensiero. Poi so un’altra cosa, per sentito dire, ma niente di segreto. So che nel suo eremo, a maggio, quest’anno non credo, organizza, scusate la blasfemia, delle Madonnate con tanto di abbondante mariano rinfresco finale. E per un anticlericale come me, ateo convinto, questo questo basta e avanza.
    La Redazione naturalmente ha facoltà di censurarmi.

  • Perchè qualsiasi rinfresco con gli amici, in un eremo o al bar, Madonna o non Madonna, io lo chiamo apericena.
    Perchè spesso su questo blog ho sentito discorsi morali contro la mondanità di certi rituali. Come se fosse peccato.

    • Visto che ho strappato il consenso a persona che non ama esporsi la chiudiamo, ma sbagli: è ottima persona, e la contraddizione rientra in rituali antichi, e non solo religiosi, del rito giornaliero, di una cultura profondamente radicata nella terra di questa bella contrada cui approfai nel lontano ’77.

  • Leggo che Valeriano parla di idolatria della “crescita antropocentrica” che è inconciliabile con la salvaguardia dell’equilibrio ambientale.
    A me pare, Ivano, il cuore di tutta la problematica ambientalista.
    Tutto dipende dal “modello di sviluppo” che abbiamo imboccato: sono i fatti a dimostrare che si tratta di un modello non sostenibile. O, meglio, attualmente è… sostenuto dall’avvelenamento del pianeta (che significa pure patologie e morti per inquinamento) e dalla divisione geopolitica tra Nord e Sud del mondo, sostenuto cioè dalla disuguaglianza sociale che il riscaldamento globale rende ancora più stridente.

    Che poi, Ivano, da cittadino, non ami la vita bucolica di Valeriano, è legittimo: lui – lo dice egli stesso – è un privilegiato perché ha l’opportunità di vivere questa vita perché abita in una cascina, perché porta avanti una “tradizione” e perché ci crede personalmente.
    Sa bene che non sarà lui a salvare il pianeta, ma la sua è una testimonianza (del tutto privilegiata) che indica a tutti che ciascuno può svolgere la sua parte.

    Una considerazione a proposito della tradizione del rosario che Valeriano ha avviato da diversi anni? A prescindere dall’aspetto squisitamente religioso, si tratta di un appuntamento che attrae parecchie persone tra cui senz’altro non credenti (io stesso, ad esempio).
    Un appuntamento suggestivo dentro un contesto suggestivo e con un accompagnamento musicale suggestivo.

  • Piero, anche il mio collega……..organizza nella sua cascina oltre Orzinuovi una serata dedicata. Ci sono andato un paio di volte, non credente, tenendomi in disparte per la durata della messa e raggiungendo gli altri che cooperativamente organizzano un abbondante rinfresco. Anche lì bellissima atmosfera. Dopo un paio di volte però non ci sono più andato. Mi sentivo proprio fuori luogo e questo vale probabilmente anche per altri partecipanti attratti soprattutto dalla convivialità, dall’amicizia e dai gratù che non mancano mai. Piero, ne abbiamo sempre parlato. Un conto è essere credenti maturi, un altro è essere bigotti. E quel caro amico, a cui sono affezionatissimo, lo vedo sempre volentieri in altre occasioni, magari davanti ad un peccaminosissimo e mondano bicchiere di Traminer nella bella piazza del paese.
    Quanto al resto posso essere d’accordo, anche di più con quelli che sul davanzale della cucina hanno laici vasetti di erbe aromatiche, non contemplative cascine.

  • Bel tema che avete imboccato! Vedi Ivano, il giorno in cui un prete mi ha baciato la mano, sì, un baciamano, e io ho ricambiato, ho capito che avevo inboccato la via giusta del rispetto reciproco, ma senza distanze, con l’affetto della diversità. Perché un prete mi avrebbe baciato la mano? Mi costringerei a essere immodesto forse, ma diciamo che in quella mano credo abbia visto la mano dell’homo faber con tutto il lavoro benefico che può fare, e io in lui un amico con le convnzioni non ostentate ma con il desiderio di far del bene con le sue risorse, più da uomo che trascendenti.Due compagni di viaggio su binari paralleli che a uno scambio si incontrano senza paure di collisioni, di perdite di identità. E in questa assenza di paure di convincimenti ho trovato la vera parità nel rispetto della volonta di seguire la via comune del “far del bene”. Integrità individuale che vuol dire anche fare il segno della croce in un ambiente che lo richieda, senza aure di sottomissioni.

  • Va bene Adriano, mi stai facendo la predica indicandomi vie per una sana convivenza civile. Ma io non sono così rispettoso degli altri, come gli altri non lo sono di me, in senso lato naturalmente. Stamattina c’è un intervento interessante di Scalfari, sul mio giornale, che riflette sulla predominanza dell’Io rispetto alla socialità che dovrebbe essere appunto quel momento, da che uomo è uomo, di dialogo, confronto e certamente scontro. E l’evoluzione umana da sempre ha rappresentato quel tentativo di compromesso per non arrivare a scannarsi a vicenda che nel corso del tempo non si è mai fermato. Si continua a scannarci. E sempre nel nome di culture che hanno cercato di essere egemoni, tra poteri conquistati sempre col sangue, difficilmente con mediazioni. Vale per gli Stati, per i rapporti interpersonali, culturali, politici, economici che nell’Io hanno trovato quel bisogno di affermazione. Perchè Io non è solamente l’individuo, l’Io è tutte quelle dinamiche che hanno regolato la vita anche politica dei rapporti in generale. Se guardiamo la Storia vediamo che tutto è tentativo di sopraffazione, di affermazione in cui ci sono sempre un vincente e un perdente. E tutto è regolato, non regolamentato, perchè non esistono protocolli comunitariamente accettati, proprio da quel tentativo di imporsi agli altri, con meccanismi persuasivi dettati dalla dialettica a volte, ma quasi sempre dalla pretesa egemonica di sentirsi sempre nel giusto e dalla violenza. E questo vale per tutti quei movimenti culturali, religiosi, politici che nella protervia delle proprie convinzione nei secoli hanno cercato di imporsi. E le religioni hanno sempre rappresentato un potere che si è protratto nel tempo non sempre con manifestazioni edificanti. Sappiamo tutti come la religione cristiano cattolica abbia rappresentato nei secoli un narrazione non sempre lineare e coerente. Ma qui non è il caso di passare in rassegna secoli di imposizioni morali, ma anche politiche, potere temporale, lotte intestine, ne stiamo parlando da anni senza venirne a capo. Ma se penso alle vicende politiche e alle battaglie civili del secolo scorso e di questo ultimo decennio io credo di poter affermare perentoriamente che la Chiesa cattolica ha sempre avuto rispetto solo per se stessa, a costo di insabbiare prove di una tale ambiguità, per non dire violenza, da far accapponare la pelle. Pur di garantirsi l’eternità. E quindi io non ho nessun rispetto verso chi ostenta rosari, magari in cascina, o gruppi di preghiera platealmente urlanti sul Campo di Marte, mai visti? O verso chi permette che questi simboli siano strumentalmente usati a fini politici senza dire beh, se non pochi illuminati controcorrente, o verso quelli che riducano il pensiero cristiano a manifestazione più dal sapore mediatico che da percorso interiore. Non è necessario essere dentro la Chiesa cattolica per essere brave persone. Anzi, io ne ho incontrate di più fuori. E non basta di certo Francesco a riscattare i secoli bui che la religione ha contribuito ad alimentare, magari non direttamente, ma spesso con un silenzio assenso assordante. La Chiesa ha sempre rappresentato il proprio Io senza rispetto per nessun altro. Naturalmente Scalfari non parla di questo. L’ho solo usato come pretesto. E scusami Adriano se non riesco ad accogliere pacificamente la tua predica nel nome della tolleranza e rispetto reciproci.

  • Che poi Francesco ai fanatici e ai bigotti non piace neppure. E questo è un segno evidentissimo di quello che è la maggioranza di quelli che si dicono cattolici.

  • Ivanoooooo! Ma chi, io? Io che faccio le prediche?
    Certo, un movimento culturale che si fonda su un dogma per definizione non cede a un ragionamento, ma il segno, il verso del vettore, dove è orientato? Io dico che son vissuto in un convento camilliano in Madagascar dove i preti dopo la messa , a cui andavo alle sei del mattino pur di poter uscire da una clausura pari all’attuale (clausura autoprotettiva dai crimini della notte), dicevo, preti che bevevano e raccontavano barzellette sconce a manetta e capita la musica ci sono stato bene. Mi stimavano, li stimavo. Certo, i preti che hanno fatto i missionari hanno qualcosa di speciale. Villaggio di fronte: Exodus, Erika di Novi Ligure e altri fiorellini così. Che ci pensavano i servizi sociali senza di loro? Asilo, sempre sull’isola rossa, per bambini orfani, circa trecento, trovati sulla strada. Suore che alzavano le gonne, mettevano musica rock a tavoletta e saltavano come grilli, glio! altro che ballare, e ridevano, ridevano. No tamburo? No messa, e se c’è il resto della band meglio!
    Il loro Cristo in chiesa l’abvevano fatto scolpire in legno: un Cristo che si schioda e scende in terra, fra i fedeli.
    Fatto sta che i registri dell’organizzazione comunale antecedente riportavano ammanco di piccoli ospiti, ora c’erano tutti a mangiare pane e nutella, non “scappavano”(???) più. Aldo Busi parla esplicitamente di vendita per trapianto organi alle navi ospedale che fanno il giro dell’isola, poi, sulla costa est ci sono i pescecani… Fatto sta che una macchina potente dava un’organizzazione efficiente. E qui in Italia ho conosciuto altri preti “laici”, ma anche esorcisti, sì, qui, a Crema. Basta offrire e ricevere fiducia, e vedi quante cose saltan fuori! Si può, e il punto cardinale del vettore è in quella direzione, e non c’è bisogno di conversioni, solo rispetto. Quando ho incontrato preti all’antica anche io mi son divertito a ridurli allo sgomento con la mia miscredenza e impudicizia, ma sono in scomparsa. Te lo dice uno che ha fatto la comunione: una, la prima, e stop.

  • Scusate l’irriverenza, sperando di non sembrare acido, e strappare magari un sorriso. Il Wall Street Journal segnala che mancando la carta igienica nei supermercati saccheggiati per il Coronavirus, pare che gli americani abbiano scoperto il bidet che sembra che in America non abbia mai sfondato, come in Inghilterra, si dice. E difatti si è assistito ad una impennata di vendite, che esaurite le scorte, hanno dovuto ricorrere ad importazioni cinesi. E tutto accompagnato da commenti sui social inneggianti la nuova “rinfrescante esperienza”. Naturalmente è inutile fare la storia del “nuovo oggetto del desiderio”. Sappiamo tutti quando è stato inventato. E sappiamo anche perchè nel nuovo mondo abbia impiegato secoli per diffondersi. “Associato col sesso, le case di tolleranza e tutta una serie di pruderie, finora era inviso ai discendenti dei Puritani americani e non, nati come costola del Protestantesimo calvinista. Se lo scopo di questo movimento era di ripulire, purificare la Chiesa di Inghilterra da tutte le forme non previste dalle Sacre scritture si erano probabilmente distratti dimenticandosi l’importanza di ripulire anche certe parti del corpo. Naturalmente fu colpa prima di tutto dei Padri pellegrini, che intrippati nel portare in America la loro religione naturalmente mai pensarono di esportare anche il bidet. Certamente non fu solo colpa loro. Il bidet fu inventato due secoli dopo il Puritanesimo, ma insomma, poi il tempo ci sarebbe stato. Insomma, queste sono le Tradizioni.
    Per la cronaca, il nome Puritani fu dato originariamente in senso sarcastico, ma vedo che anche adesso gli Americani, o almeno fino a questa nuova scoperta, non si sono sottratti all’ironia dell’aggettivo. Mens sana in corpore sano e….pulito, e chissà che il Cornavirus non sia partito proprio dagli Americani. Il Coronavius è rintracciabile anche nelle feci.

    • Ma certo, ma siamo noi che non comprendiamo! Fin dai tempi della guerra di secessione o delle campagne di sterminio etnico ogni sano americano ogni volta dopo l’evacuazione si spogliava, faceva la doccia e si rivestiva, soprattutto durante la battaglia, mica come noi zozzoni una sciacquata e un’asciugata e via!
      Ma… Ivano queste note andavano appiccicate proprio qui?

  • Perché no Adriano? Non si parla qui di usi e costumi o …mutande , collegati o non collegati alle religioni?

    • E allora cambiamo le mutande, come dice il termine, cioè cambiamo crapa; che poi alcuni la testa ce l’abbiano proprio lì, altro discorso, una metafora.

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