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ADRIANO TANGO

Piccoli – piccoli coccodrilli in Antartide

La fonte è silvestriana, ovvio, e così composita che vi evito quasi le attribuzioni di pensiero. Procediamo, e, visto l’ho ridotta a un decimo, vedrete che arrivate fino in fondo.

 

Uno strato rosso vivo di roccia sedimentaria che scorreva attraverso i calanchi nel Bacino del Bighorn, nel Wyoming, ha prodotto alcune delle prime prove fossili di un estremo evento di riscaldamento globale 56 milioni di anni fa.
Intanto il paleoceanografo James Kennett nel mare di Weddell, forato il fondo del mare ne estraeva un cilindro di sedimenti e trovava indizi inquietanti sul passato del pianeta. Poi dalla Cina, Europa, e in tutto il mondo altri reperti: una foto ora chiara di un periodo cataclismatico caldo ora noto come Massimo Termico Paleocene-Eocene (PETM).

 

Il pianeta, che era già più caldo di alcuni gradi Celsius rispetto ad oggi, ne guadagnò improvvisamente altri 6. L’oceano divenne molto, molto caldo vicino all’equatore.
Le estinzioni di massa furono repentine in tutti i mari del mondo.
Tuttavia sulla terra scimmie primitive, cavalli e altri primi mammiferi, rettili acquatici e anfibi, marciavano verso i poli, seguendo la vegetazione alle latitudini più elevate.
I sopravvissuti si erano miniaturizzati di generazione in generazione, adattati alla nuova situazione, poiché le foglie divennero meno nutrienti nell’aria carbonacea.
‘92: Phil Gingerich nel dente fossile di un essere del Wyoming simile a un tapiro fa qualche ricerca con gli isotopi. Il mammifero preistorico aveva respirato aria ricca in gas carbonici.
Tuttavia gli antichi episodi di riscaldamento come il PETM apparivano sempre molto più estremi e improvvisi di quanto i modelli teorici del clima avrebbero fatto attendere.
Come mai?

«È abbastanza chiaro a questo punto che la risposta è nuvole», ci ha spiegato Matt Huber, un modellista paleoclimatico alla Purdue University.
Le nuvole attualmente coprono circa i due terzi del pianeta in qualsiasi momento. Ma simulazioni al computer hanno iniziato a suggerire che man mano che la Terra si riscalda, diventano più scarse, e quando il “punto di ribaltamento” viene violato, la temperatura della terra sale di anche 8° oltre ai 4° di riscaldamento o più causati direttamente dall’anidride carbonica, e le nuvole principali sottoposte a stress sono gli stratocumuli.
Coltri di stratocumulo bianco brillante coprono un quarto dell’oceano, riflettendo dal 30 al 70% della luce solare che altrimenti verrebbe assorbita dalle onde scure sottostanti.
Nel 2010 il lavoro di Mark Zelinka e collaboratori, del Lawrence Livermore National Laboratory, ha dimostrato in modo convincente che mentre la Terra si riscalda le nuvole alte si spostano più in alto nel cielo dove all’equatore non bloccheranno la luce solare diretta.
Schneider e coll. ci spiegano come avviene che le nuvole scompaiano all’improvviso. Man mano che il livello di CO2 aumenta nel cielo, e la superficie del mare si riscalda, la dinamica della nuvola si evolve. I ricercatori hanno dimostrato che quando si raggiunge il “punto di ribaltamento” e gli stratocumuli scompaiono improvvisamente, si mettono in azione due meccanismi principali che agiscono contro la loro formazione e verso la perdita di nuvole basse, realizzando un aumento del vapore acqueo e un “riscaldamento in fuga” – il temuto salto di 8° quando il vapore acqueo satura l’aria.
I modelli che prevedono la reazione più lieve all’aumento di CO2 , rilevano che la Terra si riscalda di 2° se la concentrazione atmosferica di CO2 raddoppia rispetto ai tempi preindustriali, ciò che è attualmente sulla via di accadere intorno al 2050.
I dati satellitari della NASA in effetti indicano che già in situazioni normali gli anni più caldi sono meno nuvolosi degli anni più freddi.
Durante il Pliocene il livello atmosferico di CO era di 400 ppm, simile a oggi, ma la Terra era già più calda di 4°. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che ci stavamo ancora raffreddando.
Attualmente dopo il salto di 4° vedremmo non solo la distruzione delle barriere coralline del mondo, la massiccia perdita di specie animali e eventi meteorologici estremi catastrofici, ci avverte Mann, e anche “metri di innalzamento del livello del mare che metterebbe in discussione la nostra capacità di adattamento. Significherebbe la fine della civiltà umana nella sua forma attuale. ”

 

Tuttavia…

 

C’è ancora molta strada da fare prima di raggiungere le 1.200 parti per milione o giù di lì. Il disastro finale può essere evitato se le emissioni nette di carbonio possono essere ridotte a zero, il che non significa che gli esseri umani non possano rilasciare carbonio nel cielo. Attualmente ne pompiamo 10 miliardi di tonnellate ogni anno e gli scienziati stimano che la Terra possa assorbirne circa 2 miliardi all’anno, oltre a ciò che è naturalmente emesso e assorbito. Se le emissioni di combustibili fossili possono essere ridotte a 2 miliardi di tonnellate all’anno attraverso l’espansione dell’energia solare, eolica, nucleare e geotermica, i cambiamenti nel settore agricolo e l’uso della tecnologia di cattura del carbonio, il riscaldamento globale antropogenico rallenterà.
Cosa pensa Schneider del futuro?
Seduto nel suo ufficio con lo schermo del suo laptop aperto a una ipnotizzante simulazione di nuvole in tempesta, risponde: «Sono piuttosto – abbastanza – ottimista, semplicemente perché penso che l’energia solare sia diventata molto più economica.
Non è così lontano [il momento] della curva dei costi per la produzione di elettricità dall’energia solare che attraversa la curva dei costi dei combustibili fossili. E una volta attraversato, ci sarà una trasformazione esponenziale di intere industrie.»
Kerry Emanuel, lo scienziato del clima del MIT, ha osservato che un possibile collasso economico causato da effetti a breve termine dei cambiamenti climatici potrebbe anche ridurre le emissioni di carbonio prima che venga raggiunto il punto di ribaltamento dello stratocumulo.

 

Collasso economico…Ma dov’è che ne avrò già sentito parlare?

ADRIANO TANGO

08 Giu 2020 in Scienze

2 commenti

Commenti

  • Difficile da commentare, e l’ho pubblicato, oltre che per tener vivo il sodalizio con Silvestro, che dopo qualche uscita a firma propria è ritornato alla mia interfaccia, perché il messaggio finale di speranza, per quella cosa che, trovandomi (alleluia!) nuovamente in pieno accordo con Livio, nel senso della vita ben superiore alle “nostre vite” trova nelle conclusioni sostegno. Certto che tirarne fuori una paginetta da dieci e otre in una pessima traduzione, che olttretutto passando al Word bisogna ridotare di tutte le letterre F che mistriosamente vanno perse, bella fatica!

  • Ed io che stamattina ho fatto il pieno di gasolio!!!!!

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