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MARINO PASINI

Un cremasco sul lago di Como

Ci raccontano che quest’anno va di moda il turismo fuori porta, di prossimità, e per  stare al passo con i tempi, con la moda dei tempi, perchè i cremaschi non  fanno le vacanze al Lago di Como? La tangenziale, le due ali trafficate che spingono su a Milano nord sono un freno insuperabile? Ebbene sì; e la statale Bergamo-Lecco non fa pensare alla vacanza;  oppure è sempre stato che per le Maldive vale la pena  farci un pensierino, se la borsa lo permette, quando il Covid finirà d’impestarci un pò tutti,  ma darsi di gamba per i sentieri del viandante no, l’immaginario batte la fiacca?  Il lecchese non solletica la voglia, e siccome le vacanze di un luogo brillano negli occhi prima che nella realtà, la camera con vista sul lago di Como non fa sognare. Se dico: Parigi, mi frulla la testa, se scansiono Pa-ri-gi, vado in trance, invece Moltrasio, giù in basso, non risponde: rimane moscio. Dire Maldive, già la gamba si stacca da terra. Non ci si andava sul Lago di Como se non per la gita comunitaria con batteria di pentole in offerta speciale, figurarsi se organizziamo qualche giorno di vacanza a Bellano, o Cadenabbia, anche con la pandemia che cambia le abitudini, ma non i sogni. Eppure il lago di Como è un mondo di cose, che al confronto la spiaggia di un isoletta dove svernare nelle Cicladi e mai spostarsi da lì, la strapazza per la quantità di storie da raccontare, e racchiuderebbe un taccuino più fitto dei Vangeli dei vari cronisti d’epoca.

Lecco, intanto, 50mila abitanti, o poco meno, che secondo i canoni cinesi, sarebbe un paese,  (Crema, per seguire i canoni cinesi sulle città, secondo la scrittrice norvegese Erika Fatland, sarebbe soltanto una grumo di casette, una frazione, un villaggio alle dipendenze di qualche  città di almeno duecentomila abitanti), Lecco è una sorpresa, tutta da vedere. Una lunga passeggiata sul lago, bei palazzi storici, piazze, tanti negozi, e la vista delle guglie del Resegone, e poco fuori città la salita alle Grigne, la scuola dei maggiori alpinisti italiani. Mandello del Lario, Bellano hanno esempi di archeologia industriale (le piccole Manchester le chiamavano) sono uno spettacolo dell’industria ormai in disuso; l’orrido di Bellano è imperdibile, i vicoli, persino un negozio di un collezionista di radio usate, il pian dei Resinelli, con il rifugio storico Carlo Porta, e la salita che fa collassare, da Rongio al Rifugio Elisa sotto il Grignone. Varenna, sempre sulla sponda orientale è un gioiello di altri tempi, il lungolago di Dervio, la salita al Legnone e al Legnoncino. Poi, per i devoti l’importante Abbazia di Piona; il Pian delle Betulle, il Pian di Spagna. E la sponda orientale è considerata la sponda povera (non per il lavoro, ma per il minor numero di turisti), e ha il sole che arriva tardi al mattino, dopo le dieci, quando invece l’altra sponda è tutta soleggiata. Se si prende il sentiero del viandante che sale fra vicoli, boschi, certe case di pietra che fanno tanto Malombra, Piccolo Mondo Antico, Renzo e Lucia (anche se Fogazzaro è di casa nella Valsolda, che è sul lago di Lugano, ma libri, le immagini si mischiano, confondono i laghi), se non ci si perde,  pare di essere ancora agli inizi del Novecento, con il tempo fermo, l’orologio scassato.

Da Como, puoi salire a Brunate e ti ubriachi di ville liberty, parchi e alberi secolari, e scendere poi dai monti a Torno, dove Marcello Dell’Utri teneva una grande villa, poi ceduta a Berlusconi, il quale per generosità, non ha potuto non soccorrere un amico che voleva disfarsi di tale problematica villa, che si sa, costa mantenerle. Ma da Como, dalla stazione San Giovanni, dove puoi berti un gramo caffè al bar gestito da cinesi, e gustarti una briosce fredda nel sacchettino di cellophane, puoi aspettare la corriera, una delle tante. Magari, nel frattempo, fare attenzione a non calpestare (è successo) decine d’immigrati clandestini che dormono, bivaccano alla stazione, che sperano di riparare in Svizzera, famosa terra d’esilio. Como, Chiasso, Lugano, quanti in fuga, ieri, anche oggi, pure denari in fuga.

Molto interessante, dalla  stazione ferroviaria di Como San Giovanni, con il bus, farsi un viaggio pari pari a quello che da Vietri va ad Amalfi, Positano, Sorrento, in  Costiera Amalfitana; stesso viaggio, tanta bellezza, panoramica, in Lombardia, vicino casa. Forse neppure mai vista.

La strada bassa del lago è stretta, le corriere debbono fermarsi per riuscire a incrociarsi al passaggio, e se c’è un’auto parcheggiata male, l’autista deve scendere e bestemmiare e fare manovra, magari riuscendo a passare al millimetro, oppure attendere che l’autista dell’auto ricompaia. Nel frattempo, si usa ormai seguire le vicende sul cellulare per ammazzare l’attesa. I giornali cartacei no, non si leggono più. I borghi si susseguono, tutti da visitare: Colonno, Ossuccio, Tremezzo. Ad Argegno si può salire con la funivia a Pigra e  camminare fino al rifugio Boffalora. Da Argegno si può scavalcare in Val d’Intelvi, e camminare tra Italia e Svizzera. A Cernobbio, invece di perdere tempo a sperare d’entrare a Villa d’Este, si può salire al Monte Bisbino, facendo attenzione alle vipere, però, in discreta quantità.

A Moltrasio, oltre le ville dei soliti cantanti o modiaioli, c’è la Villa Passalacqua, visitabile il giovedì, che fu casa di un appassionato collezionista e viaggiatore dell’Estremo Oriente, soprattutto viaggiò a lungo in Giappone. All’isola Comacina, alla villa del Balbianello, l’esploratore Guido Monzino aveva rifugio, tornando da grandi viaggi, con i russi supericchi che hanno scelta la sua villa, ora di proprietà Fai, come il luogo favorito in Italia per il matrimonio-evento dei figli. La villa del Balbianello è un luogo unico, magico, di grande bellezza. Poi c’è Villa Carlotta, con un grande e meraviglioso giardino, e a Menaggio si può frequentare vari percorsi, vedere una grossa quercia che misura 8metri di larghezza e 25metri di altezza, il Rogolone, e salire a Naggio, un piccolo borgo con una piazzetta d’incanto. A Dongo c’è il fantasma di Mussolini e il suo malloppo, a Gravedona ci sono vari tracciati che ricordano le battaglie partigiane, nei percorsi salendo a Livo. Poi c’è Bellagio, sulla punta, borgo che tanto amava Woody Allen, ma da quando è saltata fuori la brutta storia familiare, non s’è più visto alla Villa Serbelloni. Ed è un peccato, i famosi fanno famoso un luogo. Anche a Laglio, ho atteso un paio d’ore che George Clooney uscisse in giardino con la morosa, o la moglie, anche solo per un salutino; ma non c’è stato verso, comunque si può stazionare nella ristretta spiaggetta di Laglio, con scarso distanziamento sociale, leggersi un libro, la vista vale l’inutile attesa. Il Lago di Como piace un sacco agli statunitensi, meno ai cremaschi, ai cremonesi, purtroppo, che non si eccitano al pensiero di una vacanza seria, anche semiseria, sul lago di Como,  e finchè non rimettono in moto le corriere con le pentole in offerta speciale, nell’era postvirus, mica c’è speranza che spendono più di un giorno alle terre lacustri dei Promessi Sposi, nonostante la storia del turismo di prossimità e altre baggianate simili. Il turismo di prossimità lo fa chi non tiene le palanche, non ha la seconda casa, e sono storie inventate dalla televisione, e altre storielle che si tirano fuori nei discorsi, come la “politica mainstream”, quella “smart”, o “la palestra polivalente” del paesino, polivalente perchè lì si mangia alla sagra la polenta, dopo il convegno culturale, e il ballo sudamericano. Fin da piccolo l’ho conosciuto a fondo il turismo di prossimità: anche d’estate, anche nelle vacanze da scuola, non mi spingevo oltre Santa Maria della Croce.

MARINO PASINI

06 Lug 2020 in laghi

11 commenti

Commenti

  • Ci sono stato lo scorso anno per un concerto a villa Carlotta. Visita con approdo in barca a Balbianello. Ci si arriva anche attraverso il parco. Spettacolare. Ma, non ci andavo da anni, che ho goduto in modo particolare è stata la luce cupa e misteriosa del lago. Roba da raffinati. Altro che il Garda da tedescotti in canottiera, rumorosi zoccoli e pinte di birra.

  • Che poi Balbianello é la foto in copertina.

  • L’uovo o la gallina? La cinetosi vacanziera è figlia degli spostamenti aerei abbordabili, o l’espansione della platea di fruitori ha indotto la politica, immorale, che vede elargire contributi statali per il carburante alle compagnie? Una storia che doppiamente si è svolta sotto i miei occhi: mentre gli aeroporti che frequentavo con mio padre si svuotavano di facinose attrici per riempirsi di ordinarie casalinghe, le famiglie lasciavano le vacanze lunghe e di prossimità. Questa casa, dove ora sono, era destinata a questo tipo di vacanze, perché la famiglia da cui vengo ha fatto l’utima tappa a Napoli, poi si è disintegrata, e qui ci si trasferiva armi e bagagli per tre mesi, e quei settanta chilometri erano “estero”, e non c’era negli anni sessanta niente qui che ricordasse il lusso: pescatori/contadini e stop.
    E quante famiglie cremasche che ho conosciuto si trasferivano nella casa di campagna in estate!
    Poi è scattato il segnale, la frenesia trans: transmediterranea, transoceanica, e già si parla di trans-spaziale.
    Ma intanto il mondo per vendetta si globalizzava, e così scopriamo che il lago di Como è più esotico delle Maldive ( e un bel po’ più bello!)
    E poi c’è l’economia del turismo quale promotore. Ma è sicuro che convenga più attirare capitali che tenerci i nostri?
    Certo, il viaggio ha un fascino diverso dalla vacanza stanziale, ma può essere che la nuova situazione ci guidi verso comportamenti più saggi, al viaggio verso le particolarità così vicine da essere remote. Ma ci pensate alla diversitò culturale fra Lombardia e Romagna? Milano – marittima. E sì, c’era chi lo sapeva.

  • Andare al lago di Como, o sul lago, per un lombardo cioè prendere possesso del suo territorio, scarpinare, dovrebbe essere un modo per sentirsi a casa, fare vacanza di prossimità in linea coi tempi, con tante cose da scoprire, ma è così per tanti lombardi di nascita o acquisiti, a sud di Milano? Me lo chiedo perchè più volte ho provato a programmare un fine settimana sul Lario ricevendo risposta, una carta sola: picche. Due giorni nel comasco? Ma sei matto. Il lago è triste. Tuttalpiù si va in giornata. Poi c’è traffico; in treno no, la levataccia disturba. E allora ficco la sacca in spalla e via.
    Non la pensano così gli americani, e i forestieri che ho incontrato al Rifugio Menaggio, o lungo i vicoli di Bellagio, alla villa di Guido Monzino, la villa Balbianello, che è un punto panoramico tra i più belli d’Italia: meglio raggiungerlo a piedi da Lenno: una vista, incantata, che tanti viaggiatori di oltre un secolo fa hanno raccontato. Purtroppo, oltre che visitabile da tutti grazie al Fai, la Balbianello-Monzino è anche meta dei russi straricchi, che lì sganciando fior di bigliettoni, talvolta organizzano cene e rinfreschi, impongono il catering con aragoste e pesce di mare fresco, non importa a quale prezzo, con vista lago, durante “eventi” privati, matrimoni. Per uno come me amante del mare, il lago potrebbe essere una soluzione di ripiego, tanto per riempire la giornata, ma al lago di Como ho scoperto tante storie, borghi, casette a pugno in collina , l’arte dei maestri comacini, e lo strappo tra Italia e Svizzera, le case dei cantonieri, le vie del contrabbando.
    Portateci la morosa, gli amici, al lago di Como, e non fate i pigroni, salite su per i tanti sentieri, mulattiere! Se poi avete qualche amico riccone che vi apre le porte delle centinaia di ville con giardini meravigliosi, che ho intravisto tante volte, il naso nelle inferriate, allora è sagra vera, si può anche dimenticare il socialismo, la lotta di classe, per qualche giorno, anche se si è socialdemocratico-populisti, come qualche confuso d’oggi, e far colazione immaginandosi ancora nell’Ottocento, sempre che non ti squilla il telefonino; sempre che all’hotel Miralago, ti senti un cretino mentre fai selfie pure del piatto di pesce persico, con autoscatto della comitiva, i bassi davanti, gli spilungoni dietro.
    Prossima tappa del cremasco in gita? Al lago Maggiore, se c’è bel tempo.

    • Marino, se ti piace scarpinare, magari ben in salita, ti consiglio da quelle parti la camminata su a San Pietro al Monte. Zona Civate, davanti al Barro. Ci sono tornato l’altra settimana e ogni volta è una meraviglia.
      Ci vorrebbe almeno un mese per rivedersi bene questo lago, le sue bellezze naturali e di paesaggio, i suoi luoghi d’arte e di storia. Grazie, Marino. Ci offri un ottimo esempio di come vicino a casa nostra si possa scoprire o ritrovare nel tempo un mondo di grande bellezza e di grande valore.

  • Ragazzi mi state tentando. Magari mi fate un itinerartio da terrone settantenne con la pancia qualche volta.

  • Caro Pietro, conosco la chiesa di San Pietro a Monte, salendo da Civate (Lecco). Un gioiello del romanico. Sotto, in basso scorre uno stradone, il Lago di Annone. Anni fa, con la mia compagna di allora, stavano a rado, e sacca in spalla si andava. Anche ora, magari non per il Vietnam, purtroppo, o l’Australia, attendo che l’Inps paghi il dovuto di liquidazione, ma non ho fretta (casomai arrivi tardi, il dovuto, come succede che l’hanno ricevuto altri lavoratori ho dato l’Iban di mia figlia, la vita è sempre in bilico, e con i tempi dell’Inps, nel settore privato, la storia può essere lunga), quindi mi accontento anche di Campsirago. Questa località si trova vicino a San Pietro al Monte, e si sale da Azzurro, da Olgiate Molgora, dalla Brianza, altra terra ignorante per i cremaschi, ma roba milanese. su cui Gadda ci costruì quel ricamo suo che è l’Adalgisa. Se sali a Campsirago, arrivi al Monte di San Genesio, mica tanto alto, circa 800m, ma la particolarità è che trovai una chiesetta, frequentata da fricchettoni, gli occidentali all’orientale, e strani lumini nella chiesetta. Seppi poi, che al buio c’era una setta di giovani che lì faceva riti satanici.
    A proposito, dalla stazione di Airuno, perchè amo muovermi in treno, quando posso, si vede il Resegone, si vedono le Grigne.

    • “stavano a rado?”, scusate, intendevo stavamo di rado.

  • La Lombardia è una regione ricca di diversità, c’è tanto da vedere, manca solo il mare. Ma il cremasco, il cremonese e il lodigiano sono le zone più noiose, e su cui la fantasia va a secco, basta guardarsi intorno. Granoturco, capannoncini, qualche raro boschetto a cui si conta i giorni, paesini soffocati dall’afa e dalle zanzare d’estate, fossi con rane magre, dentro cui scaricano gli allevamenti intensivi; maialifici, villette con Biancaneve e i sette nani. Se non fosse per il Po, grande fiume, le terre basse hanno un paesaggio che stronca. Anche i morti chiudono gli occhi e sono stanchi di guardare Capralba, anche se è quasi a 100 metri sul livello del mare, che è un briciolo di altezza sul piattume.

  • Raga insisto per Padernello (Castello e Borgo) e ci si mangia anche da dio e Maccastorna, idem con ……salame!

  • Al castello di Padernello, una Fondazione se ne occupa con grande impegno, dalla messa in sicurezza ai convegni, spettacoli, ne ho visti di Odissea, ci andavamo per i corsi di aggiornamento e poi in convenzione a mangiare all’Aquila rossa o al Vegnot. Inoltrandosi per la campagna si arriva poi al ponte di Giuliano Mauri. A Pudiano, poco distante, c’è palazzo Caprioli, di proprietà di una mia bravissima alunna, con accanto il ristorante Sedicesimo secolo che ti accoglie nel prato d’ingresso con due grandi bracieri. Ristoranti suggestivi, d’atmosfera, magari un po’ Kitsch, grandi rigoni all’esterno, tipici della bassa, vecchi arredi, camini accesi. E molta cortesia. I prezzi sono sempre contenuti, più dei ristoranti cremaschi. Anche il borgo di Padernello è interessante con quelle due ali di cascine che accompagnano al castello, come sono bellissime quelle che nei restauri hanno mantenuto tutto il fascino delle vecchie ville di campagna, e si è sulla strada per il lago di Garda, l’atmosfera lacustre di respira da subito, con un campagna che non è poi così brutta,magari qualche cava ogni tanto, e oleandri ad abbellire tutti i giardini. Certo, sono fioritissimi anche da noi, ma su quella strada preannunciano il lago. In zona, a Borgo San Giacomo poi c’è il cimitero sconsacrato del Sagrado voluto nel settecento dalla comunità di Gabiano. Anche lì ho assistito ad alcuni spettacoli del Festival della valle dell’Oglio. Insomma, la bassa bresciana offre molto da visitare, ci ho lavorato per anni e degli orceani e limitrofi, e dei loro paesaggi, ho apprezzato aspetti interessantissimi e moltissime qualità.

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