menu

GIORGIO CINCIRIPINI

Ma che sta succedendo a Crema ?

Pochissimi mesi fa Crema è entrata nelle ‘notizie’ nazionali per il COVID !

Ora, sempre cronaca, una serie di omicidi (suicidi?) che non mi ricordo mai avvenuti così ravvicinati …

 

Non è che i due fatti sono correlati ?!

 

Giorgio

GIORGIO CINCIRIPINI

20 Ago 2020 in Città

29 commenti

Commenti

  • Non lo so, Giorgio, ma non ti sembra un po’ azzardata la tua ipotesi? O è solo una sana provocazione come tante altre delle tue?

    • Provocazione… certo. È per aprire un dibattito. Io sono a Crema solo dal 1977 … e non ricordo nessuna concentrazione di fatti delittuosi nel giro di pochi giorni… in una cittadina di 35000 persone. Secondo te come mai? Solo un fatto di statistica? Un saluto. Giorgio

  • Giorgio siamo arrivati a Crema in contemporanea!
    Città misteriosa la nostra amata Crema. Qualcosa mi arriva dagli spunti dei bravi giovani scrittori della città, che approfittando del “allo scrittore tutto è lecito” scoprono un po’ di altarini. “Ma dici davvero?” chiedo a volte e allora… Del restoè sempre la città dell’Innominato eh! Chi sa che non dedichi un post ad hoc al tema, anche se una volta Franco mi consigliò di lasciar perdere.
    Per la contingenza attuale io ho sempre dato grande importanza al caldo: ho sempre avvertito che il cranio è una pentola a pressione senza valvola!

  • P.S. Bella la foto, e scommnetto che è tua, e visto che presumibilmente è stata scattata in ora molto mattutina, mahari ci capiterà di fotografarci a vicenda!

  • Qualcosa di simile, sia pure in modo diverso, se lo chiede Stefania Bonaldi. La città è “teatro in queste settimane di alcune vicende che ci lasciano sconcertati e affranti”. “Al contempo è importante una riflessione, di tutti noi, istituzioni, realtà associative, cittadini, perché è giusto interrogarci su questo ed altri recenti, drammatici episodi accaduti nella nostra città. Una realtà di cui andiamo di solito orgogliosi, la nostra Crema, perché è una comunità operosa e solidale, a misura d’uomo, in cui ci si conosce e ci si chiama per nome”. “Credevamo di essere immuni da episodi come questi, pensavamo che queste brutture potessero accadere solo in altri luoghi, lontani, diversi, invece li ritroviamo fra di noi, a minare le nostre certezze, le nostre ingenuità, anche la nostra presunzione. Qui, esattamente come altrove”. “Da sindaca, ma anche da madre e da cittadina, non posso nascondere, oltre alla tristezza, un senso di fallimento per questi eventi”. È doveroso chiederci, tutti quanti, se abbiamo fatto davvero abbastanza, se non ci fosse altro che potevamo mettere in campo, se nel nostro affannarci quotidiano non ci sia sfuggito qualcosa”. Serve “una riflessione su come possiamo ulteriormente crescere e migliorare nel nostro stare insieme, come persone e comunità”.

    • Solo un politico femmina o maschio potrebbe dire che siccome ci sono stati alcuni episodi di cronaca rimbalzati ai tiggi nazionali “serve una riflessione”. Un frase così scema solo un politico, mi perdoni la sindaca, potrebbe dirla. E per fortuna i fatti sono avvenuti a Crema: fossero avvenuti a Izano, non Vergonzana, per esempio, la cronaca sarebbe stata questa: fatto di cronaca a Izano, nel cremonese. Quindi, il cremasco l’avrebbe passata liscia. E via un bel scopone al dopolavoro. Un’altro esempio: il Rave party, il ballo notturno degli “stonati o rintronati” a Spino d’Adda è stato un pasticcio della cronaca del Tg3: prima la mezzabusta ha detto: Spino d’Adda “nel cremonese”; poi, la cronista adibita al servizio, correttamente ha detto che Spino d’Adda è nel cremasco. Mamma mia, il cremasco esiste anche fuori Crema! Ma di quali riflessioni si vuol parlare quando i dubbi sono pure sulla geografia? E meno male che i giornali locali hanno qualcosa di cui parlare, perchè altrimenti le loro paginette son ben soporifere durante l’afa agostana, e anche prima e dopo.
      Un pò come la storia, sempre della brava sindaca, che “piccolo è bello”. Un’altra stupidaggine del politichese. Se fosse stata sindaca di Brescia avrebbe detto lo stesso? Magari avrebbe detto: ostrega, dopo Milano siamo noi la cittadona lombarda con tante palanche e lavoro.
      Forse ha ragione il nostro Adriano: è colpa del caldo, del brivido caldo, come il titolo di un bel film americano imperdibile. E la nostra afa padana quella è invece perdibile, meglio perderla per chi può.

    • Pietro, quella della sindaca é una riflessione sui massimi sistemi. Discorso a vuoto. Possiamo anche contestualizzare gli ultimi episodi, con un tessuto sociale culturale, economico e sociale, non dico irrimediabilmente degradato, forse margni di intervento ci sono, ma certamente non a livello locale. E per cambiare il mondo, ammettendo che ci so possa riuscire, ci vorrebbe la solita rivoluzione del pensiero, che di epoca in epoca si concretizza, ma che in questo momento non vedo assolutamente profilarsi. Viviamo in un tempo compiacevolmente distopico, tanto per usare un termine di moda.

    • Personalmente non sono ancora in una fase di valutazione di questi fatti. Sto ancora raccogliendo elementi. L’intervento del sindaco della mia città, chiunque sia e a qualsiasi partito appartenga, intanto per me è una cosa che mi viene dal mio sindaco, perbacco, proprio della mia città. Sarò ingenuo, però prima di fare spallucce vorrei capire di più. Ieri ho letto l’altro intervento di Antonio Grassi, che conosco, sempre sullo stesso argomento, e mi hanno interessato, soprattutto, alcuni suoi passaggi. Se Giorgio, di cui pure ho molta stima, non avesse fatto un post in proposito, mi sarei limitato a pensarci su per conto mio. Insomma, c’è qualcosa, in questo momento, che riguarda Crema e che potrebbe dare motivi di riflessione, a detta di persone che non passano proprio di qui per caso. Riflessioni, magari, per poi dire che tutto il mondo è paese e quindi, eddai, poche chiacchiere. Ma forse Crema non si sente una parte del “tutto il mondo è paese”. Forse i cremaschi pensavano di non essere, anche loro, proprio così, e così tanto, così in questo modo. Magari sono proprio pensieri sul nulla. Ma non ne sono così sicuro. Sui rapporti tra il caldo e i reati, non mi pronuncio perché non me ne intendo. Se però esistesse un qualche rapporto di causalità, ci sarebbe davvero da preoccuparsi per interi continenti.

  • Che poi cosa mai sta succedendo? Niente, semplicemente quello che accade in tante città e paesi del mondo da sempre. Tanta enfasi per niente.

    • innanzitutto ringrazio tutti gli amici che hanno voluto esprimere le proprie valutazioni . Io sono partito dal un banale : (Cartesio/PP Pasolini …) ovvero: fino a marzo di Crema ne parlava nei TG solo l’ottimo Severgnini … poi si è cominciato con il COVID con i danni arrecati alla popolazione (legati all’alto tasso di inquinamento presente? certo!) per arrivare a 4 (corretto?) omicidi nel giro di pochissime settimane. Ripeto stiamo parlando di una minuscola entità di 34600 cittadini non delle pericolosissime città del Messico (tasso annuale di 138 omicidi/100.000 abitanti)…

  • Pietro, adesso mi piacerebbe sentire l’opinione di Marino, anche se immagino che risponderebbe, per usare le tue parole, che Crema non si sente una parte del “tutto il mondo è paese” semplicemente perchè è terribilmente provinciale, campanilista, chiusa nelle sue quattro mura che tra l’altro neppure sa valorizzare.

    • Può darsi, Ivano, può darsi. Intanto, ho trovato qualche altro elemento. Però, indagini di un certo respiro e di un qualche spessore sull’indole criminale dei cremaschi e sulla loro attitudine a delinquere in tutti questi 1450 anni non ce ne sono, tranne poche cose specifiche e circoscritte nel tempo e nello spazio, magari più di narrativa (talvolta pessima) che di saggistica. Sugli ultimi anni, poi, paradossalmente, a prescindere dai soliti clamori giornalistici di provincia per fare audience, ce ne sono ancora di meno. E poi, in una città felicemente intessuta di associazioni le più varie e sorprendenti, di cerchie e di quadre, di club, salotti e sacrestie, certi approfondimenti non starebbero bene (insomma, glissiamo). Infatti, del resto, la cosa che interessa molto in certe dichiarazioni, più che “la realtà come è”, è invece “la realtà come pensavamo che fosse” e di conseguenza il meccanismo di stupore, rincrescimento, dolenza e buoni propositi che ne deriva. Buoni propositi sempre importanti, per il vivere civile. Soprattutto se espressi dai ruoli guida. Ci mancherebbe. Ma importanti anche per i noti lastricati viari, visto che forse il genius loci, qui da noi, da quel che ogni tanto sfugge alle nebbie del buonpensare di prassi e del buon buondire di rito, non è proprio sempre stato così puritano e compassionevole.

    • Non conosco una cittadina, o un grosso paesone (ma il termine tecnico è cittadina) di 34600 abitanti che non sia provinciale. Se c’è un’eccezione, l’eccezione lo è perchè il luogo, molto turistico, è frequentato tutto l’anno da studenti, spettacoli, artisti, intellettuali, turisti con la grana e buone scuole, che aiutano a sprovincializzare la località. Per esempio, Spoleto, ai tempi di Menotti, del festival con prime teatrali, musica, di prima qualità, con associazioni e corsi frequentati da studenti americani, e da tutta Europa poteva essere una mezza eccezione.
      Ma ho già spiegato che c’è una differenza fondamentale tra provinciale e provincialismo. L’essere provinciale, io lo sono, per esempio, può essere un’ottima cosa. Lo spiega benissimo Giorgio Bocca nella sua autobiografia “Il provinciale”. L scappò da Cuneo e riparò a Torino, poi a Milano, sempre restando orgogliosamente un provinciale, ma sapeva benissimo che passare il resto della sua vita a Cuneo (oltre 60mila abitanti, mi pare, a memoria) sarebbe stata una noia mortale, per uno come lui.
      Il provincialismo è invece una brutta e pericolosa malattia (il fascismo fu profondamente provinciale) che infetta la cultura e vive stabilmente in luoghi dove la cultura è a livello basso, gli spettacoli sono mediocri, e l’andazzo è pigro e si finisce per vivacchiare nella mediocrità culturale dell’aria che si respira. Cosa che a lungo andare non può non avere conseguenze. Tutto il mondo è paese, ma ci sono piccoli mondi che sono molto paese, luoghi paesani fradici. Crema? Ho già scritto molto su Crema e i cremaschi. Ho smesso da tempo di illudermi che Crema possa essere un luogo diverso da quello che è: un grosso borgo molto paesano, con una antichissima e nobilissima storia defunta, un gioiellino di piccolo centro storico, qualche piazzetta e bei palazzi. Solo roba del passato, molto lontano. Un presente impalpabile (anche Tortona salì alla ribalta per fatti di cronaca, anche Novi Ligure), e di borgo colonizzato da Cremona, con un giornale quotidiano e coloniale che pubblica con grande interesse della circonvallazione di Soresina, di altre storie cremonesi, del raddoppio della Cremona-Mantova, tutte faccende che Ivano e i cremaschi ne parlano spesso, ogni dì, e toglie a loro il sonno. Cioè importa poco o niente. Per fortuna che ci sono fatti di cronaca, altrimenti bisogna bersi la circonvallazione di Soresina, altra città che non ha neanche un quotidiano nazionale nella sua biblioteca civica, ma “Il Carabiniere” ce l’ha, in bella sfoggia. Ecco: Crema può mostrare il petto in fuori con luoghi come Soresina, per sentirsi grande.

  • Scusate se ribadisco, ma visto che sto leggendo l’ennesimo inedito di govane autore, anzi autrice, e anche questa ragazza si inerpica per i sentiri sdrucciolevoli della Crema sotto silenzio (o sotto copertura?), in questo caso storica, mi vien la riflessione che andare in giro per Crema non serve proprio a conoscerla.
    Quando ero il caposegaossa improvvisamente ebbi un anno il reparto invaso da frotte di Viados fratturati in strani incidenti. A parte il numero ponevano problemi medici, perché la presenza di silicone nei tesssuti può essere causa di morte trapassandoli con i nostri attrezzi. Chiesi consulenza ai grosssi centri del Milanese. Risposta “e chi li ha mai visti?”. Domanda: “ma che diavolo stava succedendo a Crema?” Idem per improvvise esplosioni di arresti per droghe pesanti dietro innocenti attività, poi arriva il periodo delle sette e degli inciampi nei siti dei riti, ma anche di quelli c’è tradizione, poi quello degli abusi su minori che anche quelli, a sentire le fonti ben informate, fanno proprio scuola, non notizia, poi…
    Una bella chiave di lettura per la città ignota quella degli inediti o editi di botteghe alternative dei più o meno giovani autori con occhi e orecchie attenti.

  • Ma tutto ciò aggiunge fascino alla città che ho scelto come mia, mica la sporca, intendiamoci!, ma mi sa che se l’Innominato se la scelse conme residenza-rifugio avesse già le sue buone ragioni.

    • Terra di confine, Adriano. Abbastanza perimetrata, con tipicità e risalenze. Ma, nel bene e nel male, nella buona o cattiva sorte, terra di confine.

  • Sì Pietro, penso terra di facile anonimato, per occultamento interno e impermeabilità esterna, ma se poi scoppia… tutti sorpresi

  • Beh, diciamo che la microcriminalità c’è sempre stata. Magari legata allo spaccio. In tutti i casi molto sta nella percezione, nel sentito dire. Il tessuto sociale è cambiato da molto tempo e non è detto che il furto in casa sia sempre opera di stranieri, così che diventare sospettosi mette chiunque in allarme, dalla presenza degli stranieri come un tempo dall’arrivo dei meridionali. Succede anche nei condomini dove il nuovo arrivato, di cui non si sa nulla o quasi è subito guardato in tralice immaginando chissà quale vita avventurosa, intrighi o malefatte. Magari è difficile che assurgano alla cronaca nazionale tanti episodi, ma se un tempo la porta di casa si lasciava aperta ora si chiude a doppia mandata. Certamente condizionati da eventi esterni non abbiamo più a che fare appunto con la realtà, ma, appunto, con la percezione che ne abbiamo, e con le nostre paure, certamente indotte dalla cronaca. E questo riguarda tutti i cambiamenti passati e in essere. In tutti i casi, pur non essendoci studi statistici e senza archivi credo che andando a memoria ognuno di noi possa ricordare, anche per l’età, questo o quel personaggio di cui magari brevemente si occuparono i giornali. Per questo io non mi stupisco degli ultimi avvenimenti che statisticamente è difficile che diventino ordinari. In questo caso per una questione di probabilità. E’ anche vero che oltre la percezione in questi ultimi mesi qualcosa di concreto si sia verificato, ma è poco per dire che questo sarà il nuovo trend. A meno che i cambiamenti in atto anche economici, oltre che sociali, non inneschino quelle reazioni sempre osservate in aree dove il disagio esistenziale è maggiore così da non poter più dire che Crema è una città ricca dove si vive bene, ma intento ed evolutivo degrado, con sacche di povertà non da banlieue parigine e relative rivolte, ma dignitosamente occultate nelle mense della Caritas e dai servizi sociali. A far la fila nelle piccole città ci si vergogna, l’anonimato della grande città invece esclude dal giudizio sul singolo. Staremo a vedere. Non escludo allora che la sua Storia possa cambiare. Per tornare in tema, l’ultimo episodio pare legato al mondo della droga e ad un percorso di microcriminalità poi esploso in omicidio. Che poi l’altro episodio, archiviato come suicidio, dipenda da fattori più individuali che sociali, anche questo non mi pare strano. I suicidi a Crema ci sono sempre stati. Farli poi rientrare nell’aria che tira anche questo è sbagliato. Esistono percorsi individuali, che magari garantiti, portano a questo.

  • Sono abbastanza d’accordo con la tua “fotografia”, Ivano.
    L'”abbastanza” mi deriva dal sentore che quei “….cambiamenti in atto anche economici, oltre che sociali….” possano trovare riferimento corposo riferimento nell’azione di “lavanderia di cash” che collego al rutilante turn over da qualche anno in atto, segnatamente nelle boutique (soprattutto abbigliamento di gran moda) dell'”asse/vasca” Mazzini/XX Settembre, e, in paralleo, alla quantità esorbitante di super/iper mercati che hanno invaso/stanno invadendo la città.
    Credo che qualche attenzione in più da parte di chi gestisce/dovrebbe gestire il settore a livello cittadino non guasterebbe proprio.
    Le considerazioni di un “provinciale” un tempo abituato ad individuare i negozi del centro con il cognome del commerciante-proprietario? Di chi aveva guardato con curiosità l’arrivo della “Multi” sulle “quattro vie” con la sua ….brava scala mobile?
    In parte, certo si …..in parte!!

    • Condivido pienamente il tuo commento Francesco. Vedo che si sta procedendo alla costruzione dell ennesimo supermercato nel rondò di entrata di welcome alla città. Qui l l’amministratore avrebbe potuto fare un pensiero più lungo più ampio … fare del verde e magari eliminare quella oscena ed inquietante centrale elettrica!

    • Chiari come il sole i tuoi riferimenti Franco. Mi domando se certe realtà e connessioni più o meno insabbiate e imbellettate saranno “pesate” quando si tratterà di votare.
      Per Giorgio, mbe’ Crema avrà come biglietti da visita i centri commerciali, perché comunque ci arrivi da nord-ovest te ne troverai uno o due; ma del resto abbiamo il pres confindustria di Crema, volete che non diventi la città dei commerci!
      Tuttavia il tuo monito in titolo è quanto mai appropriato. Come ho riferito anche nella mia vita professionale ho visto stranezze legate al fatto che è un po’ nascosta, tutto meno nell’occhio che nella metropoli, così chi sa cos’altro ci toccherà di… vedere?
      Per carità, non ci sarà niente da vedere! Improvvisamente leggeremo, e basta. titto insospettabile!

    • La “Multi” sotto i portici, pochi passi prima delle Quattro Vie. Mia madre mi ci portò, ricordo, come si portano i bimbi al Luna Park, a vedere le luci, le merci, il via vai ; mio padre sdegnosamente rifiutò di venire assieme, il grande magazzino voleva dire la ressa, e lui allo stadio di Crema, arrivava in largo anticipo e usciva cinque minuti prima del fischio di finepartita. Capitò pure un goal della Trevigliese, mentre eravamo sul viale. Papa’, papà c’è stato un boato! Fa niente, tiradritto. Poi imparò ad andarci anche lui, da solo, alla Multi, la grande novità. Anche a Crema, anche se in ritardo arrivavano le novità. Chissà cosa ne avrà scritto il “Torrazzo” a quei tempi, che era bello cupo nei suoi editoriali, bello castigato. Se ben ricordo ci fu una manifestazione dei negozianti in piazza del Dòm, nella provincialissima Crema. Come ho già detto: fòra il tribunal, fòra l’università, dentre l’ipermercat, che se ne può cambiare uno al giorno sette giorni su sette.

    • Ottimo, Giorgio. Mi sembra un articolo centrato.
      E la domanda è: quanto le cose stanno così da oggi, quanto invece sono sempre state così?
      Ovviamente, con le modifiche territoriali del caso. Dove si dice che oggi ci sono zone col “bollino” (che fa precipitare le quotazioni immobiliari), allora c’erano casolari di passaggio di losca fama; dove si dice che oggi c’è degrado abitativo periferico, allora c’erano zone boscate con agguati e turpitudini incredibili.
      Ormai la tracimazione demografica e il consumo di suolo portano a insediamenti antropici un po’ dovunque, ma questa è una differenza di tipo urbanistico, non criminologico.
      Per cui, quale è il “livello di novità” delinquenziale, al netto di questi fenomeni edilizi e insediativi?
      Forse è in aumento, forse no.
      Fino alla prima guerra mondiale, cioè quando mio padre era già nato e quindi, per me, l’altro ieri, alla sera si chiudevano le porte di Crema (le mura non erano state ancora devastate) e fuori succedevano cose di cui in città (la CCC dell’articolo) arrivava solo una pallida eco, una vaga voce di rurali efferatezze. E non sto a citare certi brani del solito “Declino della violenza” di Pinker. Poco più di un secolo e mezzo fa giravano ancora per il nostro contado bande che praticavano omicidi, rapine, stupri e via dicendo, come bere un bicchier d’acqua.
      Veniamo poi a un altro punto. I media.
      Oggi non appena uno si prende anche solo un ceffone, anche a Crema, lo sanno pure alle Baiose e alle Valdroghe. E viceversa. Una volta, lo sapeva solo la perpetua.
      Meglio? Peggio? Bah.

  • E’ proprio così: oggi, se uno prende un ceffone a Crema lo sanno pure alle Baiose. Ha ragione Pietro. Piero Carelli, che spero un giorno sarà assessore alla cultura, sindaco, o vicesindaco, o consigliere di chi sarà sindaco/a, e Franco-Francesco Torrisi in giunta locale, perchè è uno specchiato, e Adriano a controllar scartoffie in ospedale ed evitar che ci mettano uno da Cremuuuna, bisognerà ricordarlo (senza bisogno di riflessioni): in passato, in campagna, nel cremasco si picchiava di brutto le donne, le mogli, si violentavano le ragazze che pure prendevano poi le sberle dalle mamme perchè avevano sorriso a qualcuno. Mia nonna di sberle dal marito fascista che dette il nome di Benito a papà e Impero all’altro figlio maschio, ne prendeva tante, pure mio padre finì con il naso nel piatto della minestra per aver bucato la bicicletta. Potete immaginare cosa succedeva nelle cascine sperse dove i pianti e le urla di disperazioni delle donne maltrattate non arrivavano su nessun giornale. Era un incubo di vita. Figurarsi alle Baiose. Che qualcuno lo spieghi a scuola, che il passato, in campagna era un inferno incivile, spesso, rispetto a oggi, nonostante tutto. Grazie all’urbanesimo.

  • Invece io non concordo con l’analisi di Ambra Bellandi comparso su Cremaoggi. Mi è sembrato anacronistico con richiami più a pregiudizi che non a realtà fattuali, e non solo ora. Anche Ambra ne parla al passato, dicendo di etichette che basta un episodio per squalificare tutta una zona. Tempo fa era comparso su Cremascolta un commento di un residente di via Bramante indignato per i luoghi comuni che sempre accompagnavano la sua via. Commento giustamente in difesa, portando una serie di considerazioni atte a scardinare tutto il discredito gettato come fango su quell’agglomerato di condomini, rotonda a parte, che anche da vedere non mi pare che rappresentino anche esteticamente chissà quale degrado. Conosco un’ex collega che ci ha abitato per anni testimoniando di non aver mai assistito neppure ad una lite, tantomeno di scassi o furti o numero elevato di morti di overdose. Perchè negli anni Crema ha visto nascere poco per volta quartieri popolari, da Crema Nuova a San Bernardino, da Ombriano a Santa Maria che non mi pare che si siano caratterizzati per fatti di cronaca nera o microcriminalità, almeno non superiori a zone o singolarità dove i ricchi si fanno di coca piuttosto che di eroina. Non è così. Esiste ormai una promiscuità sociale ed economica che ha visto negli anni zone, o semplicemente condomini, che da prestigiose o quasi hanno visto man mano insediamenti che si sono meticciati, ma non da poter dire dell’arrivo di un degrado da renderli infrequentabili. Se in un palazzetto un professionista muore e gli eredi di quella casa non intendono abitarla è molto probabile che quell’appartamento arrivi qualcuno, acquirente in affitto, che magari fa semplicemente l’operaio, così da far dire ad un condomino, simpatico, ma pretenzioso, o legato a vecchi tessuti sociali, che il condominio non è più il Parioli, ma Centocelle. Per dire che fortunatamente a Crema non mi pare che esistano quartieri di degrado tale da far richiamare il ghetto o la casbah. Magari un tempo era così: via Valera, alcune viuzze di San Pietro o vicolo Sala dove un tempo c’era un bordello sono vie risanate dove è piacevole abitarci, senza il frastuono del traffico periferico. E’ vero che in alcune zone si sono concentrate sacche etniche che magari danno qualche preoccupazione ai vecchi residenti, i neri sul Campo di Marte oltre la passerella, molti arabi a Porta Ombriano o Crema Nuova, ma non mi pare con una concentrazione tale da poter dire con certezza che quel quartiere è diventato Gratosoglio, o le Vele, o Scampia. Insomma, non mi pare che Crema , si possa dividere categoricamente in quartieri prestigiosi o di assoluto degrado. La cronaca almeno non lo racconta, così da far dire che a quel quartiere non ci si avvicina perchè pericoloso. Fortunatamente. E con riferimento invece agli ultimi episodi poi non mi pare che si possano collocare geograficamente in aree definite.

    • Concordo, e poi nell’epoca in cui le città portano la periferia al centro… con buona pace della letteratura e testi di canzoni incentrati sulle periferie e borgate

  • E poi é ora di finirla di considerare città solo il centro storico. Basterebbe contare i residenti. Fortunatamente nei decenni si é assistito ad una maggiore attenzione verso semi e periferie. Dagli arredi urbani e riqualificazione urbanistica al tentativo in molti casi riuscito di decentrare cinema, teatro e momenti di aggregazione culturali in genere.

Scrivi qui la risposta a Marino Pasini

Annulla risposta

Iscriviti alla newsletter e rimani aggiornato sui nostri contenuti