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ADRIANO TANGO

Riflessioni sul “magic horn”

Cremascolta, laboratorio nato e continuato sotto il segno dell’evoluzione, già dalle prime mosse, le lunghe riunioni programmatiche, si preoccupò del logo, e le proposte fioccavano, ma fu Davide Severgnini, il nostro primo web master e grafico, a spiazzarci con l’idea più semplice: un megafono, che, se ribaltato, ascoltando invece che parlandoci dentro, può servire anche a captare voci. E poi, dopo averne raccolte a sufficienza, discusso, vagliato il contributo di tutti, può essere nuovamente ribaltato per dar diffusione alla sintesi, e accrescerne la capacità di penetrazione presso le Istituzioni.
Poi anche il logo si è evoluto, ma il megafono è rimasto, sia pur incastonato fra le lettere.
Ė un’immagine così efficace da restare insostituibile per l’Associazione, ma forse proprio dall’immagine può venire qualche idea di nuove possibilità d’uso del magic horn.
E così, con i comuni mezzi, sono andato a vedere cosa ci si facesse prima di Cremascolta. Sì, in poche parole ho ripercorso, e vi riassumo, la storia dello strumento acustico.
Pare che già nel teatro greco del V secolo a.C. si facesse uso di coni amplificatori di voce inglobati direttamente nelle maschere. Immagini non ne ho trovate, ma piuttosto brutti ipotizzo, tali da far apparire un dramma umano come una bega fra extraterrestri!
Tuttavia l’idea era connaturata all’uomo, alla sua stessa anatomia, come molte altre invenzioni ed usi. Infatti da dove verrebbe se non da un’estensione del grido con le mani a coppa (keirofono?) avanti alla bocca?
Invenzione così scontata che ne ritroviamo i fondamenti oltreoceano: i primi esploratori ci parlano di un capo indiano, Iscouakité, che, affrontando i nemici, li intimorisce prima con la voce amplificata da un imbuto di corteccia di betulla.
Ma gli occidentali le cose le fanno alla grande, e così, stesso periodo, Samuel Morland pubblica la sua esperienza di proiezione della voce a un miglio e mezzo di distanza con un cono di rame da venti piedi (mica tanto maneggevole!)
Ma l’antesignano vero, in senso Cremascolta, si può considerare il coevo Athanasius Kircher, più correttamente forse precursore del citofono, perché ribalta il cono per l’ascolto, lo ingloba nel muro di casa, e così sente cosa si dice in strada, e forse risponde!
Ma niente di nuovo sotto il sole, perché già nel sito di Tiwanaku (Bolivia), troviamo coni scolpiti nelle mura di pietra diecimila anni fa.
Ma a questo punto in quanto a protoacustica magica, vogliamo dimenticare gli artifici delle sedi divinatorie greche e di casa nostra? L’orecchio di Dionisio di Siracusa non dovrebbe invece far testo: sarebbe stato naturale, scavato dalla fonte, e il possibile uso spionistico solo un’interpretazione, in quanto al tempo il condotto sarebbe stato ancora colmo d’acqua.
Ancora ci guida l’anatomia umana: per sentir meglio non poniamo forse un palmo di mano a estensione del padiglione auricolare? E gli ampi padiglioni orientabili di altre specie cos’altro sono? Anatomo-cornetti iper-acustici.
Poi nell’800 arriva Edison, e torna all’idea di recettore/amplificatore per far sentire i sordi, ma anche i non sordi a ben due miglia di distanza!
Tuttavia anche quest’artificio non lo possiamo definire un megafono: trasportabile ma non proprio portatile.
Infine il corno magico negli anni ’60 si amplifica… e finisce la magia? Forse, ma si moltiplicano le applicazioni!
Quest’estratto potrebbe sembrare solo una raccolta di curiosità, ma pensiamo invece alle applicazioni di impatto sociale che implica poter giocare con la voce, nella proiezione e nella ricezione. Cose alla Cremascolta insomma! Non vi vengono in mente scene di vita, civile e militare, manifestazioni, allarmi, arte… quante cose si fanno con la voce!
Infine le fonti che ho trovato si sono esaurite.
Eppure ci manca qualcosa di fondamentale su questo corno, o cono, qualcosa che mi frulla in testa. Indago per risvegliare la memoria, ma riguardare fra le voci correlate non mi aiuta.
Non so cosa io stia cercando di risvegliare nei ricordi, ma forse è qualcosa che riguarda la mia infanzia. Eppure, visto che vogliamo restare fedeli al nostro magic horn su fondo rosso, potrebbe trattarsi di un fattore evolutivamente fondamentale anche per l’Associazione!
Magari mi viene in mente, ma forse passa un anno… provate ad aiutarmi voi!
Che altro si può fare con un cono?
No, non pensavo al gelato da passeggio!

ADRIANO TANGO

05 Set 2020 in Pensiero

11 commenti

Commenti

  • Credo di essere fondamentalmente un conservatore e quello che continua a prendermi della nostra mission è il “dare voce” , ovviamente a chi ha …..qualche cosa di interessante, autenticamente interessante, da dire!
    Ed allora il megafono, si quello rosso, continua ad essere troppo significativo e non è proprio il caso che lo cambiamo, Adriano !!!!

  • Questo è assodato, ne abbiamo parlato di persona, infatti scrivo: “Ė un’immagine così efficace da restare insostituibile per l’Associazione” ma a seguire ” ma forse proprio dall’immagine può venire qualche idea di nuove possibilità d’uso del magic horn”. Questo magic horn, non un’altro quindi, ma ci sono cose per cui usarlo, per dar voce a passioni diverse da quelle di puro impegno civico, ma che non trovano certo spazio in altri blog.
    In altre parole, quando abbiamo iniziato col sistema delle categorie, abbiamo pensasto prorio a tutto?
    Direi in parte, perchè ci sono altri aspetti della cultura e degli interessi personali che dispongono di proprie Associazioni, ma non hanno un lugo di discussione immateriale.
    Mi perdonate se mi limito a uno stimolo alla riflessione ideativa per poi uscire con una parte due, altrettanto ipotetica, per carità, mica sono io che decido, ma voi!

    • Oh caro Adriano ci sarebbero tante storie, tante domande da fare, tante questioni per il Dibattttito. Vado a caso: “La Settimana Enigmistica” serve solo a distendere i nervi, a tenere fresca la memoria oppure c’è dell’altro?
      Perchè gli uomini che sono a passeggio con la moglie o la morosa guardano le bellone che incrociano solo facendo finta di non averle viste, e di doversi spostare come se avessero incontrato un fastidioso paracarro, un panettone di cemento? Preferiscono evitar la verità, l’aspra verità che la moglie sta rammollita (magari meno del marito) e la bellona è un fiore in esplosione? Un argomento adatto a un ampio scambio di opinioni, mi pare.
      Al rondò di Zelo Buon Persico ci sono due cartelli stradali che indicano Crema venendo da Milano, uno distante cinquanta metri, o forse meno dall’altro. Il primo indica Crema a 20km., il secondo a 16km., è solo la lingua italiana un pò astratta o pure anche la distanza chilometrica italiana una faccenda astratta? Sarebbe bene coinvolgere camionisti olandesi o svizzeri, per l’occasione.
      Quando sul canale Vacchelli, a metà mattinata vedo passare il trenino dei puffi Cremona-Treviglio, quattro o cinque carrozze, contando ad occhio due o tre persone in tutto, mi vien da pensare se è passato qualcosa, oppure mi son inventato un treno vuoto, o quasi, che andava da solo a finir in braccio al granoturco. Peccato che è una monorotaia, altrimenti il sogno potrebbe continuare e vedere il trenino fermarsi, una piccola pausa, i due passeggeri aprire il portellone e fumarsi una sigaretta sil predellino, o in faccia ai campi e agli alberi torturati e capitozzati dagli agricoltori, tanto che fretta c’è, nei paesotti tutto va a rilento, lo chiamano l’andazzo lento.
      Ho una conoscente che vive in un paesino del cremasco che non vuol mandare sua figlia alle medie di Bagnolo Cremasco, neppure ad Ombriano, perchè – dice – ci sono altri figli di paesani come lei, di paesini del cremasco, come Capergnanica, Ripalta Cremasca, Chieve; e così vuol fare la spola dal suo paesino alle medie Vailati di Crema. E non è la sola conoscente a pensarla così, conosco altre due persone che fanno la stessa cosa; che succede, che in campagna sono ritardati? Un bel problema per aprire un dibattito sul razzismo paesino/paesone o cittadina. Tanto per dirla tutta, non conosco residenti di Crema che fanno il contrario, cioè che mandano i loro figli alle Medie di Bagnolo, perchè alle Medie Vailati o Galmozzi ci sono troppi fanciulli del ,della piccola città. C’è qualcuno in grado di illuminare, di spiegare il perchè, di dirla la verità, l’aspra verità?

  • Marino centra un aspetto di quanto intendevo: dar voce può voler dire aprire l’amplificatore per persone che non sanno di essere specialiste in qualcosa, che non pensano che ciò che sanno sia di interesse, che magari avendo un hobby fanno cento chilometri per trovare persone con lo stesso interesse, ma il vicino di casa no?analmente: a Franco e a me piaccxiono le orchidee, ma la capitale delle orchidee è a Varese. certo, ci sono anche blog di floricoltura, ma se si facesse da collante a livello territoriale? E se non butto l’amo come faccio a sapere che pesci nuotano sotto il pelo dell’acqua? Perché la gente ci legge, sapete, i datoi lo dicono, ma pensano di aver poco da dire. Mi permetterò ancora una puntata. Fra l’altro queste “curiosità magico-cornute” sono per me interessanti. Non è così?

  • Ragazzi maledetta polpastrellite! Volevo scrivere banalmente, non analmente!

    • Sono contento per te e per Franco, oltre che per le orchidee. Cominciavo a chiedermi che cosa fosse questo misterioso magic horn.

  • Pietro, se poi ci mettiamo anche che io spio Adriano il blog potrebbe cominciare ad attrarre nuovi soggetti. La platea potrebbe allargarsi e diventare di nicchia. Intellettuale, si intende. 😜

    • Vero che ti ho detto così, ma dove e quando? Non su questo post! Sicuramente alludevo a un momento di sincronicità ideativa. Circa il secondo e prossimo corno, altrimenti se non son due non son corna, sarò più esplicito lì, ma l’dea di un’espansione di interessi deve essere comune a tutti i più affezionati, e quelli che non parlano ma ci leggono daranno i loro contributi.
      Dimenticavo, per la prima volta nella comunicazione informatica si accetteranno anche testi in Braille… Vero Franco?

  • Adriano, il 6 sett. h 16:23 in quota a Nel paese delle meraviglie di Marino. Comunque mi hai già risposto e chiarito. Avevo intuito il senso. Grazie

  • Devo averlo già detto fino allo sfinimento ma siamo un paesone, e la gente di un paesone sta più che altro moscia, in pubblico, per mormorare dove non ci sono altri che sentono. Il blog “Cremascolta” è stilisticamente un gran bello, ed è anche aperto a tutti, con Adriano Tango e Francesco Torrisi che sono due persone senza fisse politiche e censorie, e giustamente non vedono l’ora che chiunque dica la sua su qualsiasi argomento, dai tortelli cremaschi, al covid, alla piccola capitale dei Grandi Magazzini, a cui Crema sembra avviata, oltre che essere un importante territorio per la Cosmetica, in linea con la tradizione imprenditoriale cremasca, meno agricola del cremonese, e tutta proiettata verso il milanese, l’arte dello sgobbare bergamasco o bresciano.
    Ma la realtà, purtroppo, va detta, e cioè che i blog locali vivono e proliferano se ci sono notizie di cronaca: la vecchia vicina di casa buttata giù dalle scale (che magari è la zia di A, e andava a prendere il latte da B, e faceva la sarta per le mogli dei sciurotti C-D-E); che i complottisti piacciono tanto negli ultimi tempi, quelli che prevedono presto la fine del mondo se non si ritorna a cantare “Andiamo a mietere il grano”, piacciono assai perchè così c’è il batti e ribatti, e la polemica risveglia gli istinti idioti latenti in quasi tutti noi, e fa il commentario denso; poi serve gente che commenta che ha seguito e conoscenze importanti e che si tira dietro altri commentatori. Questo fa il successo di un blog. Si spreca energie a pensare Crema differente da quello che è nella realtà, e questo non lo dovrei dire, come m’insegnò un collega molto devoto: mai parlar male; puoi pensar male, ma non lo dire, e nel piccolo centro parlar male fa cattiva reputazione.

    • Tutto vero Marino, e tutte queste componenti di dialogo e magari corretto scontro (sempre che non diventi scontro di fazioni) nessuno pensa di eliminarle tuttavia Crema non è solo una seconda Peyton Place.
      Ieri ero a cena con amici milanesi, e mi fan vedere una foto del centro, di Crema, il ristorante dove avevano cenato quando son venuti in nostra assenza per ritirare da non so chi dei volumi in tedesco su non so cosa, che hanno trovato solo tramite conoscenze a Crema. Un mio amico imprenditore in sanità bergamasco veniva spesso al filosofico e mi diceva “ma noi queste cose a Bergamo non le abbiamo”. Magari poi non era vero, ma in conclusione se dico blog non identifico necessariamente la sede. Di orchidee già citate rispondendo a Pietro posso parlare con il vicino di casa, e magari poi visitare la sua serra se invitato, come potrtei avere come intrlocutori i maestri di Varese, e andare poi ad acquistare nei loro vivai sapendo cosa cercare. Internet vuol dire da una parte annullare le distanze, ma dall’altra preparare all’incontro in tutta la fisicità. No, non intendo proporre un sito per appuntamenti galanti! Appuntamenti dotti sì. E a quel punto, essendo io un ignorante, ne sarei estromesso; pazienza.

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