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ANNA ZANIBELLI

Quando una donna è una pecora nera

C’è chi dice che le donne hanno una marcia in più. Io credo invece che, ad avere una marcia in più, non siano tanto le donne-donne quanto le donne-pecore nere.
Fin da piccole le riconosci subito: non assomigliano a nessuno all’interno del nucleo familiare e non incarnano nessun modello all’infuori del proprio. Vengono così molto presto emarginate, a volte derise, sempre osteggiate per la loro diversità. Subiscono una sorta di violenza psicologica ghettizzante fin dall’infanzia.
Ne deriva così che la loro vita spesso sarà faticosa, dispendiosa di grandi energie, proprio perché le pecore nere non seguono il branco e nessuna regola preconfezionata.
Il loro cammino non è facile. Si tratta di percorrere sentieri contro corrente, spesso sole ma rigorosamente coerenti e testarde. Fin da piccole sviluppano una forza e una resilienza non comuni.
Le pecore nere pensano e agiscono secondo il loro “sentire” più profondo, senza mai lasciarsi influenzare o manipolare. Seguono le loro passioni e i loro sogni in barba a tutto e a tutti.
Possono essere di aspetto anche fragile ma sempre ferme nelle loro posizioni e, all’occorrenza, impavide anche a costo di rimetterci.
Le pecore nere vengono considerate problematiche e ribelli. Diventano figlie scomode poiché non arretrano davanti alle discussioni in quanto credono nelle loro idee e sono disposte a perseguirle a qualunque costo.
Anche in amore non si accontentano e non accettano compromessi, per questo le pecore nere sono solo per gli uomini coraggiosi.
Il dialogo interno delle pecore nere
è un dialogo sofferto ma sa renderle donne vibranti e mai noiose.
Per tutta la vita vengono mosse da un cocente desiderio di riscatto e risarcimento, per questo non è raro che raggiungano traguardi e vette impensabili, che nessun familiare avrebbe mai immaginato per loro.
Dimostrano così ai diffamatori che hanno fatto bene a non ascoltarli e che il regalo di una vita da pecora nera, non è altro che l’entusiasmo e il coraggio. Perché le pecore nere conoscono l’intensità del vivere, sanno sempre chi sono e chi vogliono diventare e, quasi sempre… ci riescono.

ANNA ZANIBELLI

25 Nov 2020 in donne

18 commenti

Commenti

  • E mi pare, Anna, che tu ne conosca qualcuna, magari molto bene, anche, di queste pecore ……”risplendenti”!
    Magari ….litigano con l’inserire l’immagine in evidenza al posto giusto, ma allora c’è un amico delle pecore nere che arriva subito in soccorso!
    Fuor di celia: stupendo post il tuo!!!!
    Grazie Anna.

    • Grazie Francesco-amico delle pecore nere, dovrai darmi ripetizioni su come inserire correttamente un articolo. Mi sto distinguendo anche in questo aimè 🤦‍♀️😩

    • Nella Storia, le donne-pecore nere hanno sempre pagato caro il fatto di non essere allineate…Basta pensare alla caccia alle streghe nel Medioevo. Nel 2020, probabilmente, qualsiasi uomo condannerebbe i roghi medievali, credendo di essere ormai ad un altro livello dell’evoluzione umana. Poi ci sono uomini che davvero sono solidali con il genere femminile, uomini che non alzerebbero mai un dito contro una donna, ma che non lo alzano nemmeno in suo favore…finiscono di lavorare e si siedono sul divano.
      E purtroppo ci sono ancora troppi maschi, non uomini, che alle donne fanno proprio male fisicamente, consapevoli del fatto che l’unica forza che possiedono contro di loro è quella dei muscoli…
      Sono d’accordo che nessuna di noi debba essere lasciata sola!!!

  • Anni fa, in vacanza a Roma, in Piazza Navona ho assistito a una sfilata contro la violenza alle donne, e ricordo una ragazza che al microfono disse: vogliamo tornare a casa la sera, la notte anche da sole senza la paura che ogni uomo che incontriamo è un possibile molestatore.

    Ho passato anni da ragazzo tornando tardi, molto tardi la sera, e ho avuto la fortuna di essere un maschio. Una libertà senza problemi che una donna non si può permettere senza ansie, rischi, brutti incontri con gruppi di maschi vigliacchi. Noi maschi siamo fortunati e la nostra vita, la nostra liberta è meno complicata che per le femmine. Una realtà che se fossi femmina mi farebbe arrabbiare e non poco.

  • Anna non precisi che per le donne pecore nere ci vogliono uomini pelle d’amianto, perché il loro temperamento varia fra il caldo e il calor bianco. Non ne ho conosciute alrte, di pecore, a partire da mia madre a finire alla mia metà. Non è vero, le altre forse le ustionavo io. Certo sarebbe bello che ci dessi dei nomi di repertoro fra persone più o meno note a tutti, per tentare una tipizzazione della pecora nera D.O.C. Già, l’impressione è che siamo pieni di oche bianche, ma forse il mio oculista ha sbagliato qualcosa…

  • Pecore nere, oche bianche o di qualsivoglia colore e temperamento, l’importante è la solidarietà tra noi donne. Il creare e mantenere reti di supporto affinchè nessuna si senta mai sola e abbandonata a se stessa.

    • Apprezzo la solidarietà fra le donne, che sono sempre più presenti, protagoniste nelle battaglie sociali, politiche, come in Bielorussia, Polonia. Il ministero dell’Uguaglianza francese ha commissionato un sondaggio (citato su “Liberation”, oggi) dove il 45% delle donne, quasi una su due, dichiara di aver subito violenze sessiste o sessuali da parte degli uomini.

    • Su, via, siamo dei bravi ragazzi per la maggior parte! Le alleanze poniamole soprattutto transessuali, anche senza sentimenti o eros magari, solidarietà incrociata. Che poi… l’artificiosità di questo vallo, di ascendenza tutta romanica, sta affiorando. E per i bastardi lascia che ci pensiamo innazitutto fra di noi! Non foss’altro che per dignità di genere!

  • La solidarietà tra chi appartiene alla specie (la chiamano Homo sapiens, ma ….!) è un valore che dovrebbe valere in assoluto ed essere praticato con convinzione, anche in modo ….trasversale !!
    Che poi la si può declinare per le “sottospecie”: donne, uomini (magari smilzi), omosessuali, bambini/e, chierichetti, minoranze in genere, et cetera et cetera.
    Ricordo una …virago collaboratrice domestica in famiglia, quando ero ragazzino, che discorrendo, raccontava: “madona, ier sera m’è tucat daghele amò, meschinel !”.
    Il ……ricettore era il marito, giustappunto smilzo e sovrastato fisicamente dalla dolce consorte (si fa per dire!)..

  • Noi maschi ci scherziamo sopra perché facciamo finta di capire il problema di essere donne nel mondo dei uomini, come i ricchi credono di capire i poveri, cioè per niente. E siamo in Occidente, con molti passi avanti dai tempi che le donne andavano in chiesa con il foulard, una delle scuse tattiche degli islamici per ricordare che il velo delle donne islamiche è una libera scelta, come lo era delle nostre beghine di cinquant’anni fa, e non, invece, costrizione, “lavorata” nelle comunità cattoliche e musulmane. Con la scusa del “rispetto femminile”.
    Le statistiche citate da “Le Monde” di oggi parlano di donne separate che sono molestate, percosse, minacciate dieci volte più degli uomini separati. E questo in Occidente. Per la battaglia contro il velo delle donne musulmane segnalo un libro di una donna insegnante algerina Fatiha Agag-Boud Jahlat “Combattre le voilement”, ed Cerf, 2019, in 5 giorni recuperabile con Amazon via postale. Un libro che ricorda le debolezze dell’Occidente contro i soprusi contro le donne praticate con la scusa della religione che avvengono regolarmente in Francia, Regno Unito, Belgio, anche in Italia, e il velo è un sopruso commesso dagli uomini alle donne, e una democrazia seria deve affrontare seriamente questo sopruso.

    • Bravo, Marino. La violenza contro le donne è un’infamia che anche in Italia merita di essere punita come merita. Ma sappiamo bene quanti italiani, commossi davanti alle scarpe rosse e alle panchine rosse di casa nostra, cambino argomento e diventino elusivi davanti agli orrori, spaventosi per efferatezza ed enormi per numero, commessi contro le donne in certe realtà sociali e religiose che ben sappiamo. E non ci sono solo le situazioni islamiche ma anche quelle induiste, per non parlare di diverse altre.
      Per cui, cerchiamo di mettere le cose a posto a casa nostra, perché di maschi sbroccati e violenti, sbarellati e bischeri ne abbiamo parecchi. Ma ricordiamoci che se qui le donne sono in purgatorio, in molte altre parti del mondo sono all’inferno. E non è un caso che l’inferno peggiore sia per loro quello di certe culture religiose. Bravo, Marino.

  • Il potere economico, anche ora, è in genere detenuto dal maschio. Ancora adesso non esiste una parità di genere che vuole le donne sottopagate, se non disoccupate rispetto agli uomini. Sono proprio le donne in questa epidemia le prime ad aver perso il lavoro. E nelle famiglie chi lo detiene (il potere) ne determina le scelte. Da lì discende anche una dipendenza culturale, una sottomissione che chi paga esercita, anche inconsapevolmente. Si sa, la tradizione… Anche questa è violenza, da quando le donne lavoravano in casa e il marito portava a casa il salario. Da lì ne deriva che qualsiasi rapporto umano è un rapporto di forza, perciò violento. Nel piccolo o nel grande le dinamiche sono sempre le stesse. Più il marito è ricco, quasi sempre, più la donna è serva. Potrebbe essere uguale anche a rapporti invertiti anche se più rari.

  • Pietro dice che ci sono realtà, società dove le donne vivono peggio che in Occidente. Ha ragione.
    L’Islam, per esempio, è la sola religione che si presenta come un blocco ermetico, sotto una campana di vetro. Esistono islamici moderati, fanatici, e varie correnti di pensiero, ma non per quanto riguarda il ruolo delle donne nelle società islamiche, non nella sostanza.
    Fatiha Agag-Boudjahlat ricorda che anche in Occidente non è stato regalato niente alle donne, e niente è acquisito per sempre, come dimostra l’Ungheria e la Polonia di oggi. L’uguaglianza tra uomo e donna, il voto alle donne, l’autonomia economica, le leggi sull’aborto sono state ottenute dopo anni di battaglie. Le donne hanno lottato nel mondo degli uomini oer ottenere la propria libertà, anche in Occidente.
    Un’altro capitolo riguarda un nuovo atteggiamento ipocrita dei fanatici islamici che vivono in Francia, Germania, e alcune cosiddette “femministe” islamiche che inneggiano al velo, alla sottomissione delle donne verso gli uomini, come contrapposizione alla mercificazione del corpo femminile, come rifiuto della laicità egoista, individualista che non ha rispetto per il vivere in comunità.

  • Scusate. Ancora un commento che riguarda quei borghesi penitenti della sinistra francese che difendono il diritto delle donne musulmane di portare il velo a scuola, negli uffici pubblici, in palestra. E invece non dovrebbero, secondo la mia opinione. Portare il velo a acuola è una falsa libertà. È il caso di Benoit Hamon, un politico francese che difende ” il diritto di velo”; come il Collettivo francese contro l’islamofobia; come parte dei gauchisti, la sinistra radicale che sembra non voler comprendere che il velo portato dalle donne è religioso, pratica di una religione ortodossa, segno e strumento indispensabile per identificare quale è il ruolo delle donne nelle società islamiche, cioè subalterno agli uomini.
    Un grave errore di parte della sinistra ben segnalato nel libro di J.Birnbaum “Un silenzio religioso. La sinistra di fronte al fanatismo islamico” Ed. du Seuil, 2016.

  • “Brutte bestie” le religioni!
    Sotto la loro intangibile ala protettrice si sono fatte passare/si fanno passare nefandezze altrimenti ingiustificabili, spesso nei confronti proprio delle donne!
    Condivido le tue considerazioni Marino, anche se non saprei bene penetrare le logiche, le tradizioni, gli equilibri di potere di un mondo così lontano e diverso da quello nel quale sono vissuto, quale quello arabo (del quale sento peraltro scorrere nelle mie vene, nonno paterno siculo, qualche frammento di DNA!)..

  • Rispondo pensando ai miei viaggi, a quello che ho visto in molti Paesi sottoculturati come sono trattate le donne che lavorano sempre e troppo con lavori pesanti e devono badare sole senza aiuti ai bambini nella povertà più assoluta, con mariti spesso disoccupati e ubriachi, venendo matrattate. Quante ne ho fotografate con le loro espressioni tristi e sguardi sottomessi. Certo in Occidente abbiamo fatto passi avanti, ma allora perchè ancora tanta violenza partendo dalle proprie case e fuori, in Italia siamo conosciuti per i peggiori femminicidi . Ma tornando ai miei viaggi mi sono trovata spesso sola in giro andando a scoprire luoghi da fotografare magari un pò isolatii, ma non mi è quasi mai successo niente. Solo una volta ed è stata piuttosto pericolosa, in Namibia una persona di colore mi ha inseguita con un coltellaccio cercando di strapparmi il marsupio eravamo in due ragazze, l’altra molto forte che aveva fatto il corso di autodifesa da dietro l’ha bloccato mentre io cadevo all’indietro con il ladro finito per terra e il coltello puntato su di me continuando a strapparmi il marsupio finchè per fortuna mia si è slacciato ed è scappato via. Avevo dentro alcuni documenti ed il cellulare. Lo shock è stato fortissimo, mi hanno soccorsa le persone del circondario, per fortuna in Namibia con una comunità tedesca, la polizia è accorsa subito ed hanno dopo poche ore preso il ladro che si è prostarto ai miei piedi piangendo supplicando il mio perdono, è stato ritrovato tutto, ma è stato messo subito in galera. E’ accorso pure il Sindaco della cittadina a darmi tutto il suo sostegno.
    Ma tornando alle ragazze che oggi viaggiano sole e sono tante intraprendono questa strada con coraggio e sicurezza pur conoscendo i pericoli che si possono incontrare, fra i miei libri preferiti di questi ultimi anni è stato andare a conoscere le storie di donne che in epoche antecedenti sono andate ad esplorare il mondo da sole. Oggi però non si può viaggiare con incoscienza, ma ben consapevoli prendendosi tutte le accortezze ed essere sempre molto previdenti. Ho fatto un viaggio da sola nel 2013, mi sono messa alla prova andando in Cina e Taiwan 40 giorni, dopo varie ricerche ho scelto questi Paesi dove una donna può viaggiare più tranquilla di altri nel mondo. Mi sono sempre sentita sicura, ho incontrato molte persone pronte ad aiutarmi senza la conoscenza del Cinese, ma me la sono cavata e trovate anche nuove amicizie, non ho mai incontrato italiani ed ero come una moscha bianca erano tutti curiosi di conoscermi e fotografarmi, non mi sono mai sentita sola. E’ per me un ricordo bellissimo ed il desiderio di rimettermi di nuovo alla prova è sempre con me.
    Sono una donna pecora? quando mi metto in testa di fare una cosa nessuno mi ferma.
    Tornado all’andare in giro sole, la cosa incredibile è che proprio qui nel mio Paese, l’Italia non mi sento sicura soprattutto con il buio, proprio come diceva Marino gli uomini sono più tranquilli di noi, uso molte precauzioni ho sempre con me ciò che serve per l’autodifesa, ho fatto qualche corso in passato e lo consiglio davvero a tutte donne giovani e mature, la polizia dovrebbe tenere corsi aperti proponendoli alla cittadinanza femminile.

    • Il tuo commento è benedetto, perché sei donna e sai bene quanto è più semplice per un maschio girare solo, al buio, per luoghi anche sinistri, dove di vita c’e magari solo la luce azzurrognola alla finestra di una tv accesa, o neanche quello.
      Nei pressi del Mar Morto, anni fa, con la mia compagna e una ragazza irlandese ci trovammo fuori da un taxi, nel forno solare del sole a picco, una sciabolata bollente di calore sul collo, e la ragazza irlandese si mise litigare con l’autista del taxi, un tipo senza denti davanti, uno scheletro d’uomo, l’auto senza la portiera sinistra davanti e la radio con musica araba ad alto volume. Non voleva fermarsi lì, voleva che il tassista la portasse su una collina pelata, bruciata dal sole dove si vedeva in lontananza un santuario isolato che spuntava come un foruncolo su una guancia liscia. Fu una vera e propria lite, con urla e il tassista che gesticolava e che lassù, sulla collina con una stradetta probabilmente sterrata non intendeva andarci. Alla fine l’ebbe vinta lei. Che coraggio di donna, pensai.

    • Trovo il tuo punto di vista maturo. La violenza sessuale poi non è solo un trauma della donna, ma se è coniugata, o situazione assimilabile, segna pesantemente la coppia. L’ho visto. Sono “guariti”, il colpevole catturato, e la sua tecnica comprendeva a termine reato anche l’omicidio, ma in questo caso non ne ha avuto il tempo, ma le energie messe in campo per la “rinascita” sono sate ugualmente enormi. Il tutto su una spiaggia, improvvisamente spopolatasi di bagnanti all’imbrunire.

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