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FRANCESCO TORRISI

Taranto “I nostri bimbi continuano a morire per l’ex Ilva. Poi c’è il Covid”

 

Ritengo personalmente atto dovuto pubblicare la lettera al direttore inviata al Fatto Quotidiano e pubblicata oggi Mercoledì 2 Dicembre.

Non provo nemmeno ad immedesimarmi in un cittadino di Taranto, assieme alla sua famiglia, ai propri figli messo nelle condizioni di non poter respirare!

Sento anche sulla mia propria pelle la responsabilità di questa vicenda che si sta trascinando da anni a Taranto senza che si abbia il coraggio di trovare una soluzione che faccia cessare gli “omicidi” in atto!

 

Gentile redazione, il nuovo accordo tra governo e ArcelorMittal non tutela la salute dei cittadini e i primi a pagare il prezzo più alto sono i bambini, gli adolescenti. Così come Giorgio Di Ponzio, tanti bambini di Taranto continuano a morire a causa del devastante impatto degli inquinanti cancerogeni sul loro sistema immunitario vulnerabile.

Questo nuovo accordo concederà nuove deroghe al piano ambientale che doveva essere attuato molti anni fa e che solo grazie ai decreti legge, quelli condannati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, concede alla fabbrica di continuare a produrre senza rispettare la legge. Le emissioni della fabbrica sono incompatibili con la salute e il rischio sanitario è inaccettabile, lo dice la Valutazione del danno sanitario; pertanto gli obiettivi di produzione a 8 milioni di tonnellate annue sono un palese azzardo alla salute dei nostri figli. Al governo chiediamo di difendere i bambini di Taranto e di far rispettare la legge a chi gestisce gli impianti ex Ilva ArcelorMittal.

Sto combattendo con tenacia, guardando dritto negli occhi il Covid, senza paura, perché ho una battaglia più grande da portare avanti. Sono ricoverato da circa quattro settimane, ho una polmonite bilaterale interstiziale acuta che mi costringe a letto, attaccato prima al ventilatore polmonare e ora alla mascherina dell’ossigeno. Questo virus è reale, aggressivo e può colpire chiunque. Così come è reale e può colpire chiunque la contaminazione prodotta dall’ex Ilva. Sono rammaricato di vedere confermate le scelte di uno Stato che continua a tutelare l’economia di pochi, a danno di minori e famiglie lasciati soli a combattere le terribili conseguenze dell’inquinamento. Il Covid ci impone di riflettere sull’importanza della tutela della salute. Il governo ha il dovere di tutelarla sempre, adempiendo ai diritti costituzionali che a Taranto ci vengono da tempo negati. Le scelte compiute sinora confermano la totale assenza di rispetto verso la popolazione tarantina. Prometto di riavermi al più presto per contestare in ogni sede opportuna le decisioni criminali che si continuano a perpetrare tutelando un’azienda anziché la vita dei cittadini e dei bambini, che sono il futuro di questo Paese. Mi rivolgo alle massime istituzioni: a Taranto siamo quasi 200 mila persone, trovo inaccettabile che continuiate a far finta di non esservene accorti.

Angelo Di Ponzio, Ass. GiorgioForever

FRANCESCO TORRISI

02 Dic 2020 in Ambiente

4 commenti

Commenti

  • Pare fra l’altro che la produzione prospettata per quantità, numero di linee produttive attive quindi, crei uno squilibrio interno allo stesso paese. Essendo quindi prevista la costruzione di due impianti elettrici non si capisce la logica di una sovrapproduzione riciclando bruciatori inquinanti. E se poi questo è l’esempio dello Stato… ce lo dicano e lo scriviamo con la minuscola, nel senso di immobilismo.

  • Per lo meno, covid vigente, devono tutti indossare le mascherine, che un po della porcheria che c’è nell’aria, la filtrano prima che devasti i polmoni!!!

  • Taranto è una città di carne e sangue, di portuali, balconi di biancheria e un’odore dell’aria insostenibile, e di marinai mercantili e militari, dei due mari, quello piccolo e il mare grande, così mi dissero quando ero al Centro Addestramento Reclute. C’erano ciminiere che sputavano, ronde di sottufficiali di carriera che controllavano che i militari di leva portassero il cappello tondo, non in mano, e che mi stava sbilenco, mentre indugiavo per le viuzze popolane, spaurito come un gatto fuori dal suo territorio. Il CAR era una città nella città, l’edicola era una sola e quasi sempre chiusa, e non sapevo nulla di ciò che accadeva nel mondo (neanche all’ILVA) che forse allora non si chiamava così. Venni rimbrottato da una ronda in borghese, e mi spaventai, scusandomi, perché tenevo il cappello sottobraccio, restai sull’attenti a capo chino, e mi salvai, vigliaccamente, da un rapporto che voleva dire niente più uscite serali. Ma in un mese e mezzo misi il naso fuori dalle mura militari solo due volte, una per vedere Salò e le centoventi giornate di qualcosa, di Pasolini, che mi lasciò perplesso, e ne discussi fra me e me, ad alta voce, fuori dal cinema, sembrando, certo, uno svitato. Mi piaceva Taranto, perché mi piacciono le città vere, che puzzano anche ma dove ribolle qualcosa, nella mia cittadina non bolliva niente se non tanta noia e il mare è lontano. Non so dire niente dell’Ilva, non saprei cosa sentenziare, se non abbracciare la povera gente, che mi appartiene, nel sangue, e mette fuori ad asciugare la biancheria nei brutti palazzoni aspirando aria puzzolente. Bella Taranto, a suo modo.

  • In effetti non aveva mica una gran fama già dalla fondazione… Unica colonia di Sparta, dove mandarono i Partheniai, i figli di nubili. Questi non combatterono mai, ma di nemici feroci caspita se ne avevano! Da subito lo fecero fare, in barba all’onor di patria, ai mercenari. Ma come li pagavano? Dovevano avere rapidamente sviluppato una bell’arte dello sfruttamento (dei due porti)!
    Non mi si consideri la battuta sessista, ma bei figli di …
    Non faccio il saccente, solo una curiosità storica, un’unicità storica del mondo greco antico.
    Se parliamo dell’attuale stato, altro primato, in barba all’aria inquinata i più grossi impianti di decontaminazione per bivalvi, enormi impianti di circolazione forzata d’acqua dove stazionano cozze, vongole e noci di mare.
    Che peccato che gli uomini non abbiano le branchie…

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