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ADRIANO TANGO

La sindrome da minestra pronta

In un momento difficile, mi sembra il caso di passare a temi generali, etici, di costume, di quelli più “macalliani” insomma (minuscolo in quanto aggettivo neologistico), ma neanche poi tanto scollegato.

Una visita in Comune (non recente) può essere anche istruttiva, per chi ha buon udito, e poi la gente ormai parla forte, cerca odiens. E quindi già allo sportello d’ingresso…
“Signora vengo per una lamentela”.
“C’è un Ufficio per le relazioni con il pubblico, appositi moduli…”
“Ma io voglio parlare!!! Allora, l’ultima che mi è capitata è che, venendo qui per dei documenti, ho trovato una buca sul marciapiede e, distratto perché guardavo le vetrine, son caduto”.
“Si è fatto male?”
“No, ma i pantaloni sono inzaccherati, guardi qui! E la lavanderia ora me la paga il Comune!”
E il secondo in fila, un anziano e distinto signore in attesa, dimentico nel fervore delle normative anticontagio, balza in avanti e inveisce a sua volta: “Meglio di quanto è successo a me: son venuto in macchina, ho parcheggiato presso il campo di Marte, ma gli uccelli dagli alberi fanno cadere escrementi, e anche rami staccati dal temporale che nessuno ha rimosso!”
“Ci spiace, ma le son caduti in testa quando è sceso dall’auto?”
“No, ma la vernice potrebbe essere corrosa o graffiata, e quindi prima di lavare la macchina denuncio il fatto!”
E avanti così!
Lungi da me giustificare le inadempienze pubbliche, ma le nonne non ci dicevano forse: ”Attento a dove metti i piedi”?
Ma magari adesso si potrebbe obiettare che quest’avvertimento ai bambini può creare ansia!
I rami degli alberi cascano, si sa! E allora solerti i Comuni quando invecchiano li tagliano alla base, troppo spesso, ma forse anche per questo, e li sostituiscono con alberelli da plastico ferroviario, e così meno grane!
In una delle mie attività collaterali, quella di perito del Tribunale, quante richieste assurde di risarcimento ho dovuto esaminare per la quantificazione di danni alla Persona di fantasiosa responsabilità! E passi per l’intonaco staccato o la tegola che cade, un classico di denunce che ricadono sul Sindaco in persona, ma altre altrettanto ridicole: l’ulcera causata dai farmaci ancora ascritta ai postumi di un remoto incidente, quando poi gli effetti collaterali sono nel bugiardino, l’a artrosi addebitata al padrone di casa per ambienti domestici umidi…
E c’è di peggio! La sindrome da minestra pronta è contraria allo spirito stesso dell’essere umano: come ora si sa che l’eccesso di pulizia è complice delle malattie autoimmuni, perché il sistema di difesa dell’organismo se non sa con chi prendersela si rivolta contro se stesso, sarebbe ora che si capisse che il garantismo causa aggressività, perché l’uomo ha bisogno di sfide.
Sicuro che l’ultima trovata delle maxirisse fra giovani su appuntamento online siano dovute solo alla sospensione della scolarità in presenza? Certo, picchiarsi, salvo accresciuta e civile consapevolezza, è un diritto, e se il cortile della scuola non è disponibile, dai, un bell’appuntamento in piazza!
E così tanti altri esempi di gratuita aggressività da panza piena.
Così sono andato a vedere il parere più basilare: quello del dizionario, alla voce garantismo:

“Principio dello stato di diritto che si concretizza nell’esistenza di un insieme di garanzie costituzionali atte a tutelare le fondamentali libertĂ  dei cittadini nei confronti del potere pubblico (e, in particolare, nei confronti del potere giudiziario).”

 

Ineccepibile. Ma poi una seconda voce:

“Difesa a oltranza dei diritti, o meglio degli interessi, del singolo o delle categorie nei confronti delle esigenze di funzionalità e di efficienza delle istituzioni”
(che poi io avrei scritto Istituzioni, con la maiuscola, ma lo penso solo io magari). Ma la differenza sta nell’”a oltranza”, fuori misura logica.
E allora vediamo di trovare una via sensata, perché la sindrome della minestra calda sempre pronta e garantita sul tavolo credo che sia uno dei maggiori mali della cultura contemporanea d’occidente.
Perché “Piove = Governo ladro” avrà pure un limite!

Ma ultimamente qualcosa cambia, e, almeno per le buche, ho letto risposte secche del tipo: “Era ben evidente la presenza di un danno dell’asfalto: doveva starci attento.”
Come dire picche!
Anna, a proposito di tatuaggi, e se ci facessimo tatuare in un posto dove ci possiamo dare facilmente una ripassata “ Aiutati che Dio ti aiuta”?
E attenti a dove mettiamo i piedi, altrimenti le nostre signore si spera torneranno a sgridarci, come facevano le nonne quando tornavamo a casa con le scarpe sporche!

ADRIANO TANGO

12 Gen 2021 in SocietĂ 

15 commenti

Commenti

  • Nel testo c’è un punto dalla dubbia concordanza, ma se non l’avete notato, come me che l’ho visto dopo, lascio perdere la segnalazione! Ne avete giĂ  abbastanza da sottolinearmi in rosso, per pensare a quelli dubbi…

  • Adriano, per non smentirmi o smentirti, per non “smacallarmi” insomma: su che cavolo di dizionario hai trovato “ad oltranza”? Io non l’ho trovato. Perchè altrimenti si dovrebbe parlare di” ipergarantismo s. m. [comp. di iper- e garantismo]. – Tendenza esagerata a praticare il garantismo ad ogni costo. In tema mi viene in mente quello che scrissi tempo fa a proposito di quel gruppo di Bergamo “Noi denunciamo, mi pare si chiami, che ha intentato causa per ottenere risarcimento per i primissimi morti di Covid a Bergamo e provincia. Io il mio giudizio l’avevo espresso. A voi la parola. In veritĂ  anche nei confronti delle assicurazioni si fa lo stesso, a buona ragione o a torto, ma la mentalitĂ  è questa: sei io ti passo dei soldi prima o dopo me li devi restituire! E se anche non te ne ho passati, appena posso…Brutta bestia i soldi, per chi li ha e per chi no.

    • “La locuz. avv. a oltranza (anch’essa modellata sul fr. Ă  outrance), sino all’ultimo, col massimo impegno, fino alle estreme conseguenze: combattere, lottare, resistere a o.; guerra, sciopero a o., e sim: oltranza in Vocabolario – Treccani”. E ora posso scherzare o ti offendi? “sei io” non l’ho trovato, ma se fossero sette potrebbero essere i magnifici sette io, o pensa che titolone “le sette tentazioni dell’io”!
      Comunque credo fermamente che la fiacchezza generazionale, e annessa ricerca di diversivi, parta proprio da un ipergarantismo vitale. Intendiamoci, e tu che hai seguito degli studenti fino da adulti lo sai, i ragazzi per la maggior parte poi guariscono da adulti, ma alla fine una alterata percezione delle barriere della vta li porta al confine opposto degli yes man, perchĂ© la meta non può mica essere un tetto, l’agognata minestra, una famiglia, no! questo Ce l’hanno tutti, l’obiettivo diventa trumpizzarsi! E così abbiamo psicanlizzato anche il bestione.

  • Il comitato Ă© “Noi denunceremo”.

    • Mi correggo, ho sbagliato “ad oltranza”: la d eufonica non si mette piĂą, salvo fra due e. Corretto come lo riporta Treccani.

  • Il problema della buca sull’asfalto dipende se la puoi vedere con la luce del giorno, e allora puoi, probabilmente, schivarla. Al buio no.
    Il fatto è che anche l’asfalto non è tutto uguale; e non so se esistono dei controlli di valutazione di qualche tecnico comunale, provinciale, prima che venga posato. Poi ci sono territori, terreni, che tengono meglio di altri il bitume stirato a terra. Poi ancora, il clima fa la differenza. Insomma, un complesso di cose che bisognerebbe, ogni volta, tenere conto. Cosi per l’asfalto sulle strade, e pure per mille altre storie. Ma non succede spesso.
    Preferiamo socializzare le perdite e monetizzare i profitti. Non abbiamo rispetto, ma dispetto. Prima vengono gli egoismi personali.
    Basta vedere la storia dell’evasione fiscale. In Italia ci sono resistenze e difficoltĂ  a combatterla; e l’evasione fiscale ha dei numeri pazzeschi. Ma ci sono partiti che fanno scudo, che impediscono che si combatta questa vergogna nazionale che da sola, se mitigata, risolverebbe moltissimi problemi. E si finisce che lo Stato, non riuscendo a recuperare i soldi al grande evasore, mette paletti e aliquote alte ai piccoli professionisti, per fare cassa almeno lì.
    Basterebbe fare le leggi e fornire gli strumenti legislativi a uno come Francesco Greco, procuratore di Milano, forse il maggiore esperto italiano di lotta all’evasione fiscale. In Italia non esiste nemmeno un registro dei titolari effettivi di societĂ  sparse per il mondo. E non c’è uno in Parlamento che si alza a urlare questa vergogna, che permette a tanti delinquenti di fatla franca.
    Su quest’ultimo argomento, una interessante inchiesta di un signor cronista, Paolo Biondani, l’Espresso, 3.1.21.

    • Capisco, approvo, ma non stiamo estrapolando? Io parlo del male che fa la garanzia di sopravvivenza. E non faccio un dscorso al tipo della destra piĂą neoliberista, il contrario, perchĂ© l’oblligo è la prima barriera. Non voglio nemmeno un asfalto corredato di trappole naturali, ma alzar l’asticella della fiducia nel fatto che “qualcuno mi spianerĂ  sempre la strada”, in tutti i sensi. Uno stato che tuteli i piĂą deboli e sfortunati, che soccorra anche un solo paziente affetto da malattia rara, non come nella cutura anglosassone che lo liquida con un “uno non vale un investimento”, ma che questo paziente dimostri diavere a cuore la sua stessa condizione, o familiari per esso, un giudice tutelare e relativo amministratore di sostegno per essi.

  • Vedete, il problema è così radicato nella nostra stessa biologia da non essere eludible. Mi viene in mente ora l’esperimento di Tim Spector, scinziato nutrizionista a me simpatico in quanto folle (se non sapeva come dimostrare un’intolleranza o una tossicitĂ  alimentare intossicava se stesso o il figlio). Bene, provò a far crescere topini nati sterilmente (cesareo) in ambiente sterile. Non si potevano infettare, ma crescevano malaticci, areattivi, sottopeso e piccoli. Capite? Il nostro corpo stesso nessita di sfide!
    Forse una cosa giusta l’ha fatta Beppe Grillo almeno in casa sua: vietare i detersivi.

  • A proposito delle lamentele degli italiani,che accusano altri italiani per mille faccende, etiche, morali, civili, politiche, in questi tempi di pandemia, un commentatore tv ha segnalato che se abiti a Venezia puoi tranquillamente andare in vacanza nella seconda casa, a Cortina, se ce l’hai; e se non ce l’hai? peggio per te, mi vien da dire.
    Sì, perchĂ© succede anche questo: mentre chi scrive non può neppure andare a Milano, o a Bergamo, e c’e chi ha difficoltĂ , senza comprovate esigenze, ad attraversare il ponte tra Cremona e Castelvetro Piacentino, che si trovano in due regioni diverse, ci sono “i socialisti delle seconde case” (anche i non socialisti, ma quelli, almeno, non sbandierano posizioni etiche) che, nonostante la pandemia, la quale costringe molta gente ad andare in vacanza, a piedi, da Crema al confine con Offanengo o Ripalta Cremasca per vedere un’altro luogo, per un diverso paesaggio, i “socialisti delle seconde case”, bene attenti a districarsi tra zone arancio, rosse o gialle, magari partendo la sera prina che una zona cambi colore, se la spassano, a Ponte di Legno, o Foppolo.
    Beati loro. Per questi “socialisti”, la pandemia è un fastidio, in fondo, trascurabile.

    • Vero. Meglio sarebbe stato, anche per questi figli dell’oca bianca, avere la seconda casa fuori mura: un vecchio fondo di campagna ereditato da qualche zia. Li ho ancora sentiti i racconti di famiglie che imbarcavano su un camioncino dalla biancheria alla gabbietta del canarino e si trasferivano, e lì c’erano dai giochi per bambini ai primi amori agresti, e poi la famiglia tornava a Crema con le provviste.
      Sbaglio o c’era anche la canzone “la famiglia Brambilla in campagna?”
      Dirai, sempre ricchi erano. Mbeh, almeno piĂą green!
      E c’era sempre chi le vacanze le passava da parenti “esteri”, in senso di altra regione: un cognato finanziere o ferroviere, un maresciallo… E questi non erano ricchi, ma sarebbero stati fregati lo stesso.

  • Per facilitare la cosa e permettere ai poverini con seconda casa (ma non è una colpa averla, ci mancherebbe) fuori regione, pare che il governo aiuti questa categoria bisognosa con il ristoro di poterci andare con qualsiasi colore. L’importante è la qualitĂ  della vita: ci sarĂ  chi si farĂ  bastare Pianengo, a piedi, però.
    Fa bene il governo a preoccuparsi di tutti i bisognosi

    • Molti ci si stanno trasferendo a lavorare a dstanza. Teniamo presente che non sono frutto di ricchezze, non si usa piĂą comperarle, ma spesso ereditĂ , malmesse, che per rimetterle in sesto anzi, hanno prosciugato risorse, e creato occupazione. La mia casa alla baia (porzione), costruita dai miei genitori quando il terreno e la mandopera costavano un fico secco, è rimasta vuota e cadente per quasi trent’anni. Poi ci son torrnato. Ora ci si è stabilto permanentemente mio fratello, appena avuta la pensione, e mio fglio con la collega/compagna appena può, e mica per ragioni balneari, solo pace e uccellini nelle pause. E la casa rinasce, abitandoci si scoprono altre pecche, e giĂą altri lavori, riprendono vita.
      Dei “nostri” Giorgio del resto ci parla da una seconda casa, Franco a volte idem.
      In generale c’è un eccesso di case, mica solo in localitĂ  turistiche, esattamente come prevedevo nel mio “la baia” e alcuni si fanno carico di gestirne due, altri le lasciano andare in malora, le regalano ai comuni (vi giuro che è vero!) Man mano che ce ne andremo il fenomeno si accentuerĂ , dato quanto abbiamo costruito e quanti di meno siamo, visto che i nuovi italiani ereditano in continenti diversi (ma ereditano anche loro almeno in buona parte) e il fenomeno del restauro a fine attivitĂ  lavorativa non è dverso: in Marocco ad esempio ne ho visti tanti, e purtroppo restauravano all’occidentale, svalutando il patrimonio comune.
      Mi piacerebbe sapere a quale legge ti riferisci.

  • Questa delle seconde case cmq free, meriterebbe da parte di chi di dovere una spiega a parte!
    Se ne stanno vedendo davvero …… di tutti i colori!

  • Prendo atto. Son fuori regione in quanto ereditate, e bisognose di affetto e assistenza!

  • Case ereditate sono un bel dono. Una fortuna, che non tutti hanno, ma certamente non è una colpa o qualcosa di cui anche un socialista si dovrebbe vergognare. Ci sono persone, come me, tante, che non hanno ricevuto in ereditĂ  nessuna casa, neanche la prima casa, e hanno vissuto in abitazioni varie, pagando l’affitto fino a che hanno cominciato a spuntare i capelli bianchi. Ma la faccenda non interessa a nessuno. Le fortune individuali le si dimentica, ma si ricordano le sfortune. Il punto, come ha ben capito Francesco, e sorpreso Adriano, è un’altro: ci sono persone che potranno godersi gli uccellini, il piacere di un bel tramonto, nell’altra casa in Umbria, Atrani, a Bormio, anche se la loro prima casa è Soncino. Ma sono abituato a queste faccende. Quando ero ragazzo, un amico pianse mostrandomi “il manifesto” che titolava a grossi caratteri che era morto Mao-Tze-Tung, il grande condottiero dei contadini. Il mio amico non lo era, nĂ© contadino, nĂ© proletario, ma diceva che bisognava abbattere il capitalismo. Oggi, quel mio amico, ha opinioni meno drastiche: meno male che potrò andare qualche giorno a cambiar aria- mi dice- alla seconda casa dei miei genitori. Non se ne può piĂą. Giusto: non è arrivato il socialiamo, e la qualitĂ  della vita, è importante. Chi non può andarci alla seconda casa, perchĂ© non sa cos’è? Lì, alla seconda casa scriverò un’articolo, una lettera protestando contro questa ingiustizia.

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