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ADRIANO TANGO

Silvestro: le varianti di SARS-CoV-2 richiedono l’aggiornamento dei vaccini “in corsa”

Silvestro, gratificato dalla fiducia assicuratagli, mi manda contributi che mi limito a selezionare secondo il presumibile interesse, e a stralciare riassumere. Ed eccolo alle prese con una minaccia di piena attualità.

L’enorme diffusione del nuovo coronavirus nel mondo determina la comparsa di varianti, dato il tasso di moltiplicazione, alcune delle quali potrebbero eludere in tutto o in parte le difese immunitarie stimolate dai
vaccini oggi disponibili. Per questo i produttori stanno studiando un modo per aggiornarli e renderli efficaci contro le varianti, già rilevate e future.
Vi sono crescenti indicazioni secondo cui alcune di esse sono in grado di eludere l’immunità indotta dai vaccini o da precedenti infezioni; gli scienziati hanno cominciato a esplorare la possibilità di riprogettare i vaccini attualmente prodotti e in via di distribuzione in tutto il mondo.
Il fatto che le nuove varianti possano minare l’efficacia di questi vaccini di prima generazione è ancora in discussione, ma alcuni sviluppatori si sono già lanciati in programmi di aggiornamento delle proprie formulazioni, per una maggior efficacia verso quelle identificate in Sudafrica e in Brasile.
Non è escluso che alla fine diventi necessario aggiornare periodicamente i vaccini contro il coronavirus, come si fa oggi per quelli contro l’influenza.
Il modo migliore e più immediato di combattere la minaccia delle varianti emergenti resta probabilmente quello di immunizzare rapidamente il maggior numero possibile di persone con i vaccini correnti.
Bisogna iniettare il vaccino a un sacco di gente e soffocare il virus prima che ci scoppi in faccia un’altra volta!
Intanto in tutto il mondo i laboratori sono in corsa per capire fino a che punto le varianti emergenti del coronavirus minaccino l’efficacia dei vaccini, ma i primi risultati di questi studi sono disparati e incompleti. Una variante identificata verso la fine del 2020 in Sudafrica, detta 501Y.V2 (nota anche come variante
B.1.351) è fra quelle che preoccupano di più. In test di laboratorio, si è visto che reca mutazioni che
riducono la potenza degli “anticorpi neutralizzanti, quelli che inattivano il virus, prodotti da persone
che avevano ricevuto il vaccino a RNA di Pfizer o quello di Moderna.

Il 28.1 l’azienda biotecnologica Novavax ha reso noti dei dati ricavati da test clinici secondo cui il suo vaccino sperimentale, progettato per opporsi alla forma originaria del virus, aveva un’efficacia dell’85 % contro una variante identificata nel Regno Unito, ma di meno del 50 % contro 501Y.V2. È un calo ovviamente preoccupante.
“Io credo che sarà inevitabile: se i vaccini devono mantenere la massima efficacia bisognerà
aggiornarli. La sola domanda è quanto spesso e quando”, dice Paul Bieniasz, virologo della
Rockefeller University a New York.
Ma i ricercatori hanno appena cominciato a capire in che modo le diverse mutazioni alterano le risposte.
Un modello che si potrebbe seguire è quello dell’aggiornamento dei vaccini contro l’influenza stagionale: una serie di centri sorvegliano i ceppi emergenti del virus influenzale per individuare i cambiamenti genetici che potrebbero influire sull’efficacia dei vaccini. Gli scienziati usano studi con anticorpi di furetto e umani per determinare quanto è probabile che un nuovo ceppo influenzale possa sfuggire al vaccino della stagione precedente, e se quindi è necessario un aggiornamento. Il riesame è condotto ogni anno per le stagioni influenzali di ciascuno dei due emisferi, e vengono effettuati cambiamenti solo quando un ceppo in grado di eludere i vaccini è ampiamente diffuso. Se è localizzato in una sola regione o un solo paese non si cambia il vaccino per tutto l’emisfero.
In genere, i valori di soglia per l’aggiornamento dei vaccini influenzali sono simili a quelli riscontrato
per il cambiamento della risposta agli anticorpi neutralizzanti che i ricercatori hanno collegato alla
variante 501Y.V2. Ma non è ancora chiaro come questi cambiamenti – e la distribuzione geografica
delle diverse varianti e mutazioni – dovranno influenzare l’aggiornamento dei vaccini.

 

Come saranno aggiornati i vaccini?
Alcuni vaccini contro COVID-19, fra cui quelli principali, prodotti da Moderna, Pfizer e AstraZeneca, istruiscono le cellule a produrre la proteina spike del virus, il bersaglio del sistema immunitario nella lotta ai coronavirus. Le varianti, compresa 501Y.V2, portano mutazioni di questa proteina.
Una possibilità è sostituire nei vaccini le vecchie versioni della proteina spike – basate in larga misura
sul virus che è stato identificato per la prima volta a Wuhan, in Cina – con una molecola aggiornata,
che porti gli specifici cambiamenti amminoacidici.
Uma un’altra possibilità è includere in una stessa formulazione sia la vecchia che la nuova forma della proteina spike; in questi casi, si parla di vaccino multivalente.
Moderna ha cominciato il lavoro di aggiornamento del suo vaccino a mRNA per adattarlo alle
mutazioni della proteina spike scoperte in 501Y.V2.
L’azienda dice inoltre che intende testare l’efficacia di una terza somministrazione del suo primo vaccino contro il coronavirus; e sta anche considerando la possibilità di realizzare un vaccino multivalente.
Ma prima che si possa decidere quale strada prendere bisognerà che i ricercatori studino le risposte ai
vaccini aggiornati negli animali, e probabilmente anche negli esseri umani.
A quali trial bisognerà sottoporre i vaccini, e quali approvazioni dovranno ottenere?
Gli sviluppatori hanno messo alla prova i vaccini attualmente disponibili contro COVID-19 in trial di
fase III con decine di migliaia di partecipanti prima che le autorità regolatrici ne autorizzassero l’uso.
Ma saggiare nello stesso modo un vaccino riconfigurato ora che in tutto il mondo si stanno impiegando i vaccini di prima generazione sarebbe lento e difficile.
Per i nuovi vaccini stagionali contro l’influenza in genere non sono richiesti nuovi trial. Ma sui vaccini contro COVID-19 le autorità regolatrici non hanno alle spalle la sicurezza di decenni di esperienza e dati clinici.
Dimensioni e durata di questi test potrebbero dipendere dalla possibilità di trovare dei “correlati della
protezione”, cioè un qualche carattere misurabile della risposta immunitaria, per esempio un determinato livello degli anticorpi neutralizzanti, che possa fare da marcatore per la protezione contro COVID-19. Disponendo di simili marcatori, non sarebbe più necessario attendere che i partecipanti ai trial siano infettati dal coronavirus per sapere se i vaccini stanno funzionando: basterebbe semplicemente misurare le risposte immunitarie evocate dopo la somministrazione.
Non c’è alcuna garanzia che emerga un qualche correlato attendibile, ma anche in assenza di un correlato vero e proprio, i ricercatori potrebbero comunque riuscire a dimostrare che i loro nuovi vaccini producono
livelli anticorpali simili a quelli dei vaccini di prima generazione.
Moderna ha detto che per andare avanti col suo vaccino contro la variante 501Y.V2 si aspetta di
potersi basare su trial che coinvolgano centinaia, e non migliaia, di soggetti.

 

Come risponderanno ai vaccini aggiornati le persone già immunizzate?
I ricercatori non sanno ancora come potrà rispondere a un altro vaccino contro una nuova variante chi
ha completato la vaccinazione con un vaccino anti-COVID-19 di prima generazione. Da tempo gli
immunologi hanno osservato che le persone tendono a mettere in atto un risposta immunitaria più
forte verso la prima variante di un patogeno che incontrano rispetto alle successive.
Questo potrebbe significare che i vaccini aggiornati evocherebbero risposte immunitarie più attenuate
rispetto a quella scatenata dal primo vaccino. La paura è che rafforzare una persona contro una
variante non provochi una nuova risposta contro quella variante, ma si limiti a rafforzare la risposta precedente.
Pare anche però che ci sono indicazioni secondo cui i vaccini a RNA potrebbero non essere
soggetti a questo fenomeno. Per ragioni non chiare, alcuni vaccini a RNA scatenano risposte
immunitarie sorprendentemente complesse, producendo anticorpi diretti contro certe regioni delle
proteine virali che spesso non si individuano nelle risposte ad altri tipi di vaccino. Ciò potrebbe
significare che i vaccini a RNA saranno più efficaci anche nel prendere di mira i cambiamenti presenti
nelle varianti del virus.
Una risposta specifica contro una certa variante potrebbe non essere necessaria: anche se un vaccino aggiornato avesse soprattutto l’effetto di rafforzare la risposta a un precedente vaccino anti-coronavirus, ciò potrebbe comunque essere sufficiente per respingere la variante.

Ma che cosa sta facendo chi realizza i vaccini?
Come Moderna, anche altri produttori hanno detto che stanno guardando alla possibilità di aggiornare
i propri vaccini. Fra essi c’è Johnson & Johnson, che sta sviluppando un vaccino contro il coronavirus
da somministrare in dose unica.
Alcuni aspiranti produttori di vaccini hanno tenuto d’occhio fin dall’inizio la potenziale minaccia
costituita da varianti più elusive. Un gruppo, attivo alla Gritstone Oncology, ha deciso di concentrarsi
su questo possibile problema progettando un vaccino che prende di mira parecchi siti di svariate
proteine virali, a differenza di quelli di prima generazione, che puntano soltanto alla proteina spike.
La speranza è che il vaccino, i cui trial clinici dovrebbero partire a breve, renda difficile al virus
sfuggire alla risposta immunitaria perché per farlo avrebbe bisogno di numerosi cambiamenti genetici
tutti insieme.
Dato che aggiornare la realizzazione dei vaccini già esistenti è relativamente semplice, sarebbe
possibile progettare e produrre un nuovo vaccino a RNA, per poi avviare i test clinici nel giro di sei
settimane, ma questo è solo l’inizio. La produzione di massa dei vaccini è difficile, ricominciare tutto daccapo sarò duro.
Alcuni ricercatori si aspettano che l’aggiornamento periodico dei vaccini contro il coronavirus diventi
una procedura abituale, come nel caso dell’influenza.

 

E ORA PARLO IO: TUTTO CiO’ VUOL DIRE ANCORA UNA VOLTA, COME SEMPRE È STATO PER LE EPIDEMIE, SFOLTIMENTO DELLA POPOLAZINE E CAMBIAMENTO DI STILI DI VITA E PRODUZIONI! CREDETEMI, L’UMANITA’ GUARIVA COSI’ GIA PRIMA DEI FARMACI, E VACCINI. COSI’ SARA’ FIN QUANDO QUESTO VIRUS SARA’ SOPPIANTATO DA UNA VARIANTE ADATTATA ALLA CONVIVENZA CON L’OSPITE, NOI, MA SE NON SAREMO MUTATI NOI NEI COMPORTAMENTI, SARA’ LA VOLTA DEL SUCCESSIVO!

ADRIANO TANGO

15 Feb 2021 in Scienze

14 commenti

Commenti

  • Iper-riassumo: abbiamo permesso con il nostro comportamento sconsiderato (a livello mondiale, noi siamo quelli bravi!) al virus di riprodursi a ruota libera. E per questo ora muta. E come prevedibile le mutazioni risentono di meno della protezione del vaccino.
    Che fare? Intensificare al massimo la campagna vaccinale per chiudergli le strade.
    Poi la scienza sta già studiando quanto le varianti siano refrattarie al vacino esistente, come modificarlo, come renderlo eventualmente pluripotente, come saltare le tappe di certificazione, sacrosante, ma anche pastoie.

    • Grazie anche dei riassunti, fratello, ma ti chiederei di essere ancora + pedissequo: fammi/ci un elenco quasidettagliato dei “comportamenti sconsiderati”, magari in ordine di importanza, relativamente al loro influsso sulla iper produzione “a ruota libera” del/i virus.
      Ta disaret: ta set mai cuntent! Pota, offaga!

  • DEMORALIZZANTE

  • Ma l’hai già letto? Ma è appena uscito! O sono io demoralizzante?
    No, non c’è da scoraggiarsi: io credo nell’allenamento immunocorpale.
    Sai quando noi medici dicevamo “quello ha gli anticorpi lunghi come i lombrchi” ?
    Nel mio periodo in Madagascar non ho visto una ferita infettarsi, in bambini operati in condizioni a dir poco precarie. Se non fosse stato per il serpente boa che scorazzava per il giardino avremmo avuto i topi in sala operatoria; ma già una sala operatoria con accesso dal giardino ti basta per capire di cosa parlo?
    Penso che ci sia comunque un’immuità incrociata fra le varie “facciate” del virus. Facciamo quel che ci dicono di fare e pensiamo alla mutazione comportamentale invece che al PIL!

  • Franco sai di che parlo: densità abitativa, ipermobilità, allevamenti! Ci possiamo fermare qui penso, ma in generale il grande ammalato/infettatore è il PIL.

    • Per rispetto non ti rispondo in Cremasco, ma usalo pure, sono arrivato a Crema quando la gente l’italiano l’aveva si e no scoperto per sentito dire, e se non capivo non curavo…

  • Stralcio da DottNet di ggi: “il tema dell’immunità di gregge, che secondo Kulldorff [SVEDESE] è “la parola più fraintesa del 2020”. Chiunque usa questo termine viene accusato ‘di un omicidio di massa’, scherza lo scienziato. Tuttavia, ogni epidemia finisce con il raggiungimento dell’immunità di gregge. “Da epidemiologo – dice Kulldorff – è molto strano affrontare questo discorso. I fisici non discutono se sia giusto o meno credere nella forza di gravità.”
    Ma commento: Peccato che se i ceppi sono tre prima bisogna vedere quale la spunta fra di loro, e il segnapunti è costituito da vite umane!
    Tuttavia tuttti hanno il dirtitto di sapere quanto è grave la situazione ma non quello di disperarsi:mascherina e farmaci, ivi compresi i vaccini, e massicci investimenti nei centri sierologico-vaccinali. In Italia c’è un terzo polo senese che ancora non si è sentito ad esempio.L’immunità crociata fra ceppi è la speranza ancora indeterminata. Riducendo i sensibili, con l’immunizzazione che si somma a refrattari congeniti, e i contagi si ferma la roulette delle mutazioni, e si fissa un solo ceppo da debellare (si fa per dire).
    Ma Cremascolta che può fare? Combattere la incivil-civiltà del dio PIL!

  • Riflessione, che non so se stia bene qui, ma non me la voglio rigirare da solo: Cuba vaccina i vacanzieri che vi approdano, so per certo che un milanese si vaccinerà a Pordenone in quanto,avendo rapporti lavorativi con la regione Friuli, hanno disposizioni in merito di questo tipo, e del resto sappiamo che hanno comperato vaccini. Ma allora questi maledetti vaccini ci sono o no? O vanno al maggior offerente? Ch ne sa qualcosa? Io, sconfinando nella politica, mi ci muovo male.

  • Mario Draghi non ha dubbi. E nel discorso di ieri al Senato è sttao chiaro: punteremo tutto sul territorio, soprattutto dopo l’esperienza Covid: “Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale”. Il principale luogo di cura per il neo premier dovrà essere la casa, il domicilio. Una rivoluzione possibile grazie alla telemedicina e all’”assistenza domiciliare integrata”.
    Quindi contro i provvedimenti della Regione Lombardia?
    Stop hub and spoke?

  • E ora spunta fuori anche una locandina di adescamento di ultra ottantenni verso un presunto centro vaccinale…
    Diffusa dallì’Ordine dei Medici come allerta. Che mondo!

  • Il Garante ha chiarito inoltre che – in attesa di un intervento del legislatore nazionale che eventulamente imponga la vaccinazione anti Covid-19 quale condizione per lo svolgimento di determinate professioni, attività lavorative e mansioni – nei casi di esposizione diretta ad “agenti biologici” durante il lavoro, come nel contesto sanitario, si applicano le disposizioni vigenti sulle “misure speciali di protezione” previste per tali ambienti lavorativi (art. 279 del d.lgs. n. 81/2008).

    Anche in questi casi, solo il medico competente, nella sua funzione di raccordo tra il sistema sanitario e il contesto lavorativo, può trattare i dati personali relativi alla vaccinazione dei dipendenti. Il datore di lavoro deve quindi limitarsi attuare, sul piano organizzativo, le misure indicate dal medico competente nei casi di giudizio di parziale o temporanea inidoneità.

  • Aggiornamento fondamentale da Dott Net: “Efficacia al 100% del vaccino per Astrazeneca/Oxford Irbm nell’evitare l’ospedalizzazione: il preprint consegnato a The Lancet di uno studio su 10.290 persone in Inghilterra e 10.300 in Brasile con età dai 18 anni in su e quindi comprensiva degli anziani anche con patologie gravi come diabete, obesità, insufficienze respiratorie e problemi cardiovascolari, chiarisce senza ombra di dubbio che l’efficacia per contrastare la malattia grave è del 100%”. Lo afferma Pietro Di Lorenzo, presidente della Irbm, in un’intervista all’ANSA. “Ciò significa che la totalità dei vaccinati non rischia più di andare in ospedale o terapia intensiva”. “Entro fine Febbraio arriverà un milione di dosi del vaccino Oxford/AstraZeneca/Irbm. A Marzo, se non ci saranno problemi particolari, è prevista la consegna di ulteriori 4 milioni di dosi. Nei mesi successivi, considerato lo sforzo organizzativo che sta mettendo in campo Astrazeneca, è credibile che si possa anche ipotizzare un recupero di parte delle consegne mancate”.

    Primo punto, i dubbi sollevati da alcuni sull’efficacia del vaccino: “La multinazionale Astrazeneca non è certo una sprovveduta – spiega – e ha al suo attivo centinaia di trials clinici mentre l‘Università di Oxford è una delle accademie più titolate al mondo sul piano scientifico. Sono particolarmente orgoglioso di lavorare a questo progetto con questi partners. È semplicemente sciocco pensare che abbiano commesso errori grossolani. Al contrario è stato messo a punto un vaccino di grande efficacia e sicurezza“. Infatti, spiega, “il preprint consegnato a The Lancet di uno studio su 10.290 persone in Inghilterra e 10.300 in Brasile con età dai 18 anni in su e quindi comprensiva degli anziani anche con patologie gravi come diabete, obesità, insufficienze respiratorie e problemi cardiovascolari, chiarisce senza ombra di dubbio che l’efficacia per contrastare la malattia grave è del 100%. Questo significa che la totalità dei vaccinati con il siero Astrazeneca non rischia più di andare in ospedale e, ovviamente, tantomeno in terapia intensiva.

    L‘efficacia totale, poi, con la prima dose si è dimostrata del 73% e dopo l’inoculazione della seconda dose dopo 12 settimane è risultata dell’82%. È importante anche sottolineare che il lasso di tempo di 12 settimane che può passare tra la 1/a e la 2/a dose consente di procedere in maniera molto più spedita nella vaccinazione di massa, che non mi sembra un vantaggio da poco”.

  • Intanto, da quando Draghi ha dato una mossa alla banda politica, pare che in molti si siano messi a correre per accelerare le vaccinazioni. Speriamo che l’impulso resti forte e che i risultati si vedano presto.
    Purtroppo i morti sono sempre tanti e gli ospedali ricominciano a riempirsi.
    Mi chiedo come sia possibile continuare a tollerare, a livello nazionale e locale, i cretini della movida.
    Il bresciano è appena di là dall’Oglio e il territorio cremasco stava da poco riprendendosi.
    Peccato. La bergamasca ce l’abbiamo appena sopra e il milanese, se si risveglia pure lui, ci darà dei bei problemi.
    Per fortuna che noi cremaschi non abbiamo il mito del paciugo col prossimo e del tuca tuca nomade.
    Per fortuna siamo chiusi, introversi e diffidenti. In tempi di pandemia, meno ti strofini e ciancichi in giro, più hai speranza di cavartela. Speriamo.

  • Se finissero gli ostruzionismi…stralcio da MedNet di oggi: “Come fa sapere a Open Roberto Rossi, presidente dell’ordine dei medici di Milano: «Io sconsiglio di farli all’interno dei propri studi medici. Io sicuramente non lo farò, mi hanno già mandato due diffide perché hanno visto pazienti senza mascherina, figuriamoci adesso con le vaccinazioni…». Un’adesione che, tra l’altro, non sarà obbligatoria per i medici di famiglia (anche se la stragrande maggioranza accetterà): «Potrà farlo chi ha tempo, io la vedo difficile. Non riuscirei, già adesso lavoro da casa”
    Chi ha tempo? Ma cosa dobbiamo arrivare, al momento in cui il tempo non servirà più a niente, perché tutto sarà in preda alla paralisi?

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