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FRANCESCO TORRISI

Province – Kosa essere?

 

Domenica 28 marzo si svolgeranno le elezioni dei componenti del Consiglio provinciale di Cremona.

Ho cercato di raccogliere le idee su cosa in effetti sia La provincia dopo Leggi e (mancato) Referendum costituzionale

La legge 7 aprile 2014, n. 56 (cd. ‘legge Delrio’) ha dettato un’ampia riforma in materia di enti locali,prevedendo l’istituzione e la disciplina delle Città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle province, oltre ad una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni.

Nel fare ciò, la legge definisce “enti territoriali di area vasta” sia le città metropolitane che le province.

Le città metropolitane sostituiscono le province in dieci aree urbane, i cui territori coincidono con quelli delle preesistenti province, nelle regioni a statuto ordinario:

Roma Capitale, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.

Per quanto riguarda il riordino delle province, per esse è previsto un assetto ordinamentale analogo a quello della città metropolitana.

Sono pertanto organi della provincia: il Presidente della provincia (che però è organo elettivo di secondo grado), il Consiglio provinciale e l’Assemblea dei sindaci.

La legge definisce altresì le funzioni fondamentali, rispettivamente, di città metropolitane e province, riconoscendo un contenuto più ampio alle prime, e delinea, con riferimento alle sole province, la procedura per il trasferimento delle funzioni non fondamentali ai comuni o alle regioni.

Al momento dell’approvazione della legge Delrio, le novità erano, infatti, introdotte nell’ambito del prefigurato disegno finale di soppressione delle Province quali enti costitutivi della Repubblica, dotati di funzioni loro proprie, con fonte legislativa di rango costituzionale.

Il referendum nazionale per la modifica della Costituzione, vide la schiacciante vittoria del NO e la riforma Delrio dovette “bastare a se stessa” nell’ambito della Costituzione!

La legge 56 definisce le province quali enti di area vasta e stabilisce l’elezione di secondo grado per tali enti.

il Presidente della provincia; è eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della provincia; sono eleggibili i sindaci della provincia. Il Presidente della provincia, resta in carica quattro anni, ha la rappresentanza dell’ente, convoca e presiede il consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci,

il consiglio provinciale; è composto dal Presidente della provincia e da un numero di consiglieri variabile in base alla popolazione residente, per la provincia di Cremona: 12 consiglieri ( la popolazione è compresa tra 300.000 e 700.000 abitanti)

La durata del consiglio provinciale è più breve di quella del presidente della provincia, in quanto il consiglio resta in carica due anni.

L’assemblea dei sindaci: è composta dai sindaci dei comuni appartenenti alla provincia. È competente per l’adozione dello statuto e ha potere consultivo per l’approvazione dei bilanci.

Le funzioni fondamentali che la Legge attribuisce alle “nuove” province sono:

a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente,

b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di

trasporto privato, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali

c) programmazione provinciale della rete scolastica

d) raccolta ed elaborazione dati ed assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali;

e) gestione dell’edilizia scolastica;

f) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale.

La RegioneLombardia ha dato attuazione alla legge n. 56 del 2014 principalmente con la legge n. 19 del 2015 nella quale vengono dettate disposizioni per il riordino delle funzioni prima conferite alle Province, con enumerazione dettagliata di tutte le funzioni, trasferite alla Regione.

Quello che personalmente deduco da quanto sopra è che anziché semplificare, razionalizzare, si sia aggiunto Ente a Ente complicando ulteriormente la vita ai cittadini, da un lato e aumentando gli sprechi di energie e danaro pubblico, dall’altro.

Ci siamo solo risparmiati, come cittadini elettori, l’impegno a partecipare ad un’elezione provinciale, con annessi e connessi, con assai dubbi risultati quanto a partecipazione effettiva alla gestione delle cosa pubblica.

FRANCESCO TORRISI

16 Feb 2021 in Politica

11 commenti

Commenti

  • Legge Delrio, poi convertita in delirio?
    Ma basta mettere il naso fuori dal proprio Comune per toccar con mano l’incuria! Ieri mi è toccata una trasferta in un Comune sconosciuto, dopo Binasco: Siziano.
    Dire Milano periferia di Kinshasa, vedendo le piazzole di emergenza adibite a discarica da cui l’unica cosa che emerge sono belle figliole dell’Est, dà l’idea della buona gestione.
    Ma poi, i nostri bravi Sindaci a quante cose dovrebbero supplire, fra trasferte a Roma e in Regione? E senza fondo cassa? Tutte/tutti ad aspettare lo sponsor che di sicuro per niente non fa niente!
    E il loro lavoro alla fine non si vede, mentre i disastri delle Regioni sì, e i “Governatori” (!) fanno anche la voce grossa!
    Già, sperando in un ulteriore spillover. E intanto intralciano il Governo a cui aspirano.
    Leggete quello che ho scritto sui vaccini: ma vi pare che sia normale?
    Fuori le Regioni, Stato e Province e stop.
    Ma Draghi, anche se ha altro da pensare, penso, dalle cose che oggi ha detto e data la formazione di scuola, che ci sentirebbe in questo senso.

  • Bravo, Adriano! Personalmente, anche su questo blog, l’ho apertamente sostenuto ormai per anni: abolire le regioni e fare duecento dipartimenti alla francese, con a capo prefetti muniti di poteri aumentati. Come i vecchi “delegati” austroungarici.
    Men che meno, tenersi sulle spalle regioni più speciali di altre. Speciali de che? Speciali nei privilegi e nei foraggiamenti economici? Confrontiamo le risorse, i bilanci, i risultati. Eddai, speciali in quel che sappiamo tutti.
    Per il resto, dieci o dodici ministeri con forte centralizzazione decisionale ma con agenzie ben operative e molto interattive con i cittadini, distribuite sul territorio nazionale. Dov’è finito, oggi, lo Stato?
    Basta moltiplicare e ingrossare le greppie e i truogoli della partitocrazia. Un’amministrazione nazionale efficace, efficiente, distribuita, funzionale e meritocratica. Merito, merito, merito. Uno vale uno? Un par di ciufoli. Basta parassitismi e fancazzismi. Basta masaniellate e ciceruacchiate.
    Di modifiche alla Costituzione non è mai morto nessuno. Viste anche le modifiche sbagliate così spesso proposte. Con questa, si manderebbero a casa parecchi fannulloni della politica e arrivisti di partito.
    Non c’era bisogno del Covid per vedere quanto il nostro bric-à-brac istituzionale fosse dannoso per i cittadini e proficuo solo per gli arruffapopolo della partitocrazia.
    E questo non è un discorso antipolitico, anzi, è un discorso politicissimo.
    Certo, sappiamo che non se ne farà niente e l’andazzo non cambierà.
    Ovviamente, Draghi ha ben altre gatte da pelare.
    Ma se dobbiamo cavarci il gusto di discutere di qualcosa, scendiamo dalle nuvole e parliamo di cose concrete.
    Aboliamo le regioni.

    • In pieno! Ma ora un giovane politico rampante ha in prospettiva quattro livelli verticali: Provincia – Regione – Stato- Eiuropa, e varie ramificazini laterlali, sindacato, partecipate… Deve essere tonto bene per non combinar niente! Vedi come si annullano visioni di destra e sinistra se si accende la luce della ragione? Ma lasciamo Draghi alle prese col rompicap di combinare Stato e imprenditorietalità Facile per un Cinese, abituato a sempre all’idea che se le cose non vanno saltan le teste noi siamo abituati all’idea di testa individualistica, e va bene, ma fino a un certo punto, ma portatrice di bocca per mangiare, e va bene anche questo, ma con dei distinguo sul “di che si nutre”.

  • Sì, Adriano, hai ragione, Mario Draghi in questo momento, con il suo governo e il suo progetto politico, non può che essere concentrato su priorità ben maggiori, rispetto a quanto stiamo qui discutendo, a seguito di questo post di Francesco. Salus publica suprema lex esto. E in ciò sarebbe ora, invece di fare i piagnoni su presunte birbanterie altrui nei confront del nostro amato popolo, invece di caregnare di continuo contro supposte cattiverie altrui verso quelle vittime pure e innocenti degli italiani, sarebbe proprio ora, dicevo, di cominciare a risolvere le porcherie che tra di noi e su di noi e a causa di noi, da troppo tempo, rovinano la nostra nazione e la nostra credibilità internazionale. Parte del territorio della nostra repubblica è governato di fatto dalle mafie e dalla criminalità organizzata mafiosa, ‘ndranghetosa e camorrista. Colpa dell’Europa, della commissione europea, di Bruxelles e di Francoforte? Abbiamo un’evasione fiscale che sottrae ogni anno circa centodieci miliardi di euro a tutti gli italiani onesti. E le percentuali di evasione tra i redditi da lavoro dipendente (circa il quattro per cento), e i redditi da lavoro autonomo e d’impresa (dieci volte tanto!) ce le ha da poco confermate la Corte dei Conti, mica Barbara D’Urso, Alberto Bagnai o Tina Cipollari. Colpa dell’euro e dell’unione monetaria europea? Esiste da noi un livello di corruzione vergognoso e impunito, che ci associa a realtà di paesi ancora con le penne in testa e gli anelli al naso. Colpa delle perfide e nefande potenze straniere? Sprechiamo ogni anno una quantità di risorse spaventosa, stiamo annegando nei nostri rifiuti, stiamo devastando in modo schifoso l’Italia, la terra più bella del mondo. Colpa degli Amerikani imperialisti? E speriamo che l’imperialismo russo o cinese possa fare il nostro bene? Insomma, siamo ancora bambinetti immaturi che infantilmente danno sempre la colpa di tutto agli altri, vittimisti e frignoni. Bambinetti che diventano bambinacci quando esercitano l’arte del “chiagn’ e ffotte”, lo sport nazionale preferito, che se fosse ammesso alle olimpiadi ci darebbe il maggior medagliere. Questi sono i problemi veri che Mario Draghi si trova di fronte, oltre ovviamente al piano vaccini da strutturare meglio e accelerare al massimo.
    Invece, sul discorso province e regioni, direi che l’argomento è molto interessante, pur non essendo, in questo momento, prioritario. E che valga di certo la pena di discuterne. Personalmente, sono grato a Francesco di averlo iniziato. E considero perfette le sue parole, che condivido in pieno: “Quello che personalmente deduco da quanto sopra è che anziché semplificare, razionalizzare, si sia aggiunto Ente a Ente complicando ulteriormente la vita ai cittadini, da un lato e aumentando gli sprechi di energie e danaro pubblico, dall’altro. Ci siamo solo risparmiati, come cittadini elettori, l’impegno a partecipare ad un’elezione provinciale, con annessi e connessi, con assai dubbi risultati quanto a partecipazione effettiva alla gestione delle cosa pubblica”.

    • Registro con piacere il tuo apprezzamento e condivisione, Pietro!
      Seguo con grande attenzione l’avvio di questa nuova (si, il mio ottimismo mi porta a tenerla in considerazione come “nuova” e non la ….ri/riproposizione del “cambiare tutto per non cambiare niente” di gattopardiana memoria !) fase politica, pur se propiziata da quello che, almeno ai miei occhi, si è delineato come una sorta di “golpe bianco”.
      Ma questo è un altro discorso, non voglio andare “fuori post”!
      Però, quello che Draghi ha presentato al Senato, ricevendone apprezzamento, è stato un programma politico a tutti gli effetti e, dalle modalità e priorità in cui si declinerà in atti di governo, avremo modo di misurarne la capacità di incidere nel corpo (ancora) vivo del Paese.
      In questo contesto, ripetere una ritualità elettiva di secondo livello, obbligata da un’improvvida Legge che aveva messo il carro davanti ai buoi (buoi peraltro svaniti nel nulla con il NO al Referendum costituzionale) rasenta addirittura il ridicolo!
      Che non lo si contrabbandi come atto democratico/partecipativo però!
      La partecipazione, la Democrazia, ha da essere ben altro!

  • Ti sottoscrivo in pieno Pietro! Che dei tecnici mi spieghino allora se, in via teorica, si saltassero le Regioni che falla si verrebbe a creare!

  • Mamma mia, Adriano!
    Stiamo parlando del Titolo V della Costituzione. E’ certo un discorso di prospettiva che non può certo essere affrontato in una fase di concitata emergenza (anzi, contemporanee emergenze!) quale quella che stiamo vivendo!
    Diamo tempo al tempo.

    • Vero, ma se dicesssi che una delle cose che sono state costanti in quel poco di politica che seguo è stato un atteggiamento tiepido fin dall’inizio sulle Regioni? E i fatti… Leggi la mia nota su Silvestro e forse vedrai che qualcuno più in alto la vede così (individuare l’inefficienza dove e come è questione di esperienza)

  • Ho segnalato su un blog locale che i Cremaschi sono più dei Cremonesi, come popolazione. Certo, sono di meno, rispetto ai Cremonesi se si contano anche le vacche da latte. Le statistiche ufficiali che ho consultato sono due: una, citata da “Crema News” fornisce, in percentuale, un punto in più ai Cremaschi (45%) rispetto ai Cremonesi (44%). Il Casalasco, che si affaccia sul Parmense conta l’11%. L’altra statistica, degli ATS dice che risulterebbero 4mila Cremonesi in più, rispetto ai Cremaschi (a memoria: 154mila, contro 150mila; mentre i Casalaschi intorno ai 30mila). Differenze minime. Nel mio scritto ho criticato duramente i politici del Cremasco che neanche s’accorgono di essere maggioranza, o in pareggio, o quasi, in provincia. E ci rido sopra, perché lo segnala il sottoscritto che in realtà si fa poche illusioni sul carattere, la personalità dei Cremaschi che si fanno comandare con questi numeri. In altre realtà le provincie si condividono, con la dicitura, i centri direzionali. Quindi, non più “Provincia di Cremona”, ma di “Cremona e Crema”, come altrove, per esempio, ma gli esempi sono più
    di uno, Forlì-Cesena. Pensavo di ricevere una valanga di critiche, invece ciò che ho scritto ha ricevuto, su tre blog oltre settanta condivisioni, e solo due pareri negativi. Ancora ieri sono passato al rondò all’altezza di Vergonzana/Izano e San Bernardino, e ho girato a San Bernardino, grazie al cartello marrone che indica: “Strada del gusto cremonese”. Ho fatto una risata. Che gente senza dignità, i Cremaschi.

    • E’ vero Marino, oltre alla citata Provincia Forli-Cesena, ci sono anche Monza e della Brianza, Pesaro e Urbino, Massa-Carrara, Verbano-Cusio-Ossola, Barletta-Andria-Trani (tre addirittura le città “approvinciate”!).
      Credo che abbia condizionato, nel tempo, anche l’accrescitivo “Cremona” , rispetto a “Crema” e ciò, malgrado il fatto che Cremona sia totalmente ai margini del territorio provinciale, addirittura ai margini della Regione Lombardia stessa (passando il ponte sul Po, praticamente in città, si entra in Regione Emilia!
      Anche il periodo del ” Ventennio” fascista ha giocata la sua parte: era Cremonese il gerarca Farinacci, addirittura Segretario del Partito Nazionale Fascista.
      I Cremaschi a suo tempo non vollero il nodo ferroviario (che fu realizzato a Trevigio) per non essere ….”disturbati” e si accontentarono della Diocesi col suo bravo Vescovo, trascurando del tutto l’idea, sempre per via della “tranquillità”, di poter avere riconoscimento ed Istituzioni relative di livello Provinciale!
      …..mistèr cremasc….

    • E allora facciamo qualcosa! Un comitato per cambiare almento il nome!
      Quando ero ancora “dell’Ospedale”, si pose il problema, fra tante eutanasie di strutture fatiscenti e marginali, di cosa fare del Robbiani di Soresina. Si decise di ricostruire di sana panta l’Ospedale, facendone qualcosa di bello già all’impatto visivo d’accesso.
      Poi subentrò un investitore mantovano, ma calabro, poi il defunto mio direttore generale mi fa: “sai, dobbiamo per forza cederlo a Cremona, altrimenti finiremmo per sopravanzarli”.
      I numeri, parlando di DRG invece che di Pazienti, erano tutti dalla nostra parte, anche nella brutale ottica della Sanità come azienda, eravamo avanti, ma no, bisognava farsi da parte. Certo, Ablondi era di Borgo Taro, ma poi pensionato è divenuto direttore di una struttura convenzionata cremonese… ma poi è morto di Covid, amen.

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