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ANNA ZANIBELLI

Il potere terapeutico del CHISSENEFREGA

Mormorato, esclamato o semplicemente pensato, con l’aggiunta dell’avversativa “ma” ha il potere di restituire colore e sorriso a un giorno iniziato male. Riuscire a pronunciare finalmente dentro di sé questa parola magica, significa liberarsi da qualcosa, almeno mentalmente. Ripulire per un attimo il nostro animo, aprire la diga.
Certo non è sufficiente per far sparire di colpo i problemi, ma a volte pronunciare un “chissenefrega” al momento opportuno è una vera e propria catarsi.
Uno dei miei sogni proibiti, per esempio, è quello di urlare al microfono, nel bel mezzo di una riunione noiosa, di un monologo ridondante, un bel “ chissenefrega!”.
Urlato così, a gratis, nell’etere. Un aprirsi di polmoni, un dispiegarsi di ali che conduce a una godibilissima, anche se momentanea, pace interiore.
Consiglio di non usarlo spesso, solo quando è bello carico e sembra uscire dalla gola da solo, anche se si cerca disperatamente di ricacciarlo indietro per senso del dovere, senso di colpa, senso di vergogna. Arrivati a questo stadio è ancora più efficace e liberatorio.
Il chissenefrega è come l’aspirina, serve un po’ a tutto e un po’ a niente ma ci fa sentire subito meglio. Non ci sono controindicazioni per età, sesso, ecc. Peró, come per tutte le terapie, va ben dosato. Se è troppo frequente si diventa accidiosi, se invece non è abbastanza sentito non ci aiuta a lasciar andare.
Va da sé che occorre buon senso: se per esempio abbiamo parcheggiato in divieto di sosta e qualcuno ce lo fa notare, non è corretto rispondere con un’alzata di spalle. Il chissenefrega non deve essere usato come scusa per sviare l’attenzione da un comportamento incivile. Personalmente non condivido il chissenefrega agito, che può rivelarsi un comportamento non educato, corretto o maturo. Condivido peró il potere liberatorio del chissenefrega mentale.
Ci sono occasioni in cui un bel “ ma chissenefrega!” detto al posto di mille altre parole ha il potere di liberarci l’anima e risollevarci lo spirito. Ci permette di riconciliarci con il mondo, di non pretendere troppo da noi stessi, la giusta ricarica per riprendere il cammino. Un invito per liberarci dai pesi che, se lasciati troppo stare, diventano macigni.
Usiamolo con parsimonia ma senza troppi vincoli, poiché le parole hanno tutte pari dignità se usate nel giusto contesto.
La felicità infatti passa anche da un piccolo gesto di misericordia verso noi stessi, che non possiamo fare tutto, arrivare dappertutto, conoscere tutto. Siamo esseri umani imperfetti e se dovessimo toglierci un po’ di sana ribellione e terapeutico menefreghismo, ci perderemmo buona parte di questa meravigliosa vita. Perchè è sempre meglio un chissenefrega oggi che una gastrite domani.

ANNA ZANIBELLI

04 Mag 2021 in Antropologia

10 commenti

Commenti

  • Si, ma occhio alle assonanze, perchè il “chissenefrega” che ci proponi tu, Anna, è ben diverso dal “menefrego” in ….. orbace!
    Un conto è quando scatta a seguito di un “overload”, ben altro conto quando sta alla base di un comportamento usuale, continuativo di chiusura mentale, prvaricativo rispetto all’altro, a quello che la pensa diverso, del quale giustappunto non me ne potrebbe ….. fregare de meno!
    Ho comprensione e simpatia per i tuo “machissenefrega” da …. “reset”, sono totalmente fuori sintonia con il “menefrego” da fascista!
    E cmq un bel … laiccone (a bg like!) per lo snoopy sdraiato sul tetto della sua cuccia!!!

    • Ma certo Francesco! Hai capito perfettamente il senso ironico del mio “ chissenefrega”. Pensa che sono stata ispirata proprio da questa vignetta divertente ma anche molto vera. E poi adoro Snoopy! Un abbraccio 🤗

  • Hai ragione, Anna, senza il chissenefrega, viene la gastrite. A mio padre, che tornava dalla fabbrica, e depositava la “schiseta” inox, a doppio comparto, vuota, nel lavandino e si dirigeva nel cesso, lui, mai una parola, gli venne l’ulcera, che il silenzio, le tribolazioni in fabbrica, la vita magra a contar anche la moneta, lo frego’. Non riuscì a dir chissenefrega. Bisognava arrivare a fine mese. E farcela. Il chissenefrega era un lusso. Lo è ancora.

    • Eh già, e non possiamo certo dire “una volta” poichè l’emergenza Covid-19 purtroppo ha fatto crescere la disoccupazione e la povertà tra ampie fasce della popolazione italiana… Secondo i dati Istat, nel 2019 erano quasi 1,7 milioni le famiglie che vivevano in condizioni di povertà assoluta (4,6 milioni di persone). E i dati dell’ultimo rapporto Caritas fotografano un drammatico peggioramento di questa situazione con l’avvento della pandemia un anno fa: i nuovi poveri che nel 2020 si sono presentati per la prima volta ai centri di ascolto sono passati dal 31% al 45%.

  • Un CHISSENEFREGA senza disimpegno mi sembra il giusto calibraggio, una revisione di priorità, e la presa di coscienza che ci sono cse ben più serie da pensare, e poi il liberatorio CHISSENEFREGA! Che si può anche tradurre con un “a queste frescate pensateci voi, visto che tanto ci tenete perché io trovo prioritario…Sei malvestito: CHISSENEFREGA , ho altro in mente oggi! Che poi quando è troppo è troppo, e allora si può anche tradurre in un: “non saprei, capisco, ma per oggi in testa non c’è spazioriparlamene un altro giorno”. Ben sapendo che l’interlocutore una altro giorno avrà trovato il problema non più tanto pressante, e ci lascerà in pace Una lite risparmiataben vale una fuga strategica, per il più saggio dei due.
    Tanto per evitare la sindrome degli ottoni lucidi sulla nave che affonda, in altre parole!

    • Giusto Adriano! A volte il chissenefrega è davvero una fuga strategica!😅

    • Meglio la tua oasi allora Giacomo!

    • Il messaggio, Jackie ….”penetra”, forte e chiaro!

    • Video originalissimo pieno di spirito! Molto significativo 😄😄😄

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