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ANNA ZANIBELLI

Come Elizabeth Bennet

“Lena e il coniglietto” è stato uno dei primi libri che, alle elementari, la maestra mi ha assegnato per la lettura del mese, in virtù del fatto che ero una femmina. L’indole affamata di avventure però, aveva iniziato a farmi sbirciare con avidità le storie di pirati, cow boys e cavalieri che si passavano i maschi della classe.
Un giorno proposi uno scambio, ma mi venne rifiutato con un perentorio NO. Nessun maschio era interessato alle vicende di Lena e del suo coniglietto, quella era “roba da femmine”. Allora ero solo una bambina e non capivo cosa volesse dire “da femmine”, detto così sembrava un disvalore.
Doveva pur esserci una soluzione! Dovevano pur esserci delle eroine che non erano disposte a starsene in un angolo mentre i maschi vivevano avventure rocambolesche e riuscivano a cavarsela nonostante mille ostacoli.
La prima a insegnarmi il significato della parola “fierezza” è stata Jo March di Piccole Donne. Una ragazza che lotta per trovare la sua strada in un mondo letterario che non accoglie il genio femminile. Tenacia e forza morale le ho trovate nelle storie di Pollyanna, Jerusha Abbot, (Papà Gambalunga), Anna Shirley (Anna dai capelli rossi).
Quando mi sono imbattuta in Pippi Calzunghe ho trovato la protagonista più volitiva e libera che avessi mai incontrato in un romanzo.
Poi è arrivata Jane Eyre. Ero più grande e più capace di capire quanto fosse rivoluzionario il messaggio che portava avanti quella ragazza modesta, capace di rinunciare a tutto tranne alla propria integrità.
Anna Frank l’ho letta d’un fiato. Ella ha appena compiuto tredici anni quando riceverà in regalo il diario che la accompagnerà fino alla fine della sua vita.
Da adulta ho trovato Elizabeth Bennet, il mio idolo, donna dall’indomabile natura, dalla capacità di tenere fede ai suoi principi nonostante gli usi e i costumi della sua epoca. Lei e tutte le protagoniste dei romanzi di Jane Austin. Poi Anna Karenina, Madame Bovary, Rossella ‘O Hara e molte altre che hanno vissuto con coraggio e resilienza.
Alcuni libri con il tempo smettono di essere libri per diventare simboli. Offriamo questi modelli anche alle ragazzine di oggi! Modelli senza tempo che possano aiutarle a districarsi nel pantano di sogni e insicurezze, anziché combatterle con l’uso dei social media. L’ignoranza ci rende più fragili, più plagiabili, più insicure, incerte su quello che vogliamo e non vogliamo. In un’epoca in cui la violenza sulle donne è un fatto di cronaca quotidiano, oggi più che mai le piccole lettrici hanno bisogno di vedersi e riconoscersi. Hanno bisogno di qualcosa che confermi loro, fin da quando sono bambine, che possiedono la chiave per farcela senza paura. Leggendo ci si sente circondate, ci si rende conto che il mondo è pienissimo di donne che sono di ispirazione e possono aiutarci, trasformando storie all’apparenza vecchie in vicende attualissime e rendendo un po’ tutte noi, nel nostro piccolo, grandi eroine.

ANNA ZANIBELLI

20 Nov 2021 in donne

13 commenti

Commenti

  • Cara Anna
    la prendi dal lato letterario, ma in realtà l’uomo è congenitamente un bruto. Tuttavia anche i cagnacci ringhiosi sono rieducabili. Acquisire sicurezza, attingendo da esempi e modelli, certo, ma alle bambine insegnerei da subito che il maschietto di turno può diventare pericoloso se perde il controllo, e quindi guidarle all’apprendimento di tecniche di difesa psicologica e fisica. Già, perché la violenza sulla femmina non consenziente esiste anche in natura, specie in cattività. Per il successo nella vita invece non credo che le discriminanti possano durare ancora a lungo, e comunque non riguardano già le “vere vincitrici”.
    In definitiva, senza nulla sottrarre al romanticismo, puntar diritto alle arti marziali, ma già da bambine insegnare alle donne che hanno rotule appuntite, e gli uomini un punto di debolezza proprio nella sede del loro massimo orgoglio virile… Ma tutti tranquilli, gli uomini si stanno effeminando, e il testosterone non si vende al supermercato! Bello comunque l’approccio etico-letterario.

    • Assolutamente d’accordo sull’insegnamento di buone tecniche di auto difesa Adriano, ma un buon cervello in una donna è sicuramente un valore aggiunto soprattutto, come dici tu, per una difesa psicologica. Un abbraccio 🤗

  • Da ragazzo leggevo solo libri scritti da uomini. Non che fosse uns scelta voluta, ma lo era nei fatti. Forse, ke donne mi piacevano così tanto, che le detestavo anche (e le capivo poi), che baciavano i ragazzi più ricchi (e lì non c’era competizione), i più belli (e anche qui nin c’era competizione), i più svegli e furbi (e nonostante mi credessi volenteroso nell’astuzia e nella sveglia, restavo all’asciutto, e avrei pagato la paghetta di un mese perché mi si spiegasse la tecnica, la “tennica” trapattoiana (da Trapattoni), la strategia del bacio ben fatto. Se una donna lo avesse messo su pagina, in modo chiaro ed esaustivo avrei non solo letto il libro ma sottolineavo pure. Più che eroine mi serviva la “tennica”.
    Poi, è arrivata Patricia Highsmith, poi la Yourcenar, entrambi lesbiche, ma come sai, si va per gradi. Poi, ho scoperto Grazia Deledda, Rosetta Loy, Elsa Morante. Anne Tyler. E ho fatto pace, con le donne scrittrici, dandomi del cretino.

    • Ciao Marino, consolati! Sono esistite anche donne (come me) in cerca di delucidazioni circa la “tennica ”. Potrei dire che i ragazzi baciavano quelle più sveglie, più belle, più appariscenti. E anche io avrei volentieri speso la paghetta di un mese per imparare. Alla fine siamo sopravvissuti entrambi e anche piuttosto bene.
      Un caro saluto 😘

  • Cara Anna,grazie per la usuale ventata di freschezza che ci dai. Sul tema ti straconsiglio un titolo (che abbiamo gia’ praticato in altro commento sia io che Marino) “Cambiare l’acqua ai fiori” ed. e/o, autrice una donna: Valerie Perrin, bravissima, e il personaggio centrale e’ pure una donna, bravissima anche lei!!!! Gran lettura!

    • Grazie Francesco! Lo leggerò molto volentieri! Un abbraccio 🤗

  • Cara Anna, prima della Rete, dei social media, dei novax, e della loro follia, scemenza pericolosa, a cui la destra politica mondiale ha lisciato il pelo e più di questo, sono esistiti i bar negli anni ’70, a far da brontolio scemo. Erano frequentati da maschi “veri”, che giocavano a boccette, biliardo, a “concia”, a carte, qualunque gioco con in ballo i soldi che cacciavano nelle buche del biliardo, e chi vinceva, li pigliava. Ho frequentato quei bar, e ho fatto bene. Non è stato tempo sprecato. Li’, i maschi “virili” considerano tutte le donne delle “puttane”; dicevano: lo Stato ti frega sempre, e tu quindi fottilo; non avevano pero’ il modo di moltiplicare le loro follie rancorose, che si esaurivano tra quattro gatti, quattro Bitter Campari. Mischiavano insulti alle donne, insulti ai governi, insulti all’arbitro di San Siro, e ammirazione per chi era più furbo degli altri, in attesa che le loro donne: mogli, sorelle, facessero i mestieri di casa, che loro non avevano tempo: dovevano andare al bar e sparare scemenze. Questi bar Sport, assomigliano al congresso annuale dei giovani conservatori americani, che ogni anno si tengono a Orlando, Florida. E lì, purtroppo c’è una moltitudine di giovani donne che applaudono chi disprezza le donne; anche chi sostiene che il movimento LGBTQ, la sinistra vuole smantellare l’America maschia e virile alla John Wayne, vuole l’umiliazione del maschio americano. (Il reportage della conferenza si può leggere sul sito online di The Atlantic, 19.11.21) . E questo mentre i femminicidi, le minacce alle donne, sono quotidiane, ovunque. C’è una saldatura tra la stupidità, feroce, le opinioni, e la politica. E le donne sono sempre quelle a pagare per prime.

    • Purtroppo sono tristi realtà, le donne soprattutto dovrebbero creare una rete solidale tra loro anziché guardarsi sempre l’un l’altra in cagnesco.
      Un abbraccio Marino🤗

  • Ogni anno si tiene e non si tengono, il Congresso. Il bar Sport è utile, ma non nell’affinare il linguaggio

  • Le donne, le donne, se posso dirlo, fregandomi del commento acido che verrà, andando in città, come Roma, Parigi, Milano, Oslo, Madrid, una delle meraviglie, dei buoni motivi per passeggiarci, senza far niente, se non prender aria, è incappare in donne di fretta, che sembrano venute giù da un pianeta speciale. Aliene. Eppur donne con mariti, figli, foruncoli fastidiosi, insonnie, il fiato in gola, vesciche sotto i piedi che i tacchi alti, slanciano, fanno ingolosire gli uomini ma sono anche una tortura. Solo lì, sputate fuori dai metro’, taxi, filobus, scuole con marmocchi uno a destra, e il cagnetto a sinistra che lo hanno chiamato Giovanni. Sono da guardare, come i bei tramonti. Uno spettacolo di donne. Ci sono pure le brutte; ma certe bellezze sono arrivate dallo spazio. Se ci vai addosso neanche lo notano, chi sei, come se tu fossi, non umano, ma un paracarro. Che belvedere! E il ricambio è assicurato, come l’erba nei campi. Che mondo sarebbe senza tanta bellezza? Una roba triste. E poi le donne sono l’equilibrio del mondo, e hanno un doppio coraggio, che debbono convincerli gli uomini, che sono coraggiose; i maschi mica ci credono subito. Il coraggio, per esempio della partigiana francese Anne Beaumanoir, magnificamente raccontato, in un poema, talmente lirico e asciutto, e gravido di scrittura sapiente. Un gran bella storia, della tedesca Anne Weber “Annette, un poema eroico” (Mondadori). Uno dei libri , di recente letti, e il migliore. Il più capace di sciogliere la scrittura in un racconto musicale e narrativo, cantastoria e il dettaglio, le istantanee, letteratura alta e cronaca. Il merito è anche della traduttrice Agnese Grieco, che ha fatto un lavoro davvero ben fatto; il suo italiano scorre leggero come sa fare una ballerina di gran classe, nei volteggi delle frasi, i continui cambi dell’Autrice. Un doppio lavoro ammirevole; anzi, quadruplo. Giornalistico, lirico, narrativo, e di traduzione, che il tedesco non lo leggo, purtroppo. Che sfiga.

    • Esistono donne straordinarie, a me per esempio piace tanto Christine de Pizan, meriterebbe di essere conosciuta molto di più, lei la sua storia e le sue opere.

    • Hai toccato un argomento di straordinario portato Marino: le traduzioni, i traduttori.
      Di fondamentale importanza per non snaturare, per essere fedeli e trasmetterlo pari pari dopo la traduzione, allo spirito, al mood, all’atmosfera del testo in lingua originale! E del resto pochi son in grado di saper leggere, come si dovrebbe, il libro nel testo in lingua originale. Che responsabilità!

  • Hai ragione, Francesco. Sto leggendo in originale le poesie di Thomas Hardy, ben sapendo che mai potrei cogliere il sapore delle parole giuste. Tradurre la poesia è quasi impossibile senza rovinarne l’essenza. Qualche volta, ho letto e riletto lo stesso romanzo tradotto in italiano in periodi diversi, e poi, in lingua originale. Non leggere la narrativa in lingua originale si perde molto. È un fatto. Ci sono, poi, scrittori che si leggono in originale più facilmente: per esempio Albert Camus, Richard Yates; Arturo Perez-Reverte, Simenon. Leggere Le Carre’ in originale è tosto. Ha una lingua molto ricca di slang, costruzioni complicate da tradurre se non sei madrelingua.

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