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FRANCESCO TORRISI

Sciopero generale: SI/NO/NON SO

 

I segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, hanno  illustrato in una Conferenza Stampa le ragioni dello sciopero generale fissato dalle due organizzazioni per il prossimo 16 dicembre.

Oggi sul FQ in una intervista di Tommaso Rodano, Marco Revelli (politologo, sociologo, storico, accademico, attivista politico, giornalista e saggista italiano) si è espresso con grande chiarezza in favore della pesante iniziativa decisa di due Segretari generali Cgil/Uil ( la Cisl non ha aderito allo sciopero).

Credo che (proprio perché ampiamente articolato ed ampiamente motivato) il parere dell’autorevolissimo Revelli possa aiutare ad entrare nel merito di un evento di pesantissima portata come lo Sciopero generale, con maggiore cognizione di causa, ed aiutarci quindi a maturare considerazioni personali.

Riporto quindi tal quale l’intervista riportata sul FattoQuotidiano con il potente titolo:

Marco Revelli: “Sciopero sacrosanto, Cgil e Uil fanno bene: la politica è su Marte”

“Questo sciopero generale è pienamente giustificato”. Marco Revelli non ha dubbi, il problema semmai è un altro: “Arriva tardi. I buoi sono scappati dalla stalla da molto tempo. Sarebbe stato necessario uno sciopero generale all’anno negli ultimi due decenni, per contrastare la deriva del mondo del lavoro”.

L’opinione pubblica l’ha accolto come una provocazione, uno schiaffo, un insulto all’unanimismo dell’Italia draghiana e un ostacolo alla favolosa ripresa economica.

Il dibattito aperto tra le forze politiche e buona parte degli opinion leader è surreale. Leggo titoli di giornale del tipo “L’ira del premier”, come se Draghi fosse un nume irato. La scelta dei sindacati è fisiologica, lo sciopero è un fatto di normalità democratica, in presenza di una manovra che colpisce la parte inferiore della piramide sociale.

I lavoratori o i pensionati?

Entrambi. Quel pezzo di Paese che sta peggio viene sacrificato a chi sta in alto. Come se fossimo rimbalzati indietro di un secolo.

È una questione anche di metodo, sostiene Landini: tutto deciso in una stanza senza ascoltare le parti sociali. Così si uccide quel che resta della rappresentanza del lavoro?

È il metodo Draghi, tanto apprezzato dai “decisionisti” di parte. Lo applica allo stesso modo nei confronti del Parlamento e delle forze sociali. Poi c’è una questione di merito grande come una casa. Ci si aspettavano scelte che almeno in parte riequilibrassero il rapporto tra impresa e lavoro, non il contrario.

Quali sono le misure che ritiene più offensive?

Dalla rimodulazione delle aliquote Irpef che funzionano al rovescio rispetto a qualsiasi fiscalità progressiva, alla controriforma che ci regala l’età pensionabile più alta d’Europa, forse del mondo. Cecoslovacchi, austriaci, coreani: vanno tutti in pensione prima degli italiani. Siamo due anni al di sopra della media europea. Le nuove generazioni accederanno alla pensione a 71 anni. È una condizione medievale. Intanto, secondo il Censis, l’Italia è l’unico paese Ocse che negli ultimi 30 anni ha visto diminuire il livello dei salari, del 2,9%. Di cosa parliamo? Di un paese che ha una base sociale ridotta agli stracci.

Il Pd non si capacita. Letta è “sorpreso” dallo sciopero. Il ministro Orlando pure è “stupito”.

Sono reazioni grottesche. Il distacco tra paese reale e paese legale è arrivato a punti da teatro dell’assurdo. Il ministro del Lavoro di un partito che si definisce di sinistra non ha consapevolezza dello stato miserevole in cui si trovano parti consistenti di mondo del lavoro. Ma dove vive? Sembra sbarcato da Marte.

Orlando rivendica: “5 miliardi di investimenti sugli ammortizzatori sociali, un investimento importante sulla non autosufficienza, l’indicizzazione delle pensioni, un fondo per la parità salariale uomini-donne, una distribuzione fiscale che avvantaggia i lavoratori dipendenti”.

Sugli ammortizzatori sociali bisognava intervenire prima che fosse tolto il blocco dei licenziamenti, sono passati cinque mesi. Esibiscono due numeri, ma sotto non c’è nulla. Ciascuno si arrampica sugli specchi che predilige.

I Cinque Stelle sembrano dissociati, prima approvano la manovra, poi Conte dice che “bisogna ascoltare i sindacati”.

Stendiamo un velo pietoso, hanno smarrito la loro identità.

La sfida dello sciopero è rischiosa, soprattutto nel contesto ostile che lei ha raccontato. Se dovesse fallire sarebbe un colpo letale per i sindacati?

Supposto che arrivino fino in fondo, è una decisione giusta ma tardiva. Questo popolo messo in condizioni di deprivazione e di disagio sociale rischia davvero di perdere la bussola. Le manifestazioni che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, le piazze “sporche” dei no vax, attraversate da ventate di irrazionalità e superstizione, sono il prodotto di un malessere profondo di cui i portatori non sono in grado di identificare le responsabilità. È già successo nella storia, come negli anni 30, che di fronte alla caduta di ogni speranza di riscatto i ceti popolari si rifugiassero in comportamenti irrazionali o reazionari. Se dovessero fallire i sindacati, non si aprirebbero le porte alla “pace sociale” che auspica il leader di Confindustria Carlo Bonomi. Si aprirebbero le porte a manifestazioni di conflittualità irrazionale.”

 

Se può servire, per chiarezza, dichiaro di essere personalmente in totale sintonia con quanto espresso dal Professor Revelli!

FRANCESCO TORRISI

12 Dic 2021 in lavoro

8 commenti

Commenti

  • Tutto è criticabile, ma l’alzata di scudi è un colpo di coda per la perdita di rappresentatività, ma i sindacati italiani hanno saputo evolversi fino a un ruolo propositivo? E allora non si lamentino se la gente li scavalca e il potere non li consulta. A proposito di SI/NO mi preoccuperei di più del cavaliere, perché il grottesco prende consistenza, quasi come in un romanzo di Italo Calvino!

    • Calvino: il Presidente inesistente.

  • Su la7 una giornalista sempre presente ha dichiarato che Landini sbaglia perché lavoratori e pensionati a fine mese la paghetta ce l’hanno. La giornalista dimentica il potere d’acquisto delle suddette paghette. I provvedimenti caro bollette? Non dimentichiamo che anche il ceto medio salariato e i pensionati spesso guadagnano meno dei percettori del reddito di cittadinanza e di questi provvedimenti, con Isee e altre dichiarazioni, non porteranno a casa praticamente niente. Adesso si ipotizza di taglio dell’Iva e delle accise varie. Staremo a vedere.

    • Il sociologo Domenico De Masi (vecchia, assai apprezzata conoscenza di CremAscolta, fu tra i primi relatori del Corso di economia) in un’intervista di oggi su FQ, alla domanda di Salvatore Cannavò:
      “Oggi ci sarà lo sciopero di Cgil e Uil, lei lo condivide?
      Senza dubbio, e basta un dato: i salari italiani sono gli unici, tra i Paesi Ocse, a essere diminuiti tra il 1990 e il 2020. Senza citare i Paesi come Lituania ed Estonia, che hanno visto aumenti superiori al 250%, si possono citare alcuni degli altri: Spagna +6%, Belgio + 25%, Grecia +30%, Germania +34%, Svezia +63%, Irlanda +85%. L’Italia, invece, ha avuto un -2,9%, in trent’anni è una vergogna.

  • Stamattina alla rassegna stampa delle 7:30 su Radio3, una spaesata commentatrice leggeva, senza commentare, che Confindustria annunciava il “flop” dello sciopero generale con un miserrimo 5% di partecipanti, mentre i Sindacati annunciavano il grande successo dello sciopero: 80% di partecipazione.
    Ma in che Paese viviamo?!?
    Il dato dei partecipanti (viene trattenuto lo stipendio ad ogni scioperante) dovrebbe essere un dato certo no? Qualcuno ha mentito no? Chi ritratterà?

    • Oppure mentono entrambi. Si vuole piegare le cose, i fatti alle proprie opinioni. Ci sono tante distorsioni che avvelenano l’aria. Un vecchio amico delle Medie, credevo fosse un amico, almeno nel ricordare certe cose, m’invito’ per un caffè a casa sua. Bella casa, e tanti dischi, vecchi 33 giri. Ne mise subito uno sul giradischi (che son tornati di moda, mi dice). Era Francesco Guccini. E parti’ a raccontare le nostre stupide scorribande a Crema, che eravamo ragazzetti. Mi scappò l’occhio e vidi l’autobiografia di Giorgia Meloni su un tavolino. Presi in mano il libro, e lui, come se si aspettasse una conferma: è una tosta, è brava la Meloni, penso che la voterò. Intanto la cantilena di Guccini andava per il salotto.
      La confusione è tanta. A un parente che non sopportava che si parlasse di sesso, che detestava i politici ladri (così mi diceva), mi disse,che votava e stimava un politico che è forse il più ladro del secondo dopoguerra, il più furbo, e si potrebbe proseguire. Meglio dedicarsi al giardinaggio.

  • Tre morti ieri, ristrutturazione pare in regime di 110%, sei i giorni scorsi. Il mondo del lavoro sempre più senza controllo, per far riprendere l’economia, come decenni fa quando le gru svettanti segnavano i cieli, ma nulla di più in termini di sicurezza, con buoni statali che han visto proliferare imprese edili fino al giorno prima inesistenti, miraggi di facili guadagni alla faccia di quei pochi che del senso civico, e sacrifici e rinunce, hanno costruito il loro stile di vita. E alcuni criticano gli scioperi dimenticando gli storici che nei decenni hanno migliorato le condizioni di tanti lavoratori. Ora fintamente con i provvedimenti di Draghi ci si illude che queste misure tampone possano risollevare le sorti del paese e potrebbe essere cosi se non fosse che ci distinguiamo sempre di più per l’assoluta mancanza di senso civico. Solo il denaro rimane come faro o miraggio di un’Italia approfittatrice e senza nessun senso morale.

  • Ivano, comincia ad insinuarsi in me il terribile convincimento che ci sia ormai il bisogno di una riformulazione della Costituzione, ma proprio a partire dall’art. 1, che recita : “L’Italia e’ una Repubblica democratica fondata sul lavoro…”.
    Tu affermi giustamente che latiti totalmente il “senso civico” , ma ovviamente intendi un senso civico che trovi fondamento in qell’art. 1!
    La soluzia (renziana) e’ li, a portata di mano: si rottama l’art. 1 !
    Semplice no?
    Che ……po’ tet al gira kume’ ‘n ghindol!!!

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