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ADRIANO TANGO

Un obiettivo culturale per la città

Riprendo il discorso dalle mie puntualizzazioni e interpretazioni storiche del 26/01/2018, un post sul tema “Associazioni culturali cremasche e storia civica nobiliare“.

Riassumo brevemente il pezzo, e passo quindi, in stile Cremascolta, alla “protesta”, anzi, più che altro a una denuncia di disservizio, perché il problema è proprio che non c’è una controparte con cui protestare, e poi alla “proposta”, e già mi aspetto i primi commenti del tipo “sì, nel mondo dei sogni!”

Lo stato di fatto: Crema è un crogiolo in fermento culturale che le città più grandi del circondario ci invidiano, e che non sappiamo ancora, a mio avviso, sfruttare appieno. Il Gruppo Antropologico Cremasco censiva nel 2016 ben novantadue associazioni a carattere culturale, sulle oltre 400 del territorio e da allora sono aumentate. Personalmente trovavo, e riconosco ancora, un collegamento con la storica copiosità di famiglie nobili, voluta dai Veneziani per rinsaldare il patto di fedeltà a difesa di quest’isola in terra circondata da nemici, come evidenziano Piergiorgio Freddi (Rapporti fra Venezia e la nobiltà cremasca fra 400 e 500) e Walter Venchiarutti (Il sangue e la carne. Prolegomeni all’onomastica cremasca).

Di tutto questo patrimonio non abbiamo ereditato solo bei palazzi, ma soprattutto cultura, che ora sboccia nella moderna forma dell’associazionismo!

Il disservizio: sono evidenti le più volte segnalate carenze-assenza di cabina di regia e di capacità d’investimento del “bene con cui si mangia”, parafrasando un noto politico. Infatti, a fronte di un’offerta alta di eventi e di prestigiose sale, manca un governo delle interferenze di calendario (anche tre-quattro eventi a serata e poi dei vuoti) e dei costi dei locali, variabilissimi, con rapporti anche di dieci a uno. E circa il potenziale d’attrazione verso le città circostanti resta il problema del grave isolamento di Crema, per le disastrose carenze infrastrutturali, altrettanto note e oggetto di protesta. E così tutto rischia di implodere.

La proposta: Se un’Autorità unica che metta ordine è difficile da realizzare, perché, a fronte della suddivisione di organizzazioni e bilanci, nemmeno l’Assessorato alla Cultura ne può avere l’autorità, cerchiamo la via di una convergenza per uno scopo, dal cui risultato tutti, e la città in primis, traggano profitto. Una stretta collaborazione fra le più importanti Associazioni, con il nostro Blog, con l’UNI-Crema, l’Assessorato alla Cultura, la Proloco e tutte le Figure istituzionali, tesa a ottenere l’ordine necessario per viaggiare verso una nuova meta. Se l’obiettivo è allettante la squadra si compatta!

A cosa penso? A Crema Capitale della Cultura, almeno Italiana. Forse per il 2022 i tempi sono insufficienti per il deposito dei progetti, ma i requisiti ci sono tutti per il futuro: servono un ricco e coordinato programma di attività culturali e per ora tale ricchezza è una costante, mentre il fine stesso le renderà organizzate, e una valutazione di sostenibilità-economico finanziaria, e la città può certamente sostenere l’impegno.

I risultati attesi? L’orgoglio del titolo, con un sicuro ritorno di visibilità, il che può voler dire forza contrattuale per battere i pugni sui vari tavoli dell’erogazione servizi.

E se andasse male? Avremmo comunque attuato un percorso nell’attività di coordinamento, e andrà meglio la prossima volta! Discutiamone fra noi e confrontiamoci poi con chi di dovere.

 

 

 

 

ADRIANO TANGO

16 Mag 2018 in Cultura

22 commenti

Commenti

  • Adriano, Crema Capitale della Cultura è stata un’idea lanciata dal sottoscritto 2 o 3 anni fa. Questo è uno scippo. Con simpatia.

  • Dai,dai !

  • Adriano non voglio disilluderti, sei anche raffreddato, ma se non riusciamo neppure a individuare un “punto di riferimento” (lascia stare le cabine di regia, che evocano sinistre manovre) capace di concentrare e coordinare le manifestazioni culturali ordinarie, mi dici come potremmo mettere in piedi una tale cattedrale organizzativa? Da che parte s’incomincia?
    Non dimenticare che stiamo parlando di una cittadina in cui la biblioteca, ad esempio, fa “orario d’ufficio” ed è chiusa la sera, il sabato e la domenica. Vero è che una città diventa capitale della cultura non per quello che ha fatto ma per il programma di eventi che propone di organizzare nel corso dell’anno in questione. Il programma va però sostenuto da un reale dinamismo culturale, amministrativo e organizzativo (non ultime le “buone conoscenze” nelle stanze del potere). Vorrei tanto vedere tutto questo, e non solo per farti contento, ma sinceramente non lo vedo.
    Spulciando inoltre nell’elenco delle “oltre 400 associazioni di carattere culturale del territorio”, confesso di averne estratto una ventina di effettivamente culturali ed effettivamente attive. Non che siano poche per una piccola realtà come il cremasco, tutt’altro, ma sarebbe già una conquista fare rete e metterle a lavorare insieme. Un obiettivo decisamente più modesto ma raggiungibile.

  • E alora uniamo tutti le forze!

  • Certo che contano le associazioni più corpose, e dato uno sguardo alla concorenza abituale non c’è da stare allegri. Il vero punto debole è un’altro, e non ve lo dico, anzi, non me lo dico!
    Non è il fine che mi attira, ma il cammino: l’unica maniera per allineare i marciatori allo sbando, o diciamo spiriti troppo liberi, per me. Come? Ma si parte dalle Istituzioni, chiaro; non possiamo certo noi attribuirci la qualifica di condottieri, funzione fra l’altro antiblogistica, perché ci compete quella di collegamento e diffusione. Piano che ci arriviamo/arriveranno.
    I numeri ci sono. Dico se il gioco è riuscito con la città dello sport!
    E poi abbiamo altri lavori in corso d’opera, chiaro che concludiamo prima quelli, intendo solo mettere altra carne al fuoco, a fuoco lento, o piccolo fuoco, come dicono gli Indiani di Livio.
    Ci scommettiamo che qualcosa salta fuori? se non altro un’apertura di contatti.

  • Pensare in grande è sempre una provocazione salutare perché ci obbliga a vedere le nostre carenze.
    Ma il molto che manca (in effetti le associazioni culturali vere e proprie sono relativamente poche) non deve indurci alla rassegnazione, ma al contrario spronarci a rimboccare le maniche e per rimboccarci le maniche “insieme”, ci vuole (piaccia o no) una cabina di regia (o la si chiami come si voglia).
    Ma oltre al coordinamento, ci vorrebbe “un’idea forte” che possa caratterizzare una cultura… made in Crema, un’idea forte per cui lavorare in sinergia.
    L’assessorato alla cultura potrebbe dare il via.
    Te la senti, Emanuela, assessore alla cultura?

  • Con Emanuela parlerò, visto che fra l’altro in Cremascolta mi è satata data una responsabilità maggiore che non volevo ma accetto. Quel che vorrei fosse chiaro è che a me interessa più il cammino, con il riordino che ne deriva, che la meta, ma che la meta sia prima o poi “agguantabile” dobbiamo crederlo per camminar di lena!
    Abbiamo altri progetti sospesi, questo iniziamo a scaldarlo, magari per chi dopo di noi! Certo, quando ho letto le candidature per il 2022 già presentate mi son dato per primo del presuntuoso, o del campanilista, visto che Crema è il mio campanile, ma niente è impossibile se c’è della sostanza e si confeziona i pacchetto con cura. Credetemi, più volte ho superato lo scetticismo della gente, secondo una semplice considerazione: se va male mica mi fucilano, al massimo avrò fatto esperienza. Fidatevi.

  • Caro Adriano la tua proposta di candidare Crema a città della cultura per il 2022 confesso che mi alletta anche se non nascondo le possibili difficoltà nell’incontrare ostacoli interni (spirito tribale) ed esterni (gelosie circonvicine). Subito sorgono legittimi dubbi sulla sua eventuale realizzazione, ma le problematicità dell’iniziativa non dovrebbero significare a priori scoraggiamento e abbandono ad intraprendere un pur timido tentativo preliminare, se vogliamo anche un tantino utopistico. La città possiede diverse potenzialità (paesaggistiche, monumentali,storiche, artistiche, antropologiche, alimentari ecc. ecc.) ma necessitano tre condizioni: 1° UN PROGETTO CHE GLOBALMENTE DEFINISCA IL PROGRAMMA DI REALIZZAZIONE, 2°UNA CAPACE E RESPONSABILE CABINA DI REGIA PER IL COORDINAMENTO CHE INVESTA GLI ORGANI AMMINISTRATIVI E ISTITUZIONALI, 3°UNA VOLONTA’ DI PARTECIPAZIONE UNITARIA COSTITUITA DALLE FORZE DEL VOLONTARIATO. Sono queste le prerogative necessarie e indispensabili per poter ottenere un minimo risultato, tutte reciprocamente influenzabili e collegate. La terza condizione si scontra con la pregiudiziale (chiamiamola) anarchico individualista che spesso caratterizza le formazioni culturali. Queste pur dimostrando infaticabili doti, singolari capacità inventive e realizzando rispettabili performaces tuttavia agiscono spesso scollegate, in concorrenza tra loro, ancorate su posizioni personalistiche o ideologiche. Qui entra in ballo la seconda condizione e sono chiamati in causa gli organi amministrativi e il personale istituzionale. Siamo sicuri che siano disposti ad unirsi all’intervento? Qualora queste due pregiudiziali venissero superate occorrerebbe metter mano (insieme) e dar vita sulla carta al progetto comune (1° condizione). Gli ostacoli da superare non sono pochi e dovrebbero veder uniti con un solo intento vecchi operatori (spesso stanchi e sfiduciati insieme ad altri sopravvissuti, irriducibili e tenaci) e baldi giovani (dotati di buone speranze e da poco usciti alla ribalta delle cronache). Se questa iniziativa si concretizzasse e il “la” partisse da questo blog la sua realizzazione diventerebbe il compimento di un sogno. Sarebbe però poco serio organizzarla all’insegna del “armiamoci e partite”.

  • Amico mio
    le cose non si ottengono per comando, ma per attivazione emozionale e ritorno atteso. Anche i soldati all’attacco sono sempre partiti in stato di esaltazione e più o meno drogati (dalla grappa della grande guerra all’eroina egli Statunitensi e ora cose più sofisticate). Che voglio dire? Se mettere ordine non può essere obiettivo ottenuto per disposizione ci vuole un potente attrattore, fatto di visibilità, e per le strutture lucranti rientri economici. Il presupposto è innanzitutto quello di poter fare un “tabellone comune” degli eventi, preventivo e non consuntivo. Qui le istituzioni possono incidere, studiando delle facilitazioni e premi di visibilità già in itinere. L’ideale sarebbe un consulente di una delle città che già ce l’hanno fatta. Ancora non ho comunque una copia di un bando, ne so qualcosa sui criteri, e sull’aderenza già in essere a questi ultimi fondo la mia speranza. Ora sono preso per motivi familiari, ma risolti questi partirò dall’Assessore. Se non dice subito picche il piccolo nucleo possibilista potrà coagularsi in una commissione di studio di fattibilità. Poi verrà il dialogo con le associazioni. Io penso che si possa pensare a una simulazione per il 2022 e fare il salto per qualche anno successivo, noi o chi per noi. Ma ribadisco, conta più la via, l’apprendimento e l’autoeducazione in itinere che l’arrivo! L’esempio più aderente mi viene dall’accreditamento ISO 9001, o i successivi di eccellenza, delle aziende, o unità operative qualsiasi: per alcune è un obbligo, per altre un fiore all’occhiello fortemente desiderato (vedi la gastroenteologia di Crema) e, nonostante un enorme aggravio di incombenze ce l’hanno fatta! E dopo si son trovati un patrimonio di metodologie apprese che ha reso il lavoro molto più semplice.

  • Umh… la pattuglia non si affiata, da solo non parto!

  • Innanzitutto, Adriano, felicitazioni e auguri per il tuo nuovo incarico di Presidente di CremAscolta.

    Mi sembra poi di capire che, con questo tuo articolo, tu formuli due proposte. O una proposta che potrebbe essere contenuta in un’altra.

    La prima mi pare quella della costituzione di un coordinamento delle attività di tutte le associazioni culturali cremasche, svolto da una “cabina di regia” diretta dalle istituzioni politiche locali, in particolare dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Crema, anche in ragione di esperienze negative e “disservizi” da te rilevati e ritenuti pregiudizievoli, quindi da correggere.

    La seconda mi pare quella dell’implementazione di un progetto cittadino finalizzato al riconoscimento di Crema come Città della Cultura in Italia.

    Non so se ho compreso correttamente. Di certo, se il Presidente di una realtà sempre più importante come CremAscolta effettua pubblicamente proposte di interesse generale per la cittadinanza, allora probabilmente le considerazioni, le valutazioni e le discussioni in proposito non dovrebbero mancare, da parte di chi può ritenersi favorevole oppure contrario a queste proposte. Da qualche anno non frequento più “dal di dentro” l’associazionismo culturale e di servizio cremasco (consigli direttivi, presidenze), per cui sono la persona meno indicata per interloquire nel merito. Ma mi piacerebbe, pur nella mia indolenza e nella mia neghittosità attuali, capire meglio, attraverso questo blog, il perché di queste tue proposte. Grazie.

  • In merito alla “cabina di regia” posso per ora dire che ci saranno novità sulla piattaforma del blog al fine di consentire una migliore fruizione dei contenuti e al tempo stesso ufficializzare la presenza sul blog delle principali associazioni culturali presenti sul territorio, che regolarmente intervengono su CremAscolta tramite i loro membri.

    Non mancheremo di tenere i blogger informati degli sviluppi, che presumibilmente verranno in buona parte completati nel mese che segue.

    • Ci sono novità sugli sviluppi indicati? Grazie.

  • Caro Pietro
    il riordino integrativo delle attività culturali cittadine è impresa impossibile. Tyu che sei uomo di cultura ma anche di Industria puoi cogliere bene il mio paragone con l’accreditamento all’eccellenza delle Strutture produttive: l’iter e lungo e obbliga a un’osservanza i passaggi metodologici che all’inizio manda in bestia gli operatori, ma alla fine li rende consci di quanto tempo hanno imparato a risparmiare. Per quanto ne so la candidatura prevede la presentazione di un programma organico delle attività dell’anno. quindi due piccioni con una fava: il primo, in itinere, l’educazione alla organicità progettuale unica, il secondo se arriva meglio, ma resti fra di noi, è quasi lo specchietto per le allodole! Certo, sarebbe un bel colpo, perché, come Matera ha approfittato per pretendere collegamenti, così potrebbe fare Crema con accresciuta forza contrattuale. Potrò impegnarmi, ma se non vedo aggregarsi una squadra non mi muovo!
    Per i complimenti, be’, ho rifiutato altre presidenze, ma con questa ci ho provato solo blandamente, perché penso per un anno di poter dare alla Creatura cui demmo i natali anni fa’ qualcosa di personale, poi passerò il testimone.

  • Condivido l’idea, ma lo scoglio degli indiviualismi è lo stesso che si contrappone alla mia visione. Si possono fare tutte e due le cose, o scegliere quella con più alta probabilità di riuscita.

  • Sempre più difficile per chi legge capire a chi si sta rispondendo: tema da affrontare, oltre a quello del ripristino dellavviso di chiamata tramite email, che chiarirebbe la cosa!

  • Grazie per i chiarimenti, Adriano. Immagino che, quando parli di “pattuglia” e di “squadra”, tu ti riferisca a una realtà che dovrebbe partire da un gruppo identificabile con la redazione e quindi, sostanzialmente, con il consiglio direttivo di questo blog, del quale sei ora Presidente, magari con successive partecipazioni individuali volontarie.

    Il primo obiettivo da te proposto, che mi pare, se non sbaglio, tu definisca “impresa impossibile”, è molto probabilmente, a voler essere meno pessimisti di te, “impresa difficilissima”. Giorni fa l’amico Walter, con illuminante riflessione antelucana, faceva riferimento al nostro tribalismo. Paradossalmente, aggiungo io, si potrebbe scoprire che l’attuale successo in termini di ricchezza e vitalità delle nostre attività culturali, al di là di qualche inoffensiva sovrapposizione di eventi, proprio da questo tribalismo storicamente derivi e su questo tribalismo geneticamente si basi. Per di più, qualcuno l’altro giorno mi rammentava come un noto personaggio, che tra i primi temerariamente tentò di dare ai cremaschi una “cabina di regia”, si chiamasse Federico. E avesse la barba rossa.

    Quanto al tuo secondo obiettivo, non so come funzionino i meccanismi operativi e gestionali per far sì che una città diventi “capitale della cultura” e quali possano essere (se ce ne sono) gli eventuali collegamenti con le certificazioni dei processi tipo ISO 9001, da te citate, o con altre certificazioni. Sono quindi curioso di leggere su questo blog che cosa ne pensi chi ha maggiore conoscenza effettiva dell’argomento. Il tema, sin da quando Ivano Macalli lo propose tempo addietro, meriterebbe probabilmente ulteriore attenzione e discussione.

  • Anch’io, Pietro, non conosco affatto le procedure burocratiche, ma credo che tali procedure siano alla fine di un lungo percorso che dobbiamo fare insieme.
    Ho anch’io, come te, qualche perplessità: sarà difficile andare oltre le “tribù” (che sono la ricchezza di Crema), ma non rinuncio a cercare delle vie.
    Mi aspetto (proprio perché manca una cabina di regia che da anni propongo per il S. Agostino) che la cabina di regia la attivi l’assessore alla cultura.
    Non te la senti, Emanuela?

  • Su Crema “capitale della cultura”, sono incuriosito, come dicevo ad Adriano, da quanto la “pattuglia” e “squadra” di CremAscolta, nei suoi organismi redazionali e consiliari, intraprenderà come progetto operativo. C’è sempre da imparare. Proprio come anche tu, Piero, giustamente dici nel tuo commento di poco fa al post “Crema, Ascolta”.

    Sulle “cabine di regia” nel senso più generale, vale a dire esteso alle associazioni e alle attività culturali cremasche nel loro complesso, per di più a “guida” politica e istituzionale locale, non augurerei al mio peggior nemico di restarci coinvolto. Figuriamoci a degli amici. In molti ci invidiano la ricchezza e la vitalità delle nostre associazioni e attività culturali, sapientemente lasciate da tutti i recenti Assessori (appartenenti a partiti o comunque ad aree politiche diverse) in grande libertà di contenuti ed espressioni. Vogliamo rompere il giocattolo (e non solo), creare un MinCulPop locale (anzi, un AssCulPop, che in tempo di anglofilia suona ancora peggio), instaurare un inviso dirigismo keynesismo culturale, far affibbiare patenti di protagonismo, esibizionismo e sovietismo d’antan ai “registi in cabina”? E tutto perché ogni tanto un paio di eventi si sovrappongono?

    Se invece tu Piero intendi una “cabina di regia” per il centro Culturale Sant’Agostino, mi sembra che la presenza di un Assessorato competente e disponibile, di una Direzione a ciò meritevolmente preposta e di un Conservatore molto bravo e impegnato (almeno a mio giudizio) possano indurre a considerazioni più o meno positive o negative che ciascuno di noi può svolgere a seconda dell’opinione che, molto più specificamente e precisamente, ha oggi dell’andamento di questa ben definita e ben individuata realtà istituzionale cittadina. Insomma, sarebbe opportuno, mi permetto di dire, capire quale sia il perimetro di cui si parla.

    Che a Crema, anche in questo campo, molte cose possano essere migliorate, credo nessuno lo neghi. Che si tratti di una realtà centrale, fondamentale, essenziale per la nostra vita culturale, civile e sociale, credo siamo tutti d’accordo. Da qui, la via per dare un contributo valido e un supporto positivo a questa realtà così nostra e così meritevole, è aperta per tutte le persone di buona volontà e libero pensiero. Personalmente, mi sono fatto l’idea che l’approccio giusto potrebbe essere quello, con kennedyana citazione, per il quale, invece di chiederci che cosa dovrebbe fare il Centro Culturale Sant’Agostino per la città e per noialtri, dovremmo chiederci che cosa possiamo fare noi, noi cremaschi, per il Centro Culturale Sant’Agostino.

  • Per esempio,a Soncino la biennale d’arte moderna, giunta .all’ottava edizione,coinvolge artisti anche dall’estero,
    con esposizioni nella rocca,nella filanda,nel museo degli stampatori,ma anche in case d’epoca
    e luoghi pubblici .

  • Non penso proprio, Pietro, a un keynesismo culturale e, tanto meno, a un… ministero della cultura (targata), ma a un “coordinamento”, a un qualche soggetto che “organizzi un incontro pubblico” (magari nella sala Fra’ Agostino) per verificare se intorno all’ipotesi “Crema capitale della cultura” ci sia un ampio consenso e, se sì, se è realistico pensare a un “percorso” da compiere su un “tema forte”.

  • Graziano, la biennale di Soncino ha un “cuore” pulsante, ovvero un gruppo di persone altamente motivate che durante l’anno lavorano insieme (credendoci) a quel progetto. Per questo motivo un’edizione dopo l’altra diventa sempre più importante.
    Passione e continuità, questo è il segreto.
    A Crema non vedo, per ora, niente del genere. Solo gruppetti che fanno le “loro cose” come un qualsiasi gruppo di amici, niente di più. Manca una visione generale, e ovviamente un visionario. In passato hanno poi pesato enormemente le cosiddette “amicizie politiche”, i progetti venivano finanziati o meno senza entrare nel merito ma per “conoscenze”. Vedremo andando avanti. Speriamo che cambi qualcosa.

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