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ADRIANO TANGO

Tutto un mondo di tangenti

Innanzitutto l’occasione di riflessione: 18.11, si concludono a Berlino i lavori dell’Associazione Transparency International. I dati sulla corruzione nel mondo sono resi pubblici.
In contemporanea la rivista che seguo con maggiore assiduità, “Le scienze”, pubblica uno studio sperimentale sui meccanismi che inducono l’uomo a cedere alla tentazione pur conservando una discreta autostima (e qualcuno starà pensando: anzi, considerandosi più furbo!)
Il tema è della massima importanza, in quanto questa zavorra, insieme a quella delle mafie, ci appesantisce storicamente, affondando le radici in una mentalità che risale al clientelismo romano, pervadendo la passata vita dell’Urbe fino ai momenti istituzionali più fondamentali, le elezioni dei vertici (e qualcuno starà pensando, è cambiato qualcosa?) Altrettanto si può dire delle associazioni mafioso-camorristiche, che in epoca borbonica costituivano di fatto la polizia di stato e il fisco, sgravando così il sovrano da ogni grattacapo! Un’agenzia in piena regola.
Ma ora, continuiamo così? Una tentazione che serpeggia in qualche elucubrazione politica: dar tutto in mano a “loro” e sbarazzarci dello Stato.
E allora restiamo al concreto: dobbiamo arrenderci?
Ho scelto la mappa colorimetrica del grado di corruzione nel mondo come immagine di copertina per partire dal dato della nostra posizione: nuotiamo a mezz’acqua, ma guadagnando metri verso la superficie, cioè lo specchio dorato dei paesi del nostro nord continentale e della Nuova Zelanda.
Siamo infatti a 52 punti su 100 (in miglioramento di due punti sull’anno precedente). Il punteggio, per capirci, parte da 0 per la massima corruzione, cento per i santi e puri. Il dato incoraggiante è la rapidità del progresso: nel 2012-2014 arrancavamo intorno alla settantesima posizione.
Imputiamo il miglioramento alla legge Severino? Ricordiamo che l’Agenzia Anac, a tale lotta preposta, è del 2014. Certo, il rigore frutta, ma se, nonostante pene che comprendono quella capitale non sono state sufficienti a eradicare il malaffare nel continente giallo, che si posiziona nella fascia bassa con miseri 35 punti, vuol dire che non basta. Per fare un paragone intercontinentale la nostra Europa si attesta su una media di 66 punti.
A questo punto introduco il lavoro sperimentale sulle molle psicologiche della corruzione.
Il gruppo di studiosi di psicologia ed economia comportamentale della Duke University, Carolina del Nord), ha inventato un gioco a dadi di gruppo retribuito individualmente in base al punteggio dichiarato. Inoltre i gruppi erano due, uno a bassa vincita e uno ad alta. La prima tentazione è ovviamente quella di dichiarare il falso, ma in una seconda fase un assistente ha iniziato ad adescare i giocatori, dichiarandosi disposto dietro compenso di dodici dollari a spostare il giocatore dal gruppo “a vincita povera” a quella ricca. Ovviamente molti hanno abboccato, non solo, ma anche fra quanti avevano rifiutato nei lanci successivi si è constatato un certo tasso di frode nel punteggio (come dire il mio pegno di onestà l’ho pagato già). Questo fenomeno, detto erosione delle norme, ha indotto il gruppo a vedere questa disonestà come una malattia virale: sufficiente il contagio, anche senza malattia conclamata (adesione), a propagare il malaffare.
La scoperta dell’acqua calda, direte. Per formazione credo negli schemi scientifici, e l’analisi degli studi altrui che i ricercatori citati portano, debitamente tradotti in grafici, ma quelli ve li risparmio, permette altre conclusioni. Una cultura della corruzione è ad esempio rapidamente reversibile se si sradica un soggetto dal suo habitat.
La via è quindi buona, e non stiamo messi neanche tanto male, ma se vogliamo risalire, dopo quella mondiale, la graduatoria europea, in sintesi direi che bisogna alzare l’asticella del soggettivamente lecito (ciò che siamo disposti a fare senza compromettere la nostra autostima). Quindi, ancor più sinteticamente regole ferree, come tolleranza bassa più che pena severa, la pena è nel giudizio altrui, effetto contagio positivo, quindi più Europa (non in senso partitico, ovvio), ma soprattutto più superio: regole rigide per i nostri figli, che risuonino come uno schiaffo di fronte alla tentazione, un marchio per tutta la vita. E parliamone, a scuola, in famiglia, magari copiamo questo studio per farne un gioco di società! (chi sa se il nostro amico Alvise Borghi… Stasera per voi, Gerry Scotti annuncia la prima puntata di “Chi è il corrotto?”)

ADRIANO TANGO

24 Nov 2019 in Società

34 commenti

Commenti

  • Scusate il superfluo; “,nonostante” quando parlo della Cina. La fretta resta la mia principale ispiratrice purtroppo!

  • Da una rivista satirica pubblicata in italia a fine Ottocento, “L’Asino”, a proposito di corruzione si diceva: Da tutto il pantano / si sente gridare: / Evviva il sovrano / che lascia rubare!.
    Quando salì al potere Agostino Depretis, della sinistra, ci fu speranza che si spazzasse via la corruzione in Parlamento, e invece Depretis indusse i prefetti a manipolare gli scrutini elettorali. In Italia si enfatizza il reato di corruzione solo quando investe il partito ostile. E siccome alla destra politica italiana, quella cosiddetta liberale in particolare, la faccenda non ha mai causato grossi problemi con il proprio elettorato, non mi risulta che certi gravi episodi di corruzione che hanno investito importanti esponenti di partiti di destra, o di centro-destra, abbiano fatto perdere voti. “La corruzione” grave o minimale viene interpretata e reinpretata secondo le esigenze, le opportunità, la necessità del momento. Il cittadino italiano, scrive Sergio Turone, giornalista dimenticato degli anni ’80, sa di vivere in una società nella quale l’economia della corruzione è strutturale (Corrotti e corruttori, Dall’Unità d’Italia alla P2, Laterza Roma-Bari 1984). L’Italia fu profondamente fascista e il fascismo fu profondamente un regime corrotto, come hanno scritto diversi storici. Pier Paolo Pasolini scrisse in “Scritti corsari” (1975) “che il fascismo non ha più una data di nascita, non è più riconducibile alla marcia su Roma. Esistono nuovi fascismo sofisticati e mimetici, che appaiono e scompaiono come fiumi sotterranei”. Se le cose stanno così, anche oggi, come può calare seriamente la corruzione, che non è solo del politico, ma attraversa tutta la società? Cala a parole, non nei fatti. Senza contare quelli che sfuggono alle statistiche, alle denuncie, ai processi. O quelle dove gli accusati vengono assolti per insufficienza di prove.

    • La citata associazione si basa per scelta sulla corruzione di percezione, quindi se i dati sono giusti nel tempo ci sentiremmo sempre meno corrotti, come popolo, e io bempensante per natura (alcuni preferiscono ingenuo) ci credo. Il poliziotto non può essere fuori da noi, è troppo tardi, considereremmo il suo intervento vessatorio, ammantandoci di vittimismo. E, ciò che conta, la nostra autostima ne uscirebbe intatta. No, dobbiamo portarcelo dentro, e questa figura si “allatta” di opinione comune, di clima sociale. Quindi se è questa la percezione siamo sulla via giusta. Mi poorti stralci di qualificate opinioni, ma vecchie, forse parzialmente vere, ma è adesso che le percentuali iniziano significativamente a cambiare.

  • Autostima…Coscienza…
    Ci vorrebbe un’incontro alla “Zaccheo”

    • Doti e precetti che esistono ancora! Fra i trentenni vivono cavalieri d’altri tempi!

  • Un tema fondamentale, carissimo Adriano.
    La corruzione, attiva e passiva, è un vizio, un reato e un costo.
    Tre cose attinenti a diversi ambiti cognitivi: etico, giuridico ed economico. Ma riguardanti un unico soggetto: l’individuo specifico, la persona.
    La corruzione diventa un male a due vie sincrone: dall’individuo alla collettività e, in retroazione dinamica, dalla società alla singola persona, in una circolarità viziosa, criminale e onerosissima.
    La spirale involutiva si spezza favorendo la virtù e ostacolando il vizio, con il pensiero, le parole e le opere ma soprattutto con l’esempio. Premiando il vivere onesto e sanzionando il comportamento delittuoso, con effettività, efficacia ed efficienza. Incentivando il retto agire con lodi e riconoscimenti, colpendo ufficialmente e duramente le tasche dei trasgressori.
    Il ciclo d’azione positivo può nascere solo dentro ciascuno di noi. Non un’etica eteronoma ma solo un’etica automotivante può farlo. Non un dio, non un demiurgo, non un capo può imporcelo a lungo ma solo in pochi momenti, passati i quali la sua voce si allontana. La nostra voce interna, invece, è sempre con noi. Si chiama coscienza.
    Esistono due possibilità: avere una coscienza o non averla.
    Per chi ce l’ha, la corruzione è un male da combattere col bene, in un percorso di perfezionamento interiore, progressivo, spirituale.
    Per chi non ce l’ha, la corruzione è un male da gestire socialmente con premi e punizioni, col bastone e con la carota, con la mano destra e la mano sinistra del potere.
    Zaccheo “vuole” vedere. Ma per “volere” occorre la motivazione, che Zaccheo ha, perché ha una coscienza. Sa di essere piccolo, così si arrampica sull’albero, facendo fatica. Ama il denaro, certo. Ma il suo desiderio non si ferma a quello. Cerca qualcosa di più.
    Destra o sinistra, politica o economia, globalismo o sovranismo, triglie, sardine o spigole, è tutta roba che viene dopo.
    Prima viene questa scelta. In perfetta solitudine.

    • Penso che siamo fortunati, caro amico, che venire da famiglie che ci hanno trasmesso l’orrore anche solo per la tentazione sia un bene che ci libera da tanti tentennamenti. Questo marchio relmente si trasmette, lo vedo nei miei nipoti, cui come un pezzo di genoma passano tratti di mio padre e suo padre, (bisnonno e trisavolo!) ben più marcati dei tratti somatici. Certo, più difficile per gli “uomini nuovi”: non sanno d’istinto come reagire. Intendiamoci, la società ha bisogno di ricambio di energie, e anche fra le vecchie famigle c’è chi ha memoria di perpetuazione del malaffare! Il problema è che le istruzioni per l’uso non comprendono molta normativa in merito. Un tempo l’esempio del padrone plasmava il villico, il rapido sovvertimento, una vera ricchezza di risorse fresche, non lascia tuttavia automatismi validi a chi si affaccia alla vita. Più facile imparare dati tecnici di un nuovo ruolo che modalità etiche. E allora scuola, stato, dialogo! E…pene.

  • Pienamente d’accordo, Adriano. Mi permetto solo di aggiungere a quanto dici che questo difficile sforzo di “honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere”, inevitabilmente accompagnato anche da cadute corruttive molto umane, può accomunare persone di ogni origine e destinazione sociale. Qui da noi sotto San Marco c’erano anche spinalini virtuosi (come dire un maniscalco che non impreca) e aristocratici corrotti.
    Insomma, l’educazione familiare aiuta quasi sempre ma il ceto familiare quasi mai.
    Un grande alibi alla responsabilità individuale è quello psico-socio-antropologico, tipiche propensioni novecentesche. Diritti e doveri individuali diventano concetti superati e conta il collettivo, il sociale, il corporativo, contano gli “insiemi”, le “comunità”, le “aggregazioni”. Siamo pieni di collettivisti e statalisti più o meno camuffati da profeti di soluzioni demiurgiche a favore del “popolo”. Uno scaricabarile storico che si riaffaccia ciclicamente quando e dove gli individui e le élite sono pusillanimi e abdicano alla massa, alla folla, anche in materia etica.
    L’attuale situazione nasce dall’egoismo e dal tradimento delle élite. La conseguenza è che si corrompe e ci si fa corrompere perché è “il sistema”, perché è sempre colpa di qualche entità sociale, organizzativa, economica puntualmente “altra” rispetto al corruttore e al corrotto, sempre pronti a esibire la foglia di fico del mondo crudele e del destino ingiusto.
    Anche contro la corruzione, tutto inizia in famiglia. Poi la scuola può fare molto, moltissimo. Famiglie di mafiosi e scuole succubi della criminalità organizzata produrranno mafiosi e criminali, riguardo alla corruzione e a tutto il resto.
    La povertà e l’ignoranza da sempre facilitano l’errore. Chi sbaglia per mancanza di mezzi o di consapevolezza va soprattutto aiutato. E il primo aiuto è un lavoro vero, duraturo, dignitoso. Non lo dicono Gerry Scotti o Barbara D’Urso, lo dice la Costituzione. A tutti gli altri, si dovrebbe riservare il trattamento citato da Matteo (non Salvini, non Renzi): buttati nelle tenebre, tra pianto e stridore di denti.

  • Poi c’è sempre il detto ” a mia insaputa” o “non sapevo di delinquere”, come ha detto recentemente la bella Lara Comi. Comunque non vale Pietro, le ultime righe, soprattutto, sanno di sinistra. Come sono di sinistra le condizioni o circostanze non sempre a tutti favorevoli. Un leghista non lo direbbe mai.

    • Non so chi sia Laura Comi ma mi informerò. Pensa che invece mi ero pentito delle ultime righe, che mi sembravano paternaliste e ancien régime. Come quando si faceva beneficenza per la “Regia Opera Mendicità Istruita”. Insomma, più che di sinistra temevo di essere sembrato peggio ancora.
      Comunque, vorrà dire che sono uno di quelli che Veneziani censura perché dicono di essere di destra e a lui invece sembra che facciano discorsi di sinistra, come ha scritto in un articolo visto qualche tempo fa (decide lui: insieme al sodale del nazionalbolscevico Dugin, l’eurasiatico Fusaro, e al primate metropolita della chiesa ortodossa italiana autocefala, l’assiro-caldeo Meluzzi, fa parte del trio che presto detterà la superiore sapienza uralo-slava alle nostre inferiori etnie celtiche e germaniche).

    • A me Dugin piace molto, seguo le sue conferenze da anni. Niente a che vedere con Fusaro, decisamente più smart e figlio di una cultura differente. Bella l’associazione di Meluzzi con un assiro-caldeo, gli si addice alla grande.
      Quanto alla ex-sinistra, peggio della quale, a mio modesto avviso, attualmente non c’è niente, condivido in pieno le parole di un celebre pentito che come milioni di altri (me compresa) non teme di criticare chi ha sostenuto fino all’altro ieri. Ma del resto solo i morti e gli stupidi non cambiano idea, come diceva Lowell.

      https://www.youtube.com/watch?v=UVC7JZE4n9g

    • Che Fusaro sia diventato amico di Dugin e ne condivida certe prese di posizione è noto. Non ricordo in quale suo intervento l’ho sentito sostenere le ragioni di Dugin ma posso cercare di rintracciare la fonte (temo fosse un collegamento palombelliano o deldebbiesco, di quelle cose che si dimenticano per igiene neuronale). Persino in rete ci sono evidenze di questa loro affinità elettiva pseudo-evoliana (le ceneri nelle urne sul Monte Rosa e al Verano si rivoltano ogni volta che Dugin lo cita e, ahimè per l’incinerato, lo cita spesso). In realtà, è un’affinità elettiva antieurpea, marxista-panslavista, insomma putiniana. Se non sbaglio, dell’idillio si fa cenno persino sulla pagina di Wikipedia dedicata allo spocchiosissimo filosofo col ciuffo incanta-zie. Tra i nazi-bolscevichi conosco molto più Limonov di Dugin (molto meno noioso, quello dei “grandi negri”) ma su Dugin so abbastanza per averne un’opinione triste, sconsolata, insomma russa. Ci vorrebbe un nuovo von Ungern-Sternberg per rimettere a posto le cose da quelle parti.

    • Quanto a Meluzzi, la faccenda è molto più spassosa, di una disarmante mediterraneità. Guarda Rita che è lui a dichiararsi gran psicopompo assiro-caldeo, non è una cosa mia (gli unici assiri che mi piacciono sono al British). Cacciato da ogni possibile associazione rosicruciana, templarista e massonica, l’incredibile transfuga di una mezza dozzina di partiti politici italiani falliti è diventato dapprima Diacono del rito greco-melchita, poi Presbitero della “Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala”, parte della “Chiesa Occidentale Assiro-Caldea” (ecco qua). Per adesso, l’esoterico partenopeo si è limitato ad autoproclamarsi Arcivescovo, Primate e Metropolita ma i bene informati pensano che miri a ben altro. Lui e il papa si sono scomunicati a vicenda. Amico di Gianni Baget Bozzo e Pierino Gelmini, due personaggini che basta il nome, è ovviamente un sostenitore di Putin.
      Fatte le impietose proporzioni, a ogni zar il suo rasputin.

    • Diego Fusaro è un mitomane alla continua ricerca di visibilità mediatica e combina solo disastri. Forse è proprio per questo che continuano ad invitarlo nei salotti televisivi.
      Per quanto riguarda Meluzzi, Borgonovo ed altri, questi appartengono alla corrente identitaria del campo liberal-conservatore e sono impegnati nel derby quotidiano (trasmesso in diretta su tutti i canali televisivi 24 ore su 24) con i cugini liberal-progressisti. Non sono socialdemocratici (Meluzzi è stato anche candidato con Forza Italia), non vogliono uscire dall’euro e dall’unione europea e, pertanto, non sono sovranisti nonostante i mass media li presentino come tali per confondere le idee.
      Il sovranismo costituzionale è una cosa seria (non è una malattia psichiatrica) e non ha nulla a che vedere con certi personaggi da cabaret (o da CPS).
      Distinti saluti.

    • Verissimo, signor Mainetti. Comincio a comprendere il suo concetto di “sovranismo”. Se l’ho ben inteso, mi pare che escluda o almeno limiti le ingerenze straniere nell’ambito della “sovranità” nazionale. E la “sovranità” è un elemento giuridico, politico e logico che ancora appartiene al mondo reale degli Stati, dei popoli e delle etnie (le “razze” non esistono ma la genetica sì e le mappe genetiche europee, anche grazie al nostro Cavalli Sforza, da circa trent’anni sono note e abbastanza condivise). Quindi, la sovranità nazionale è ancora affermata, oltre che dalla dottrina dello Stato e dalla filosofia del diritto, anche dall’effettività storica e dalle istituzioni politiche esistenti. Il problema è quanto i trattati internazionali la stiano limitando, nel bene o nel male.
      Ciò posto, lei ha perfettamente ragione nel dire che quel vagabondo (per dirla alla bolognese) di Meluzzi e quell’incanta-verginone di Fusaro sono tutt’altro che “sovranisti”. Infatti, con il loro presenzialismo zanza (per dirla alla milanese) e le loro pillole di saggezza esistenzial-catodica (ma forse il catodo non c’è più) non perdono occasione per lodare l’imperialismo putiniano, invasivo e ghiotto di “sovranità” nazionali altrui, come si è visto di recente anche in Crimea e in Ucraina. Insomma, il nazi-bolscevismo è anti-europeo anche perché è panslavista e per nulla rispettoso delle sovranità nazionali altrui, specie se di differente mappatura etnica. Da sempre, a partire da Tannenberg (la prima). Noi italiani non abbiamo bisogno di fare i sottopancia dell’Europa ma nemmeno i sottocoda di Stati Uniti e Cina, figuriamoci poi della Russia, ferma ancora all’impalcatura repressiva staliniana con in più la corruzione dilagante dell’era putiniana. Oltretutto, con buona pace dei Dugin di turno, non abbiamo mica scampato l’imperialismo nazista basato sui concetti razziali germanici per finire sotto l’imperialismo bolscevico basato sui concetti razziali slavi.

  • Cari amici, resto sempre io, e non posso non notare e farvi notare che la Roma imperiale era più corrotta della Roma attuale. Il controllo va esercitato nell’imprimitur prescolare e suo seguito. Deve essere un martello incessante che l’adulto ancora sente all’avvicinarsi della tentazione. C’è inoltre un vantaggio attuale: la situazione è tale che le proposte illecite si fanno adddirittura avanti a testimoni in occasioni conviviali! C’è spazio per l’intervento. Il problema sta nella mistificazione che si fa per cui la gente scambia la sponsorrizzazione, motore degli intelletti messi al lavoro collettivo, con la tangente o la raccomandazione. URGE ABECEDARIO DEL MALAFFARE. Il ruolo del controllo, è essenziale ma se tecnico. Un re che non ricordo mandò in giro, credo per la Spagna, dei controllori per poi scoprire che erano divenuti insuperabiili per livello di corruzione, da contagio. URGONO BARRIERE ANTICOLLUSIONE. Insomma, nel mio inguaribile ottimismo posso dire che in due o tre generazioni, nonostante la nostra origine latina, ci possiamo portare vicini alla Danimarca.

  • Chiedo scusa per i miei fuori tema. Mi pento e mi dolgo. Rientro nei ranghi, Presidente. Anche se parlare della Russia di oggi, con la corruzione qualcosa a che fare ce l’ha. A proposito, come è messa nella classifica corruttoria? Così, tanto per sapere dal canto di quali sirene si fanno affascinare certi maître à penser. Anche perché, se ben ricordo, in questo “mondo di tangenti”, per seguire il titolo del post, qualcuna riguardava anche certi personaggi.

  • Anch’io fuori tema: ha ragione Mainetti, nessuno dei sovranisti nostrani lo è. Non lo è Salvini dipendente da Putin, come non lo è la Meloni con il suo prossimo viaggio previsto a gennaio negli Usa, dopo aver incontrato gli ultraconservatori e il famoso Bannon per cercare appoggi e strategie social tali da contrastare la Bestia di Salvini. E non c’è migliore alleato di Bannon per provare a vincere il leghista nel caso di elezioni anticipate previste da tanti. Del resto l’antipatia reciproca è nota. E qui il sovranismo però c’è. Sul palco di San Giovanni a guardarsi in cagnesco, o non guardarsi, tra sventolio di bandiere verdi non programmate e nessuna di Fratelli d’Italia. Nessuna alleanza sincera quindi, ma corsa alla leadership da richiamare immediatamente altri personaggetti emuli di culti della personalità sovranista d’ antan. E questa è la conferma che i sovranismi non possono esistere. Due personaggi nelle mani delle grandi potenze consapevoli della pochezza geopolitica che siamo. Forse è meglio stare nelle mani dell’Europa.

    • Ivano, non vorrei fare il vecchietto ingenuo ma se stessimo nelle mani nostre invece che in quelle altrui forse sarebbe meglio. E forse il modo migliore sarebbe di andare in Europa a stringere le mani giuste, magari millantando di essere un po’ più europeisti di quel che siamo in realtà, così, tanto per fare i bravi ragazzi, come quando a scuola entrava il professore e si mettevano via le cerbottane. Invece, di fatto, a ogni stormir di spread sbarelliamo e sbrocchiamo di brutto, in Europa andiamo a stringere le mani dei più sfigati visegradiani, facciamo il ruggito del coniglio in tutte le piazze e ci mettiamo da soli nell’angolo degli asini. Nella storia i più grandi nazionalisti si sono presentati al tavolo da gioco mondiale a fare la partita internazionale col piglio degli uomini di mondo, non dei difensori del campanile e del cortile. I nostri campanili e i cortili non si difendono in tinello ma in campo aperto. In Crimea, prima di Putin, ci siamo andati anche noi, partendo da Saluzzo e Mondovì. E così la Nazione Sovrana (altro che provincialismo camuffato da sovranismo) poi l’abbiamo costruita tra Parigi e Londra, non andando come Ciocca a mettere la scarpa sui maroni a chi li ha più grossi dei nostri. Accidenti, ancora fuori tema. Colpa tua, Ivano.

    • No, non ci credo. Ancora c’è qualcuno che s’illude che andare in Europa “a stringere le mani giuste” serva a qualcosa? Ma scusate tanto, non ci siamo pippati 6 anni (da Monti a Gentiloni, passando per Renzi) di governo pidino, gli amiconi di Bruxelles, e le cose sono andate di male in peggio? Come mai il debito pubblico è aumentato e la situazione economica dell’Italia è peggiorata? Neanche i pididi hanno stretto le mani giuste, o mentre correvano dietro allo spread non si sono accorti della mega-supposta-Mes che veniva inserita nel fondoschiena del Belpaese con il guanto di velluto?
      Fare i bravi ragazzi non paga, come s’è visto.
      Qui non c’è il professore stipendiato, ma il finanziere sgamato.
      I’Italia “serve” alla Francia in veste di campo profughi per sopperire alle SUE malefatte nei territori sub-sahariani e “serve” alla Germania per pagare i debiti delle SUE banche impestate di derivati e prodotti spazzatura. Francia e Germania, garantito al limone, sono Stati sovranisti mentre l’Italia teme di dichiararsi tale, ostentando una timidezza senza senso. Questa è la situazione attuale. Punto, a capo.
      Ieri sera a Milano, comunque, il primo convegno sovranista nazionale è stato un successone, registrando il tutto esaurito. Nessun media, comunque, ne parlerà. E’ così che funziona nel meraviglioso mondo libero e democratico del Mulino Bianco.
      Etimologicamente parlando, Meloni e Salvini non sono “sovranisti” nel senso letterale del termine? Molto bene, facciamola ancora più semplice. Il Mes rappresenta lo spartiacque che dividerà il “prima” dal “dopo”, così che nel giro di poche settimane tutti potranno vedere chiaramente chi DIFENDE lo Stato-sovrano-Italia (?) e chi invece ha intenzione di VENDERLO a prezzi stracciati per tenere il suo sederino al caldo. Non vogliamo chiamare gli attuali difensori della sovranità dello Stato “sovranisti”? Allora chiamiamoli “polichevolissimevolmente”, o con qualche altro nome ittico o floreale che fa chic, ma la sostanza è la stessa. E gli italiani non sono scemi, l’hanno capito benissimo, al contrario della “kultura made in Capalbio”.

      Oggi PD e “Italia Viva” (ma forse dopo lo scandalo-casa è già bell’e che morta) rappresentano gli unici sostenitori politici del Mes, ma ricordiamo tutti il discorso in aula di Quartapelle, ed era giugno cioé solo cinque mesi fa. Qualcuno sa spiegare cosa può essere accaduto nel frattempo? Un voltafaccia di questo peso deve avere un motivo valido alle spalle, non raccontiamoci frottole. Cosa ha promesso la UE, e a chi? Come dice Adriano, è tutto un mondo di promesse, economiche e non.

  • Beh, mandiamoci Di Maio, non é ministro degli esteri? O ci bastano le arance esportate in Cina?

    • Di Maio come ministro degli esteri, caro Ivano, è l’avvilente epilogo di mezzo secolo senza una politica estera nazionale e senza una diplomazia degna di questo nome. L’Italia l’abbiamo fatta con alcune valide campagne militari ma forse, soprattutto, con un’ottima azione diplomatica sui tavoli giusti e con gli interlocutori giusti. La nostra classe diplomatica è stata distrutta prima di Di Maio ma è con Giggino (Padellaro difende una causa persa) che questa rovina trova la sua espressione più emblematica e la sua più epifanica, simbolica incarnazione.
      Tornando invece al tema della corruzione, ho letto da qualche parte che la corruzione in Italia costerebbe 60 miliardi all’anno.
      Mi sembra una cifra un po’ esagerata ma mi han detto che forse sarebbe stata la stessa Corte dei Conti a sbilanciarsi su cifre del genere. Andrò a documentarmi meglio. Magari Perotti o Cottarelli possono averne parlato (di solito se voglio saperla giusta leggo loro, per il buonumore e quattro risate invece leggo Bagnai, Borghi e, soprattutto, Rinaldi).
      Se fosse vero, vorrebbe dire che tra i 115 miliardi causati dall’evasione fiscale e i 60 miliardi causati dalla corruzione arriveremmo a una cifra che è quasi 6 volte i 30 miliardi su cui l’attuale banda bassotti tenta di imbastire l’azione economica di quest’anno (l’unica fortuna che hanno è che, dopo le voragini economiche dovute al reddito di fancazzismo e a quota cento, che di posti di lavoro ne han dati zero, qualsiasi porcheria facciano sembrerà nettare e ambrosia).

    • Una cosa si chiedono gli italiani da almeno 50anni: se Corte dei Conti e professori di economia sono stati così bravi da fare calcoli dettagliati al centesimo (nessuno ci crede, ovviamente) per stabilire che in Italia ci sono 115 mld. di evasione e 60 mld. di corruzione, significa che questi illuminati sanno anche dove si trova il tesoro. Altrimenti, come avrebbero fatto a calcolarlo? E se sanno che questi soldi ci sono, sapranno pure dove si trovano. Perché, dunque, non vanno a prenderli? Cosa glielo impedisce, visto che hanno tutti i calcoli in mano? Non sarà, per caso, che stiamo parlando di danaro virtuale?
      Si suppone che … eccetera, eccetera.
      Ricordate le sparate (Cottarelli in testa) sulla manovra dell’ex-governo giallo-verde? Chi diceva 90 mld., chi 37, chi 22, persino in questa piazza di non-economisti ci si sbizzarrì mica male, basandosi su questa o quella fonte. Ufficialmente la partita si chiuse a 17,2 miliardi di euro. Una bella differenza, non vi pare?
      Ricordate la genialata degli “studi di settore”, strumento fondamentale secondo i suoi inventori per accertare la veridicità dei redditi dichiarati dai lavoratori autonomi? Anche in quel caso un programma statistico (non i riscontri oggettivi) determinava i ricavi che potevano essere “presumibilmente attribuiti” al contribuente sui parametri a disposizione delle autorità competenti. Risultato: chiusura di centinaia di migliaia di negozi al dettaglio e cessazione di altrettante attività artigianali. Un successone!!!
      Quando si ha a che fare con gli “economisti veri”, quelli col pedigree, che tutto sanno in teoria e poco in pratica, di solito finisce in questo modo. Il Ministero dell’Economia dovrebbe stare in mano agli imprenditori, non ai professori che non hanno idea di cosa voglia dire destreggiarsi sui mercati. Ormai abbiamo capito tutti che i metodi statistici sono buoni finché la imbroccano, dopo di che rimangono ciò che sono: nude ipotesi matematiche sulle quali “commissioni di esperti” tirano le loro conclusioni, che poi vengono prese per buone da Stati deboli che non sanno che pesci pigliare. Dubito che andremo da qualche parte basando i nostri modelli sulla statistica anziché sulla realtà.

  • Cantava Venditti: “Hei, in questo mondo di ladri,c’è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai.
    Hei, in questo mondo di santi,il nostro cuore è rapito da mille profeti e da quattro cantanti…”

  • A essere cauto su certe quantificazioni è proprio Cottarelli. All’inaugurazione dell’anno accademico dell’Ateneo a Treviso venerdì 22 mi è sembrato convincente. Dal suo libro del 2018 (pp. 40-64) e da quello di tre settimane fa (pp. 62-63), sia i 110 miliardi per evasione fiscale che i 60 per corruzione sono visti con molta cautela, anche per l’attribuzione dei secondi alla CdC. Rinvio ai testi, soprattutto all’ultimo sulle Bufale.
    Comunque, che ci siano 10/20 miliardi in più o in meno rispetto ai 110 e ai 60 (quella è l’oscillazione, notevole ma non da consentire voli pindarici su questo disastro gestionale), sono cifre su cui certi buccinatori della sovranità nazionale farebbero bene a rimboccarsi le maniche, invece di rimboccarsele in spiaggia o a sagra. Perché la sovranità si esercita sia verso l’esterno, sia verso l’interno, come sa persino ogni matricola che spunti un vile diciotto in diritto costituzionale (ma non sono letture per chi ha bagarinato allo stadio o bivaccato al Leoncavallo, definendo poi gli alfabetizzati come “intellettualoni” e “professoroni”). Certo, conoscere l’entità del danno e porvi rimedio sono due cose diverse. Qui l’Europa non c’entra. Bene, quando rimediano? Son lì per quello, strapagati.
    Fin da Hammurabi la sovranità nazionale si afferma difendendo o espandendo i confini dello Stato, con poteri di posizione o di relazione, in senso militare, economico, culturale, anche grazie all’esercizio tributario interno, non con la continua captatio benevolentiae elettorale, fatta di strizzate d’occhiolino e toccatine di gomito a favore di chi evade le imposte oppure corrompe o si fa corrompere. Parlare di sovranità nazionale (“esproprio di sovranità”) mentre si fa accattonaggio del consenso elettorale (“il governo delle tasse e delle manette”, peccato che i lavoratori dipendenti paghino anche le tasse evase dai teatranti della geremiade antifiscale) è da cinedi politici.
    Raramente la parola sovranismo ha fatto da maschera a tanti anti-sovranisti e anti-nazionalisti. Che vanno a offrire i glutei italiani alla Cina (Di Maio, Grillo e setaioli vari) oppure alla Russia o agli Stati Uniti (i tre porcellini del Metropol e poi Salvini). Non chiamiamo sovranista chi attenta alla sovranità nazionale e prova gaglioffescamente a svenderla davvero, ben oltre i trattati internazionali europei, oggetto di tante esibite querimonie. Non siamo balabiòt che in cambio di perline svendono territori, risorse e, appunto, sovranità. Quindi i cinesi facciano campagna acquisti lontano dai nostri confini nazionali e dalla nostra Sovranità. E che i russi impongano il loro tallone panslavista e nazi-bolscevico ben alla larga dalla nostra Nazione Sovrana.

    • Nella mia testa-non-contabile c’è ancora la domanda iniziale, caro Pietro. Al netto di ogni disquisizione teorica, se tutti questi miliardi in fuga dall’erario esistono e sono stati contabilizzati, ci sarà anche un elenco dei parziali che danno il totale. O no? Sennò come hanno fatto a fare i conti? Cosa ha impedito ai governi degli ultimi 50anni di andare a prendere quei soldi? Forse che se tu o io prendiamo una multa, lo Stato non rivuole tutto indietro con gli interessi? Non a caso ho fatto l’esempio emblematico degli “studi di settore”, in cui un algoritmo attribuisce agli autonomi guadagni “presunti” che in realtà non ci sono mai stati.
      Dico la verità, non mi è per niente chiaro il modo in cui sono state calcolate le cifre rese pubbliche di evasione e corruzione (non sono soldi in nero, o conservati nei paradisi fiscali? chi li ha contati? come, con quali strumenti?), ma se qualcuno lo ha capito e me lo spiega, gli dico grazie.
      Quanto all'”offerta di glutei italiani” a destra e manca, be’, questo è un classicone che ha radici antichissime. Noi siamo fatti così, e da sempre. La nostra non è mai stata una Nazione Sovrana, né mai lo sarà. A maggior ragione dopo il gigantesco geoide (il Mes) che ci sta piombando sulla testa grazie all’incapacità conclamata delle mezze cartucce attualmente al governo per opera dello spirito santo. Messo nel puzzle quest’ultimo tassello, giusto per essere delicati, non avremo più neanche il disturbo di dover parlare di “evasione” perché non avremo più niente. Temo che molti non abbiano ancora focalizzato il problema, o che lo sottovalutino.

  • Ma come si fa a sottovalutare l’evasione fiscale? E’ esperienza di tutti, tutti i giorni. Basta chiamare un imbianchino, un idraulico, un falegname, il bar dove bevi il caffè o lapizzzeria, per non parlare di dentisti, medici specialisti. E magari i grandi evasori difficili da beccare. Poi basta moltiplicare le nostre esperienze quotidiane per i numero dei cittadini italiani per quantificare non dico con esattezza , ma con una certa approssimazione quanti soldi sfuggono al fisco. Se poi consideriamo che la caccia all’evasore aliena un sacco di voti eil gioco è fatto. Non si deve essere grandi economisti o del corpo della Finanza. Quanto poi agli studi di settore tutto nacque quando si vide che il datore di lavoro, o artigiano o piccolo commerciante o professionista denunciavano meno dei loro dipendenti. Non dico che non esistano imprenditori virtuosi capaci di sacrificarsi pur di garantire lo stipendio ai loro dipendenti, ma da qui a difendere tout court tutta la categoria dei privati ce ne corre. Pur con le loro giustificazioni, nessun diritto in caso di malattia, tfr che non hanno, misere pensioni, ma qui dipende dai contributi versati, e sappiamo che artigiani o agricoltori versano poco. Ecco, forse qui si dovrebbe intervenire per garantire alcuni diritti sociali con apposite forme di previdenza anche agli autonomi. Forse l’evasione calerebbe.

    • Caro Ivano, ma quando l’artigiano ci comunica il solo imponibile sul preventivo, con tutti i sottintesi, noi che facciamo? Se possiamo scaricare con le note agevolazioni chiediamo il conto completo, altrimenti? Il controllo serve a rendere verosimili le entrate dell’artigiano. Se i tassisti a Praga hanno tutti la villa con piscina (categoria in odore di malaffare) qualcosa non funziona, e gli imbianchini d’Italia? Mica mi aspetto che siano poveri, ma un guadagno proporzionale all’impegno orario. Intendiamoci, non facciamo luoghi comuni,conosco imprenditori edili che per arrotondare si limtano a qualche lavoretto pagato in denaro frusciante eseguito in prima persona il sabato, ligi negli altri giorni e per l’intera impresa. E passi se questo sacrificio extra, lodevolissimo, può dare una migliore domenica alla ssua famiglia. Non chiedo un modello dii controllo cinese, ma gli occhi aperti!
      E ora un pizzico di utopia: arriveremo mai a essere orgogliosi delle tasse che paghiamoo per la soddisfazione di veder crescere il paese con il nostro contributo? Utopia, ma il training inizia del proprio Comune, quello la cui spesa e iniziative sono più tracciabiili.

    • Qui nessuno sottovaluta niente.
      Si vuole, anzi si esige, sapere solo come hanno fatto a calcolarla.
      E se l’hanno calcolata, perché non vanno a riscuotere il dovuto?
      Ora però non mi ripeto più, anche perché intanto nessuno sa rispondere.

  • Caro Adriano, se fossimo certi che i soldi delle tasse sono spesi bene, saremmo tutti contenti di onorarle. Ma è così? Siamo tutti contenti delle nostre scuole, dei nostri ospedali e di tutti gli altri servizi che uno Stato civile e sociale dovrebbe garantire?

  • Per Rita: questi studi sono fatti sulla frode allo stato percepita. grossolano? Statistico! Silvestro potrebbe spiegarci che alla fine, secondo modalità simili alla matematica dei gas, ci prendono con sufficiente aderenza. Gli organi preposti hanno poi metodi più deterministici, ma allora, come tu dici, si prevede la pena! Mezzi di diffusdione dati non possono usare metodi che dicano “quella con il bollino blu”, scanso diffamazione e controdenuncia. Per Ivano, per buona fortuna sono arrivato ai 70 quasi attenuando il mio coefficiente di ingenuità, ma non quello di ottimismo. L’onesto assoluto esiste? Certo, ora lo sono più che da adolescente, quando non restuituivo il resto sbagliato in eccesso, e mi giustificavo pensando che ne avevo bisogno, meglio quello che chiedere di più in famiiglia. Per questo ho citato un sistema contributivo-economico in cui è più facile sospettare l’imbroglio, magari da un accenno ironico di un addetto ai lavori, ma qualcosa emerge, salvo che non siano tutti, ma proprio tutti, corrotti, e questo anche si sa.

  • Rispondo a Rita. Come siano calcolate l’evasione fiscale e la corruzione in Italia non è domanda a cui manchino le risposte: abbondano fonti, conteggi, spiegazioni. Anche bufale.
    Le principali questioni sono altre, due in particolare. La prima: i conteggi sono fatti con criteri diversi, per cui diversi sono i risultati. La seconda: il problema vero non è quello di far le zampe alle formiche sui calcoli ma di agire davvero contro evasione e corruzione, cosa che la politica italiana non fa o finge solo di fare per motivi vergognosamente elettorali, anche se si tratta di cifre spaventose e devastanti per i conti pubblici, aldilà dei sofismi contabili, anche rispetto al resto del mondo civile.
    Tra evasione e corruzione esiste una differenza importante. Per l’evasione ci sono quantificazioni ufficiali del Mef (l’ultima del 2018) basate su accertamenti analitici per imposte, tasse, concessioni e contribuzione (fondamentale includere o no i contributi, di natura non tributaria). Ci sono poi altri soggetti pubblici e privati in grado di fornire dati credibili, anche per regione, professione e altri cluster statistici. Per la corruzione, è invece molto dubbia l’ascrivibilità alla Corte dei Conti dell’ormai celebre quantificazione in 60 miliardi, frutto delle sparate che sappiamo. Stime e conteggi sono quindi di origine non ministeriale ma provengono da istituti privati.
    Non è materia da svolazzamenti in rete o slogan da comizio. Personalmente non ho una formazione scientifico-economica ma umanistico-giuridica per cui mi documento su testi che ritengo di decorosa divulgazione, non avendo dottorati o cattedre accademiche in economia tali da farmi accedere a contributi più specialistici. Negli ultimi anni ne ho utilizzati, in questa materia, una dozzina circa, dei quali cinque mi hanno dato risposte che, per il mio livello cognitivo, mi sono parse attendibili: gli ultimi tre libri di Cottarelli (marzo 2016, febbraio 2018 e novembre 2019) e gli ultimi due di Perotti (settembre 2016 e febbraio 2018). Lì ho trovato conteggi e spiegazioni. Non vado oltre con le fonti perché non sono Goethe per annoiare facendo regesto delle mie letture. E non mi metto a fare Selezione dal Reader’s Digest sul blog. Ovviamente, chi si fida di Sibilia, Borghi e Di Battista legga pure altro e scopra altri conteggi (auguri).
    Di conseguenza, non credo ai 300 miliardi di evasione denunciati da Di Maio o ai 190 da Tax Research LLP ma ai 110 del Mef, al massimo ai 130 di Cottarelli. Non credo ai 60 miliardi di corruzione sparnazzati da Di Battista ma alla quarantina da fonti soprattutto giudiziarie. Tra l’altro, sulla corruzione buone cose ho trovato in Davigo (soprattutto in Davigo-Mannozzi 2007 e Davigo 2017).

  • Caro Pietro
    la tua posizione è equilibrata, e soprattutto coerente con il dato mondiale da cui sono partito, e per un paese che discende dalla terra di Cicerone, cioè corruttori raffinatamente educati, con tanto di spie e apparati, non è male.
    Nell’ottica generale provo un gran fastidio nel vedere sviliti i progressi fatti. Viviamo in un grande paese che non può permettersi di fare errori, e il qualunquismo informativo non deve trovar posto. In epoca di mistificazione informatica permanente ancor meno.
    Noi dobbiamo trasmettere orgoglio, e ce ne sono motivi.
    Dopo quello che è successo a mio figlio ieri, quasi 24 ore per tornare a Milano da Amburgo, e passi tre avarie in un giorno, una metro e due aerei nella grande Germania, ma l’impraparazione nell’affrontare l’emergenza: passeggeri abbandonati in un’aerostazione, con bar e ristoranti alla sera chiusi, ivi compresa la nazionale italiana di sollevamento pesi, ma civilissimi nonostante il digiuno. Ho visto Giapponesi sfondare le transenne e precipitarsi sulla pista nella stessa situazione.
    Ma soprattutto quando è capitata a me una bufera di neve che ha reso le piste impraticabili per sei ore ho avuto un buono pasto da spendere ovunque, per un completo pasto caldo, non un cestino, e informazioni puntuali ogni ora. I guasti poi, sempre risolti nel giro di un’ora.
    Non sputiamo nel piatto dove mangiamo (non dico a te, ci leggono in tanti) perché nonostante il lassismo questo è un grande paese.
    E mi scuso per la tirata patriottica.

    • Carissimo Adriano, sottoscriverei tutto quanto hai detto, parola per parola.
      E sulle tirate patriottiche sarò sempre al tuo fianco (un’incollatura indietro, per rispetto: so che vieni da famiglia di tradizioni militari).

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