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ADRIANO TANGO

Denuncia di Antonio Agazzi: ecomostri di Crema

Ricevo e pubblico integralmente il testo inviatomi, su temi più volte affrontati da Cremascolta, ben conscio dell’impossibilità di ingerenza dell’Amministrazione in realtà edilizie private, fatto salvo motivazioni di pericolo per la Comunità, se giustamente inquadro il problema. Do comunque lo spazio dovuto perché si apra la discussione:

“Gentilissimo Direttore,
a beneficio di chi voglia guardare alla realtà in termini complessivi, prescindendo da simpatie/antipatie politico-partitiche, condivido un ‘breve’ elenco delle “ferite” urbanistiche…aperte, a Crema, di cui il centro-sinistra – piuttosto selettivo nell’evidenziare i cosiddetti ‘ecomostri’ – pare avvedersi poco, concentrato unicamente sull'”incompiuta” della Fondazione Charis, per la quale hanno addirittura chiamato Striscia la notizia… Eccolo: Ex Cascina Pierina (con vasta area annessa, in perdurante stato di abbandono), in Via Bramante; Ex Everest (in Via Mulini); Ex Ferriera (in Via Gaeta); Ex Magazzino Comunale (in Via Mulini); Ex Arrigoni (V.le S. Maria della Croce); un ulteriore esempio di edilizia residenziale, che è un’incompiuta da tanti anni, ben prima dell’immobile della Fondazione Charis, alla fine di Via Gaeta, zona sottopasso di Via Indipendenza, quasi ad angolo con Via Caravaggio; … l'”Ecomostro” di Via Indipendenza, angolo Via Lago Gerundo (a San Carlo); Ex Bosch (in Via Cavalli, angolo Via Bambini del Mondo); Ex Canavese (meglio, ex Bassano Grimeca), in Via Enrico Martini (a San Bernardino); Ex Tripperia Boschiroli, in Via Enrico Martini, angolo Via Monte Santo (sempre a San Bernardino); Centro Manutentorio dell’Anas…dismesso, in Via Zambellini, angolo Via Cremona (a Castelnuovo); ex distributore di carburanti in zona Porta Serio, con un tentativo molto zoppicante di riqualificazione ad…”andamento lento”….
Avventurarsi nella ricerca delle responsabilità è certamente laborioso ma può spiegare certi vuoti di memoria, … specie a sinistra…
Cordialità.

Antonio Agazzi
Capo Gruppo di Forza Italia in Comune a Crema

ADRIANO TANGO

28 Nov 2018 in La città

17 commenti

Commenti

  • Precisazione: non sono il Direttore” del blog, come indicato nella comunicazione di Antonio Agazzi, carica non prevista, essendo indicate solo quelle quelle di responsabili operativi di settore, ma semplicemente il presidente di turno.

    • Quante volte abbiamo stilato questa “lista della spesa”? E’ successo qualcosa? Le amministrazioni locali possono fare ben poco in questo ambito.

      L’Italia e’ stra-piena di mostruosita’ del genere, ce ne sono dapperutto, ma purtroppo un’altrettanto mostruosa burocrazia accompagnata da un’ancor piu’ mostruosa giustizia rendono praticamente impossibile la demolizione degli orrendi manufatti. Una sola legislatura non bastera’ a rimediare agli errori del passato, ci vorra’ molto tempo. Noi italiani, nel frattempo, ci godiamo la bruttezza mentre la bellezza va in rovina. Grazie a chi? Nessuno paga?

  • Concordo: a parte le reliquie industriali care a Ivano per senso storico in queste brutture ci sarebbe abbastanza spazio da fare tutti i parcheggi e togliere le macchine dalle strade, ma non si può, perché sono proprietà private. In compenso i privati si impongono anche sugli spazi del pubblico: qualcuno ha visto succedere qualcosa a piazza Garibaldi? Plurivendita era e tale resta, con le auto. Bisogna mettere gli automobilisti in condizione di parcheggiare solo fuori città, e allora questi spazi possono divenire appetibili anche per privati, per farne parcheggi!

  • Grazie Adriano per averlo ricordato. Insisto, un minimo di ricordo industriale va mantenuto, esattamente come le mura, perché non è che avendo qualche secolo in meno lo scheletro di via stazione a ridosso parcheggio ex Aci abbia meno significato storico.

    • Le mura sono patrimonio storico/artistico comune tutelato dalla soprintendenza delle Belle Arti, possono essere percio’ mantenute e tutelate. Diversa e’ la situazione delle aree dismesse e/o dei manufatti incompiuti, che sono proprieta’ privata, il codice civile parla chiaro in materia.

  • Rita, quante inutili puntualizzazioni. È ovvio che si debba sperare nella sensibilità del privato, ma anche che qualcuno del pubblico si faccia portavoce. Sensibilizzando, per ricordare, ripeto, che Crema ha avuto un importante passato industriale. E un relitto Industriale avrebbe ben diritto di entrare nella valorizzazione della nostra Storia. A Berlino hanno mantenuto resti dell’ultima guerra, come in molte città del mondo l’archeologia industriale, riconvertita, attrae turisti. E poi quante balle, già mi sono stufato diribadirlo.

    • Ah be’, se alle leggi sostituiamo un’auspicabile sensibilita’ del privato, non parlo piu’. Auguri.

  • Raga, come direbbe Francesco, che stress. Io non ho parlato di sostituzione, tuttalpiù di sinergia. Comunque se vuoi sempre a tutti i costi l’ultima parola te la lascio. Altrimenti ignorarti.

    • Dell’ultima parola non me ne puo’ fregar di meno, anche perche’ la ragione, com’e’ noto, e’ ….. Detto cio’, il mio discorso era piu’ ampio e solo incidentalmente rispondeva a te, Ivano Mi rivolgevo innanzi tutto a chi ha postato questa denuncia, ahime’ sempre la stessa, visto che le nostre citta’ sono piene di non-luoghi. Le grandi aree dismesse presenti dappertutto non hanno un vero “padrone” ma appartengono a societa’ di capitale misto, straniero e non. A questi soggetti-fantasma non interessa minimamente lavorare in sinergia con piccole realta’ che si trovano lontane mille miglia da casa loro. Se da una parte nessuno puo’ decidere su quei beni in loco (la proprieta’ privata esiste), dall’altra quelle societa’ badano unicamente al profitto. E’ il bello della globalizzazione, bisognerebbe cominciare a fare le pulci a quanti l’hanno favorita, accolta come inevitabile, invocata come soluzione ai mali del mondo.

  • Ci sto per la sinergia. Con piacere, oltre il dovere, ho pubblicato il tema della lettera aperta di Antonio Agazzi, non perché “facesse novità”., infatti la filastrocca è nota, ma in quanto colpito, alla presentazione dell’ultimo volume-ricerca del GAC, cui ho collaborato, dA una sfilata fotografica di Luigi Aloisi: ragazzi, a vedere tutte in fila queste aree viene in mente un paesaggio da The day after, altro che città della storia e della cultura! E allora, su le maniche, pungoliamo, ricordiamoci che Cremascolta è un “educato pungolo nelle costole dei nostri gestori”, ma altrettanto dei privati… Facciamo ipotesi!

    • La prima cosa da fare sarebbe un elenco dei proprietari degli immobili abbandonati, per i quali, se sono inagibili e/o privi di tetto non pagano neppure le tasse. Dopodiche’ bisognerebbe vagliare caso per caso. Ecco perche’ le pubbliche amministrazioni desistono.

  • Insisto: il problema è la perdita di valore di ruderi di immobili anche posti in posizioni appetibili. E perché? Perché è troppo facile costruire nelle posizioni esterne contigue. Bloccare i permessi nell’ottica delle quote di cementificazione 0, studiare agevolazioni per chi renda disponibili posti di parcheggio, anche a pagamento, o aee verdi. Anche orti urbani verticali con irigazione a goccia, colture idroponiche.

    • Nella vita in generale, io credo che ci si debba impegnare in cose possibili e non rincorrere sogni irrealizzabili. Fin tanto che non ci sara’ una precisa legge dello Stato (non c’e’ da nessuna parte, chiediamoci come mai) che preveda la demolizione statale (il privato, a spese sue, non lo fara’ mai), per i manufatti dismessi e/o abbandonati da oltre cinque anni, la causa e’ persa. Meglio impegnarsi, a mio modo di vedere, nella rivalutazione delle mura storica che sono di tutti e sulle quali esistono possibilita’ d’intervento. E’ un esempio “cremasco”, se ne potrebbero fare mille altri, l’Italia e’ piena di beni di sua proprieta’ … dismessi. Non si capisce come chi non si occupa del suo patrimonio possa interessarsi di quello altrui.

  • purtroppo la legge più volte proposta dell’alienazione di beni inutilizzati per fortuna non è mai passata! Avrebbe risolto “questo problema” forse, ma te lo vedi un povero cristo che si vede alienare la casa frutto di risparmi investiti in mattone, magari pensando un domani ai figli?
    ricordiamoci che la legge sul fine vita ha ricevuto un forte scosone propositivo da Cremascolta. Non ci scoraggiamo, ideiamo noi una delibera comunale ipotetica! Tu sei brava in cose amministrative!

    • Qui pero’, se ho ben capito, non si parla di “beni inutilizzati” (nessuno puo’ obbligare chichessia ad utilizzarli) ma di aree industriali dismesse. C’e’ una bella differenza. Li’ c’e’ ben poco da lasciare agli eredi, se non tasse ed oneri da pagare. Per tutti gli altri un orrore da guardare.

  • ….qualche giorno fa, nei commenti seguiti al pezzo che presentava il bellissimo lavoro del Gruppo Antropologico, mi ero espresso senza mezzi termini:
    “…. Il 2020 è ….”dopodomani” e bisogna avere il coraggio, la responsabilità di guardare più lontano! La scelta epocale deve proprio essere: passare “DALLE CONSUETUDINI ALLE PROSPETTIVE”!
    Ringraziato quindi il GAC (vero “pensatoio ” della Città!) di ….esistere, prima di tutto, e di aver dato questa sferzata ad uscire da una supinamente accettata “consuetudine di imbalsamazione” di questi “cadaveri eccellenti”, il percorso non può che essere affidato con serietà, con professionalità a chi dell’Urbanistica sa esercitare l’Arte e, fortunatamente, in città non mancano i “collegamenti giusti”! Attiviamoli…..”
    Ribadisco: la via da seguire non può e non deve essere quella dell’ “imbalsamzione” dei “cadaveri eccellenti”!
    Crema degli anni 2020 va riprogettata globalmente, nelle (totalmente mutate) nuove “condizioni al contorno” di lavoro, servizi, infrastrutture e solo in quest’ottica può avere senso affrontare anche (e finalmente, ci aggiungo) la valorizzazione delle testimonianze della lunga Storia di questa città.

  • Passando per Viale S.Maria mi è giunta una soffiata: un rudere, quello che fiancheggia il ristorante “Lo scoglio”, sarà trasformato in ennesimo supermercato. Per il viale che dopo il nuovo sottopasso doveva diventare la “passeggiata di Crema per eccellenza” mi sembra un pugno nell’occhio, un attrattore di traffico per niente poetico. D’altra parte, se si dimostrasse vera la voce, sarebbe la confema che un rudere, se appetibile economicamente per sede, può trovare acquirenti privati. Certo, l’idele sarebbe che l’acquirente fosse per una volta il Comune stesso, per un riciclagio qualificato, ma questa è un’utopia. Tuttavia spetta al Comune almeno la sorveglianza sull’impatto visivo, sull’armonizzazione, e gli occhi di un Comune sono i suoi cittadini!

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