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RITA REMAGNINO

Rimandati a settembre

Da un lato può essere considerata furbesca l’operazione elettorale di Salvini e Di Maio che, intuendo le debolezze della ex-sinistra italiana, hanno voluto mostrarsi più marxisti dei marxisti facendo propri concetti come “esercito industriale di riserva” e “liberazione dall’oppressione del capitale”. Adesso sono loro “i veri difensori dei lavoratori”. Ma dall’atro lato, chi c’è? Gli ultimi eredi degeneri del Pci, la cui ottusità e cecità non cessano di sorprendere, che continuano a suscitare l’avversione della maggioranza.

 

Da decenni, ormai, le sinistre post sessantottine hanno abbandonato il concetto di lotta di classe e ogni progetto di trasformazione sociale per spostare progressivamente il proprio impegno sul terreno dei diritti civili e della sociologia accademica, un campo vasto sul quale cresce un po’ di tutto, dalle teorie postcoloniali al gender, dagli etno-studies alla difesa a spada tratta dei Mercati. L’effetto (s)combinato di questi processi ha fatto sì che coloro i quali oggi si dichiarano “progressisti” pensino che non esistono fenomeni sociali “oggettivi”, dotati di realtà autonoma, ma solo “regimi di verità” generati dalle “versioni ufficiali” che via via i loro autorizzati forniscono.

 

Sembra opportuno, vista anche la stagione, un ripasso estivo di quelli che furono i Maestri dei maestri. In Rousseau, ad esempio, che può essere definito il padre tanto del socialismo che del patriottismo moderni, i concetti di “patria” (oggi, una bestemmia) e di “giustizia sociale” (momentaneamente oscurata da quella “civile”) erano molto presenti e andavano a braccetto nella visione dei governanti. La stessa avversione di Marx allo stato nazionale non può essere interpretata in rapporto all’odierno “sovranismo”, decisamente di là da venire, bensì come un segnalatore della crisi di sistema degli stati europei che si ebbe con Napoleone, la cui soluzione non sarebbe stata in ogni caso il cosmopolitismo, che a quei tempi s’identificava con il discutibile espansionismo globale inglese.

 

Oltre cent’anni fa Marx ammoniva sulla pressione del lavoro immigrato (a quei tempi rappresentato dalle braccia irlandesi) che abbassava il prezzo della merce-lavoro, e cioè del salario medio dell’operaio. Egli riconosceva la forza rivoluzionaria dell’espansionismo globale prima europeo (a guida inglese) e poi occidentale (a guida statunitense), ma ravvisava in essi il rischio che potessero stravolgere la faccia del mondo, forzando le altre civiltà a digerire il boccone indigesto dell’organizzazione sociale e statuale europea-occidentale, come poi è accaduto. Quale lungimiranza!

 

Di “autodeterminazione delle nazioni” parlava anche Lenin, secondo il quale la partecipazione di diverse popolazioni ad un’unica entità statuale non poteva che essere volontaria, tant’è che la paragonava al matrimonio, che quand’è “combinato” produce effetti deleteri: vince il più forte. Finito il Novecento e con esso ogni velleità di rivoluzione sociale, cos’è rimasto di queste teorie? E del social-comunismo europeo?

 

 

Fino a ieri la sola eredità è sembrata essere il globalismo, ovvero l’“occidentalismo” di uno sparuto gruppo di classi signoreggianti che vorrebbero gli Usa (insieme alle nazioni europee in forma subordinata) unica forza dominante a livello globale. Sennonché anche il globalismo adesso è entrato in crisi e si sta trasformando in un boomerang. Chi finora lo ha gestito non aveva previsto che la dispersione dei capitali si sarebbe trasformata in un indebolimento del tessuto produttivo, senza tuttavia conseguire l’agognato obiettivo: porre un limite alla crescita della potenza cinese e russa, che adesso appare più forte che mai.

 

Ri-studiare i Maestri, allo stato attuale dei fatti, non sarebbe dunque una cattiva idea. Potrebbe servire a decifrare meglio l’attuale situazione planetaria, rimediando magari a qualche errore. E’ sempre valido il discorso che bisogna imparare da quelli che il pensiero lo sapevano usare (oggi, è raro trovarne) se vogliamo che rinasca una vera vita democratica. Il terrorismo mediatico non servirà a recuperare la fiducia e il consenso delle classi inferiori

 

 

RITA REMAGNINO

09 Lug 2018 in Politica

23 commenti

Commenti

  • Quando ero Preside io, si facevano i “corsi di recupero” ed il frequentarli diventava condizione necessaria (spesso anche sufficiente) per passare, in “seconda battuta” alla classe successiva dell’iter scolastico.
    Ma dove trovare insegnanti adeguati per questi “rimandati”?
    Bisogna solo sperare nello “studio personale” e, cmq, dei “ripetenti”, poco da fidarsi!

    • Bella domanda: dove trovare insegnanti adeguati per i tanti “rimandati”?
      Diciamo che (per ora) i classici non sono stati ancora bruciati e si possono leggere tranquillamente, una buona pratica per chi vuole mantenersi a distanza di sicurezza dal putrefatto mainstream che infetta il pensiero, a maggior ragione adesso che le elite novecentesche si vedono scivolare via la sedia da sotto il sedere e si dibattono nel secchio come sardine appena pescate (con le pinne nella marmellata).

      Quest’estate, leggiamo (buoni) libri e non giornali.
      Ascoltiamo musica, invece di guardare televisione.
      Disintossichiamoci!!! Sarebbe un buon modo per prepararsi a quello che si preannuncia come un autunno caldissimo, pieno di novità, ricco di cambiamenti. Vedremo.

      Faccio un esempio concreto: in questi giorni l’Opac ha comunicato ufficialmente (non che ci fossero dubbi) di NON aver trovato prove di attacchi chimici da parte dell’esercito regolare siriano contro la città di Douma. Come mai i giornaloni nazionali non hanno dedicato la loro prima pagina a una notizia così importante, come invece avevano fatto a comando con il “feroce gasatore di popoli Assad”? E l’attacco dell’aprile scorso in Siria delle “truppe alleate” che ha fatto una quindicina di morti, indirettamente sostenuto anche dal nostro governo (unica voce fuori dal coro Salvini, criticatissimo), abbiamo scherzato? E i cretini nazionali (Fazio, Saviano, Boldrini, Litizzetto, eccetera) che si erano fatti fotografare e postare sul web con la mano sulla bocca e il naso tappato, perché non chiedono scusa agli italiani?

      Ci sono mille buoni motivi per leggere e studiare i classici, lasciando che della rumenta si occupi la differenziata. Sdraio e ombrellone, poi, favoriscono una tale scelta.

  • Non so, Rita, se i maestri ci possano davvero insegnare la direzione da seguire.
    Prendiamo ad esempio il decreto dignità e mi domando (mettendoci nella logica del Centro destra): i lavoratori sono più “tutelati” imponendo lacci agli imprenditori o viceversa? Sarebbe meglio avere più lavoratori a tempo determinato o più disoccupati?

    Non lo so se tale decreto produca più disoccupati o disincentivi le assunzioni come teme il centro-destra: secondo l’ex grillino Pizzarotti è una scatola vuota che è riempita solo dalla propaganda da Di Maio.

    Se così stanno le cose, il decreto dignità è “di sinistra” (nel senso della tradizione marxista)?

    • Dai Maestri c’è sempre da imparare, dai contemporanei solo in rarissimi casi poiché ognuno tende a fare il suo gioco nel perseguire i suoi personalissimi interessi, a maggior ragione in tempi corrotti come questi.

      Quanto al “decreto dignità”, che ancora non è entrato in vigore, non so fino a che punto sia corretto mettere al centro della discussione i malumori di Forza Italia piuttosto che le critiche scontate del Pd. C’è un problema ben più grave a monte dei mugugni: il lavoro che non c’é. Non essendo migliorata la situazione occupazionale italiana dopo anni di Jobs Act, ovvero di totale deregulation contrattuale, segno evidente che la purga non ha funzionato, è chiaro comunque che bisogna battere altre strade.

      Non credo neppure che Marx fosse “di sinistra” nel senso che diamo a questo termine, come probabilmente non lo è Di Maio. L’attualità di Marx sta tutta nel precetto (valido ieri come oggi) di compattare i lavoratori per far sì che la loro voce abbia un peso. Una volta si parlava di necessità di “sviluppare una coscienza di classe”. Finché ci sarà qualcuno che lavora per 3-4 euro all’ora (a questo serve l’immigrazione selvaggia) e che verrà “assunto” e/o “licenziato” con un messaggio whatsapp, non andremo da nessuna parte. Come società umana, intendo dire.

      Da sempre esistono i lavori stagionali e per questo genere di prestazioni estemporanee i voucher possono essere la soluzione, anche perché l’alternativa sarebbe il lavoro in nero. Lavorare “a chiamata” e per poche ore la settimana tutto il resto dell’anno, invece, è sfruttamento. Torniamo alla madre di tutte le battaglie: la tassazione folle sul lavoro, che va drasticamente ridotta. Certo dopo un mese di governo, non si può pretendere il miracolo.

      Nel frattempo, studiamo i classici e molliamo al suo destino il gossip politico.
      E’ una perdita di tempo, credo che qui siamo tutti d’accordo.

  • Non posso che dire complimenti alla tua cultura e capacità di raffronto critico inter epocale.
    Rileggendo, tanto per stare sul leggero estivo, Furore, Steinbeck ovvio, comprendo come abbia così facilmente forato la barriera della censura sovietica, tanto da essere pubblicato oltre cortina, un libro pseudo-statunitense, o a stelle e strisce ma così fuori dalle righe: ancora una volta c’era già scritto tutto, la lezione si ripeteva, in un tono solo apparentemente attonito rispetto alla nuova economia, dove la calamità naturale funge solo da innesco. Ma nemmeno messo in prosa è servito a niente. Si attende poesia. Comunque né quegli eventi dolorosi, né quanto sta accadendo qui sono fatti inutili, e comunque sempre meglio della ghigliottina, anche se siamo sul ghiacccio sottile: l’unica padrona, la storia, va avanti, a spirali, ma procede sicuramente per il meglio!

    • Concordo, Adriano: qui c’è bisogno di poeti, non di caciottari. Basti dire che una delle idee più interessanti per risollevare il mondo dalla terribile crisi economica in cui era precipitato prima della Seconda Guerra Mondiale, fu lanciata da un poeta: Ezra Pound, che molto semplicemente osservò: “Per non far pagare le tasse ai cittadini basta tassare la moneta al momento stesso della sua emissione.”
      – lo Stato, senza alcuna spesa di riscossione e senza alcuna possibilità di evasione fiscale, avrebbe avuto un reddito pari al 12% annuale della massa monetaria;
      – le banche sarebbero state ridotte a meri intermediari finanziari, non potendo rinchiudere il denaro nei propri forzieri, pena perdere tutti i propri averi in 100 mesi;
      – lo Stato avrebbe riacquisto sovranità monetaria, garantendo un’adeguata emissione.

      Inutile dire che la teoria cadde nell’oblìo, dimenticata da tutti ma comunque mai smentita. Il motivo? Il meccanismo della fiscalità monetaria richiederebbe un costante controllo della moneta per quanto riguarda il suo valore reale legato al processo economico, un controllo che nessuno vuole. Ti sembra che lobby e multinazionali vogliano essere controllate?

    • E tornando in tema dalla stessa fonte: “quando le mani in cui si accumula la ricchezza sono troppo poche, finiscono per perderla.”
      Quando succederà?
      Ma allora era facile, ora si ridisttribuisce in modo tale che se colpisci gli interessi del concorrente di fai del male da solo, siamo un clone. Bisogna sforzarsi di capire, perché i padroni apparennti del gioco sembtra che questae facilii regole non le conoscano. Sarà vero? O ci vuole un giocatore di scacchi e nnon un economista per capire? Sacrifico il cavallo…

    • Quest’anno ricorre il 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani firmata dagli Stati Uniti e adottata dall’Onu il 10 dicembre 1948. Si tratta di un documento grande e luminoso che predice il modo in cui gli esseri umani potrebbero organizzare i loro sistemi sociali e politici in accordo agli ideali di democrazia e di civiltà. Ed eccoci qui settant’anni dopo con otto persone nel mondo che possiedono tanto quanto la metà più povera dell’umanità. Nei prossimi vent’anni 500 persone trasmetteranno ai propri eredi una somma superiore al Pil dell’India, paese in cui vivono 1,3 miliardi di persone. Tra il 1988 e il 2011 i redditi del 10% più povero dell’umanità sono aumentati di meno di 3 dollari all’anno mentre quelli dell’1% più ricco sono aumentati 182 volte tanto. Un dirigente di una delle 100 società più quotate in Borsa guadagna in un anno tanto quanto 10 000 lavoratori delle fabbriche di abbigliamento in Bangladesh.
      Come possono convivere sullo stesso pianeta le otto persone che hanno tutto con la metà degli esseri umani che non ha nulla. La risposta è ovvia: non sono felici. Si potrebbe obiettare con il celebre detto «è sempre meglio piangere su una limousine che rannicchiati in un’utilitaria». Verissimo; ma non è questo il punto.

      Ovvio che al mondo ci saranno sempre i ricchi come ci saranno sempre i poveri, se però la forbice si allarga a dismisura è poco ma sicuro che nessuna delle due parti potrà stare bene. E se tu stai male, io ho ben poco da ridere. Se dunque le otto persone, egoisticamente parlando, decidessero di ridistribuire una parte del reddito, loro starebbero benissimo lo stesso, quasi quattro miliardi di esseri umani vedrebbero raddoppiati i propri introiti e la comunità globale potrebbe incassare dei concreti vantaggi. Sarebbe anche facile, se l’uomo non fosse la peggiore delle bestie.

  • Quindi cosa ci vuole? Se tutti i poveri del mondo, ne basterebbe anche solo una parte, decidessero in un dato momento di trovarsi sotto casa del più ricco, se mai fosse possibile, allora sarebbe fatta. Ma le rivoluzioni non scoppiano così, non siamo più ai tempi della Bastiglia. E aspettarsi magnanimità da quei pochi, campa cavallo. Anche se prima o dopo… Io ho sempre sostenuto che difficilmente un dittatore dorme nel suo letto, e se io fossi ricco comincerei ad aver paura di fare la stessa fine. Però che commento curioso questo di Rita (16:15 ), che quasi sono d’accordo. Ma mi chiedo: non è quello che stanno facendo i ragazzi africani?
    Basterebbe guardare una cartina coloniale dell’Africa per capire che forse qualche ragione ce l’hanno. Sbarcando in Europa non è detto che vogliano colpire il singolo, ma forse un simbolo sì. Insomma, rifugiati, migranti economici o ideologici? Non è che la rivoluzione è già iniziata?

    • Rivoluzioni? E’ roba del Novecento. Si può fregare il ricco in molti modi. Se sei consapevole della realtà che ti circonda, ad esempio, anche semplicemente non consumando la sua spazzatura. I ragazzi africani, Ivano, nella loro beata ignoranza, stanno invece facendo proprio il gioco del padrone. Vogliono lustrini e paillettes perché, non sapendo di cosa si tratta, sono convinti che servano a dare la felicità. Se ne accorgeranno.

      Chi l’ha messo in piedi il traffico dei consumatori/schiavi, il ricco molto ricco o l’operaio dell’Ilva? A loro serve questa carne da macello. A noi, assolutamente no.

  • In una cena di miliardari americani – così racconta il premio Nobel Stiglitz – qualcuno di loro, dopo avere affrontato il tema delle disuguaglianze sociali crescenti, ha evocato la rivoluzione francese e la stagione della ghigliottina: quelli che hanno privilegi così scandalosi, quindi, non mancano di consapevolezza di essere in pericolo.

    • Volevo scrivere: muore nel suo letto, non dorme, ma vedo che si è capito lo stesso.

  • Trenta milioni l’anno per Ronaldo. Eppure si continua ad andare allo stadio. Evidentemente i poveri stanno bene come stanno. Evviva.

    • Lasciando perdere Ronaldo (sono soldi privati), guardiamo agli sprechi che si fanno con i soldi pubblici nel nostro orticello.

      120mila euro per le nuove poltrone del San Domenico. Ci si sedeva lo stesso.

      Adesso 1200 “sensori” da mettere in altrettanti parcheggi per segnalare se il box è vuoto (non rende) oppure è pieno (rende). Qualcuno li avrà pianificati e programmati: quant’è costata l’operazione? Essendo “sensori” dovranno essere costantemente monitorati: quanto ci costerà la manutenzione? Ma soprattutto: ne valeva la pena? Non sapevano che fine far fare ai nostri soldi?

      Anche questi sono soldi buttati che potevano andare, magari, al cieco che ha bisogno di un accompagnatore e in Comune ti dicono che è meglio se ti rivolgi a qualche volontario.

  • Rita, sulla Provincia di stamattina Strada spiega i finanziamenti. Quanto ai soldi a Ronaldo a Pomigliano e Melfi si stanno incazzando.

    • Spiegali anche ai cremaschi (la maggioranza) che non leggono la Provincia.
      E i “sensori”, quanto costano? Servono?

      Non so se gli operai di Melfi ce l’hanno con Ronaldo, sarebbe una cosa abbastanza stupida. Credo che siano più preoccupati per gli sprechi di Regione Puglia, i costi eccessivi della loro sanità, le tantissime baby pensioni e pensioni d’oro che ci sono da quelle parti, non tralasciando le pessime ferrovie, la mancanza di mezzi pubblici, la manutenzione delle strade, eccetera, eccetera.

      Le società di calcio sono quotate in borsa e raccolgono soci da tutto il mondo, non mi risulta che Ronaldo venga pagato con le tasse degli italiani. Tutto il resto che ho elencato, invece, si. Come gli stipendi scandalosi di Fazio e Bonolis, tanto per dire. Ma la lista sarebbe chilometrica.

  • Rita:
    CALCIO
    “L’arrivo di Ronaldo fa infuriare gli operai FCA: indetto sciopero a Melfi, striscioni a Pomigliano
    L’Unione Sindacale di Base all’attacco: “Ai lavoratori chiesti sacrifici a livello economico, poi spendono centinaia di milioni per un giocatore”. A Pomigliano la protesta degli ex operai licenziati
    11 luglio 2018
    L’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus non ha fatto felici proprio tutti. E non stiamo parlando dei tifosi non juventini. C’è una ondata di protesta che è partita proprio dagli stabilimenti della FCA. L’Unione Sindacale di Base, infatti, ha indetto uno sciopero negli stabilimenti di Melfi per i lavoratori di FCA a partire dalle 22 di domenica 15 luglio fino alle 6 di martedì 17. “È inaccettabile che mentre ai lavoratori di Fca e Cnhi l’azienda continui a chiedere da anni enormi sacrifici a livello economico la stessa decida di spendere centinaia di milioni di euro per l’acquisto di un calciatore”, questo il comunicato con cui l’Unione Sindacale di Base va all’attacco dei vertici di FCA. A Pomigliano ex operai licenziati hanno affisso manifesti contro l’acquisto del portoghese.”

    • Titoli di giornali a parte, sappiamo su cosa vivono i giornali, e a parte anche USB che scende in piazza quotidianamente per i motivi più disparati (vai a vedere quanti sono gli iscritti), non era questo il senso del mio discorso. E’ semplicemente ridicolo focalizzare l’attenzione su Ronaldo quando l’Italia è per antonomasia il Paese degli sprechi e delle ruberie.

      Prima che arrivasse Ronaldo, andava tutto bene?
      I dieci milioni di poveri assoluti sono colpa di Ronaldo, o chi per esso?

      Se vogliamo fare un discorso serio sul post in questione, sono qui per questo. Ma non perdiamoci in cretinate, per carità. I mali del mondo non li risolverà certamente Ronaldo, mentre le otto famiglie nel mondo che possiedono tanto quanto la metà più povera dell’umanità, volendo, potrebbero se non altro concedere a qualcuno una boccata d’aria.

  • …..raga (si fa per dire nè!) siete tremendi, qui basta che uno ….perda un giro (perche si sta prendendo magari una sacrosanta settimana di vacanza con la family) che tra il 9 Luglio e il 12 Luglio ore 7:43 ci picchiate giù una raffica di commenti che per riprendere il filo ti ….. maca il fiato!
    E …. il naufragar mi è dolce in questo mare!!!!!

  • Confesso di non avere gioito per l’ingaggio del secolo: 100 milioni di euro + 17 milioni tra mediazione e Fifa + 31 milioni per ognuno dei quattro anni del contratto a Ronaldo!
    E poi si continua a stigmatizzare (giustamente) le diseguaglianze crescenti, tra i fattori, di sicuro, che sono alla base anche della indignazione diffusa (che si è espressa anche col voto).
    Benvenute le proteste!
    Ma… il calcio ha le sue regole intoccabili e ben pochi si indignano, come ben pochi si indignano se importiamo senza alcun problema i talenti di colore.

    • Continuo a considerare il “caso Ronaldo” un non-problema. Per lo meno questo signore viene stra-pagato perché sa fare qualcosa in maniera eccellente, al contrario di stra-pagati (dallo spettacolo alla politica, fino ai consigli di amministrazione di società) che sanno fare poco o nulla e verso i quali il mainstream non s’indigna. Come al solito, fa parte tutto dello spettacolo.

  • Rita, siamo in un cul de sac davvero senza via d’uscita, e i tuoi distinguo sono inutili. Va benissimo indignarsi per Ronaldo. Se io acquisto una macchina Fiat, magari in affanno per gli anni di finanziamento, anch’io contribuisco a pagarlo. Quindi, Fazio ed altri compresi, facciamo buon uso dell’indignazione, 😱 non derubrichiamola a “tanto le cose vanno così”.

    • Forse ti è sfuggita la notizia, Ivano, ma la Fiat non è più italiana. Appartiene all’americana Fiat Chrysler Automobiles, in sigla Fca, con sede legale ad Amsterdam, sede fiscale a Londra e quotazione in borsa a New York. Che gli operai americani, olandesi e inglesi non s’interessino affatto al “caso” (avendo ben altro a cui pensare) mentre Usb trascini i suoi tesserati in piazza la dice lunga sul grado di provincialismo italico. O meglio sarebbe parlare di bigottismo.

      Fazio e le altre marionette sue simili, invece, vengono stra-pagati per fare i pappagalli (almeno Ronaldo è un campione!) con le tasse degli italiani ai quali (grazie a Renzi) viene forzosamente prelevata una cifra consistente dalla bolletta della luce elettrica a prescindere se siano o meno fruitori del servizio Rai, che conta non pochi stipendi d’oro.

      Se poi qualcuno vuole boicottare la Fiat non comprando i suoi prodotti, è liberissimo di farlo. Anch’io non compro Nestlé, Bayer, Monsanto, Del Monte e compagnia bella. Sono scelte personali.

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