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RITA REMAGNINO

Liberazione 1

Cari amici di CremAscolta, stamattina ho ricevuto una lettera che ho avuto l’autorizzazione a pubblicare, ben sapendo di fare un regalone ai tanti che aspettavano in questa piazza il gradito ritorno.

 

“Cara amica,

tu mi rimproveri il mio isolamento come una colpa. In effetti, uno che non legge i giornali, non guarda la tivù, non ascolta la radio, non partecipa ad alcun social e ama la solitudine, può essere un tipo pericoloso per la società. C’è il pericolo che pensi con la sua testa e che gli vengano idee strane, anzi, diciamo pure malate. In un certo senso è un ribelle, uno che rifiuta di essere sottoposto a quelle vaccinazioni obbligatorie alle quali, per il bene di tutti, ogni singolo cittadino deve sottoporsi. Non intendo vaccinazioni contro il morbillo o l’epatite e altri consimili mali di cui si esagera l’importanza, ma contro la libertà di pensiero, che è fra tutti i mali sicuramente il peggiore. Questa gravissima malattia, che può pregiudicare in modo irreversibile la salute mentale di un individuo, precludendogli ogni possibilità di una corretta e funzionale integrazione nella comunità, può avere effetti disastrosi se estesa a porzioni più ampie della società. In questo senso è necessaria una profilassi scrupolosa e costante che ne contrasti la diffusione e inibisca lo sviluppo di cellule che, nell’esercizio del pensiero, tendano all’autonomia di giudizio.

Voglio evitare che si crei un malinteso. Potresti pensare infatti che io mi muova sul piano dell’ironia ma non è così. Mi sembra chiaro che una società stabile debba infondere nei suoi membri una basilare uniformità di pensiero, cioè la condivisione di alcuni principi fondanti e indiscutibili. L’intelligenza di un popolo può esercitare la sua vis polemica e dialettica solo se il confronto di idee discordanti, col suo pathos intellettuale, resta a contatto dell’epidermide e non pretende di andare più sotto, dove stanno i nervi e le ossa di un sistema. Nel caso che qualcuno volesse spingersi più in profondità, il che equivale a mostrare un’effettiva libertà di pensiero, il sistema lo bloccherebbe con gli opportuni anticorpi. Questa reazione dell’organismo è fisiologica e legittima.

A riprova di questo fatto, di per sé evidente, potremmo calcolare il numero di opinioni diverse ed opposte che quotidianamente si danno battaglia nei vari fori che la Rete apre e mette a disposizione di chi voglia confrontarsi con altri sui più disparati argomenti, storici, politici, scientifici, religiosi, filosofici e via dicendo. Questi antagonismi intellettuali, nei quali i più ingenui vedono una forma di arricchimento reciproco o di ‘dialogo costruttivo’, non minacciano in alcun modo il sistema che li ospita e permettono d’altro canto uno sfogo salutare e innocuo delle tensioni psicologiche. Nel caso manifestino, al contrario, una reale e pericolosa libertà – pericolosa perché in grado di uscire da una insignificante marginalità e di contagiare altri – vanno giustamente repressi.

La mia premessa iniziale, dunque, lungi dall’essere una considerazione ironica, è una sincera autocritica. Infatti, chi partecipi a queste diatribe, in cui si esibiscono dati, sillogismi, dimostrazioni e confutazioni d’ogni genere, deve credere in quello che dice o, se parla in malafede, deve credere a ciò che vuol nascondere o mistificare. È irrilevante che la sua fiducia nelle proprie argomentazioni poggi su lunghi studi, su intuizioni personali o su pregiudizi emotivi. Ognuno deve possedere un certo grado di convinzione relativamente ad alcune idee. Io, al contrario, non riesco a credere in nessuna idea determinata. La mia mente è caotica, confusa. Forse questa mancanza di determinazione è una forma di libertà o forse è stupidità, non so. So tuttavia che quando assisto a questi scontri di parole li trovo così lontani dalla mia percezione della realtà che non riesco a provare un vero interesse.

Immagino che, in conclusione, dovrei dire due parole sulla liberazione che oggi si celebra. Il fatto è che io non avverto nessuna liberazione e, di conseguenza, non riesco a provare quei giusti sentimenti di commozione, gioia e gratitudine che invece dovrei provare. Anzi, ho il sospetto che a volte noi abbiamo l’illusione di qualcosa che ci libera mentre in realtà ci impone catene più pesanti di prima. Ma questo sicuramente è da imputare alla mia confusione mentale. ”

LIVIO CADE’

RITA REMAGNINO

25 Apr 2019 in Cultura

17 commenti

Commenti

  • Caro amico, siamo in due: neppure trovo che ci sia qualcosa da festeggiare.
    A mia memoria, non siamo mai stati tanto schiavi quanto adesso, liberi di girare come criceti impazziti nella ruota del globalismo distruttivo e devastante che ci domina. L’uomo forte, oggi, al posto della faccia ha il portafoglio.

  • Gentile sig.r Livio Cadè,
    anch’io non avverto nessuna liberazione, quindi per il momento siamo in tre. Continui a fidarsi di ciò che è ragionevole e di ciò che avverte e che sperimenta in prima persona nella vita reale. A tutto il resto: televisione, giornali, blog (questo compreso), omelie e fervorini etc. non dia più importanza del dovuto. Solo chi vive secondo ragione non opera contro l’originale natura dell’uomo, e, per chi ci crede, contro la stessa natura di Dio. Con vicinanza, Valeriano.

    • Dio, appunto. Se esistesse chissà cosa direbbe. E del fatto che non esista se ne avvantaggiano purtroppo i credenti. Due commenti e un invio per interposta persona che offendono la Storia. Cosa ci si vuol fare: ad ognuno le sue catene. Soprattutto per quelli che la loro libertà è meglio di quella degli altri. Soprattutto per coloro che le proprie catene imprigionato meno delle altre.

  • Il piu’ bel 25 aprile del mondo quest’anno e’ stato festeggiato a Wall Sreet. Dopo la pubblicazione dei dati trimestrali erano tutti li’ che ballavano e brindavano. Non guadagnavano cosi’ bene da tempo immemorabile. Non si saranno liberati dalla morte, ma da tutto il resto si.

  • Liberazione? Un po’ di olio di ricino no? Tanto mi sembrano interventi che nessuno commenta. La redazione ha naturalmente facoltà di censurarmi.

    • Olio di ricino a chi, ai magnati della grande finanza? Occhio a dire queste cose, stai parlando di una stirpe ben definita. Quanto al “numero” dei commenti che seguono un post, qui non siamo su Fb, non bisogna collezionare like. La lettura e’ gia’ un regalo sufficiente in un blog.

  • La lettura è già un regalo sufficiente? Ne sei sicura? Certo si può anche leggere, ma ciò non esclude che si possa pensare di aver letto delle cazzate. Sai bene che non tutti scrivono. In tutti i casi non si capisce niente di quello che hai commentato. Di quale stirpe parli? Io non parlavo di certo di quelli della finanza. Ho semplicemente dato un consiglio a te, a Livio e Valeriano. Sai, a stitichezza estrema estremi rimedi.

    • L’unico che non ha capito sei tu.
      Livio oggi e’ stato letto e apprezzato da molti e percio’ il messaggio e’ andato a segno. E’ abbastanza.

  • Ogni nazione, Valeriano, come sai, ricorda annualmente gli eventi fondanti della loro storia: Gli Stati Uniti il giorno dell’indipendenza, la Germania il giorno della riunificazione…, noi il 4 novembre (la liberazione delle terre irredente) il 25 aprile (la liberazione dal nazi-fascismo) e il 2 giugno (la nostra Costituzione).
    Sono… feste civili nel senso che in quei giorni non si lavora, ma non vi è niente da “festeggiare”, ma solo di “ricordare” e di trasmettere la memoria alle nuove generazioni perché sappiano che che la democrazia e i valori costituzionali sono stati “conquistati” (anche col sangue) e conquistati con una grande unità di popolo (la Resistenza l’hanno fatta tutte le forze anti-fasciste, di destra, di centro e di sinistra).
    Magari, ricordare quello spirito unitario può stimolarci ad affrontare i grandi problemi che ci affliggono con lo stesso spirito.

    • Amo’ con lo spirito unitario? Sbaglio, o negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto i democristiani rifiutavano di festeggiare il 25 aprile, ritenendola “la” festa dei comunisti? Don Camillo e Peppone in Italia sono sopravvissuti a lungo, o forse non sono mai morti.

  • Che strano. Rita che è una donna intelligente non ha capito la mia ironia o non sa proprio a cosa sia servito l’olio di ricino.

    • E quindi non sa cosa sia stata la Liberazione. Signor Radical Chic, emulo di Provana, lasci perdere.

  • “La Storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”. Sergio Mattarella. Per Livio, Valeriano e…No, il terzo nome è una causa persa in partenza.

  • Chiedo perdono per il lapsus mentale.
    Tra gli atti “fondativi” del nostro Stato nazionale ho pensato alla “Costituzione” e non alla “Repubblica”: ecco perché mi è… scappata la Costituzione al posto della Repubblica.
    Il 2 giugno 1946 è la data del referendum monarchia/repubblica che ha avuto come esito la Repubblica ed è pure la data della elezione dell’Assemblea costituente.
    Ma noi non abbiamo una festa che ricorda una delle Costituzioni migliori al mondo, appunto quella italiana.

  • Liberazione s’accompagna al senso…
    Intesa solo come evento storico è una riduzione.

  • Cosa ci si vuol fare signor Cadè: ad ognuno le sue catene. Soprattutto per quelli che la loro libertà è meglio di quella degli altri, soprattutto per coloro che le proprie catene imprigionano meno delle altre. Senza considerare l’arroganza o presunzione di chi, senza rischiare alcunchè si sente un libero pensatore, fuori dalla massa, dal gregge, contro chi magari per le proprie idee ci ha lasciato la pelle, tra antichi roghi e vicini “eroismi” e senza , immagino, l’ambizione ad essere santificati poi sugli altari degli Dei o degli intellettuali. Se poi per sua stessa ammissione questo intellettuale si fa vanto di non attingere né ai “giornali, non guarda la tivù, non ascolta la radio, non partecipa ad alcun social (Cremascolta lo è) e ama la solitudine” si sente anche stoicamente un pericolo per la società, ma davvero lei si sente così? allora la questione si fa anche più grave. Non per la società, sia chiaro, ma per se stesso, per quell’ego smisurato che è altra pesantissima catena. Quindi se fossi quel libero pensatore che credo di essere penso che un’occhiata a telegiornali o giornali non potrebbe che arricchire quella libertà di pensiero di cui mi vanto. Come se educazione, contesto sociale, epoca storica non avessero influito sulla formazione di ognuno. Si parta da lì per analizzare le proprie libertà o catene. Perché si devono riconoscere. Perché chi crede di non avere catene forse ne ha più di altri. E la “confusione” con cui conclude, se fosse autentica, sarebbe senza dubbio encomiabile, ma se fosse solo un vezzo narcisistico venato di ironia allora non vorrei mettermi nei suoi panni. Ma sono fortemente convinto che lei non è quello che vorrebbe vendere. Bentornato.

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