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ADRIANO TANGO

Giù dall’arca, si riprende!

Ma quanto ottimismo! Non s’è visto nemmeno il rientro della colomba col ramoscello e già vuoi scendere? Un accenno di cedimento il nemico lo sta dando, e alla lunga direi che si annoierà e se ne andrà in quarantena lui. Intendo dire che resterà a far parte del nostro mondo, come ogni bravo virus che, uscito dal limbo della mutazione, ha individuato il suo ristorante preferito e lo ha segnato in agenda, acquattato e pronto alla prossima occasione, salvo vaccino.
Intanto, come tutti i veri carcerati che in cella si domandano a vicenda, “qual è la cosa che più desideri fare quando sarai uscito?”,  facciamo anche noi delle ipotesi, pianifichiamo per quanto possibile, vista l’aleatorietà del termine, come madre natura ci ha insegnato.

Siamo qui, in una sorta di arca multiabitativa con porte e finestre che quasi non attraversiamo, ma questa volta gli animali sono liberi fuori: sì, si incominciano a vedere specie domestiche scorazzare per le strade, e fra quelle selvatiche a Crema, nelle mie incursioni zona S. Maria con obiettivo Famila, ho già visto prender possesso del territorio il colombaccio (piccione selvatico solo affine a quello di torre) e il coniglio selvatico.
Questo è un bel segno di vitalità della natura, fremente anch’essa di libertà negate.

Bene, arriva il fatidico annuncio: si scende, in ordine inverso, prima singoli e poi famiglie.
E allora che si fa? Avete mai visto gli uccellini nati in gabbia quando per una disattenzione riescono a evadere?

Si guardano intorno smarriti da tanto spazio e tanta libertà, tanto che è facilissimo riacciuffarli.
Anche noi ci guarderemo intorno, ci parleremo ancora a distanza, tratterremo gli starnuti.
Ci scruteremo, tutti un po’ arruffati, trascurati, uomini barbuti e signore con la ricrescita, senza il soccorso dei vari nostri manutentori d’immagine.
Ma tanto di manifestazioni pubbliche per un po’ si parlerà col contagocce …

Ma durerà poco, subito ci faremo belli e seguirà la frenesia del reduce di guerra, voglia di fare, e anche questo avverrà secondo natura, tuttavia…
Faccio parte della generazione nata fra fine guerra e boom economico, e ho avuto percezione degli errori fatti dai nostri genitori e affini: soldati, rientrati e frettolosamente rivestiti in abiti civili che non sapevano più indossare, rimpossessatisi della loro vita con l’illusione che la pace fosse un affare più semplice della guerra, che bastasse scegliersi una donna e costruirsi un tetto in testa, riprendere un lavoro, e tutto sarebbe andato a meraviglia.
Non era prevedibile e non è stato così, ma nella produzione non hanno peccato.
E nuovamente oggi, sì, se questa voglia di fare si traduce in volontà di rimettere la barca a galla in termini economici ci sono tutti i presupposti, perché, secondo una semplice legge fisica, nell’immobilismo abbiamo convertito energia cinetica in potenziale.
Non baderemo alla fatica, non vedremo ostacoli, ma soprattutto ripartiremo da un mondo che ha in parte smaltito il surplus di beni materiali e ha bisogno di rinnovare almeno quelli essenziali.
Avete notato quanti piccoli e grandi aggeggi si sono rotti in casa e non li abbiamo sostituiti?

Moltiplicate casa vostra per il mondo e abbiamo fatto un mercato nuovo.
Ma ecco già la trappola: avremo capito gli errori della nostra produzione? E soprattutto che sono gli stessi errori che hanno offerto il fianco al virus? Li ho riassunti, nei tratti essenziali, quelli di cui vi ho sempre parlato, e mi vien fuori un acronimo: D.I.M.A.

Le parole e concetti che mi danno queste iniziali le riporto in ordine dall’alto in basso:

Densità abitativa eccessiva (di un terzo? Silvestro che dici?)
Inquinamento (specie particolato, vettore dei virus, le loro astronavi.)
Mobilità eccessiva (l’energia cinetica! Inutili spostamenti per lavoro, e di merci!)
Allevamenti intensivi (amplificatori di mutazioni.)

Sarà un caso, ma la “dima” è proprio quell’oggetto di rettifica di forma standard che serve da campione per riparare o costruire in serie senza errori!

 

Comunque l’attivismo e l’iniziativa saranno la nostra fortuna, anche se riavviare le produzioni costerà ulteriori debiti, e far debiti non è un bene, ma i debiti in economia vanno messi nella casella “risorse”, come le giacenze, i beni immobiliari, il capitale umano e altre ricchezze, ma sempre che ci siano fiducia dei mercati e produttività, due fattori che si muovono fra loro circolarmente, e che hanno un catalizzatore formidabile: l’ottimismo!
Non mancherà?

In queste condizioni la priorità sarà la produzione, ma anche il come, quanto abbiamo appreso sugli errori, il che inevitabilmente passerà in second’ordine inizialmente, ma si spera che ce ne ricorderemo non troppo tempo dopo, salvo ricominciare tutto da capo.
Speriamo che, ad esempio, si ricordi che per lavorare (salvo alcune occupazioni) e studiare è solo saltuariamente necessario muoversi di casa, diritto alla socialità a parte, ma la vita è fatta di scelte, sia pur con compromessi!

Ho abusato del vostro tempo? Mi fermerei comunque qui, anche se avrei ancora tanto da dire, da anticipare, specie nell’aspetto comportamentale, nei rapporti umani. Parlatene voi.

 

Posso dare in conclusione solo l’ennesima prova del mio inguaribile ottimismo e dire che mai una cura è stata talmente d’urto da farcene uscire migliori in così poco tempo?
L’ho detta grossa?

ADRIANO TANGO

30 Mar 2020 in Antropologia

58 commenti

Commenti

  • Scendere adesso dall’arca, ancora in pieno diluvio, caro Adriano, vorrebbe dire annegare nella pandemia.
    Ovviamente, il business chiama, la tasca è vuota e (con licenza parlando) i corbelli son pieni.
    Bello l’acronimo DIMA.
    Condivisibili i quattro concetti espressi al negativo, da cui sono tratte le iniziali.
    In tanta bontà d’intenzioni e di volontà che in questi giorni si respira intorno a noi, quasi uno psico-contraltare alla tragedia di tanti morti, intubati e contagiati, mi viene in mente il buon ladrone, quello che si pente sulla croce.
    In effetti, DISMAS potrebbe essere un ampliamento dell’acronimo. Non perché io sia un ammiratore delle Schutzstaffel e ci tenga alle due esse in più. Solo perché si potrebbe aggiungere, dopo DI, la S di Sovrappopolazione umana, visto che è un concetto diverso e non necessariamente identificabile con le modalità abitative e con le scelte urbane. E si potrebbe aggiungere, dopo DISMA, la S di Spazzatura, soprattutto nel senso della produzione incontrollata dei rifiuti e in quello della loro invasività in terra, acqua e cielo, visto che è un concetto diverso e non identificabile con l’inquinamento e con le sue principali conseguenze. Ma anche come Spazzatura mediatica, viste le Stupidaggini, le Scemenze e le Str…… che sul contagio da COVID-19 e sui suoi gravissimi impatti si sono propalate e si continuano a propalare sui media.

    • Caro Pietro, non ho mai sognato di invitare kla gente per strada, invitavo solo a far buon uso meditativo della prigionia, anzi, mi solleva l’animo sentire che a oggi i denunciati per intemperanza sono oltre 5400! Sulle S ti risponderò articolatamente

  • Pietro!
    E tu, con la scusa delle 2 S (excusatio non petita!) butteresti a mare la genialata di Herr President?
    D.I.M.A. acronimo e Dima de facto!
    Anche perchè la S di sovrappopolazione può essere già ricompresa nella D di densità abitativa eccessiva e della seconda S, la spazztura (massime della mediatica) non ce ne libereremo affatto facilmente, almeno nel medio periodo. Obiettivo di lungo periodo ….iè!
    Purtroppo oggi, al Giornale radio delle 13:45 ho sentito annunciare di diminuzione dei contagiati, che assolutamente non è!
    Si tratta di diminuzione dell’aumento giornaliero dei contagiati, che è ben altra cosa!
    Se abbiamo avuto il buon senso di trovarci un posto nell’ “Arca”, teniamocelo stretto (a 2 mt dal vicino, ovviamente!).

    • Ubi maior, minor cessat.
      Ritiro le Schutzstaffel (anche se la densità abitativa non ricomprende affatto la sovrappopolazione).
      Obbedisco (anche perché è molto più divertente l’acronimo di Gestas, quell’altro meno fifone).
      Magari, navigando sull’arca, ritroviamo qualche Arca perduta.

  • Ho fatto un semplice calcolo, basato su dati ufficiali. Nel 2019 sono morte in Italia circa 650.000 persone, cioè mediamente 1.780 al giorno. Nei mesi invernali questa media sale per via dell’epidemia influenzale che, come sappiamo bene, è spesso mortale per le persone vecchie e/o malate. Quindi, in questi giorni, mi aspettavo di vedere un totale molto più alto di decessi giornalieri rispetto all’anno scorso. Invece, in questi giorni di Covid-19, il numero di decessi in Italia è rimasto su quella cifra, circa 1.700/1.800.
    Nel 2015, sempre dati ISTAT, vi furono in Italia 54.000 morti in più rispetto al 2014, soprattutto a causa dell’influenza invernale (cioè delle sue complicanze) ma anche della calura estiva. Anche in quel caso i morti erano quasi tutti anziani e malati.
    Nel 2019 i morti per infezioni contratte in ospedale, solo in Italia, sono state 50.000.
    Altri dati: da gennaio 2020 a oggi ci sono stati nel mondo 1.229.000 morti per il fumo e 615.000 per l’alcool. 332.000 sono morti in incidenti d’auto e, se a qualcuno può interessare, 10 milioni e mezzo di aborti.
    I morti per (con) coronavirus nel mondo, sempre in questi 3 mesi, sono 35.000.
    Sono freddi numeri. Ognuno li interpreti come vuole.

    • E’ come morire in macchina o in aereo: l’angoscia dell’ineluttabilità di sentenza e soprattutto assenza di cure in caso di espansione del fenomeno, perché peculiarità di questo male è la cura ad alta tecnologia che richiede! L’approccio statistico mi piace Livio.

    • I numeri non tengono certo conto delle emozioni. Però, in un momento di angoscia e panico dilaganti, forse servirebbe ragionare più freddamente e limitare le chiacchiere.
      I morti per fumo nel mondo, in questi mesi, sono quasi 40 volte di più di quelli per (con) coronavirus. Ma l’enfasi mediatica posta sul coronavirus è forse 4.000 volte superiore. E mentre i morti per (con) coronavirus andranno esaurendosi, quelli per fumo no. E i provvedimenti contro il fumo sono forse lo 0,001% di quelli presi contro il coronavirus. Certo, fumare è una scelta ‘libera’, prender l’influenza sembra (forse) di no. E nessuno vuole certo limitare la libertà delle persone! O meglio, puoi murare la gente viva in casa ma non puoi proibirle di fumare.

  • “mi aspettavo di vedere un totale molto più alto di decessi giornalieri rispetto all’anno scorso”. correggo:
    mi aspettavo di vedere un totale molto più alto di decessi giornalieri rispetto alla media dell’anno scorso.

  • Rispondo a tutti e ringrazio Franco per la lode: essendomi rivelato a suo tempo un disastro come musicista ho ripiegato sugli assoli di parole.
    Il titolo induce in inganno, anche se mi chiarisco nel seguito del testo. Meglio sarebbe stato “Quando si spalancherà il portone dell’arca”.

    Livio, chiarito il senso diverso di un approccio statistico e di uno solidale. Non che tu non sia solidale, ma la differenza con le altre morti random sta nel tempo d’attesa con poche armi efficaci, e pur sapere che esistono, perché se fossimo ai tempi della Spagnola, amen, come fu, con la differenza che le morti belliche ci avevano indurito la buccia, ora siamo sensibili come svenevoli verginelle.

    Pietro, il tuo DISMAS. L’acronimo DIMA è strettamente centrato sul virus, DISMAS aderisce ai mali dell’umanità. Al virus piace la concentrazione, correlata certo alla sovrappopolazione, ma questa in reticolo uniforme non gli darebbe carte da giocarsi. Idem la seconda S: al virus della plastica e pattume vario, non gli frega proprio niente, ama le cose che volano. E mica solo a lui. Stati Uniti, circa un ventennio fa dei botanici dimostrano la diffusione delle spore di una malattia degli alberi da uno stato a un altro saltandone uno intermedio. Come? Aggrappate a granelli di polvere che salgono con le correnti a getto per poi prendere l’autostrada della ionosfera. Il virus non è una spora, deve accontentarsi di salti modesti, ma letali, perché il particolato è aspirato.

    Tuttavia la prima S, sovrappopolazione, permette un approccio globale: la “quantità globale di materia vivente” sulla terra è eccessiva e poco differenziata. L’eccesso di poche specie, uomini e specie allevate, è una malattia per se stesso.
    Immaginate una massa di impasto iperlievitato dimenticato senza infornarlo. Che succede? Inacidisce e slievita. Questo è il nostro stato.
    E ora il bicchiere mezzo pieno: l’umanità non si accorgeva del pericolo perché drogata di garantismo sopravvivenziale, ora finalmente ha incontrato un nemico, e connessa paura di morire dall’oggi al domani, che dovrebbe essere lo stato normale dell’esistenza.
    Mi son chiesto più volte come inventare un nemico, che non fosse una lotta fra uomini, per curare l’umanità dal suo male: eccolo. Ma pur avendo percepito l’agente ostile l’Umanità per gran parte non ha capito che le condizioni per farlo trionfare le ha costruite lei, l’umanità della presunta civiltà.
    Convinciamocene e aiutiamola a capire.

    • Quando dilaga il virus della follia collettiva è meglio stare in silenzio e aspettare che passi.
      Ho solo dato alcuni numeri, sperando che qualcuno ne traesse delle riflessioni.
      Sai Adriano, a me non piace entrare nei cori dove devi cantare sempre quello che decidono altri e come vogliono altri. Trovo strano che la nostra ‘solidarietà’ sentimentale venga sempre pilotata verso questa o quella ‘tragedia’ e ci venga sempre detto per cosa dobbiamo commuoverci (ma anche di cosa dobbiamo aver paura, cosa dobbiamo fare, desiderare, dire, pensare ecc..). Ora contano solo i morti per (con) coronavirus. Le altre morti sono ordinaria amministrazione, cui siamo abituati, e non fanno effetto. Va bene. Essere soggiogati, atterriti dal Covid-19 fa parte di questa grande Sinfonia del terrore che qualcuno ha composto, diretto e suonato. Ma a me questa musica non piace. Anzi, la ritengo un crimine contro l’umanità. Ma questo povero virus non ne ha colpa.

  • Un pezzo di bravura, Adriano, tra i tuoi migliori: complimenti!
    Motivi di fiducia non ne mancano: la fiducia che la lezione del “diluvio” ci dia una scossa per cambiare radicalmente il nostro modello economico e il nostro stesso modello di vita (che sia più rispettoso della natura e più rispettoso degli altri uomini).
    Ma non mancano motivi di allarme: leggo che si prevede in Europa la perdita di almeno 50 milioni di posti di lavoro (l’Italia sarà tra i Paesi europei che soffriranno di più).
    Leggo che nella attuale emergenza già spendiamo 13 miliardi al mese per gli ammortizzatori sociali a tutti i livelli: non potremo andare avanti a lungo in questa situazione, a meno che la scossa ce l’abbia la stessa Unione europea che si decida a sovvertire tutte le regole (anche quelle, magari, che hanno a che fare con gl eurobond) per affrontare un’emergenza che forse non è seconda alla fase della ricostruzione post-bellica.

    Ma forse a una intesa si arriverà in Europa anche perché siamo tutti sulla stessa… arca e tutti abbiamo qualcosa di cui farci perdonare (pensiamo al paradiso fiscale che è l’Olanda, quella più dura contro le… cicale del Sud), ma ciò che ci servirà sarà una rivoluzione culturale, una rivoluzione di coscienza, la consapevolezza che dovremo cambiare radicalmente paradigma.

  • Concordo con te, Livio: dovremo affrontare tutti i covid e non solo il n. 19.
    L’inquinamento, il fumo, l’alcool, le guerre che continuiamo ad alimentare anche con la nostra indifferenza, la morte per fame ancora di tanta gente nel mondo…
    Lo stesso nostro modello alimentare (tocco qui uno dei tuoi cavalli di battaglia) che non solo avvelena l’atmosfera, che non solo fa male alla salute, ma che richiede il sacrificio di miliardi e miliardi di esseri viventi e… senzienti (che percepiscono la sofferenza, anzi l’orrore prima di essere uccisi).
    Ma per questo non servirà essere inondati dalla liquidità sfornata dalla Bce: avremo bisogno di una rivoluzione “interiore”.
    Dovremo recuperare, Livio, le perle di saggezza che hai raccolto nel tuo ultimo ebook!

  • Caro Piero, io sono assai poco ottimista. La ‘rivoluzione interiore’ ci sarà, ma la vedo ancora molto lontana. Nel prossimo futuro prevedo invece un peggioramento generale e drammatico, per l’economia, per la società e per le libertà personali. E se tra due o tre mesi l’emergenza Covid-19 sarà finita, cosa impedirà che ne cominci un’altra? Quando avremo il primo morto di influenza stagionale torneremo a chiuderci tutti in casa e a bloccare il Paese? Gireremo per tutta la vita con la mascherina (che probabilmente non serve neppure)? Vivremo sempre nel terrore di un contagio? Chiederemo misure sempre più repressive ‘per il bene comune’?
    Ma è meglio morire, che tanto siamo in troppi al mondo…(per inciso, dall’inizio dell’anno siamo 20 milioni in più, nonostante il coronavirus).

    • Per ‘libertà personali’ non intendo ovviamente solo quella di muoversi ma la libertà di pensiero e di espressione. Temo che queste libertà corrano gravi rischi. Ci sarà, temo, un inasprimento del Pensiero Unico, delle sue repressioni e censure. Sempre per ‘il bene comune’.

  • Beh, può sempre augurarsi che si vada a nuove elezioni e che magari questi parlamento e governo se ne vadano fuori dalle balle. Così finisce anche il Pensiero unico, ma ne verrà un altro signor Cadè, magari ispirato ad un certo Orban che ieri ha subito suscitato gli applausi di quelli non vittime o succubi inconsapevoli e frescotti di quel pensiero che Lei tanto dileggia. In tutti i casi qualcuno pagherebbe. Con la dittatura del Pensiero unico alcuni, magari Lei, con la Dittatura dell’altro pensiero magari io. Cosa meglio cosa peggio, ognuno valuti se combattere per quel poco di democrazia rimasta o provare ad immaginarne un’altra. Difficilissimo date le premesse. Pare che il duetto Salvini/D’Urso abbia avuto un sacco di Like, oltre a prese per il culo e la Chiesa che subito si è dissociata. Quindi io direi di optare con le libertà che abbiamo ancora grazie al Pensiero unico. Almeno su Cremascolta ognuno può continuare a scrivere quello che vuole, cosa che non sarebbe permessa in Ungheria, Turchia, Cina, India e via elencando.

  • E poi, in un momento come questo, cosa sono tutte queste polemiche politiche, propagandistiche? Che siamo tutti sulla stessa barca non è sufficiente, non dico a pacificare gli animi, ma a rendersi conto che in democrazia è toccato per combinazione a questo Governo, ma avrebbe potuto succedere anche ad un altro? E questo il problema da affrontare, non le stupidate contro il Pensiero unico. Ognuno si sogni il mondo che vuole, ma in questo momento è tempo di veglia, non di sonno. E da svegli si deve stare coi piedi per terra.

    • Il Pensiero Unico non è legato a nessuna forza politica e a nessuno Stato. Appunto questo lo rende unico.

  • Come rispondere senza dire niente.

    • Abbia cura di sé.

  • “Ora contano solo i morti per (con) coronavirus. Le altre morti sono ordinaria amministrazione”, ben detto Livio, tuttavia questo è realmente diverso, non lo rendiamo diverso noi con le nostre attenzioni, quasi coccolandecelo morbosamente, come credo tu ci suggerisca. Ma torniamo al dopo, armiamoci! Ci ricordiamo che dopo le guerre spuntano i pescecani? Qualcuno dirà: noto che quelli non dormono (biologicamente testato, ma è un’impressione, dormirà ad occhi aperti, o mezzo cervello alla vota come i cetacei!), e allora organizzziamo già le battutre di pesca, questi si fottono tutti gli aiuti! Scusate il frasario, ma esprime.

  • Morire per, morire con, il fatto è che noi “occidentali”, nella fattispecie europei o per lo meno abitanti della penisola, la morte l’abbiamo (pardon, l’avevamo!) proprio espunta dai nostri pensieri, con un ….”sa rangiarà al dutur” che non fa proprio premio rispetto al “sapiens” col quale siamo usi “accessoriare” il nostro genere “homo”.
    Ci stiamo ….”sbattendo”, contro la morte, e …..non possiamo più “sbattercene”, anzi, ci “dibattiamo”!

  • Al 20 marzo i morti per coronavirus, secondo l’ISS, erano 6 (sei). Qualcuno dovrà spiegarci com’è stato possibile che un virus definito dai i virologi ‘mite’ (cioè causa di disturbi lievi) abbia potuto causare tanti morti e tutti concentrati in una ristretta aerea del Paese. Erano persone vecchie e con gravi patologie, d’accordo, ma son pur sempre morte con una strana rapidità. Quali sono le vere cause o concause?
    Nessuno inoltre, a quanto pare, ha preso in considerazione un dato da me osservato: il totale delle morti giornaliere nel nostro Paese non è aumentato nonostante questa ‘catastrofica pandemia’. E nel resto del mondo neppure. È dunque così catastrofica? È legittimo parlarne come di una nuova peste? La peste uccideva anche l’80% della popolazione di una città, senza distinzioni di età. In Lombardia, regione più colpita, l’epidemia ha ucciso finora lo 0,05% della popolazione e quasi tutte le persone morte erano anziane o molto anziane e malate (anche con più patologie gravi in corso). È tragico per le famiglie delle vittime, ma è una catastrofe? Catastrofiche saranno certamente le conseguenze extra-sanitarie.
    Un altro dato interessante è che l’Italia detiene il primato di morti attribuiti al Covid-19, circa un terzo del totale nel mondo. E la metà dei morti italiani è in Lombardia. Io suppongo che la ‘catastrofe’ sia legata non al virus ma a problemi logistico-sanitari, cioè a un sistema che non ha retto l’urto.
    Sulle misure di contenimento ho opinioni che non dico perché tutti direbbero che non ho titoli per esprimermi (e stonerebbero troppo coi cori che sento).
    Ma qualche riflessione bisognerà pur farla, e non semplicemente ridurre tutto alle mascherine, alle reclusioni forzate, alla paralisi economica e all’inasprimento di decreti (per altro considerati da alcuni giuristi incostituzionali).
    E non si dica che non sono solidale. Sto solo cercando di capire.

    • Sempre meglio chiarire: i 6 morti di cui parlo all’inizio sono quelli in cui la causa della morte non risulta per ora legata ad altre patologie pregresse. I morti ‘ufficiali’ sono in Italia 11.591.

  • Scusate se insisto, ma nessuno ha raccolto neppure l’altra mia perplessità: se tra qualche mese, a novembre o a dicembre, uno si ammala di influenza, si ricomincia da capo? Visto che ogni anno muoiono 8.000, 10.000 o più italiani per complicazioni influenzali, a me sembra che dovremmo ogni anno interrompere la vita normale del Paese per almeno 4 mesi.

    • Signor Cadè, i suoi numeri fanno riflettere. Il numero di morti di questo mese è nella media di quelli di marzo degli anni scorsi. Mi chiedo : perché in questo marzo appena passato ho perso più cugini dell’anno scorso? Più amici dell’anno scorso ? (non sono una ottantenne). Perché molta più gente che conosco è stata ricoverata ? Perché sono deceduti molti più medici e infermieri ? Perché quando telefono a Crema sento spesso come sottofondo il rumore delle ambulanze ? Penso non si possa dare la sola responsabilità al nostro sistema sanitario. Nel numero di morti di questo marzo non vi sono le morti per incidenti stradali, o molto meno. E quante sarebbero le morti se non ci fosse stato il confinamento ? Io non credo che questo virus sia come le influenze degli anni scorsi. A novembre o dicembre, se uno si ammalerà di influenza, sarà come negli anni passati, se ritornerà il Covid19 sarà tutta un’altra storia.
      (Perché, secondo lei, i Paesi Bassi, ultra liberali, non stanno prendendo alcuna misura per isolare le persone?)

  • Vorrei rispondere alla prima considerazione di Adriano e precisamente alla voce D di DIMA.
    Lavoro ed ho lavorato su modelli matematici-probabilstici con un certo margine di incertezza(5%).
    I risultati sono quelli; la iper densita’ demografica e’ la principale causa di questo KAOS ( non il caos matematico) .
    E’ indubbio che in Italia la sanita’ ha miseramente fallito come struttura, come organizzazione e come formazione del personale medico con lo scopo di risparmiare(15-20 miliardi in 10 anni circa), vedete cosa ha combinato il Celeste.
    Avete mai sentito parlare dei costi di ritorno associati ai presunti risparmi dei costi diretti?.
    Esiste un metodologia deominata Curva di Massima Perdita che appunto fa queste stime.
    Nella mia piu’ che ultra decennale esperienza nel collaborare con top manager di varie aziende, ho rilevato una quasi assoluta ignoranza nell’uso di questo metodo poiche’ non c’e’ capacita’ di programmazione a 5-10 anni.
    Comunque a problemi difficili vanno applicati metodi di risoluzione complessi ma i risultati devono essere semplici e chiari, diffidare sempre di quelli ingarbugliati.
    Ora mettendo nei modelli previsionali l’effetto del COVID-19 il collasso finale sarebbe anticipato da 2125+-15, a 2090+-10.
    Vi piace? Noo!. Pazienza questo e’il bello della matematica statistica.
    Adesso Adriano ho ripreso lo studio del metodo Di Massima Verosomiglianza e spero di pubblicarlo su Journal of Technometrics.
    Un abbraccio e speriamo di vederci presto, covid permettendo 😷.

  • 1) Ragazzi Ezio ci ha regalato un prodotto di studio di alta fascia! Mi gratifica che concordi con il mio fattore D. Il 2090 per il collasso ci piace meno, e ce lo spiegherà spero: perché se il virus frena le attività umane che danneggiano il pianeta ci abbrevia la sopravvivenza? (non quella individuale, quella di specie ovviamente!
    2) Ieri sera ho seguito canale 5 perché la trasmissione sembrava centrata sullo stesso argomento di questo post: che fare dopo. Doccia fredda: non una parola sulle responsabilità umane su quanto è accaduto e quindi sulla dima di rettifica da appliicare dopo. Come se per puro caso fossse caduto un meteorite e ci avesse mandato questa attura! Incolpevoli sarano stati i dimnosauri, noi le nostre sventure ce le siamo costruite pezzo per pezzo, e a quanto pare non abbiamo intenzione di rimediare.

    • Ezio risponde a me con preghiera di diffondere se ancora di interesse comune: altro che interesse!
      Adriano,
      rispondo direttamente a Te e se la riterrai non troppo tecnicistica, potrai pubblicarla sul blog.
      L’anticipazione della previsione deriva dall’inserimento nel modello previsivo, ossia nelle serie storiche prese in considerazione, dell’influenza della pandemia come una funzione di tipo ” STEP “.
      Questo implica un innalzamento del livello di inquinamento, desunto da alcuni studi climatico – economici che prevedono una forte accelerazione delle produzioni mondiali dopo la fine dell’emergenza covid-19, per recuperare le attuali perdite finanziarie giustificando le misure meno protettive sull’ambiente con il recupero dell’occupazione.
      Sai benissimo che in questi frangenti, gli economisti sono dei veri demoni.
      Tale metodo viene denominato come “INTERVATION ANALYSIS” e ha lo scopo di correggere la sottostima della previsione dovuto al cambio permanente, per un determinato periodo, del valore medio che naturalmente prevede un certo errore pari al 10% sul valore puntuale di stima.
      Se non accade questa supposta funzione di step allora le previsioni ritornano ai valori precedenti.
      Spero di non essere stato troppo complicato ma l’argomento è purtroppo molto complesso.
      Potrà essere postato oppure lasciamo cadere la risposta che tu chiedevi?.
      Per chi volesse approfondire (molto improbabile) consiglio di consultare i testi :

      METODI STATISTICI PER L’ANALISI ECONOMICA

      D. PICCOLO – C. VITALE

      Edizioni IL MULINO. 1981.

      TIMES SERIES ANALYSIS
      forecasting and control

      GEORGE E. P. BOX e GWILYM M. JENKINS

      Ed. HOLDEN – DAY Oakland, California 1976.
      Mbe, così va n po’ meglio forse…

  • E colpevoli le mi sviste di tastiera, ma al risveglio mi trovo delle attenuanti!

  • La tredicesima dimensione

    Non so a quale dimensione siamo arrivati secondo i quantisti di tutto il mondo, fino alla quarta c’ero, ma ho scoperto che c’è la quinta del passaggio, la sesta delle diversità, la settima quella dell’anima, poi l’ottava e la nona della spiritualità e la decima, la dimensione più vicina a Dio. Più aggiornato di così non sono quindi vado sul sicuro e azzardo la tredicesima. Suona bene e sembra di buon auspicio per la situazione. Mi riferisco alla condizione di attesa, quella di uscire da una situazione contingente e tornare come prima, nel nostro caso dal giogo del Covid19, condizione che abbraccia un’infinita casistica, ma soprattutto condizione in cui stiamo tutti pensando che finirà presto e solo questo ci mantiene in vita, ci fa resistere in casa. L’autonomia però, ho paura che non vada oltre il terzo mese, non per motivi logistici o necessità primarie, ma per non sapere rinunciare alle nostre abitudini se non per poco tempo, una pausa sopportabile. Quindi tutto ritornerà come prima, non possiamo farne a meno e vogliamo che sia così, senza minimamente farci domande su cosa è importante e cosa non lo è, senza pensare che in un attimo qualsiasi nemico invisibile può far crollare tutto “noi lo vinceremo e torneremo più forti di prima” “migliori no, che vuol dire? ce ne facciamo un baffo”. Senza toccare per rispetto chi, in condizioni normali, ogni giorno convive con il disagio e prova ora una sofferenza in più, ma è abituato a stringere i denti e sicuramente ha gli strumenti per uscirne indenne, quanti di noi si sentono menomati di cose effimere e alla scadenza del terzo mese saranno disponibili a capire che non è finita e potevamo farne a meno? Quanti spendono la metà del proprio tempo per curare la costruzione del corpo? Fra qualche giorno arriva inevitabile il dissesto e allora panico? Abbonamenti allo stadio, al palazzetto, al tennis club, all’apericena, al pub, al mare, alla piscina, al maneggio, ai concerti, al parapendio. Ippocondriaci “meglio prevenire” che fanno una trentina di esami clinici l’anno e ora neanche uno. Forzati di viaggi, mostre, bagni di folla ovunque ci docono che è meraviglioso esserci e ora niente. Non c’è nessuno in giro, che gusto ci provo a dominare il mio cane alto un metro e mezzo in pieno struscio? Chiudo qui, l’elenco sarebbe infinito e mi scuso con chi non ho citato, ma voglio chiudere con leggerezza e sperare di strapparvi un sorriso portando un caso possibile e non troppo strano, come il nostro inattaccabile puritanesimo ci spinge a credere. Quanti hanno una storia parallela e sono costretti in casa dichiarando di aver riscoperto gli alti valori del focolare domestico, ma allo scadere della tredicesima dimensione qualcuno busserà? Il nemico invisibile verrà vinto ma, debellare il più subdolo malessere interiore sarà la sfida più ardua. Sconfiggere l’incapacità di mettere in ordine le cose, saperne quantificare il valore e darne la giusta preferenza, dalle più effimere alle più importanti. La tredicesima dimensione ci mantiene sospesi nella speranza che ritorni tutto come prima, ma per quanto tempo saremo disponibili a starci e a pensare cosa ci può lasciare in eredità questa tremenda prova e quanto è necessario cambiare finchè saremo consapevoli che non sarà più cosi?
    Temo che scoppierà la bomba!

    • Personalmente sono convinta, Sergio, che il “subdolo malessere interiore” si rivelerà salutare. Diciamocelo, dai, da quanti anni andavamo dicendo che così non si poteva andare avanti? Ma ecco la nostra grande occasione, la possibilità di resettare tutto, superando una crisi iniziata nei lontani Anni ’90, perché è da allora che le cose vanno di male in peggio.
      La crisi globale sarà l’occasione per imprimere, finalmente, un ampio cambiamento economico, monetario, produttivo e geopolitico, orientato al superamento del vecchio paradigma e all’adozione di uno nuovo, più sostenibile, umano e positivo. La globalizzaione ha fallito, e il contagio ne è il detonatore invisibile. L’oligarchia finanziaria dei padroni universali, protagonisti della globalizzazione, ha fallito. Ci consolino le parole di Einstein: un buon trucco non funziona mai due volte. Nulla, pertanto, sarà più come prima, e forse neanche le storie parallele.

    • Rispondo caro Sergio dopo la risposta di Rita, e non posso che allinearmi, ma su linea quanti saremo e in quanti ci resteremo? Mettiamola così: un’ipotetica Entità superiore buona ci ha dato una prima rappresentazione di quanto sta per accadere (decenni come ci avverte Ezio?), un ultimo avvertimento, ma quanti buttandosi nuovamente per le strade non diranno “ma no! erano pensieri negatvi che l’isolamento stesso produceva!”? Quanti sono già adesso stanno pensando che altro che diritto dei bambini a uscire, ma educazione dei bambini a stare in casa?
      Io inizia ad arrossire di vergogna per il genere umano già da ora.

  • Visto che nessuno risponde alle perplessità che ho posto, deduco che tutti le condividano e siano d’accordo con me (chi tace acconsente). Di questo li ringrazio.
    Così rincuorato mi permetto di porre un’altra perplessità: è giustificato privare un’intera popolazione della sua libertà con lo scopo di salvare qualche vita umana?
    Chiarisco. Ormai anche un ottuso come Burioni ammette che i contagiati in Italia siano sei milioni o più. Secondo altri potrebbero essere 10 milioni, secondo alcuni 20 o 30. È chiaro che queste stime resteranno ipotetiche. Ma sembra vi sia consenso sullo stimare un numero enorme di contagi. Questo rende la mortalità dell’infezione poco significativa, nell’ordine dello 0,1% o meno. Il vero problema quindi (ma forse l’ho già detto) sarebbe nato dalla inadeguatezza del sistema sanitario messo in crisi da un afflusso imprevisto e concentrato di malati.
    Quindi, tutte le misure di contenimento sembrerebbero essere state inefficaci, se i contagiati sono quanti o più di quelli di una normale influenza. E anche se i contagiati fossero di più, non sembra che corrano reali pericoli, tranne i soggetti già seriamente malati o molto anziani.
    E nell’eccitazione parossistica di queste settimane, tutti sembrano aver dimenticato che morire è una cosa naturale e necessaria, e a cui non facciamo solitamente caso, se non quando ci tocca personalmente o quando i media ci costringono a pensarci. Così ogni anno in Italia muoiono circa 650.000 sconosciuti alla cui morte restiamo indifferenti.
    Quindi, tornando alla domanda iniziale, non è possibile proteggere le poche persone a rischio senza conculcare alcuni diritti fondamentali di tutte le altre e distruggere l’economia di un Paese? Anche considerando il fatto che vi sono situazioni patologiche e di età che non sempre sono compatibili con la vita.

    Non potremmo a questo punto uscire dalla retorica della guerra, del nemico invisibile da sconfiggere, degli eroi, dei martiri, della catastrofe, della indispensabile repressione, del cordoglio, della solidarietà a parole, dell’andrà tutto bene, dell’io resto a casa, del poi saremo tutti migliori, del niente sarà più come prima (ritornello che si è rivelato fallace già molte volte), da tutta la rappresentazione pornografica della paura e del dolore, e cominciare a ragionare meno istericamente?
    Non potremmo ascoltare anche le voci di quegli studiosi che non credono alla ‘catastrofe’ e alla clausura coatta? È lecito che alcuni soloni della scienza, della cui intelligenza spesso dubito, dettino le leggi a una nazione e usino sistemi da Santa Inquisizione?
    Non potremmo cioè cominciare a riflettere con più calma sul giusto equilibrio o proporzione tra diritto alla vita e diritto alla libertà?
    E magari chiederci anche perché nell’Africa piena di cinesi non vi è nessuna emergenza (mi ricordo che si diceva: “in Africa sarà un macello”) o perché nel Sud Italia, dove era previsto un altro macello, stanno molto meglio che al Nord. Perché in Lombardia 6.000 morti e nel Lazio 12?
    Mi scuso per la lunghezza e ringrazio fin d’ora quanti non risponderanno.

    • Il dato numero uno, Livio, è la paura: si preferisce murarsi vivi in casa anziché finire intubati. Il dato numero due, collegato all’uno, è che nessuno dei cosiddetti esperti a livello mondiale è riuscito a convincere nessuno, probabilmente perché i primi a non essere convinti di ciò che dicono sono proprio loro. Oltre a minare nelle fondamenta i soggetti fragili (economie precarie, entità di cartapesta come la UE, il globalismo che ha portato solo guai, eccetera) il Covid-19 sta causando anche la morte di alcuni miti contemporanei, primo fra tutti quello dello scientismo.
      Di fatto le teorie scientifiche che da qualche tempo «se la tirano» da reginette di bellezza pullulano tanto di misteri quanto di astrazioni e sono del tutto avulse dall’esperienza reale. Pur somme, nulla dicono sul mistero della vita ma semplicemente spostano i confini dell’ignoto un po’ più in là, aprendo le porte del castello degli specchi in cui è difficilissimo entrare e praticamente impossibile uscire.
      Dopo oltre due secoli di studi scientifici e astrofisici non abbiamo dell’infinito un’idea più chiara e meno vertiginosa di quella di Leopardi. Higgs non ha scoperto dio né Darwin è riuscito a provare la sua inesistenza perché certi incontri non avvengono per corrispondenza, studiando sui libri o guardando attraverso telescopi, ci vuole un cuore aperto e dei sensori percettivi in perfetto funzionamento.
      Oggi l’uomo non prende più decisioni, le fa prendere a una curva statistica.
      Può darsi che sia più comodo, ma è devastante.

    • Livio scusa, ti stimo e trovo scorretto non risponderti. Sai, mi son messo furiosamente a rivedere un vecchio manoscritto e ieri mi son trovato alle 15 digiuno in pigiama! Non parliamo poi del telefono: alla sera mi tocca richiamare amici in varie regioni d’Italia che mi danno per morto perché non rispondo più: potenza del virus che ci obbliga alla concentrazione! Metodo scolastico Corona!
      Bene, l’osservazione di Natalina è valida: stando in casa muore meno gente di altre malattie, inoltre questa scrematura anticipa molte morti per pluripatologia anticipandone la fine, vero. Ma non mi dire che cari amici fra sessanta e i settanta, aitanti, che sono morti, i cui visi, le cui voci, mi tornano alla memoria, sono morti di qualcos’altro! Il virus è capace di uccidere, e sulla suscettibilità individuale non sappiamo niente. Si parla di fattore genetico, fattore donna per il secondo cromosoma X con siti per l’immunità.
      La filosofa della natura che emerge dalla vita di molti insetti è che il maschio, una volta fecondata la femmina, non serve più. Si dice inoltre che chi ha fatto più vaccinazioni ha un sistema immunologico più allenato. Può essere, ma, io dico, non stiamo cercando con il metodo Italia di non ammalarci, ma di non ammalarci tutti insieme. Riguarderò i dati dei Paesi Bassi di cui ci fornisce esperienza Natalina, che ci vive. Mi chiedo che ospedali ci siano per accogliere tutti, se si ammalano tutti insieme gravemente! Non lo so, ma se sono come Inghilterra e Olanda, mica una gran sanità!
      Fra poco vi darò gli ultimi dati di Doctor Net, accessibile solo ai medici, sia sul sito in evidenza che qui, visto che tutti i post parlano della stessa cosa!
      E poi scusatemi ma torno a immergermi nella mia droga, il romanzo in Magna Grecia, in cui, vedi la persuasione occulta, ora mi rendo conto del perché mi è venuto in mente di aggiungere un capitolo su una pestilenza!

  • Rita, io considero la scienza moderna una sciagura per la società. Questo sarebbe un lungo discorso.
    Ma quello che mi chiedo qui è diverso. Mi chiedo se, sulla base dell’interpretazione di alcuni dati, la repressione della libertà di 60 milioni di persone sia proporzionata rispetto al rischio reale di vita che quella stessa popolazione corre. E se, allo stesso modo, se a questo rischio reale sia proporzionato il senso di terrore che l’informazione ha diffuso e continua a diffondere.

    • Nel momento in cui tu deleghi ogni decisione a una curva statistica anziché ragionare con la tua testa, hai chiuso definitivamente. Chi risponde alla domanda se sia giusto o meno limitare la libertà di 60 milioni, o distruggere l’economia di un Paese? La curva statistica? Perché l’uomo, qui, non c’è più.
      In assenza di certezze, vince l’incertezza. Insieme alla paura, ovviamente.

  • Rita, qui non si delega più neanche la curva statistica. Ormai è follia e basta.

    • E forse in Turkmenistan sono meno folli di noi.

  • Pandemia dichiarata, soggiogamento delle popolazioni, soppressione della libertà di parola
    Intervista al professor Francesco Benozzo dell’Università di Bologna e candidato al Nobel per la Letteratura. La nostra intenzione vuole essere un semplice invito alla riflessione. (31/03)

    (Stralcio alcuni passaggi):

    …Sono come tutti i cittadini agli arresti domiciliari, arresti attuati senza dibattimento parlamentare, in un chiaro momento di soppressione della democrazia, e presidiati dalle forze dell’ordine e dai militari.

    …Per quello che vedo io, siamo di fronte a delle prove generali di soggiogamento delle popolazioni, fondate su una visione scientocentrica della realtà.

    …Parliamoci chiaro: nel 2020 in uno stato di 60 milioni e mezzo di abitanti i posti per le terapie intensive dovrebbero essere come minimo 60.000 (sono meno di 5.000). Il resto sono frottole, che per trasformarsi da frottole in qualcosa di diverso vengono naturalmente filtrate dalle drammatiche immagini delle corsie sovraffollate, delle infermiere e infermieri e medici esausti quando non deceduti, delle bare senza fiori appoggiate fuori dagli ospedali, delle stesse bare portate via con scene hollywoodiane dai mezzi militari. E che passano per i pornografici bollettini quotidiani di contagiati, ricoverati, guariti e morti. E tutto questo mentre la polizia gira per strada, mentre la protezione civile istiga coi megafoni a barricarsi nelle proprie abitazioni, mentre i balconi si riempiono di cittadini lobotomizzati che inneggiano alla patria, e mentre i santoni virologi – che si sono messi di recente a parlare anche di Dio in contrasto con sua santità il papa – ammoniscono, in nome della scienza, sui nuovi morti che dovremo contare se non facciamo come loro hanno deciso.

    …60 milioni di cittadini gioiscono alle 18.05 se ci sono anche solo 30 morti in meno nei famigerati bollettini (inviando cuoricini e ringraziamenti sulla pagina Facebook del Dipartimento della Protezione Civile) o si rattristano (inviando faccine con la lacrimuccia) se ce ne sono 30 in più: gioiscono o si rattristano, beninteso, perché all’interno della strategia della paura di cui si trovano a essere marionette inconsapevoli, sono convinti che quei dati ci dicano se il virus sta accelerando o decelerando.

    Io ho parlato di finta epidemia perché gli effetti di questo virus sono stati da subito incanalati nel terrore dell’epidemia, e dunque percepiti, temuti, enfatizzati e pompati dentro un contesto di paura indotta e controllata militarmente. Questa epidemia è finta perché nasconde il vero problema e si alimenta del terrore creato intorno ad essa.
    È inoltre finta perché tra i cosiddetti poteri forti non ci sono voci fuori dal coro e tutte le componenti appaiono allineate nel sostenere un’unica narrazione, secondo tutte le strategie di manipolazione elencate ad esempio da Noam Chomsky per ottenere la manipolazione delle masse:
    1. strategia della distrazione;
    2. creare problemi e poi offrire le soluzioni (sono già tutti in fremente attesa del fantomatico vaccino);
    3. strategia della gradualità crescente e dell’impennata (le limitazioni graduali e poi sempre più stringenti);
    4. strategia del differire (presentando una soluzione come “dolorosa e inevitabile”);
    5. usare l’aspetto emotivo più che l’argomentazione (immagini apocalittiche, bollettini di guerra);
    6. mantenere gli interlocutori nell’ignoranza e nella mediocrità (il virologo non si può mettere in discussione, noi non siamo in grado);
    7. stimolare i cittadini ad essere compiacenti con la mediocrità (flash mob e altre manifestazioni di massa);
    8. Rivolgersi ai cittadini come a dei bambini (le parole del Governatore della Lombardia: “Se non lo capite con le buone domani ve lo faremo capire con le cattive”);
    9. insinuare il senso di colpa (siamo tutti potenziali contaminatori e untori, siamo tutti colpevoli, siamo messi gli uni contro gli altri per via di questa vergognosa colpevolizzazione);
    10. conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.

    Quella del Coronavirus è una grande truffa. Si tratta di un’epidemia dichiarata che non miete – come le vere epidemie – masse indistinte di persone, ma che invece uccide in massa i diritti di libertà e la dignità di tutti, imponendo un punto di vista univoco che vieta agli individui di autodeterminarsi e abituando la popolazione ad accettare come normalità la sospensione dei propri diritti inalienabili. Le persone che sono purtroppo decedute per questa combinazione di spazzatura metabolica e a causa di questa strage di stato vengono inoltre usate in maniera strumentale dal governo e dagli organi di propaganda tutti allineati, spaventati e agli ordini di questo terrorismo sanitario.

    • Se ha già deciso così…

  • Signora Cremonesi, io non ho le risposte. Mi pare però vi siano troppe cose che non quadrano in tutta questa vicenda. Cerco quindi di scendere dal carro della retorica e di capirci qualcosa. Tra l’altro, non capisco perché, quando si avvierà la prossima influenza stagionale, non dovremmo applicare misure altrettanto draconiane. Sapendo ormai tutti quanti morti fa l’influenza ogni anno, non dovremmo cercare in tutti i modi di impedire il contagio? (La mia domanda è retorica. Ovviamente io penso di no, che non dovremmo farlo).

    • Signora Cremonesi, riguardo alla Sua domanda su familiari e conoscenti vittime del Covid-19 non ho certezze, Anche un mio zio è morto di Covid-19, ufficialmente. Era ultraottantenne ed è stato ricoverato in condizioni critiche per un coma diabetico (per una terapia errata, quindi morte iatrogena). Poi in ospedale è stato infettato.
      Anche un’altra mia conoscente è morta, ultranovantenne. E anche un amico poco più anziano di me, ma era malato da tempo. Tutti nella bergamasca. Non so i suoi parenti dove abitavano.
      A me sembra che questa più che una pandemia sia un’epidemia ‘selettiva’. Veda, se vuole, i dati. L’unica regione in cui c’è stato un reale incremento di decessi per complicanze influenzali è la Lombardia e soprattutto a Bergamo, Brescia e Cremona. Perché?
      Non è un’emergenza nazionale ma padana.

    • Non capisco perché lei non voglia ammettere che questo virus contagia, in un certo lasso di tempo, più persone che l’influenza. Le misure prese non servono a ‘impedire’ il contagio ma a cercare di diluirlo su più tempo . Negli anni passati le influenze non hanno mai saturato gli ospedali. Quest’anno, con questo virus gli ospedali sono sopraffatti. E le persone ricoverate non sono solo gli anziani. Immaginiamo cosa sarebbe successo se i contagi non fossero stati frenati dall’isolamento. Lei ragiona solo in termini di mortalità e non considera il numero dei ricoverati , che è ben superiore a quello delle influenze. Certo, ci fossero stati 20 volte i posti letto disponibili, sarebbe stato un altro scenario. Ma i posti letto NON c’erano !
      Il nostro sistema sanitario se la cavava, gli anni scorsi, e faceva fronte alle influenza. Speriamo che per i prossimi anni la sanità pubblica si prepari a far fronte anche alle epidemie come quella in corso.
      (Per l’Africa e il sud Italia pare possano giocare fattori climatici, comunque vedremo)
      Sarò tonta, sempliciotta, ma a me sembra che lei si stia ostinando a vedere una complessità che non c’è.

  • Natalina concordo, e dico solo una cosa, se conoscete personalmente un Rianimatore, private a smunuire la calamità che ci sta cogliendo, e vedete che vi risponde! Poi questo non dire che se non sono già stato ingfettao io pretenda di scamparmela.

  • Ultimi aggiornamenti di oggi promessi Doctor Net:
    Si calcola che un livello di sicurezza si raggiungerebbe già se il 50% della popolazione avesse gli anticorpi, mentre se fosse il 20% con la riapertura si rischierebbe una seconda ondata. In mancanza di dati certi non restano che le stime. Quelle elaborate dal gruppo di Ricci Tersenghi indicano che gli asintomatici potrebbero essere da 5 a 10 volte più numerosi dei casi diagnosticati e questi ultimi sarebbero quindi fra il 10% e il 20% dei casi reali.
    Covid predilige il freddo
    Il coronovirus predilige il freddo secco, mentre si diffonde meno velocemente nei climi molto caldi e umidi. Lo hanno scoperto due ricercatori italiani, Francesco Ficetola e Diego Rubolini dell’Università Statale di Milano, studiando su scala globale le relazioni tra casi di Covid-19 e condizioni climatiche. I risultati, condivisi sul sito medRxix, alzano il livello d’allerta per vaste regioni dell’emisfero sud del mondo (tra cui America meridionale, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda), dove la pandemia potrebbe colpire più duramente nei prossimi mesi. La guardia deve restare molto alta, perché il virus SarsCoV2 è un nemico particolarmente insidioso: è infatti capace di replicarsi nelle alte vie respiratorie in modo da essere diffuso anche da coloro che soffrono soltanto di sintomi lievi, come dimostrato da uno studio dell’Università Charité di Berlino pubblicato su Nature. Più conosciamo il nuovo coronavirus, però, più diventa possibile capire cosa può frenare la sua corsa nel mondo.
    Le condizioni climatiche, ad esempio, con le variabili di temperatura e umidità. I ricercatori della Statale di Milano sono giunti a questa conclusione dopo aver calcolato il tasso di crescita dei casi di Covid-19 in oltre 100 tra nazioni e macroregioni del mondo. Il dato è stato calcolato sui primi giorni dell’epidemia, in modo da misurare la reale velocità di diffusione del virus prima dell’entrata in vigore delle misure di contenimento. Dall’incrocio con i valori medi di temperatura e umidità tipici dei mesi dell’epidemia, è emerso che il contagio si diffonde più rapidamente a temperature medie di circa 5°C e umidità medio-bassa. Viceversa, in climi molto caldi e umidi caratteristici di alcune zone tropicali, l’epidemia sembra correre molto più lentamente, anche se nessuna area popolata del mondo sembra essere del tutto inadatta alla diffusione. Paradossalmente, se il clima può ostacolare la diffusione del virus, il virus a sua volta può mettere a rischio la qualità delle previsioni meteo, compromettendo anche i sistemi di allerta per gli eventi estremi e lo studio dei cambiamenti climatici. A dirlo sono gli esperti dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), che denunciano come la riduzione del traffico aereo abbia già provocato un forte calo della raccolta dati sulle condizioni atmosferiche: a questo potrebbe aggiungersi nelle prossime settimane la carenza di personale e dei pezzi di ricambio per la manutenzione degli strumenti.
    Io aggiungo un “effetto protettivo costa”: ci si ammala di meno lungo i litorali, caldi e a bassa densità abitativa.

    Li ho messi anche sul post in evidenza dedicato, tanto per avere tutto indsieme un domani

  • Signora Cremonesi, io sono convinto che il fattore tempo sia stato cruciale. Ma Lei ne parla come se il fenomeno avesse investito l’intero Paese. In realtà c’è stata una concentrazione di malati in poco tempo in una zona ristretta del Paese. Questo, data l’inadeguatezza del sistema sanitario, ha creato enormi problemi.
    Però, se questo virus è cosi fulmineamente contagioso come si dice e se ormai è accertato che il virus circolava da noi fin dall’inizio di gennaio e forse da prima, com’è possibile che la sua diffusione sia partita solo alla fine di febbraio? Inoltre, il contagio ha raggiunto forme significative solo in pochissime città. Non è strano? Non credo che il meteo sia la spiegazione.
    Lei dice che queste misure di contenimento hanno frenato l’epidemia. Io dico che questa è un’ipotesi non dimostrata, almeno quanto l’ipotesi contraria. Da quando si sono introdotte le limitazioni di movimento si è avuto un aumento esponenziale dei morti. Si dirà: i tempi di incubazione. Ma questi possono essere di un paio di giorni, di una settimana, dieci giorni, raramente di più. Possibile si siano rallentati tanto? E se si pensa che il virus girava già da due mesi, il fatto è ancora più strano.
    Resta da discutere il giusto equilibrio tra la tutela della salute pubblica e la salvaguardia della libertà dei cittadini. Un sistema medicocratico opterebbe fatalmente per l’assoluta priorità della prima. Io no.
    Resta da discutere l’effetto che questo precedente di repressione autoritaria avrà sui nostri comportamenti sociali. Perché, sapendo che l’influenza stagionale può fare 10.000 vittime, il governo non dovrebbe introdurre delle norme di clausura stagionali? Non ci deve proteggere tutti, o almeno le persone a rischio come vecchi e malati? L’economia ne soffrirebbe troppo? Ma qual è il prezzo anche di una sola vita umana? (questo è un modo di far retorica che oggi piace molto).
    Infine, per non dilungarmi, io penso sia importante uscire dalla psicosi e dalla follia di imporre misure sempre più feroci. Non mi pare siano servite. Occorre secondo me capire quali sono state le reali concause di questo fenomeno. Ma credo non si farà. Si andrà avanti con la poetica della guerra, del sacrificio necessario, degli untori ecc. Molti virologi illustri dicono che questo Covid-19 è un virus a bassa letalità. Allora cosa è successo a Bergamo, Brescia, Cremona, Piacenza? Quali sono stati i veri killer?
    Adriano, non ci vuole molto per immaginare che in questi giorni un rianimatore sia stressato, ma questo non chiarisce nulla. Anche le ipotesi che riporti sono una sequela di supposizioni vaghe e mi pare non spieghino un bel niente neanche loro. Soprattutto non possono rispondere alle gravi domande sul rapporto tra politica e medicina. Tema oggi molto serio e che sarà sempre più minaccioso per la libertà delle persone.

    • In effetti le “polmoniti” di dicembre-gennaio erano state curate con la solita terapia antibiotica e sono passate da sole. Inosservate. Era l’inizio della pandemia ma nessuno lo aveva capito. Se l’Organizzazione Mondiale della Sanità non allerta gli Stati in queste occasioni, cosa ci sta a fare? Altro errore fondamentale è stato il “trasferimento” dei malati di Codogno, che invece di essere blindati sono stati distribuiti in altri ospedali della Lombardia, Crema in testa. Terzo errore clamoroso: la mancata sanificazione. Tutti abbiamo visto in tv gli operatori cinesi bardati come astronauti che “sanificavano” muri, case, strade, stazioni, luoghi pubblici e tutto il resto. In Italia questo non è accaduto. A Crema io non ho mai visto una squadra-sanificatrice all’opera, ma neppure altrove. Ed è chiaro che se non sanifichi in presenza di un virus ad alta contagiosità sei bell’e che fritto.
      Ha incuriosito anche me, comunque, il “carattere selettivo” dl Covid-19: bambini no ma anziani si, uomini al 70% e donne al 30%. Se non sapessimo che è impossibile perché l’uomo certe cose non le fa, verrebbe proprio da pensare che qualcuno lo abbia messo a punto in laboratorio per diminuire in modo “intelligente” la popolazione mondiale.

    • Sig. Cadè, sa perché tutti i governi, indistintamente , sono partiti tardi nel far attuare misure, più o meno drastiche, di contenimento ? Perché applicate subito, non avrebbero potuto dimostrare alla propria popolazione che erano necessarie. Come provare che, senza misure, il problema, che non si vede perché evitato, sarebbe stato un problema ? E così , nonostante l’esempio della Lombardia, Spagna e Francia si sono trovate in una emergenza che non riescono a controllare. E tra poco ci arriverà pure il Belgio.
      Ad ogni modo, ciascuno di noi ha la propria opinione. Che non cambierà. Pare una questione di fede.

  • Signora Cremonesi, la fede è una cosa seria e qui, almeno nel mio caso, non c’entra nulla. Non so dove si trovino affermazioni fideistiche in ciò che ho scritto. Non ho neppure un’opinione. Mi rifiuto solo di accettare ‘narrazioni’ che sono in sé incoerenti e contraddittorie o senza fondamenti di evidenza, soprattutto se tali ‘narrazioni’ servono a giustificare misure liberticide.
    Comunque, chi si sente rassicurato da queste ‘narrazioni’ è libero di crederci e non voglio certo disilluderlo.

    • Al momento in effetti, stante l’aumento esponenziale dei contagi nonostante le misure restrittive, l’unico fattore di tutta evidenza è che la popolazione mondiale è sotto scacco. Mortificata, impaurita, zittita e in attesa del salvatore che presto si paleserà. Non so quale altro tipo di guerra avrebbe potuto fare di meglio. Non ho risposte in questo senso, osservo e basta.

    • Rita, io credo (ma non è questione di fede, solo una previsione) che si arriverà a imporre un vaccino obbligatorio a miliardi di persone (che non servirà a un fallo) e la gente griderà “Osanna! È arrivato il Salvatore!”. Chissà se a quel punto resterà qualche posticino sperduto nel mondo dove sarà ancora possibile vivere liberamente. Me lo chiedo perché vorrei trasferirmi là.

  • Livio viver liberamente non è più possibile in tanti su questo guscio di materiale solido che galleggia sul magma. L’immenso condominio richiede immense regole.
    L’umanità finalmente ha nuovamente un nemico, darà prova di valore, e se non ci distrarremo troppo ne uscirà anche con qualche idea dritta in più. I morti, il calo del PIL, pace, capiremo a cosa dar valore realmente. E ora impegnamoci.

    • Aggiungerei, stiamo più attenti ai primi dati dell’epidemiologia in futuro, perché tutto ciò era semplicemente atteso, e non esiste civiltà del III millennio o scienza che ce ne potesse liiberare, ma la prevenzione è possibile, e non è uno strumento della scienza, almeno non quella con provette e microscopio, ma figlia del bun comportamento, che periodicamente passa di moda, e ogni volta le conseguenze sono peggiori.

  • Adriano, la libertà non sarà più possibile? Saremo tutti schiacciati da “immense regole”? Meglio morire. Ma non è così. È solo quello che qualcuno vorrebbe, imporre la volontà dell’1% al restante 99%. E io resto sconcertato nel vedere come la maggioranza schiacciante delle persone è pronta ad accettare nuove dittature e nuovi totalitarismi. Anzi, ne ha quasi il desiderio. Ma lo vedo solo io? Neanche nelle situazioni di emergenza più tragiche, in passato, sono state adottate misure così feroci nel limitare la libertà delle persone. E la gente invece di ribellarsi vorrebbe misure ancora più aspre. Quant’è il raggio concesso per l’attività motoria? Prima, 1 km. poi 500 m., poi 200, poi saranno 100, 50, 20, 10, 1 metro. E le sanzioni? 200 euro, 500, 2.00, 5.000, confisca dell’auto, carcere, fucilazione… E dilagano i dilatori, quelli che cercano gli untori da denunciare, da additare all’odio collettivo. E chi osa esprimere opinioni non allineate diventa ipso facto uno psico-criminale. Bisogna piangere i morti e combattere il ‘nemico invisibile’ con ogni mezzo in questa guerra inventata. Solo questo è ammesso. Ma c’è qualcuno che sa ancor ragionare, preoccuparsi di questa deriva autoritaria o siamo diventati pazzi?

    • A questo regime meschino che ci governa è riuscito addirittura quello che non era riuscito a Stalin, chiudere le chiese, impedire alla gente di partecipare a funzioni religiose. Ma vi rendete conto? Io non sono un praticante ma se lo fossi mi ribellerei. Invece sembran tutti proni, passivi, rassegnati o rincretiniti dai media.

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